Il Quartino N.5 - Associazione Vicentina Malattia di Parkinson
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Il Quartino N.5 - Associazione Vicentina Malattia di Parkinson
RIVOLTO AI MALATI DI PARKINSON (e non solo) DI VICENZA (e non solo) ASSOCIAZIONE VICENTINA MALATTIA DI PARKINSON Direttore Editoriale: Leonilde Grigoletto 16 Marzo 2008 Anno VI Numero 5 Proprietà: ASSOCIAZIONE VICENTINA MALATTIA DI PARKINSON Viale Mercato Nuovo, 41 36100 VICENZA Autorizzazione del Tribunale di Vicenza 8 Maggio 2003 n. 1049 - Stampa in proprio - Direttore Responsabile Piero Erle IL PUNTO DEL DIRETTORE di Leonilde Grigoletto Carissimi amici ben ritrovati. Le uscite del nostro Quartino non hanno forse cadenza ravvicinata ma, quando compaiono, sono sempre dense di progetti, di iniziative concrete, di notizie importanti. Questo numero presenta le conclusioni del progetto Volere è Potere che tanto ha impegnato, su fronti complementari, l’Associazione, l’ULSS n° 6 di Vicenza, la Casa di Cura Villa Margherita di Arcugnano. Troverete l’aggiornamento puntuale e scientifico dei nostri amici medici su farmaci e chirurgia, che fortunatamente offrono continue novità legate alla ricerca e alla sperimentazione. E poi ci sono le testimonianze dei nostri associati, i racconti e le cronache di momenti di aggregazione, le relazioni sui Parkincontri del sabato. Infine una notizia sportiva: il nostro Presidente Bruno Cappelletti e Stefano Cucco, rientrati dalla Svezia dove hanno partecipato con la grinta di sempre alla mitica Vasaloppet, ci hanno rilasciato un’intervista sull’importante gara di fondo. La cronaca dell’evento, l’intervista e le foto nel prossimo numero. Restate con noi!■ In questo numero: ● Concluso il progetto Volere è Potere ● Escursione sui Colli Pag.2 Pag.2 L’infusione intestinale continua di levodopa/ carbidopa Pag.4 ● ● Quarant’anni a Bogotà Pag.5 ● La pratica del Tai-Chi per fronteggiare il Morbo di Parkinson Pag.5 Prospettive nuove per la chirurgia del parkinson? Pag.6 ● ● Amadablam: due patologie sull’Himalaya Pag.7 • In farmacia il cerotto per il Parkinson • Móvarla in palestra Pag.7 Pag.8 ● Séguimi: un manuale da seguire a casa Pag.8 • L’arte della calligrafia, nonostante tutto Pag.8 UNA PASSIONE, UN PROBLEMA, UNA SORPRESA Testimonianza di vita prima e dopo la DBS - Stimolazione Cerebrale Profonda Luglio. Aveva accostato due lettini singoli per timore di cadere durante il sonno anche se, da oltre un anno, dormiva supino senza mai potersi rigirare per tutta la notte. Quella mattina, nel grande letto, a fatica riuscì a raggiungere le medicine che la sera prima aveva preparato sul comodino. Avvertiva dolori in tutti i muscoli, forse dovuti all’immobilità notturna, ma sapeva che sarebbero passati quando, dopo il benefico effetto dei farmaci, si fosse alzato. Ingoiava, quasi famelico, quelli necessari per iniziare la giornata: quattro compresse. Le prime quattro, pensava, indugiando ancora un po’ nel letto . Era stato svegliato dalla luce dell’alba filtrata tra le gelosie e ascoltava, lontano, il rumore del mare. Ormai già da alcuni anni aveva imparato a valutare le condizioni del mare, ascoltando il rombo delle onde che frangevano in grotte, nella scogliera, lo sciacquio della risacca oppure il silenzio assoluto che indicava la calma piatta. Ascoltava con tanto interesse perché solo la calma piatta gli avrebbe consentito di andare a pescare. Aguzzava l’udito appena sveglio: tutta la giornata dipendeva da quel primo, ansioso ascolto. Quella mattina il mare taceva, era calma piatta e lui avrebbe potuto uscire in barca; nonostante tutto, si ostinava ad uscire in barca, da solo, anche perché praticava il tipo di pesca più noioso del mondo, a suo dire. E doveva essere nel vero perché non trovava quasi mai qualcuno che gli facesse compagnia. In verità preferiva così per il pudore e la ritrosia di mostrarsi con le sue limitazioni e le sue crisi. Dopo mezz’ora dall’assunzione dei farmaci si poteva alzare dal letto: traballante e incerto sui suoi passi, in pochi minuti acquistava maggiore autonomia. Trascorreva una ventina di minuti in bagno (si faceva la doccia la sera) e si radeva la barba nel lasso di tempo, a volte molto breve, che intercorreva tra la acquisita mobilità e la fastidiosa comparsa di movimenti involontari non ampli ma, nello specifico, devastanti. La vestizione non era semplice: infilare i pantaloni era un rischio costante, dovendo stare su una sola gamba, in precario equilibrio. Il più delle volte si sedeva, per maggior sicurezza. Indossare la camicia non avrebbe creato particolari problemi se non per i bottoncini che venivano accuratamente chiusi da chi la stirava; per lui sbottonarli era gran perdita di tempo e fonte di malumore. Avrebbe potuto usare delle magliette ma erano più difficili da infilare. Toccava poi alle scarpe da barca che, con i lacci che si scioglievano facilmente, richiedevano un difficoltoso doppio nodo. Indossava anche il tipico gilè da pesca, utilissimo per le innumerevoli tasche, nelle quali riponeva telefonino e molte cose utili alla pesca e, in una tasca più sicura, le medicine per la giornata. Si preparava il caffè e poi, raccolte le canne (già pronte dalla sera prima accanto alla porta), si avviava lentamente verso la barca. (continua a pag.3) 2 16 Marzo 2008 CONCLUSO IL PROGETTO VOLERE E’ POTERE Con la presentazione del manuale di ginnastica ricostruttiva “Séguimi” (vedi articolo a parte) alla presenza del Presidente del Centro per il Volontariato Prof. Mario Zocche, si è conluso l’iter del progetto “Volere è Potere” della nostra Associazione. Tutte le attività del progetto sono state condotte con impegno dai soggetti coinvolti: i nostri malati, i medici e le loro strutture, i volontari. Le tre sezioni nelle quali si è condotta la ricerca sottesa all’obiettivo del Progetto si sono articolate in modo autonomo secondo metodologie che necessariamente hanno tenuto conto della difficoltà di coinvolgere un numero importante di soggetti