Valori universali e libertà di pensiero fonte da La Dichiarazione

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Valori universali e libertà di pensiero fonte da La Dichiarazione
24/02/2015
Valori universali e libertà di pensiero
Grazie alla libertà di pensiero e alla nostra democrazia, i nostri figli sono
cresciuti aperti a conoscere il significato degli usi e costumi, tramandati nei
secoli, dai più anziani; hanno acquisito un’identità ricca che deriva dalla
conoscenza della loro storia senza rimanerne ingabbiati. I nostri media
Occidentali fanno spesso riferimento ai valori universali che traggono la loro
fonte da La Dichiarazione universale dei diritti umani del 10 dicembre 1948
pubblicati dall’ONU; una Dichiarazione non riconosciuta purtroppo da 57 paesi
che fanno part dell’OCI Organizzazione della Cooperazione Islamica degli stati
islamici che applicano invece la sharia legge che trae la sua fonte dal Corano e
applica i suoi principi.
Le nostre opinioni pubbliche s’interrogano su certi modi di pensare e di agire di
molte popolazioni fonti dell’immigrazione in Europa; esiste un problema di
comprensione di conoscenza reciproca e infine di dialogo. Queste
incomprensioni bene manipolate suscitano reazioni violenti che sono incanalate
verso l’Occidente specialmente verso quei paesi dell’Europa che avevano
colonizzato gran parte dell’Africa e dell’Asia continenti dove si trovano quasi
tutti i paesi che hanno aderito all’OCI in particolare tutti i paesi della Lega
araba. La Lega araba è una formazione che raggruppa i paesi di lingua e
cultura araba con l’islam come religione di stato (ad eccezione del Libano)
applicando ai suoi cittadini la sharia in modo diversificato. I paesi della Lega si
trovano lungo la parte sud del Mediterraneo e nel Medio oriente dunque
possono essere considerati i nostri vicini. Vicini dai quali partono gli attacchi
verso l’Europa attacchi ispirati o perpetrati da organismi sfuggiti al controllo dei
governi degli stati membri dell’ONU.
La fonte della forza di questi organismi che chiameremo Jihadisti, è nella
povertà in cui vivono questi popoli. Dopo la seconda guerra mondiale, i paesi
africani hanno avviato una forte campagna di sviluppo demografico con il
risultato nell’arco di cinquant’anni di triplicare il numero dei loro abitanti ma di
un cresciuto impoverimento. Nello stesso periodo l’Europa è cresciuta
economicamente con una popolazione più anziana che non ha garantito
adeguatamente il ricambio generazionale. La cresciuta disponibilità dei mezzi di
trasporto e delle comunicazioni ha facilitato l’emigrazione verso l’Europa dai
giovani arabi da paesi governati da leggi che privilegiano i cittadini musulmani
rispetto agli aderenti ad altri credo religioso formando dei pregiudizi mentali
nei giovani che approdano in Europa dove prevale l’uguaglianza di diritti e la
non discriminazione. Cittadini del mondo arabo cresciuti e educati in stati dove
vige la discriminazione tra musulmani e non musulmani, una discriminazione
che privilegia legalmente i musulmani simile alle nostre vecchie leggi fasciste
discriminatorie verso gli ebrei. Al divario demografico, economico e culturale si
aggiunge quello religioso.
Nonostante il pudore degli occidentali di parlare di religione dobbiamo prendere
atto che religione e stato civile dei popoli mediterranei sono indissolubilmente
legati all'identità della persona; il cittadino arabo sente la sua identità religiosa
in modo prioritario rispetto alla sua fedeltà politica. Nonostante la presa di
distanza delle principali autorità religiose, i fomentatori di disordine e oggi i
tagliatori di teste nel medio oriente fanno leva su alcuni versetti del corano per
giustificare le loro azioni con l'impronta religiosa. Povertà, ignoranza,
revanscismo contro ex colonizzatori, mancata integrazione nella società, sono
tutti ingredienti per diventare prede alla violenza.
Sino ad epoca recente non c’era questo ventaglio di incrocio di culture che
riscontriamo oggi in un dato territorio . Infatti, sino alla seconda guerra mondiale
le regioni del globo erano abitate da persone in un dato territorio, legate da un
denominatore comune stessa cultura, religione, credo abitudini e simili ad
esempio: paesi di lingua e cultura araba con credo islamico di maggioranza,
Europa e l’Occidente cristiani, ecc. ciascuno abbastanza uniforme al suo interno
privo della spinta a rivoluzioni causate dalla diversità come è stato il caso degli
armeni in Turchia. Si può affermare ad esempio che l’elemento unificatore delle
popolazioni arabe risulta essere quello religioso, vale a dire la comune religione
islamica all’interno della quale s’inseriscono alcune differenziazioni. Non consto
di popolazioni arabe senza un credo, senza religione.
La facilità di spostamenti e la libera circolazione di idee attraverso internet,
televisioni, media e simili hanno spinto molti strati di popolazioni verso
l’Europa alla ricerca di
miglioramenti economici e stabilità politica. Le
tecnologie hanno creato una vicinanza di popoli molto diversi tra loro e non ce
da stupirsi se la libertà di espressione, di credo o di opinioni troveranno
sempre qualche organismo che si considera offeso e giustificato ad usare la
violenza per imporre la sua visione. E con vivo rammarico che queste ritorsioni
sono rivolte quasi sempre contro cittadini o istituzioni occidentali in nome della
propria religione. Dobbiamo constatare invece che non si riscontra ritorsioni
contro gli stati islamici dove fede, libertà, opinioni sono bistrattati giornalmente
sempre a nome di identità religiose. Queste situazioni contrapposte ci devono
far riflettere e solo dopo aver riconosciuto obiettivamente i problemi si potrà
ragionare insieme alla loro soluzione. Lo ha auspicato recentemente il
Presidente Egiziano davanti all’assemblea degli ulemas dell’Azhar al Cairo.
Sono riflessioni che offro per ragionare sulla vera natura della sfida e quali
rimedi concordare. Evidente che la migliore risposta all'estremismo è creare un
fronte internazionale unito che si appoggi su standard universali di libertà di
credo e religione parte integrante dell’identità dell’individuo.
Giuseppe Samir Eid
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