Carlo e i viaggi in bus da casa a scuola «Autisti vi ringrazio, mi fate

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Carlo e i viaggi in bus da casa a scuola «Autisti vi ringrazio, mi fate
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CRONACHE
Sabato 16 Gennaio 2016 Corriere della Sera
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La Lettera
«Muovo il dito e voi ci siete»
B
uongiorno, io sono Carlo, un
ragazzo di sedici anni che usa i
mezzi dell’Atm tutti i giorni per
andare e tornare da scuola e muoversi in
città. Vorrei dire una cosa a tutti gli
autisti che rispondono al cenno
del mio dito quando li aspetto sul
marciapiede, mi accolgono e mi
salutano, anche con una battuta a volte,
e magari fanno anche scendere
qualcuno e mi fanno largo tra la gente,
se il bus è pienissimo e io non ci sto
con la mia sedia a rotelle che occupa
spazio. Gli autisti di cui parlo mi
conoscono, sanno che devo girare con
quella sedia per questa odiosa malattia
genetica, la Sma Atrofia muscolare
spinale, altrimenti ne farei a meno
volentieri! Ecco, allora io vorrei
ringraziarvi tutti, per la vostra gentilezza
e la vostra pazienza. Il servizio che offrite
mi regala ogni giorno un po’ di
autonomia e un pochino di libertà.
Quindi, grazie moltissime, ci vediamo
domani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alla fermata Carlo Savini in piazza Risorgimento a Milano mentre uno degli autisti dell’Atm lo aiuta a salire sull’autobus 61 che lo porta a scuola (foto Nicola Marfisi)
La storia
di Elisabetta Andreis
Carlo e i viaggi in bus da casa a scuola
«Autisti vi ringrazio, mi fate sentire libero»
Milano, ha 16 anni e una malattia degenerativa: è anche grazie a loro che continuo a studiare
Ore 7.30 del mattino:
Carlo si fa aiutare per riuscire
ad infilare il golf e la giacca,
sono operazioni difficili che
richiedono diversi minuti. Lo
sollevano, e fa un po’ male alle
gambe e alle braccia, lo posano sulla sedia a rotelle elettrica, quasi più grande di lui, gli
aggiustano i cuscini e la mamma deve accompagnarlo in
ascensore per schiacciargli il
pulsante cui non riesce ad arrivare, vista l’avanzata atrofia
degli arti. È quando si arriva al
piano terra che Carlo Savini,
16 anni, con malattia neuromuscolare degenerativa,
prende in mano la sua storia.
Esce dal portone di casa da
solo. E da solo, come ogni
giorno, raggiunge con i mezzi
pubblici il liceo dove studia, il
Parini. Vuole farcela, e ce la fa.
Caparbio, risoluto, con un’autonomia faticosa guadagnata
sul campo. «I dieci minuti del
tragitto in bus sono tra i più
grintosi delle mie giornate,
quando arrivo a scuola è una
vittoria», dice con sincerità,
lontano da ogni retorica.
Gli autisti dell’Atm, l’Azienda Trasporti Milanesi, sono
diventati complici nell’impreMILANO
sa, e a loro Carlo ha scritto una
lettera. «Volevo ringraziarli
per la loro gentilezza e la grande pazienza, i miei tempi rallentano quelli di chi ha fretta,
eppure loro non sbuffano mai
— spiega —. Li ringrazio perché mi regalano un po’ di autonomia e di libertà, e sono le
Studente
Carlo Savini,
16 anni, studia al
liceo classico
Parini di Milano. È
affetto da atrofia
muscolare
spinale (foto
Nicola Marfisi)
cose più preziose per ogni
adolescente».
La lettera è asciutta, non indugia sulle difficoltà ma guarda al rapporto umano, che gli
dà fiducia. Basta poco o serve
tantissimo, per spostare i confini del banale e sbaragliare i
preconcetti nella nostra testa?
Questo ragazzo che sogna di
vivere a Barcellona e forse farà
l’avvocato ha carattere, determinazione, forza, coraggio. E
ha imparato a chiedere, oltre
che ringraziare per quello che
riceve. Lo dice chiaro: «Volevo
fare il liceo classico ma non ne
avevo nessuno vicino a casa
mia. Non avrei studiato, se
non potevo andarci da solo. In
pratica, studio perché gli autisti dei mezzi pubblici mi sono
diventati amici e allora ce la
faccio».
Lui e la sua famiglia hanno
dovuto battagliare, all’inizio, e
parecchio: era previsto che
lui, unico disabile dell’istituto,
passasse da un ingresso separato. «Ma io volevo entrare come gli altri». Grazie alla scuola
e all’ex vicesindaco Ada Lucia
De Cesaris è stata montata una
rampa e il problema è stato risolto. La sua classe, la I E, è
stata spostata apposta al piano terra (anche se biblioteca e
laboratori restano di sopra, a
lui inaccessibili). Esiste una
navetta Atm per disabili, che
accompagna a scuola i ragazzi, mai pensato di prendere
quella? La risposta di Carlo è
gentile ma secca: «Come ho
detto, io voglio proprio stare
mescolato a tutti. Quindi no».
Dal suo punto di vista, ha ragione.