malati. ● Il programma seguito da ULSS 6 di Vicenza ha potuto “contare” su 60 pazienti accolti presso l’Ambulatorio dei disturbi del movimento . ● La Casa di Cura Villa Margherita ha trovato grosse difficoltà nel reperire soggetti disposti a seguire il protocollo ovvero presentanti condizioni fisiche generali compatibili con le attività richieste dalla ricerca (osserveremo, al riguardo, come già l’emergere di queste difficoltà possa costituire punto interessante dal quale non prescindere per pensare ad un allargamento del campione) . ● La sezione del Progetto condotta all’interno della nostra Associazione ha coinvolto un numero di pazienti oscillante da 10 a 35 e un numero di volontari attestantesi sulle 7-8 unità. I lavori presentati si sono conclusi nel dicembre 2007. Le tre relazioni finali recano i titoli dei rispettivi ambiti di intervento : Ulss n. 6 di Vicenza : l’elaborazione delle emozioni nei pazienti con malattia di Parkinson . Casa di Cura Villa Margherita di Arcugnano : studio controllato per valutare l’effetto dell’esercizio fisico in pazienti affetti da malattia di Parkinson. Associazione Vicentina Malattia di Parkinson : raccolta del maggior numero di informazioni su: sintomi, sensazioni e comportamenti di un campione significativo di malati, mediante utilizzo di questionari realizzati con la determinante collaborazione dei malati stessi. Acquisizione ed elaborazione statistica delle indicazioni ottenute. Grado di raggiungimento degli obiettivi del Progetto. In merito agli specifici risultati ai quali sono pervenuti i tre Enti, può trarsi la conclusione che orienta verso la possibilità di definire un metodo di determinazione del percorso terapeutico, non tradizionale, personalizzato sul singolo malato (e, per taluni aspetti, per gruppi di malati opportunamente selezionati allo scopo). Tale percorso, tracciabile in integrazione della cura farmacologia, comprende sia gli aspetti motori sia quelli psicologici, tenendo conto delle abitudini e delle attitudini fisico-sportive e della dimensione emotiva e cognitiva del paziente. Si è trattato di un impegno importante : il Consiglio Direttivo dell’Associazione, al di là dei ringraziamenti rivolti a tutti coloro che si sono prestati per il miglior esito delle ricerche e delle sperimentazioni, utilizza il veicolo del “Quartino” per ribadire e rendere pubblica questa sua gratitudine. Un grazie particolare va rivolto al Centro di servizio per il volontariato della Provincia di Vicenza – e in particolare alla dottoressa Veronese – che ci ha accompagnato, fin dall’inizio, con la sensibilità propria delle persone votate all’aiuto di chi è più sfortunato.■ IL QUARTINO MOMENTI DI AGGREGAZIONE UN’ESCURSIONE SUI COLLI Nella mattinata di Domenica 28 Ottobre 2007 è stata effettuata una breve ma interessante escursione nei boschi dei nostri Colli Berici. Promossa nell’ambito del progetto Volere è Potere e organizzata da Ampelio Pillan e Pulcheria Tonello, ha visto la partecipazione di un bel gruppetto di soci, familiari e simpatizzanti che, con coraggio, hanno sfidato le pessime previsioni del tempo. L’appuntamento era stato fissato per le 9,00 presso la sede della nostra Associazione. Dopo aver raggiunto la Trattoria Alla Quercia, sulla strada che conduce a Villabalzana, il gruppo si è incamminato lungo il sentiero che porta alla Croce di Lumignano. Nonostante la giornata grigia i boschi si presentavano nella loro splendida veste autunnale e le foglie cadute dei castagni facevano da tappeto lungo quasi tutto il cammino. Alcuni tratti sdrucciolevoli per la pioggia, caduta la notte precedente, hanno creato qualche difficoltà che la bellezza del paesaggio e l’allegra compagnia hanno ben compensato. Dopo aver visitato una delle famose grotte dei Berici, il gruppo è salito fino alla Croce di Lumignano. Di lassù la vista spaziava a sinistra sulla pianura vicentina e a destra sui Colli Euganei. A non far rimpiangere il fatto che la foschia avesse precluso la vista delle nostre Prealpi e della Laguna, hanno provveduto Pulcheria e Ampelio che, con gli amici Liana e Mario Cocco, hanno preparato e offerto un ricco spuntino a base di salumi, formaggi, pane, dolci e vino. Non è mancato neppure lo Champagne che il presidente ha portato fin lassù, nello zaino. Non c’è dubbio che il gruppo abbia trascorso in compagnia una bella mattinata che si è conclusa alla Trattoria alla Quercia, dove Domenico ha offerto il caffè a tutti, prima dei saluti e i baci di commiato. E’ stata un’ occasione di aggregazione e di aiuto reciproco, una bella e utile esperienza che quest’anno verrà ripetuta. Le date e gli itinerari verranno definiti e comunicati entro la fine di marzo.■ L’OSPEDALE CIVILE SAN BORTOLO DI VICENZA PER I DISTURBI DI MOVIMENTO Il dipartimento di Neuroscienze del San Bortolo di Vicenza ha un team multidisciplinare organizzato per offrire assistenza specializzata ai pazienti con disturbi di movimento. Questo gruppo offre: ■ Neurologi, neurochirurghi, neuroradiologi e neuropsicologi con interesse specifico nel campo dei disturbi del movimento. ■ Collaborazione con il Centro di Genetica dell’Ospedale e con la dottoressa Enza Maria Valente dell’Istituto Genetico di Roma per la creazione di una banca del DNA per i pazienti affetti da malattia di Parkinson. ■ Collaborazione con il laboratorio centrale dell’Ospedale e con il Centro Baschirotto per i test metabolici e genetici che permettono una diagnosi precisa di alcune di queste patologie. ■ Trattamenti aggiornati, incluse numerose terapie mediche, iniezioni di tossina botulinica e (DBS) Stimolazione Cerebrale Profonda PER PRENDERE APPUNTAMENTO: telefonare al CUP 800403960 dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle 16.00 PER PRENOTARE TENERE A PORTATA DI MANO: la richiesta del medico e la tessera sanitaria la penna per annotare i dati IL QUARTINO 16 Marzo 2008 UNA PASSIONE, UN PROBLEMA, UNA SORPRESA 3 Giugno Si svegliò nel grande letto aguzzando l’udito per sentire