Il carretto siciliano avrà un suo museo

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Il carretto siciliano avrà un suo museo
LA PAROLA AI GRUPPI
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Il carretto siciliano
avrà un suo museo
a nostra Sicilia che si è contraddistinta per le sue tradizioni popolari, cavalleresche, mafiose e religiose, è passata alla storia anche attraverso lo studio dell’arte popolaresca cioè quella dell’architettura e decorazione
del Carretto Siciliano.
E così sul finire dell’Ottocento e il
primo Novecento ad Aci S. Antonio, piccolo
borgo adagiato a confine tra il Bosco delle
Aci e vari altri Comuni, si organizzarono
diverse botteghe di Carradori (ideatori e
costruttori del carretto) i quali grazie alla
maestria, alla sapiente mano esecutrice, ai colori e
ai soggetti iconografici hanno dipinto nelle varie
parti del carretto, sogni, esperienze e passioni
umane che hanno fatto il giro del mondo.
L’uso del carretto da parte dell’uomo,
come mezzo di trasporto, si perde nella notte
dei tempi. E qui, alle pendici dell’Etna, ha trovato grande attenzione e cura il carretto istoriato e riccamente ornato chiamato comunemente “Carretto Siciliano”.
La scuola del carretto catanese si differenzia
da quella palermitana perché è più apprezzata per
il suo linguaggio classico nella ricostruzione delle
scene mentre quella palermitana risente molto
dell’influsso bizantino.
La sua costruzione avviene attraverso una
lunga e diversa sequenza di artifici di artigiani, i
quali inevitabilmente ognuno vi lascia la propria
impronta e personalità.
E così dal carradore si passa allo scultore che
incide i raggi nelle due ruote, le fiancate, i mascellari, ed ogni altro particolare degno di rilievo; egli
è il creatore dei personaggi, che una volta scolpiti
e dipinti, restano vivi all’occhio del profano. Si
passa poi al fabbro - ferraio, cui spetta il compito
di costruire la “ cascia - fuso” adornandola di
fiori, foglie, angeli, delfini, guerrieri, bandierine,
ecc. tutti lavorati in ferro battuto.
Completate le opere da parte di questi laboratori, si passa al lavoro del pittore e decoratore,
che è il maestro dell’arte popolaresca, poiché con
le sue pennellate fa rivivere le “ storie “ del
Vecchio e Nuovo Testamento, le gesta di Orlando
L
“Il carretto è
un’espressione
prettamente
isolana che
racchiude una
Sicilia popolare,
cavalleresca,
mafiosa
e religiosa nei
suoi costumi
e nei suoi canti
ed oggi
Aci S. Antonio
rappresenta la
madre – patria
della pittura del
carretto siciliano”
e Rinaldo, le scene tipiche degli ex – voto, le
scene di intensa passionalità dell’amore di
Santuzza per Turiddu tratta dalla Cavalleria
Rusticana, la vita di Giuseppe Musolino, di
Turiddu Giuliano e di tanti altri popolari soggetti. Questi personaggi dipinti in vari colori
dalle mani sapienti dei bravi pittori – artigiani, ravvivano l’arte del carretto nel suo
splendore.
Completato il Carro, si passa nel
laboratorio del sellaio, il quale ricama l’abito del cavallo in armonia con le scene e
i colori assegnati dagli artigiani al carretto. Quest’abito è detto armigi, o bardatura o
finimenti.
Oggi il carretto è entrato nei salotti e nei
musei, come pezzo raro di una vita contadina
ormai trascorsa, legata alla terra e ai valori patriarcali, quale ricordo di un tempo che fu.
La Provincia Regionale di Catania ed il suo
Presidente On. le Nello Musumeci hanno voluto
che questo mondo non scomparisse e che Aci S.
Antonio rinomata per la sua cultura e tradizione
sul carretto siciliano conservasse il mestiere che
ha visto tanti suoi figli cimentarsi in questo lavoro. E così in via Vittorio Emanuele N. 120 è stato
acquistato un’immobile vetusto, che si presta
assai bene ad essere trasformato in Museo
Permanente del Carretto Siciliano per le sue caratteristiche architettoniche, con la sua bella “carretteria”, con un vasto giardino di circa 800 mq
destinato all’ambientazione di angoli e posti
caratteristici.
Si spera che nel più breve tempo possibile
possa nascere una galleria d’arte, ricca di carretti e
dei pezzi del carretto in tutta la sua composizione
perché il carretto è un’orgia di colori, una scia
d’oro, in cui c’è tutta la Sicilia con i suoi profumi,
i suoi colori, i suoi panorami, i suoi canti e i suoi
riti, con il suo odore di zagara sotto il color nero
della lava.
