Bollettino n.11 anno VI novembre 2012
Transcript
Bollettino n.11 anno VI novembre 2012
“Mi sono sempre immaginato il paradiso come una specie di Biblioteca” J.L.Borges Anno VI n.11 Novembre 2012 STORIA D’ITALIA NOVEMBRE 1918 L'armistizio I l 3 novembre 1918 nella villa del conte Vettor Giusti del Giardino a Padova, venne siglato l’armistizio fra l'Impero austro-ungarico e la Triplice Intesa. Quell’anno l'Imperial Regio Esercito austro-ungarico pianificò una massiccia offensiva sul fronte italiano, da sferrare all'inizio dell'estate, in giugno. L'attacco, che in seguito prese il nome di battaglia del solstizio, si infranse contro la resistenza opposta dal Regio Esercito Italiano sulla linea del fiume Piave. L'operazione, fallita, era l'ultima possibilità per gli austriaci di modificare il corso della guerra e non riuscendo nello sfondamento che avrebbe consentito l'accesso alla pianura padana, le forze dell'Impero austroungarico non opposero eccessiva resistenza alla controffensiva italiana. Questa iniziò il 24 ottobre e prese il nome di battaglia di Vittorio Veneto. Il capitano austroungarico Camillo Ruggera, appartenente alla commissione, il 29 ottobre si presentò davanti alle linee italiane e venne accolto da raffiche di mitragliatrice. Dopo essere stato identificato e chiarita la sua posizione, raggiunse il Periodico di cultura della Biblioteca comunale di Porto Cesareo comando di divisione italiano, ad Abano. Nella prima serata del 30 ottobre il generale Von Webenau poté superare le linee italiane. Dopo lunghe soste ai vari sottocomandi, il membro della commissione fu portato vicino Verona, poi verso Padova e da qui, a bordo di un'auto coperta, alle 13 del 3 novembre raggiunse la villa del conte Vettor Giusti del Giardino, sede del comando dell'esercito italiano dove alle 15 venne firmato l'armistizio. Le condizioni generali dell'armistizio prevedevano che all'Italia venissero consegnati tutti i territori austriaci previsti dal patto di Londra, ma la trattativa era subordinata a quella che si teneva a Versailles e che avrebbe dato luogo all'armistizio di Compiègne. L'unico punto in discussione era pertanto la data di cessazione delle ostilità, che non era interesse italiano far entrare in vigore prima di aver occupato militarmente tutti i territori previsti dal trattato. Sasina, Senum, Soenum,Cesaria, Cexsaria,Cisaria, Pescaria, Torre Cesarea La storia del toponimo vista da Gigi Pasanisi a cura di Antonio Alberti E’ un attento studioso e conoscitore di storia locale, stimato scrittore ed autore di importanti testi che raccontano fatti e personaggi di Porto Cesareo. Nel corso degli anni ha passato alle stampe notevoli opere di carattere storico fra le quali scegliamo: Il gergo marinaro dei pescatori di Porto Cesareo (1984); L’Isola Grande o dei conigli, studi e ricerche per una storia di Porto Cesareo (1985), oltre ad una raccolta di poesie risalente al 1979: Il mare era un leone. La sua “fatica” più notevole, per quanto ci riguarda, è il libro Porto Cesareo dalle origini ai giorni nostri presentato a suo tempo dai docenti Mario Spedicato e Domenico Novembre e catalogato presso la Biblioteca comunale. Il Consiglio comunale, con delibera del 2010, ha deciso la sua iscrizione nell’Albo dei Cittadini onorari “…per l’alto servigio reso alla località marina attraverso i suoi scritti e le sue opere, per avere approfondito la ricerca intesa a stabilire l’origine del toponimo che, dopo l’ottenuta autonomia amministrativa da Nardò venne riconosciuto Porto Cesareo”. Il 30 agosto scorso l’Amministrazione comunale ha dato esecuzione a quella deliberazione consegnando al Pasanisi la targa di riconoscimento di “cittadino onorario”. Nel corso della cerimonia egli ha presentato un saggio sulle origini del toponimo che, oggi, viene indicato Porto Cesareo, risalendo nella ricerca sino al periodo messapico ed al VI – IV secolo a.C.; di esso pubblichiamo ampi stralci. “…Il primo documento nel quale si afferma l’esistenza della località (Cesaria N.d.R.) reca la data del 1231. Trattasi infatti di una pergamena di Federico II, con scrittura gotica, nella quale l’imperatore invita il suo ammiraglio Andrea Acquaviva ad intraprendere ogni iniziativa al fine di valorizzare il porto di Cesaria come base navale e di arsenale (Reg. Ang.79,26,1239,f.9t). Tale arsenale fu realizzato, anche se di minore importanza, e viene citato in successivi registri angioini nel 1269. Da questi documenti sappiamo che esso dipendeva dal Protontino di Brindisi Pasquale Garino… Nel 1271 invece l’arsenale passa sotto le dipendenze di Filippo De Tuziaco, nominato, tra l’altro, signore di Nardò, dopo la condanna a morte del precedente feudatario Simone Gentile, il quale parteggiava per gli Svevi contro gli Angioini. Nel 1273 Cesaria è classificata in una Caedula generalis subventionis imposite terris ecc. Trattasi di imposizione fiscale che assoggettava Cesaria ai tributi. Un altro documento di carattere religioso molto interessante in cui viene citata l’esistenza di una chiesa a Cesaria che sorgeva sull’Isola Grande, dedicata alla Madonna, è del 1373… …In un documento del 1443, attribuito al Notaio Luigi Securo di Nardò, viene citata la località con la seguente frase: Viam ecclesie Sancte Mariae de Cisaria… Infine, facendo cenno ad alcune carte nautiche della metà del XIII secolo, edite a cura dell’Almagià sotto il nome di Monumenta Cartografica Vaticana, viene citato il nome della località con toponimo di “Cexsaria. Anche Grazioso Benincasa nel suo atlante nautico del 1471 cita la nostra località con lo stesso toponimo. Anno VI n.11 Novembre 2012 la Biblioteca 2 --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- …Nel 1501, data nella quale fu accorpata alla città di Nardò, essa fu considerata dagli Acquaviva, feudatari di quella città, “feudo marinaro”. In sostanza poiché il porto ed il suo mare veniva appaltato a privati per lo sfruttamento della pesca, esso fu chiamato ai fini delle imposizioni fiscali “Pescaria”... …Con l’avvenuta costruzione della torre, nel 1568, la località assunse il nome di Torre Cesarea” toponimo conservato fino al 1975, anno del conseguimento dell’autonomia da Nardò e l’acquisizione del toponimo di Porto Cesareo.” NON SIAMO ANDATI IN FERIE! No, non siamo andati in ferie. Abbiamo solamente inteso protestare perché il tipografo non è stato pagato per otto mesi consecutivi mentre sono rimasti lestamente soddisfatti, (anche con fondi primariamente destinati alla Biblioteca), “lampionari”, “musicisti”, “cantanti”, “presentatori”, “orchestre e orchestrine”, interessanti premiazioni d’alto livello, luminarie, fuochi artificiali e