Bollettino n.11 anno VI novembre 2012

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Bollettino n.11 anno VI novembre 2012
“Mi sono sempre immaginato il
paradiso come una specie di
Biblioteca”
J.L.Borges
Anno VI n.11 Novembre 2012
STORIA
D’ITALIA
NOVEMBRE 1918
L'armistizio
I
l 3 novembre 1918 nella
villa del conte Vettor Giusti
del Giardino a Padova, venne
siglato
l’armistizio
fra
l'Impero austro-ungarico e la
Triplice Intesa. Quell’anno
l'Imperial Regio Esercito austro-ungarico pianificò una
massiccia offensiva sul fronte
italiano, da sferrare all'inizio
dell'estate, in giugno.
L'attacco, che in seguito prese il nome di battaglia del
solstizio, si infranse contro la
resistenza opposta dal Regio
Esercito Italiano sulla linea
del fiume Piave. L'operazione, fallita, era l'ultima possibilità per gli austriaci di modificare il corso della guerra e
non riuscendo nello sfondamento che avrebbe consentito
l'accesso alla pianura padana,
le forze dell'Impero austroungarico non opposero eccessiva resistenza alla controffensiva italiana. Questa iniziò
il 24 ottobre e prese il nome
di battaglia di Vittorio Veneto. Il capitano austroungarico Camillo Ruggera,
appartenente alla commissione, il 29 ottobre si presentò
davanti alle linee italiane e
venne accolto da raffiche di
mitragliatrice. Dopo essere
stato identificato e chiarita la
sua posizione, raggiunse il
Periodico di cultura della Biblioteca comunale di Porto Cesareo
comando di divisione italiano, ad Abano. Nella prima
serata del 30 ottobre il generale Von Webenau poté superare le linee italiane. Dopo
lunghe soste ai vari sottocomandi, il membro della
commissione fu portato vicino Verona, poi
verso Padova e da qui, a bordo di un'auto coperta, alle 13
del 3 novembre raggiunse la
villa del conte Vettor Giusti
del Giardino, sede del comando dell'esercito italiano
dove alle 15 venne firmato
l'armistizio. Le condizioni
generali dell'armistizio prevedevano che all'Italia venissero consegnati tutti i territori
austriaci previsti dal patto di
Londra, ma la trattativa era
subordinata a quella che si
teneva a Versailles e che avrebbe
dato
luogo
all'armistizio di Compiègne.
L'unico punto in discussione
era pertanto la data di cessazione delle ostilità, che non
era interesse italiano far entrare in vigore prima di aver
occupato militarmente tutti i
territori previsti dal trattato.
Sasina, Senum, Soenum,Cesaria,
Cexsaria,Cisaria,
Pescaria, Torre Cesarea
La storia del toponimo
vista da Gigi Pasanisi
a cura di Antonio Alberti
E’ un attento studioso e conoscitore di storia locale,
stimato scrittore ed autore di
importanti testi che raccontano fatti e personaggi di Porto
Cesareo. Nel corso degli anni
ha passato alle stampe notevoli opere di carattere storico
fra le quali scegliamo: Il gergo marinaro dei pescatori di
Porto
Cesareo
(1984);
L’Isola Grande o dei conigli,
studi e ricerche per una storia di Porto Cesareo (1985),
oltre ad una raccolta di poesie
risalente al 1979: Il mare era
un leone.
La sua “fatica” più notevole,
per quanto ci riguarda, è il
libro Porto Cesareo dalle
origini ai giorni nostri presentato a suo tempo dai docenti Mario Spedicato e Domenico Novembre e catalogato presso la Biblioteca comunale.
Il Consiglio comunale, con
delibera del 2010, ha deciso
la sua iscrizione nell’Albo dei
Cittadini onorari “…per
l’alto servigio reso alla località marina attraverso i suoi
scritti e le sue opere, per avere approfondito la ricerca
intesa a stabilire l’origine del
toponimo che, dopo l’ottenuta autonomia amministrativa
da Nardò venne riconosciuto
Porto Cesareo”.
Il 30 agosto scorso l’Amministrazione comunale ha
dato esecuzione a quella deliberazione consegnando al
Pasanisi la targa di riconoscimento di “cittadino onorario”.
Nel corso della cerimonia
egli ha presentato un saggio
sulle origini del toponimo
che, oggi, viene indicato Porto Cesareo, risalendo nella
ricerca sino al periodo messapico ed al VI – IV secolo
a.C.; di esso pubblichiamo
ampi stralci. “…Il primo documento nel quale si afferma
l’esistenza della località (Cesaria N.d.R.) reca la data del
1231.
Trattasi infatti di una pergamena di Federico II, con
scrittura gotica, nella quale
l’imperatore invita il suo
ammiraglio Andrea Acquaviva ad intraprendere ogni iniziativa al fine di valorizzare
il porto di Cesaria come base
navale e di arsenale (Reg.
Ang.79,26,1239,f.9t).
Tale
arsenale fu realizzato, anche
se di minore importanza, e
viene citato in successivi registri angioini nel 1269. Da
questi documenti sappiamo
che esso dipendeva dal Protontino di Brindisi Pasquale
Garino… Nel 1271 invece
l’arsenale passa sotto le dipendenze di Filippo De Tuziaco, nominato, tra l’altro,
signore di Nardò, dopo la
condanna a morte del precedente feudatario Simone
Gentile, il quale parteggiava
per gli Svevi contro gli Angioini. Nel 1273 Cesaria è
classificata in una Caedula
generalis subventionis imposite terris ecc. Trattasi di imposizione fiscale che assoggettava Cesaria ai tributi.
Un altro documento di carattere religioso molto interessante in cui viene citata
l’esistenza di una chiesa a
Cesaria che sorgeva sull’Isola
Grande, dedicata alla Madonna, è del 1373…
…In un documento del 1443,
attribuito al Notaio Luigi Securo di Nardò, viene citata la
località con la seguente frase:
Viam ecclesie Sancte Mariae
de Cisaria…
Infine, facendo cenno ad alcune carte nautiche della
metà del XIII secolo, edite a
cura dell’Almagià sotto il
nome di Monumenta Cartografica Vaticana, viene citato
il nome della località con
toponimo di “Cexsaria.
Anche Grazioso Benincasa
nel suo atlante nautico del
1471 cita la nostra località
con lo stesso toponimo.
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la Biblioteca
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…Nel 1501, data nella quale
fu accorpata alla città di Nardò, essa fu considerata dagli
Acquaviva, feudatari di quella città, “feudo marinaro”. In
sostanza poiché il porto ed il
suo mare veniva appaltato a
privati per lo sfruttamento
della pesca, esso fu chiamato
ai fini delle imposizioni fiscali “Pescaria”...
…Con l’avvenuta costruzione
della torre, nel 1568, la località assunse il nome di Torre
Cesarea” toponimo conservato fino al 1975, anno del
conseguimento dell’autonomia da Nardò e l’acquisizione
del toponimo di Porto Cesareo.”
NON SIAMO ANDATI
IN FERIE!
No, non siamo andati in
ferie.
Abbiamo solamente inteso protestare perché il
tipografo non è stato pagato per otto mesi consecutivi mentre sono rimasti lestamente soddisfatti,
(anche con fondi primariamente destinati alla
Biblioteca), “lampionari”, “musicisti”, “cantanti”, “presentatori”, “orchestre e orchestrine”,
interessanti premiazioni
d’alto livello, luminarie,
fuochi artificiali e sagre
paesane, palchi e palchetti nonché riviste “turistiche” con “abbonamenti onorari”.