Giuseppe Cutuli
consigliere CCD
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LA PAROLA AI GRUPPI
Quando si dice:
"la politica è uno sport"
uante volte abbiamo sentito
gli amministratori della
Provincia Regionale di
Catania andare fieri del loro
impegno per lo sport e della
grande attenzione riservata alle associazioni sportive? Tante, troppe volte per non sentirsi costretti a verificare la fondatezza di tali
affermazioni. Una verifica per nulla inquisitoria, che parte da un solo dato e che dimostra come le trionfalistiche affermazioni
autocelebrative della Giunta abbiano una
mera valenza elettoralistica e nulla di più.
Facciamo un passo indietro. In sede di discussione prima e approvazione dopo, del bilancio 2001, il Consiglio Provinciale confermò,
senza apportare alcuna modifica, le previsioni di
spesa dell'Amministrazione. Pertanto venne
stanziata, sul capitolo che consente l'organizzazione di manifestazioni sportive, la somma di
1.350.000.000, mentre sui capitoli destinati alle
associazioni sportive ordinarie e a quelle che
svolgono attività a favore dei portatori di handicap, furono stanziati rispettivamente 470 e 100
milioni. Nel corso dell'anno, la Giunta
Provinciale, poco alla volta procedette a stornare
l'intera dotazione finanziaria assegnata alle
associazioni sportive, destinando quanto prelevato alla organizzazione di singole manifestazioni sportive. Si direbbe: ma com'è possibile
che la Giunta tolga i soldi alle associazioni per
organizzare specifici eventi sportivi?
Quando si dice : "predicare bene e razzolare male".
Dunque suo malgrado, l'Esecutivo, alla
fine del 2001, si è visto costretto a proporre,
dentro la manovra di assestamento di bilancio,
una richiesta d'impinguamento dei capitoli relativi allo sport rimasti privi di copertura finanziaria. La manovra di assestamento non è passata e
pertanto non risulta possibile prevedere fondi
aggiuntivi per lo sport.
Poiché prima o poi tutti i nodi vengono al
pettine, la Giunta ha dovuto fare i conti con circa
900 richieste di associazioni sportive e centri di
avviamento allo sport, che come ogni anno, ai
Q
sensi del regolamento approvato dal
Consiglio, nel mese di febbraio hanno presentato apposita richiesta. Quale espediente attuare a questo punto, se non quello di
scaricare sul Consiglio la responsabilità ,
reo quest'ultimo di non avere approvato la
manovra d'assestamento! Presto fatto!
Ora, per una volta sorvoliamo sul
fatto che il Presidente e la Giunta in
Consiglio dispongono di una maggioranza
composta da 34 Consiglieri su 45, quindi
se delle responsabilità vanno assegnate,
queste di devono indirizzare esclusivamente alle forze politiche di centrodestra, che governano la Provincia Regionale di Catania.
Un'Amministrazione, che si definisce sensibile
alle politiche dello sport, si comporta in questo
modo?
Il bilancio è stato approvato ben oltre il termine per la presentazione delle istanze di contributo avanzata dalle associazioni sportive e dai
centri di avviamento allo sport, quindi se le originarie previsioni di spesa si fossero rivelate inesatte, la Giunta avrebbe avuto tutto il tempo
necessario per correggerle in corso d'opera, chiedendo al Consiglio di aumentare la dotazione
finanziaria. Ciò non è avvenuto, poiché
L'Esecutivo ha confermato le previsioni iniziali
senza inoltrare alcuna richiesta aggiuntiva al
Consiglio, prima dell'approvazione del bilancio.
Come se non bastasse, nell'arco di pochi mesi,
l'Esecutivo ha speso l'intera cifra a disposizione
dello sport per realizzare pochissime manifestazioni. Due miliardi spesi in una manciata di
giorni per poche, faraoniche e pseudosportive
manifestazioni! Questa è la vera politica sportiva
della Giunta Musumeci!
Altro che supporto alle associazioni e ai
centri di avviamento allo sport, e dunque a tutti
coloro che con grande sacrificio e all'insegna del
volontariato dedicano il loro tempo libero ad educare allo sport migliaia di giovani concittadini.
Fabio Roccuzzo
Capogruppo dei Democratici di Sinistra
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Oro dell’Etna
per gli artigiani della lava
L
a proposta di incoraggiare l’uso e la
diffusione di un materiale tanto prezioso e presente nel territorio della
nostra provincia come la pietra lavica,
avanzata da tempo dallo scrivente ha
trovato nel Progetto Lodis un ottimo sponsor. Sin
dai tempi più antichi la popolazione etnea ha utilizzato la lava proveniente dalle eruzioni, realizzando sia utensili di uso quotidiano che vere e
proprie opere architettoniche come balconi, finestre e portali di notevole bellezza. Basta dare uno
sguardo ai luoghi caratteristici delle nostre zone
per notare che essi costituiscono un ricco e inestimabile patrimonio del barocco suggestivo.
