Carissimi l`esperienza viva di questi giorni rende sempre più
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Carissimi l`esperienza viva di questi giorni rende sempre più
Carissimi l’esperienza viva di questi giorni rende sempre più evidente che le maschere non risolvono le attese sincere di ognuno di noi, ma ci ingarbugliano la vita. Ricordando l’espressione del card. Martini “la bellezza che salva il mondo è l’amore che condivide il dolore”, è la bellezza che ha il suo fondamento nel "il Pastore bello, che dà la vita per le sue pecore" (Gv 10,11). Ogni volta che ci allontaniamo dalla fonte, rischiamo e ci va della nostra vita piena o vuota da riempire con dei surrogati. Colui che entra al banchetto ha rifiutato, non ha cercato (me la cavo da solo! non ho bisogno del mio creatore!) quanto ci precede e non dipende da nessuno di noi, è una gratuità da accogliere: la misericordia (ci rende di nuovo possibili del bene e della Libertà=di essere uomo) e la comunione (l’armonia con me stesso, con quanto mi circonda e con il Creatore). L’intruso non ha l’abito nunziale (la misericordia e la comunione) che può vedere solo Dio, Gesù. Possiamo ingannare le persone, noi stessi ma non Dio creatore di ogni cosa e la nostra coscienza. E anche se si trova con gli altri è fuori dal senso della vita, è nell’inganno, nella realtà che non è umana. “Gesù Cristo non è venuto per dirci frivolezze, capisci, non ha fatto il viaggio di venire sulla terra per venire a contarci indovinelli e barzellette”. Buona Settimana don Giuseppe *************************** Papa Francesco, Udienza - «La comunione dei santi va al di là della vita terrena» 30 ottobre 2013 Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Oggi vorrei parlare di una realtà molto bella della nostra fede, cioè della “comunione dei santi”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che con questa espressione si intendono due realtà: la comunione alle cose sante e la comunione tra le persone sante (n. 948). Mi soffermo sul secondo significato: si tratta di una verità tra le più consolanti della nostra fede, poiché ci ricorda che non siamo soli ma esiste una comunione di vita tra tutti coloro che appartengono a Cristo. Una comunione che nasce dalla fede; infatti, il termine “santi” si riferisce a coloro che credono nel Signore Gesù e sono incorporati a Lui nella Chiesa mediante il Battesimo. Per questo i primi cristiani erano chiamati anche “i santi” (At 9,13.32.41; Rm 8,27; 1 Cor 6,1). 1. Il Vangelo di Giovanni attesta che, prima della sua Passione, Gesù pregò il Padre per la comunione tra i discepoli, con queste parole: «Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (17,21). La Chiesa, nella sua verità più profonda, è comunione con Dio, familiarità con Dio, comunione di amore con Cristo e con il Padre nello Spirito Santo, che si prolunga in una comunione fraterna. Questa relazione tra Gesù e il Padre è la “matrice” del legame tra noi cristiani: se sia mo intimamente inseriti in questa “matrice”, in questa fornace ardente di amore, allora possiamo diventare veramente un cuore solo e un’anima sola tra di noi, perché l’amore di Dio brucia i nostri egoismi, i nostri pregiudizi, le nostre divisioni interiori ed esterne. L’amore di Dio brucia anche i nostri peccati. 2. Se c’è questo radicamento nella sorgente dell’Amore, che è Dio, allora si verifica anche il movimento reciproco: dai fratelli a Dio; l’esperienza della comunione fraterna mi conduce alla comunione con Dio. Essere uniti fra noi ci conduce ad essere uniti con Dio, ci conduce a que sto legame con Dio che è nostro Padre. Questo è il secondo aspetto della comunione dei santi che vorrei sottolineare: la nostra fede ha bisogno del sostegno degli altri, specialmente nei momenti difficili. Se noi siamo uniti la fede diventa forte. Quanto è bello sostenerci gli uni gli altri nell’avventura meravigliosa della fede! Dico questo perché la tendenza a chiudersi nel privato ha influenzato anche l’ambito religioso, così che molte volte si fa fatica a chiedere l’aiuto spirituale di quanti condividono con noi l’esperienza cristiana. Chi di noi tutti non ha sperimentato insicurezze, smarrimenti e perfino dubbi nel cammino della fede? Tutti abbiamo sperimentato questo, anch’io: fa parte del cammino della fede, fa parte della nostra vita. Tutto ciò non deve stupirci, perché siamo esseri umani, segnati da fragilità e limiti; tutti siamo fragi li, tutti abbiamo limiti. Tuttavia, in questi momenti difficoltosi è necessario confidare nell’aiuto di Dio, mediante la preghiera filiale, e, al tempo stesso, è importante trovare il coraggio e l’umiltà di aprirsi agli altri, per chiedere aiuto, per