Leggi le prime 11 pagine pdf del libro

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Leggi le prime 11 pagine pdf del libro
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INTRODUZIONE
E questo libro? Quello che avete in mano?
L’ho costruito io. O scritto. O come vi pare.
Praticamente tutto ciò che volevo dire con questo libro è già
nel libro – quello che state tenendo in mano – ma mi dicono che
prima di considerarlo concluso è necessaria un’introduzione. Mi
dicono che libri come questo hanno sempre un’introduzione. Ma
il problema è che qualunque cosa io possa aver voglia di dire qui
(nell’introduzione) l’ho già detta lì (cioè nelle prossime pagine).
La mia editor – alla quale sono molto grato – mi dice che non
c’è bisogno di stressarsi per l’introduzione. A quanto pare è una
cosa che leggono in pochissimi, perciò il suo consiglio è di non
sbattermi troppo per scriverla. Pare che gran parte dei lettori salti
l’introduzione e vada dritta al primo capitolo per cominciare a
leggere il libro vero e proprio, perciò non è importante quello che
scrivo qui. Potrei calunniare e diffamare, riproporre le mie ricette
preferite per fare i biscotti oppure cimentarmi con la letteratura
erotica e nessuno se ne accorgerebbe mai.
In un certo senso è liberatorio il pensiero di poter scrivere quello
che voglio, qui nella polpa d’albero riservata all’introduzione, perché ciò che conta è avere un’introduzione, non quello che c’è scritto.
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Introduzione
È molto che non scrivo un libro. Una volta era facile trovare il tempo di scrivere. «Trovare il tempo di scrivere» è da non
confondersi con «sedersi e scrivere per davvero». Se gli scrittori
si mettano sul serio lì seduti a scrivere un libro è una questione
complicata. Comunque una volta trovare il tempo di scrivere non
era così difficile. In pratica, ogni volta che non stavi scrivendo un
articolo o una rubrica stavi lavorando al prossimo libro. Ma ora
che gli scrittori sono tenuti per contratto a curare blog e twittare
dalla mattina alla sera, chi ce l’ha il tempo di scrivere un libro? A
meno che tu non sia Glenn Beck o Bill O’Reilly e ti possa permettere di pagare qualcuno – dico per dire – che scriva i libri al posto
tuo, o che non abbia bisogno di dormire perché la metanfetamina
ti rende iper-efficiente e produttivo, trovare il tempo di scrivere
un libro al giorno d’oggi è praticamente impossibile.
Io non sono Glenn Beck o Bill O’Reilly. E non mi faccio di
metanfetamina. In qualche modo sono riuscito a scrivere questo
libro senza usare metanfetamina né ghost writer. (Però ho avuto
un’assistente il cui nome è Ingrid e sono due settimane che mi
chiama gridando «SCRIVI QUELLA CAZZO DI INTRODUZIONE
COSÌ LA FACCIAMO FINITA CON QUESTO LIBRO E CI PAGANO!»)
Lo sapevate che l’introduzione è l’ultima cosa che viene scritta
di un libro? E che quando arriva il momento di scriverla, lui o
lei – alcuni dei miei libri preferiti sono stati scritti da donne – è
ridotto peggio di una merda? Scrivere un libro è faticoso. E concluderlo è un massacro. Sto in piedi da giorni. Non dormo in
maniera decente da settimane, tralasciando il fatto che non mi
nutro di nulla i cui due ingredienti principali non siano sciroppo
di mais e coloranti. Cibo decente, contatti umani e igiene perso8
Introduzione
nale non sono che vaghi ricordi a questo punto del processo di
creazione di un libro.
Ma non fraintendetemi: sono grato per questo lavoro. Se non
scrivessi – rubriche, blog, tweet e libri – probabilmente adesso
starei facendo il cameriere da qualche parte (il che in realtà non
mi dispiacerebbe) o lavorerei in un ufficio (il che non mi piacerebbe affatto), anziché lavorare in casa la maggior parte del tempo,
in pigiama, circondato da confezioni vuote di Oreo e bottigliette
appiccicose di soda Boylan alla ciliegia.
Ingrid mi dice che devo riempire altre due pagine. Penso proprio che userò questo spazio per rassicurare Mike Huckabee e dirgli che sto bene.
