FAME D`AMORE

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FAME D`AMORE
FAME D’AMORE
…La prima volta ci conoscevamo da tempo. Frequentavamo da una vita lo stesso
ristorante. Quand’è scoccata la scintilla ci siamo seduti, in modo molto naturale, allo
stesso tavolo, il primo della sala. Era la prima volta per entrambi. Avevamo perfino la
stessa età. Ci sedemmo per quasi tre anni. Ci servirono i primi piatti di ogni portata,
tutto di ottima qualità. Era tutto nuovo, tutto bello, tutto entusiasmante, tutto
succulento. Mangiammo imboccandoci a vicenda. Guardandoci negli occhi. Senza mai
accorgerci degli altri commensali. L’antipasto è durato diversi mesi. Il primo piatto,
gustosissimo e abbondante, sarà durato più o meno un altro anno. Quando arrivò la
carne eravamo un po’ stanchi di masticare. Accadde insomma che non feci in tempo a
mangiare con lui il dolce. Si distrasse all’improvviso, forse era stanco delle mie parole.
Fu così che smise di guardarmi negli occhi, si spostò verso l’angolo del tavolo e il suo
collo si allungò sempre di più. Il suo sguardo si bloccò subito al secondo tavolo, quello
accanto al nostro, dove una ragazza ormai da qualche giorno mangiava sola,
continuando a fissarmelo. Decise di mangiare il dolce con lei. E da quel giorno si è
spostato in tre o quattro tavoli diversi con altre diverse ragazze, passando
direttamente al dolce. In ogni caso, quella cena è stata la prima per entrambi. E come
tutte le prime cene, almeno così si dice, non si scorderà mai…
…La seconda volta iniziò per caso. Non ci conoscevamo. Semplicemente, ci
incontrammo nel corridoio e ci accordammo per mangiare assieme. Purtroppo, l’unico
tavolo rimasto disponibile era lunghissimo, misurava circa 500 chilometri. E noi
eravamo seduti alle due estremità, a capotavola. Questa volta ci abbuffammo
entrambi. Non mangiai lentamente come prima. Anzi, non ricordo nemmeno il sapore
dell’antipasto. Mischiammo il dolce e il salato, il primo e il secondo. Un boccone di
questo, un boccone di quello. In compenso, ridevamo come matti. Purtroppo la tavola,
imbandita di ogni ben di Dio, ben presto si trasformò in un deserto. Tutto era finito e
non sapevamo più cosa assaggiare. Durante il pasto, a volte lui si era alzato ed era
venuto a farmi assaggiare una specialità vicina al suo piatto. Altre volte, avevo fatto io
quel lungo viaggio. Ma a cena finita, tutti e due eravamo troppo appesantiti per fare di
nuovo tanta strada. Ci perdemmo nel fumo che ben presto avvolse il ristorante.
Eravamo finiti, chissà perché, nella sala fumatori ed ora quella fitta nebbia puzzolente
aveva avvolto anche noi e non ci permetteva più di guardarci negli occhi. Non so che
fine abbia fatto. Forse è ancora seduto a capotavola, non riesco a vederlo…
…La prossima volta spero di sedermi ad un piccolo tavolo tondo. Così, ovunque ci
metteremo a sedere, saremo sempre alla stessa distanza e saremo sempre l’uno di
fronte all’altro. Spero che le portate saranno servite alla giusta velocità. Spero
potremo gustarcele lentamente, con un sorso di vino, ma senza esagerare. Spero che
masticheremo piano e non saremo subito ansiosi di arrivare al dolce. Spero che
faremo delle piccole pause, per parlare e raccontarci l’uno i sapori gustati dall’altro.
Spero potremo assaggiare gli stessi cibi dai piatti migliori, condividendo le parti dolci,
ma anche quelle più amare. Quando le porzioni ci sembreranno abbondanti, spero che
sapremo controllarci senza esagerare. Spero che non capiteremo nella sala fumatori.
Spero che nessuna ragazza sola mangerà vicina a noi.
Spero semplicemente che tutta la mia fame d’amore sia finalmente saziata…