Progetto Glaxo «TUTTI DIVERSI, TUTTI UGUALI» Non c`è nulla di
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Progetto Glaxo «TUTTI DIVERSI, TUTTI UGUALI» Non c`è nulla di
Luciano Pasqualotto 18/12/2015 rivista on line BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI PROGETTARE PER L’INCLUSIONE dott. Luciano Pasqualotto IL MODELLO BIO PSICO SOCIALE DELL’ICF* Fattori Ambientali Apprendimento capacità Funzioni e Strutture del corpo performance Fattori Personali Functioning *Organizzazione Mondiale della Sanità, Classificazione internazionale del Funzionamento e della Disabilità, 2001 [email protected] 2 1 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 IL MODELLO CONCETTUALE Modello concettuale ICF DELL’ICF CONDIZIONI DI SALUTE STRUTTURE e FUNZIONI CORPOREE ATTIVITA’ PARTECIPARTECIPAZIONE PAZIONE ATTIVITA’ (capacità) FATTORI CONTESTUALI FATTORI AMBIENTALI FATTORI PERSONALI (es. rete sociale, mobilità, barriere...) (es. autostima, vita affettiva ...) ICF: SPOSTAMENTO DI ATTENZIONE • • • • • Dall’enfasi sulle difficoltà/patologie all’importanza delle relazioni sociali Dalle condizioni soggettive ai condizionamenti ambientali e sociali Dai bisogni ai diritti Dal concetto che la difficoltà sia nella persona alla convinzione che si debba rintracciare nella relazione con l’ambiente Dalla visione basata su stereotipi culturali alla visione delle persone nella loro singolarità 4 [email protected] 2 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 Una distinzione importante: DISTURBO e DIFFICOLTÀ • Ordinarie difficoltà di apprendimento • Possono avere carattere transitorio • Gravi difficoltà di apprendimento • Possono avere un carattere più stabile e richiedono più impegno perché siano correttamente affrontate [email protected] • Disturbi di apprendimento • Hanno carattere permanente e base neurobiologica (seppur ancora incerta) 3 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 Una distinzione importante: DIAGNOSI e CERTIFICAZIONE • DIAGNOSI E’ un giudizio clinico, attestante la presenza di una patologia o di un disturbo che può essere rilasciato da un medico, uno psicologo o comunque da uno specialista iscritto negli albi delle professioni sanitarie • CERTIFICAZIONE E’ un documento con valore legale che attesta il diritto dell’interessato di avvalersi delle misure previste da precise disposizioni di legge: - 104/92 (handicap) - 170/2010 (DSA) È a vantaggio della persona Procedura di individuazione delle situazioni di BES [email protected] 4 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 BES: un concetto “politico” • i provvedimenti ministeriali sui BES devono essere letti nell’ottica della costruzione di una scuola veramente inclusiva per tutti e per ciascuno. • non c'è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali (Don Lorenzo Milani, da Lettera a una professoressa) Bisogni speciali ≠ alunni speciali • Fino alle riforme che abolirono in Italia le scuole speciali, i «bisogni speciali» coincidevano con le necessità di cura e di sviluppo dei cosiddetti «bambini speciali»: ovvero, i bambini che a causa di condizioni fisiche, psichiche o sensoriali particolari erano considerati handicappati. [email protected] 5 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 Ampliamento del concetto di «bisogno speciale» • Le pratiche di integrazione hanno evidenziato che, oltre al dato che i cosiddetti «bambini speciali» possono avere bisogni normali, anche i cosiddetti «bambini normali» possono avere «bisogni speciali»: ovvero, possono vivere condizioni di particolare difficoltà che possono arrecare danni, ostacoli e svantaggi al loro sviluppo e agli apprendimenti, seppur in assenza di disabilità. La “normalità” Il concetto di normalità è costruito a partire da quello di norma, intesa come conformità ad una regola, ad un modello visto o ad un ideale regolativo (norma etica), oppure come frequenza numerica (norma statistica). [email protected] 6 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 La «normale specialità» • «Normale specialità» è termine che denota il fatto che la presenza di bisogni speciali è molto più diffusa di quanto si possa credere. L’essere speciale appartiene alla norma: siamo veramente «tutti diversi e tutti uguali» Bisogni speciali = Bisogni specifici • Goussot si chiede se non sia preferibile parlare di “bisogni specifici” (come nella tradizione francofona) • oppure, in riferimento alla composizione multietnica e pluriculturale delle popolazione scolastica, di “bisogni nuovi”. [email protected] 7 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 Bisogni educativi speciali/specifici ? • Goussot chiarisce che “i bisogni educativi sono quelli che riguardano: • gli apprendimenti (nelle diverse sfere dello sviluppo cognitivo, psicomotorio, socioaffettivo, linguistico-comunicativo, relazionale) • la formazione di una personalità competente in grado di fare funzionare al meglio possibile le proprie capacità e di diventare se stessa”. BES: una questione di diritti • Caldin: i BES devono essere letti nella prospettiva dei diritti, anziché sul bisogno (speciale e non) • «Nella prospettiva dei diritti umani, ogni bambino ha gli stessi diritti, ma ogni bambino, non solo quello disabile, ha bisogni diversi, in relazione alle proprie abilità, al luogo dove è nato, alla situazione politica, economica, sociale, culturale dove vive». [email protected] 8 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 Bisogni speciali: una nuova etichetta? • Non è sufficiente preoccuparsi di definire chi sono gli studenti in situazione di BES; • importante invece è adeguare il modo di insegnare e di valutare, • affinché