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la collaborazione di Omar Fassio, uno psicologo che lo ha aiutato a
la collaborazione di Omar Fassio, uno psicologo che lo ha aiutato a formulare descrizioni che fossero così ricche sul piano emotivo «da parlare direttamente alla mente degli allievi. Ciò è stato utile non soltanto per aiutarli a visualizzare quanto accade in vigna – precisa l’enologo – ma anche per insegnare loro a descrivere accuratamente ciò che assaggiavano». Bongi e Pederiva si erano infatti prefissati l’obiettivo di insegnare a valutare, nel giro di sette incontri, la linea di produzione, la catena commerciale, ma ovviamente anche il gusto di diverse famiglie di vini, a partire dai rossi fino alle varie tipologie di spumanti. Per questo, prima di passare alle prove di degustazione, Pederiva ha voluto avvalersi di un’ulteriore collaborazione esterna, coinvolgendo così Vincenzo Gerbi, docente di Scienze e tecnologie alimentari all’Università di Torino. Per gli allievi del corso, Gerbi ha preparato una serie di ampolle contenenti i quattro aromi essenziali (dolce, amaro, acido e salato) «che, una volta combinati – puntualizza l’enologo –, vanno a comporre la tavolozza del gusto che il sommelier deve imparare a padroneggiare». È a questo punto che, secondo Pederiva, è iniziato a emergere il valore aggiunto che i non vedenti sono in grado di portare alla professione. «Di solito – spiega – i nostri sensi sono fortemente condizionati da ciò che vediamo: se un cibo e una bevanda si presentano bene agli occhi, è più facile che ne giudicheremo positivamente anche il sapore. In assenza di questo genere di condizionamento, e grazie a un gusto e un olfatto molto sviluppati, i ciechi possono diventare degustatori più affidabili della media; e ciò è Per informazioni sui corsi da sommelier, rivolgersi all’Associazione pro-retinopatici e ipovedenti (Apri) onlus, ipovedenti.it, pagina Facebook: apriocchiaperti SuperAbile INAIL 21 Aprile 2016 emerso più volte nel corso delle lezioni. Durante una prova, per esempio, è accaduto che un allievo insistesse nel ravvisare caratteristiche differenti in due vini in teoria identici. Venne fuori che quei due assaggi provenivano da due diversi lotti: vale a dire che erano stati stoccati in contenitori diversi, che ne avevano differenziato impercettibilmente il gusto. A differenza di un vedente, un cieco può essere in grado di cogliere quell’impercettibile variazione». Per questo, concluse le lezioni teoriche, il gruppo inizierà a visitare vigne e cantine del Piemonte: l’obiettivo è la creazione di una guida in Braille, per avvicinare maggiormente i non vedenti a questo mondo. «Per lo stesso motivo – conclude Pederiva – vorremmo sensibilizzare i produttori affinché il Braille venga utilizzato anche sulle etichette: sarebbe un passo molto importante per rendere davvero accessibile la nostra professione».