Conoscere i rischi - Comune di Pomigliano d`Arco

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Conoscere i rischi - Comune di Pomigliano d`Arco
Protezione Civile
Conoscere
i rischi
Manuale di comportamento
in caso di emergenza
SERVIZIO CIVILE NAZIONALE
Protezione Civile
Conoscere
i rischi
Manuale di comportamento
in caso di emergenza
SERVIZIO CIVILE NAZIONALE
Pomigliano d’Arco, Marzo 2013
Premessa
La scarsa diffusione di una cultura di Protezione Civile
può produrre effetti devastanti nel caso in cui la popolazione si trovi in situazioni di emergenza, provocando una
insufficiente capacità di risposta da parte dei cittadini,
che crea a sua volta un aumento del rischio complessivo
di danni a persone e cose. Inoltre, l’inadeguata informazione e consapevolezza della popolazione circa le
misure di autotutela, porta ad una disorganizzazione nel
momento del soccorso e ad alla conseguente incapacità
di collaborare con le istituzioni e con il personale addetto,
determinando il conseguente rallentamento delle procedure di soccorso.
È per questi motivi che si rivela di fondamentale importanza incentivare nella popolazione la diffusione di una
cultura di Protezione Civile, formando e informando tutte
le categorie di cittadini. In questo ambito si inserisce il progetto “Protezione civile:
conoscere i rischi 2011” approvato dall’Ufficio Nazionale Servizio Civile, che interessa tutta la popolazione di
Pomigliano d’Arco, proponendosi di coinvolgere anche
le più giovani generazioni. Il progetto si inserisce all’interno di un percorso nazionale che tende ad una sempre
crescente sensibilizzazione dei cittadini riguardo la tutela
e la salvaguardia del territorio e della vita. Questo manualetto, sviluppato dai volontari del Servizio Civile, nasce per
affrontare queste esigenze. Ideato e sviluppato a seguito
degli incontri formativi che i volontari hanno tenuto nelle
scuole dell’obbligo del territorio pomiglianese, il manuale
rappresenta un utile servizio reso alla cittadinanza sia per
quanto concerne la diffusione della cultura della Protezione Civile che per i comportamenti da mettere in atto in
caso si verifichi un evento calamitoso.
È per questo che ritengo opportuno complimentarmi con
i volontari che hanno reso tutto ciò possibile.
Il Sindaco
Dott. Lello Russo
Realizzato dai volontari del servizio civile
2012/2013
Aliperti Luigia
D’arienzo Rita
Gifuni Miriana
Modola Teresa
Murano Anna
Panico Alessio Cristian
Stocco Simona
Tramontano Pasquale
Coordinati dall’Ingegnere Ciro Cusano
dirigente ufficio tecnico del comune
di Pomigliano d’Arco
Impaginazione a cura di Alessandro Latela
Finito di stampare nel mese di Maggio 2013
Presso Del Duca, Marigliano (NA)
Comune di
Pomigliano d’Arco
Protezione Civile
Nazionale
Sommario
Rischio sismico 8
Rischio vulcanico 15
Rischio idrogeologico 26
Rischio incendio 31
Rischio industriale 34
Chiamata di emergenza 38
Rischio sismico
La crosta terrestre non è né ferma
né stabile: è frantumata in numerose zolle rigide che comprendono sia i continenti sia parti di
fondali marini. Queste zolle, come
enormi zattere di materiale roccioso, galleggiano sopra il mantello
e si spostano in continuazione a
causa dei movimenti di materiale
provocati dal calore.
Fino a 200 milioni di anni fa i
continenti erano uniti in un’unica
grande zolla, Pangea, che emergeva dalle acque di un unico
grande oceano.
Successivamente questo supercontinente si frantumò e si
suddivise nei vari continenti: le
zolle iniziarono così ad andare alla
deriva.
Continuando ad allontanarsi, le
zolle lasciarono spazi vuoti che
vennero colmati da materiale
incandescente, proveniente dal
mantello.
Nei punti dove, invece, le zolle si
toccarono, premendo una contro
l’altra, si formarono lunghe catene
di montagne, sia sul suolo dei
continenti sia sui fondali oceanici.