Possiamo chiedere una
copia della rivista “Viaggi” per la Biblioteca?
E non valgono le scuse
dei “dodicesimi” di bilancio in mancanza del
preventivo.
Le spese per la Biblioteca non devono passare in
second’ordine rispetto
allo spettacolo.
Tant’è che l’assessore è
designato quale “Assessore alla Cultura e spettacolo”.
Ora riprendiamo, sperando che alla Cultura, con
la C maiuscola, sia data
degna attenzione e osservato maggiore rispetto.
La Redazione
Il lavoro nobilita anche
la scrittura
Molti
scrittori sono stati
anche degli indefessi lavoratori fuori dal campo letterario.
Franz Kafka (1883 –1924) è
stato uno scrittore e aforista
boemo di lingua tedesca, una
delle maggiori figure della
letteratura del XX secolo. Fu
cittadino dell'impero austroungarico fino al 1918 e, successivamente, cecoslovacco.
Kafka era un impiegato modello all’Istituto di Assicurazioni contro gli Infortuni sul
Lavoro di Boemia che traeva
ispirazione dalle cause a cui
lavorava ma che definiva
inferno lo spazio intorno alla
sua scrivania, “un luogo di
terrore”. Salvo poi farne il
fulcro della musa poetica.
Nicolaj Vasil’evic Gogol’
(1809-1852) era un burocrate
zarista;
è stato uno scrittore e drammaturgo ucraino di lingua
russa. Gogol' è considerato
uno dei grandi della letteratura russa.
Giuseppe Francesco Antonio Maria Gioachino Raimondo Belli (1791 –1863) è
stato un poeta italiano nella
Roma papalina. Nei suoi non rinunciò all’impegno. Si
2200 sonetti in vernacolo
organizzò uno “scrittoio“,
(uno studio tra le proprie pareti e, vestiti i panni “reali e
curiali”, il colletto bianco e la
cravatta dell’impiegato modello), cercava il contatto non
con gli ambasciatori e i portaborse che affollavano il suo
ufficio di un tempo, tanto
rimpianto, ma con i fantasmi
degli uomini antichi che gli
svelavano di che lacrime e
romanesco raccolse la voce di che sangue grondasse lo
del popolo della Roma del scettro dei potenti. E così,
XIX secolo. Poeta romanesco pagina dopo pagina, scriveva
in pectore, fu prima precetto- il suo Principe.
re poi un impiegato per la Ahmes o Ahmòse (Egitto,
busta paga dell’Ufficio del XVII secolo a.C. – ...) è stato
uno scriba egiziano.
Bollo e del Registro.
Quinto Orazio Flacco, (65
a.C.- 8 a.C.) grande satirico
latino, si guadagnava da vivere come scriba quaestorius,
segretario e, all’occorrenza
perorando cause in tribunale.
Ma questi sono solo dei casi
fra i tanti. E anche fra i contemporanei sono molti gli
autori che si prestano alla
doppia fatica.
Niccolò di Bernardo dei
Machiavelli (1469 –1527) è
stato uno storico, scrittore,
drammaturgo, politico e filosofo italiano.
Attorno al 1600 a.C. copiò, in
ieratico, i calcoli matematici
contenuti nel Papiro di
Rhind, facenti parte di un'opera che risale, per dichiarazione dello stesso, al 1850.1800 a.C.; in essa sono trattati problemi di aritmetica con
uso delle frazioni, problemi
di algebra traducibili in equazioni di 1º grado e calcoli di
aree e volumi.
Egli vergò un problema che è
uno dei più antichi testi di
matematica applicata. “In una
proprietà ci sono 7 case. In
ogni casa ci sono 7 gatti.
Ogni gatto acchiappa 7 topi.
Ogni topo mangia 7 spighe.
Ogni spiga dà 7 beqat di
grano. Quante cose ci sono in
tutto, in questa storia? Non si
sa se il ministeriale rubasse
minuti all’ufficio per dilettarsi con calcoli che implicano
l’uso di potenze, di esponenti
e di operazioni aritmetiche,
ma così averne di impiegati
di tal fatta che travasano nel
tempo libero le competenze
contabili dell’archivio e del
magazzino.
Segretario per anni della Signoria fiorentina, era così
attaccato al suo lavoro
d’ufficio che anche quando i
rovesci politici lo trasformarono in disoccupato di lusso, Ricerche di Ezio Savino
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la Biblioteca
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C’è anche chi
pretende
d’insegnare!
Un favolista latino (Macedonia, 15 a.C – 50 d.C) nelle
sue centoventitre favole imita
Esopo, dotando la letteratura
latina di un nuovo genere.
“Canis per fluvium carnem
ferens”
“Il cane che attraversava il
fiume con un pezzo di carne
in bocca.
Chi brama la roba altrui, perde anche la sua.
Un cane, con un pezzo di
carne in bocca, cercava di
attraversare il fiume; l’acqua
lo riflesse, ed egli credette di
vedere un altro cane, con altra carne in bocca.
Sciocco! Aprì la bocca e, per
l’avidità, perdette anche la
sua.”
In lingua sarda si legge così:
“Su cani chi fia(t) passendi
s’arìiu cund’un’arrogu de
petza in bocca.
Chini boli(t) s’allenu, ci pèrdi(t) su sùu puru.
Unu cani, cund’un’arrogu de
petza in bucca, fia(t) cicchèndi de passai s’arriu;
s’acqua ha(t) fattu de sprigu
e issu ha(t) crèttiu de biri
un’attru cani cun attra petza
in bucca. Su tontu! Po
s’asurimini obèri(t) sa bucca
e ci perdi(t) cussa puru”.
elementi del mestiere; per
interessamento del senatore
Falier, che ne aveva avvertito
le doti eccezionali, fu mandato a studiare a Venezia, con
G. Bernardi-Torretti, poi con
G. Ferrari.
Le prime opere (1773-79)
risentono del gusto settecentesco (Orfeo ed Euridice,
1773; Apollo; busto di P. Renier; Dedalo e Icaro, 1779).
Con l'architetto G. A. Selva,
il C. si recò a Roma (1779), e
vi si stabilì nel 1781. Nel Teseo del 1781, e nel Monumento a Clemente XIV (178387) nella chiesa dei SS. Apostoli, si avvertono i primi
segni dell'influenza degli ideali neoclassici sulla sua arte.
Un soggetto mitologico eseguito negli ultimi anni del
Settecento (Eros giovinetto,
Amore e Psiche, Ebe, Venere
e Adone, Ercole e Lica).
Dopo un viaggio a Vienna,
dove ebbe l'incarico del Monumento funebre di Maria
Cristina, tornò a Roma
(1799) e poco dopo cominciò
a lavorare per Napoleone
(busto e statua nuda di Napoleone, ritratto di Paolina
Borghese come Venere vincitrice, ritratto di Maria Letizia, ecc.).
Tra il 1800 e il 1815, assurto
a fama europea, scolpiva il
Perseo e i due Pugilatori,
A.R.Maxia, Contus antigus, Is contus de
Fedru
in
casteddaiu,I.G.E.S.,Quartu molti bassorilievi tombali, il
S.Elena,2007,p.8.9.
Monumento a Vittorio Alfieri
in S. Croce a Firenze, ecc.
A Parigi, dove già era stato
Antonio Canova
nel 1802 e nel 1810 chiamato
da Napoleone, tornò nel 1815
Scultore (1757 - 1822).
Dal nonno, capomastro e per rivendicare all'Italia i tescalpellino, imparò i primi sori d'arte asportati dai Francesi; condotta a buon termine
la missione, si spinse fino a
Londra dov'ebbe la rivelazione dell'arte fidiaca dinanzi
alle sculture del Partenone.