sagre paesane, palchi e palchetti nonché riviste “turistiche” con “abbonamenti onorari”. Possiamo chiedere una copia della rivista “Viaggi” per la Biblioteca? E non valgono le scuse dei “dodicesimi” di bilancio in mancanza del preventivo. Le spese per la Biblioteca non devono passare in second’ordine rispetto allo spettacolo. Tant’è che l’assessore è designato quale “Assessore alla Cultura e spettacolo”. Ora riprendiamo, sperando che alla Cultura, con la C maiuscola, sia data degna attenzione e osservato maggiore rispetto. La Redazione Il lavoro nobilita anche la scrittura Molti scrittori sono stati anche degli indefessi lavoratori fuori dal campo letterario. Franz Kafka (1883 –1924) è stato uno scrittore e aforista boemo di lingua tedesca, una delle maggiori figure della letteratura del XX secolo. Fu cittadino dell'impero austroungarico fino al 1918 e, successivamente, cecoslovacco. Kafka era un impiegato modello all’Istituto di Assicurazioni contro gli Infortuni sul Lavoro di Boemia che traeva ispirazione dalle cause a cui lavorava ma che definiva inferno lo spazio intorno alla sua scrivania, “un luogo di terrore”. Salvo poi farne il fulcro della musa poetica. Nicolaj Vasil’evic Gogol’ (1809-1852) era un burocrate zarista; è stato uno scrittore e drammaturgo ucraino di lingua russa. Gogol' è considerato uno dei grandi della letteratura russa. Giuseppe Francesco Antonio Maria Gioachino Raimondo Belli (1791 –1863) è stato un poeta italiano nella Roma papalina. Nei suoi non rinunciò all’impegno. Si 2200 sonetti in vernacolo organizzò uno “scrittoio“, (uno studio tra le proprie pareti e, vestiti i panni “reali e curiali”, il colletto bianco e la cravatta dell’impiegato modello), cercava il contatto non con gli ambasciatori e i portaborse che affollavano il suo ufficio di un tempo, tanto rimpianto, ma con i fantasmi degli uomini antichi che gli svelavano di che lacrime e romanesco raccolse la voce di che sangue grondasse lo del popolo della Roma del scettro dei potenti. E così, XIX secolo. Poeta romanesco pagina dopo pagina, scriveva in pectore, fu prima precetto- il suo Principe. re poi un impiegato per la Ahmes o Ahmòse (Egitto, busta paga dell’Ufficio del XVII secolo a.C. – ...) è stato uno scriba egiziano. Bollo e del Registro. Quinto Orazio Flacco, (65 a.C.- 8 a.C.) grande satirico latino, si guadagnava da vivere come scriba quaestorius, segretario e, all’occorrenza perorando cause in tribunale. Ma questi sono solo dei casi fra i tanti. E anche fra i contemporanei sono molti gli autori che si prestano alla doppia fatica. Niccolò di Bernardo dei Machiavelli (1469 –1527) è stato uno storico, scrittore, drammaturgo, politico e filosofo italiano. Attorno al 1600 a.C. copiò, in ieratico, i calcoli matematici contenuti nel Papiro di Rhind, facenti parte di un'opera che risale, per dichiarazione dello stesso, al 1850.1800 a.C.; in essa sono trattati problemi di aritmetica con uso delle frazioni, problemi di algebra traducibili in equazioni di 1º grado e calcoli di aree e volumi. Egli vergò un problema che è uno dei più antichi testi di matematica applicata. “In una proprietà ci sono 7 case. In ogni casa ci sono 7 gatti. Ogni gatto acchiappa 7 topi. Ogni topo mangia 7 spighe. Ogni spiga dà 7 beqat di grano. Quante cose ci sono in tutto, in questa storia? Non si sa se il ministeriale rubasse minuti all’ufficio per dilettarsi con calcoli che implicano l’uso di potenze, di esponenti e di operazioni aritmetiche, ma così averne di impiegati di tal fatta che travasano nel tempo libero le competenze contabili dell’archivio e del magazzino. Segretario per anni della Signoria fiorentina, era così attaccato al suo lavoro d’ufficio che anche quando i rovesci politici lo trasformarono in disoccupato di lusso, Ricerche di Ezio Savino Anno VI n.11 Novembre 2012 la Biblioteca 3 --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- C’è anche chi pretende d’insegnare! Un favolista latino (Macedonia, 15 a.C – 50 d.C) nelle sue centoventitre favole imita Esopo, dotando la letteratura latina di un nuovo genere. “Canis per fluvium carnem ferens” “Il cane che attraversava il fiume con un pezzo di carne in bocca. Chi brama la roba altrui, perde anche la sua. Un cane, con un pezzo di carne in bocca, cercava di attraversare il fiume; l’acqua lo riflesse, ed egli credette di vedere un altro cane, con altra carne in bocca. Sciocco! Aprì la bocca e, per l’avidità, perdette anche la sua.” In lingua sarda si legge così: “Su cani chi fia(t) passendi s’arìiu cund’un’arrogu de petza in bocca. Chini boli(t) s’allenu, ci pèrdi(t) su sùu puru. Unu cani, cund’un’arrogu de petza in bucca, fia(t) cicchèndi de passai s’arriu; s’acqua ha(t) fattu de sprigu e issu ha(t) crèttiu de biri un’attru cani cun attra petza in bucca. Su tontu! Po s’asurimini obèri(t) sa bucca e ci perdi(t) cussa puru”. elementi del mestiere; per interessamento del senatore Falier, che ne aveva avvertito le doti eccezionali, fu mandato a studiare a Venezia, con G. Bernardi-Torretti, poi con G. Ferrari. Le prime opere (1773-79) risentono del gusto settecentesco (Orfeo ed Euridice, 1773; Apollo; busto di P. Renier; Dedalo e Icaro, 1779). Con l'architetto G. A. Selva, il C. si recò a Roma (1779), e vi si stabilì nel 1781. Nel Teseo del 1781, e nel Monumento a Clemente XIV (178387) nella chiesa dei SS. Apostoli, si avvertono i primi segni dell'influenza degli ideali neoclassici sulla sua arte. Un soggetto mitologico eseguito negli ultimi anni del Settecento (Eros giovinetto, Amore e Psiche, Ebe, Venere e Adone, Ercole e Lica). Dopo un viaggio a Vienna, dove ebbe l'incarico del Monumento funebre di Maria Cristina, tornò a Roma (1799) e poco dopo cominciò a lavorare per Napoleone (busto e statua nuda di Napoleone, ritratto di Paolina Borghese come Venere vincitrice, ritratto di Maria Letizia, ecc.). Tra il 1800 e il 1815, assurto a fama europea, scolpiva il Perseo e i due Pugilatori, A.R.Maxia, Contus antigus, Is contus de Fedru in casteddaiu,I.G.E.S.,Quartu molti bassorilievi tombali, il S.Elena,2007,p.8.9. Monumento a Vittorio Alfieri in S. Croce a Firenze, ecc. A Parigi, dove già era stato Antonio Canova nel 1802 e nel 1810 chiamato da Napoleone, tornò nel 1815 Scultore (1757 - 1822). Dal nonno, capomastro e per rivendicare all'Italia i tescalpellino, imparò i primi sori d'arte asportati dai Francesi; condotta a buon termine la missione, si spinse fino a Londra dov'ebbe la rivelazione dell'arte fidiaca dinanzi alle sculture del Partenone. Agli ultimi anni del C. appartengono: Le tre Grazie, Marte e Venere, il Monumento degli Stuart in S. Pietro, il Monumento di Carlo III di Borbone