il mare. Nessun rumore giungeva dalla scogliera, segno che c’era calma e (Segue da pag. 1) che avrebbe potuto prendere la barca. Il porto distava solo cinque minuti di cammino, ma lui ne impieAvvertiva un po’ di dolenzia alle anche, ma non se ne preoccupò, gava molti di più, anche perché si fermava in pescheria per comdopo un po’ sarebbe passato. prare le esche: seppie e calamari. Affrontava i cinque gradini, in Si alzò lentamente per andare in bagno: le medicine le avrebbe discesa, che portavano al piccolo esercizio, solo se si sentiva soliprese dopo. do e sicuro sulle gambe, altrimenti indugiava in un piccolo bar Si muoveva, lento e con qualche esitazione, ma si muoveva. adiacente. Prendeva un altro caffè sfogliando il giornale e scamPoteva andare in bagno, fare quanto necessario e, a volte, anche biava poche parole, in genere sul tempo e le condizioni del mare, la doccia, prima di assumere le medicine. con il barista e qualche raro avventore. A lenti passi tornò in camera a prendere le medicine della mattiAspettava cupo ed irritato di dover perdere quei pochi minuti e na: una di un tipo e una e mezza di un altro delle otto giornaliere. mal dissimulava l’impazienza. Quando finalmente si sentiva in Poi si vestì. Si infilò i pantaloni appoggiandosi alla spalliera del forze scendeva i maledetti cinque gradini ed effettuava gli acquiletto, aprì un cassetto e ne estrasse una camicia stirata e rigorosasti. mente abbottonata, la sbottonò con qualche difficoltà e la indosSi avviava alla barca percorrendo una cinquantina di metri di bansò, pensando che, l’indomani, avrebbe dato disposizioni a che le china terribilmente stretta ed instabile. Giunto alla barca (un nacamice, dopo la stiratura, non fossero piegate e abbottonate, ma tante con motore fuori bordo) ormeggiata di poppa, deponeva sullasciate su un ometto a guisa di giacche. la banchina le canne ed il sacchetto con le esche appena comprate Pronto, si accinse a raggiungere la barca ormeggiata al solito poe, con cautela, si chinava lentamente per afferrare la cima. Esesto. guiva questo movimento a gambe larghe, per non perdere Per quanto ansioso di prendere il mare, non potè esimersi da una l’equilibrio ma, a volte, la manovra non gli riusciva al primo tenlunga sosta all’unico bar del porto per salutare , dopo oltre sette tativo. Presa la cima, si rialzava e la tendeva, accostava la poppa a mesi di lontananza, un certo numero di persone con le quali, negli sé e, con un piccolo salto, raggiungeva la plancetta di poppa. Non anni, aveva instaurato un rapporto amichevole e che si interessasempre il salto era immediato e, spesso, doveva concentrarsi privano alle sue vicende. ma di tentarlo ed afferrare saldamente un ‘tientibene’ che aveva Più o meno tutti, nel piccolo borgo marinaro, con discrezione, ma fatto installare appositamente, a lato del motore. Poi andava barcon quell’attenzione che riservavano ai forestieri che frequentacollando a prua, mollava un poco la cima dell’ancora, in modo che vano abitualmente il porto, avevano avuto modo di notare, negli la barca potesse più facilmente accostarsi alla banchina dove toranni precedenti, l’evoluzione inesorabile della sua condizione. nava a prendere canne ed esche, che non si era fidato di tenere in Si attardò con piacere dilungandosi, forse con un po’ di narcisimano, mentre saltava nella barca. smo, in forse troppo minuziose ed enfatiche descrizioni Erano intanto trascorse due ore dall’assunzione delle prime medisull’intervento, oggettivamente cine e già avvertiva un formicolio inconsueto, che aveva subìto in alla mano destra. Se non avesse febbraio. preso subito altre due compresse Parlò ad un auditorio stupito e di Levodopa sarebbero comparsi quasi incredulo del casco avvitato di lì a poco il tremore e poi nel cranio, dell’anestesia, solo l’ipocinesia e non avrebbe più locale, della durata di otto ore potuto pescare per altre due ore, dell’intervento, come se fosse stato al termine delle quali il problema l’interprete di un atto eroico. Quel si sarebbe riproposto e per di più giorno non prese il mare. sarebbe stata l’ora delle seconde Trascorse la mattinata con quelle due compresse. persone che, rivedendolo dopo Se però avesse preso le medicine sette mesi, avevano valutato la sua troppo presto, sarebbero comparnuova condizione e se ne congrase le ipercinesie con le quali atulavano con lui, dimostrandogli vrebbe anche potuto pescare, sebinteresse e simpatia. bene in modo maldestro. Si dilungava nel racconto, ripetenOptava sempre per il rischio didolo ad ognuno che arrivava per scinesie e una volta su due gli salutarlo e si aggiungeva al grupandava bene. po. Avvertiva, palpabile, la sinceDa tempo in cima ai suoi pensieri rità affettuosa di quelle persone c’era la DBS, l’intervento di Stiche conosceva da anni, ma che non molazione Cerebrale Profonda, di aveva mai sentito così vicine. cui sapeva tutto. Era cresciuto nelle simpatie di E proprio in uno di quei giorni Due dentici di tre e quattro chili quelle persone semplici: pescatori, decise: si sarebbe operato. baristi, portuali. Un pescatore professionista gli regalò addirittura le esche per le aguglie che, a loro volta, diventano esche per la pesca delle ricFebbraio. ciole. Il proprietario del bar, esperto di mare e di pesca, si offerse Deep Brain Stimulation ( Stimolazione Cerebrale Profonda). di uscire in barca con lui. E tutti gli vollero offrire il caffè, che Nei primi giorni dopo l’intervento, l’aggiustamento della terapia non potè rifiutare. Avrebbe pagato da bere la prossima volta. non fu del tutto piacevole. Poi, un mese più tardi, si stabilizzò a Si era fatto tardi e non aveva tanta voglia di uscire da solo. otto compresse al giorno (prima erano ventuno). L’indomani sarebbe uscito in compagnia. Aveva perso la mattinata ma era contento ugualmente, forse di più. Aveva trovato la vicinanza degli uomini...