Storia di una fedeltà non comune

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Storia di una fedeltà non comune
COPERTINA
Storia
di una fedeltà
non comune
Note sui black catholics in una conversazione
con Jamie T. Phelps dell’Università
della Louisiana
cattolici di colore negli Stati Uniti, i black catholics, sono i protagonisti di una storia dimenticata che vede persone toccate dalla
fede conquistare pian piano un’identità anche di fronte alla storia e
alla cultura. È la storia di una fedeltà
non comune alla Chiesa, nonostante l’imposizione di una generale invisibilità rispetto sia agli altri cattolici sia ai protestanti. Gli Stati Uniti
sono un Paese wasp, bianco, anglosassone e protestante, dove vivono
più protestanti che cattolici, e noi
neri cattolici ci sentiamo messi ai
margini: anche molti correligionari
non conoscono esattamente la nostra vicenda. Da bambina, non lo dimentico, quando confessavo la mia
fede davanti ad altri cattolici, capitava che mi rispondessero: «Beh,
però tu dovresti essere protestante...». Esisteva, infatti, una certa
consuetudine per cui un nero che
s’avvicinasse a una parrocchia cattolica veniva “inoltrato” alla comu-
I
nità protestante, ed era un tempo
nel quale si forniva un’interpretazione rigida dell’extra Ecclesiam
nulla salus. Insomma, pativamo
una doppia marginalizzazione.
Naturalmente, come black
catholic, se ti trovi a vivere in una
comunità cattolica strutturata, ad
esempio irlandese, finisci per festeggiare il giorno di San Patrizio,
per imparare i balli degli irlandesi e
assorbirne tutta la cultura. Così è
successo anche a me, che via via ho
assorbito un po’ di cattolicesimo dagli italiani – per la festa della Tavola
di san Giuseppe –, dai polacchi, dai
tedeschi, e così via… e tutto ciò
semplicemente andando a scuola.
Minoranza “non irrilevante”
È stato solo a partire dagli anni
Sessanta del secolo scorso che abbiamo iniziato a voler cambiare
l’impressione negativa che gli altri
avevano di noi. Abbiamo pensato
che, in quanto comunità, avremmo dovuto darci un nome, e sentirci in pace con il colore della noSopra, un momento della tradizionale
benedizione del fiume Mississippi;
a sinistra, Jamie T. Phelps, op,
è il direttore dell’Institute for Black
Catholic Studies della Xavier University
of Louisiana. L’Università fu fondata
agli inizi del Novecento da santa
Katharine Drexel e dalle suore
del Santissimo Sacramento
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stra pelle, anzi esserne fieri. E poi
abbiamo anche riscoperto che le
nostre radici erano salde nel cristianesimo dei primi secoli nell’Africa del nord. Dovevamo recuperare questa storia.
In questo sforzo i numeri ci hanno aiutato. I cattolici d’origine africana nel mondo sono oggi 270 milioni, cioè circa un quinto dei cattolici di tutto il globo. E 3 milioni di
cattolici afroamericani di rito cattolico romano vivono negli Stati Uniti. C’è chi considera noi black
catholics “statisticamente” irrilevanti, sebbene in alcuni Stati federali siamo una tradizione giunta alla
terza o quarta generazione, come a
New Orleans, a Baltimora o a Chicago. 3 milioni, su un totale di circa
I CATTOLICI AFROAMERICANI
60 milioni di cattolici negli Stati
Uniti, rappresentano però esattamente lo stesso numero di fedeli
che si trovano in Irlanda! Ci sono
oggi nel Paese circa milletrecento
luoghi di culto cattolici che ospitano prevalentemente gente di colore o che sono comunque riferimenti di parrocchie etnicamente miste,
mentre è sconosciuto il numero di
quanti di noi ricevono i sacramenti
nelle parrocchie prevalentemente
“bianche”. Sono afroamericani
250 sacerdoti cattolici, 380 diaconi permanenti, 300 religiose, e
non esiste una contabilità certa riguardo ai fratelli laici e a chi fa volontariato nella Chiesa. E non saprei dire con esattezza quanti di noi
della “diaspora africana” – preti,
diaconi, religiosi e religiose o laici
africani continentali, afrocaraibici
o afrolatini – oggi svolgano un ministero nella Chiesa.
In cosa credono
i black catholics
In che cosa credono i cattolici
americani di colore? Credono in
ciò in cui crede la Chiesa cattolica
romana, magari con sottolineature o accenti caratteristici, come
accade in ogni particolare comunità di fedeli.