a Napoli. L'arte del Canova ebbe un'influenza enorme sulla scultura del primo Ottocento: artisti d'ogni paese si formarono alla sua scuola e ne diffusero ovunque i principî e i modi. Se oggi la sua scultura può apparire talvolta fredda e accademica, e troppo palesemente legata a un programma culturale, qualità vive di essa rimangono la compostezza dei gesti, l'eleganza armoniosa delle forme, la sensibilità del modellato. Fonte: Enciclopedia Treccani • • • • • • Wiligelmo (XI secolo XII secolo) è stato uno scultore italiano, uno dei primi a firmare le sue opere in Italia. Scolpì i rilievi del duomo di Modena verso il 1099. Vincenzo Foppa è stato 1427-1515) è stato tra i primi animatori del Rinascimento lombardo prima dell’arrivo di Leonardo da Vinci a Milano. Secondo Oriana Fallaci, il cuore e il cervello non hanno sesso. Gli scrittori che campino di sola scrittura si contano sulle dita di due mani, sbarcano il lunario con professioni contigue alla scrittura narrativa. Aristotele raccontava che “il succo della rappresentazione, in certi casi, non è la verità dei fatti, è la verisimiglianza”. Il giornalista Jason Blayr, del “New York Times” era capace di scrivere magnifiche inchieste “sul campo” senza muoversi da Manhattan. a cura di Paolo Fontanesi I l nuovo museo memoriale dedicato a Giuseppe Garibaldi ha aperto le porte il 4 luglio 1912, a Caprera, 105 anni dalla nascita dell’”Eroe dei due Mondi”. La struttura dell’ex forte militare Arbuticci di Caprera, completamente restaurato secondo un progetto definito come uno dei più moderni in Europa, non è proprio un museo, bensì un luogo narrativo nel quale si racconta la vita di Garibaldi attraverso uno spazio espositivo di oltre 1000 metri quadrati suddiviso per argomenti: dai viaggi di Garibaldi in Sud America, alle sette campagne militari in Italia, fino all’esilio di Tangeri. Oltre al Memoriale, nella casa-museo sono conservate le sue barche e i suoi oggetti, diventati cimelio di un esposizione permanente fra le più conosciute e visitate d’Italia. Da “Salottine” a “Scapigliate”, emule di Carlo Righetti. Il termine «Scapigliatura» venne impiegato per la prima volta da Cletto Arrighi - pseudonimo di Carlo Righetti - come traduzione del francese «Bohème» in un romanzo apparso nel 1858: La Scapigliatura e il 6 febbraio. L’autore, importante figura d’organizzatore culturale nella Milano del secondo Ottocento, traccia il ritratto di una generazione: giovani tra i venti e i trentacinque anni nutriti di ideali e amareggiati dalla realtà. Il nucleo essenziale della “Scapigliatura” milanese è costituito dal poeta e pittore Emilio Praga (1839-1875), da Iginio Ugo Tarchetti, romanziere e poeta (18391869), dai fratelli Camillo (1836-1914) e Arrigo Boito (1842-1918) — architetto e autore di novelle il primo, poeta musicista il secondo — e da Carlo Dossi (1849-1910), ingegno appartato e audace sperimentatore linguistico. Saldato da intense relazioni amicali, eterogeneo Anno VI n.11 Novembre 2012 la Biblioteca 4 --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- nell’ispirazione e nei risultati, il gruppo riconosce in Giuseppe Rovani un modello d’attività intellettuale e condotta di vita. Queste “ragazze”, si fa per dire, presentano libri, organizzano letture collettive, trattano argomenti culturali con saggezza e intelligenza, fuoriuscendo dal ristretto salone della Biblioteca comunale, augurandoci che presto vi rientrino essendo un settore culturale della Biblioteca civica. Vanno allo Scoglio ove le loro idee e iniziative intellettuali sono sostenute, anche finanziariamente, da aziende del territorio cesarino, mancando l’appoggio delle istituzioni. Ottime pensate, pienamente riuscite. L’ultima, la presentazione del volume Casca il mondo, casca la terra della scrittrice Catena Fiorello. Pubblicizzata con locandine e via facebook, senza scordare la Segreteria del Sindaco. Quanti? Circa 100 presenti, molti dei paesi dell’entroterra cesarino sino a Squinzano. Appresso, organizzata dai dirigenti del “Palio dei Rioni”, una gustosa cena presso il nuovo e luminoso albergo Le Dune. Qui sì, presenti il Sindaco e l’Assessore alla “cultura e spettacolo”. AA A cura di Vanessa Paladini Sin dall’antichità l’uomo ha avuto paura della morte, timore di attraversare gli inferi e di rimanere lì per tutto il resto dei suoi giorni. Orfeo però, il più famoso poeta e musicista che la storia abbia mai avuto, fu un uomo coraggioso e fu forse il primo a sfidare gli dei e il destino. La sua musica dolce era decantata da tutto il monte Olimpo, tanto che il Dio Apollo un giorno gli donò una lira e le Muse gli insegnarono ad usarla. Acquistò una tale padronanza dello strumento che aggiunse anche altre due corde portando a nove il loro numero per avere una melodia più soave. Ogni creatura amava Orfeo ed era incantata dalla sua musica e dalla sua poesia ma Orfeo aveva occhi solo per una donna: Euridice, che divenne sua sposa. Il destino però non aveva previsto per loro un amore duraturo. Infatti un giorno la fanciulla, per sfuggire alle attenzioni persistenti di un giovine, calpestò involontariamente un serpente nascosto tra l’erba che la morsicò e ne provocò la morte istantanea. Orfeo, colmo di dolore e incapace di continuare a vivere senza la sua sposa, decise di percorrere l’Ade per cercare di portarla via dal regno dei morti. Convinse con la sua musica Caronte a traghettarlo sull'altra riva dello Stige - fiume infernale-; il cane Cerbero ed i giudici dei morti a farlo passare e nonostante fosse circondato da anime dannate che tentavano di afferrarlo con forza, riuscì a giungere alla presenza di Ade e Persefone. Una volta giunto al loro cospetto, Orfeo iniziò a suonare e a cantare con delle melodie così piene di dolore e di disperazione che gli stessi signori degli inferi si commossero. Fu così che fu concesso ad Orfeo di ricondurre Euridice nel regno dei vivi a condizione che durante il viaggio verso la terra la precedesse e non si voltasse a guardarla fino a quando non fossero giunti alla luce del sole. Orfeo, prese per mano la sua sposa e iniziò il suo cammino verso la luce. Durante il viaggio però, un dubbio si insidiò nella sua mente pensando di condurre per mano un'ombra e non Euridice. Orfeo e ritrovatene le membra, le riposero sul monte Olimpo ed ancor oggi, in quel luogo, il canto degli usignoli è il più soave che in qualunque parte della terra. Fu recuperata anche la sua lira che fu portata nel tempio di Apollo che però decise di porla nel cielo in modo che tutti potessero vederla a ricordo del fascino della poesia e delle melodie dello sfortunato Orfeo, alle quali anche la natura si arrendeva, creando la costellazione della Lira. Ancora oggi, per ricordare le persone care, gli uomini osservano le stelle alla ricerca delle più luminose. Perché ammirandole e vedendole splendere nella volta celeste, hanno la sensazione di riprendersi, anche solo per un istante, il loro meraviglioso pezzo di cielo. Proseguiamo l’elencazione dei mari, dei fiumi e paesi cui sono intitolate le strade di Porto Cesareo. Campi Cannole. Comune della Puglia. 