ANTEO n. 80 - novembre 2014
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ANTEO n. 80 - novembre 2014
A anteo newsletter per l’investitore istituzionale novembre 2014 80 anno X – n. l’editoriale di questo mese: In attesa dei botti di San Silvestro, non mancano gli effetti pirotecnici, tra novità normative e accadimenti economici e finanziari… > pagina 4 prometeia advisor sim A anteo newsletter per l’investitore istituzionale in questo numero: n.80 editoriale p. 4 la parola a… L'angolo dell'analisi p. 6 Prof. Paolo Onofri Intervista a Ivonne Forno p. 8 Vice Direttore Generale e Responsabile Finanza —Laborfonds (fondo pensione negoziale a carattere territoriale della Regione Trentino Alto Adige) Intervista a David Iagnemma p. 12 Segretario Generale — Fondazione Cassa di Risparmio dell’Aquila contributi Qual è l’impatto della « lowflation » per i mercati obbligazionari? p. 16 François Collet, Fund Manager — La Française Il mercato degli ABS p. 19 Filippo Napoletano, Fund Manager Obbligazionario — Finint Investments SGR SpA Commodities – Prospettive ed opportunità Matthew Quaife, Portfolio Manager — UBS Global Asset Management p. 23 A anteo newsletter per l’investitore istituzionale Derivati su commodity e sull’energia: l’ESMA traccia nuove linee guida interpretative per l’individuazione dei contratti(*) p. 25 Vincenzo La Malfa, Senior Associate — DLA Piper osservatorio prometeia Commodity e attività speculativa nel 2014. Verso uno sgonfiamento della bolla? p. 29 Federico Ferrari e Cristina Rossi — Prometeia Gli ABS come possibile via d’uscita dalla crisi del credito: una storia in chiaroscuro p. 32 Roberto Goracci e Federica Orsini — Prometeia approfondimenti Verso una maggiore integrazione dei mercati finanziari nell’area dell’euro p. 35 Vincenza Di Lorenzo, Sara Emiliani, Elisa Quinto — Prometeia Dal Rapporto di Previsione di Prometeia Associazione (ottobre 2014) pillole Analisi congiunturale dell’economia reale e dei mercati finanziari Francesco Amoroso, Guja Bacchilega, Annalisa De Nicola, Lorenzo Prosperi, Ugo Speculato, Giacomo Tizzanini — Prometeia p. 43 n.80 A anteo 4 editoriale In attesa dei botti di San Silvestro, non mancano gli effetti pirotecnici, tra novità normative e accadimenti economici e finanziari. Sul fronte legislativo, il cielo è stato (finalmente!) illuminato dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del nuovo DM (166, quasi diabolico…) su limiti di investimento e conflitti di interesse per i Fondi Pensione, cui ha fatto istantaneamente seguito l’avvio della consultazione su equivalente decreto rivolto alle Casse di Previdenza (terminerà il 5/12: per chi volesse cimentarsi http://www.dt.tesoro. it/it/consultazioni_pubbliche/consultazioni_pubbliche_online_corrente/attenuazione_art_14.html). Sempre sul fronte previdenziale, “O’ Pallone e Maradona” sarà contenuto nella Legge di Stabilità (in corso di approvazione mentre scriviamo), che purtroppo prevede inasprimenti fiscali a carico delle forme sia di 1° che di 2° pilastro, quest’ultimo poi indebolito dalla possibilità di richiedere il TFR in busta paga. Rileggendo la “letterina a Babbo Natale” che ANTEO aveva scritto lo scorso fine anno, solo questo anelito di normativa secondaria è stato esaudito: davvero non si poteva fare di più?! Sui mercati le “guerre” sono molto più numerose di quelle combattute a cannonate (sempre troppe, ahinoi!). Ormai conclamata quella valutaria e di competitività dei sistemi fiscali, infuria ora anche quella sul fronte materie prime, specie quelle energetiche dopo la rivoluzione shale oil &gas, con conseguente stravolgimento dei rapporti di forza tra USA, Paesi OPEC ed economie energivore (Cina e Giappone in primis). Al tema commodities dedichiamo ben tre pezzi in questa edizione: uno dal nostro osservatorio, uno di un primario asset manager e uno di una prestigiosa law firm sulle nuove linee guida prodotte dall’ESMA in termini di contrattualistica sui derivati che le riguardano (altre novità sul fronte della regolamentazione del settore bancario e dei mercati finanziari nel corposo “approfondimento”, del quale come di consueto ringraziamo Prometeia Associazione). Tale abbondanza non è casuale: proprio la facoltà di investire fino ad un 5% del patrimonio in commodities rappresenta una delle principali innovazioni contenute nella normativa secondaria previdenziale sopra citata, insieme al “via libera” sui Paesi ancora definiti “emergenti” (dei quali però ci siamo già abbondantemente occupati in precedenti numeri del nostro ANTEO). La consistente e rapida riduzione dei prezzi delle materie prime, più o meno rallentata da imposte e balzelli protezionistici, rischia di “fornire ulteriori munizioni al cannone” della deflazione. Al tema dedichiamo un articolo che esplora gli impatti della “lowflation” sui bond (tema cruciale per molti Investitori) e qualche spunto nelle nostre “Pillole”. prometeia advisor sim Le Banche Centrali si adoperano in tutti i modi per “spegnere questo pirotecnico programma di A anteo 5 fuochi d’artificio” inondando di liquidità i mercati. La BCE, dopo diversi effetti-annuncio, è partita finalmente con timidi assaggi sul mercato degli ABS e dei Covered Bonds: non potevamo quindi non occuparcene, con un pezzo del nostro team di analisti dei mercati e degli intermediari finanziari ed un altro a cura di uno dei pochi gestori italiani specializzati su questo segmento del mercato obbligazionario. Il tradizionale “angolo dell’analisi” del nostro Prof. Onofri si sofferma, con il consueto sguardo lucido e disincantato, un po’ su tutti i temi di cui sopra. All’attento lettore della sua rubrica non sfuggirà la conferma di quello che da tempo è il “Prometeia pensiero”, ovvero che “solamente uno stimolo alla domanda aggregata potrà tirare fuori l’economia europea dalla trappola di liquidità nella quale è finita”, condannandola (non l’ha scritto questa volta, ma ce lo ricorda spesso) a diversi lustri a venire di scenario nipponico. L’avvicinarsi della chiusura d’anno induce anche noi di Prometeia Advisor a fare un