Berliner Philharmoniker Recordings, Abbado

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Berliner Philharmoniker Recordings, Abbado
Berliner Philharmoniker Recordings, Abbado
Berliner Philharmoniker Recordings, Claudio Abbado, “The Last
Concert”. Abbado, dopo il suo primo concerto, fu definito
entusiasticamente dalla stampa come il più talentuoso tra tutti i giovani
ospiti. Lì ebbe inizio questa lunga storia.
di Maria Severini
Claudio Abbado, “The Last Concert” .
Esattamente due anni dopo la morte di
Claudio Abbado, il 20 gennaio di
quest’anno, la Berliner Philharmoniker
Recordings rende omaggio al direttore
italiano pubblicando un cofanetto rosso
fuoco contenente la preziosa
registrazione del suo ultimo concerto a
Berlino, avvenuto nel maggio del 2013.
Dietro il titolo, The Last Concert, si cela
in vero la lunga storia tra Abbado e i
Berliner Philharmoniker, dei quali fu
Chief Conductor dal 1990 al 2002, e di
quelle seicentonovantré volte che li diresse. Il loro primo incontro risale, infatti, molto più
indietro nel tempo, nel 1966, quando un giovanissimo Abbado trentatreenne debuttò con
la celebre orchestra. Fu Herbert von Karajan che in quegli anni portò a Berlino alcuni di
quelli che si distinguevano per essere delle “promesse” della direzione musicale. E
Abbado, all’epoca, dopo il suo primo concerto, fu definito entusiasticamente dalla stampa
come il più talentuoso tra tutti i giovani ospiti. Lì ebbe inizio questa lunga storia. Punto
di svolta fu poi l’8 ottobre del 1989, quando il violoncellista Klaus Haussler, portavoce dei
filarmonici, riferì alla stampa che i Berliner Philharmoniker avevano scelto il direttore
italiano come successore – destino – proprio di Karajan.
In questo cofanetto-ricordo non c’è traccia solo dell’ultimo concerto, ma anche del vero e
proprio inizio di questa vicenda italo-tedesca. Al suo interno infatti trova spazio anche il
documentario “Claudio Abbado in Berlin – The First Year” di Bob Eisenhardt, Susan
Freomke e Peter Gelb, testimonianza dei primi momenti di Abbado con i Berliner
Philharmoniker. E questo documentario, permettendo il gioco di parole, “inizia
dall’inizio” mostrando un Abbado giovane e sorridente che in taxi dall’aeroporto si dirige
verso Potsdamer Platz, ultima stazione: Philharmonie. Seduto a fianco di Ulrich Eckhardt,
Intendant di allora, con non poca emozione si mette d’accordo su chi parlerà per primo
durante quella prima fondamentale conferenza stampa. Di lì in poi ecco le scene che lo
mostrano durante la prima prova con l’orchestra tedesca, quei primi delicati momenti in
cui un direttore e i suoi musicisti iniziano a conoscersi per poi, piano piano, quasi
fondersi in un unico volere musicale. È il 1990, sono anni – quelli a ridosso della caduta
del muro – intensi per il popolo tedesco, anni nei quali Est e Ovest iniziarono un lungo e
non facile processo di riunificazione. Questo incarico si inserisce tuttavia in un terreno
doppiamente complicato, non solo macroscopicamente per la storia della Germania ma
anche, microscopicamente, per il momento cardine che i Berliner Philharmoniker stavano
vivendo nel passaggio Karajan-Abbado, con tutte le loro aspettative nei confronti del
nuovo direttore italiano dall’indole così diversa dalla rigida autorità del suo predecessore
tedesco. «Uno o due anni – afferma pensieroso uno dei filarmonici – serviranno
all’orchestra per “sposarsi” davvero con Abbado, per conoscersi davvero, per capire se la
nostra scelta è stata effettivamente una buona scelta. Prima non lo si sa mai».
Quindi questo, per così dire, è l’inizio della storia. La fine è testimoniata appunto dal Last
Concert, del quale questa importante uscita discografica ne conserva la preziosa
registrazione. Se quel concerto si rivelò essere l’ultimo, fu in un certo senso anche una
Prima – perché quel giorno Abbado salì sul podio per eseguire la Symphonie Fantastique
per la prima volta con i Berliner Philharmoniker. Il concerto affiancava due opere
caratterialmente distanti, passionalmente nervosa A Midsummer Night’s Dream di
Mendelssohn Bartholdy, e un più fiabesco Berlioz.
Il libretto che arricchisce il cofanetto contiene invece due contributi (in tedesco e in
inglese): l’uno sulle figure dei due compositori (Unequal Brothers – Fratelli diversi di
Tobias Möller) e l’altro sulla figura di Abbado con i filarmonici, che si intitola
significativamente The Democrat– Il democratico di Julia Spinola. In una breve nota
biografica, la penna di Oreste Bossini traccia invece i punti salienti della vita del direttore
milanese. Si tratta di una quarantina di pagine intervallate da molte immagini, che
ritraggono Claudio Abbado fin da giovane e che lo immortalano in scene di vita
quotidiana e “ufficiale”. E poi con Nono, Barenboim, Rattle, Pollini, Zubin Mehta e ça va
sans dire, i suoi Berliner Philharmoniker.
A voler trovare una fine della storia che va ancora un pezzettino oltre, per chi – come chi
scrive questo articolo – era presente a quell’ultimo concerto, rimane il ricordo
commovente di una Philharmonie gremita che, a fine concerto, travolse di ovazioni il
direttore e l’orchestra. Più di duemila persone in piedi che non si sono risparmiate le
mani in applausi e un Abbado, magro e provato dalla malattia avanzata, che si gira verso
la platea e con un sorriso emozionato si mette entrambe le mani sul cuore. Come fosse la
prima volta. ( http://www.ilcorrieremusicale.it )
di Maria Severini
(09/08/2016)
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