96 mt. sul ldm.. La presenza umana del territorio di Cannole risale a tempi remoti, quando ancora si viveva di caccia e raccolta di quello che la natura offriva. Le testimonianze più antiche, provengono dalla località detta "Serra di Montevergine" (tra Cannole e Palmariggi) e risalgono al periodo del Paleolitico superiore. I reperti, recuperati sporadicamente nella zona, ed oggi custoditi nel Museo paleontologico di Maglie, sono esclusivamente realizzati in selce (roccia sedimentaria molto dura), lavorata dai preistorici scheggiandola per ottenere strumenti per la caccia e per altre attività quotidiane. Questi uomini del paleolitico erano gruppi nomadi costituiti da poche persone che, a causa dello scioglimento dei ghiacciai, si spostavano dalle steppe dell'Europa centrale nelle regioni atlantiche della Francia e nell'Italia meridionale, trovando riparo nelle grotte naturali. Anche le Serre Salentine furono scelte dai Paleolitici come punto strategico per la caccia, grazie all'ottima visibilità che si aveva da queste alture. Nella zona di Santu Lasi, sempre nei pressi della Serra di Montevergine, è testimoniata anche la presenza di gruppi neolitici agricoltori-allevatori. Nella zona esiste tuttora il Menhir detto di Santu Lasi. Non sono chiare le origini di Cannole. Alcuni storici ritengono, infatti, che l'abitato sia sorto intorno all'VIII secolo d.C., altri invece ne collocano la nascita intorno al XII secolo d.C., in epoca normanna. La canna, da cui il centro prese il nome, diventò il simbolo di questa terra, tant'è che ancora oggi è effigiata sullo stemma del paese. Cannole fece parte integrante del Principato di Taranto sino al XIII secolo. La storia di Cannole degli ultimi cent'anni è stata fortemente caratterizzata dalla presenza della Famiglia Villani, in particolare del medico - chirurgo di fama nazionale Giuseppe Villani, nato a Cannole nel 1863. I suoi cittadini sono “Cannolesi”. Salentina. Comune della Puglia. 33 mt sul ldm. La città si poggia nella piana di Lecce, una leggera depressione della pianura salentina, dove l'abbondanza di acque sorgive ne hanno fatto un angolo veramente incantevole e ricco di preziosi valori paesaggistici: una florida campagna generosa di vigneti ed oliveti tra cui fanno capolino qua e là ville e masserie, testimonianze di quell'architettura rurale tipica del Salento.. Una data certa sulle origini del paese potrebbe essere il 926 d.C. epoca delle terribili invasioni saracene, che distrussero i casali vicini di Afra, Bagnara, Firmignano, Ainoli e Terenzano, costringendo i profughi a cercare altrove riparo. Nell'XI secolo con lo stabilirsi dei Normanni, Campi entrò a far parte della Contea di Lecce e divenne sede della diocesi, dopo che re Tancredi d'Altavilla fece dono della città al Vescovo di Lecce. Inizia, così, un lungo periodo feudale che si concluderà solo nel XIX secolo, che vide l'avvicendarsi a Fonte:sito istituzionale. Campi di diversi signori.. (E’ stata assegnata alla ex via 394K I suoi cittadini sono “Campioti”. località Torre Lapillo) Dimenticando così la promessa fatta si voltò a guardarla ma nello stesso istante in cui i suoi occhi si posarono sul suo volto Euridice svanì. Invano Orfeo per sette giorni cercò di convincere Caronte a condurlo nuovamente alla presenza del signore degli inferi. Così Orfeo si rifugiò su di un monte, in Tracia, trascor- Fonte:sito istituzionale rendo il tempo in solitudine e (E’ stata assegnata all’ex via 393K Capràrica di Lecce. Comune nella disperazione. Le Muse si località Torre Lapillo) della Puglia. 60 mt. sul ldm. resero conto della mancanza di Anno VI n.11 Novembre 2012 la Biblioteca 5 --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Il territorio di Caprarica di Lecce è posto a nord-est della Serra di Galugnano, sopra un largo altipiano che si estende alle falde della collina e non molto lontano da questa. Fin dall'ultima glaciazione il sottosuolo, su cui poggia, era formato da calcare magnesifero duro, detto pietra leccese, ma, a differenza di quella buona, non era adatta come materiale da costruzione. E' una roccia che si appoggia sul calcare compatto cretaceo della collinetta, ed ha ricoperto nella piana, soprattutto verso Castrì di Lecce e Calimera, dai sabbioni tufacei e dalle marne sciolte Per risalire all'origine di Caprarica si deve far un discorso articolato, andando molto a ritroso nel tempo e partire dalla preistoria Il territorio della Serra di Caprarica si trova verso la limitrofa Serra di Ussano che, apparteneva al Comune di Caprarica, ad occidente confina con la Serra di Galugnano e scende verso quella di San Donato, ad oriente guarda verso Castrì di Lecce. Caprarica, sembrerebbe far parte del territorio della urbs di Soletum. Caprarica, perciò, dai tempi di Roma e fino all'inizio del secondo millennio, non essendoci fino a questo momento documenti scritti o reperti archeologici ben configurati, ha seguito le sorti socio-politiche del Salento. I suoi cittadini sono “Capraresi”. Fonte: sito istituzionale. (E’ stata assegnata all’ex via 395K località Torre Lapillo) Carmiano. Comune della Puglia. 31 mt. sul ldm. Le origini di Carmiano sono antichissime. La Puglia, per la sua particolare posizione geografica di ponte tra l'oriente e l'occidente, fu, infatti, una delle prime ad essere abitata, essa si suddivideva in Daunia, Peucetia e Messapia, e di quest'ultima faceva parte Carmiano. Per quanto riguarda la derivazione del nome si fanno varie ipotesi: una è quella di far derivare il nome Carmiano da "Carmen", cioè "canto", oppure da "Carminio", in considerazione del colore rosso della terra. Secondo invece la versione del Ferrari e di tutti gli scrittori di storia patria a lui succeduti, il nome "Carmiano" deriva da "Carminius", valorosissimo centurione romano al quale il Senato della Repubblica assegnò cento iugeri di terreno della Messapia quale premio per le sue imprese gloriose. Dopo la sua morte quelle terre passarono in eredità ai suoi successori col nome di "Praesidium Carmianensis", ovvero "Carminianum. Carmiano venne ricostruito durante la dominazione bizantina, ma non più sulle sue stesse rovine. In un passato piuttosto recente, in occasione di