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POSTFAZIONE
NOTE D’ARCHIVIO PER POLLENZO
Isabella Massabò Ricci
«Essendo assolutamente completato l’esame da parte delle Finanze, del Consiglio di Stato e della Corte dei
Conti del mio patrimonio personale, mi trovo possessore di un capitale di 4.400.000 lire, tra i beni che ho scambiato posseggo attualmente il castello di Pollenzio, sul quale come sapete avevo dei progetti per il futuro»1. La
lettera 2 giugno 1832 di Carlo Alberto a Maria di Robilant appare utile inizio per l’analisi delle fonti documentarie ampiamente utilizzate nel “cantiere” di Pollenzo, una città romana per una “real villeggiatura” romantica,
attivo sotto l’attenta regia di Giuseppe Carità.
Dalla lettera si ricavano due importanti informazioni: la conclusione della trattativa del Sovrano con le Regie
Finanze, in base alla quale Carlo Alberto acquisiva il Castello di Pollenzo nel complessivo piano delle permute
convenute a partire dal 1832 2, ma apprendiamo pure come la scelta di Pollenzo da parte del Sovrano avesse alla
base un progetto di intervento già da tempo formulato. La lettera a Maria di Robilant individua in Pollenzo la
sede di quella “ferme modèle” ove sperimentare un’agricoltura aggiornata nelle tecniche di produzione cerealicole, vinicole, zootecniche, di cui nel 1833 l’Eandi nella sua Statistica della provincia di Saluzzo, indica finalità
e progetto 3. È questa la magia della fonte documentaria: una lettera strettamente privata (alla quale non è estranea la relazione di affetti tra il Sovrano e la contessa di Robilant), porta al proprio interno la risposta ad altre
domande, certamente non previste dall’autore della corrispondenza.
Ai dati in essa evocati si può riferire l’avvio di quell’intreccio documentario dal quale è illuminata l’intera
vicenda di cui si nutrono gli studi qui raccolti: Pollenzo, patrimonio privato di Carlo Alberto, al centro di un progetto articolato, di recupero e trasformazione; Pollenzo, amato dal Sovrano e realizzazione dell’idea carloalbertina di architettura e di arredo.
Altre preziose informazioni si ricavano dalla lettera del 2 giugno 1832 del re a Maria:
«…Sono rimasto incantato da Pollenzio, che conoscevo solo in modo imperfetto, non avendo mai percorso né
il pian terreno né i sotterranei che sono veramente magnifici; c’è molto più spazio per alloggi di quanto non supponessi; c’è soprattutto un immenso salone a volte che serviva da luogo di riunione per i Cavalieri, che è molto
interessante; le antiche prigioni sono state convertite in ghiacciaia. L’ho fatto restaurare e rendere abitabile; si
rimetterà il ponte levatoio e si farà un bel giardino che unirà i due fossati. Mi rallegro di potervelo mostrare in
buono stato. Otto fattorie sono collegate col castello».
Ed ancora il 1o agosto 1838:
«…sono stato pochi giorni fa a Pollenzio; fu una partita di soli uomini; vi ho trovato dei grandi miglioramenti;
gli appartamenti del primo piano sono stati arredati con tendaggi di seta e mobili assai belli; si è ricavata una
1
AST, Corte, Legato Umberto II, Secondo lotto, cartella 59 fasc. 2, «Lettere di Carlo Alberto alla contessa di Robilant, nata Contessa
Truchsess di Waldburg» (1827-1844; 1849). Cfr. I. MASSABÒ RICCI, L’epistolario di un Re. Carlo Alberto a Maria di Robilant (1827-1848),
Torino 1999.
2
Il piano delle permute con le Finanze, attivato da Carlo Alberto dopo l’avvento al trono, trovò una sua prima attuazione nella
«Convenzione tra il Patrimonio privato di S.M. e le Regie Finanze, con cessione fatta da S.M. di beni stabili e case nei territori di Racconigi,
Cavallermaggiore, Cavallerleone e dominio diretto di quelli di Caselle, del Palazzo detto di Carignano, situato in Torino, oggetti ed effetti mobili
e del Teatro detto di Carignano e case annessevi, per £ 4.200.000», 16 maggio 1832, AST, Camerale, Contratti, art. 696, § 1, reg. 303, f. 57.