Il terremoto è lo scuotimento del
terreno che scaturisce da una
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frattura generata nel sottosuolo.
Ogni anno sul nostro pianeta si
verificano migliaia di terremoti.
Alcune zone della Terra sono più
soggette a rischio di questi fenomeni: sono quelle situate ai margini delle zolle che si “scontrano”.
Lungo queste linee di confine, infatti, si verificano enormi pressioni
nelle masse rocciose che formano
la crosta terrestre. In questi luoghi
avvengono delle spaccature nelle
rocce. Queste rotture provocano
vibrazioni fortissime che vengono
trasmesse in superficie, dove si
trasformano in scosse.
L’epicentro è il punto della
superficie terrestre posto esattamente sulla verticale condotta
dall’ipocentro. L’ipocentro è il
punto all’interno della Terra dove
si manifesta la spaccatura che
origina un terremoto.
I sismografi, strumenti che misurano l’intensità dei sismi (terremoti), sono in grado di registrare
anche le scosse più lievi che
non vengono avvertite dai sensi dell’uomo. A volte, invece, le
scosse sono così forti da provocare distruzione e morte.
Se la zona maggiormente colpita
dalle scosse è sul fondo del mare,
si verifica un maremoto, con
onde alte fino a 30 metri, che si
abbattono sulle coste con effetti
devastanti.
I terremoti possono essere valutati sotto due aspetti: la magnitudo
e l’intensità.
La magnitudo, termine latino che
significa grandezza, è una misura
dell’energia rilasciata durante un
terremoto nella porzione di crosta
dove questo si genera, originariamente definita da Charles Richter
nel 1935.
L’intensità è la misura degli effetti
di un terremoto. Questa è stimata dopo il terremoto, attraverso
rilievi sul terreno e interviste alle
persone. Esistono varie scale di
intensità ma la più usata è quella
elaborata dal geofisico Giuseppe
Mercalli.
La classificazione sismica consiste nella definizione di zone a
diverse pericolosità.
La Campania è una regione altamente sismica e il suo territorio
può essere suddiviso in tre zone
caratterizzate da diverse sismicità: elevata, media e bassa.
Il comune di Pomigliano d’Arco rientra nella zona a media sismicità.
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Palazzo di Via Stadera (Napoli) crollato durente il terremoto del 23 Novembre 1980
Terremoto Molise, 31 Ottobre 2002
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Terremoto Umbria, 26 Settembre 1997
Terremoto Abruzzo, 6 Aprile 2009
Terremoto Emilia Romagna, 20 Maggio 2012
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Cosa fare in caso di terremoto prima del terremoto
Sapere quali sono i punti più sicuri in casa (muri portanti, travi in cemento armato) e del luogo dove lavori o
studi.
Informarsi dove sono collocati gli interruttori di luce, gas,
e acqua.
Sapere se ci sono uscite di sicurezza.
Assicurarsi che tutte le persone che vivono con noi
sappiano cosa fare.
Durante il terremoto se ti trovi in un luogo chiuso
Mantieni e contribuisci a mantenere la calma.
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Non precipitarti fuori, rimani dove sei.
Riparati sotto un tavolo, sotto l’architrave della porta o
vicino ai muri portanti.
Allontanati dalle finestre, porte con vetri, armadi, perché
cadendo potrebbero ferirti.
Lascia l’edificio senza usare l’ascensore, scendendo le
scale in fila indiana lato muro.
Durante il terremoto se ti trovi in un luogo aperto
Allontanati dagli edifici, dagli alberi, dai lampioni e dalle
linee elettriche o telefoniche che cadendo potrebbero
ferirti.
Cerca un posto dove non hai nulla sopra di te, se non
lo trovi cerca riparo sotto qualcosa di sicuro come una
panchina.
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Non avvicinarti agli animali perché potrebbero essere
spaventati e reagire violentemente.
Dopo il terremoto
Verifica lo stato di salute di chi hai vicino e soccorri chi
ne ha bisogno.
Accertati che non vi siano principi di incendio.
Raggiungi le aree di raccolta stabilite nei piani di
emergenza.
Usa il telefono solo in caso di vera necessità.