lavori di sterramento, furono ritrovate, nelle contrade "Maggi" e "Saraceni", tracce di muri, forse resti dell'antico villaggio di Carmiano, ed alcune tombe distrutte, dove furono rinvenuti degli oggetti. In seguito alle devastazioni dei secoli IX e X, compiute nell'intero Salento ad opera dei Saraceni, degli Ungheri e degli Slavi, nessuno degli storici parla più di Carmiano sino all'anno 1000. Dal 1448 al 1807 fu sotto il governo dei Padri Celestini, che erano arrivati numerosi a Lecce nell'anno 1353 per merito del conte Gualtiero di Brienne. Fu questa per il paese un'epoca di pace, di serenità e di prosperità. Anche a Carmiano i Padri lasciarono il segno della loro tangibile operosità, come testimonia "Palazzo dei Celestini", situato nel centro storico sulla via provinciale per Lecce. Durante il Risorgimento Carmiano prese parte attiva all'azione della rinascita nazionale. Furono un gruppo di uomini colti e il clero intelligente a farsi portavoce di una nuova concezione politica e, nello stesso tempo, informatori di quanto avveniva in ogni parte della penisola. Allorquando Federico II di Borbone, il 29 gennaio 1848, concesse la Costituzione, anche a Carmiano come avveniva in tutta l'Italia, ebbero luogo manifestazioni patriottiche con canti, suoni e sventolio di vessilli tricolori, festeggiamenti che ebbero luogo anche in occasione delle gloriose imprese compiute da Vittorio Emanuele e da Garibaldi. Il 21 ottobre 1860 si svolse anche a Carmiano il plebiscito in favore di Vittorio Emanuele per l'annessione del Napoletano al resto d'Italia, ed ebbe esito favorevole. Numerosi furono i cittadini carmianesi e maglianesi che diedero il loro contributo, anche con la perdita della vita, alla causa del Risorgimento d'Italia, del conflit- to Italo-Turco del 1912 e dei due erge la colombaia più grande ed conflitti mondiali. austera della penisola Salentina I suoi cittadini sono “Carmianesi”. fatta costruire nella seconda meFonte:Sito istituzionale, tratto da: tà del 1400 dagli antichi signori Giovanni Paticchia, "Carmiano e del luogo. Sulla porta gli stemmi Magliano - Compendio di storia dei del Balzo ai lati e dei del patria", Panico, Galatina (LE), 2000 (E’ stato assegnato all’ex via 396K Balzo–Brienne al centro. Sull’imponente portale d’inlocalità Torre Lapillo) del Palazzo Ducale troCarpignano Salentino. Comu- gresso viamo lo stemma dei Ghezzi e ne della Puglia. 75 mt. sul ldm. l’iscrizione latina NON SIBI Carpignano Salentino, situato SED ALIIS, che richiama alla sull’antico asse memoria la generosità dell’anviario della via tico signore. Traiana–CoDelle chiese segnate sulla veduta stantiniana, didel Pacichelli è rimasta solo la sta dal capoluParrocchiale, che si presenta ogo di provinoggi nella ricostruzione del XVII cia 25 km. Posecolo. sto a circa 70 m sul livello del Fulcro del paese è la piazza, mare, da cui dista 12 km ha una intorno alla quale sorgono vecpopolazione di 3.900 abitanti, chie case gentilizie, una piccola compreso il vicino centro di cappella dedicata a S. Leonardo, Serrano, divenuto frazione del e l’imponente palazzo Lubelli, il comune carpignanese all’indocui primo nucleo risale al Settemani dell’Unità d’Italia. Percorcento. Attraverso il portale, che riamo una delle strade vicinali nel concio in chiave riporta che ancora oggi presentano i l’antico stemma baronale, si caratteristici solchi scavati nella accede al cortile quadrangolare, roccia, le cosiddette carambule, oggi palcoscenico di illustri intracce del secolare passaggio dei contri culturali. Nell’ambito carri. dell’iniziativa "L’olio della poeIn lontananza si scorge la massesia", alcuni poeti contemporanei, ria turriforme Sciusciu, una delle quali Sanguineti, Luzi, Raboni e tante dimore rurali disseminate Alda Merini, hanno cantato le nell’entroterra salentino. Nelle bellezze e i frutti delle nostre vicinanze della masseria corre terre. Versi in cambio di olio, l’antica arteria stradale che colquesto il baratto. legava Lecce ad Otranto, sorta I suoi cittadini sono “Carpignaprobabilmente in età Costantinesi”. niana è segno tangibile della Fonte: Sito istituzionale. presenza romana nella zona. (E’ stata assegnata all’ex via 397K A distanza di mille anni il località Torre Lapillo) 1°novembre si svolge ancora Casarano. Comune della Puormai per le strade di Carpignaglia. 107 mt. sul ldm. E’ un cenno l’antica fiera, conosciuta cotro agricolo, vino e olio. Centro me Fiera Ognissanti. Intorno al artistico, parrocchiale del XVIII IX–X secolo i monaci Basiliani secolo.L'ipotesi storicamente più fuggiti dall’Oriente Bizantino fondata fa risaripararono nelle regioni di lingua lire la genesi di greca. La Cripta Bizantina, priCasarano al ma testimonianza del rito greco centurione in Carpignano, conserva affreromano Caesar schi risalenti almeno al X secolo. che, attorno al Le origini di Carpignano sono I sec. a.C., ancora più remote. Ne sono teottenne l'assegnazione di queste stimonianza i quattro menhir, di terre per meriti militari. cui oggi rimangono solo due: il Il nome di Casarano,infatti, menhir Grassi e il menhir Croce deriverebbe da Caesaranum cioè Grande o Staurotomèa, entrambi ‘possesso di Cesare'. L'origine molto ridotti in altezza anche a romana di Casarano è confermacausa di chi un tempo sperava di ta dal recente ritrovamento, nei trovare sotto di essi leggendari pressi dell'attuale Chiesa di Catesori, le famose "acchiature". saranello, di due epigrafi databili Altre testimonianze dell’età rutra i secc. I a.C. e I d.C. i quali pestre sono le neviere, anfratti testimonierebbero l'esistenza di sotterranei profondi circa tre un casale romano. La famosa quattro metri, riadattati intorno Via Appia Traiana (98-113 a.C.) al XIII–XIV secolo come depolambiva, tra l'altro, proprio la siti per conservare la neve, dato zona di Casaranello, teatro di che in passato il clima salentino tutte le scoperte più antiche della era molto più rigido di quello città. Notevole fu, tra i secc. V e attuale. Nello stesso fondo si Anno VI n.11 Novembre 2012 la Biblioteca 6 --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- XI la dominazione dei Bizantini, in seguito alla quale Caesaranum fu assimilata alla cultura cristiana d'Oriente, divenendo per lungo tempo - come tutto il Salento - terra di confine e di incontro tra cultura orientale e civiltà occidentale. Al periodo bizantino risalgono gli interventi più significativi nella chiesa di Santa Maria della Croce, meglio conosciuta con il nome di chiesa di Casaranello, vero gioiello della città e della Puglia intera. ben presto denominato Caesaranum magnum, in opposizione al nucleo originario di Caesaranum