Mike Huckabee, conduttore di Fox News ed ex governatore
dell’Arkansas, nonché antico aspirante candidato presidenziale repubblicano, teme che io sia infelice. Mike ha detto a Tony
Perkins, presidente del gruppo d’odio anti-gay Family Research
Council, durante il suo programma radiofonico – il programma
di Mike – che io sono «gratuitamente volgare, spregevole e incazzato», e secondo lui dipende dal fatto che «non sono una persona
felice». Mike allora ha detto che ci tiene molto che io sia felice,
ma quando Tony ha minacciato di querelarmi Mike non gli ha
fatto notare che le querele non portano la felicità a nessuno, il che
porta me a dubitare della sincerità di Mike quando si preoccupa
della mia infelicità.
Tuttavia Mike Huckabee è un uomo di Dio – un ministro battista ordinato – perciò voglio prenderlo in parola.
Ehi Mike! Sono felice. Sto bene. Sì, è vero che a volte sono volgare, spregevole e incazzato. Ma mi sforzo di essere volgare, spre9
Introduzione
gevole e incazzato per far arrivare il mio pensiero forte e chiaro.
Il fatto è che nel mondo c’è molto per cui valga la pena di essere
volgari, spregevoli e incazzati, Mike, dalle diseguaglianze retributive all’infinita crisi del sistema sanitario fino agli Oreo al gusto
caramella e sciroppo di mais. E se io me ne andassi in giro per il
Paese chiamando il tuo amore malato, perverso e peccaminoso,
penso che ti incazzeresti anche tu, Mike.
Ma puoi stare tranquillo, Mike, io sono una persona felice.
Hai mai visto mio marito in Speedo? Se vuoi ti mando una
foto. Nessun uomo gay con un marito che sta bene in Speedo
come il mio sarà mai infelice, Mike. O almeno non tutto il tempo. Naturale che anche a me capiti di essere infelice, di tanto in
tanto. Ma a chi non capita? Ho un mucchio di cose per cui essere
felice. Ho un lavoro fantastico! Do consigli sul sesso, porto la mia
boccaccia in televisione e vengo pagato per essere volgare con degli stronzi spregevoli e incazzati come il tuo amico Tony Perkins.
Inoltre vivo in una città niente male e sono abbastanza vicino alla
redazione del mio giornale da arrivarci tranquillamente a piedi, e
anche questo – non impiegare troppo tempo per raggiungere il
posto di lavoro – pare che contribuisca in maniera significativa
alla felicità delle persone.
«Se prendiamo in esame le attività quotidiane degli americani»,
ha detto lo scrittore Dan Buettner alla NPR, «le due cose che
odiamo di più della vita di ogni giorno sono, numero uno: le
faccende domestiche, e numero due: il tragitto in macchina per
arrivare al lavoro. Infatti, se potessimo eliminare dalle nostre vite
un’ora di spostamenti da e verso il lavoro, otterremmo l’equivalente [in felicità] di quarantamila dollari l’anno in più.»
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Introduzione
Io non possiedo una macchina. Non so neanche guidare e,
ripeto, vivo così vicino al mio ufficio non domestico che posso
raggiungerlo a piedi. Quindi niente stress da pendolarismo per
me. Inoltre ci sono due bar che mi piacciono molto – ringrazio
pubblicamente i baristi del Liberty e dello Smith – tra l’ufficio e
casa mia, perciò quell’ora che molti americani passano in macchina io la trascorro sbevazzando al Liberty o allo Smith. Per quanto
riguarda le faccende domestiche: mio marito è un papà casalingo
e in gran parte se ne occupa lui. In Speedo.
Altre cose in stretta correlazione con la felicità: gli amici, il matrimonio e una causa. Io ho amici (molti), sono sposato (con lo stesso
uomo da diciott’anni) e ci sono numerose cause per le quali mi batto con passione. Carl Jung disse che per essere felici gli esseri umani
hanno bisogno di «buona salute fisica e mentale», che non mi manca, e della «capacità di percepire la bellezza nell’arte e nella natura»,
e io ce l’ho. Infine, non che voglia essere troppo esplicito ma delle
ricerche hanno dimostrato che lo sperma è un anti-depressivo naturale, Mike, e anche quello nella mia vita non manca.
Quindi niente, direi proprio che sono felice, Mike, non c’è bisogno che ti preoccupi per me. Anche se apprezzo il tuo interessamento. È così cristiano da parte tua preoccuparti della mia felicità.
Oh, ecco, mi dicono che ho scritto abbastanza per riempire le
pagine destinate all’introduzione. Mi tolgo subito di torno. Grazie di aver comprato il mio libro. Spero che vi piaccia. Ma se non
dovesse piacervi, vi consiglio You Were Never in Chicago di Neil
Steinberg, One of Us: Conjoined Twins and the Future of Normal di
Alice Dreger, e What Do Women Want? di Daniel Bergner. Tutte
ottime letture.
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