Agli ultimi anni del C. appartengono: Le tre Grazie, Marte e Venere, il Monumento
degli Stuart in S. Pietro, il
Monumento di Carlo III di
Borbone a Napoli.
L'arte del Canova ebbe un'influenza enorme sulla scultura
del primo Ottocento: artisti
d'ogni paese si formarono alla
sua scuola e ne diffusero ovunque i principî e i modi.
Se oggi la sua scultura può
apparire talvolta fredda e accademica, e troppo palesemente legata a un programma
culturale, qualità vive di essa
rimangono la compostezza
dei gesti, l'eleganza armoniosa delle forme, la sensibilità
del modellato.
Fonte: Enciclopedia Treccani
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Wiligelmo (XI secolo
XII secolo) è stato uno
scultore italiano, uno
dei primi a firmare le
sue opere in Italia.
Scolpì i rilievi del
duomo di Modena verso il 1099.
Vincenzo Foppa è stato 1427-1515) è stato
tra i primi animatori
del Rinascimento lombardo prima
dell’arrivo di Leonardo da Vinci a Milano.
Secondo Oriana Fallaci, il cuore e il cervello
non hanno sesso.
Gli scrittori che campino di sola scrittura si
contano sulle dita di
due mani, sbarcano il
lunario con professioni contigue alla scrittura narrativa.
Aristotele raccontava
che “il succo della
rappresentazione,
in
certi casi, non è la verità dei fatti, è la verisimiglianza”.
Il giornalista Jason
Blayr, del “New York
Times” era capace di
scrivere
magnifiche
inchieste “sul campo”
senza muoversi da
Manhattan.
a cura di Paolo Fontanesi
I
l nuovo museo memoriale
dedicato a Giuseppe Garibaldi ha aperto le porte il 4 luglio 1912, a Caprera, 105
anni dalla nascita dell’”Eroe
dei due Mondi”.
La struttura dell’ex forte militare Arbuticci di Caprera,
completamente
restaurato
secondo un progetto definito
come uno dei più moderni in
Europa, non è proprio un museo, bensì un luogo narrativo
nel quale si racconta la vita di
Garibaldi attraverso uno spazio espositivo di oltre 1000
metri quadrati suddiviso per
argomenti: dai viaggi di Garibaldi in Sud America, alle
sette campagne militari in
Italia, fino all’esilio di Tangeri. Oltre al Memoriale, nella casa-museo sono conservate le sue barche e i suoi oggetti, diventati cimelio di un
esposizione permanente fra le
più conosciute e visitate
d’Italia.
Da “Salottine” a “Scapigliate”,
emule di Carlo Righetti.
Il termine «Scapigliatura» venne
impiegato per la prima volta da
Cletto Arrighi - pseudonimo di
Carlo Righetti - come traduzione
del francese «Bohème» in un
romanzo apparso nel 1858: La
Scapigliatura e il 6 febbraio.
L’autore, importante figura
d’organizzatore culturale nella
Milano del secondo Ottocento,
traccia il ritratto di una generazione: giovani tra i venti e i trentacinque anni nutriti di ideali e
amareggiati dalla realtà.
Il nucleo essenziale della “Scapigliatura” milanese è costituito
dal poeta e pittore Emilio Praga
(1839-1875), da Iginio Ugo Tarchetti, romanziere e poeta (18391869), dai fratelli Camillo
(1836-1914) e Arrigo Boito
(1842-1918) — architetto e autore di novelle il primo, poeta musicista il secondo — e da Carlo
Dossi (1849-1910), ingegno
appartato e audace sperimentatore linguistico. Saldato da intense
relazioni amicali, eterogeneo
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la Biblioteca
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nell’ispirazione e nei risultati, il
gruppo riconosce in Giuseppe
Rovani un modello d’attività
intellettuale e condotta di vita.
Queste “ragazze”, si fa per dire,
presentano libri, organizzano
letture collettive, trattano argomenti culturali con saggezza e
intelligenza, fuoriuscendo dal
ristretto salone della Biblioteca
comunale, augurandoci che presto vi rientrino essendo un settore culturale della Biblioteca civica. Vanno allo Scoglio ove le
loro idee e iniziative intellettuali
sono sostenute, anche finanziariamente, da aziende del territorio cesarino, mancando l’appoggio delle istituzioni. Ottime
pensate, pienamente riuscite.
L’ultima, la presentazione del
volume Casca il mondo, casca la
terra della scrittrice Catena Fiorello. Pubblicizzata con locandine e via facebook, senza scordare la Segreteria del Sindaco.
Quanti? Circa 100 presenti, molti dei paesi dell’entroterra cesarino sino a Squinzano.
Appresso, organizzata dai dirigenti del “Palio dei Rioni”, una
gustosa cena presso il nuovo e
luminoso albergo Le Dune.
Qui sì, presenti il Sindaco e
l’Assessore alla “cultura e spettacolo”.
AA
A cura di Vanessa Paladini
Sin dall’antichità l’uomo ha
avuto paura della morte, timore
di attraversare gli inferi e di rimanere lì per tutto il resto dei
suoi giorni. Orfeo però, il più
famoso poeta e musicista che la
storia abbia mai avuto, fu un
uomo coraggioso e fu forse il
primo a sfidare gli dei e il destino. La sua musica dolce era decantata da tutto il monte Olimpo,
tanto che il Dio Apollo un giorno
gli donò una lira e le Muse gli
insegnarono ad usarla. Acquistò
una tale padronanza dello strumento che aggiunse anche altre
due corde portando a nove il loro
numero per avere una melodia
più soave. Ogni creatura amava
Orfeo ed era incantata dalla sua
musica e dalla sua poesia ma
Orfeo aveva occhi solo per una
donna: Euridice, che divenne sua
sposa. Il destino però non aveva
previsto per loro un amore duraturo. Infatti un giorno la fanciulla, per sfuggire alle attenzioni
persistenti di un giovine, calpestò involontariamente un serpente nascosto tra l’erba che la morsicò e ne provocò la morte istantanea. Orfeo, colmo di dolore e
incapace di continuare a vivere
senza la sua sposa, decise di
percorrere l’Ade per cercare di
portarla via dal regno dei morti.
Convinse con la sua musica Caronte a traghettarlo sull'altra riva
dello Stige - fiume infernale-; il
cane Cerbero ed i giudici dei
morti a farlo passare e nonostante fosse circondato da anime
dannate che tentavano di afferrarlo con forza, riuscì a giungere
alla presenza di Ade e Persefone.
Una volta giunto al loro cospetto, Orfeo iniziò a suonare e a
cantare con delle melodie così
piene di dolore e di disperazione
che gli stessi signori degli inferi
si commossero. Fu così che fu
concesso ad Orfeo di ricondurre
Euridice nel regno dei vivi a
condizione che durante il viaggio verso la terra la precedesse e
non si voltasse a guardarla fino a
quando non fossero giunti alla
luce del sole. Orfeo, prese per
mano la sua sposa e iniziò il suo
cammino verso la luce. Durante
il viaggio però, un dubbio si
insidiò nella sua mente pensando
di condurre per mano un'ombra e
non Euridice.
Orfeo e ritrovatene le membra, le
riposero sul monte Olimpo ed
ancor oggi, in quel luogo, il canto degli usignoli è il più soave
che in qualunque parte della
terra. Fu recuperata anche la sua
lira che fu portata nel tempio di
Apollo che però decise di porla
nel cielo in modo che tutti potessero vederla a ricordo del fascino
della poesia e delle melodie dello sfortunato Orfeo, alle quali
anche la natura si arrendeva,
creando la costellazione della
Lira.