L’acquisto di Pollenzo è chiarito da una ampia documentazione i cui atti formali possono così riassumersi: «Relazione sul valore dei
latifondi infraspecificati che le Regie Finanze cedono al Patrimonio Privato di S.M. il re Carlo Alberto», 22 giugno 1833, AST, Camerale,
Contratti, art. 696, § 1, vol. 311, p. 1.
La relazione del giugno 1833 aveva come corollario l’«Atlante dei beni e fabbriche componenti i poderi di detti luoghi [Migliabruna,
Bergamino e Pollenzo] cedute dalle Regie Finanze al patrimonio privato di S.M. il re Carlo Alberto in corrispettivo di altre proprietà, relativo alla relazione dei periti Ingegneri Pernigotti e Michela in data 22 giugno 1833 e supplemento di relazione dei medesimi in data 24 febbraio 1834 a cui va unito l’istrumento 14 giugno 1834 di dazione in paga delle Regie Finanze al predetto Patrimonio Privato delli due poderi
di Bergamino e Pollenzo», ASTo, Camerale, articolo 663, § 64.
Successivo atto è la «Dazione in paga dei tenimenti di Bergamino e di Pollenzo situato nei territori di Savigliano e Marene di giornate
818.12.11 per parte delle Regie Finanze a favore del Patrimonio Privato di S.M. e Retrocessione fatta da questo a quelle delle selve annesse
al tenimento di Migliabruna», 15 giugno 1835, AST, Contratti, art. 396, § 1, reg. 311, f. 1.
Una successiva Regia Patente 30 luglio 1835 approvava l’«Instromento di cessione in pagamento dalle Regie Finanze al Patrimonio
[particolare di S.M.] dei due tenimenti di Bergamino e Pollenzo», AST, Camerale, Patenti controllo finanze, 1835, reg. 77, f. 168. Alla patente
è allegata pure, in copia, la «Dazione in paga...», 15 giugno 1835.
3
Cfr. G. EANDI, Statistica della provincia di Saluzzo, Saluzzo 1833, p. 201. A tale riguardo si veda G. CARITÀ, Il restauro dei laghi della
tenuta reale di Pollenzo, relazione storica, 1997, p. 4.
XIV
P O S T FA Z I O N E
graziosissima camera da letto nella torre; tutta la galleria è stata chiusa con vetrate, e tutta la volta è stata dipinta;
è stato fatto un piccolo museo con tutte le antichità scoperte dall’Accademia Militare nel corso degli scavi da essa
intrapresi qualche anno fa. Sono stati sistemati e ammobiliati al secondo piano otto bellissimi appartamenti;
infine è stata piantata tutta l’isola che verrà congiunta al giardino mediante l’abbattimento di un muro, il mulino
essendo stato già demolito. Ho fatto fare degli scavi che hanno prodotto la scoperta di una tomba, nella quale v’erano alcuni vasi e lacrimatorii. È stato anche scoperto un oggetto graziosissimo, uno di quei lunghi spilli che le
signore si mettevano nei capelli; esso è sormontato da una mano adornata di un braccialetto in forma di serpente,
e che tiene una biglia fra due dita»4.
Da ultimo il 26 agosto 1842 Carlo Alberto aggiorna Maria di Robilant sull’imponente lavoro idraulico in atto
a Pollenzo: «….dopo aver osservato le mie proprietà, ho condannato il ramo del Tanaro che passa lungo il castello
e di cui l’acqua era spesso stagnante; verrà ridotto allo stato di semplice canale, per cui la grande isola verrà completamente unita al giardino, rendendo il soggiorno ancora più gradevole. Ho visitato… una galleria sotterranea
che unisce il castello ad una delle grandi fattorie dove sono stati ricavati vari alloggi, le scuderie e le dipendenze
del castello, e che è stata da poco terminata. Vidi così una nuova grande costruzione che dovrà servire come ricovero e magazzino. La cappella del castello è diventata graziosa; l’altare è stato collocato contro la finestra che è
stata dotata di vetri colorati»5.