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Rischio vulcanico
Nei luoghi dove la crosta terrestre
è più sottile o dove si verificano
spaccature a causa del movimento delle zolle, il magma (roccia
fusa) incandescente proveniente
dal mantello sgorga in superficie
e, a contatto con l’aria, si solidifica; eruzione dopo eruzione,
la lava crea delle vere e proprie
montagne a forma di cono, dette
vulcani.
Nei vulcani si distinguono:
Il cratere che è l’apertura da cui
sgorga il magma sotto forma di
lava.
Il camino vulcanico, lungo il quale il magma sale in superficie.
Il serbatoio (detto camera magmatica) che contiene il magma
incandescente.
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Esistono diversi tipi di vulcani:
I vulcani attivi in cui l’emissione della lava è costante (Etna,
Stromboli).
I vulcani quiescenti in cui l’emissione della lava non si presenta
da molto tempo, ma potrebbe
riprendere (Vesuvio e Vulcano).
I vulcani spenti in cui il serbatoio
magmatico è esaurito; i crateri
sono diventati sede di laghi (Bolsena, Bracciano e Vico).
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Altre manifestazioni vulcaniche
visibili in superficie sono:
Le fumarole sono emanazioni di
gas ad alta temperatura.
I geyser sono fontane di acqua
molto calda.
La Campania è costellata da tre
complessi vulcanici che hanno
eruttato in epoca storica:
Il Somma - Vesuvio
Il Monte Epomeo ad Ischia
I Campi Flegrei
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I Campi Flegrei sono un vasto
e complesso insieme di circa
24 crateri, alcuni dei quali presentano manifestazioni gassose
effusive (Area Solfatara) o idrotermali (Agnano, Pozzuoli, Lucrino),
nonché causa del fenomeno del
«bradisismo», riconoscibile per la
sua entità nel «Tempio di Serapide» a Pozzuoli.
Di derivazione greca, «flegreo»
vuol dire ardente, di fuoco,
bruciato. Si tratta della regione
vulcanica ad occidente di Napoli,
delimitata dalla collina di Posillipo,
da Miseno e Cuma, che comprende Pozzuoli, Bacoli, Monte di
Procida e Quarto, le isole di Ischia
e Procida e gli isolotti di Vivara e
Nisida.
Le cinte crateriche, ancora oggi
quasi intatte, sono quelle degli
Astroni, di Cigliano e di Monte
Nuovo. Agli attuali laghi costieri
(Mar Morto, Lucrino, Fusaro e Patria) si aggiunge l’Averno, classico
lago craterico.
Le attività esplosive di breve
durata, ma violente, e la presenza
continua di vulcani alimentarono
la fantasia degli Antichi che qui
collocarono la Terra dei Giganti,
la lotta dei Ciclopi e dei Titani, a
simboleggiare il fuoco, la violenza
divina, in un misto di credenze,
culti e misteri. E così la violenza
di fuoco viene immaginata come
la forza di Giove che distrugge il
gigante Tifeo oppure la vittoria di
Zeus contro i Titani. Qui nascono
il mito di Ulisse, il culto di Kalypso
e infine la leggenda virgiliana e il
culto della Sibilla Cumana.
Poco distante da Pozzuoli si trova
il Lago d’Averno, una caldera
vulcanica, splendida area protetta
considerata dagli Antichi l’ingresso dell’Oltretomba.
Baia rappresentava il luogo di
soggiorno prediletto dall’aristocrazia romana e di diversi imperatori che qui venivano a dilettarsi
tra mare ed otium, edificandovi
lussuose ville di soggiorno e
numerosi impianti termali. Attualmente l’antica Baia è parzialmente
sommersa a causa del bradisismo.
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Il Vesuvio è costituito da un vulcano più vecchio (Monte Somma)
collassato a seguito delle varie
eruzioni. All’interno della cavità
creatasi è nato il cono attuale del
Vesuvio. La sua storia eruttiva
è caratterizzata dall’alternanza
tra periodi di attività e periodi di
riposo di durata diversa, interrotti da eruzioni prevalentemente
esplosive.
Eruzione del 79 d.C.
Questa eruzione è il principale
evento eruttivo verificatosi sul Vesuvio in epoca storica. L’eruzione
ha profondamente modificato la
morfologia del vulcano.
