Terzo Incontro - Diocesi San Marco

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Terzo Incontro - Diocesi San Marco
TERZO INCONTRO
“lasciatI sedurre dal Signore”
Dicembre 2014
DAL LIBRO DEL PROFETA GEREMIA (Ger 1,4-9)
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Parole di Geremia, figlio di Chelkia, uno dei sacerdoti che risiedevano ad Anatòt, nel
territorio di Beniamino. 2A lui fu rivolta la parola del Signore al tempo di Giosia,
figlio di Amon, re di Giuda, l’anno tredicesimo del suo regno, 3e successivamente
anche al tempo di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda, fino alla fine dell’anno
undicesimo di Sedecìa, figlio di Giosia, re di Giuda, cioè fino alla deportazione di
Gerusalemme, avvenuta nel quinto mese di quell’anno.
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Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni».
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Risposi: «Ahimè, Signore Dio!
Ecco, io non so parlare, perché sono giovane».
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Ma il Signore mi disse: «Non dire: “Sono giovane”.
Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò
e dirai tutto quello che io ti ordinerò.
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Non aver paura di fronte a loro,
perché io sono con te per proteggerti».
Oracolo del Signore.
9
Il Signore stese la mano
e mi toccò la bocca,
e il Signore mi disse:
«Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca.
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COMMENTO AL BRANO BIBLICO
Chissà quante volte di fronte alla proposta di un impegno, una responsabilità, ci siamo
detti: non fa per me, non mi sento pronto, non sono all’altezza, un altro al mio posto sì
io no. Questo capita anche di fronte alla proposta di Dio. Ci diciamo un sacco di bugie
pur di non rispondere alla Sua chiamata. Tutta questa impalcatura, però, basta poco
per distruggerla, con una semplice e banale domanda: perché gli “altri” sì e tu no?
Perché Dio non ha il “permesso” di proporti una vocazione? La maturità non è data
dall’età, non è anagrafica. Adulto non è colui che è sempre all’altezza delle situazioni
ma colui che riesce a vivere le situazioni per nella loro complessità, nelle cadute, nelle
prove, nelle difficoltà. Non aspettare di essere pronto altrimenti non farai mai nulla, sii
semplicemente disponibile e lasciati andare. La vita è adesso, non domani quando
sarai adulto, ma in questo momento. Forza! Non delegare ad altri la risposta che Dio
chiede a te. Ti priveresti di una gioia grande e sciuperesti il bene prezioso della vita.
Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro
e dirà: siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore a se stesso,
allo straniero che ti ha amato per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore, le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola. (D.Walcott, Amore dopo amore)
IL TESTIMONE DEL MESE: CHIARA AMIRANTE
La strada di una chiamata può essere tracciata in ogni vita. Basta solo ascoltare. O, a
volte, essere ascoltati. E’ quello che ci insegna con la sua testimonianza Chiara
Amirante, fondatrice di Nuovi Orizzonti, la donna che nell’Evangelizzazione di strada
spende tutta la sua vita e quella di chi condivide con lei quel grandioso progetto. La
ascoltiamo in uno speciale dedicatole dal programma “Sulla via di Damasco”
condotto da Monsignor Giovanni D’Ercole, nel ventennale della fondazione di Nuovi
Orizzonti.
DOMANDA: La comunità Nuovi Orizzonti come nasce? Come ti è venuta in mente?
CHIARA: Non credo sia venuta proprio in mente a me. Credo che qualcuno lassù mi
abbia un pochino preso per i capelli. Nasce proprio da questo desiderio di condividere
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la scoperta della gioia, che ho trovato grazie all’incontro con Cristo Risorto e il
desiderio di condividerla soprattutto con quei fratelli che vedevo più nella
disperazione; quindi questo desiderio di andare in strada a cercare fratelli negli inferi –
dico io - della droga, della prostituzione, dell’alcolismo, dell’Aids. E incontrando
questo popolo della notte mi sono resa conto che non ci sono persone cattive. Ci sono
persone dal cuore indurito che magari vengono etichettate ma hanno un cuore indurito
perché hanno subito violenze, hanno subito tante storie drammatiche ma che hanno
una grande sete di amore.
DOMANDA: Ma all’origine c’è un incontro, c’è un fatto..cosa c’è all’origine della
tua avventura che poi ha coinvolto tante altre persone.