Da tali premesse di fatto, evocate nella corrispondenza, si sviluppa il reticolo documentario complesso, che
consente la conoscenza organica e dettagliata della tenuta di Pollenzo, della sua storia giuridico-patrimoniale,
della sua trasformazione in età carloalbertina, nonché delle successive vicende di mantenimento e gestione del
grande manufatto, nato dalle scelte del sovrano e dall’attiva azione di architetti, maestranze e apparati burocratici che, tra il 1835 e il 1850 in conformità al progetto, concorrono alla realizzazione dell’imponente opera di trasformazione del tenimento.
Del complesso e articolato “cantiere”, il presente volume di studi svela e ricostruisce fasi di realizzazione e
cultura di riferimento, prendendo sempre avvio dalla rara disponibilità di un complesso documentario ampio,
organico e accessibile.
Del prezioso patrimonio archivistico si vuole qui delineare il contesto amministrativo di origine, per restituire alla fonte una più completa capacità informativa, tramite la sua relazione con i diversi soggetti produttori,
le sue modalità di conservazione e suoi strumenti di accesso. Il sistema documentario sabaudo, nel panorama
archivistico italiano, costituisce uno dei più organici patrimoni, in quanto memoria dell’attività di un apparato
fortemente gerarchico e rigidamente strutturato che si esprime per atti formali, dei quali i fondi archivistici nella
complessa gerarchia strutturale delle carte riflettono nella loro conservazione le rigide relazioni tra gli organi dai
quali i documenti stessi prendono origine.
Nasce così un sistema documentario che, se ben inteso nel suo intreccio, rivela con chiarezza le fasi delle
procedure messe in atto per raggiungere i risultati di fatto, che la ricerca storica interpreta e ricostruisce.
Della funzionalità di tale apparato questi studi su Pollenzo sono efficace prova.
Se le carte politiche dell’Archivio di Corte, nelle serie della “Real Casa” e delle carte economiche della
Amministrazione dell’Interno (in particolare nella serie “Paesi”) si propongono come primo avvio per la conoscenza delle radici politico-territoriali dell’indagine, certamente nella memoria documentaria, nata dalla gestione
del patrimonio demaniale a disposizione della Corona, sono in particolare presenti le tracce della vicenda di un
bene (Pollenzo), passato nel patrimonio privato del sovrano.
A tale riguardo, dal Medioevo all’Età moderna, l’Archivio della “Camera dei Conti”, organo di controllo
finanziario dotato pure di funzioni giurisdizionali, si impone quale riferimento della indagine. E dagli archivi di
tale magistratura prendono avvio gli “Studi su Pollenzo”, a partire dalle carte medievali dei Romagnano, confluite nella Camera dei Conti dopo la devoluzione del Feudo di Pollenzo alle Finanze nel 1752, attribuito poi
all’appannaggio del duca del Chiablese.6.
Ma, con atto 15 giugno 1835, i tenimenti di Pollenzo, e Bergamino, furono ceduti al Patrimonio privato del
re Carlo Alberto, nell’ambito del complesso programma di permute, avviate con la convenzione 16 maggio 1832
tra le Regie Finanze e il Patrimonio privato del sovrano. A seguito di tale passaggio di proprietà, Pollenzo si collocava tra i beni di Carlo Alberto, gestiti da apposito apparato burocratico, distinto da quello che amministrava
il patrimonio demaniale a disposizione della Corona, ma unito ad esso nella conservazione dei documenti.