Ancora oggi, per ricordare le persone care, gli uomini osservano le
stelle alla ricerca delle più luminose.
Perché ammirandole e vedendole
splendere nella volta celeste, hanno
la sensazione di riprendersi, anche
solo per un istante, il loro meraviglioso pezzo di cielo.
Proseguiamo l’elencazione
dei mari, dei fiumi e paesi cui
sono intitolate le strade di
Porto Cesareo.
Campi
Cannole. Comune della Puglia.
96 mt. sul ldm..
La presenza umana del territorio di Cannole
risale a tempi
remoti, quando
ancora si viveva
di caccia e raccolta di quello che la natura offriva. Le testimonianze più antiche, provengono dalla località
detta "Serra di Montevergine"
(tra Cannole e Palmariggi) e
risalgono al periodo del Paleolitico superiore.
I reperti, recuperati sporadicamente nella zona, ed oggi custoditi nel Museo paleontologico di
Maglie, sono esclusivamente
realizzati in selce (roccia sedimentaria molto dura), lavorata
dai preistorici scheggiandola per
ottenere strumenti per la caccia e
per altre attività quotidiane.
Questi uomini del paleolitico
erano gruppi nomadi costituiti da
poche persone che, a causa dello
scioglimento dei ghiacciai, si
spostavano dalle steppe dell'Europa centrale nelle regioni atlantiche della Francia e nell'Italia
meridionale, trovando riparo
nelle grotte naturali. Anche le
Serre Salentine furono scelte dai
Paleolitici come punto strategico
per la caccia, grazie all'ottima
visibilità che si aveva da queste
alture. Nella zona di Santu Lasi,
sempre nei pressi della Serra di
Montevergine, è testimoniata
anche la presenza di gruppi neolitici agricoltori-allevatori. Nella
zona esiste tuttora il Menhir
detto di Santu Lasi. Non sono
chiare le origini di Cannole.
Alcuni storici ritengono, infatti,
che l'abitato sia sorto intorno
all'VIII secolo d.C., altri invece
ne collocano la nascita intorno al
XII secolo d.C., in epoca normanna. La canna, da cui il centro
prese il nome, diventò il simbolo
di questa terra, tant'è che ancora
oggi è effigiata sullo stemma del
paese. Cannole fece parte integrante del Principato di Taranto
sino al XIII secolo. La storia di
Cannole degli ultimi cent'anni è
stata fortemente caratterizzata
dalla presenza della Famiglia
Villani, in particolare del medico
- chirurgo di fama nazionale
Giuseppe Villani, nato a Cannole
nel 1863.
I suoi cittadini sono “Cannolesi”.
Salentina. Comune
della Puglia. 33 mt
sul ldm.
La città si poggia
nella piana di Lecce, una leggera
depressione della
pianura salentina,
dove l'abbondanza di acque sorgive ne hanno fatto un angolo
veramente incantevole e ricco di
preziosi valori paesaggistici: una
florida campagna generosa di
vigneti ed oliveti tra cui fanno
capolino qua e là ville e masserie, testimonianze di quell'architettura rurale tipica del Salento..
Una data certa sulle origini del
paese potrebbe essere il 926 d.C.
epoca delle terribili invasioni
saracene, che distrussero i casali
vicini di Afra, Bagnara, Firmignano, Ainoli e Terenzano, costringendo i profughi a cercare
altrove riparo. Nell'XI secolo
con lo stabilirsi dei Normanni,
Campi entrò a far parte della
Contea di Lecce e divenne sede
della diocesi, dopo che re Tancredi d'Altavilla fece dono della
città al Vescovo di Lecce. Inizia,
così, un lungo periodo feudale
che si concluderà solo nel XIX
secolo, che vide l'avvicendarsi a
Fonte:sito istituzionale.
Campi di diversi signori..
(E’ stata assegnata alla ex via 394K
I suoi cittadini sono “Campioti”. località Torre Lapillo)
Dimenticando così la promessa
fatta si voltò a guardarla ma nello stesso istante in cui i suoi
occhi si posarono sul suo volto
Euridice svanì. Invano Orfeo per
sette giorni cercò di convincere
Caronte a condurlo nuovamente
alla presenza del signore degli
inferi. Così Orfeo si rifugiò su
di un monte, in Tracia, trascor- Fonte:sito istituzionale
rendo il tempo in solitudine e (E’ stata assegnata all’ex via 393K Capràrica di Lecce. Comune
nella disperazione. Le Muse si località Torre Lapillo)
della Puglia. 60 mt. sul ldm.
resero conto della mancanza di
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la Biblioteca
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Il territorio di Caprarica di Lecce
è posto a nord-est
della Serra di Galugnano, sopra un
largo altipiano che
si estende alle
falde della collina
e non molto lontano da questa.
Fin dall'ultima glaciazione il
sottosuolo, su cui poggia, era
formato da calcare magnesifero
duro, detto pietra leccese, ma, a
differenza di quella buona, non
era adatta come materiale da
costruzione.
E' una roccia che si appoggia sul
calcare compatto cretaceo della
collinetta, ed ha ricoperto nella
piana, soprattutto verso Castrì di
Lecce e Calimera, dai sabbioni
tufacei e dalle marne sciolte
Per risalire all'origine di Caprarica si deve far un discorso articolato, andando molto a ritroso nel
tempo e partire dalla preistoria
Il territorio della Serra di Caprarica si trova verso la limitrofa
Serra di Ussano che, apparteneva
al Comune di Caprarica, ad occidente confina con la Serra di
Galugnano e scende verso quella
di San Donato, ad oriente guarda
verso Castrì di Lecce.
Caprarica, sembrerebbe far parte
del territorio della urbs di Soletum.
Caprarica, perciò, dai tempi di
Roma e fino all'inizio del secondo millennio, non essendoci fino
a questo momento documenti
scritti o reperti archeologici ben
configurati, ha seguito le sorti
socio-politiche del Salento.
I suoi cittadini sono “Capraresi”.
Fonte: sito istituzionale.
(E’ stata assegnata all’ex via 395K
località Torre Lapillo)
Carmiano.
Comune della Puglia. 31 mt. sul
ldm.
Le origini di Carmiano sono antichissime. La Puglia, per la sua
particolare
posizione geografica di ponte tra
l'oriente e l'occidente, fu, infatti,
una delle prime ad essere abitata,
essa si suddivideva in Daunia,
Peucetia e Messapia, e di
quest'ultima faceva parte Carmiano.
Per quanto riguarda la derivazione del nome si fanno varie ipotesi: una è quella di far derivare il
nome Carmiano da "Carmen",
cioè "canto", oppure da "Carminio", in considerazione del colore rosso della terra. Secondo
invece la versione del Ferrari e
di tutti gli scrittori di storia patria
a lui succeduti, il nome "Carmiano" deriva da "Carminius",
valorosissimo centurione romano
al quale il Senato della Repubblica assegnò cento iugeri di
terreno della Messapia quale
premio per le sue imprese gloriose. Dopo la sua morte quelle
terre passarono in eredità ai suoi
successori col nome di "Praesidium Carmianensis", ovvero
"Carminianum. Carmiano venne
ricostruito durante la dominazione bizantina, ma non più sulle
sue stesse rovine. In un passato
piuttosto recente, in occasione di
lavori di sterramento, furono
ritrovate, nelle contrade "Maggi"
e "Saraceni", tracce di muri,
forse resti dell'antico villaggio di
Carmiano, ed alcune tombe distrutte, dove furono rinvenuti
degli oggetti. In seguito alle devastazioni dei secoli IX e X,
compiute nell'intero Salento ad
opera dei Saraceni, degli Ungheri e degli Slavi, nessuno degli
storici parla più di Carmiano
sino all'anno 1000.
