La banda larga ha perso il filo

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La banda larga ha perso il filo
connessioni
Rivoluzione WiMax
g Alessandro Longo
La banda larga ha perso il filo
I
l 2005 sarà il primo
anno in cui il WiMax
busserà alle porte del
mercato: la promessa
di banda larga mobile
a buon mercato e disponibile
quasi ovunque si sta per
realizzare, negli Stati Uniti
come in Europa. Nel giro di
pochi mesi, alla fine del 2004,
il WiMax da misconosciuto
che era ha conquistato gli
entusiasmi di molti: giganti
del silicio, operatori, analisti e
utenti. A Milano a novembre
si è tenuto il primo forum
italiano sul WiMax. A
dicembre è arrivato, dalla
canadese Wavesat [www.
wavesat.com] il primo chipset
che supporta le connessioni
WiMax: sarà provato da
una decina di clienti amici
e poi, entro i primi tre mesi
di quest’anno, sarà integrato
in una serie di prodotti di
networking distribuiti su larga
scala. Anche Intel e Fujitsu
È alle porte il servizio che porterà
nell’aria collegamenti in rete a una
distanza di 50 km e fino a 75 Mbps.
Fine del digital divide causato dall’xDsl
e arrivo del broadband mobile senza
confini? La risposta già da quest’anno: i
giganti dell’hi-tech mondiali che stanno
cominciando a puntare sul WiMax, a
presentare i primi prodotti, chip e servizi
sperimentali. In Italia, però, non è scontato.
Il WiMax è…
Banda larga wireless fino a 75 Mbps, tramite onde radio
che possono coprire un’area dal raggio di 50 km. Come
con il Wi-Fi, la banda si origina da link su rete fissa (in fibra
ottica, tipicamente) associati agli apparati WiMax. Con
lo standard 802.16d, forse già dal 2005, il WiMax fornirà
accesso da postazioni fisse (a casa o in ufficio). In un
secondo momento, nel 2006-7 e con lo standard 802.16e,
sarà banda larga mobile, accessibile via computer portatili.
52 internet.pro
marzo 2005
sono in corsa per lanciare
analoghi chipset, come hanno
dichiarato; hanno illustrato al
pubblico e ai vendor i primi
progetti già dall’estate scorsa.
Partono i servizi sperimentali:
i primi in Europa sono a Kent,
in Gran Bretagna, all’inizio
del 2005. L’interesse mondiale
per il WiMax sembra crescere
di mese in mese, così come
il numero dei membri del
WiMax Forum: a oggi sono
170, essendo aumentati del
37% ogni tre mesi, negli
ultimi dodici. Poiché è una
tecnologia ad ampio respiro,
nel Forum ci sono aziende
di vari settori: produttori
di semiconduttori (Intel) e
di hardware, ma anche di
telefonini (Siemens, Alcatel,
Motorola); operatori di
telefonia (British Telecom,
France Telecom, Deutsche
Telecom, AT&T) e fornitori di
prodotti Wi-Fi, di cui il WiMax
potrebbe essere l’evoluzione.
Tra gli ultimi acquisti alla
causa del WiMax, tra
novembre e dicembre, ci sono
stati Samsung ed Ericsson,
che ha annunciato anche
di essere vicini a presentare
i primi piani di fornitura
del servizio al pubblico.
Il WiMax
prende forma
Va detto, a scanso di equivoci,
che il WiMax non è una
tecnologia di per sé nuova,
anche se solo di recente sta
scendendo dalle nuvole degli
standard per concretizzarsi in
prodotti e servizi a portata di
utente. Lo standard WiMax,
l’802.16, è stato definito
nel gennaio 2003, da Ieee
(Institute of Electrical and
Electronic Engineers), lo
stesso istituto che ha partorito
il Wi-Fi. Ma il primo WiMax
non piaceva a nessuno, come
riferisce Intel in un rapporto:
funzionava solo se gli apparati
riceventi ed emittenti delle
onde restavano allineati
in vista ed era basato su
frequenze tra 10 e 66 GHz–
uno spettro che negli Usa e in
molti altri Paesi è disponibile
solo su licenza. Così Ieee
ha continuato a lavorare al
WiMax, arrivando all’802.16a
e, a giugno 2004, all’802.16
Revision D (ossia 802.16d).