■ 4 16 Marzo 2008 La parola ai medici 1 L’INFUSIONE INTESTINALE CONTINUA DI LEVODOPA/CARBIDOPA Dott.Luigi Bartolomei Neurologo O.C. San Bortolo, Vicenza Si occupa in prevalenza di neurofisiologia clinica e disturbi del movimento La terapia più efficace per la malattia di Parkinson (MdP) è quella con levodopa. Infatti nei primi anni di trattamento con questo farmaco i disturbi motori sono talmente ben controllati che i pazienti a stento ricordano di essere ammalati. Questa è la fase che definiamo con felice espressione “luna di miele”. Col tempo però l’incantesimo si rompe e, poiché la malattia purtroppo non si ferma, cominciano a manifestarsi complicanze motorie caratterizzate da frequenti periodi “off”, da fasi “on” di breve durata e con inizio prolungato rispetto all’assunzione del farmaco e da fasi “on” con movimenti involontari talora disabilitanti (discinesie). Si ritiene che queste fluttuazioni motorie dipendano dal “bombardamento” anormale, intermittente e pulsatile dei recettori dopaminici nei nuclei della base denervati, da parte della levodopa che ha una durata d’azione, ovvero il periodo in cui risulta efficace, relativamente corta. Studi sperimentali e sui pazienti con MdP hanno infatti dimostrato che l’utilizzo di farmaci dopaminoagonisti a lunga durata d’azione riduce il rischio di comparsa di complicazioni motorie. In questo “paradiso perduto” la cosiddetta finestra terapeutica è molto stretta ed i pazienti riescono a sbloccarsi solo assumendo una certa quantità di levodopa al di sotto della quale sono in “off” e al di sopra presentano discinesie. Anche cercando di modificare lo schema della terapia aggiungendo dopaminoagonisti e inibitori delle COMT, amantadina ecc., spesso non è più possibile migliorare le fluttuazioni motorie. In questa fase di malattia al paziente vengono proposte due vie una medica con infusione continua di farmaci dopaminergici e una chirurgica con l’impianto di stimolatori intracerebrali. L’infusione continua di farmaci produce una stimolazione dopaminergica continua e superando l’inconveniente della stimolazione pulsatile, riesce a migliorare le fluttuazioni motorie. L’infusione continua tramite pompa può essere effettuata con apomorfina iniettata sottocute o con gel di levodopa/carbidopa (Duodopa) iniettato in duodeno tramite PEJ (percutaneous enterojejunostomy). Come detto la levodopa rimane la terapia più efficace nella MdP e quindi ideale sarebbe la sua somministrazione continua endovenosa, tuttavia le caratteristiche chimiche della molecola rendono impraticabile la soluzione in acqua. Recentemente è stata individuata una formulazione che ne permette una sospensione in gel con la possibilità di essere infusa a livello intestinale tramite una pompa esterna; questa strategia oltre ad evitare una stimolazione dopaminergica intermittente permette di aggirare le difficoltà di assorbimento della levodopa secondarie ad uno svuotamento gastrico irregolare. L’infusione intestinale continua di levodopa/carbidopa in effetti si è dimostrata valida ed efficace nel trattamento dei pazienti in fase avanzata, tuttavia non è ancora del tutto chiaro quali siano i pazienti da selezionare per questo genere di trattamento. Possiamo comunque identificare alcune caratteristiche cliniche fondamentali per l’inclusione ovvero: pazienti con fluttuazioni IL QUARTINO motorie e discinesie gravi non più responsivi a modificazioni della terapia standard, non dementi e che presentino una buona risposta alla levodopa. L’età non sembra essere fondamentale come in altre procedure (pompa di apomorfina e DBS) per cui visto anche l’alto costo della terapia, l’inclusione, potrebbe essere limitata a pazienti di età avanzata (≥ 70 anni). Pazienti che non tollerano più l’infusione con apomorfina e che non accettano la terapia chirurgica potrebbero essere altri candidati. Il paziente incluso nella terapia infusionale con levodopa/ carbidopa dovrà essere ricoverato presso centri specializzati e la durata del ricovero prevista è di circa 10 giorni. Nei primi 3 giorni il paziente effettuerà un periodo di prova assumendo il farmaco attraverso un sondino nasoduodenale che può essere posizionato da un infermiere. Durante questo periodo oltre ad osservare la risposta clinica il paziente valuterà l’accettabilità della pompa. Successivamente il paziente sarà sottoposto a gastroscopia e il collega gastroenterologo posizionerà la PEJ in anestesia locale con cateterino in duodeno. Una preventiva terapia antibiotica evita la comparsa di infezioni della stomia. I giorni successivi saranno necessari per aggiustare la dose e per educare il paziente e i familiari o comunque il caregiver all’utilizzo della pompa. L’infusione generalmente viene mantenuta per 14 ore (8:0022:00) e sospesa di notte. Alla mattina e se entra in fase “off” il paziente si somministrerà una dose addizionale preprogrammata. Ogni ml di sospensione contiene 20 mg di levodopa e si somministrerà una dose giornaliera, equivalente a quella che il paziente assumeva per via orale. E’ chiaro che in qualsiasi momento, se non ben sopportata, la terapia può essere sospesa e la PEJ tolta con successiva cicatrizzazione spontanea della stomia. In conclusione la terapia infusionale intestinale di levodopa è per ora destinata ad un numero limitato di pazienti in fase avanzata di malattia, tuttavia sarà possibile una sua maggiore diffusione se: ● il costo e le dimensioni della pompa verranno ridotti ● sarà possibile una maggiore semplicità nella gestione della pompa ● sarà modificato il catetere duodenale impedendone la dislocazione nello stomaco.