po’ di compendio di questo 2014, dopo aver festeggiato ad ottobre i 40 anni di Prometeia Associazione, “mamma di tutti noi”. Guardiamo innanzitutto con grande soddisfazione l’essere giunti a servire oltre 60 investitori, per quasi 60 miliardi di asset under advice. Non è certamente facile in un mercato dove dal lato dell’offerta il “campo di gioco” continua a non essere livellato, non solo per l’increscioso ritardo nella normativa sulla consulenza finanziaria (si arriverà al paradosso di doversi occupare delle previsioni in materia contenute nella MiFID II lungi dall’aver completato il recepimento della prima Direttiva…), ma anche per una domanda che ancora stenta a premiare lo status di soggetto vigilato del proprio consulente e la sua professionalità ed indipendenza. Abbiamo risposto a questo scenario avverso continuando ad investire sulla innovazione dei nostri processi di produzione e delivery, ma anche dei contenuti proposti agli investitori più in grado di comprendere e valorizzare l’innovazione, assumendo le conseguenti responsabili decisioni. Un esempio di questa virtuosa sinergia nel corso del 2014 è senza dubbio il lavoro svolto a supporto di Laborfonds in vista del loro investimento nel Fondo Strategico Trentino Alto Adige. Ne dà ampia e cortese testimonianza la Vice Direttore Ivonne Forno nell’intervista che ci ha gentilmente concesso e per la quale la ringraziamo molto, associando ai ringraziamenti l’altro intervistato David Iagnemma, Segretario Generale della Fondazione Cassa di Risparmio dell’Aquila. In tema di Fondazioni, permetteteci di concludere dedicando l’ottantesimo ANTEO, ma soprattutto un affettuosissimo ricordo, al Prof. Carlo Venturini della Fondazione Livorno, la cui grande sapienza e infinita umanità lasciano un vuoto incolmabile in tutti quelli che, come noi, si onorano di essergli stati amici. Buone Feste a tutti voi ed alle vostre famiglie da tutta la redazione di ANTEO e da tutto il team di Prometeia Advisor Sim! prometeia advisor sim L'angolo dell'analisi Prof. Paolo Onofri Prof Onofri, il contributo delle politiche monetarie viene considerato sempre più importante e nell’area Uem cresce l’attesa per l’intensificazione delle politiche non convenzionali; a suo avviso è ormai inevitabile un quantitative easing anche nell’Uem? E’ inevitabile tentare anche questa strada; finora l’allargamento quantitativo (QE) della Bce ha agito attraverso il canale bancario diretto; in prospettiva dovrà agire anche attraverso i portafogli degli operatori acquistando titoli pubblici. Questa estensione, se effettivamente attuata, lo sarà nella consapevolezza che in questo modo si andranno soddisfacendo delle condizioni necessarie per la ripresa dell’intera area euro, ma non sufficienti. Perché la Germania continua a mostrarsi ostile verso questo intervento? La Germania teme qualsiasi innovazione che comporti il rischio di porre a carico del contribuente tedesco oneri che discendano da aiuti diretti o indiretti concessi ad altri Paesi. Se dovessero esservi perdite in conto capitale sui titoli in portafoglio della Bce queste comporterebbero la ricapitalizzazione della Banca da parte dei governi degli Stati membri e quindi ci troveremmo di fronte a un germoglio di bilancio pubblico dell’area euro, quell’unione fiscale che la Germania non vuole. Ma ci può essere un’altra considerazione che aumenta le difficoltà tedesche per il QE via titoli pubblici: l’acquisto di titoli pubblici in proporzione alla partecipazione di ciascun paese al capitale Bce implica che titoli pubblici tedeschi sarebbero acquistati in misura consistente e quindi i rendimenti dei decennali tedeschi potrebbero scendere ulteriormente rispetto ai livelli attuali che in parte, comunque, scontano già queste attese. Come è noto, imprese di assicurazione e fondi pensione tedeschi soffrono a sufficienza già con i rendimenti attuali. prometeia advisor sim A anteo 6 Si diffonde comunque contestualmente anche la convinzione secondo cui alla politica monetaria debbano essere affiancate anche misure di carattere fiscale. E’ proprio per questo che ho posto l’accento sul fatto che il QE possibile sarà una condizione necessaria, ma non sufficiente per la ripresa. A esso dovranno accompagnarsi impulsi di bilancio pubblico; solamente uno stimolo alla domanda aggregata potrà tirare fuori l’economia europea dalla trappola della liquidità nella quale è finita. La proposta Junker va nella direzione giusta; non sarà immediata nei suoi effetti, è molto probabile che il primo euro di tale progetto arrivi sul mercato dei beni non prima di un anno. Potrebbe comunque avere un effetto più immediato sulla fiducia se consentisse di mostrare che esiste una volontà operativa di collaborazione tra i Paesi, arrestando il pessimismo attuale, che sembra spingere lentamente verso la disintegrazione, almeno dei comportamenti. Negli Stati Uniti, invece, tutto lascia pensare che nel 2015 comincerà la politica di rialzo dei tassi: come si può contrastare il rischio di una eccessiva reazione dei rendimenti a lunga statunitensi? Anche nell’ipotesi di un rialzo del tasso di policy fra sette/otto mesi, la pressione dell’eventuale QE europeo avrebbe un effetto di spillover, almeno parziale, sui rendimenti americani; non si dimentichi che il livello di base monetaria americana rimarrà inalterato a lungo, non è nemmeno iniziata la discussione relativa a quando iniziare la riduzione dell’attivo della FED. A mio parere, di qui a un anno, l’impatto sarà limitato e i rendimenti non si alzeranno molto oltre il 3%. La dinamica dei prezzi delle materie prime è da considerarsi più una minaccia o una opportunità per l’economia mondiale? In condizioni di normalità pre-crisi un’opportunità, ora vedo il rischio che alimenti aspettative di riduzione dei prezzi finali, che andrebbero a sommarsi alle aspettative di deflazione che ora le Banche Centrali stanno cercando di combattere. L’Italia continua nella fase di recessione/ stagnazione: cosa manca a suo avviso nelle attuali misure previste nella Legge di stabilità A anteo