Lavorare di domenica?07
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Lavorare di domenica?07
DIOCESI DI NOVARA UFFICIO PER I PROBLEMI SOCIALI E DEL LAVORO (GIUSTIZIA E PACE – SALVAGUARDIA DEL CREATO) Vicolo Canonica 3/b - 28100 Novara (tel. 0321 611771; e-mail: [email protected]) NOTA DELL’UFFICIO PER I PROBLEMI SOCIALI E DEL LAVORO DELLA DIOCESI DI NOVARA SULLA QUESTIONE DEL LAVORO DOMENICALE LAVORARE DI DOMENICA? A fronte delle nuove realtà lavorative che rimettono in discussione il tradizionale impianto degli orari di lavoro, e constatando inoltre che anche nella diocesi di Novara il problema del lavoro nel giorno di domenica sta diventando una questione che investe sempre più persone, l’Ufficio per i Problemi Sociali e del Lavoro, organismo pastorale preposto dalla Chiesa novarese a seguire i problemi legati all’attività lavorativa di chi vive in questo territorio, sente il bisogno di dire una parola sulla problematica in atto, avendo null’altro che presente il bene comune della collettività. Per riflettere su questa tematica ci appoggiamo all’autorevolezza di due documenti pubblicati dall’Episcopato piemontese, il primo emesso già nel lontano 1990 dal titolo “Il lavoro festivo”, successivamente elaborato in una presa di posizione più puntuale ed incisiva del 1996, avente per titolo “Lavorare di domenica?”. In questi due riferimenti ecclesiali i Vescovi del Piemonte sottolineano come oggi noi viviamo in una cultura che tende a sminuire, se non addirittura a snaturare il valore della domenica, sembra quasi che si viva in una società che abbia elaborato ritmi di vita che vanno contro l’uomo e questo sarebbe, dicono i Presuli piemontesi, un grave regresso culturale. A tale proposito citando l’Enciclica di Papa Giovanni XIII, “Mater e Magistra”al n° 88, dove si afferma che: “Se le strutture, il funzionamento, gli ambienti di un sistema economico, sono tali da compromettere la dignità umana di quanti vi esplicano le proprie attività, o da ottundere in essi sistematicamente il senso della responsabilità, o da costituire un impedimento a che comunque si esprima la loro iniziativa personale, un siffatto sistema economico è ingiusto, anche se per ipotesi, la ricchezza in esso prodotta, attinga quote elevate e venga distribuita secondo criteri di giustizia e di equità.” Appoggiandosi pertanto all’autorevolezza del Magistero Pontificio, i Vescovi del Piemonte affermano che per i cristiani la domenica è sacra, ancor di più riprendendo la frase guida del recente Congresso Eucaristico di Bari, “Senza la domenica (inteso come giorno del Signore) non possiamo vivere. La domenica è il giorno festivo per eccellenza, non è solo una semplice sosta nel lavoro settimanale, è il giorno propizio perché i legami familiari, i rapporti sociali e la lode al Signore da espletare nelle funzioni religiose, trovino la loro più giusta ed adeguata collocazione. È chiaro però, che a fronte delle mutate situazioni occorre saper leggere i nuovi segni dei tempi, analizzarli alla luce della Parola di Dio e trarre delle conseguenze operative, che, in questo caso, spetterà in primo luogo ai Sindacati nella difficile opera di contrattazione, trovare il necessario equilibrio per coniugare diritto al lavoro e reale possibilità di occupazione. A fronte inoltre del problema legato ai nuovi Centri Commerciali che sta alla base di un disagio generalizzato che coinvolge gli addetti al settore, riteniamo doveroso chiedere anche alle Istituzioni Pubbliche coinvolte di adoperarsi per trovare delle soluzioni che tengano in debita considerazione i bisogni fondamentali delle persone. A chi è impegnato su questo fronte non può che essere accordata la piena solidarietà della comunità cristiana, ricordando sempre che si potranno anche accettare situazioni di emergenza, purché esse non alimentino una mentalità già troppo confusa sul modo di vivere il giorno della domenica. Se oggi il Mercato sembra prevalere su ogni ambito umano, vorremmo ricordare con forza che la vita non è merce e che non è vero che tutto ha un prezzo, determinati valori sono imprescindibili, fissati e sedimentati nella coscienza di ogni singola persona, da non poter essere svenduti. Pertanto se oggi siamo invitati ad analizzare una nuova realtà lavorativa che sta sotto gli occhi di tutti, che esige cicli produttivi rapidissimi e flessibilità di orari, questa non può avere come conseguenza il fine di impoverire ed indebolire il giorno della domenica. Non possiamo infatti accettare acriticamente un modello di economia che consente di produrre quantità crescenti di beni materiali e nello stesso tempo, tende ad impoverire i rapporti tra le persone, e a ridurre uomini e donne con i loro bisogni umani ed esigenze profonde, ad una variabile di fronte all’assoluto delle leggi economiche. Che poi siano i grandi interessi mondiali e la concorrenza internazionale alla base di tali mutamenti produttivi, non rimuove il fatto che in definitiva essi tendono ad impoverire la qualità di vita della gente, anteponendo la quantità da produrre alla qualità del vivere. Ci sembra che la strada del consumismo richieda una riflessione culturale critica, più che un’ulteriore incentivazione, non si tratta di fare del moralismo preindustriale, quanto di trovare strade nuove per l’economia, che leghino al rigore delle leggi economiche un alto senso dei bisogni profondi della gente. Forse non si investono ancora sufficienti energie, cultura, ricerca in questa direzione. Molte lucide coscienze – laiche e cristiane – attendono risposte più alte. Riteniamo pertanto come linea d’azione da proporre a chi è impegnato su questo fronte, di dover affermare che il lavoro di domenica non è assolutamente una conquista sociale (in alcuni casi come nella Sanità e nei servizi essenziali, è persino doverosa), ma nella impostazione normale del rapporto di lavoro esso resta solo e sempre un’eccezione. Invitiamo quindi a rifiutare la logica imperante di un consumismo onnivoro, che divora tempo, energie, affetti e sacrifica ritmi di vita familiari sull’altare di un Mercato sempre più invadente nella vita delle persone. Ad un tempo per produrre deve corrispondere un tempo per condividere, per creare quelle condizioni umane e fraterne che sono alla base della convivenza sociale. Mons. Mario Bandera Direttore dell’Ufficio Diocesano Per i Problemi Sociali e del Lavoro Novara, 19 luglio 2007