parvum (Casaranello). Nel corso del XIII sec., in seguito alla vittoria di Carlo d'Angiò su Manfredi a Benevento (1266), il feudo di Caesaranum Magnum passò nelle mani di casati nobiliari legati agli angioini: i Tomacelli, i Filomarino, i Conca. Stando all'epigrafe esposta in Santa Maria della Croce, un rampollo dei Tomacelli di Casarano fu papa dal 1389 al 1404 con il nome di Bonifacio IX, ma su questa vicenda sono state avanzate numerose riserve. Dalla fine del sec. XVI fino al sec. XIX, Casarano conosce un periodo di grande floridezza, segnato dalla costruzione di numerosi palazzi nobiliari, dimora delle importanti famiglie che si avvicendarono nel paese, dando i natali ad illustri personaggi di levatura nazionale. Primo tra tutti Franceso Antonio Astore, filosofo illuminista che fu tra i protagonisti della breve e sfortunata Repubblica Partenopea (1799). Fonte: Sito istituzionale. sul mercato librario. Il fatturato complessivo del 2011 ha subìto una flessione rispetto al 2010 pari al 4,6%. Il calo delle vendite corrisponde invece al 3,7%. Dato che peggiora fino a un -8,7% se si prendono in considerazione i primi nove mesi del 2012.Cala anche il numero dei lettori passando dal 46,8% della popolazione al 45,3% (723mila lettori in meno). L’unico settore che registra un lieve miglioramento è quello dell’e-book, che fra la popolazione maggiore di 14 anni balza dall’1,3% al 2,3%. Il presidente dell’Associazione Editori ha chiesto di far abbassare l’iva sugli e-book dal 21% al 4%. Il governo ha innalzato tutte le aliquote, portando quella dal 21% al 22%. STORIA DELLE PAROLE di Paolo Granzotto Carlona. Anche nel modo di dire” fare le cose alla carlona”c’entra, come c’entra in “ciarle” (vedi Carlomagno). Il quale era chiamato, dalla cerchia degli intimi, Carlone o il buon Carlone. Si racconta che un giorno Carlomagno si presentò, ad un ricevimento di corte dove tutti erano acchittati a più non posso, con indosso una semplice e rozza tunica, comoda ma inelegante. Insomma s’era dimenticato che c’era una festa, a palazzo. Essendo il Re, nessuno ebbe (E’ stata assegnata all’ex via 398K il coraggio di alzare un sopracciglio ed, anzi, tutti a dire ma che località Torre Lapillo) simpatico, ma che stravagante il nostro Carlone. E da allora, “vestirsi alla carlona” e poi fare una Uno sei sette arcangeli nominati cosa “alla carlona” significò quel nella Bibbia, per i cattolici an- che significa tuttora. nunziò a Maria di essere in attesa arne da cannone. O “da madi Gesù; per i musulmani è lo cello”, indica, lo sapete bene, la spirito della verità che dettò il massa dei soldati mandati a moCorano a Maometto; gli ebrei lo rire con la consapevolezza, giuvenerano come il “Principe del stappunto, che moriranno. Tutti fuoco”. attribuiscono questo cinico modo E’ il patrono dei corrieri, dei di dire a Napoleone. Il quale può giornalai, dei filatelisti, degli anche averlo detto ma poiché a ambasciatori, della radio, della riferirlo è De Pradt, un abate, e TV e delle telecomunicazioni. questo basti, prima amico e poi Fonte: blog di Libero. avversario di Napoleone, io non ci metterei la mano sul fuoco. C Mercato del libro in crisi Cattivo. Viene da captivo, cioè “prigioniero”, “catturato”. Oh bella, direte, e come mai signifiL’Associazione Italiana Editori ca oggidì “malvagio”? Fu la ha recentemente presentato una predicazione cristiana, che non diagnosi ben poco incoraggiante mancava mai di sottolineare il triste destino del captivus diaboli, di colui che diventava prigioniero del demonio (e cioè il peccatore), a favorire il cambiamento di significato. Captivo e quindi “cattivo” finì infatti con l’esprimere direttamente lo stato del “peccatore”, individuo, in quanto tale, “malvagio”. Tant’è che cattività non ha niente a che vedere con la cattiveria, ma intende “schiavitù”, “prigionia”. Cerchiobottismo. Il neologismo, fresco di giornata, è riferito a giornalista o giornale che si barcamena, si destreggia fra potere e opposizione cercando di accontentare l’uno o l’altra. Viene da sé, da “un colpo al cerchio e uno alla botte”, che già troviamo nei “Promessi sposi”, e che trae dall’arte del bottaio. Il quale, a compimento del lavoro, deve assestare – e lì risiede l’arte – acconci colpi contemporanei alle daghe e al cerchio che le serra, per inzeppar tutto per bene. P.Granzotto,Perché parliamo italiano,l’avventurosa storia della nostra lingua dalle origini a che c’azzecca, 1998,edizione fuori commercio. nuto senza moglie, essa è a letto ammalata. A lui si può sostituire con gli. Purtroppo una percentuale di parlanti, sulla cui entità è misericordia stendere un velo, usa dire:“Non ho telefonato a Luigi, però ci ho scritto una lettera” che è grave errore. Ci non sta mai con gli. Ci pronome è complemento oggetto di noi: Tu ci punisci oppure funge da complemento di termine, al plurale: Tu ci (a noi) ha dato una delusione. Davanti a i si apostrofa: Egli c’ invitò a cena, e qualcuno lo apostrofa anche davanti ad altra vocale, come suggerisce la vecchia canzone: C’ eravamo tanto amati Per un anno e forse più che qualche purista giudica peccato veniale (l’apostrofo, non l’amore), preferendo Ci eravamo tanto amati. Al prossimo. C.Marchi,Impariamo l’italiano, Rizzoli,1990. Peppinello e il re di tutti i pesci raccontato da Nonna Aurelia LA STRUTTURA DEL NOME Dei pronomi personali, tu è il più vilipeso dal corrente linguaggio cinematografico, televisivo e salottiero, molti addirittura lo considerano dialettale, e pensano di ingentilire il loro eloquio esclamando: l’hai detto te; te non devi pensare a queste cose; io e te ci ameremo sempre. Te non è soggetto, e la sua sostituzione strisciante al tu nella funzione di soggetto suona ancora come errore; invece è accettata, sempre nella funzione di soggetto, la sostituzione di lui a egli: ho visto tuo padre, egli mi ha detto (ma anche: lui ha detto)ecc. Egli e lui si usano riferiti a persone; esso agli animale e alle cose: non scherzare col cane, esso può morderti. Ingenti furono i danni dell’incendio: esso fu domato solo dopo tre ore. Essa invece può essere riferita anche a persona: Sono ve- A cura di Antonio Alberti Per la festa dei nonni, Aurelia Minerba - una chioma sul candido che mi ricorda mia madre meglio conosciuta come “Nonna Aurelia” è stata invitata a raccontare una favola nella classe 2 A della scuola elementare. Immaginate se Nonna Aurelia si lasciava sfuggire l’occasione di ritrovarsi attorno tanti bambini per parlare loro con la sua voce lenta e suadente. L’accoglienza è stata affettuosa da parte delle insegnanti e dei minori. Si sentiva titubante, Nonna Aurelia, si augurava di non avere lacune