ogni studente in relazione alla sua condizione e alla sua manifesta difficoltà, trovi la giusta risposta. Bisogni speciali: quale didattica? CENTRATA SULL’ALUNNO più che sul CENTRATA docente SULL’APPRENDIMENTO più che sull’insegnamento CENTRATA SUI PROCESSI più che sui prodotti [email protected] 9 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 rivista on line BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI osservazione e PDP dott. Luciano Pasqualotto [email protected] 10 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 Individuare i bisogni educativi speciali • La scuola ha facoltà, in piena autonomia, di rilevare eventuali bisogni educativi speciali • non solo secondo quanto previsto dal Protocollo di intesa tra Reg. Veneto e USR (DGR 2438/2013), ovvero per l’individuazione precoce dei casi sospetti di DSA • ma in tutti i casi in cui si ravvisino difficoltà di attività e partecipazione in riferimento al gruppo classe [email protected] 11 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 Individuare i bisogni educativi speciali • La rilevazione della/delle difficoltà non è attendibile se avviene da parte di un solo insegnante • Occorre ricercare una rilevazione obiettiva (VS soggettiva) della/delle difficoltà • la quale che può essere perseguita attraverso due condizioni minime: 1. l’utilizzo di un strumento per l’osservazione strutturata e sistematica dell’alunno 2. la collaborazione di più insegnanti (almeno 3), secondo il principio metodologico della triangolazione dei punti di vista Le distorsioni soggettive nella valutazione • Effetto alone (quando l'insegnante si lascia influenzare positivamente o negativamente da aspetti esteriori, o estende un giudizio da un campo ad un altro) • Effetto edipico della predizione (la tragedia avviene perché è stata predetta) • Effetto Pigmalione ( quando una sopravalutazione funziona da aspettativa che si realizza) • Effetto indulgenza (si tende a sopravvalutare, per un bisogno personale di essere giudicati "buoni") • Effetto severità (si tende a sottovalutare) • Errore di tendenza centrale (indica un uso esagerato dei giudizi intermedi) [email protected] 12 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 Il principio della triangolazione le osservazioni devono essere effettuate in modo indipendente investigator triangolation (Denzin, 1970) lo strumento di osservazione (SdO): criteri di qualità A. utilità: lo SdO è un artefatto che deve servire agli scopi per i quali è stato costruito 1. individuare gli alunni con bisogni educativi speciali, non per dare etichette ma per garantire diritti • NO a strumenti diversificati secondo una precategorizzazione (DSA, ADHD, …) • SI a strumenti diversificati per età/ordine di scuola [email protected] 13 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 lo strumento di osservazione (SdO): criteri di qualità A. utilità: lo SdO è un artefatto che deve servire agli scopi per i quali è stato costruito 2. descrivere nel modo più preciso possibile le difficoltà di “funzionamento” nelle attività di apprendimento e nella partecipazione al gruppo classe, al fine di definire poi gli interventi educativo-didattici più efficaci • NO ad item generici, troppo aperti o interpretabili, con valutazioni dicotomiche (si/no) • SI ad item precisi, chiari e con scale di valutazione qualitativa [email protected] 14 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 NB: questo modello di PDP è unico per sc. Primaria e secondaria 1° gr. [email protected] 15 Luciano Pasqualotto [email protected] 18/12/2015 16 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 lo strumento di osservazione (SdO): criteri di qualità B. utilizzabilità: deve richiedere un investimento di tempo e di risorse sostenibile nella routine scolastica • occorre pensare ai BES con un’attenzione continua lungo il corso dell’anno scolastico: i bisogni degli alunni possono emergere, evolvere, mutare natura … • un esempio [email protected] 17 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 PDP: i riferimenti normativi PDP: i riferimenti normativi [email protected] 18 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 PDP: i criteri di qualità A. Concretezza: il PDP deve contenere precise indicazioni (impegni!) sul piano didattico – NO a PDP che elencano solo gli strumenti compensativi e/o le misure dispensative – SI a PDP articolati per ambiti disciplinari, con descrizione delle individualizzazioni dell’insegnamento e degli eventuali supporti PDP: i criteri di qualità B. Collegialità: il PDP deve essere frutto di un impegno collettivo – NO a PDP che elaborati da un docente e poi approvati tout court dal team/CdC: rischiano di esaurirsi come adempimento formale, senza che il singolo insegnante poi si senta chiamato in gioco – SI a PDP discussi, persino conflittuali, se portano ad uno sguardo ampio sull’alunno e ad impegni precisi per ciascun insegnante [email protected] 19 Luciano Pasqualotto 18/12/2015 PDP: i criteri di qualità C. Inclusività: il PDP deve essere essere un’occasione per imparare come fare una didattica per la classe maggiormente inclusiva – NO a PDP che sono fine a se stessi, centrati esclusivamente sull’alunno con BES e non sviluppano competenze inclusive nel team/CdC – SI a PDP che contemplano il contesto classe, il ruolo dei compagni e delle varie risorse dell’Istituto e della comunità di appartenenza – SI a PDP che sono vissuti come una sfida per imparare nuove vie per l’individualizzazione delle proposte didattiche e “specializzare” la professionalità docente rivista on line GRAZIE PER L’ATTENZIONE dott. Luciano Pasqualotto [email protected] 20