Le sostanze eruttate per prime dal
Vesuvio sono state i pomici, quindi
rocce vulcaniche che sono originate
da un magma pieno di gas e raffreddato. Mescolate alle pomici si
trovano parti di rocce di altra natura
che furono trasportate dal magma.
Eruzione del 1631
Un’altra importante eruzione fu
quella del 1631, con l’apertura
di una bocca laterale con una
iniziale fase di attività stromboliana (esplosiva). Una prima fase
espulse ceneri frammiste all’acqua che scesero a valle a grande
velocità, oltre a colonne di vapore. Successivamente ebbe luogo
una violenta attività esplosiva
dal cratere centrale con un’alta
colonna di ceneri, pomici e gas.
Molte città furono distrutte (Portici,
Resina, Torre Annunziata, Ottaviano e Somma Vesuviana). Le vittime
accertate furono 4000, oltre a circa
6000 capi di bestiame. L’eruzione
ebbe fine 17 giorni dopo.
Eruzione del 1944
L’ultima eruzione, avvenuta il 18
marzo 1944, iniziò con forti colate
laviche che giunsero fino a Cercola, dopo aver invaso e parzialmente distrutto gli abitati di Massa di
Somma e di San Sebastiano.
Raggiunta la nube eruttiva un’altezza di 5 km, ai lati del cono si
verificarono valanghe di detriti
caldi e piccoli flussi piroclastici.
L’evento fu accompagnato, inoltre, da un’intensa attività sismica.
L’ultima eruzione del Vesuvio
risale al marzo del 1944. Da allora
il vulcano è in stato di quiescenza
e non è possibile stabilire quando
entrerà di nuovo in eruzione.
Nei vulcani quiescenti, il cui risveglio è un evento poco frequente, è
molto difficile stabilire quando potrà avvenire la prossima eruzione
e valutarne magnitudo e intensità.
In questi casi la pericolosità può
essere stimata facendo riferimento ad un evento predeterminato
ricavato dalla storia eruttiva del
vulcano. In molti casi si sceglie
l’Evento Massimo Atteso (EMA).
Nel caso del Vesuvio l’EMA fa
riferimento all’eruzione del 1631.
Piano di emergenza Vesuvio.
Sulla base dell’eruzione del 1631,
all’interno dell’area potenzialmente pericolosa sono state distinte
tre zone, a seconda del tipo e
dell’intensità dei fenomeni che potenzialmente possono interessarle:
Zona Rossa: area soggetta a
distruzione pressoché totale a
causa delle colate laviche e dei
flussi piroclastici.
Zona Gialla: area investita da
ricaduta di lapilli e ceneri.
Zona Blu: area soggetta allo
scorrimento di colate di fango,
inondazioni e alluvionamenti.
La popolazione della zona rossa
deve essere evacuata prima dell’inizio dell’eruzione.
Quella delle zone gialle e blu verrà
evacuata subito dopo l’inizio
dell’eruzione, quando si potranno
individuare le zone effettivamente
esposte al pericolo.
I Comuni interessati.
Oltre ai 18 indicati già in zona
rossa (Boscoreale, Boscotrecase,
Cercola, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia,
Pompei, Portici, Sant’Anastasia,
San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio, San Giuseppe Vesuviano, Somma Vesuviana,
Terzigno, Torre Annunziata, Torre
del Greco, Trecase), saranno
ricomprese le circoscrizioni di
Barra, Ponticelli e San Giovanni a
Teduccio del Comune di Napoli,
i Comuni di Nola, Palma Campania, Poggiomarino, San Gennaro
Vesuviano e Scafati, e l’enclave di
Pomigliano d’Arco nel Comune di
Sant’Anastasia.
Il Comune di Pomigliano d’Arco è situato ai margini dell’Area
Rossa a Nord del Vesuvio, all’interno dell’Area Gialla; nella fascia
caratterizzata da una deposizione
di piroclastiti variabile tra i 300 e i
400 Kg al mq.
Il territorio pomiglianese è inoltre soggetto a rischi connessi a
torrenti di fango e inondazioni:
le eruzioni esplosive del Vesuvio
sono state infatti spesso accompagnate da piogge violente che,
insieme alle colate di fango, hanno causato vasti alluvionamenti.