Ore 7,50, ieri, come ogni
giorno Carlo arriva alla pensilina di Piazza Risorgimento e
lì, sul marciapiede, in sedia a
rotelle e mescolato tra la folla,
aspetta. Intravede in fondo al-
Il decreto
Niente patente di guida
a chi soffre di apnee notturne
Non potrà avere la patente né rinnovarla chi
soffre di apnee notturne o disturbi neurologici. Lo prevede un decreto del ministero delle
Infrastrutture. È la risposta al problema della
sonnolenza e ai colpi di sonno al volante che in
Italia ogni anno provocano oltre 17.300 incidenti con più di 250 morti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
la strada il bus 61, si innervosisce: «Devo farmi vedere bene», riflette. Non può sventolare il braccio come invece
vorrebbe, riesce solo ad alzare
le due dita della mano, appoggiate alla carrozzella. Appena
il bus rallenta e scende l’autista, lui si rilassa. «Mi ricordo
che ci sei a questa fermata,
eh... Sei minuto ma ti vedo!»,
scherza, tirandogli giù la rampa. E Carlo risponde: «Al mattino so dire solo due grugniti
ma li faccio a te».
È un momento di riscatto.
Nonostante la gente che spinge, qualcuno che si mostra
quasi infastidito per la presenza ingombrante della carrozzella, altri indifferenti. Il
conducente si rimette al volante, il viaggio prosegue. Orgoglio, e nessun pregiudizio.
Così bisogna leggere la storia
di Carlo, 16 anni. Che rende
onore a tanti, e smonta una ad
una tutte le idee sulla vita di
un ragazzo disabile. La rassegnazione è dei deboli mentre
Carlo, a dispetto della malattia
che vorrebbe togliergli le forze, è un piccolo (grande) leone.
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Eventi teatrali, filosofia e rock: la notte bianca dei licei classici
Ieri porte aperte nei 237 istituti d’Italia: «Non siamo polverosi, la formazione umanistica serve»
Cos’è
 La edizione
«Notte
nazionale del
liceo classico»
è un’iniziativa
lanciata un
anno fa dal
liceo «Gulli e
Pennisi» di
Acireale. Si
svolge dalle sei
di sera fino a
mezzanotte
Si va da Eschilo ad Erasmo da Rotterdam. Da Leopardi ad Aristofane. Da Shakespeare a Pirandello. E poi Pasolini
e Yourcenar. Ma anche le «archeodegustazioni», i cosmetici e la sfilata di abiti: «Come si
vestivano?». E intanto si filosofeggia nei corridoi fino a tarda
sera, si ascoltano Chopin, Bach e i Coldplay, e si leggono
Dante e Ovidio. «Il liceo classico non è né polveroso né fuori
moda».
È il messaggio che 237 licei
classici d’Italia hanno voluto
dare ieri per la seconda edizione della «Notte nazionale del
liceo classico». Un’iniziativa
lanciata un anno fa dal liceo
ROMA
Gulli e Pennisi di Acireale per
«far conoscere al grande pubblico cosa è e a cosa serve il liceo classico».
Negli ultimi anni il ginnasio
ha visto un calo delle iscrizioni
che ha toccato il 50 per cento,
sorpassato dallo scientifico e
tallonato da nuovi indirizzi,
più specialistici, ma forse, anche più «di moda». E invece
«c’è bisogno di riscattare la
cultura classica, presentata come vecchia e sorpassata». Rocco Schembra insegna latino e
greco al liceo Gulli e Pennisi: è
lui l’ideatore della «Notte»,
dopo averne fatta una solo nella sua scuola. «Ma il successo è
stato tale — racconta — da
Scontro sui premi alle scuole
I 5 Stelle contro McDonald’s
I Cinque Stelle all’attacco contro i premi incassati dalle scuole (sopra) con la raccolta
punti «McDonald’s premia la scuola». Il ministero replica: «Non ne sapevamo nulla»
aver pensato di estendere
l’idea a tutta Italia, c’è gran voglia di scoprire il classico».
E così dal Massimo D’Azeglio di Torino, al Tito Livio e le
Marcelline di Milano, al Kant,
il Manara, il Socrate e il Lucrezio di Roma, il Michelangiolo
di Firenze, lo Zucchi di Monza,
il Tasso di Salerno e via in tutta
Italia, ieri notte è stata una
lunga celebrazione dell’orgoglio del classico. Letture, rappresentazioni teatrali, cineforum, dibattiti, e anche partite
di ping pong, perché «mens
sana in corpore sano». A dimostrazione «che il classico è
tutt’altro che in crisi — sorride
Antonietta Porro, direttore del
Dipartimento di Filologia classica alla Cattolica di Milano —:
serve però la consapevolezza
di chi insegna, a volte i professori per primi si sentono un
po’ fuori tempo». E invece, «la
formazione umanistica non
solo è interessante quando si
studia ma è importante anche
dopo: il mercato del lavoro la
richiede, cerca persone capaci
di riflettere, prendere decisioni». Certo, ammette la preside
del Tito Livio di Milano Amanda Ferrario: «Studiare latino e
greco è faticoso, ma è una fatica che ripaga da subito».
Claudia Voltattorni
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