per invertire il trend delle aspettative prima e dell’economia reale a seguire? Nel breve termine, l’Italia non può uscire da questa palude economica da sola, ha bisogno di supporto europeo nella domanda e nella possibilità di ritardare il pieno aggiustamento fiscale. Ciò premesso, l’accumulo di misure prese dagli ultimi 7 tre governi e non ancora completati nei suoi aspetti operativi è di notevole entità; richiede, sì, di essere completato, ma soprattutto di una fase di maggiore certezza del quadro politico, affinchè si traduca in decisioni di investimento e di consumo efficaci per rilanciare la crescita. prometeia advisor sim A anteo 8 la parola a… Intervista a Ivonne Forno Vice Direttore Generale e Responsabile Finanza — Laborfonds (fondo pensione negoziale a carattere territoriale della Regione Trentino Alto Adige) Il fondo pensione Laborfonds ha recentemente finalizzato il progetto di “investimenti nell’economia locale”, tramite il quale intendete coniugare il raggiungimento degli obiettivi previdenziali con il sostegno alla crescita dell’economia (locale nel vostro caso). Il progetto ha rafforzato la vostra “mission” di investitore di lungo periodo e, in un certo senso, ha anticipato altre - e sempre più numerose - iniziative a supporto dell’economia reale. Può fornirci una breve aggiornamento sul progetto? Si tratta di un progetto molto ambizioso, al quale stiamo lavorando già da diverso tempo e rispetto al quale abbiamo profuso molti sforzi ed impegno. Fin dalla sua costituzione, Laborfonds ha posto particolare attenzione al tema delle possibili ricadute sul territorio di parte degli investimenti effettuati, non perdendo mai in ogni caso di vista il fine previdenziale che anima e deve animare il suo operato. Con il tempo abbiamo acquisito competenze e abbiamo raggiunto masse critiche (la Linea Bilanciata ha ad oggi un patrimonio che sia aggira intorno a 1,6 miliardi di Euro), che ci hanno permesso di ragionare su un progetto concreto, convinti del fatto che “dalla salute delle aziende nostre contributrici” traiamo la “nostra salute”. Le condizioni economiche verificatesi sul mercato del credito negli ultimi due anni hanno portato: • le aziende alla necessità di individuare e ricercare canali di finanziamento complementari a quello tradizionale bancario; • le banche stesse a proporre servizi aggiuntivi a quello del credito, quali quello di advisory, origination o scouting per operazioni di emissione di strumenti finanziari da parte delle aziende stesse; prometeia advisor sim • una serie di investitori di lungo termine, fra i quali anche i fondi pensione come il nostro, a ricercare tipologie di investimento ulteriori/ complementari rispetto a quelle “tradizionali” e “liquide”, con le quali aumentare la diversificazione dei propri portafogli, tenendo conto, del proprio orizzonte temporale di riferimento e della connessa possibilità di effettuare, per una parte delle proprie disponibilità, investimenti di medio-lungo termine, di natura “illiquida” a favore dell’economia reale. A un certo punto ci siamo quindi detti: “se non ora quando?” e abbiamo avviato un confronto aperto e propositivo con i rappresentanti delle aziende, il mondo delle banche, i soggetti pubblici operanti sul territorio; con questi interlocutori abbiamo definito un progetto condiviso che ha permesso – o meglio, che auspichiamo permetterà – ad ognuno per il suo ruolo, di perseguire i propri specifici obiettivi. Il Fondo Strategico Trentino Alto Adige (FSTAA), infatti, è il frutto della condivisione fra più soggetti: la Regione Trentino Alto Adige, in primis, le due Province di Trento e Bolzano (in via diretta ed attraverso le loro partecipate Cassa del Trentino e Alto Adige Finance); in seconda battuta il Fondo Pensione Laborfonds, che ha fin da subito, come detto, partecipato al progetto, con particolare attenzione alla politica di investimento, alla suddivisione in classi di quote (con uno specifico meccanismo di tutela concesso da parte dei quotisti sopra menzionati rispetto all’investimento effettuato, i.e. restituzione a scadenza degli importi versati sino a concorrenza dell’investimento effettuato da parte dei soggetti pubblici) e alle regole di governance. Il FSTAA è un fondo mobiliare chiuso (un FIA italiano riservato), che investirà prevalentemente le proprie disponibilità in strumenti finanziari di natura obbligazionaria emessi da aziende operanti sul territorio della Regione Trentino Alto Adige (i.e. commercial paper e minibond), in operazioni di cartolarizzazione (solo trance senior), in export credit notes, in project bonds. Potranno essere prese in considerazione le aziende di tutti i settori , a condizione che non si tratti di start-up o di aziende in crisi o A anteo coinvolte da procedure fallimentari et similia. Non un “Fondo salva imprese”, ma un Fondo a favore e stimolo dello sviluppo delle aziende del territorio, quelle meritevoli, quelle con progetti di innovazione e sviluppo, anche a livello internazionale. La Regione – che ha recentemente concluso l’iter di assegnazione del mandato di istituzione e gestione del Fondo a FININT SGR, a seguito di gara europea – ha messo a disposizione delle due Province un’importante dotazione, per un investimento complessivo di 150 milioni; Laborfonds, effettuate le debite verifiche rispetto all’asset allocation strategica della Linea Bilanciata, ha deliberato di investire una somma minima di 50 milioni che potrebbe aumentare in relazione ad ulteriori investimenti effettuati da parte di altri soggetti. Siamo prossimi a “partire”. Entro la fine dell’anno la SGR approverà il regolamento di gestione del Fondo e sarà dato avvio all’operatività. Ad inizio 2015 le prime sottoscrizioni ed i primi richiami degli impegni. Per parte nostra, con il supporto di Prometeia Advisor SIM, nostro partner rispetto a questo importante progetto fin dalla sua genesi, stiamo lavorando anche riguardo alla parte organizzativa interna che il Fondo Pensione deve implementare/sta implementando, essendo l’investimento nel FSTAA un “investimento diretto”, effettuato quindi “direttamente” da parte del Fondo Pensione, non per il tramite di un gestore delegato. Faccio riferimento – ad esempio – all’integrazione delle previsioni del Documento sulla Politica di Investimento per la parte relativa alla governance e per quella relativa ai controlli da effettuare. Già nel regolamento di gestione, come accennato in precedenza, abbiamo chiesto che fossero tenute in considerazione alcune previsioni rispetto alla reportistica periodica da ricevere ed alla presenza di un nostro rappresentante nell’ambito dei comitati consultivi di comparto. Essere tra i primi espone sempre a rischi e difficoltà non prevedibili all’inizio del progetto. Quali sono stati i punti critici e gli ostacoli principali che avete incontrato sul vostro cammino? Come li avete superati? L’essere “pionieri” (o in ogni caso il cercare di esserlo) rispetto a iniziative o pratiche innovative, soprattutto per quanto attiene alla parte della gestione finanziaria, fa parte del DNA del Fondo. L’approccio rivolto alla costante ricerca di soluzioni che permettano di poter beneficiare 9 delle migliori esperienze anche a livello internazionale, da un lato, o che permettano, come nel caso del progetto degli “investimenti locali”, di coniugare la mission del Fondo con importanti ricadute economiche degli investimenti effettuati sul territorio di riferimento, è una costante nell’operato del Fondo. Certo, innovare ed esplorare per primi certe soluzioni espone indubbiamente a rischi. Per quanto ci riguarda, però, tutte le iniziative che abbiamo intrapreso sono state il frutto di ampia ponderazione e valutazione di molteplici aspetti (fra i quali, in primis, quelli legale, operativo, procedurale, reputazionale), in genere effettuate anche con il supporto di validi advisors e consulenti, come Prometeia Advisor SIM. Le difficoltà che abbiamo incontrato sono state in parte, come accennato in precedenza, connesse all’interazione con una pluralità di soggetti con compiti e ruoli molto diversi. Trovata però “la quadra” sul progetto, le sue finalità, gli obiettivi dei soggetti coinvolti a vario titolo, la strada è stata tutta volta alla ricerca delle soluzioni che potessero tutelare al meglio i nostri interessi e, quindi, quelli dei nostri aderenti, anche con la previsione di meccanismi “innovativi” relativamente, ad esempio: • alla struttura del FSTAA (si tratta infatti di un fondo multicomparto a classi di quote, con un particolare meccanismo di “tutela” degli investitori fondi pensione, ai quali sarà riconosciuta, in fase di liquidazione finale e a fronte di un rendimento negativo, la restituzione del capitale versato, fino a concorrenza degli investimenti effettuati da parte degli soggetti pubblici Regione, Province di Trento e Bolzano e/o loro controllate); • alla sua governance (Laborfonds avrà un proprio rappresentante in seno ai comitati consultivi di comparto del FSTAA); • alla portata della reportistica periodica, sia per la parte qualitativa che quantitativa, funzionale allo svolgimento delle attività di verifica e controllo di pertinenza del Fondo Pensione, particolarmente pregnanti in quanto trattasi di investimento diretto; • alla trasparenza degli investimenti (sarà effettuato il look through), anche per quanto attiene al profilo dei costi ed alla gestione dei conflitti di interesse. Trattandosi, come detto, di un investimento prometeia advisor sim diretto, effettuato quindi da parte del Fondo Pensione in proprio e non per il tramite di un gestore delegato, il Fondo ha dovuto dedicare e sta dedicando notevoli sforzi per la modifica della propria governance interna, delle procedure di controllo della gestione finanziaria, dei documenti di riferimento (si veda fra tutti il Documento sulla Politica di Investimento), ecc.. L’investimento effettuato sarà in ogni caso un “di cui” degli investimenti complessivi della Linea Bilanciata: anche per questa ragione abbiamo avviato tavoli di lavoro con la banca depositaria, il service amministrativo e gli advisor di cui ci avvaliamo – anche per la parte di controllo del rischio e delle performance, tra i quali anche Prometeia Advisor SIM coinvolta specificatamente in relazione all’investimento nel FSTAA – per definire le modalità attraverso cui potremmo analizzare la portata dell’investimento, effettuato non solo in maniera “singola”, ma anche come “parte” della complessiva allocazione della Linea Bilanciata, un primo “mattoncino” della componente “alternatives” dell’AAS. Molti fondi pensione stanno valutando se e come effettuare investimenti a sostegno della crescita del Paese. Quali suggerimenti avete per chi volesse intraprendere tali iniziative? Lungi da noi voler dare suggerimenti. Di una cosa però siamo profondamente convinti: il metodo utilizzato e seguito è, a nostro parere, l’unico che possa portare alla nascita di progetti che siano condivisi dai fondi, adeguati alle loro esigenze e per tali ragioni “percorribili” e “fattibili”. Quello che distingue l’operazione FSTAA da altre viste sino ad ora è il fatto che la stessa non parte da un fondo comune creato da parte del gestore “xy”, che si propone al mercato ricercando investitori fra i quali i fondi pensione e/o le casse di previdenza; parte, invece, dagli investitori che, analizzate le proprie aspettative e le proprie esigenze di investimento, definiscono le caratteristiche dell’investimento target e ricercano un gestore che possa istituire e gestire un fondo con le caratteristiche che loro stessi hanno definito. In questo modo si chiude il cerchio. prometeia advisor sim A anteo 10 Detta in altri termini: i fondi pensione necessitano di trovare investimenti che siano degli “abiti su misura”, creati sulla base delle loro esigenze e delle regole specifiche alle quali i fondi stessi devono uniformarsi. Qualsiasi altro tipo di abito, per bene che sia confezionato, ma “prodotto in serie o a modello”, non andrà bene perché, con molta probabilità, avrà qualche elemento che non corrisponde pienamente ai desiderata. Fuori metafora: serve