Per la canapa è possibile uno sviluppo di filiera

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Per la canapa è possibile uno sviluppo di filiera
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COLTURE INDUSTRIALI
ANALISI
Per la canapa è possibile
uno sviluppo di filiera
Dall’ottimizzazione produttiva,all’impiego nell’industria tessile,
ai molti derivati: una panoramica delle ragioni per reintrodurre
una pianta che fu “regina”delle nostre campagne.
ENRICO BANZI
Centro Ricerche
Produzioni
Vegetali, Cesena
n Italia,la coltura della canapa (Cannabis sativa)
interessa attualmente un’area di 520 ettari, l’80
per cento dei quali destinati alla filiera tessile; il
15% viene impiegato per la produzione di seme, in
parte utilizzato dall’industria connessa alla produzione di olio, e in parte finalizzato alla moltiplicazione di alcune varietà dioiche di origine italiana; il
rimanente 5 % della superficie è destinato alla ricerca e alla sperimentazione.
Dati gli ettari coltivati nel 2007 (417) e la loro concentrazione in una zona geograficamente limitata
(le province di Bologna, Modena, Ravenna e soprattutto Ferrara) in Emilia-Romagna non si può
ancora parlare di rilancio completo della coltura,an-
I
che se sono state avviate diverse iniziative, finalizzate ad un ulteriore sviluppo della canapa e all’aumento delle superfici investite.
Per la produzione destinata al comparto tessile, il
metodo di coltivazione della canapa corta o “baby
canapa”, adottato dalla filiera nel 2002 e basato essenzialmente sull’accostamento tecnologico al lino
tessile, non ha subito variazioni tecniche di rilievo e
consente un elevato livello di meccanizzazione in
tutte le fasi lavorative (produttive e industriali) con
una notevole riduzione dei costi. Si stanno comunque studiando metodi agroindustriali alternativi,
mirati prevalentemente alla rivalutazione di tecniche agronomiche tradizionali e conseguentemente
Fig. 1 - Rappresentazione dei percorso industriale della fibra e relativi utilizzi finali.
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all’adozione di sistemi diversi di condizionamento,
macerazione e trasformazione della massa vegetale.
L’ottimizzazione degli interventi agronomici riguardanti il ciclo produttivo, finalizzata all’aumento delle produzioni unitarie in fibra lunga e all’innalzamento del livello di idoneità della materia grezza alla trasformazione, rimane comunque l’obiettivo principale dell’intera filiera tessile.
LE TECNICHE AGRONOMICHE
Dopo specifici studi di verifica, si riconferma la necessità di disporre di coltivazioni ad elevata densità
(400 piante/metro quadrato). Questo fattore è fondamentale per l’innalzamento della percentuale della parte fibrosa e per un miglioramento sensibile delle caratteristiche qualitative intrinseche della fibra
stessa, in particolare della finezza e della purezza.
Sul versante varietale si è constatato che la graduale
sostituzione delle varietà inizialmente adottate, (Fedrina 74 e Felina 34) con varietà immesse sul mercato come similari ed alternative, come ad esempio
Felina 32, ha determinato una sensibile riduzione
delle produzioni medie unitarie in biomassa,e quindi anche in fibra totale, accentuando alcune problematiche inerenti all’economicità della coltura.Sono
comunque allo studio progetti finalizzati alla risoluzione di questa problematica, sempre più condizionante.
Il rapporto fra la specificità di alcuni presupposti tecnici della fase produttiva ed il livello di stabilità dei
caratteri delle varietà adottate assume una importanza fondamentale, poichè determina in primo
luogo le produzioni unitarie e successivamente le rese di stigliatura e pettinatura.
IL MERCATO DELLE FIBRE
Il mercato delle fibre di canapa si diversifica in base
alla tipologia e alla classificazione delle fibre stesse
(figura 1). La domanda di fibra lunga pettinata, che
rappresenta il derivato primario della trasformazione industriale in termini di valore commerciale, si
mantiene su buoni livelli, sia per la reperibilità sempre più problematica e condizionata da onerosi costi, sia per l’esclusivo utilizzo nel comparto dell’abbigliamento di alta qualità, stabile da anni nonostante la concorrenza dei prodotti orientali di qualità inferiore.
Il mercato delle fibre corte di canapa fa invece registrare una leggera flessione, determinata dalla contrazione delle superfici coltivate e dalla crisi di alcuni comparti industriali, come quello della componentistica per automobili. Mentre il prezzo medio
delle fibre lunghe pettinate si attesta sui 4,50 euro al
chilogrammo,quello delle fibre corte varia invece da
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Fase di stigliatura:
fibra lunga
di canapa a fine
lavorazione.