Dal 1448 al 1807 fu sotto il governo dei Padri Celestini, che
erano arrivati numerosi a Lecce
nell'anno 1353 per merito del
conte Gualtiero di Brienne.
Fu questa per il paese un'epoca
di pace, di serenità e di prosperità. Anche a Carmiano i Padri
lasciarono il segno della loro
tangibile operosità, come testimonia "Palazzo dei Celestini",
situato nel centro storico sulla
via provinciale per Lecce.
Durante il Risorgimento Carmiano prese parte attiva all'azione della rinascita nazionale. Furono un gruppo di uomini colti e
il clero intelligente a farsi portavoce di una nuova concezione
politica e, nello stesso tempo,
informatori di quanto avveniva
in ogni parte della penisola. Allorquando Federico II di Borbone, il 29 gennaio 1848, concesse
la Costituzione, anche a Carmiano come avveniva in tutta l'Italia,
ebbero luogo manifestazioni
patriottiche con canti, suoni e
sventolio di vessilli tricolori,
festeggiamenti che ebbero luogo
anche in occasione delle gloriose
imprese compiute da Vittorio
Emanuele e da Garibaldi. Il 21
ottobre 1860 si svolse anche a
Carmiano il plebiscito in favore
di Vittorio Emanuele per l'annessione del Napoletano al resto
d'Italia, ed ebbe esito favorevole.
Numerosi furono i cittadini carmianesi e maglianesi che diedero
il loro contributo, anche con la
perdita della vita, alla causa del
Risorgimento d'Italia, del conflit-
to Italo-Turco del 1912 e dei due erge la colombaia più grande ed
conflitti mondiali.
austera della penisola Salentina
I suoi cittadini sono “Carmianesi”.
fatta costruire nella seconda meFonte:Sito istituzionale, tratto da: tà del 1400 dagli antichi signori
Giovanni Paticchia, "Carmiano e del luogo. Sulla porta gli stemmi
Magliano - Compendio di storia
dei del Balzo ai lati e dei del
patria", Panico, Galatina (LE), 2000
(E’ stato assegnato all’ex via 396K Balzo–Brienne al centro.
Sull’imponente portale d’inlocalità Torre Lapillo)
del Palazzo Ducale troCarpignano Salentino. Comu- gresso
viamo lo stemma dei Ghezzi e
ne della Puglia. 75 mt. sul ldm.
l’iscrizione latina NON SIBI
Carpignano Salentino, situato
SED ALIIS, che richiama alla
sull’antico asse
memoria la generosità dell’anviario della via
tico signore.
Traiana–CoDelle chiese segnate sulla veduta
stantiniana, didel Pacichelli è rimasta solo la
sta dal capoluParrocchiale, che si presenta
ogo di provinoggi nella ricostruzione del XVII
cia 25 km. Posecolo.
sto a circa 70 m sul livello del
Fulcro del paese è la piazza,
mare, da cui dista 12 km ha una
intorno alla quale sorgono vecpopolazione di 3.900 abitanti,
chie case gentilizie, una piccola
compreso il vicino centro di
cappella dedicata a S. Leonardo,
Serrano, divenuto frazione del
e l’imponente palazzo Lubelli, il
comune carpignanese all’indocui primo nucleo risale al Settemani dell’Unità d’Italia. Percorcento. Attraverso il portale, che
riamo una delle strade vicinali
nel concio in chiave riporta
che ancora oggi presentano i
l’antico stemma baronale, si
caratteristici solchi scavati nella
accede al cortile quadrangolare,
roccia, le cosiddette carambule,
oggi palcoscenico di illustri intracce del secolare passaggio dei
contri culturali. Nell’ambito
carri.
dell’iniziativa "L’olio della poeIn lontananza si scorge la massesia", alcuni poeti contemporanei,
ria turriforme Sciusciu, una delle
quali Sanguineti, Luzi, Raboni e
tante dimore rurali disseminate
Alda Merini, hanno cantato le
nell’entroterra salentino. Nelle
bellezze e i frutti delle nostre
vicinanze della masseria corre
terre. Versi in cambio di olio,
l’antica arteria stradale che colquesto il baratto.
legava Lecce ad Otranto, sorta
I suoi cittadini sono “Carpignaprobabilmente in età Costantinesi”.
niana è segno tangibile della Fonte: Sito istituzionale.
presenza romana nella zona.
(E’ stata assegnata all’ex via 397K
A distanza di mille anni il località Torre Lapillo)
1°novembre si svolge ancora Casarano. Comune della Puormai per le strade di Carpignaglia. 107 mt. sul ldm. E’ un cenno l’antica fiera, conosciuta cotro agricolo, vino e olio. Centro
me Fiera Ognissanti. Intorno al
artistico, parrocchiale del XVIII
IX–X secolo i monaci Basiliani
secolo.L'ipotesi storicamente più
fuggiti dall’Oriente Bizantino
fondata fa risaripararono nelle regioni di lingua
lire la genesi di
greca. La Cripta Bizantina, priCasarano al
ma testimonianza del rito greco
centurione
in Carpignano, conserva affreromano Caesar
schi risalenti almeno al X secolo.
che, attorno al
Le origini di Carpignano sono
I sec. a.C.,
ancora più remote. Ne sono teottenne l'assegnazione di queste
stimonianza i quattro menhir, di
terre per meriti militari.
cui oggi rimangono solo due: il
Il nome di Casarano,infatti,
menhir Grassi e il menhir Croce
deriverebbe da Caesaranum cioè
Grande o Staurotomèa, entrambi
‘possesso di Cesare'. L'origine
molto ridotti in altezza anche a
romana di Casarano è confermacausa di chi un tempo sperava di
ta dal recente ritrovamento, nei
trovare sotto di essi leggendari
pressi dell'attuale Chiesa di Catesori, le famose "acchiature".
saranello, di due epigrafi databili
Altre testimonianze dell’età rutra i secc. I a.C. e I d.C. i quali
pestre sono le neviere, anfratti
testimonierebbero l'esistenza di
sotterranei profondi circa tre un casale romano. La famosa
quattro metri, riadattati intorno
Via Appia Traiana (98-113 a.C.)
al XIII–XIV secolo come depolambiva, tra l'altro, proprio la
siti per conservare la neve, dato
zona di Casaranello, teatro di
che in passato il clima salentino
tutte le scoperte più antiche della
era molto più rigido di quello
città. Notevole fu, tra i secc. V e
attuale. Nello stesso fondo si
Anno VI n.11 Novembre 2012
la Biblioteca
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XI la dominazione dei Bizantini,
in seguito alla quale Caesaranum
fu assimilata alla cultura cristiana d'Oriente, divenendo per lungo tempo - come tutto il Salento
- terra di confine e di incontro tra
cultura orientale e civiltà occidentale.