Conseguentemente il “cantiere” di questo volume su Pollenzo si è potuto giovare di una fonte d’archivio preziosa
e rara per organicità e per vastità, prodotta nell’espletamento di funzioni gestionali, individuata per consuetudine
con l’intitolazione Casa di Sua Maestà.
La fonte consta di una stratificazione di atti, legati all’attività degli organi ai quali tra il XVIII e il XX secolo
risulta attribuita la gestione dei beni e la cura del funzionamento della Casa Reale. L’organizzazione del servizio
dinastico, documentata dal secolo XIV si struttura infatti a partire dal 1717, in un organo burocratico complesso
l’Azienda Real Casa, che nel corso del secolo XIX, amplia il proprio ruolo e i propri apparati, anche in relazione
ai mutamenti costituzionali che segnano in tale secolo le vicende della dinastia sabauda.
4
AST, Corte, Legato Umberto II, Secondo lotto, cartella 59 fasc. 2, cit., Lettera del 2 giugno 1832.
Ibidem, lettera 1° agosto 1838. Tutte le informazioni riportate nelle lettere in questione trovano approfondimento e illustrazione negli
studi oggetto del presente volume, cfr. in particolare i saggi di Giuseppe Carità, Silvana Pettenati, Fanca Dalmasso, Liliana Mercando.
6
Con l’acquisto di Pollenzo da parte di Carlo Alberto molte carte passarono dalla Camera dei Conti all’Archivio della Azienda della
Real Casa, cfr. AST, Casa di S.M., Casa Savoia Carignano, «Scritture commesse al patrimonio privato di S.M. in seguito all’acquisto per esso
fattosi dei tenimenti già feudali di Pollenzo, S. Vittoria, Verduno e Roddi...».
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NOTE D’ARCHIVIO PER POLLENZO
XV
Con la concessione dello Statuto e la conseguente netta distinzione istituzionale tra Stato e sovrano, l’amministrazione della Casa Reale assume funzioni diverse e nuova denominazione: l’Azienda fu sostituita dalla
Sovrintendenza Generale della Lista Civile, a sua volta trasformata, nell’ambito della più generale riforma amministrativa del 1853, in Ministero della Real Casa (1856-1864). Con il trasferimento della capitale il Ministero si
trasferì a Firenze e nel 1865 l’Ufficio torinese vide affievolite le proprie funzioni in quelle di amministrazione
provinciale, assumendo l’intitolazione di: Amministrazione della Real Casa nelle Antiche Province dal 1865 al
1871, di Amministrazione della Real Casa in Piemonte dal 1872 al 1878 e di Direzione Provinciale della Real
Casa in Torino dal 1879 al 1946.
A seguito della trasformazione istituzionale dello Stato in Repubblica, per l’apparato di gestione del patrimonio dinastico si profilava un ulteriore cambiamento di funzioni e di denominazioni: venne costituito il
Commissariato per i Beni dell’ex Dotazione della Corona, attivo tra il 1944 e il 1945, poi Amministrazione dei Beni
Demaniali già di Dotazione della Corona, Direzione di Torino (1942-1972). Da tale ultimo soggetto, a seguito
della Legge 22 maggio 1970, n. 371, un imponente complesso documentario venne consegnato nel mese di gennaio 1973 all’Archivio di Stato di Torino.
Parallelamente agli organi fin qui descritti un apposito Ufficio, la Sovrintendenza Generale del Patrimonio particolare di Sua Maestà (1810-1865) gestiva il patrimonio privato del Sovrano; dal 1866 esso assunse la denominazione di Sovrintendenza Generale del Patrimonio privato di S.M. (1866-1887; 1920-1946). Solamente negli anni
1887-1920 il patrimonio privato per le funzioni di amministrazione risulta invece affidato direttamente alla
Direzione Provinciale della Real Casa in Torino. Il patrimonio privato godeva dunque di ampia autonomia gestionale anche se gli archivi delle due distinte burocrazie di Corte confluirono in un unico complesso documentario,
versato all’Archivio di Stato di Torino in base alla legge 22 maggio 1970, n. 371.