Le cose sono molto migliorate.
Nuove frequenze, tra i 2 e
gli 11 GHz, che negli Usa e
in altri Paesi sono libere da
licenza; migliore flessibilità
del servizio, che ora funziona
anche se gli apparati non
sono in linea di vista. Allora
le dighe si sono aperte,
le aziende hanno fiutato
l’affare: si può cominciare
a parlare, seriamente, di
WiMax. Ha le carte giuste
per mantenere le promesse:
banda larga wireless, fino a 75
Mbps, e 50 km di copertura
massima. L’evoluzione del
WiMax è però ben lungi
dall’essere all’apice.
Perché l’Italia
rischia di abortire il WiMax
Banda larga
ovunque,
ma fissa (per ora)
«Nel 2005 sarà usato
soprattutto per dare banda
di backhaul agli hot spot
Wi-Fi, ai quali sarà quindi
funzionale», spiega Andrea
Rangone, professore del
Mip, Politecnico di Milano,
e uno dei curatori delle
annuali ricerche pubblicate
sul Wi-Fi italiano. «Il che è
utile sopratutto in zone che
potrebbero dare buoni hot
spot ma che non sono coperte
da reti in fibra. Il WinMax
permetterebbe di collegare
a distanza, wireless, gli
hot spot con la rete in fibra
ottica». Ci si prepara però
a rendere il WiMax anche
un’alternativa all’Adsl, per
le zone che non ne sono
coperte. In questo senso
vanno i test che la startup Telabria intende fare
a Kent (Gran Bretagna)
nei primi mesi del 2005.
L’ultimo miglio di alcune
case e uffici saranno coperti
da un network fatto di celle
WiMax, che fornirà banda a
72 Mbps da condividere tra
vari utenti. In questo caso,
il link WiMax non arriva
quindi fino a casa dell’utente
ma si ferma al livello di
stadio di linea di un gruppo
di edifici. L’hardware (Cpe)
che il consumatore dovrebbe
installare per ricevere il
servizio WiMax è ancora
L’Italia si troverà esclusa dalla rivoluzione WiMax, se
le leggi non dovessero cambiare. Al momento, infatti,
WiMax da noi sarebbe illegale: secondo il decreto
Wi-Fi del 2003, infatti, questi servizi sono permessi
soltanto in zone circoscritte. Il che corrisponde alle
specifiche del Wi-Fi, ma non a quelle del WiMax, che
nasce appunto per rompere le barriere geografiche
e per funzionare su vasto raggio. C’è per ora qualche
vaga speranza che il Governo adatti le leggi per
fare posto al progresso del wireless. Sul finire del
2004, il ministro delle Telecomunicazioni Gasparri ha
promesso di rivedere il decreto Wi-Fi per correggerne
alcuni limiti e clausole obsolete. Si teme però che
l’Italia adeguerà le leggi solo in ritardo rispetto al
resto d’Europa, come accaduto con il Wi-Fi.
Con il WiMax, però, si corrono rischi maggiori a fare i
ritardatari. È una tecnologia che potrebbe stravolgere
il mercato dell’accesso a Internet in banda larga, sia
mobile sia fissa. Gli utenti e l’industria in questo caso
pagherebbero caro un ritardo competitivo dell’Italia,
maturato a causa di leggi obsolete. Ciononostante,
alcuni operatori italiani sembrano molto interessati
al WiMax e sono alla finestra, nell’attesa di leggi
migliori: «Lo sentiamo alle porte e siamo pronti
a scommetterci», ha detto Riccardo Iacobone,
amministratore delegato di Micso [www.micso.net].
«Sarà la soluzione a moltissimi problemi e saremo
certo tra i primi a implementarlo, come tecnologia
sugli hot spot, quando ci saranno gli estremi per
farlo». Il che non richiederà grossi investimenti:
«Micso ha investito molto sulla parte back end
degli hot spot. Riteniamo che non ci siano problemi
a implementare WiMax conservando la stessa
piattaforma lato server». Al momento, però, in Italia
la situazione è confusa e infatti nessun operatore
si è ancora sbilanciato a favore del WiMax. Non a
Andrea Rangone,
docente presso il
Politecnico di Milano.
caso, non c’è Telecom Italia tra i provider europei che
hanno cominciato a stringere accordi con produttori
e vendor, per il WiMax; ma ci sono British Telecom,
France Telecom, Deutsche Telekom e Iberbanda.