In ter mini di pie pratiche, i
black catholics sono fedeli alla
preghiera quotidiana. Quando ci si
imbatte in una comunità afroamericana si scopre che essa è davvero
ospitale, riconosce e ama l’uma-
nità delle persone, perché è la stessa umanità che ebbe Gesù, e nulla
deve separarci da questa santità
“feriale”. Noi accogliamo chiunque: ci ricordiamo bene dell’America del XIX secolo, quando le chiese per i bianchi erano separate da
quelle per i neri – in linea con la
cultura del tempo e con le norme
di legge – e, sebbene le messe fossero celebrate per tutti secondo il
rito latino, le assemblee dei fedeli
erano composte su base etnica.
Documenti conciliari come la
Gaudium et spes sono in profonda
consonanza con la sensibilità dei
black catholics. Il bisogno della
Chiesa di andare verso il mondo è
qualcosa che ci apparteneva anche
prima del Concilio: da sempre noi
invitiamo gli altri a far parte della
Chiesa. I miei amici protestanti, ad
esempio, m’invitano continuamente a partecipare alle loro funzioni religiose, e qualche volta accetto. Da
bambina sentivo la pressione di vivere in un quartiere “ecumenico”,
in cui c’erano due chiese protestanti
– una presbiteriana a est e l’altra
battista a ovest – e due cattoliche –
una a nord e l’altra a sud. Mi toccava camminare più a lungo dei miei
coetanei per andare alla messa, e
ciò mi richiedeva una certa fatica.
Anche perché, per giunta, non capivo bene come mai vedevo certi
cattolici comportarsi in maniera
molto poco cristiana e certi protestanti essere invece “molto” cristiani, e non afferravo l’interpretazione
dominante dell’extra Ecclesiam
nulla salus. Grazie a Dio tante cose
sono cambiate da allora.
Un altro testo basilare per noi
black catholics è La giustizia nel
mondo, emanato dal Sinodo mondiale dei vescovi del 1971. Il mio
cuore ha cantato quando vi lessi che
«l’agire per la giustizia e il partecipare alla trasformazione del mondo ci
appaiono chiaramente come dimensione costitutiva della predicazione del Vangelo, cioè della missione della Chiesa per la redenzione
del genere umano e la liberazione
da ogni stato di cose oppressivo».
Crescendo come persone di colore,
abbiamo appreso che cosa volesse
dire marginalizzazione e che cosa
fosse la disistima. Anche se ciò non
ci ha definiti, eravamo consapevoli
di quanto poco ci considerassero ¬
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i gruppi culturalmente dominanti. E
quando la Chiesa ci insegna di nuovo che la giustizia è un elemento
centrale del Vangelo, ci conforta sapere che non è vera Chiesa quella
che non cerca la giustizia. Evangelizzazione e giustizia sociale sono le
nostre dimensioni quando siamo
Chiesa in missione.
La vita c’interessa, e come tutti
i fedeli cattolici siamo davvero
contrari all’aborto, lo siamo in
maniera attiva. Perché negli Stati
a basso reddito, e non perché siano
pigri: è semplicemente la posizione
loro assegnata negli Stati Uniti. È
facile per noi obbedire a tale precetto, perché spesso il povero è nostro fratello, nostra sorella, nostra
zia o l’uomo in fondo alla strada.
Noi non siamo persone che fanno
abitualmente valere le proprie parentele: se tu vivi nel quartiere, per
me sei un fratello o una sorella;
quando una famiglia programma
un picnic, già sa che verranno tutti i
Padre Herbert Vaughan, fondatore della Società Missionaria
di San Giuseppe di Mill Hill, seduto al centro della foto, con alcuni padri missionari
e collaboratori. In prima fila, con il rosario in mano, sono riconoscibili
due afroamericani, Baltimora, 1870
Uniti la realtà è che il maggior numero di aborti colpisce i bimbi
afroamericani.
Vorrei anche fare un accenno a
proposito dell’omosessualità. La
comunità nera non ha mai marginalizzato gli omosessuali: la Chiesa
ci ha insegnato che la pratica dell’omossessualità è un peccato, e
pur avendolo imparato sin da bambini, non abbiamo mai perso di vista l’umanità. I ragazzi omosessuali
che facevano parte del nostro ambito erano benvenuti, si partecipava tutti con sincerità alla vita della
comunità, da omosessuali così come da eterosessuali. E credo che la
dottrina della Chiesa indichi esattamente questo.
La Chiesa c’insegna che dobbiamo avere cura dei poveri. La maggioranza dei neri americani è gente
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bambini del vicinato. Ecco, siamo
facilmente una famiglia allargata…
Ed è naturale che tra gli insegnamenti della dottrina sociale quello
della dignità delle persone abbia risonanza nel nostro animo.