Del medesimo archivio fanno pure parte le carte, nate dal funzionamento delle “Case” dei principi del
sangue e di taluni membri della famiglia reale. Tra queste risultano di rilievo i fondi: Casa Savoia Carignano
(XIV sec. - 1850, con documenti in copia dal 1026), Casa di Sua Maestà la Regina Maria Cristina (1831-1857),
Casa del Principe Eugenio di Savoia Carignano (1831-1888).
L’Archivio, pervenuto nella sua totalità, si propone come un complesso documentario di settemilatrecentosettanta unità, del cui riordino si impose subito la necessità, stante il fondamentale rilievo informativo delle carte.
Le tecnologie informatiche, adottate per tale intervento, hanno consentito di porre a disposizione degli studi
i risultati man mano raggiunti dal lavoro archivistico, che si è protratto a lungo nel tempo a causa della ampiezza
del fondo (per la cui descrizione sono state redatte circa 20.000 schede) ma pure per lo stato di totale disordine
in cui versava la documentazione, a seguito dei drammatici eventi bellici e delle pesanti manomissioni subite nel
tempo.7. Dei risultati del lavoro di riordino (ormai in fase di conclusione) ha potuto giovarsi il “cantiere” degli
studi su Pollenzo. Si trattava infatti di seguire la storia di un bene pervenuto nel XVIII secolo al Demanio statale, passato poi nel 1835 al patrimonio privato del Sovrano.
L’acquisto, le trasformazioni, l’arredo la gestione e il mantenimento della tenuta, ogni altra vicenda, attivata
dall’azione amministrativa, era documentata nelle serie archivistiche che, con il riordinamento, man mano hanno
assunto l’originaria collocazione nel mosaico documentario, infranto nel tempo.
Individuati gli apparati burocratici e le funzioni da essi svolte, è stata possibile la riorganizzazione degli atti
che ne documentavano l’attività.
Al loro interno, il tenimento di Pollenzo si profila con ampio rilievo nelle carte prodotte dalla Sovrintendenza
Generale del Patrimonio particolare di S.M., le cui serie documentarie coprono gli anni 1810-1865, con precedenti dal XVII secolo. Nella giurisdizione di tale ufficio si collocano le permute patrimoniali con le Finanze e le
successive trasformazioni del tenimento di Pollenzo.
Al suo interno, nelle carte dell’Agenzia, e poi dell’Amministrazione Centrale della Reale Tenuta (1822-1864)
è documentata pertanto quasi integralmente, nella sua quotidianità, la gestione di Pollenzo.
Di tale fondo si citano qui le principali serie: “Acquisti”, “Atti di lite”, “Stati dei raccolti delle tenute di
Pollenzo e Migliabruna”, “Acquisti permute affitti” , “Gestione contabile di Pollenzo” (1822-1864), “Cantine di
Pollenzo” (1837-1864), “Costruzioni e manutenzioni” (1830-1857), serie ricca di informazioni sulle trasformazioni sui lavori dell’età carloalbertina, “Costruzione e manutenzione di strade (1834-1869) nel territorio di Pollenzo”, “Cabreo giudiziale” dei beni componenti il territorio di Pollenzo, “Corrispondenza con l’ufficio d’arte
della Azienda Generale della Real Casa” relativa ai lavori eseguiti nel castello di Pollenzo (1834-1853), “Bilanci” (1843-1847) degli economi di Pollenzo e Racconigi”.
Delle predette serie documentarie l’ordinamento in corso ha fatto emergere l’organica relazione e i contesti
amministrativi.
L’inventario archivistico che ne delinea i contenuti sarà prezioso strumento per una informazione dettagliata
su tutti gli ambiti documentari sopra accennati, pervenendo la descrizione inventariale fino all’unità di consultazione.
7
A tale riguardo cfr. P. CAROLI, L’Archivio di Casa Reale: itinerari e dispersione delle “Carte Segrete”, in “Il Risorgimento”, n. 1, 2001,
pp. 59-82.