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Se sei in prossimità del vulcano
Devi essere a conoscenza del piano di emergenza
previsto per la tua zona.
Attieniti alle istruzioni riguardanti l’evacuazione dell’area.
Se sei in casa, allontanati chiudendo luce, gas e acqua.
Porta con te lo stretto necessario.
Raggiungi l’area di raccolta prevista dal piano di
emergenza comunale.
Se ti trovi all’aperto, non rientrare nella tua abitazione,
ma raggiungi
immediatamente l’area di raccolta.
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Se sei in un’ area non soggetta ad evacuazione ma
posta nelle vicinanze del vulcano
Devi essere a conoscenza del piano di emergenza
previsto per la tua zona.
Rimani nella tua abitazione con porte e finestre chiuse.
Non sostare in locali sotterranei.
Non utilizzare il telefono se non per gravi necessità.
Segui alla radio, tv o internet le istruzioni delle autorità
competenti.
Se devi uscire, proteggi il volto con una mascherina
o fazzoletto per non respirare le polveri ed indossa
indumenti non infiammabili.
Evita di usare la macchina per lasciare le strade libere
per i soccorsi.
Assicurati che tutte le persone che vivono con te
sappiano cosa fare.
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Rischio idrogeologico
I fenomeni idrogeologici sono il
risultato dell’interazione tra eventi
meteorologici (piogge, mareggiate) e l’ambiente. Alluvioni, frane,
instabilità delle coste, collassi
dovuti a cavità nel sottosuolo
rientrano in questa categoria.
Le alluvioni sono inondazioni provocate dalla fuoriuscita di acqua
dal corso di un fiume e, nelle zone
costiere, da mareggiate.
La causa principale delle inondazioni fluviali è la precipitazione,
abbondante e in breve tempo, di
un’ enorme quantità di pioggia.
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Con il termine frana si intende
un movimento di roccia, detrito o
terra, lungo un versante.
Tra le cause che innescano tale
movimento troviamo:
- Terremoti
- Erosione ad opera dei fiumi
- Attività dell’uomo
- Precipitazioni abbondanti
Il territorio campano è stato
spesso investito da questo tipo di
fenomeni.
La pericolosità da alluvioni è connessa alle esondazioni del Volturno, del Sele, del Calore, dei loro
affluenti, del Sarno e dei torrenti
vesuviani.
Cosa fare in caso di alluvione se l’edificio è su più
piani e ti trovi al piano terra o seminterrato
Mantieni la calma.
Interrompi ogni attività.
Prendi un indumento per proteggerti dal freddo e/o dalla
pioggia. Prendi lo zaino con torcia e medicinali prescritti
dal medico.
Con calma avviati ai piani superiori, incolonnandoti con
le altre persone.
Ricordati di non spingere, non urlare e non correre.
Se ti trovi al primo piano o ad un piano superiore
Interrompi ogni attività.
Disponi eventuali effetti personali in modo che non
creino ingombro alle persone che aiuterai dando loro
ospitalità.
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Preparati ad accogliere le persone che giungeranno dai
piani inferiori.
Mantieni e contribuisci a far mantenere la calma.
Se l’edificio è composto solo dal piano terra
Mantieni la calma.
Interrompi ogni attività.
Prendi un indumento per proteggerti dal freddo e/o dalla
pioggia. Prendi lo zaino con torcia e medicinali prescritti
dal medico.
Incolonnati con le altre persone.
Ricordati di non spingere, non urlare e non correre.
Dirigiti verso il luogo di raccolta previsto dal Sindaco nel
piano di evacuazione per esondazione.
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Cosa fare in caso di frana se ti trovi in un luogo chiuso
Mantieni e contribuisci a far mantenere la calma.
Non precipitarti fuori, rimani dove sei.
Riparati sotto un tavolo, sotto l’architrave della porta o
vicino ai muri portanti.
Allontanati dalle finestre, porte con vetri, armadi, perché
cadendo potrebbero ferirti.
Dopo la frana abbandona l’edificio senza usare
l’ascensore.