condivisione, serve fare massa critica, serve fare sistema, consapevoli del “peso contrattuale” che si rappresenta, serve essere interlocutori forti rispetto agli altri soggetti che, come detto, possono essere compartecipi al progetto con ruoli e finalità ben diverse da quelle dei fondi pensione. Questi passaggi vanno effettuati in ogni caso a monte della definizione di qualsiasi progetto. A livello nazionale, purtroppo, ci pare di poter constatare – per quello che ci è dato conoscere – che l’evoluzione del confronto sul tema “investimenti a sostegno della crescita” non stia avvenendo con queste dinamiche e modalità. Anche alla luce del nuovo Decreto 166 di settembre 2014, quali sono stati i presidi a supporto del monitoraggio e valutazione dei rischi connessi a questo tipo di investimenti? In parte si è già detto nella risposta precedente a cui si rimanda. Una considerazione “a caldo” pensiamo però di poterla esprimere riguardo all’impatto che le previsioni del Decreto 166/2014 avranno sui possibili investimenti a sostegno della crescita del Paese. Dal combinato disposto di cui all’art. 5, comma 2 e 3 del Decreto medesimo, si evince che i fondi pensione non possono investire più del 5% delle loro disponibilità complessive in FIA italiani riservati (quali il FSTAA e gli altri fondi comuni di investimento di diritto italiano chiusi e riservati, che sono stati istituiti o che lo saranno per soddisfare la richiesta di investimenti a sostegno della crescita del Paese). Dell’alto potenziale – in termini di masse complessive – che il comparto dei fondi pensione potrebbe mettere a disposizione dell’economia reale, con tutte le tutele ed i presidi del caso, si intende, “solo” il 5% sarà quindi “utilizzabile”, stanti le previsioni del nuovo Decreto. Per quanto ci riguarda, peraltro, dalle verifiche condotte a suo tempo rispetto alla possibile portata dell’investimento effettuabile nel FSTAA da parte della Linea Bilanciata, avevamo ipotizzato di poter allocare maggiori risorse rispetto a quelle che ora, a fronte delle richiamate previsioni, potremo prendere in considerazione. Si tratta – ovviamente – di una scelta di merito effettuata da parte del legislatore che in quanto tale va rispettata ma che, come detto, poco si comprende in termini generali ed astratti soprattutto perché appare – sempre a nostro avviso – poco coerente (nel senso che appare particolarmente restrittiva e non supportata da motivazioni strettamente connesse al profilo di rischio o della trasparenza) rispetto ad altre effettuate relativamente ad investimenti quali – ad esempio – quelli effettuati in FIA UE o in FIA non UE, fra i quali gli hedge funds. A anteo Laborfonds si conferma Fondo innovativo; avete altri progetti per l’immediato futuro? L’investimento diretto nel FSTAA, come anticipato in precedenza, è “un primo tassello” rispetto al tema più ampio degli investimenti “alternativi”. Già da molto tempo gli Organi del Fondo si sono confrontati sull’opportunità di aumentare la diversificazione degli investimenti rispetto ai mercati emergenti ed agli alternativi (l’AAS della Linea Bilanciata approvata nel 2009 prevedeva, infatti, entrambe le asset class). Da oltre sei mesi la Funzione Finanza, il Comitato Investimenti ed il Consiglio di Amministrazione stanno effettuando una serie di verifiche ed analisi finalizzate alla revisione dell’AAS del principale comparto del Fondo, la Linea Bilanciata appunto. L’attuale modello di gestione si caratterizza per la compresenza, rispetto alle asset class cc.dd. “tradizionali”, di gestione passiva ed attiva. Stiamo pensando di mantenere tale modello, in quanto siamo soddisfatti dei risultati raggiunti, evolvendolo però verso un modello “core- 11 satellite” per la parte di investimenti “tradizionalialternativi”. Il FSTAA sarà quindi, nell’ambito di questo schema, un primo investimento “satellite”. I principali obiettivi che ci siamo posti sono: • aumento dell’efficienza della gestione, anche per la parte relativa ai costi complessivi; • miglioramento del profilo di rischio/ rendimento, anche grazie all’aumento della diversificazione; • semplificazione di alcune tematiche di carattere organizzativo/operativo, volte ad aumentare la capacità e la pervasività dei controlli effettuati/effettuabili da parte della Funzione Finanza. Il nuovo Decreto 166/2014 ci permetterà, per le parti connesse alle tipologie degli investimenti “eligible”, di effettuare questo ulteriore passo, a tempo debito, completate tutte le attività propedeutiche e necessarie. prometeia advisor sim A anteo 12 la parola a… Intervista a David Iagnemma Segretario Generale — Fondazione Cassa di Risparmio dell’Aquila Dott Iagnemma, Lei dirige la Fondazione ormai da diversi anni. Innanzitutto una domanda che ci sembra doverosa: il terribile terremoto di circa 5 anni fa, come ha modificato la vita e le esigenze della Fondazione, oltre che quelle di tutti voi? L’evento ha profondamente segnato la vita della città dell’Aquila, del suo comprensorio e della sua Comunità: oltre ad aver causato sofferenze terribili per la perdite di vite umane, ha distrutto gran parte del patrimonio edilizio ed artistico; altrettanto gravi sono state le ferite inferte al tessuto sociale disgregatosi nella nuova geografia urbana degli insediamenti abitativi emergenziali. In tale scenario la Fondazione, quale componente attiva della società civile ed interprete delle istanze del territorio, ha improntato la propria azione tenendo conto dell’assoluta esigenza di contribuire al superamento dei gravi problemi creati dal sisma, nella convinzione che il sollievo alle sofferenze umane e ai danni sociali ed economici creati dal terremoto serva anche a salvaguardare la coesione sociale, premessa indispensabile per ridare piena vita al nostro martoriato territorio. Numerose sono state le iniziative promosse dalla Fondazione a favore del territorio, nell’intento di ricreare il tessuto economico e sociale, premessa essenziale per riavviare il volano dello ripresa economica, quali interventi per favorire la ripresa