■ E’ ANCORA STRAVICENZA Si è appena conclusa la gara podistica e noi della redazione del Quartino non volevamo mancare all’appuntamento e…..alla sua cronaca. Anche quest’anno abbiamo aderito, assieme agli amici di Udine, alla manifestazione podistica Stravicenza, con la consapevolezza che il movimento e la pratica dell’attività sportiva ci aiutano a superare i nostri quotidiani momenti di difficoltà. Questa mattina ci siamo trovati alle 9,30 in Piazza Matteotti per essere pronti alla partenza delle ore 10,00 da Piazza dei Signori, fieri del nostro motto “Corri che ti passa”. Il percorso si è snodato lungo le vie e i parchi cittadini sulla distanza di 10 km. per gli agonisti , mentre i percorsi non competitivi sono stati di km.4,5 e 1,5. Dopo la gara ci siamo trasferiti nella nostra sede di Viale Mercato Nuovo dove ha avuto luogo la tradizionale Festa del Baccalà alla vicentina. Il dopo-pranzo è stato rallegrato dalla musica, dai canti del coro La Corale Gioconda di Udine, dai balli e infine dall’estrazione della altrettanto tradizionale lotteria. Prima dei saluti è stata distribuita a tutti una copia del Quartino...fresca di stampa.■ 16 Marzo 2008 IL QUARTINO QUARANT’ANNI A BOGOTA’ di Angelo Neglia Mi avvicinavo ai 66 anni quando cominciai a sentire alcune novità nel corpo, come un tremolìo nella mano destra, un po’ di rigidità in una gamba…. Consultai un neurologo della famosa Università diretta dai gesuiti, nella capitale della Colombia, dove io stesso ero professore. Mi ricevette con un suo assistente, un giovane all’ultimo anno di studi in neurologia. Ad un certo momento mi invitarono a camminare nel corridoio. L’allegria dell’assistente fu notevole: Parkinson! gridò. Aveva notato che il mio braccio destro non dondolava come il sinistro. Il medico avallò la diagnosi. Mi trattarono immediatamente con Sinemet che mi faceva vomitare. Non c’era niente da fare. Ero parkinsoniano e sarei rimasto così per tutta la vita. In quel tempo ero preside della Facoltà di Economia e dirigevo importanti progetti di ricerche. Che cosa ne sarebbe stato della mia attività accademica? Però il tempo passava ed io continuavo con lo stesso impegno: a dare lezioni, a dirigere la Facolta, a portare avanti ricerche. Non sentivo alcun freno alle mie attività. La testa continuava a funzionare come prima. Nel frattempo, all’Università si presentò una novità: valutare la possibilità di aprire la Facoltà di Sociologia. In Colombia le Facoltà di Sociologia erano in recesso: tutte erano diventate di sinistra, rivoluzionarie, contestatarie, in mano ai “tirapietre”. E la Colombia era un paese che aveva bisogno di sociologi. Io, che sono più sociologo che economista, mi offersi di elaborare il piano di studio di una Facoltà di Sociologia e di gestirlo per ottenere l’approvazione del governo. Così, da Preside della Facoltà di Economia, creai la Facoltà di Sociologia e ne divenni Preside. Fu l’epoca nella quale lavorai nei settori più emarginati della città e della campagna. In quel periodo completai la pubblicazione di quattordici libri e di innumerevoli articoli che riguardavano prevalentemente la povertà del paese. Continuavo a guidare la macchina per andare all’Università ubicata a 16 km. dalla mia residenza. Per evitare il traffico, arrivavo all’Università prima delle sei del mattino e ritornavo a casa solo quando il traffico diminuiva. Dopo un paio di anni dovetti trovare un tassista che guidasse per me. La malattia continuava, era controllata da uno specialista in Parkinson il cui padre era anch’esso parkinsoniano. Arrivai ai 70 anni in buone condizioni fisiche e mentali. Frattanto la situazione in Colombia si stava deteriorando. Da sempre ero a conoscenza dei gruppi guerriglieri che bruciavano paesini, ammazzavano contadini, sequestravano soprattutto chi aveva un cognome straniero, ma lo scontro tra guerriglieri e paramilitari si stava inasprendo. La mia famiglia ed io sentimmo un’aria irrespirabile che ci obbligò a ritornare in patria, a lasciare la Colombia dopo averci vissuto 40 anni. Ed eccoci qui: la malattia è andata avanti ma, per fortuna, la testa è attiva e produttiva. D’altra parte a Vicenza ho incontrato uno 5 spirito di integrazione e un’associazione che riunisce un gruppo di parkinsoniani, con un eccellente presidente che la dirige ed alcune dedicatissime volontarie. So che le ricerche sul Parkinson stanno avanzando, però so che l’esito di tali ricerche esige del tempo e che, probabilmente, io non arriverò ad esserne un beneficiario. Non resta che la preghiera. Ci sono stati miracoli accertati di guarigione dal Parkinson nei processi di canonizzazione: la scelta del beneficiario dipenderà dalla forza della nostra fede e dalla volontà di Dio. Quindi vale la pena di continuare a pregare, giacchè nel Vangelo sta scritto: “ …se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà” (S.Mt. 18-10) Se non siamo designati da Dio per essere soggetti di un miracolo, almeno ci faccia la grazia di mantenere il nostro spirito aperto, il cervello in buone condizioni e ci dia l’allegria di vivere che la malattia non ci tolga. E faccia che coniugi, parenti, amici e colleghi non debbano soffrire a causa nostra. ■ LA PRATICA DEL TAI-CHI PER FRONTEGGIARE IL MORBO DI PARKINSON di Roberto Benetti Vi propongo la traduzione di un articolo apparso negli Stati Uniti sulla prestigiosa rivista di arti marziali Tai Chi Magazine del Giugno 2007. Si tratta dell’esperienza di David Loney, un malato di Parkinson, che attraverso il Tai Ji Quan, che già praticava prima della malattia, riesce a trovare quell’equilibrio fisico-emotivo che lo aiuta ad affrontare la sua realtà. Tramite la lettura di questa esperienza di vita e di pratica mi auguro possiate ritrovare gli insegnamenti, l’atmosfera ed il benessere che insieme sperimentiamo durante i nostri incontri. E’ venerdi mattina e incontro i miei compagni di pratica di Tai Chi nel parco. Mentre stiamo in silenzio in Wu Ji tra cespugli di rose in fiore e alberi di mandorlo, mi sforzo di svuotare la mente. Sono nervoso. Sarò in grado di eseguire la forma? Gli altri noteranno le mie mani tremare? Perderò l’equilibrio eseguendo “Il Gallo Dorato sta su una Gamba Sola”? Sarò in grado di eseguire i calci? Il mio istruttore di Tai Chi, Arieh Breslow, esegue lentamente un respiro profondo, espira e affonda nella gamba destra. Iniziamo tutti a seguire quando inizia la forma. Inspiro profondamente la fredda aria di Gerusalemme ed espiro