Non solo: «Oltre all’incognita delle leggi, in Italia
c’è un altro problema che potrebbe frenare il
WiMax. Anche questo è “istituzionale”», dice
Andrea Rangone, del Mip. «Il Ministero della Difesa
è riluttante a liberare lo spettro da 3,5 GHz, che
sono frequenze considerate ottimali per il WiMax.
Ma forse, con un po’ di fatica, lo si riuscirà a
convincere… Le aziende sono ottimiste, al riguardo.
Un po’ meno per quanto riguarda la disponibilità di
Gasparri ad aprire le porte delle leggi al WiMax».
All’opposto, negli Usa, si fanno ponti d’oro al WiMax:
l’Fcc (Federal communication commission) ha liberato
a questo scopo le frequenze degli 1,7 GHz, prima
destinate a servizi governativi. Si noti che le basse
frequenze sono preziose, poiché assicurano maggiore
portata del servizio. Non solo: l’Fcc preme anche per
destinare al WiMax le bande Vhf e Uhf, usate dalla
televisione analogica, che sta cadendo in disuso
(sostituita dal digitale terrestre). Tra due o tre anni si
trasmetteranno dati sui vecchi canali televisivi, negli
Usa. Il WiMax su Uhf/Vhf avrebbe vantaggi notevoli,
in termini di copertura (fino a centinaia di chilometri,
con un segnale che riesce molto bene a passare
attraverso gli edifici) e di prezzo (i trasmettitori
e ricevitori Uhf/Vhf sono molto economici).
L’evoluzione del WiMax:
nel 2005 sarà usato
soprattutto per sostenere
il Wi-Fi e per servire
alcune case o uffici con
antenne fisse poste
all’esterno. Nel 2006,
le antenne porteranno
il WiMax direttamente
nelle case o aziende. Nel
2007, ci sarà il WiMax
mobile, che potrebbe
fare capolino, con i primi
prodotti, già da fine 2006.
internet.pro 53
marzo 2005
connessioni
Rivoluzione WiMax
Le applicazioni del WiMax rZZZZ
P Banda di congiunzione a circuiti in fibra ottica o Adsl per servizi gli hot spot
Wi-Fi non coperti da broadband su rete fissa (2005)
P Banda larga a basso costo per le aree non coperte da Adsl (2005)
P Banda larga di taglio elevato per gli utenti business, soprattutto dove manca
l’Adsl e il Cvp (2005-2006)
P Banda larga on demand, per servire mostre ed eventi per un periodo limitato,
con tempi di attivazione ridotti a pochi giorni (2005-2006)
P Banda larga mobile, accessibile da cellulare o da palmare (2006-2007)
P Banda larga per connettere a basso costo le antenne Umts tra loro (2007)
P Banda larga ovunque, in auto e nei treni (2007)
infatti abbastanza costoso
(600 dollari circa). I prezzi
però andranno in picchiata
nel corso del 2005 e ancora
di più nel 2006, secondo le
stime riportate al recente
Wireless Forum di Milano
da Shai Yaniv, direttore
marketing di Alvarion,
membro del WiMax Forum
e produttore di hardware
per la banda larga wireless.
Ma Telebria ha già pensato
agli utenti business che
vorrebbe più banda: a loro
sarà in grado di offrire un
collegamento WiMax diretto,
con un’antenna da porre
all’esterno dell’azienda (o
della casa) per ricevere il
segnale. I prezzi saranno
a partire da 20 sterline al
mese, per un collegamento a
1 Mbps. In Italia, sarebbero
davvero competitivi; in
Gran Bretagna lo saranno
abbastanza: l’Adsl a
1 Mbps costa qualche
sterlina in meno, ma non
è presente ovunque; in
alcune zone arriva massimo
a 512 Kbps, in altre non
è disponibile affatto. Il
WiMax potrebbe quindi
risolvere alcuni problemi
di digital divide. Anche
in Italia, probabilmente,
dove sarà concorrente e
complementare all’Adsl.
