Gli orologi di zio Albert td: 60: =
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Gli orologi di zio Albert td: 60: =
Gli orologi di zio Albert Antonio Scafuro – Liceo Scientifico “Rescigno” – Roccapiemonte – Sa – [email protected] http://www.antonioscafuro.it Sommario: Costruendo una presentazione per spiegare agli alunni di terzo liceo il moto circolare ed utilizzando Cabri per simulare situazioni è sorta la necessità di costruire un orologio. Cioè uno strumento che in ambiente Cabri consentisse di misurare in qualche modo intervalli di tempo tra un evento e l’altro. È così venuto fuori un modello di orologio analogico. Ma sono anche tornate alla mente le parole: “Nello sforzo che facciamo per intendere il mondo rassomigliamo all’individuo che cerca di capire il meccanismo di un orologio chiuso. Egli vede il quadrante e le sfere in moto, ode il tic-tac ma non ha modo di aprire la cassa. Se è ingegnoso, egli potrà farsi una qualche immagine del meccanismo responsabile di quanto osserva …” (Einstein e Infeld - L’evoluzione della fisica – Universale scientifica Boringhieri – Ristampa 1976 – pag. 43). Così l’orologio è diventato di zio Albert. Anche perché nell’anno internazionale della fisica mi sembra che il meno che si possa fare è ricordare chi cento anni fa ha sconvolto il mondo scientifico (e per certi aspetti continua ancora a sconvolgerlo) con le sue idee di tempo, spazio, energia, massa, annessi e connessi. L’orologio Cabri Sembra facile (ma non è difficile) costruire un modello che riproduca il movimento delle lancette di un orologio. Così sarebbe se l’orologio avesse una sola lancetta: costruita una circonferenza ed un 12 1 11 vettore applicato nel centro e con l’estremo libero sulla circonferenza, l’animazione 10 2 dell’estremo libero risolverebbe il problema 3 9 8 4 7 5 6 La cosa si complica se le lancette sono due. Perché per ogni giro della prima, la seconda deve ruotare di sei gradi intorno al centro, in modo tale che quando la prima lancetta avrà fatto sessanta giri, la piccola ne avrà fatto uno. Ho pensato di risolvere così il problema: 1) rettifico sessanta giri: moltiplicando per sessanta la lunghezza della circonferenza, riportando il valore su una semiretta e disegnando il vettore V con origine nell’origine della semiretta e fine nel valore riportato 2) fissando un punto mobile, P, sul vettore V, la distanza di P da O, origine del vettore, rappresenta, opportunamente proporzionata, il tempo che scorre, a partire da zero. La proporzione che consente questo passaggio è la seguente: γ : 60 = d : t , dove γ è la lunghezza di un giro, d la distanza percorsa da P su V e t il tempo in secondi (ovviamente qui il secondo non ha niente a che vedere con la corrispondente unità di misura del S.I.). 3) moltiplico t per 6 e col risultato ruoto l’apice dell’orologio (il punto più alto) intorno al centro in senso orario. Ottengo così il punto Q sulla circonferenza che la percorre all’unisono col moto del punto P su V 4) il vettore che lega il centro C di la prima lancetta γ aQè 12 1 11 10 2 C 9 3 Q 8 4 7 5 6 5) per la seconda lancetta fisso un punto al di sotto del 12 e lo ruoto in senso orario con una rotazione pari ad un sessantesimo della precedente. Ottengo così il punto M. Un secondo vettore applicato in C e diretto in M si muoverà come la seconda lancetta 12 1 11 M 10 2 C 9 3 8 4 7 5 6 6) a questo punto l’orologio è pronto: l’animazione di P lo mette in funzione. Conviene usare l’animazione multipla, fissando al minimo la tensione della molla. Se questo orologio rimane solo non è granché utile. Possiamo però accompagnarlo con il suo gemello, che decide di volarsene via inseguendo avventure astronomiche a velocità confrontabili con quella della luce. L’orologio di zio Albert. A partire da C tracciamo una semiretta, s, parallela a V. Questa sarà la guida lungo la quale si muoverà l’avventuriero. Su s fissiamo un punto C’ e col vettore CC’ trasliamo tutto, tranne i punti v2 Q, M e le lancette. Costruiamo l’espressione t ⋅ 1 − 2 , che ci consentirà di determinare il tempo, c v t’, visto da C su C’. Per costruire il rapporto possiamo fare così: internamente al vettore c c costruiamo il vettore v; il rapporto tra la lunghezza di v e quella di c ci fornirà il rapporto cercato. Pertanto il calcolo di t’ potrà essere fatto applicando l’espressione suddetta al valore di t per t, alla lunghezza di c per c ed alla lunghezza di v per v. Ora non resta altro da fare che ripetere i passi compiuti, a partire dal terzo, sul nuovo orologio. Vien fuori il seguente prodotto: Animando il punto P, come per magia, i due orologi segneranno tempi diversi: in C si svolgerà il tempo proprio, mentre in C’ si svolgerà il tempo che l’osservatore in C vede su C’. È possibile, muovendo l’estremo libero del vettore v, modificare il rapporto v e vedere all’istante c come cambia il tempo segnato su C’. Interessanti sono i casi limite: v=0 v=c Ma la storia non finisce qui! Perché una mattina, di buon ora, mentre me n’andavo a spigolare, si presenta zio Albert e mi fa :”E la contrazione dello spazio non ce la metti?” “Hai ragione, zio” gli rispondo :”Mo’ te la faccio, se ci riesco!” “Adesso non chiedermi come ho fatto. Forse te lo dico la prossima volta, se ci rivediamo. Per chi è interessato http://www.antonioscafuro.it/Gaeto.it/Index.htm