Le radici
e la conversione “uno a uno”
Arriviamo ora alle radici. La nostra
storia comincia in Africa, col fiorire
del cristianesimo nel III e IV secolo.
Nel Nord Africa la comunità cristiana era culturalmente romana e mediterranea, ma anche berbera e nera. E sono “nostri” i Padri come
Origene, Agostino, Cirillo d’Alessandria, le sante martiri Perpetua e
Felicita, sant’Antonio d’Egitto, san
Mosè il Monaco del deserto, i santi
papi africani Vittore, Melchiade e
Gelasio: li reclamiamo con grande
orgoglio, li sentiamo parte di noi.
Come sentiamo nostra la storia della Chiesa in Egitto o in Etiopia. Noi
ricordiamo pure il Congo del XVI
secolo, sotto il re Alfonso, che invitò i missionari portoghesi a diffondere il cristianesimo. Essi però furono in qualche modo contigui al
commercio degli schiavi, e questo è
il lato amaro della vicenda, in cui il
male s’affiancò al bene. Sappiamo
però che, anche se ci hanno stimati
meno di quanto valevamo, ci hanno
dato la fede.
In realtà, poiché siamo stati lungamente schiavi, si possono ritrovare sparsi un po’ dovunque cattolici
romani d’origine africana. Lo furono, per esempio, Benedetto il Moro
in Italia, e san Martino di Porres in
Perù. Probabilmente molti di questa
“diaspora” non si riconoscerebbero
nella definizione di black catholics,
e comincerebbe tra noi una discussione – come capita ad esempio
con gli afrocaraibici – sui limiti del
concetto e sulla sua inclusività. Perché se a un africano continentale io
mi dichiarassi afroamericana metterei l’accento sulle nostre differenze, mentre se mi definissi semplicemente “nera” punterei sulla nostra
comune indiscutibile origine africana, e “nero” diventerebbe così una
bella parola di benvenuto…
Secondo la storia dei black
catholics redatta dal benedettino
Cyprian Davis, il primo cattolico
afroamericano è stato Esteban,
uno schiavo battezzato in Spagna
che arrivò negli Stati Uniti nel
1536 assieme ad alcuni esploratori
di lingua spagnola. Tra il XVI e il
XIX secolo i battesimi nella Chiesa
cattolica degli schiavi africani condotti nelle colonie venivano amministrati con l’assenso dei padroni.
Coloro che fuggivano dagli insediamenti inglesi in Carolina e in Georgia erano invitati dagli spagnoli a
trovare la libertà in Florida, dove
veniva loro offerta la possibilità di
accettare il cattolicesimo romano.
Una delle mete degli africani era la
città di Saint Augustine, in Florida
appunto, dove, tra il XVIII e il XIX
secolo essi, secondo le testimonianze di documenti ufficiali, vivevano come schiavi, liberti o soldati.
Prima della Guerra civile americana furono numerose le ragioni
che impedirono un’ampia attività
I CATTOLICI AFROAMERICANI
missionaria a favore dei neri, liberi
o schiavi, affinché fossero evangelizzati e battezzati. Noi siamo stati
convertiti “uno ad uno”. Non per
gruppi o come comunità: noi non
abbiamo avuto alcuna applicazione
del cuius regio eius religio. L’aggravante era, semmai, che negli
Stati Uniti essere cattolici destava
culturale del ministero”. Un residuo
ancora visibile di questo fenomeno
è la presenza agli angoli di certe
piazze delle città americane di quattro differenti chiese cattoliche, una
per etnia. Così, da un certo punto di
vista, l’emergere successivo di una
comunità specifica di black catholics è stata coerente con lo schema.
La schiavitù
e “le congregazioni di colore”
Ma si deve ammettere che la relazione del cattolicesimo con chi era
di colore è stata un po’… complessa. Dal XVI al XIX secolo, vescovi,
clero e laicato cattolici hanno interpretato la schiavitù come “un’istituzione socioeconomica legale”.
Nel periodo coloniale precedente
alla Guerra civile americana la
Chiesa non combatteva la schiavitù, come ho già detto, ma chiedeva che fosse resa più umana. Fu solo nel 1839 che papa Gregorio
XVI, riferendosi al Brasile, condannò l’«indegno commercio con il
divieto legale in proposito. Il vescovo di Charleston, in South Carolina, John England, e il vescovo di
Saint Louis, Peter Kenrick, eressero scuole specificamente dedicate
ai bambini di colore e aiutarono la
nascita delle congregazioni religiose delle Sorelle Oblate della Provvidenza, a Baltimora, erette nel
1829 e riconosciute ufficialmente
nel 1831, e, qualche anno dopo,
delle Sorelle della Sacra Famiglia.