Il progetto “Oro dell’Etna” si prefigge come
obiettivo la nascita di una scuola artigianale della pietra lavica che si occupi della formazione dei giovani
artigiani, e dia loro la possibilità di apprendere i metodi e le tecniche di lavorazioni artistica della pietra, nonché tutte le tecniche di design e la formazione di personale competente e specializzato nel restauro delle
opere di cui la nostra zone è ricca. Ciò deve portare
allo sviluppo e all’impiego di manodopera nel settore,
favorendo lincremento di un artigianato antico che
altrimenti scomparirebbe. L’Etna costituisce uno dei
luoghi più suggestivi della nostra terra, un modello di
paesaggio che dà al territorio circostante un’identità
ben precisa. La popolazione etnea, con la stessa lava
proveniente dalle numerose eruzioni, ha realizzato fin
dai tempi più antichi, oggetti ed opere architettoniche,
quasi fossero una prosecuzione dell’ambiente naturale esistente. Anche le case, le strade e le piazze di città
e paesi, che terremoti ed eruzioni avevano distrutto ed
ingoiato, sono state rimesse in piedi ed arredate utilizzando la lava come massima scaramanzia. Dopo il terremoto del 1693 in tutto il territorio si riprese ad edificare secondo schemi fastosi e appariscenti, uniti spesso ad interventi decorativi dell’artigianato locale. Era il
periodo dell’esuberante fantasia dei “ Maestri di
muro”, degli intagliatori che con le loro opere testimoniavano la volontà di rinascita delle città: “Lapidum
incisores “ e “ Fabrorum murariorum “ accostavano
materiali lapidei di diversa natura insieme a tecniche
costruttive e versatilità decorativa. Con tale operazione si arrivava ad un equilibrio formale alquanto sapiente ottenuto tra tessuto urbano ed elementi architetto-
“Occorre
sviluppare
la formazione
e l’impegno
di quadri e di
manodopera,
invitare
le industrie
edilizie
ad adattarsi
alle nuove
necessità
e a favorire
lo sviluppo
di un artigianato
che minaccia
di scomparire”
nici, in una sorta di gerarchia di linguaggio.
Balconi, finestre e soprattutto portali, elementi strutturali caratterizzanti il linguaggio
espressivo dell’architettura dei luoghi, anche se
nati per assolvere a necessità funzionali diventano espressione dell’incontro tra un procedimento controllato dalla invenzione e dalla fantasia,
in armonia con regole scientifiche e virtuosismi
decorativi.
I Mascheroni diventano ora gocciolatoi
per lo scolo delle acque piovane, adesso sostegni dei piani orizzontali di affaccio. La decorazione diventa elemento plastico di supporto alla
struttura, rendendola dinamica in un insieme di forme
“vive”. Bugne, chiavi di arco, stipiti, mensole, diventano i segni iconologici ricorrenti nei quali si innestano
la tradizione ed il linguaggio architettonico.
Si ha testimonianza dell’opera di mani diverse e
uniche che ci hanno lasciato segni carichi di impercettibili influenze, pura fantasia e straordinario rigore. A
questo proposito basti ricordare l’opera di “ Lapidum
Incisores” come Lario e Giovanni Arcidiacono,
Antonio Mangano, i d’Amico e i Lizzio, questi ultimi
indicati come maestri di fabbrica. Tutti questi artisti
operavano soprattutto nella zona di Acireale. Un
punto d’incontro straordinario tra pietra e ceramica è
offerto dall’attività di Barbaro Messina, decano della
decorazione, che realizza tavoli sui quali applica uno
strato d’argilla che viene ceramizzata e decorata con
vari motivi. Messina trasmette i suoi segreti ai giovani
apprendisti della sua bottega. E non è il solo che alterna la produzione all’insegnamento per garantire il futuro di una cultura millenaria. Quindi uno degli obiettivi
primari da raggiungere è la fondazione di una “scuola”
che si occupi della formazione dei giovani artigiani,
insegnando loro i metodi e le varie tecniche di lavorazione artistica della pietre, nonché tutte le tecniche di
design. In seguito ad un’attenta analisi si è pensato di
scegliere Acireale come possibile centro per la nascita
di questa “Scuola”. Passeggiando lungo i principali
percorsi cittadini assistiamo ad un vero e proprio
“trionfo della pietra”.
Martino Orazio Ferro
Consigliere di Forza Italia