mentre affondo, ripetendomi di rilassare, rilassare. Mentre proseguo nella forma, inizio ad acquisire fiducia nel mio corpo. Respirando profondamente nel Dantian, affondando, fluendo, rilassando, sciogliendo le tensioni, realizzo di poterlo ancora fare. Mi sento bene. Mi sento meravigliosamente bene. Iniziare la forma non è sempre stato carico di tale trepidazione. Un tempo mi sentivo totalmente fiducioso. Il morbo di Parkinson mi ha cambiato. I primi sintomi del morbo si sono manifestati all’età di 49 anni. La moglie di Arieh, Anne, notò che la mia spalla sinistra non si (Continua a pag.6) 6 16 Marzo 2008 muoveva in modo sciolto durante gli esercizi di riscaldamento e la mano sinistra non era sempre nella posizione corretta durante la forma di Tai Chi. A quel tempo interpretavo il tutto come rigidità. Un anno più tardi, sviluppai un leggero tremore nella mano sinistra e il braccio non oscillava più correttamente, mentre camminavo. Fu allora che decisi di consultare un neurologo. A seguito della visita e di alcuni esami, mi fu diagnosticato il morbo di Parkinson. Mia madre è mancata due settimane dopo la mia prima diagnosi. Sono entrato in un breve periodo di depressione, in cui mi sembrava di aver ricevuto una condanna a morte. Il mio futuro sembrava tetro, mentre peggioravo. Durante quell’anno di lutto, penso di essere stato maggiormente in lutto per la perdita della mia vita che per la perdita di mia madre. Sapevo che se volevo mantenere il più alto livello di vita possibile e ottenere il massimo dagli anni che mi rimanevano, avrei dovuto sviluppare una strategia per fronteggiare la malattia. Praticavo Tai Chi già da 8 anni e sapevo che avrebbe svolto un ruolo importante nella mia gestione del Parkinson. Il mio dottore mi prescrisse un cocktail di medicinali per ridurre i sintomi, con una miriade di effetti collaterali. Questo mi stimolò a ricercare approcci alternativi che mi avrebbero permesso di procedere nel modo più normale possibile. La mia ricerca medica mi portò alla medicina erboristica cinese e ai trattamenti ayurvedici di un dottore indiano. Inoltre, sperimentai il massaggio con digitopressione e l’agopuntura da un monaco tibetano e presi lezioni di Yoga. Nel frattempo prosegui nella mia pratica del Tai Chi, ma fui sul punto di rinunciare, quando la mia forma peggiorò in modo frustrante. Dopo un anno di esperimenti con questi trattamenti alternativi, compresi che avevo già gli strumenti di cui necessitavo per la gestione della mia condizione. Malgrado questi trattamenti mi dessero sollievo, sentivo che nessuno di essi poteva essere paragonato alla combinazione di medicinali adeguati e Tai Chi. Oggi il mio programma personale è basato su tre pilastri: minima quantità di medicine, esercizio fisico (con Tai Chi come base) e una dieta vegetariana povera di grassi e ricca di antiossidanti per proteggere e sostenere le rimanenti cellule cerebrali. Il programma non è assolutamente statico, lo adatto costantemente alle mie mutevoli condizioni mediche, mantenendo enfasi sul migliorare la mia forma Tai Chi. Nel tempo ho notato gli effetti progressivi del mio regime salutistico – il mio organismo lavora meglio e la mia forma Tai Chi è lentamente migliorata. Una buona pratica di Tai Chi sembra essere per me tanto efficace quanto prendere una pastiglia e il risultato di una sessione ha effetti per ore. Il Tai Chi mi aveva fornito gli strumenti per fronteggiare il morbo di Parkinson ben prima che mi fosse diagnosticato. Il Tai Chi è una forma di arte marziale interna che si serve della mente per controllare i movimenti del corpo. Aiuta a divenire consapevoli del proprio corpo e dell’integrazione di ogni parte con il tutto. L’immaginazione visiva è utilizzata per contribuire a questa connessione mente-corpo e per aiutare nel movimento e nella coordinazione. (Fine della prima parte) La seconda parte sul prossimo numero del Quartino. ■ IL QUARTINO La parola ai medici 2 PROSPETTIVE NUOVE PER LA CHIRURGIA DEL PARKINSON ? Dott.Massimo Piacentino Neurochirurgo O.C. San Bortolo, Vicenza Si occupa prevalentemente di neurochirurgia funzionale nell’ambito dei disturbi del movimento, del dolore e dell’epilessia. Prima di tutto calma! Purtroppo la novità non riguarda le cellule staminali, siamo infatti ancora lontani da una situazione di questo tipo che, apparentemente, potrebbe essere la panacea poiché in grado di ricostituire il pool di cellule perdute dalla sostanza nigra nel corso della malattia. Nonostante le novità non riguardino elementi sostanziali, vi sono comunque dei possibili e prossimi progressi che potrebbero trovare applicazione nell’ arco di un anno. Come è noto l’ intervento di stimolazione cerebrale profonda rappresenta per il paziente un vero e proprio scoglio poiché la privazione del sostegno farmacologico, la anestesia locale e la lunghezza della procedura costituiscono, nel loro insieme, una tortura inevitabile. E’ sicuramente vero che nella scelta dei candidati all’ intervento si tiene conto di numerosi elementi, tra i quali anche le condizioni fisiche generali e quelle psicologiche, ritenuti elementi imprescindibili nella valutazione preoperatoria per resistenza allo stress. Nonostante ciò, assistiamo molto spesso a dei decorsi postoperatori che, per quanto brevi, costituiscono un momento delicato e di sofferenza. A tutto questo si aggiunge la assoluta necessità di utilizzare il cosiddetto casco stereotassico che, avvitato alla testa del paziente, resterà complessivamente posizionato per molte ore. Pur non essendo nulla di realmente traumatico, resta comunque un sistema che limita la mobilità del paziente, impedendogli di variare la sua posizione sul letto operatorio ed obbligandolo a mantenere una posizione supina per numerose ore. Non esiterei ad aggiungere, oltre alla già citata deprivazione farmacologia, anche quella relativa ad alimenti e liquidi, cosa che sicuramente determina un’ulteriore azione debilitante. Bisogna comunque ricordare, in