nella memoria perché questa favola gliela raccontava sua nonna quando era piccola. E di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Un uditorio molto attento costituito da piccini di sei anni. Man mano che il racconto entrava nei dettagli, vedevi grandi occhi attentissimi, c’era chi pensava di interrompere per chiedere spiegazioni, altri che pensavano di Anno VI n.11 Novembre 2012 la Biblioteca 7 --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- disegnare i pesci. Cosa che in realtà avvenne, dopo. Insomma, un successo inaspettato per una Nonna! Le insegnanti si sono prenotate per avere la sua presenza sotto Natale, per sentirsi raccontare altre favole, assieme ai bambini. Ma l’emozione continua perché quei piccoli uditori che escono dalla scuola nei pressi della casa di Nonna Aurelia, quando la incontrano si ricordano di lei e le chiedono: “Nonna Aurelia, quando ce ne racconti un’altra?” di Marina Corradi Sei luglio, cinque torri, Cortina. La sera quando la seggiovia si ferma e gli ultimi turisti se ne vanno, al rifugio Scoiattoli cala il silenzio. Solo gli squittii delle marmotte, e il sommesso brusio del generatore. In alto, il rifugio Nuvolau abbarbicato sulla roccia come un nido di corvi. Dietro, in cima al Lagazuoi, le luci della funivia. Il resto è notte, nera. Gli ultimi bagliori del tramonto disegnano contro il cielo le sagome bizzarre delle Cinque Torri, sorelle streghe. Le trincee della Grande Guerra sono deserte. Ai tavoli del rifugio il Blauer Burgunder rosso come il sangue scalda il cuore. Si apre la porta. “Mamma, sono entrati due soldati” dice mia figlia. Getti alle spalle un’occhiata distratta. Che strana divisa. Non capisci di quale corpo di esercito. Ma ne arrivano altri, dieci, venti. Ora li guardi sbalordita. Parlano in tedesco. Hanno il fucile in spalla. “Signora, sono comparse, girano un film sulla guerra qui alle Cinque Torri, spiega ridendo la cameriera. Quella divisa grigioverde è degli Alpenkorps, truppe da montagna dell’esercito austroungarico. In verità qui alle Cinque Torri stavano gli italiani, e il nemico bombardava, mi pare dal Sass de Stria; ma poco importa, questi ragazzi sono di qui, e hanno le stesse facce dei loro bisnonni contadini mandati a morte nella neve, sotto al fumo acre dell’artiglieria. E mentre dei fari illuminano le trincee qui sotto, gli Alpenkorps col cellulare chiamano la ragazza a casa. C’è un piccolo esercito ora davanti al rifugio; camminano goffi negli stivali rigidi, manovrano maldestri il fucile finto. Ridono fra loro. Nel riverbero di luce pallida che dal set rischiara le Torri, come in un plenilunio, li osservi, sulla terrazza del rifugio. Perfetti nella divisa, nel berretto, nei baffi con la foggia del primo Novecento. Identici ai veri soldati, nella foto in bianco e nero dei libri di storia – quelle con i cannoni e i muli carichi spinti su a bestemmie per le strade ghiacciate. Eppure, qualcosa li rende radicalmente diversi. Cosa? Continui a chiedertelo, lo sguardo assorto nel rosso sangue del Blauer Burgunder nel calice. Ora, si gira. Si allontanano verso il set le comparse, le loro ombre con il fucile in spalla per un momento come fantasmi dell’esercito che fu. Dalle trincee echi di voci smorzate; poi, nel rifugio si va a dormire. All’alba davanti alle Cinque Torri non c’è più nessuno. Scomparsi gli Alpenkorps, proprio come fantasmi (O forse hai sognato?) Ma in cosa esattamente non ti sembravano veri? Uguali in ogni particolare, eppure. Alla stazione della seggiovia l’indomani guardi le foto d’epoca seppiate. Gli occhi, ecco, gli occhi. Quei là del 1915 avevano gli occhi di chi sa che può morire questa notte; e la nostalgia di casa, della madre, della fidanzata, così irrimediabilmente lontane. Quei là avevano sulla faccia la paura, e una speranza tesa come una preghiera – anche quelli che bestemmiavano spingendo su a legnate i muli. Quei là, ragazzi uguali ai tuoi figli, che ora dormono a migliaia nei Sacrari delle Dolomiti. Austriaci, italiani? Tutti come i tuoi figli; morti a vent’anni per una linea di frontiera. A Prato Drava, tra la Val Pusteria e l’Austria, oggi nemmeno un cartello segna più il confine). dire la conoscenza di un personaggio della storia antica, un leggendario conquistatore, sempre attuale: Alessandro Magno. Nonostante egli sia Si deve al grande condottiero la capacità di vivere e combattere mettendo sempre al primo posto il pothos, il desiderio di conquista, ma anche principalmente ricordato per le la completa accettazione e battaglie che gli hanno permesso identificazione con la cultura di conquistare nazioni ed arriva- altrui. re fino ai confini del mondo conosciuto, l’argomento che mi piacerebbe affrontare è il suo atteggiamento verso i popoli che andava a conquistare, in particolare il contatto con le popolazioni orientali. Alessandro ebbe un ruolo determinante nel debellare la potenza persiana, comandata da Dario III. Nella battaglia campale di Isso del 333, il Macedone catturò tutto l’harem di Dario: la madre,la moglie e le figlie e le portò nel suo accampamento. Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, egli non le trattò da prigioniere, ma, essendo esse donne provenienti da stirpe regale, le ammise ai suoi banchetti, le vestì di porpora e gli concesse di vivere secondo i loro usi e costumi. Si racconta che appellasse Sisingambri, la madre di Dario, come mater dulcissima, e che non osò violare la bellezza di Statira, la moglie del Gran re persiano. Altro atteggiamento rilevante è quello dimostrato da Alessandro una volta arrivato in terra d’Egitto. Egli essendo a conoscenza delle tradizioni orientali, sapeva bene come guadagnarsi il favore delle Tempi,Luglio 2012 popolazioni indigene. Dopo essere stato intronizzato faraone, si recò all’oracolo di Zeus Ammone nell’oasi di Siwa. La consultazione gli di Marianna Liuzzi I miei studi e il lavoro di tesi garantì l’appellativo di “ ficoncluso da pochi mesi mi glio di Zeus”, e quindi anche hanno permesso di approfon- la legittimazione della sua discendenza divina. Europei disinformati su prevenzione primaria dei tumori di Fabio La Grua sano, fare attività fisica e non fumare, vale a dire i principi basilari della prevenzione primaria contro i tumori, sembrano non piacere molto alla popolazione europea, che anziché assumersene la responsabilità della propria salute, preferisce delegarne il destino ai geni. Il problema del fallimento della prevenzione come strategia anticancro, oltre a essere tema centrale del congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo) a Vienna, è anche il dato che emerge da una ricerca irlandese, presentata proprio