Al periodo bizantino risalgono
gli interventi più significativi
nella chiesa di Santa Maria della
Croce, meglio conosciuta con il
nome di chiesa di Casaranello,
vero gioiello della città e della
Puglia intera. ben presto denominato Caesaranum magnum, in
opposizione al nucleo originario
di Caesaranum parvum (Casaranello). Nel corso del XIII sec., in
seguito alla vittoria di Carlo
d'Angiò su Manfredi a Benevento (1266), il feudo di Caesaranum Magnum passò nelle mani
di casati nobiliari legati agli angioini: i Tomacelli, i Filomarino,
i Conca. Stando all'epigrafe esposta in Santa Maria della Croce, un rampollo dei Tomacelli di
Casarano fu papa dal 1389 al
1404 con il nome di Bonifacio
IX, ma su questa vicenda sono
state avanzate numerose riserve.
Dalla fine del sec. XVI fino al
sec. XIX, Casarano conosce un
periodo di grande floridezza,
segnato dalla costruzione di numerosi palazzi nobiliari, dimora
delle importanti famiglie che si
avvicendarono nel paese, dando i
natali ad illustri personaggi di
levatura nazionale. Primo tra
tutti Franceso Antonio Astore,
filosofo illuminista che fu tra i
protagonisti della breve e sfortunata Repubblica Partenopea
(1799). Fonte: Sito istituzionale.
sul mercato librario. Il fatturato
complessivo del 2011 ha subìto
una flessione rispetto al 2010
pari al 4,6%. Il calo delle vendite
corrisponde invece al 3,7%. Dato
che peggiora fino a un -8,7% se
si prendono in considerazione i
primi nove mesi del 2012.Cala
anche il numero dei lettori passando dal 46,8% della popolazione al 45,3% (723mila lettori
in meno). L’unico settore che
registra un lieve miglioramento è
quello dell’e-book, che fra la
popolazione maggiore di 14 anni
balza dall’1,3% al 2,3%. Il presidente dell’Associazione Editori
ha chiesto di far abbassare l’iva
sugli e-book dal 21% al 4%. Il
governo ha innalzato tutte le
aliquote, portando quella dal
21% al 22%.
STORIA DELLE PAROLE
di Paolo Granzotto
Carlona.
Anche nel modo di
dire” fare le cose alla carlona”c’entra, come c’entra in
“ciarle” (vedi Carlomagno). Il
quale era chiamato, dalla cerchia
degli intimi, Carlone o il buon
Carlone. Si racconta che un
giorno Carlomagno si presentò,
ad un ricevimento di corte dove
tutti erano acchittati a più non
posso, con indosso una semplice
e rozza tunica, comoda ma inelegante. Insomma s’era dimenticato che c’era una festa, a palazzo. Essendo il Re, nessuno ebbe
(E’ stata assegnata all’ex via 398K il coraggio di alzare un sopracciglio ed, anzi, tutti a dire ma che
località Torre Lapillo)
simpatico, ma che stravagante il
nostro Carlone. E da allora, “vestirsi alla carlona” e poi fare una
Uno sei sette arcangeli nominati cosa “alla carlona” significò quel
nella Bibbia, per i cattolici an- che significa tuttora.
nunziò a Maria di essere in attesa
arne da cannone. O “da madi Gesù; per i musulmani è lo
cello”, indica, lo sapete bene, la
spirito della verità che dettò il
massa dei soldati mandati a moCorano a Maometto; gli ebrei lo
rire con la consapevolezza, giuvenerano come il “Principe del
stappunto, che moriranno. Tutti
fuoco”.
attribuiscono questo cinico modo
E’ il patrono dei corrieri, dei
di dire a Napoleone. Il quale può
giornalai, dei filatelisti, degli
anche averlo detto ma poiché a
ambasciatori, della radio, della
riferirlo è De Pradt, un abate, e
TV e delle telecomunicazioni.
questo basti, prima amico e poi
Fonte: blog di Libero.
avversario di Napoleone, io non
ci metterei la mano sul fuoco.
C
Mercato del libro
in crisi
Cattivo. Viene da captivo, cioè
“prigioniero”, “catturato”. Oh
bella, direte, e come mai signifiL’Associazione Italiana Editori ca oggidì “malvagio”? Fu la
ha recentemente presentato una predicazione cristiana, che non
diagnosi ben poco incoraggiante mancava mai di sottolineare il
triste destino del captivus diaboli, di colui che diventava prigioniero del demonio (e cioè il peccatore), a favorire il cambiamento di significato.
Captivo e quindi “cattivo” finì
infatti con l’esprimere direttamente lo stato del “peccatore”,
individuo, in quanto tale, “malvagio”.
Tant’è che cattività non ha niente a che vedere con la cattiveria,
ma intende “schiavitù”, “prigionia”.
Cerchiobottismo. Il neologismo, fresco di giornata, è riferito
a giornalista o giornale che si
barcamena, si destreggia fra potere e opposizione cercando di
accontentare l’uno o l’altra. Viene da sé, da “un colpo al cerchio
e uno alla botte”, che già troviamo nei “Promessi sposi”, e che
trae dall’arte del bottaio.
Il quale, a compimento del lavoro, deve assestare – e lì risiede
l’arte – acconci colpi contemporanei alle daghe e al cerchio che
le serra, per inzeppar tutto per
bene.
P.Granzotto,Perché parliamo italiano,l’avventurosa storia della nostra
lingua dalle origini a che c’azzecca,
1998,edizione fuori commercio.
nuto senza moglie, essa è a
letto ammalata.
A lui si può sostituire con gli.
Purtroppo una percentuale di
parlanti, sulla cui entità è
misericordia stendere un velo, usa dire:“Non ho telefonato a Luigi, però ci ho scritto
una lettera” che è grave errore.
Ci non sta mai con gli. Ci
pronome è complemento oggetto di noi: Tu ci punisci
oppure funge da complemento di termine, al plurale: Tu ci
(a noi) ha dato una delusione.
Davanti a i si apostrofa: Egli
c’ invitò a cena, e qualcuno
lo apostrofa anche davanti ad
altra vocale, come suggerisce
la vecchia canzone:
C’ eravamo tanto amati
Per un anno e forse più
che qualche purista giudica
peccato veniale (l’apostrofo,
non l’amore), preferendo Ci
eravamo tanto amati.
Al prossimo.
C.Marchi,Impariamo l’italiano,
Rizzoli,1990.
Peppinello
e il re di tutti i
pesci raccontato da
Nonna Aurelia
LA STRUTTURA DEL NOME
Dei pronomi personali, tu è il
più vilipeso dal corrente linguaggio
cinematografico,
televisivo e salottiero, molti
addirittura lo considerano
dialettale, e pensano di ingentilire il loro eloquio esclamando: l’hai detto te; te non
devi pensare a queste cose; io
e te ci ameremo sempre.
Te non è soggetto, e la sua
sostituzione strisciante al tu
nella funzione di soggetto
suona ancora come errore;
invece è accettata, sempre
nella funzione di soggetto, la
sostituzione di lui a egli: ho
visto tuo padre, egli mi ha
detto (ma anche: lui ha detto)ecc.
Egli e lui si usano riferiti a
persone; esso agli animale e
alle cose: non scherzare col
cane, esso può morderti. Ingenti
furono
i
danni
dell’incendio: esso fu domato solo dopo tre ore.
Essa invece può essere riferita anche a persona: Sono ve-
A cura di Antonio Alberti
Per
la festa dei nonni, Aurelia
Minerba - una chioma sul candido che mi ricorda mia madre meglio conosciuta come “Nonna
Aurelia” è stata invitata a raccontare una favola nella classe 2
A della scuola elementare.
Immaginate se Nonna Aurelia si
lasciava sfuggire l’occasione di
ritrovarsi attorno tanti bambini
per parlare loro con la sua voce
lenta e suadente.