È l’obiettivo che da luglio
2004 muove i progetti di
Alvarion e Intel in America
Latina. In Argentina, in
54 internet.pro
marzo 2005
partnership con l’operatore
Millicom, lanceranno la
banda larga WiMax in zone
urbane e rurali, per superare
il digital divide. I lavori
cominceranno quest’anno.
È per queste applicazioni
WiMax (backhauling Wi-Fi
e banda larga da postazione
fissa), che sono stati
concepiti i primi chipset
WiMax, come il DM256,
di Wavesat, e quelli che
arriveranno quest’anno, da
Intel e Fujitsu. In particolare,
è da giugno 2004 che
Intel lavora in partnership
con Proxim Corporation
per offrire al pubblico un
prodotto hardware WiMax.
Per fare arrivare i servizi
all’utente finale, Intel sta
collaborando anche con
alcuni operatori di telefonia,
quali British Telecom e
Iberbanda (Spagna), dai
quali quindi potrebbero
giungere, nel 2005, le prime
offerte europee WiMax.
WiMax sarà banda
larga mobile
Il passo successivo sarà
l’arrivo del WiMax mobile,
con cui connettersi da
computer portatili o
palmari. Ma ancora non c’è
il relativo standard: Ieee lo
definirà nel 2005. Ha già
un nome, l’802.11e. Quella
«e» introdurrà quindi la
mobilità nella tecnologia
WiMax. A quel punto, la
rivoluzione WiMax sarà
compiuta e le barriere
saranno infrante, perché la
banda larga potrebbe non
avere più confini ed essere
disponibile quasi ovunque.
Il punto di partenza sarà
nel 2006, quando Intel
e Wavesat lanceranno
(come prevedono) i primi
chipset 802.16e. Intel l’ha
annunciato a dicembre: ci
saranno portatili Centrino
di terza generazione,
con processore dual
core da 65 nanometri
(Yonah), chip Callistoga e
adattatore Wlan Golan, che
aggiungerà il supporto 3G
e WiMax a quello Wi-Fi.
Secondo Yankee Group
e altri gruppi di ricerca,
però, per i primi prodotti
WiMax 802.11e bisognerà
aspettare la fine del 2006,
se non addirittura gli inizi
del 2007. Per il 2007, Intel
conta di lanciare chipset
802.16e anche per computer
palmari. Secondo Yankee
Group, per quella data ci
saranno già schede Pcmcia
802.16e, mentre solo nel
2008 arriveranno i primi
chip 802.16e integrati in
portatili e palmari. Il costo
dell’hardware completo per
ricevere il segnale WiMax
da postazione fissa (tramite
antenna installata) o in
mobilità passerà dai 300700 dollari del 2004, ai
200-600 dollari del 2005
fino ai 150 dollari del
2007, secondo Yankee.
Yaniv, di Alvarion, si spinge
più in là con le previsioni,
distinguendo tra WiMax
portatile e mobile. Entrambi
saranno su standard 802.16e,
ma il primo permetterà di
connettersi solo in zone
limitate, semicircoscritte,
sebbene sarà basato su
terminali sia mobili sia fissi.
La vera mobilità WiMax,
paragonabile a quella delle
reti Umts, sarà a partire dal
2007, quando ci saranno sia
schede Pcmcia sia chipset
802.16e integrati in vari tipi
di terminali wireless. Allora il
WiMax non sarà solo mobile,
ma anche «veicolare», come
lo definisce Yaniv: la banda
larga entrerà ovunque, anche
nelle automobili e nei treni
dei Paesi più all’avanguardia.
Inoltre, per la prima volta,
seguirà i criteri della
Quality of Service: l’utente
sarà connesso sempre
alla migliore velocità
disponibile, a seconda
della zona in cui si trova.
L’ostacolo Umts
«A quel punto il WiMax
potrebbe però fare l’infelicità
degli operatori Umts», dice
Rangone. È forse il motivo
che potrebbe frenare il
WiMax in Italia, dove gli
operatori hanno investito
milioni di euro nelle licenze
Umts. Potrebbero temere
WiMax,
partenza lenta:
il pessimismo
di alcuni analisti
Stime di crescita degli
utenti WiMax (in milioni)
rispettivamente negli Usa,
in Europa e in Asia.