Ma che cosa significa esattamente “congregazione di religiosi di
colore”? Sia le leggi allora vigenti
sia la prassi facevano sì che quando
uomini e donne di colore si candidavano alla vita sacerdotale o religiosa
semplicemente non venissero accettati. Non v’era una norma nell’ordinamento canonico che li respingesse, ma la pratica era che si
manipolasse la situazione per tenerli fuori, rimediando qualche motivazione che suonasse legittima: magari perché erano figli di un matrimonio non canonico, o perché non
Sopra, santa Katharine Drexel,
fondatrice delle Suore del Santissimo
Sacramento, in visita a una scuola a
Beaumont, in Texas, nel 1917; a destra,
con due frati francescani tra i Navajo
a Lukachukai, in Arizona, nel 1927
immediatamente sospetti. La “fondazione” dello Stato – uso intenzionalmente le virgolette perché l’America era già abitata dai nativi – fu
opera degli wasp, e i cattolici che
migravano in America erano malvisti e considerati emissari del Papa
con il mandato di soffocare l’autonomia conquistata rispetto all’Europa. Per non irritare ulteriormente i bianchi anglosassoni protestanti, che erano anche gestori della
tratta dei neri, la Chiesa cattolica fu
riluttante nel denunciare la schiavitù, al fine di non compromettere
la propria reputazione con l’assumere una posizione antitetica all’ordine costituito.
Il cattolicesimo, arrivando negli
Stati Uniti con le varie etnie degli
immigrati, ha attecchito grazie a irlandesi, tedeschi, polacchi, lituani e
così via. Ogni etnia portava con sé i
propri sacerdoti e rispettava il modello già stabilito di “segregazione
quale i Negri vengono ridotti in
schiavitù». Il dibattito del XIX secolo si focalizzò sulla dimensione morale della tratta degli schiavi e il risultato fu che alcuni rimasero neutrali, altri abolizionisti, altri ancora
antiabolizionisti, mentre qualcuno
auspicò un’abolizione graduale.
Ciononostante esistevano qua e là
vescovi e sacerdoti che continuavano, anche se in modo talvolta necessariamente sporadico, a battezzare gli schiavi e a dare loro la vita
sacramentale e l’istruzione religiosa. Prima della Guerra civile fu favorita dall’episcopato la fondazione di due “congregazioni di religiose di colore” per dare istruzione
agli schiavi e ai liberti, aggirando il
vi era certezza che fossero stati per
tutta la vita cattolici. Gli ostacoli che
in altri casi venivano normalmente
rimossi erano invece assolutizzati
per chi era di discendenza africana.
Il frutto di ciò furono appunto le
“congregazioni separate”. Di fatto,
però, le Sorelle Oblate della Provvidenza accolsero e istruirono anche
bambini non neri, figli di europei.
Dopo la Guerra civile
Dopo la Guerra civile e nel momento della ricostruzione dello Stato federale, una nuova attenzione verso
gli ex schiavi emerse nel secondo
(1866) e nel terzo (1884) Concilio
plenario di Baltimora, e nel Concilio
Vaticano I (1870). I dibattiti che vi ¬
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si tennero resero gli Stati Uniti con- del Santissimo Sacramento – fon- reggiato dai continui disordini razsapevoli dei propri obblighi, mentre data da Katharine Drexel, cano- ziali e aveva assistito al linciaggio
un piccolo numero di sacerdoti dio- nizzata undici anni fa – la cui mis- senza processo di 75 neri. Quando
cesani e di religiose lavorava già tra i sione era ed è promuovere par- un sistema malato e razzista non acneri emancipati. Le principali con- rocchie e scuole per i neri e i nativi cetta cambiamenti le eruzioni di viogregazioni dedite al ministero tra i americani. Anche l’ateneo dove lenza sono purtroppo da mettere
neri vennero erette dopo il Vaticano oggi io insegno, la Xavier Univer- nel conto. Wyatt cercò invece soluI, e comunque anche sacerdoti, reli- sity, in Louisiana, fu fondata da zioni costruttive e con la sua Federazione tentò di aiutare la Chiesa.
giose e laici “bianchi” dettero santa Katharine.