L’accoglienza è stata affettuosa
da parte delle insegnanti e dei
minori. Si sentiva titubante,
Nonna Aurelia, si augurava di
non avere lacune nella memoria
perché questa favola gliela raccontava sua nonna quando era
piccola. E di acqua sotto i ponti
ne è passata tanta.
Un uditorio molto attento costituito da piccini di sei anni. Man
mano che il racconto entrava nei
dettagli, vedevi grandi occhi
attentissimi, c’era chi pensava di
interrompere per chiedere spiegazioni, altri che pensavano di
Anno VI n.11 Novembre 2012
la Biblioteca
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disegnare i pesci. Cosa che in
realtà avvenne, dopo.
Insomma, un successo inaspettato per una Nonna!
Le insegnanti si sono prenotate
per avere la sua presenza sotto
Natale, per sentirsi raccontare
altre favole, assieme ai bambini.
Ma l’emozione continua perché
quei piccoli uditori che escono
dalla scuola nei pressi della casa
di Nonna Aurelia, quando la
incontrano si ricordano di lei e le
chiedono:
“Nonna
Aurelia,
quando ce ne racconti un’altra?”
di Marina Corradi
Sei luglio, cinque torri, Cortina.
La sera quando la seggiovia si
ferma e gli ultimi turisti se ne
vanno, al rifugio Scoiattoli cala
il silenzio. Solo gli squittii delle
marmotte, e il sommesso brusio
del generatore. In alto, il rifugio
Nuvolau abbarbicato sulla roccia
come un nido di corvi. Dietro, in
cima al Lagazuoi, le luci della
funivia. Il resto è notte, nera. Gli
ultimi bagliori del tramonto disegnano contro il cielo le sagome bizzarre delle Cinque Torri,
sorelle streghe. Le trincee della
Grande Guerra sono deserte. Ai
tavoli del rifugio il Blauer Burgunder rosso come il sangue
scalda il cuore.
Si apre la porta. “Mamma, sono
entrati due soldati” dice mia
figlia.
Getti alle spalle un’occhiata distratta. Che strana divisa. Non
capisci di quale corpo di esercito.
Ma ne arrivano altri, dieci, venti.
Ora li guardi sbalordita. Parlano
in tedesco. Hanno il fucile in
spalla. “Signora, sono comparse,
girano un film sulla guerra qui
alle Cinque Torri, spiega ridendo
la cameriera. Quella divisa grigioverde è degli Alpenkorps,
truppe da montagna dell’esercito
austroungarico. In verità qui alle
Cinque Torri stavano gli italiani,
e il nemico bombardava, mi pare
dal Sass de Stria; ma poco importa, questi ragazzi sono di qui,
e hanno le stesse facce dei loro
bisnonni contadini mandati a
morte nella neve, sotto al fumo
acre dell’artiglieria.
E mentre dei fari illuminano le
trincee qui sotto, gli Alpenkorps
col cellulare chiamano la ragazza
a casa. C’è un piccolo esercito
ora davanti al rifugio; camminano goffi negli stivali rigidi, manovrano maldestri il fucile finto.
Ridono fra loro.
Nel riverbero di luce pallida che
dal set rischiara le Torri, come in
un plenilunio, li osservi, sulla
terrazza del rifugio. Perfetti nella
divisa, nel berretto, nei baffi con
la foggia del primo Novecento.
Identici ai veri soldati, nella foto
in bianco e nero dei libri di storia
– quelle con i cannoni e i muli
carichi spinti su a bestemmie per
le strade ghiacciate. Eppure,
qualcosa li rende radicalmente
diversi. Cosa? Continui a chiedertelo, lo sguardo assorto nel
rosso sangue del Blauer Burgunder nel calice.
Ora, si gira. Si allontanano verso
il set le comparse, le loro ombre
con il fucile in spalla per un
momento
come
fantasmi
dell’esercito che fu. Dalle trincee
echi di voci smorzate; poi, nel
rifugio si va a dormire. All’alba
davanti alle Cinque Torri non c’è
più nessuno. Scomparsi gli Alpenkorps, proprio come fantasmi
(O forse hai sognato?)
Ma in cosa esattamente non ti
sembravano veri? Uguali in ogni
particolare, eppure. Alla stazione
della seggiovia l’indomani guardi le foto d’epoca seppiate. Gli
occhi, ecco, gli occhi.
Quei là del 1915 avevano gli
occhi di chi sa che può morire
questa notte; e la nostalgia di
casa, della madre, della fidanzata, così irrimediabilmente lontane. Quei là avevano sulla faccia
la paura, e una speranza tesa
come una preghiera – anche
quelli che bestemmiavano spingendo su a legnate i muli.
Quei là, ragazzi uguali ai tuoi
figli, che ora dormono a migliaia
nei Sacrari delle Dolomiti. Austriaci, italiani? Tutti come i tuoi
figli; morti a vent’anni per una
linea di frontiera. A Prato Drava,
tra la Val Pusteria e l’Austria,
oggi nemmeno un cartello segna
più il confine).
dire la conoscenza di un personaggio della storia antica,
un leggendario conquistatore,
sempre attuale: Alessandro
Magno. Nonostante egli sia
Si deve al grande condottiero
la capacità di vivere e combattere mettendo sempre al
primo posto il pothos, il desiderio di conquista, ma anche
principalmente ricordato per le la completa accettazione e
battaglie che gli hanno permesso identificazione con la cultura
di conquistare nazioni ed arriva- altrui.
re fino ai confini del mondo conosciuto, l’argomento che mi
piacerebbe affrontare è il suo
atteggiamento verso i popoli che
andava a conquistare, in particolare il contatto con le popolazioni orientali. Alessandro ebbe
un ruolo determinante nel
debellare la potenza persiana,
comandata da Dario III.
Nella battaglia campale di
Isso del 333, il Macedone
catturò tutto l’harem di Dario: la madre,la moglie e le
figlie e le portò nel suo accampamento.
Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, egli non le trattò da prigioniere, ma, essendo
esse donne provenienti da stirpe
regale, le ammise ai suoi banchetti, le vestì di porpora e gli
concesse di vivere secondo i loro
usi e costumi. Si racconta che
appellasse Sisingambri, la
madre di Dario, come mater
dulcissima, e che non osò
violare la bellezza di Statira,
la moglie del Gran re persiano. Altro atteggiamento rilevante è quello dimostrato da
Alessandro una volta arrivato
in terra d’Egitto. Egli essendo
a conoscenza delle tradizioni
orientali, sapeva bene come
guadagnarsi il favore delle
Tempi,Luglio 2012
popolazioni indigene. Dopo
essere stato intronizzato faraone, si recò all’oracolo di
Zeus Ammone nell’oasi di
Siwa. La consultazione gli
di Marianna Liuzzi
I miei studi e il lavoro di tesi garantì l’appellativo di “ ficoncluso da pochi mesi mi glio di Zeus”, e quindi anche
hanno permesso di approfon- la legittimazione della sua
discendenza divina.
Europei disinformati su
prevenzione primaria
dei tumori
di Fabio La Grua
sano, fare attività fisica e
non fumare, vale a dire i principi basilari della prevenzione primaria contro i
tumori, sembrano non piacere molto
alla popolazione europea, che anziché
assumersene la responsabilità della
propria salute, preferisce delegarne il
destino ai geni. Il problema del fallimento della prevenzione come strategia anticancro, oltre a essere tema
centrale del congresso della Società
europea di oncologia medica (Esmo) a
Vienna, è anche il dato che emerge da
una ricerca irlandese, presentata
proprio in occasione dell'evento.