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Se sei all’aperto
Allontanati dagli edifici, dagli alberi, dai lampioni e dalle
linee elettriche o telefoniche che cadendo potrebbero
ferirti.
Cerca un posto dove non hai nulla sopra di te, se non
lo trovi cerca riparo sotto qualcosa di sicuro come una
panchina.
Non avvicinarti agli animali perché potrebbero essere
spaventati e reagire violentemente.
Se avvisti una frana per strada
Avvisa immediatamente le autorità competenti o
telefonando (113,112,115) o raggiungendo il centro
abitato più vicino.
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Rischio incendio
In ogni caso di incendio
chiama subito i Vigili del
Fuoco.
Se l’incendio si è sviluppato nel locale in cui ti trovi
Mantieni e contribuisci a far mantenere la calma.
Esci subito da quel locale chiudendo la porta.
Prendi un indumento per proteggerti dal freddo, dalla
pioggia e/o dal sole e porta con te uno zaino con torcia
e medicinali prescritti dal medico.
Una volta fuori dal locale, raggiungi il punto di raccolta
seguendo le vie di esodo segnate.
Appena arrivati, controlla se ci siete tutti e se manca
qualcuno avvisa le autorità intervenute (es. i Vigili del
Fuoco).
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Se l’incendio si è sviluppato fuori dal locale in cui ti
trovi e le vie di esodo sono libere e percorribili
Mantieni e contribuisci a far mantenere la calma.
Interrompi ogni attività.
Prendi un indumento per proteggerti, se disponibile.
Incolonnati con le altre persone.
Ricordati di non spingere, non urlare e non correre.
Segui le vie di fuga indicate e raggiungi la zona di
raccolta assegnata e/o indicata.
Se l’incendio si è sviluppato fuori dal locale in cui ti
trovi ma il fumo rende impraticabili scale e corridoi
Mantieni e contribuisci a far mantenere la calma.
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Cerca di sigillare con panni possibilmente bagnati le
fessure da cui potrebbe entrare il fumo.
Apri la finestra senza esporti troppo e chiedi soccorso.
Richiudi subito la finestra se da questa entra fumo.
Se il fumo non ti fa respirare, filtra l’aria attraverso un
fazzoletto.
Sdraiati sul pavimento (il fumo tende a salire verso l’alto)
e attendi l’arrivo dei soccorsi.
Rifugiati in locali con presenza di rubinetti ed
eventualmente aprili.
Se l’incendio si è sviluppato in casa
Apri i rubinetti dell’acqua e sosta in una stanza con
l’acqua che scorre.
Tappa le fessure delle porte con stracci bagnati.
Apri la finestra senza esporti troppo e chiedi soccorso.
Richiudi subito la finestra se da questa entra fumo.
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Rischio industriale
Il rischio industriale è la probabilità che si verifichi un incidente
rilevante così definito: un avvenimento, quale un’emissione, un incendio o un’esplosione di rilievo,
connessi ad uno sviluppo incontrollato di un’attività industriale,
che dia luogo ad un pericolo
grave, immediato o differito, per
l’uomo, all’interno o all’esterno
dello stabilimento, e per l’ambiente e che comporti l’uso di una o
più sostanze pericolose. La pianificazione d’emergenza comporta
in generale l’individuazione delle
zone su cui complessivamente va
posta l’attenzione e la programmazione delle azioni da intraprendere
in relazione ai diversi tipi di zone.
Le zone di pianificazione definite
dal Dipartimento della Protezione
Civile sono basate su valori di
soglia analoghi ai valori di soglia
definiti nel Decreto Ministeriale sui
Lavori Pubblici del 9 maggio 2001:
Prima zona. Zona di sicuro
impatto, è la zona caratterizzata
da effetti sanitari che comportano
un’elevata probabilità di letalità.
Seconda zona. Zona di danno, è
la zona, esterna alla prima, caratterizzata da possibili danni gravi
ed irreversibili per persone mediamente sane.
Terza zona. Zona di attenzione, è
la zona caratterizzata dal possibile verificarsi di danni, generalmente non gravi.
Dalla documentazione pubblicata
dal Ministero dell’Ambiente all’Ottobre 2010, emerge che nel Comune
di Pomigliano d’Arco e sul territorio
limitrofo sono attualmente insediati
impianti produttivi soggetti agli art.