dell’Università dell’Aquila per il ruolo determinante che svolge nell’economia del territorio aquilano, le iniziative a sostegno delle istituzioni culturali e delle associazioni locali, al fine di salvaguardare l’identità della Città dell’Aquila e la cultura del territorio, oltre alla ricostruzione di alcuni luoghi-simbolo della cultura aquilana. prometeia advisor sim Colgo l’occasione per rivolgere un sentito ringraziamento a tutti coloro che all’indomani del sisma, con iniziative diffuse di solidarietà, hanno alleggerito il dramma collettivo, sia sotto il profilo materiale, che di vicinanza spirituale e di vera partecipazione. Ricordo, inoltre, lo straordinario intervento posto in essere dalle Fondazioni di origine bancaria che, prontamente e con generosità, hanno manifestato da subito concreta solidarietà verso il nostro territorio, partecipando alla raccolta di fondi, promossa dall’ACRI presieduta dall’Avv. Guzzetti, che ha consentito la messa a nostra disposizione dell’importante somma di oltre 6 milioni di euro per iniziative a favore della popolazione colpita dal sisma. Come avete strutturato la politica degli investimenti in questi anni? Il portafoglio finanziario è stato costruito nel tempo, avvalendoci dell’assistenza del consulente Prometeia Advisor Sim, con l’obiettivo di perseguire contemporaneamente più obiettivi: diversificazione del patrimonio, raggiungimento di adeguati livelli di redditività e contenimento del rischio. Il portafoglio è prevalentemente gestito in via diretta, delegando a terzi la gestione di circa il 25% dello stesso patrimonio, mediante il ricorso, ancorché limitato, a gestioni patrimoniali e a comparti di sicav. Se si considerano anche le polizze e i fondi chiusi, la percentuale di portafoglio in delega sale a circa il 32%. L’impostazione generale del portafoglio, così improntata, unitamente al continuo monitoraggio dei mercati, volto ad individuare eventuali criticità ed a cogliere opportunità tattiche, ha consentito alla Fondazione in questi anni di conseguire risultati reddituali soddisfacenti e rispondenti agli obiettivi istituzionali prefissati. In linea generale, a fronte di un quadro macroeconomico e finanziario caratterizzato ancora da numerose incertezze, si è ritenuto opportuno aumentare ulteriormente la diversificazione sia geografica che per classi di attività degli investimenti. A fianco di investimenti “long-only”, sono stati introdotti in portafoglio strumenti di risparmio gestito meno direzionali e con meccanismi di copertura dei rischi; di conseguenza, rispetto agli anni passati, è aumentata la quota di portafoglio in delega di gestione sui mercati A anteo globali, sia azionari che obbligazionari. Sul comparto obbligazionario in gestione diretta, invece, per ridurre il rischio legato al futuro aumento dei tassi di interesse, è stata ridotta la duration del portafoglio prendendo, tra l’altro, beneficio delle plusvalenze maturate sulle emissioni governative. Tenuto conto del contesto generalizzato di bassi rendimenti, a seguito di diversi rimborsi ed investimenti in scadenza, la Fondazione, infine, ha mantenuto una giacenza media di liquidità superiore al passato, mediante la sottoscrizione di strumenti monetari a breve; è stata avviata, quindi, una generale riduzione dei rischi di portafoglio e dell’esposizione al comparto finanziario. Come vede l’economia abruzzese rispetto al contesto nazionale? L’Abruzzo ha rappresentato, fino alle soglie degli anni ’90, un caso esemplare di rapido sviluppo economico, registrando il reddito pro-capite più elevato tra le regioni del Mezzogiorno, tale da determinarne addirittura l’esclusione dall’area Obiettivo 1 delle politiche comunitarie. A partire dalla fine degli anni ’90, la contrazione degli ingenti aiuti nazionali e comunitari ha comportato il venir meno di quei vantaggi localizzativi che, in passato, avevano incoraggiato la crescita economica esogena ed endogena della Regione, ed ha evidenziato, in tutta la sua ampiezza, la debolezza del tessuto economico locale rispetto ai cambiamenti intervenuti nello scenario macroeconomico internazionale. Va ricordato che già nel decennio precedente il terremoto del 2009, l’economia regionale aveva subito un significativo rallentamento, con un tasso di crescita inferiore rispetto al resto del Paese e all’area OCSE e la disoccupazione, in crescita, nel 2013 ha raggiunto un tasso al di sopra della media nazionale e OCSE. La crisi economica registrata negli ultimi cinque anni ha colpito in misura rilevante l’economia regionale anche per la significativa riduzione dei trasferimenti di risorse finanziarie pubbliche a favore delle amministrazioni locali. Il rallentamento dell’economia italiana, caratterizzata da fenomeni di stagnazione, ha quindi influenzato negativamente la possibile ripresa economica dell’Abruzzo, con la riduzione della sua domanda interna, così come l’accresciuta internazionalizzazione dei mercati europei ed italiani ha esercitato un’ulteriore pressione sull’economia locale e, in particolare, sul suo settore manifatturiero. 13 Al complesso di criticità appena descritto, si è aggiunto il forte choc economico legato al sisma del 2009, che rischia di compromettere le prospettive di crescita di lungo periodo di una Regione già vulnerabile. Così come rilevato nella maggior parte delle economie europee, nel breve termine non è previsto alcun aumento significativo nel tasso di crescita dell’economia italiana e, conseguentemente, di quella abruzzese. In tale contesto l’Abruzzo, pertanto, nel delineare la propria strategia futura di sviluppo, dovrebbe definire una nuova visione di crescita e ripensare il proprio potenziale, valorizzando i punti di forza collegati soprattutto al capitale umano presente nella regione (istituzioni universitarie, centri di ricerca, elevato tasso di scolarizzazione secondaria ed universitaria), superando i punti di debolezza, legati al basso livello di spesa in R&S, sia pubblica che del sistema produttivo, ricorrendo quanto più possibile alle risorse comunitarie previste