Due gruppi di ricerca, Idc [www.idc.com] e
Abi Research [www.abiresearch.com] sono
più prudenti di altri nel parlare del futuro
successo del WiMax. Secondo Idc, è una
grande opportunità per gli operatori Wlan e
per i produttori di chip, ma è ancora troppo
presto perché i vendor di prodotti Tlc ci
investano. Aspetteranno che i provider si
muovano per primi. Fino al 2008, il destino
del WiMax è quindi di nicchia. Si troverà
inoltre a sgomitare per trovare spazio tra
tecnologie già affermate, come l’Adsl, o
partite da anni, come l’Umts in Europa.
Sono comunque il WiMax in mobilità
e quindi lo standard 802.16e ad avere
le maggiori potenzialità di mercato.
Sulla stessa linea gli analisti di Abi Research,
che aggiungono: per molti anni ancora il WiMax
non ucciderà il Wi-Fi. Ci vorrà tempo perché si
presenti come suo naturale successore. Fino al
2007 le due tecnologie non saranno nemmeno
in competizione, ma solo complementari.
La svolta ci sarà con il WiMax mobile. Nel
frattempo, il WiMax oltre a dare una mano al
Wi-Fi servirà anche a fornire banda larga alle
zone non coperte dall’Adsl o dalla rete via cavo,
secondo Abi Research. Il che non sarà forse una
rivoluzione, ma non è affatto una cosa da poco.
16.000
14.000
12.000
10.000
8.000
6.000
4.000
2.000
0
che il WiMax scippi loro
la possibilità di recuperare
questi investimenti e di
renderli profittevoli. La
conseguenza è che forse
non vorranno puntare sul
WiMax, rallentandone così,
di fatto, lo sviluppo, al quale
concorrerebbero solo gli
operatori che non hanno
interessi nell’Umts. In Italia,
questa logica escluderebbe
dalla festa WiMax i principali
operatori Tlc: Telecom Italia
(ormai tutt’uno con Tim)
e Wind, oltre che, com’è
ovvio, Vodafone e Tre. Nella
peggiore dell’ipotesi, questi
operatori potrebbero fare
anche pressioni perché
il decreto Wi-Fi non sia
modificato, cercando di
2004
bloccare così il mercato.
Oppure si cercherà una
soluzione di compromesso:
per esempio, sarà fissato
un costo di licenza per
fare WiMax. In un modo o
nell’altro, l’Italia rischia di
accumulare ritardo, con il
resto d’Europa e l’America,
su quella che potrebbe
essere l’Internet del futuro.
«C’è però un’altra possibilità,
più fortunata: che gli
operatori scoprano il WiMax
essere complementare
all’Umts», dice Rangone.
Non è detto, insomma, che
le due tecnologie siano in
concorrenza. Il WiMax, come
segnala anche un recente
rapporto pubblicato da Intel,
può andare bene anche per
2005
2006
fornire banda di backhaul
alle reti mobili Umts. È
uno dei costi maggiori che
l’operatore deve affrontare
per costruire e gestire il
network. È la banda che
serve per congiungere
antenne di rete mobile tra
loro. Negli Stati Uniti è
fornita soprattutto da linee
di rete fissa; in Europa
già si usa per il backhaul,
nell’80% dei casi, banda
di rete mobile. Il WiMax
la darebbe a costi molto
più bassi rispetto a quelli
attuali. Gli operatori Umts
potrebbero avere così un
buon motivo per sostenere
il WiMax. In questa visione
ottimistica, quindi, è
possibile che arrivino poi a
2007
2008
offrire una soluzione mista,
Umts e WiMax, per dare
così banda larga mobile
ovunque, a velocità e a costi
ottimali a seconda della
zona dalla quale l’utente
cerca di connettersi.
Il destino del WiMax, in
Italia soprattutto, sarà
deciso nella lotta tra queste
opposte tendenze. La voglia
di innovare, di abbattere i
costi e migliorare i servizi,
da una parte; dall’altra,
la paura dei giganti
della telefonia (mobile,
soprattutto) di perdere
quote e possibili profitti nel
mercato della banda larga
wireless, proprio adesso
che gli investimenti stanno
cominciando a fruttare. z
internet.pro 55
marzo 2005