in occasione dell'evento. La scarsa fiducia nei cambiamenti dello stile di vita, ma anche una certa disinformazione sono state riscontrate in un campione di 748 soggetti, di cui 126 hanno dichiarato di essere personale sanitario. «Complessivamente il 90% degli intervistati, personale sanitario incluso, preferisce credere che siano i geni ereditari ad aumentare il rischio di sviluppare un cancro» spiega l'oncologo Derek Power, che ha diretto l'indagine alla Mercy and Cork university hospitals «mentre in realtà solo il 5-8% dei tumori è dovuto a un gene ereditato. Sono inoltre insensibili al fatto che il 95% dei tumori dipenda dalla dieta, dallo stile di vita e dal fumo». Inoltre, più di una persona su quattro è convinta che più della metà dei tumori è di origine genetica e il 15% degli intervistati sostiene che il rischio tumorale non può essere modificato nel corso della vita. «La disinformazione dilaga». «La popolazione rifiuta la propria responsabilità e questo aspetto deve essere considerato nel creare campagne che siano recepite e assimilate dai cittadini, e in particolare, che enfatizzino come dieta e stile di vita, fumo incluso, spiegano il 90-95% dei tumori». Mangiare “UOMO, PAROLA GENERICA” Si era accesa viva discussio- ne fra due canonici, nella sacrestia di Alessano, intorno alla parola uomo, nel suo Anno VI n.11 Novembre 2012 la Biblioteca 8 --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- speciale significato, intendendosi cioè dal verso della sacra dottrina, e per la forte disputa cominciavano ad accapigliarsi. “Non vi accalorate tanto, signori miei” disse Papa Galeazzo, intervenendo nella disputa, “la soluzione del caso devesi meglio ricercare nel superbo concetto della Genesi del gran Mosè.” All’uscita di Papa Galeazzo i due canonici smammarono e, dopo quel primo momento di stupore, a coro, chiesero la definizione. “Uomo” rispose tosto l’Arciprete “è parola generica che abbraccia la donna!” Congedo,Il Breviario di Papa Galeazzo, Congedo editore, Galatina, 2001,p.84. IL MONDO AI MIEI PIEDI Le foto di Pina Catino di Lesley Lokko Settembre 1981. Rianne de Zoete, bellissima ereditiera sudafricana, viene mandata a studiare DONNA D'ORIENTE Pina Catino ha esposto a Coper- di Fernando Roselli tino nella Mostra "Androni e Occhi bistrati di velluto nero, Corti - gli spazi colorati da appa- mi hai guardato con un'ombra di renti silenzi. sorriso celato appena da un leggero velo. Donna d'oriente, sei subito sparita tra la gente che ti circondava e più non ti ho rivista, ma per sempre contro la sua volontà in un escluin me tu resterai come un mistero. sivo college inglese. Cresciuta Dubai, 2008 secondo le regole della società bianca, privilegiata e razzista, INCANTESIMO Rianne è molto diversa dalle tre di Fernando Roselli compagne con cui è costretta a H o comprato per te gioie e diacondividere la stanza. Ma se con manti i suoi atteggiamenti arroganti e al mio richiamo tu non sei risulta inizialmente insopportabi- IL VIAGGIO è stato il tema della venuta. le, ben presto le quattro trovano rassegna 2012 organizzata un’intesa e diventano inseparabi- dall'Archeoclub d'Italia sez. Co- Ho comprato per te vesti preziose li. Quando però Rianne scopre pertino, dedicata a San Giuseppe e ti ho attesa invano nel silenzio. che il ragazzo più corteggiato del da Copertino, il santo dei voli. Ho comprato per te profumi rari college è proprio Riitho Modise, e son rimasto ancora sempre figlio del più noto prigioniero solo. politico sudafricano e soprattutto Ma quando ho scritto questi del nemico numero uno della sua pochi versi famiglia, ecco che cominciano i TERRA CHE PARLA in cui ti dico tutto l'amor mio guai seri. di Toni Zamengo (Ta Nek). ti ho vista comparire sorridente, Nel 2011 del romanzo è stato prodotto un film con buon suc- Il poema della natura in dodici radiosa come il sole a primavera. cesso. lingue. Nella presentazione del Mondadori,2006 libro Marzio Favero scrive: “E’ un poema dove la terra parla al LA LIBRERIA DEI NUOVI INIZI cielo. Esso esprime il dramma Assessorato alla Cultura Biblioteca comunale di Anjali Banerjee della vita e della morte connaturato indissolubilmente negli esL’autrice è nata in India, ma è Porto Cesareo seri che popolano la terra, nel Via Cilea,32 cresciuta in Canada e poi in Agiro di un giorno,simbolo del merica. nascere, crescere e del finire di Scrittrice di Orario invernale tutti i viventi… diversi ro(Marsilio editori). Mercoledì manzi per adulti e per LA FIAT DEL NORDEST Venerdì ragazzi, di Toni Zamengo (Ta Nek). accolti con Dalle ore 16 L’altra faccia dell’economia entusiasmo sommersa. negli Stati Alle ore 19 Un’opera originaria del 1990 che Uniti, vive viene rieditata perché di sornello stato di Washington col IL MEGLIO marito e cinque gatti. La libreria prendente attualità. SCRITTO Piazza Editore,2011. SULL’ANTICO dei nuovi inizi è il suo debutto SALENTO italiano. LE NOSTRE RADICI CONSULTABILE C’è una vecchia libreria, a ShelNELLA di Toni Zamengo (Ta Nek) ter Island, dove ad aggirarsi in ACCOGLIENTE cerca di compagnia e buone let- (‘E nostre raise) di. E’ un affreSALA DI LETTURA ture non sono solo gli affezionati sco in due lingue, italiano e veclienti. neto testo a fronte, sulla vita Il catalogo può essere Qui, tra stanze in penombra, degli anni quaranta. Il mondo visionato sul sito riccioli di polvere e parquet contadino legato da secoli alla internet del scricchiolanti, i libri hanno dav- terra, poi la guerra, gli sfollati Comune vero un’anima e, quasi godesse- dalle città, i primi sintomi di ro di vita propria, sanno farsi cambiamento. Un affresco fatto scegliere dal lettore giusto al di racconti, dialoghi, frammenti, [email protected] momento giusto... raffronti con la vita presente… [email protected] Annunciato con una adeguata campagna pubblicitaria, ha aperto i battenti la scuola di musica presso il “Covo di Mozart” in via Mozart 113 (angolo via Vespucci). Una iniziativa privata con un partner cesarino, Marco Petrelli, che riempie il vuoto, seppure con finalità diverse, lasciato dalla mancata istituzione della sezione staccata dell’Istituto Superiore di Studi Musicali: il “Tito Schipa” di Lecce. Nel “Covo” si apprenderà l’uso degli strumenti: chitarra, basso/contrabbasso, batteria, pianoforte, canto, sax, tromba, violino, violoncello, arpe e, inoltre, la lingua inglese per adulti e ragazzi, l’inglese commerciale per operatori del turismo, ristoratori, albergatori, baristi. Un impiego culturale che aumenta la qualità della vita cesarina e, conseguentemente, la capacità di attrarre investimenti e produrre reddito e Rizzoli,2011 posti di lavoro. (Marsilio editori).