modo chiaro ed inequivocabile, che tutte queste difficoltà verranno poi ripagate del miglioramento raggiunto grazie all’ intervento e che, quando il paziente ne coglierà i vantaggi, tutti i patimenti verranno dimenticati come se mai fossero stati subiti. Indubbiamente, questo svanire delle esperienze negative, alla luce di quanto viene guadagnato successivamente, grazie all’ effetto della stimolazione, non implica che si debba rinunciare a nuove possibilità che riducano o addirittura elimino il disagio per il paziente. A questo proposito, è attualmente in avanzata fase di studio una nuova procedura chirurgica che non necessita dell’ utilizzo del casco stereotassico. In termini comprensibili ai non addetti al lavori, questo significa, in primo luogo, che il paziente avrà la testa libera e non bloccata in un cerchio metallico, a sua volta ancorato al lettino operatorio e che, soprattutto, godrà di un notevole grado di mobilità nel corso dell’ intervento. Avrà la possibilità di chiedere al chirurgo di consentirgli un aggiustamento della sua posizione e di poter godere di un intervallo per recuperare energie fisiche e psicologiche. Avrà addirittura la possibilità di poter assumere qualche sorso d’ acqua, per lenire la sua arsura o placare un languore, e an- IL QUARTINO 16 Marzo 2008 che quella di poter urinare autonomamente. I vantaggi sarebbero tali da permettere, laddove se ne ravvisi la necessità, anche di sospendere l’ intervento a metà per poterlo comodamente continuare il giorno seguente, senza stress ed eccessivi patemi per l’ ammalato. Quest’ ultima considerazione rappresenta inoltre un vantaggio anche per il chirurgo che, alcune volte, porta avanti la sua azione con preoccupazione, poiché costretto dagli eventi e dalle necessità di terminare l’ intervento, cercando il miglior compromesso tra il risultato chirurgico e lo stress operatorio. Allo stato attuale il sistema al quale si fa riferimento è stato testato, ma non ancora commercializzato. La neurochirurgia di Vicenza gode però di un piccolo vantaggio, poiché ha già in uso il sistema di localizzazione idoneo all’ utilizzo di questo nuovo presidio. Di conseguenza, dovrebbe essere uno dei primi centri nazionali a poterne garantire il funzionamento. Resta comunque una incognita non indifferente che mi rimanda a quanto verificatosi in un recente passato: mi riferisco alla questione dei costi. Attualmente, infatti, il sistema di neurostimolazione che impiantiamo, costituisce una spesa della quale si fa carico la regione del Veneto. Un’ulteriore componente costituirebbe un nuovo elemento di spesa per le nostre ULSS o per la nostra regione e, conseguentemente, potrebbe non essere cosi semplice poter garantire il suo utilizzo. Vedremo, in un prossimo futuro, di affrontare, magari insieme, le possibili difficoltà, convinto come sono di trovare, nella voce dei pazienti, un elemento di sostengo e forza per portare avanti il nostro impegno a favore dei parkinsoniani.■ I NOSTRI PARKINCONTRI DEL SABATO 1 Amadablam: due patologie e un’amicizia sull’Himalaya Sabato 23 Febbraio, presso il Teatro della Parrocchia di S.Antonio in Via Prandina, si è tenuta la conferenza dei quattro scalatori che recentemente hanno conquistato l’Amadablam, una Da sinistra Marco Peruffo, Stefano Cucco, Ferruccio Svaluto e Sara Bertoldo cima di quasi settemila metri nella catena dell’Himalaya. Dopo una breve introduzione del dottor Luigi Bartolomei, neurologo appassionato di montagna, gli alpinisti vicentini Marco Peruffo, diabetico, e Stefano Cucco, parkinsoniano, hanno presentato il filmato della scalata effettuata lo scorso ottobre. Con loro hanno raggiunto la vetta la guida alpina Ferruccio Svaluto, parkinsoniano di Pieve di Cadore, e la coraggiosa moglie di Marco Peruffo, Sara Bertoldo che i compagni hanno eletto, sul campo, capo-spedizione. Ad applaudirli erano presenti numerosi soci e famigliari e tanti 7 amici. Dopo la presentazione del documentario, i quattro scalatori hanno risposto alle numerose domande del pubblico che ha voluto conoscere molti particolari della loro impresa sia dal punto di vista tecnico, sia da quello farmacologico. Al termine, il presidente Cappelletti, che non ha potuto presenziare alla conferenza, fatto sentire la sua voce, via telefono, ringraziando gli alpinisti e complimentandosi con loro per la bella impresa. Un simpatico rinfresco ha concluso l’incontro. E’ stato un momento di allegra aggregazione che ha visto vecchi e nuovi associati confrontarsi, con gli scalatori, sulle tematiche comuni del superamento delle difficoltà, piccole o grandi che siano. A tutti e quattro è andato il nostro arrivederci alla prossima impresa.■ La parola ai medici 3 DA MARZO FINALMENTE IN FARMACIA IL CEROTTO PER IL PARKINSON Dott.Giampietro Nordera Neurologo Responsabile dell’unità operativa di Neurologia della Casa di Cura Villa Margherita di Arcugnano (VI) Nella terapia della Malattia di Parkinson da molti anni ormai non vi sono grosse novità. I nuovi farmaci: L’Entacapone (Comtan), il Tolcapone (Tasmar), la levodopa-carbidopa-entacapone (Stalevo) e la Rasagilina (Azilect) altro non sono che degli additivi che miglioravano l’utilizzo della L-Dopa prolungandone la durata d’azione. Con il Neupro si assiste ad una doppia novità in un farmaco dopamino-agonista nuovo: la Rotigotina con una nuova via di somministrazione di un farmaco per il Parkinson: quella transdermica mediante un cerotto. Cosa ci dovremmo aspettare da tutto ciò? Quanto di meglio! In primo luogo perché si presume che un dipamino-agonista nuovo, per essere concorrenziale con quelli già esistenti in commercio, debba evere una marcia in più. Questo ce lo diranno i dati che emergeranno dal suo impiego clinico. In secondo luogo perché il cerotto che viene applicato ogni 24 ore è in grado di erogare il farmaco in maniera continua, per così dire, “fisiologica”. E ciò comporta una sua concentrazione stabile nel sangue, in grado di stimolare in maniera costante i “recettori” che sono organi bersaglio in grado di mandare al nostro cervello delle corrette informazioni. La conseguenza di tutto ciò dovrebbe essere la riduzione, o addirittura la scomparsa delle “fluttuazioni” cioè dell’alternarsi di momenti in cui ci si sente protetti dal farmaco, ed i momenti in cui il farmaco sembra non funzionare. Dovrebbero, inoltre, trovare miglioramento le “discinesie” cioè i movimenti involontari, così frequenti nelle fasi avanzate di malattia,che sembrano essere causati dalla stimolazione cosiddetta “pulsatile” propria dei farmaci ingeriti per bocca. Il nome del nuovo farmaco è Neupro ed è commercializzato in scatole da 28 cerotti di dimensioni variabili a seconda del dosaggio prescritto. Si va dai 3 x3 cm con il dosaggio di 2 mg ai 6x6 cm con il dosaggio di 8 mg. Ci saranno avviamente alcuni problemi da risolvere, che riguarderanno soprattutto la parte del corpo dove dovrà essere applicato il cerotto che non dovrà essere la stessa se non dopo 14 giorni, ed inoltre l’adesione del cerotto alla cute che può essere ostacolata da un eccesso di peluria o da abbondante sudorazione. Ostacoli questi, facilmente superabili grazie ai suggerimenti circostanziati del vostro medico.■ 16 Marzo 2008 8 MÒVARLA, PER DUE ORE Presso la palestra della nostra Sede è ripresa, dallo scorso ottobre, la pratica della ginnastica ricostruttiva tenuta dall’istruttore Ampelio Pillan. Quest’anno è stata programmata un attività più intensa e specifica, con un doppio incontro settimanale nei giorni di lunedì e giovedì, dalle 11 alle 12. Con grande soddisfazione degli organizzatori, le adesioni e la partecipazione dei soci sono state numerose. Gli esercizi proposti dall’allenatore sono sempre nuovi e stimolanti: riguardano sia la tonicità dell’apparato muscolare sia lo stimolo di alcune sensibilità quali l’equilibrio ed il movimento armonico del camminare. Essi aiutano a risolvere, rendendoli automatici, alcune situazioni e movimenti particolarmente difficoltosi come alzarsi da soli, sedersi, girarsi, raccogliere oggetti e altri. Mensilmente tutti i partecipanti, con l’istruttore, fanno punto della situazione. Ognuno esprime il proprio parere facendo emergere le personali difficoltà incontrate ed i limiti nell’esecuzione tecnica degli esercizi proposti. Tutti hanno confermato un miglioramento sia nel fisico che nel morale esprimendo il desiderio di continuare con regolarità l’attività in palestra. Il motto dei partecipanti è diventato: “Mòvarla” dal soprannome dato ad Ampelio per il suo pungolante intercalare. Così, l’ora piacevole, passata in palestra, ha creato un gruppo affiatato e ha favorito nuove amicizie che garantiscono un aiuto ed un incitamento reciproco. Alla fine dell’ora, anche se affaticati e sudati, si abbandona la palestra contenti.■ IL QUARTINO PER AIUTARE L’ASSOCIAZIONE VICENTINA MALATTIA DI PARKINSON DESTINALE IL CINQUE PER MILLE DELLE IMPOSTE SUL REDDITO CHE COMUNQUE DEVI PAGARE NELLA TUA DENUNCIA DEI REDDITI 2007 (Modello 730 oppure UNICO oppure CUD) FAI LA TUA FIRMA NELL’APPOSITA CASELLA E SCRIVI IL CODICE FISCALE DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE 03034960249 PER ULTERIORI INFORMAZIONI TELEFONA ALLO 0444.963246 IL MARTEDI’ E IL GIOVEDI’ DALLE 0RE 10 ALLE 12 I NOSTRI PARKINCONTRI DEL SABATO (2) CI DANNO UNA MANO Un grazie anche a tutti quelli che ci sostengono finanziariamente preferendo l’anonimato. L’ARTE DELLA CALLIGRAFIA Nonostante Mister Parkinson (è così che chiama la sua malattia) avanzi inesorabilmente, prendendo lo spazio vitale delle sue giornate sempre troppo corte, Gino Bernardini continua, con immutata gioia di vivere, nel suo hobby preferito: la scrittura manuale dello stile gotico-antico. La sua è una difesa ad oltranza dal male che, nei suoi mutamenti improvvisi, spesso lo mette in crisi . Il calligrafo amanuense di Montecchio Maggiore, che oggi ha 67 anni , si diletta ancora, ormai unico nel vicentino, a realizzare pergamene di piccolo o grande formato, per le molte persone che ne fanno richiesta. Uno degli ultimi lavori è stato la ricopiatura , in stile gotico , della Novella di Giulietta e Romeo ridotta e curata dal Professore Francesco Festival e della quale vi proponiamo due particolari.■ PRESENTATO ‘SÉGUIMI’ IL MANUALE DI GINNASTICA Sabato 8 Marzo, nella sala della nostra sede di Viale Mercato Nuovo, è stato presentato, a un numeroso gruppo di soci, familiari e amici, il manuale ‘Séguimi’. Curato dai volontari della nostra Associazione e realizzato nell’ambito del progetto “Volere è Potere” con la collaborazione del Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Vicenza, il manuale mostra una serie di esercizi, da fare a casa e in palestra, utili per ricostruire quei movimenti che la malattia, nel tempo, ha reso difficili se non impossibili. Il volumetto è nato dall’incontro di due esperienze: quella del malato, Bruno Cappelletti, e quella dell’allenatore Ampelio Pillan. Bruno ha sintetizzato le sue sensazioni in tre concetti base: 1. la pratica dello sport ha potere terapeutico contro il Parkinson; 2. la ripetizione quotidiana degli esercizi, che richiede costante attenzione e continuo controllo di ogni parte del corpo, consente ottimi risultati nei riguardi della capacità motoria dei malati; 3. alcuni movimenti che il Parkinson impedisce o rende difficili si possono eseguire studiandone l’esecuzione e razionalizzandone la dinamica. Ampelio li ha messi in pratica, aggiungendo fantasia e tecnica. Una copia del manuale è stata distribuita a tutti i presenti al termine dell’incontro.■ Il 30 Gennaio scorso ci ha lasciati il Prof. Giuseppe Alessandro Lauricella, socio fondatore della Associazione Vicentina Malattia di Parkinson. Un uomo che ha saputo lottare contro la malattia con grande forza e dignità ma soprattutto con grande discrezione, senza mai riversare sugli altri le proprie sofferenze. Grazie Sandro, sei stato per tutti noi un grande maestro di vita : è stato un privilegio conoscerti. Monica