manforte. Tra queste nuove congreQuando negli anni Sessanta del
gazioni si distinsero i padri Giosefiti La nostra iniziativa laicale
XX secolo ci siamo trovati nella ne– Josephite Fathers, una diretta di- Esiste un’iniziativa laicale dei black cessità di rispondere ai cambiascendenza dei Missionari inglesi di catholics, e merita di essere men- menti in corso nella Chiesa e a quelMill Hill – grazie all’iniziativa di John zionata in chiusura. Essa è comin- li introdotti dai movimenti per i diSlattery. John era un giovane d’ori- ciata prima che nei documenti ec- ritti civili, abbiamo ripescato progine irlandese nato a New York, che clesiastici il termine “ministero lai- prio la tradizione dei Congressi e
divenne sacerdote in Gran Breta- cale” diventasse una specie di tor- l’abbiamo mantenuta nei decenni
gna nella Società Missionaria di San mentone, come di certo è oggi ne- successivi. L’eredità del XIX secolo
Giuseppe di Mill Hill per poi tornare gli States. Chi diede vita a un’inizia- è rivissuta nel XX, sino alla creazioin America e fondare i padri Giosefi- tiva laicale fu Daniel Rudd, che sco- ne dell’Ufficio nazionale dei cattoliti, che ebbero il compito
ci di colore, il National
specifico – oggetto di un
Office for Black Cathovoto religioso – del minilics, nel 1970. Nel mestero tra la gente di colodesimo alveo c’è il
re. Padre Slattery era
Catholic Interracial
convinto, e lo si legge nel
Council, che affianca
suo carteggio, che se
bianchi e neri in progetti
avesse accettato nel suo
comuni. Nell’epoca della
istituto oltre a sacerdoti di
lotta per i diritti civili vencolore anche preti di dine creato pure il Natioscendenza europea questi
nal Black Catholic
ultimi avrebbero finito per
Clergy Caucus, cioè una
gravitare di preferenza infraternità di sacerdoti
torno agli ambiti a loro
afroamericani con la
culturalmente affini, tramissione dell’aiuto viscurando la gente di colocendevole e all’intero
re. Ecco il perché del “vo- Una suora delle Oblate della Provvidenza con un bambino
clero. Come aiutarci e
to negro” dei padri Giose- presso il Mount Providence Child Development Center
aiutare gli altri è un’ansia
fiti. Ancora oggi essi lavo- di Baltimora, nello Stato del Maryland
che ci ha sempre accomrano quasi esclusivamenpagnato, e anche l’Istitute con gli afroamericani. La loro prì e conobbe le organizzazioni to per gli studi sui cattolici di colore,
scuola “Sant’Agostino” a New Or- cattoliche in Europa e ne importò il l’Institute for Black Catholics Stuleans esiste ancora oggi e ha una modello negli Usa nel XIX secolo, dies della Xavier University, ha
storia gloriosa.
dando vita, a partire dal 1889, ai questa passione originale. All’inizio
Nacquero poi la Società del Ver- Congressi dei cattolici di colore, i è stato frequentato da chi, bianco o
bo Divino, i Padri del Santo Spirito National Black Catholic Con- nero, volesse avvicinarsi alla storia
e gli Edmonditi. I Padri del Santo gresses. In vita ne indisse cinque, dei black catholics; oggi è invece
Spirito aprirono una scuola per ra- dove vescovi, sacerdoti e laici di co- una destinazione ricercata per lo
gazzi a Rockcastle, in Virginia, chia- lore – ho in archivio le foto di quegli più dai soli afroamericani. Vorrei
mata l’“Accademia militare incontri e di donne, sinceramente, suggerire a chiunque arrivi negli
Sant’Emma”; la Società del Verbo non se ne vedono molte… – prova- Stati Uniti a motivo del proprio laDivino eresse il seminario minore vano a disegnare una piattaforma voro sacerdotale o religioso di visi“Sant’Agostino” nel Mississippi.
comune, anche per avere più voce tarlo. È un centro missionario, nato
Delle numerose congregazioni nel generale ministero ecclesiale. per permettere proprio a chi non è
maschili e femminili fondate per Era naturale che Rudd si trovasse a di colore di venirci incontro più fal’esclusiva missione verso i neri, lavorare fianco a fianco con padre cilmente, e toccare con mano che
molte comunque, a parte quelle Slattery, come infatti avvenne.
cosa la comunità nera ha dato e dà
appena citate, finirono presto per
All’inizio del Novecento Thomas alla nostra Chiesa.
rivolgersi a tutti, incuranti del co- Wyatt Turner fondò un gruppo delore della pelle.
nominato Federazione dei cattolici
(Testo raccolto
Fedele al mandato iniziale re- di colore, Federated Colored
da Giovanni Cubeddu
stò la congregazione delle Suore Catholics. Egli era davvero amae rivisto dall’autore)
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