La scarsa fiducia nei cambiamenti
dello stile di vita, ma anche una certa
disinformazione sono state riscontrate
in un campione di 748 soggetti, di cui
126 hanno dichiarato di essere personale sanitario. «Complessivamente il
90% degli intervistati, personale sanitario incluso, preferisce credere che
siano i geni ereditari ad aumentare il
rischio di sviluppare un cancro» spiega l'oncologo Derek Power, che ha
diretto l'indagine alla Mercy and Cork
university hospitals «mentre in realtà
solo il 5-8% dei tumori è dovuto a un
gene ereditato. Sono inoltre insensibili
al fatto che il 95% dei tumori dipenda
dalla dieta, dallo stile di vita e dal
fumo». Inoltre, più di una persona su
quattro è convinta che più della metà
dei tumori è di origine genetica e il
15% degli intervistati sostiene che il
rischio tumorale non può essere modificato nel corso della vita. «La disinformazione dilaga».
«La popolazione rifiuta la propria
responsabilità e questo aspetto deve
essere considerato nel creare campagne che siano recepite e assimilate
dai cittadini, e in particolare, che enfatizzino come dieta e stile di vita, fumo
incluso, spiegano il 90-95% dei tumori».
Mangiare
“UOMO,
PAROLA GENERICA”
Si era accesa viva discussio-
ne fra due canonici, nella
sacrestia di Alessano, intorno
alla parola uomo, nel suo
Anno VI n.11 Novembre 2012
la Biblioteca
8
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speciale significato, intendendosi cioè dal verso della
sacra dottrina, e per la forte
disputa cominciavano ad accapigliarsi. “Non vi accalorate tanto, signori miei” disse
Papa Galeazzo, intervenendo
nella disputa, “la soluzione
del caso devesi meglio ricercare nel superbo concetto
della Genesi del gran Mosè.”
All’uscita di Papa Galeazzo i
due canonici smammarono e,
dopo quel primo momento di
stupore, a coro, chiesero la definizione. “Uomo” rispose tosto
l’Arciprete “è parola generica
che abbraccia la donna!”
Congedo,Il Breviario di Papa Galeazzo, Congedo editore, Galatina,
2001,p.84.
IL MONDO AI MIEI PIEDI
Le foto di
Pina Catino
di Lesley Lokko
Settembre 1981. Rianne de Zoete, bellissima ereditiera sudafricana, viene mandata a studiare
DONNA D'ORIENTE
Pina Catino ha esposto a Coper-
di Fernando Roselli
tino nella Mostra "Androni e
Occhi bistrati di velluto nero,
Corti - gli spazi colorati da appa- mi hai guardato con un'ombra di
renti silenzi.
sorriso
celato appena da un leggero
velo.
Donna d'oriente, sei subito sparita
tra la gente che ti circondava
e più non ti ho rivista,
ma per sempre
contro la sua volontà in un escluin me tu resterai come un mistero.
sivo college inglese. Cresciuta
Dubai, 2008
secondo le regole della società
bianca, privilegiata e razzista,
INCANTESIMO
Rianne è molto diversa dalle tre
di Fernando Roselli
compagne con cui è costretta a
H
o
comprato
per te gioie e diacondividere la stanza. Ma se con
manti
i suoi atteggiamenti arroganti
e al mio richiamo tu non sei
risulta inizialmente insopportabi- IL VIAGGIO è stato il tema della
venuta.
le, ben presto le quattro trovano rassegna
2012
organizzata
un’intesa e diventano inseparabi- dall'Archeoclub d'Italia sez. Co- Ho comprato per te vesti preziose
li. Quando però Rianne scopre pertino, dedicata a San Giuseppe
e ti ho attesa invano nel silenzio.
che il ragazzo più corteggiato del da Copertino, il santo dei voli.
Ho comprato per te profumi rari
college è proprio Riitho Modise,
e son rimasto ancora sempre
figlio del più noto prigioniero
solo.
politico sudafricano e soprattutto
Ma quando ho scritto questi
del nemico numero uno della sua
pochi versi
famiglia, ecco che cominciano i
TERRA CHE PARLA
in cui ti dico tutto l'amor mio
guai seri.
di Toni Zamengo (Ta Nek).
ti ho vista comparire sorridente,
Nel 2011 del romanzo è stato
prodotto un film con buon suc- Il poema della natura in dodici radiosa come il sole a primavera.
cesso.
lingue. Nella presentazione del
Mondadori,2006
libro Marzio Favero scrive: “E’
un poema dove la terra parla al
LA LIBRERIA DEI NUOVI INIZI
cielo. Esso esprime il dramma
Assessorato alla Cultura
Biblioteca comunale
di Anjali Banerjee
della vita e della morte connaturato indissolubilmente negli esL’autrice è nata in India, ma è
Porto Cesareo
seri che popolano la terra, nel
Via Cilea,32
cresciuta in Canada e poi in Agiro di un giorno,simbolo del
merica.
nascere, crescere e del finire di
Scrittrice di
Orario invernale
tutti i viventi…
diversi ro(Marsilio editori).
Mercoledì
manzi per
adulti e per
LA FIAT DEL NORDEST
Venerdì
ragazzi,
di Toni Zamengo (Ta Nek).
accolti con
Dalle ore 16
L’altra faccia dell’economia
entusiasmo
sommersa.
negli Stati
Alle ore 19
Un’opera originaria del 1990 che
Uniti, vive
viene rieditata perché di sornello stato di Washington col
IL MEGLIO
marito e cinque gatti. La libreria prendente attualità.
SCRITTO
Piazza Editore,2011.
SULL’ANTICO
dei nuovi inizi è il suo debutto
SALENTO
italiano.
LE NOSTRE RADICI
CONSULTABILE
C’è una vecchia libreria, a ShelNELLA
di Toni Zamengo (Ta Nek)
ter Island, dove ad aggirarsi in
ACCOGLIENTE
cerca di compagnia e buone let- (‘E nostre raise) di. E’ un affreSALA DI LETTURA
ture non sono solo gli affezionati sco in due lingue, italiano e veclienti.
neto testo a fronte, sulla vita
Il catalogo può essere
Qui, tra stanze in penombra, degli anni quaranta. Il mondo
visionato sul sito
riccioli di polvere e parquet contadino legato da secoli alla
internet del
scricchiolanti, i libri hanno dav- terra, poi la guerra, gli sfollati
Comune
vero un’anima e, quasi godesse- dalle città, i primi sintomi di
ro di vita propria, sanno farsi cambiamento. Un affresco fatto
scegliere dal lettore giusto al di racconti, dialoghi, frammenti,
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momento giusto...
raffronti con la vita presente…
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Annunciato con una adeguata
campagna pubblicitaria, ha
aperto i battenti la scuola di
musica presso il “Covo di
Mozart” in via Mozart 113
(angolo via Vespucci). Una
iniziativa privata con un partner cesarino, Marco Petrelli,
che riempie il vuoto, seppure
con finalità diverse, lasciato
dalla mancata istituzione della sezione staccata dell’Istituto Superiore di Studi
Musicali: il “Tito Schipa” di
Lecce.
Nel “Covo” si apprenderà
l’uso degli strumenti: chitarra, basso/contrabbasso, batteria, pianoforte, canto, sax,
tromba, violino, violoncello,
arpe e, inoltre, la lingua inglese per adulti e ragazzi,
l’inglese commerciale per
operatori del turismo, ristoratori, albergatori, baristi. Un
impiego culturale che aumenta la qualità della vita cesarina e, conseguentemente, la
capacità di attrarre investimenti e produrre reddito e
Rizzoli,2011
posti di lavoro.
(Marsilio editori).