per la programmazione 2014-2020. Inoltre, ritengo che un nuovo modello di sviluppo si potrà realizzare attuando una strategia volta a migliorare l’utilizzo del ricco patrimonio culturale ed ambientale di cui l’Abruzzo dispone, nell’ottica di accrescerne l’attrattività, sfruttando la favorevole posizione geografica e la dotazione infrastrutturale. È necessario, quindi, favorire quelle iniziative volte a migliorare e ad ampliare l’offerta di prodotti e di servizi legati proprio alle risorse naturali e al patrimonio culturale regionale, con un approccio integrato di promozione del territorio, che si realizza attraverso la messa in rete delle risorse esistenti (ambiente naturale – patrimonio artistico/archeologico – eventi culturali) e la creazione di nuovi servizi turistici, al fine di rafforzare la percezione della regione come destinazione turistica sostenibile e di qualità. Inoltre va promosso l’insediamento di centri produttivi ad alto contenuto tecnologico, che utilizzino e valorizzino le ingenti risorse di capitale umano altamente qualificato presente nel territorio Cosa possono realmente fare le Fondazioni per sostenere il territorio anche con le politiche di investimento, oltre che con le erogazioni? Insieme alla significativa attività erogativa le Fondazioni, in questi anni, hanno affermato sempre più il ruolo di soggetti propositivi, in grado di sviluppare autonomia progettuale nella realizzazione degli interventi, catalizzando le migliori competenze e risorse per un’efficace azione volta al perseguimento degli scopi di prometeia advisor sim utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico dei Territori. Il nuovo contesto economico finanziario sta determinando nuove emergenze che si concretizzano nella necessità di rivolgere maggior attenzione al tema dello sviluppo economico locale e delle problematiche occupazionali, che riguardano in particolare i giovani. Le Fondazioni dovranno, quindi, rivalutare le scelte allocative di medio e lungo termine del patrimonio, attraverso l’implementazione di processi di diversificazione nelle politiche di investimento, per dare nuovo impulso allo sviluppo economico e sociale dei territori pur sempre nel rispetto dei principi inderogabili della sussidiarietà degli interventi e della conservazione nel tempo del patrimonio. Parallelamente sarà, quindi, necessario definire strumenti efficaci di misurazione della qualità degli interventi per la valutazione e misurazione delle scelte allocative, in termini di impatto nel contesto socio –economico. E’ necessario per ciascun territorio individuare le potenzialità da sviluppare e valorizzare, anche attraverso la creazione di società strumentali, che devono tuttavia operare nel rispetto degli obiettivi prefissati e secondo logiche che assicurino l’equilibrio economico e finanziario della gestione. Cosa si aspetta dai mercati finanziari nel 2015? La gestione del portafoglio nel prossimo anno risulterà particolarmente complessa e sarà condizionata dal livello eccezionalmente basso dei tassi di interesse, che si prevede perduri nell’area euro ancora a lungo, anche a seguito della politica monetaria adottata dalla BCE. Per contro, sembra possa confermarsi uno scenario favorevole sui mercati azionari, anche se con ritmi di crescita molto probabilmente inferiori all’ultimo anno, in quanto non mancano elementi di incertezza legati alle tensioni geopolitiche, alla debolezza della ripresa economica nell’UEM ed alla fragilità economica di alcuni Paesi emergenti. prometeia advisor sim A anteo 14 Con riferimento alla gestione del patrimonio, anche nel 2015 la Fondazione dovrà proseguire l’attività di accurata e prudente selezione degli investimenti, ispirata ai principi di salvaguardia e conservazione nel tempo del patrimonio, di diversificazione del rischio e di economicità della gestione, rivolgendo la massima attenzione all’evoluzione dei mercati finanziari, per il raggiungimento di risultati coerenti, in termini di rischio-rendimento, con l’attività istituzionale programmata. In quest’ambito la gestione tattica avrà un ruolo più importante del solito, dovendo affrontare, presumibilmente, fasi di maggiore variabilità rispetto al più recente passato. Nella gestione del patrimonio e delle attività istituzionali bisognerà poi tener conto degli effetti negativi del recente aumento dell’imposizione fiscale sulle fondazioni bancarie. Qual è a suo avviso ad oggi il reale contributo della Carta delle Fondazioni nell’ambito dell’attività di gestione del patrimonio? L’attuale contesto economico e le criticità riscontrate in questi ultimi anni hanno evidenziato la necessità di introdurre metodologie di gestione del patrimonio che consentano alle Fondazioni di assicurare la continuità e la sostenibilità nel tempo dell’attività erogativa. Detto obiettivo si realizza innanzitutto attraverso l’attenta selezione degli investimenti, basata sulla diversificazione e sul controllo del rischio, al fine di salvaguardare l’integrità del patrimonio e di produrre una redditività in grado di consentire il perseguimento degli obiettivi di missione. E’ tuttavia necessario adottare scelte allocative del patrimonio che assicurino il corretto bilanciamento del flusso dei proventi in un orizzonte di medio/lungo termine, coerentemente con gli obiettivi istituzionali prefissati. L’adozione della Carta delle Fondazioni ha rappresentato certamente un importante passo nell’ottica dell’innovazione istituzionale e gestionale laddove, con rifermento in particolare alla gestione del patrimonio, definisce le linea guida ed i principi per un orientamento comportamentale comune, capaci di dare sistematicità alle migliori pratiche già sperimentante e pienezza di attuazione allo spirito delle norme che regolano le Fondazioni. Con l’adozione della Carta delle Fondazioni è stata avviata quindi una riflessione più ampia sulla necessità di adottare modelli e processi innovativi di gestione del patrimonio stesso. Ai fini della concreta applicazione dei principi sanciti nella Carta delle Fondazioni è tuttavia