Emergenze naturalistiche e storiche

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Emergenze naturalistiche e storiche
Area del Golfo della Quassa: emergenze storiche e ambientali.
L’area di cui si propone la valorizzazione attraverso un progetto di tutela si estende
dalla foce dell’Acqua Negra, nel Comune di Ispra, alla collina di San Quirico, a Sud.
Comprende le porzioni comunali del Lago Maggiore a Ovest ed è delimitata a Est dai
confini comunali di Ranco e Ispra e dalla strada statale.
Sono escluse le aree urbanizzate e quelle di espansione dei Comuni interessati.
L’area considerata presenta notevoli specificità di interesse per un turismo attento alle
emergenze ambientali e storiche.
-Aspetti geologici
Nell’area sono presenti tre formazioni geologiche principali: le rocce sedimentarie
delle colline di Ispra, la zona di deposizione fluvioglaciale della Quassa e le rocce
porfiriche della collina di San Quirico.
Le rocce dolomitiche e porfiriche sono una testimonianza del tempo in cui la Pianura
Padana era ricoperta dal mare (Golfo della Tetide) e all'inizio della formazione delle
Alpi si era creata una fascia vulcanica lungo le coste. Le rocce delle colline di Ispra,
costituite da Dolomia a Worthemia Songavati hanno infatti avuto origine da sedimenti
marini del Triassico, quelle di S. Quirico sono di origine vulcanica (formazione
porfirica del Varesotto). Sopra queste rocce in epoca recente si è avuta la deposizione
di materiale di origine glaciale, trasportato dal ghiacciaio che occupava il Lago
Maggiore fino ad epoca preistorica, circa 15.000 anni fa (morene e cordoni morenici
del Würmiano).
Il Sasso Cavallazzo, insieme ad altri numerosi massi erratici, è la maggiore
testimonianza della presenza del ghiacciaio.
Nella porzione isprese della Quassa è presente una fonte solforosa.
-Emergenze botaniche.
La varietà di substrato e la presenza di un clima temperato-umido con piogge ben
distribuite durante l'estate ha favorito, sulle colline dolomitiche di Ispra, lo sviluppo di
una formazione di specie sempreverdi non mediterranee, che comprende il Tasso,
l'Agrifoglio, il Bosso, il Pungitopo, l'Edera, l'Alloro che hanno in comune affinità di
temperamento e di storia remota. Sono infatti specie che caratterizzano la formazione
delle Laurifille, relitto dell'Era Terziaria. Sono sopravvissute ai cambiamenti del
clima localizzandosi in aree aventi una spiccata impronta atlantica. A livello europeo
le formazioni di laurifille occupano una superficie ridotta e molto localizzata:
l'Andalusia, l'area delle Madonie in Sicilia, le pendici del Caucaso verso il mar Nero
che formavano l'antica Colchide, da cui deriva il termine di "fascia colchica" per
questa formazione vegetale. Questa consociazione vegetale è probabilmente unica a
livello regionale. Nell’Italia settentrionale una formazione simile, riferibile alla fascia
colchica, è presente nel Comune di Bardolino.
Nella Quassa si può trovare un'altra formazione relitta, quella dei boschi planiziari,
dove è presente, la Farnia, il Tiglio selvatico, l'Olmo campestre, il Carpino bianco.
Nelle aree più umide è presente un'alneta (Ontano nero).
La fascia lacustre è caratterizzata dalla presenza di saliceti (Salix alba), di fragmiteti
(Fragmites communis), di cariceti (Carex spp.), di Iris acquatica (Iris pseudacorus),
dell’endemica Castagna d’acqua del Verbano (Trapa natans verbanensis), della
Ninfea bianca (Ninfea alba), del Nannufero o Ninfea gialla (Nuphar lutea).
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Sulle pendici di San Quirico, più fresco per l'esposizione a nord e reazione del suolo
acido, si sviluppa una pineta naturale di Pino silvestre e Betulle, specie appartenenti
alla fascia montana, con sottobosco di Mirtillo nero, ad una quota particolarmente
bassa.
Inoltre, tra le curiosità botaniche, van ricordati un esemplare di Osmanto, uno di
Faggio pendulo e il settecentesco Platano "di Napoleone", nel comune di Ispra.
-Aspetti faunistici.
L'area considerata è ricca di specie animali, sono state censite 190 specie di vertebrati.
Di particolare interesse è la presenza di alcuni endemismi legati all'ambiente
acquatico. Nella zona (Torrente Acqua nera) è segnalata la Lampreda padana e, negli
stagni di Ispra, la rana di Lataste.
Sono segnalate quattordici specie appartenenti all’annesso 1 della direttiva CEE
79/409: Tarabusino, Nitticora, Cigno selvatico, Garzetta, Airone rosso, Falco
pecchiaiolo, Nibbio bruno, Falco pescatore, Falco pellegrino, Falco di Palude, Sterna
comune, Succiacapre, Martin pescatore, Pettazzurro, Ortolano.
Rilevanze storiche di Ispra situate nell’ambito dell’area.
- Castello recinto detto di S. Cristoforo, di epoca medioevale non precisabile –
(situato sulla sommità del M.te del Prete). Restano ruderi della torre d’ingresso, una
cisterna e tratti del muro di cinta
- Ruderi della chiesa di S. Crescenzio, medioevale, situata sulla sommità della Punta
di Ispra
- Le fornaci, monumenti di archeologia industriale, attive fino al 1960, con il massimo
sviluppo alla fine del diciannovesimo secolo.
- La cappella di S.ta Maria a Monzeglio situata all’ingresso di Ispra sulla strada
provinciale (affreschi).
-Il tempietto sepolcrale della famiglia Castelbarco.
- I parchi delle ville digradanti fino alla riva del lago, in particolare la Villa
Sagramoso-Brivio, con darsena visibile dal sentiero del lago dopo le prese d’acqua del
CCR, la Villa Ranci Ortigosa e la Villa Corti (sede del Comune) il cui parco, aperto al
pubblico, dovrebbe rientrare nell’area del parco.
Non rientra nell’area interessata la chiesa parrocchiale di S. Martino, composta in
realtà dall’unione di due chiese, in quanto situata nel centro dell’abitato. Nella chiesa
comunque sono state rinvenute, nel 1997, tombe altomedioevali.
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