6,D.lgs. 334/99 quali:
RA.M.OIL S.p.A. (Impianti di trattamento/Recupero).
AVIO S.p.A. (Sviluppo e produzione di componenti di motori aeronautici, revisione e manutenzione
dei motori).
Ed impianti produttivi soggetti agli
art. 8 6,D.lgs. 334/99:
SAMAGAS ITALIA S.r.l. (Deposito
di Gas liquefatti).
Se ti trovi in un locale chiuso (casa, ufficio, scuola
ecc.) al momento dell’incidente
Interrompi le utenze elettriche, disinserendo l’interruttore
generale o direttamente dal contatore perché l’impianto
elettrico può innescare una scintilla da cui inizia
l’incendio o lo scoppio.
Spegni tutte le fiamme accese o libere, tutti i motori
a scoppio o tutte le possibili fonti di calore perché
possono essere fonti di incendio o scoppio.
Se ti trovi in un locale vicino allo stabilimento al
momento dell’incidente
Abbandonalo, allontanati a piedi dal locale e cerca
riparo in un ambiente chiuso (pubblico o privato) il più
possibile lontano dallo stabilimento.
Se ciò non è possibile prosegui a piedi percorrendo
la via più breve per uscire dall’area di rischio e per
raggiungere poi i punti di raccolta predisposti dalle
autorità competenti.
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Se al momento dell’incidente ti trovi in un locale che
dista dai 350 ai 1700 metri dallo stabilimento
Chiudi le porte e finestre per evitare che la sostanza
penetri negli ambienti.
Resta all’interno dell’edificio evitando assolutamente
la permanenza in locali non sufficientemente sicuri
(esempio, tettoie tamponate, ambienti delimitati da
strutture o divisori prefabbricati leggeri o ambienti
vetrati) perché una eventuale esplosione potrebbe
provocare il cedimento delle strutture e la proiezione di
frammenti o schegge pericolose.
Non restare in locali seminterrati o interrati perché la
sostanza chimica potrebbe essere più pesante dell’aria
e tendere a penetrare nei luoghi più bassi.
Stai lontano da finestre, vetrate e porte-finestre esterne
perché in caso di scoppio vanno in frantumi con il
rischio di essere colpiti da schegge o frammenti di vetro.
Durante tutta l’attesa evita di utilizzare strumenti atti a
produrre scintille (accendini, fiammiferi, candele, ecc) e
di accendere apparecchi elettrici a batteria, non fumare.
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Cerca di non spostarti e attendi con pazienza,
mantenendo tranquille le persone che sono con te
(anziani, bambini, invalidi) ricordando che dal momento
in cui è scattato l’allarme, che potrà protrarsi per
qualche ora, molte persone stanno operando con tutti
i mezzi per la vostra incolumità e per scongiurare ogni
pericolo il più rapidamente possibile.
Evita l’uso del telefono che dovrà essere utilizzato
solo per segnalare situazioni di emergenza e assoluta
necessità per non intasare inutilmente le linee e
pregiudicare ed ostacolare le comunicazioni di soccorso
nella zona interessata.
Non andare alla ricerca dei familiari in quanto in tutta
l’area interessata stanno operando le unità di soccorso.
37
Chiamata di soccorso
1. Descrivere sinteticamente e con
precisione l’accaduto (incendio,
esplosione, malore, tafferugli, ecc.)
3. Luogo dell’emergenza: comune,
via, numero civico, piano, eventuale
percorso per raggiungere il luogo
2. Entità dell’emergenza (locali
coinvolti e materiale pericoloso
contenuto, numero di persone
coinvolte, ecc.)
4. Fornire il proprio nominativo, eventuale qualifica, numero
del telefono dal quale è fatta la
richiesta e dove, eventualmente, è
possibile richiamare.
Chiamata di soccorso
prospetto tipico da utilizzare come
traccia per richiesta di soccorso.
Mi chiamo
E sono
Serve un intervento per
Che si trova nel comune di (indirizzo completo)
Il mio recapito telefonico è
Sono le ore
Del giorno
Ed ho parlato con
38