chiedere di darci una mano. Quante volte abbiamo fatto questo e poi siamo riusciti a venirne fuori dal problema e trovare Dio un’altra volta! In questa comunione – comunione vuol dire comune-unione – siamo una grande fami glia, dove tutti i componenti si aiutano e si sostengono fra loro. 3. E veniamo a un altro aspetto: la comunione dei santi va al di là della vita terrena, va oltre la morte e dura per sempre. Questa unione fra noi, va al di là e continua nell’altra vita; è una unione spirituale che nasce dal Battesimo e non viene spezzata dalla morte, ma, grazie a Cristo risorto, è destinata a trovare la sua pienezza nella vita eterna. C’è un legame profondo e indissolubile tra quanti sono ancora pellegrini in questo mondo – fra noi – e coloro che hanno varcato la soglia della morte per entrare nell’eternità. Tutti i battezzati quaggiù sulla terra, le anime del Purgatorio e tutti i beati che sono già in Paradiso formano una sola grande Famiglia. Questa comunione tra terra e cielo si realizza specialmente nella preghiera di intercessione. Cari amici, abbiamo questa bellezza! È una realtà nostra, di tutti, che ci fa fratelli, che ci accompagna nel cammino della vita e ci fa trovare un’altra volta lassù in cielo. Andiamo per questo cammino con fiducia, con gioia. Un cristiano deve essere gioioso, con la gioia di avere tanti fratelli battezzati che camminano con lui; sostenuto dall’aiuto dei fratelli e delle sorelle che fanno questa stessa strada per andare al cielo; e anche con l’aiuto dei fratelli e delle sorelle che sono in cielo e pregano Gesù per noi. Avanti per questa strada con gioia! *************************** 31 ottobre 2013 REPORTAGE - Niger, altri 47 morti nel deserto «Non posso parlarle se lei non ha le dovute autorizzazioni». Abubakar è seduto in fondo a una stanza coperta da un tetto di paglia. Attorno a lui sembra avere due o tre assistenti, ognuno con almeno quattro telefonini in una mano e un pacchetto di sigarette nell’altra. Abubakar non vuole neanche guardarmi negli occhi per la paura di finire nei guai. Preferisce fissare il quaderno dove sta registrando i nomi e le nazionalità delle migliaia di persone che da oltre 15 anni vede passare dal suo “ghetto”. È lui che si occupa di gestire le partenze dei migranti, per questo ci sono anche dettagli sui veicoli che continuano a fare la spola tra Agadez, nel nord del Niger, e la Libia. Le persone come Abubakar rischiano grosso perché sono le prime ad essere contattate dagli agenti di sicurezza nigerini se qualcosa va storto: proteste, violazioni della legge, oppure informazioni su un determinato gruppo di clandestini. Da Paesi come Senegal, Mali, Gambia, Sierra Leone, Ghana, e Nigeria, le rotte dei migranti convergono tutte ad Agadez. Negli ultimi vent’anni, la “perla del deserto” ha visto il formarsi di circa 50 ghetti. Disseminati in vari quartieri della città, ospitano ogni giorno centinaia di giovani, soprattutto maschi, che aspettano la loro partenza. A volte le attese pos . . . non sarete il futuro 2 se non siete già ora il presente sono durare mesi. «Durante la mia ultima missione, a metà ottobre, ho notato che sono sorti nuovi ghetti», afferma Anna Marconi, volontaria per “Bambini nel Deserto”, un’organizzazione che attraverso il progetto Reseau Exodus monitora i flussi migratori e sviluppa diverse attività a favore dell’imprenditoria femminile e giovanile per offrire un’alternativa alla migrazione. «Questi nuovi ghetti sono situati alla periferia di Agadez – continua Marconi –, tanta gente continua a partire verso la Libia in cerca di lavoro, comprese molte più donne rispetto al passato». Esiste una via più convenzionale per attraversare il Sahara: le 4x4 e i camion lasciano Agadez la mattina presto per raggiungere Dirkou. 20mila franchi Cfa (30 euro) per almeno quattro giorni di viaggio. Un simile lasso di tempo viene impiegato per il tragitto da Dirkou che, dopo aver passato la frontiera nigerina a Madama, arriva ad al-Qatrun. Da lì in poi, il peggio è passato e il prezzo di quest’ultima tappa, a seconda dei mezzi su cui si viaggia, si aggira intorno ai 35mila franchi. Un’altra via parte invece da Agadez e, per 15mila franchi, i bus della Sonef si lanciano verso nord, circa 240 chilometri di strada sterrata, fino alla cittadina di Arlit. Giunti ad Arlit, i migranti scelgo no i mezzi a disposizione e percorrono altri 170 chilometri fino alla frontiera con l’Algeria. «Una guida algerina può costare ad ogni migrante clandestino 40mila franchi», afferma Ibrahim, giovane di 28 anni che ha giurato di non rifare mai più quella strada. «Gli autisti evitano le vie più battute passando per le montagne – spiega il