Foto Autore
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0,22 a 0,80 euro al chilogrammo,conformemente al
livello qualitativo e di preparazione.
L’utilizzazione di fibre di canapa in altri comparti
rappresenta un’opportunità importante per l’elevata diversificazione dei prodotti ottenibili e per il riconosciuto grado di eco - compatibilità che li caratterizza.
Una quantità rilevante di fibre corte,eccedenti o non
idonee al comparto dell’abbigliamento, è destinata
alla produzione di feltri, qualitativamente e strutturalmente differenziati a seconda della tipologia e utilizzazione dei prodotti commerciali finali. Appartengono a questa categoria una serie di prodotti innovativi, completamente biodegradabili, denominati geo tessili,con molteplici applicazioni sia in agricoltura, in particolare nel ramo orticolo e vivaistico,
sia nel comparto del verde pubblico e degli interventi
ambientali. In questo secondo caso l’utilizzo avviene attraverso la produzione di barriere antierosione,
rinforzi per bordi stradali, pacciamature naturali,
interventi di stabilizzazione in zone critiche collinari e montane e tanti altri prodotti. In Emilia-Romagna si stanno elaborando progetti per la produzione e la trasformazione di sole fibre tecniche e per l’attivazione di filiere specifiche.
NUOVE OPPORTUNITÀ
DI UTILIZZO DEL SEME
Rispetto al passato sono radicalmente cambiati i
presupposti dell’intero ciclo produttivo, grazie ad
un’ottimizzazione degli aspetti tecnici e della meccanizzazione.
Il posticipo delle semine e la riduzione dei cicli col-
Foto Autore
Fase di imballatura
automatica
della fibra corta
di canapa,
sottoprodotto
della stigliatura.
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turali,l’adozione di varietà monoiche semiprecoci,il
ricorso ad investimenti superiori alle 200 piante/metro quadrato e la raccolta anticipata rappresentano i
fattori innovativi che hanno favorito l’abbassamento dell’altezza media degli impianti di canapa.In questo modo è stato possibile superare le difficoltà connesse alla trebbiatura del seme, consentendo in tal
modo, l’uso indifferenziato delle comuni trebbiatrici polivalenti, anche di ultima generazione.
L’attuale produzione nazionale di seme di canapa,
stimata in 60 tonnellate,è destinata prevalentemente al comparto industriale dell’olio e dei rispettivi derivati, con rese di spremitura variabili dal 20 al 25%
a seconda della metodologia adottata e delle caratteristiche qualitative del seme trasformato.
L’aggiunta di una percentuale variabile di olio integrale o di farina di canapa a formulati base, nel corso dei vari processi industriali, origina una miriade
di nuovi prodotti commerciali. Nascono così i saponi e le creme alla canapa nel settore della cosmesi; il pane,la pasta e i dolci nel settore alimentare; integratori e mangimi nel settore zootecnico; svariate
tipologie di prodotti bioterapeutici, come i fanghi
termali additivati con Omega 3 e Omega 6, l’olio per
massaggi, ecc. L’olio derivato dalla spremitura a
freddo dei semi di canapa rappresenta un concentrato di acidi grassi insaturi unico in natura. Alcuni
di questi,denominati Efa (Essential fatty acid) e,precisamente, gli acidi linoleico Omega 6 e alfa-linolenico Omega 3, entrano nella costituzione delle
membrane cellulari dell’organismo e sono al momento oggetto di studio per possibili connessioni fra
la loro presenza,in concomitanza ad altri acidi grassi saturi, e la predisposizione a malattie di carattere
neurologico. Gli stessi acidi sono inoltre fautori della produzione di prostaglandine ed hanno un’azione diretta e preventiva su determinate alterazioni del
sistema immunitario.
Gran parte dei prodotti commerciali a base di derivati della spremitura di seme di canapa sono importati da Paesi come la Germania, l’Austria e la
Svizzera, nei quali sono operative filiere specifiche. I
prezzi di vendita nei negozi specializzati sono comunque molto elevati, il che rappresenta un fattore
limitante e negativo nei confronti dello sviluppo del
comparto.
In Italia la produzione di questi derivati ha fatto registrare nell’ultimo triennio un sensibile aumento e,
grazie all’interessamento di importanti realtà produttive,industriali e commerciali,sono divenute recentemente operative in Emilia - Romagna e in Toscana “filiere corte”, in grado di immettere sul mercato prodotti di alta qualità, sicuramente concorrenziali con quelli esteri.