Il termine daltonismo prende origine da John Dalton, un fisico e

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Il termine daltonismo prende origine da John Dalton, un fisico e
Il termine daltonismo prende origine da John Dalton, un fisico e chimico inglese (nato
nel 1776) che nel 1798 descrisse un’anomalia congenita della visione dei colori di cui
era affetto lui stesso.Infatti Dalton era “discromatoptico” ossia cieco ad alcuni colori.
A lungo non si era reso conto di vedere il mondo in maniera diversa dagli altri: lo scoprì
di colpo nel 1794, quando per sbaglio, indossò un abito rosso vivo invece di quello nero
impostogli dalla fede quacchera, e i suoi correligionari lo rimproverarono per l’errore.
Affascinato prese ad indagare sul proprio difetto visivo, chiedendosi come e perché
vedesse le cose in quel modo; e descrisse per la prima volta la discromatopsia ereditaria
(anche suo fratello sembrava avere lo stesso difetto).
Ripeteva spesso che, per lui, l’erba e il sangue avevano il medesimo colore, e i fiori di
campo azzurri il colore di ciò che per gli altri era rosa e si chiedeva interdetto come mai
la gente distinguesse il rosso dal verde e il rosa dall’azzurro, mentre lui no.
Poiché il difetto congenito apparteneva ad un personaggio così famoso, presto fu
coniato il termine “daltonismo” per designare la discromatopsia.
Dalton morì il 27 luglio 1844 e poco tempo dopo Joseph Ransome, il suo assistente,
obbedì all’ordine impartitogli dal maestro e rimosse i bulbi oculari al fine di poter
studiare questo difetto visivo.
A oltre 150 anni dalla morte del grande chimico gli scienziati sono riusciti a stabilire
l’origine della discromatopsia: si è scoperto che la cecità per i colori è causata da un
gene che, avendo subito una mutazione, manca di alcune informazioni genetiche e non
funziona a dovere.
Esistono molteplici difetti della visione dei colori, interpretabili con il fatto che l’occhio
vede i colori componendoli in alcuni canali proprio come succede nei televisori, nelle
pellicole fotografiche, nelle stampanti a colori o nelle telecamere.
Possiamo quindi avere uno squilibrio tra i diversi canali che fa si che alcuni colori
vengano scambiati con altri. Questi difetti della visione possono essere acquisiti in
seguito all’assunzione di alcuni farmaci (santonina e vermifughi, per esempio) e sono
di una forma momentanea, destinata a scomparire attraverso la disintossicazione
oppure osservarsi in talune affezioni del nervo ottico o della retina (tuttavia in questi
casi si accompagnano ad altri e più gravi difettivi visivi.
Più seri sono i danni causati dal tabacco. L’avvelenamento da nicotina è caratterizzato
da una perdita sensibile della capacità di percepire il rosso e il verde nella zona
maculare (ma non nella visione periferica). E’ per questo che certe persone possono
distinguere i colori strizzando gli occhi mentre non riescono a percepirli a distanza,
soprattutto i colori rosso e verde.
Il daltonismo, comunque è più frequentemente congenito e colpisce quasi sempre solo il
sesso maschile, mentre le femmine sono in genere portatrici sane.
La cecità per i colori può essere completa od incompleta e può interessare solo il colore
verde (si distingue una deuteranopia, cioè una mancata percezione del verde e una
deuteranomalia, cioè una difettosa percezione del verde) oppure solo il colore rosso (si
parla di protanopia o mancata percezione del rosso e di protanomalia o difettosa
percezione del rosso) oppure può riguardare tutti i colori: la cecità totale dei colori è
però rara e si accompagna ad altri gravi deficit della visione.
Il daltonismo è abbastanza frequente e si stima interessi l’8 – 10% della popolazione
maschile e circa lo 0,5% di quella femminile.
La diagnosi di un’anomalia della visione dei colori viene in genere eseguita sfruttando
le tavole “pseudocromatiche che si basano sull’impiego di colori che possono essere
confusi tra loro in condizioni patologiche.
Il test consiste nel far vedere al bambino delle tavole formate da tanti disegni geometrici
che delimitano figure oppure numeri, uno per ciascuna tavola, di colore diverso dallo
sfondo; il soggetto capace di discernere i colori è in grado di individuare le figure del
pesce, del treno della farfalla, della barca a vela oppure il numero mentre il soggetto con
daltonismo totale, o per il verde o per il rosso non riesce a distinguere i disegni dal
fondo.
Esistono anche difetti nella capacità di distinguere i colori della regione blu dello
spettro, ma sono rari.
La malattia è ereditaria e si trasmette secondo un meccanismo recessivo, ossia non
compare nella prole se il carattere non appartiene ad entrambi i genitori.
Il daltonismo è incurabile ma ha scarsa importanza; non c’è prova che ritardi
l’apprendimento sebbene possa creare difficoltà.
Esistono esercizi per il miglioramento della percezione dei colori.
Attraverso l’esperienza è possibile insegnare alla retina a percepire i colori e a
distinguerli, purchè gli occhi siano normali per gli altri aspetti.
Questa educazione è possibile se la mente, i nervi e gli occhi sono distesi e il soggetto
non si limita ad interpretare gli oggetti come scuri o chiari. La sensibilità ai colori può
essere sviluppata attraverso l’educazione delle terminazioni nervose della retina, che
devono reagire alle diverse lunghezze d’onda dei colori dello spettro.
Solo poche persone, la cui vista è per gli altri aspetti normale, sono realmente cieche per
i colori e vedono tutto nero, bianco o grigio. La maggior parte dei cosiddetti daltonici,
per ignoranza, mancanza di attenzione o insufficiente concentrazione, interpreta male o
scambia certi colori, soprattutto il rosso, il verde e il marrone.
Anche la fatica può costituire un fattore importante di perdita della visione dei colori.
Valentina 3ª
OIRM Torino

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