CHIARA: All’origine di questa avventura – io sono laureata in Scienze Politiche
quindi evidentemente i progetti erano di tutt’altro tipo – c’è proprio questa esperienza
di una malattia terribile in cui ho fatto l’esperienza che la gioia è possibile in
situazioni drammaticissime, perché la malattia era incurabile ed era veramente
drammatica, e quindi in preghiera ho proprio sentito “gratuitamente avete ricevuto,
gratuitamente date”. E non potevo tenere per me questo tesoro. Poi il primo incontro è
stato fondamentale perché sai, vai in strada e ti domandi: che faccio? Che non faccio?
Che dico? Che non dico? E poi ti accorgi che se arrivassi in un deserto con dell’acqua
e tutti hanno sete, non c’è bisogno di cosa dici o cosa non dici. E’ stato fondamentale
per me il primo incontro perché si chiamava Angelo, e lui il giorno dopo – io il giorno
prima l’avevo solo ascoltato e non avevo trovato neanche un posto dove portarlo- e lui
il giorno dopo mi dice: Chiara grazie mi hai salvato la vita. Io dico: come ti ho salvato
la vita, non sono neanche riuscita a darti un letto? E lui mi dice: Guarda, io ero al terso
tentativo di suicidio – l’avevo trovato collassato per terra e aveva lasciato questo
murales “nonostante la vostra indifferenza noi esistiamo. E poi lui mi ha detto: Se
esiste anche una sola persona sulla terra disposta ad ascoltare uno come me per un’ora
vale la pena vivere. E poi ho visto la gioia nei tuoi occhi. Ora so che esiste e quindi
vivrò. E lì ho capito che un semplice ascolto può portare una persona disperata a
decidere di vivere. Uno dice: io che posso fare? Ascoltare, sorridere.
DOMANDA: Chiara, la gioia è contagiosa. Più la doni più si moltiplica. Sembra una
frase fatta ma..
CHIARA: E’ proprio così. E’ proprio l’esperienza che facciamo tutti i giorni con tutti
i ragazzi che vengono da storie anche drammatiche e appena si mettono un pochino in
donazione, quando tu doni la gioia è come se una sorgente, un fuoco – il fuoco dello
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Spirito Santo – che non puoi contenere splende sempre di più, quindi senti il desiderio
di condividerlo.
DOMANDA: La gioia è un dovere potremmo quasi dire..
CHIARA: E’ possibile nella sofferenza. Questa è stata la grande scoperta! Perché
essere felici quando tutto va bene..e invece quando sei nelle prove terribili che la vita
ci riserva a tutti sapere che c’è una gioia e che resiste a quelle prove, beh quello è un
po’ più difficile.
DOMANDA: Immagino che questo sia un lavoro non facile. Dove trovi la forza?
CHIARA: La forza la trovo solo nella preghiera e di questo ne ho piena
consapevolezza perché comunque tu raccogli un grido ogni giorno che è terribile, ti
trafigge il cuore in profondità per cui umanamente non sarebbe possibile. Io credo che
non sarei riuscita ad andare in strada più di 7 giorni di fila perché è qualcosa che
proprio ti schiaccia umanamente. Però poi fai questa esperienza incredibile che se tu ti
immergi con Gesù negli inferi del cuore di un fratello hai poi la gioia di vedere il
miracolo della resurrezione che già si è compiuto una volta e per tutti ma poi si ripete
nella nostra vita se apriamo il cuore all’Amore.
DOMANDA: Chiara, vogliamo chiudere con uno slogan?
CHIARA: Lo slogan è “Gioia sia sempre” perché siamo chiamati alla gioia, a essere
sempre nella gioia. Questa è la vocazione di ogni uomo. La dobbiamo solo riscoprire e
la riscopriremo solo se avremo il coraggio di aprirci all’amore e renderci vulnerabili
perché l’amore ci chiede vulnerabilità ma è un’esperienza che vale la pena di fare e di
imparare quest’arte di amare che ci dischiude nuovi orizzonti
IMPEGNO PER IL MESE
QUANDO SEI DA SOLO RILEGGI I BRANI DI QUESTO INCONTRO…E
LASCIATI SEDURRE
INTENZIONI DI PREGHIERA PER IL MESE DI DICEMBRE
Universale: Perché la nascita del Redentore porti pace e speranza a tutti gli uomini di
buona volontà. Per l’Evangelizzazione: Perché i genitori siano autentici
evangelizzatori, trasmettendo ai figli il prezioso dono della fede.
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