ragazzo –. Dopo circa 800 chilometri e cinque giorni di viaggio si arriva alla frontiera con la Libia, più o meno nell’area di Ghat». Altri 450 chilometri portano alla città di Sabha. La strada per l’Algeria è quella più pericolosa. Ti permette di evitare i diversi posti di blocco tra il Niger e la Libia – spiega Amadou, residente di Agadez –, ma sono guai seri se ti perdi o se le auto rità locali ti scoprono». A inizio settimana sono stati scoperti 40 cadaveri nel deserto al confine tra Niger e Algeria (soprattutto donne e bambini). Ieri ne sono stati trovati altri 47, che portano a un to tale di 87 le vittime di questa tragica traversata. Per chi ce la fa, le cose sono tutt’altro che facili. Una volta in Libia, i migranti vengono spesso imprigionati. «I clandestini passano settimane in cel le libiche in mezzo al deserto – spiega sotto anonimato l’operatore umanitario di un’organizzazione internazionale basata nella capitale nigerina, Niamey – i soldati libici li rinchiudono fino a quando le loro famiglie non mandano i soldi per la liberazione». Nel deserto e sulle montagne la legge sembra infatti sospesa. Chi vuole raggiungere l’Europa porta con sé con centinaia di dollari perché sa che il prezzo dei mezzi su cui viaggia non è il problema principale: «Ogni volta che incontriamo i militari siamo costretti a corromperli», spiega Bashir, autista di uno dei pulmini che dalla stazione di Agadez partirà domani per Dirkou. «Se siamo fortunati, bastano 5mila franchi per ogni passeggero – continua Bashir – ma, a volte, quando i soldati sco prono i dollari, possono prenderti anche tutto». I 7 euro minimi richiesti a un solo migrante, in un unico posto di blocco in Niger, alimentano un giro d’affari di vari milioni di euro all’anno. È impossibile dare stime precise, ma secondo alcune organizzazioni nigerine, almeno tre milioni di euro al mese finiscono nelle tasche degli agenti della sicurezza. Rispetto agli agenti della polizia e della gendarmeria, sono i militari dell’esercito a pren dersi la fetta più grossa. Matteo Fraschini Koffi DECANATO DI PORLEZZA PERCORSO IN REPARAZIONE AL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO 2013 – 2014 Luogo: Oratorio di Porlezza – Via Garibaldi, 101 Domenica: ore 15.00 – 17.00 10 novembre 2013: Sacramento del Matrimonio: passi verso la fede. 17 novembre: Sacramento del Matrimonio: “Voi chi dite che io sia?”Mt16,15 . . . non sarete il futuro 3 se non siete già ora il presente 24 novembre: La famiglia secondo il codice civile (Avv. Mirella Quattrone) 1 dicembre: Cineforum: " Fireproof " 8 dicembre: Dinamiche di relazione (1) (Psicologo) 15 dicembre: Dinamiche di relazione (2) (Psicologo) 12 gennaio 2014: Testimonianze ed esperienze di vita familiare 19 gennaio: Aperti alla vita: fecondità del Matrimonio 26 gennaio: “Prometto di esserti fedele sempre”: il Sacramento del Matrimonio 31 gennaio – ore 20.30: Celebrazione conclusiva (c/o Suore di Porlezza) Tel : Parrocchia S. Vittore: 0344 – 61134 Fax : 0344 – 72078 e-mail: [email protected] 3 - 10 Novembre 2013 / II settimana dopo la Dedicazione Anno C – I / XXXI settimana del Tempo Ordinario / L. d. O. III Sabato 2 ore 17.00 S. Nazzaro ore 17.00 Cusino ore 19.30 S. Margherita Domenica 3 ore 9.30 Cavargna ore 11. 00 S. Bartolomeo ore 17.00 S. Nazzaro Lunedì 4 ore 17.00 S. Margherita Martedì 5 ore 9.00 Cusino Mercoledì 6 ore 9.00 S. Nazzaro Giovedì 7 ore 9.00 Cavargna Venerdì 8 ore 20.00 S. Bartolomeo Sabato 9 ore 10.00 Cavargna ore 17.00 Cusino ore 19.30 S. Margherita Domenica 10 ore 9.30 Cavargna ore 11. 00 S. Bartolomeo ore 17.00 S. Nazzaro Commemorazione dei Fedeli Defunti Def. Def. Def. >> segue preghiera al monumento Commemorazione 4 novembre Def. Bralla Fabio // Bralla Giuseppe e Fontana Angelica pregh. al monumento Def. S. Messa al Monumento Def. Mazza Ernesto e Lisetta >> segue preghiera al monumento S. Carlo Borromei, vescovo Def. Def. Def. Def. Def. Dedicazione della Basilica romana Lateranense S. Messa don Federico e signora Rina (cimitero) Def. Def. Battaglia Domenico, Celestina e Francesco, Caneva Gaudenzio e Caterina NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO Def. Bonardi Antonio Luigi // Bralla Rosa, Rino e Isidoro Def. Famiglia Caneva e Strepparava Def. Mazza Renzo e familiari // Mazza Annibale APPUNTAMENTI Domenica 3 Giovedì 7 Domenica 10 ore 18.30 ore 14.30 ore 20.45 ore 18.30 . . . non sarete il futuro Incontro Adolescenti e Giovani Incontro Preadolescenti (2a e 3a media) Prove di canto Incontro Adolescenti e Giovani 4 se non siete già ora il presente Sabato 9 . . . non sarete il futuro ore 10.00 Cavargna S. Messa don Federico (cimitero) 5 se non siete già ora il presente