necessario intensificare gli sforzi per l’adozione di modelli di “asset & liability management”, sulla base dei quali valutare le scelte di allocazione del patrimonio, verificando la sostenibilità delle erogazioni nel medio/lungo termine, unitamente alle inderogabili esigenze di salvaguardia del valore reale del patrimonio. Decisivo è inoltre il ruolo dell’advisor, chiamato a supportare le Fondazioni nell’individuare meglio i rischi, a A anteo utilizzare strumenti adeguati per misurali e a suggerire le possibili modalità operative per fronteggiarli con rapidità ed efficacia. Spesso si discute di come conciliare nelle Fondazioni il carattere dell’investitore di lungo periodo con le esigenze di bilancio di ogni anno: qual è il suo parere in proposito? Coerentemente con gli scopi istituzionali e con i principi previsti dalla normativa di riferimento, le Fondazioni si qualificano come investitori istituzionali di lungo periodo. Pertanto, le scelte in materia di investimenti devono ispirarsi ai principi inderogabili di prudenza, di salvaguardia e conservazione nel tempo del patrimonio, di diversificazione del rischio nonché di economicità della gestione, rivolgendo la massima attenzione all’evoluzione dei mercati finanziari. Il perdurare degli effetti della crisi finanziaria, che da oltre cinque anni colpisce l’economia internazionale, le criticità intervenute sul mercato dei debiti sovrani, unitamente ai riflessi particolarmente negativi sul sistema bancario internazionale ed 15 italiano, hanno determinato per le Fondazioni una minore redditività e, conseguentemente, la riduzione del livello delle erogazioni. Le criticità riscontrate in questi ultimi anni si sono riflesse in modo significativo sui bilanci delle Fondazioni. In tale nuovo contesto, la semplice politica di accantonamento al fondo di stabilizzazione delle erogazioni in fase di chiusura del bilancio, sempre che le risorse a disposizione lo consentano, appare non più idonea a garantire stabilità al flusso di erogazioni a favore dei territori, data la complessità degli scenari macroeconomici e finanziari. Da ciò discende, piuttosto, la necessità di implementare strumenti innovativi di gestione idonei a “calibrare”, nel medio e lungo termine, il livello di attività istituzionale in maniera coerente e sostenibile rispetto all’esigenza di salvaguardia del patrimonio in termini reali. Questo impone un approccio sistematico di pianificazione strategica di medio lungo periodo, che consenta di definire, in un orizzonte temporale almeno quinquennale, il livello di erogazioni compatibile con la conservazione del valore reale del patrimonio, al di la dei principi contabili adottati. prometeia advisor sim A anteo 16 contributi Qual è l’impatto della « lowflation » per i mercati obbligazionari? François Collet, Fund Manager — La Française D opo la creazione della moneta unica nel 1999, l’inflazione annua dell’Eurozona si era attestata in media a 1,94%, a un livello molto vicino all’obiettivo principale della Banca centrale europea che è di mantenere la stabilità dei prezzi e l’inflazione annua al di sotto, e vicino al 2% nel medio termine. A prima vista, i membri del Consiglio Direttivo della BCE si possono felicitare del loro lavoro. Tuttavia, dal mese di ottobre 2013, l’inflazione annua nell’area dell’euro è risultata costantemente inferiore all’ 1%. Certamente, a 0,4% l’evoluzione dei prezzi a 12 mesi alla fine di ottobre, è lontana dal punto più basso che risale a luglio 2009 con un livello del - 0.6%, ma questa è la prima volta che la variazione annuale dei prezzi rimane ad un livello inferiore all’ 1% per più di 12 mesi consecutivi. Oltre al suo livello assoluto, è la scomposizione dell’inflazione che Figura 1: prometeia advisor sim Fonte : Bloomberg, Eurostat, La Française preoccupa gli osservatori. Come mostra il grafico, l’inflazione “core” underlying (cioè escludendo elementi di volatilità quali energia, cibo, prezzi amministrati e tasse) ha raggiunto il punto più basso nel 2014: lo 0.15% annualizzato. Infine, se l’obiettivo della BCE è stato perfettamente raggiunto negli ultimi quindici anni, il mercato è scettico circa la capacità della Banca Centrale di mantenere la stabilità dei prezzi intorno al 2%. Dal 2003, c’è un mercato di swap sull’inflazione che permette di posizionarsi sull’ evoluzione futura dell’indice dei prezzi al consumo. È guardando a questo mercato degli swap sull’ inflazione che Mario Draghi lo scorso agosto, ha segnalato un forte calo delle aspettative sull’ inflazione. Al momento, le aspettative di inflazione espresse dal mercato swap anticipano un ritorno a 1,60% nel 2020 (vedi figura 1). La diffidenza degli investitori sulla capacità della Banca Centrale di riportare l’inflazione verso il suo obiettivo e spiega tutte le misure A anteo eccezionali che l’istituzione di Francoforte ha preso quest’anno: ▶▶ abbassamento del tasso di interesse sui depositi per la prima volta nella sua storia in territorio negativo; ▶▶ lancio di una serie di operazioni di rifinanziamento a lungo termine del settore bancario; ▶▶ lancio di un programma di acquisto di titoli garantiti. Malgrado tutte queste misure, continuiamo a costatare che l’inflazione non ha smesso la sua discesa dall’inizio dell’anno. Il ribasso continuo delle materie prima ha chiarimento giocato contro la BCE, ma, anche isolando l’effetto del prezzo dell’energia e dei prodotti alimentari, l’inflazione europea appare in significativo ribasso. Questo è dovuto in parte al fatto che in un’economia globalizzata, l’inflazione è diventato un fenomeno globale. La concorrenza tra siti produttivi diversi implica una pressione costante sui margini dei produttori che limita notevolmente l’aumento dei salari e dei costi di approvvigionamento. A questo proposito l’evoluzione salariale quasi inesistente in Paesi come gli Stati Uniti, dove il mercato del lavoro è in forte miglioramento, è una evidenza di questo fenomeno. In aggiunta a questo, il proseguimento del progresso tecnico, sempre più importante e più accessibile a tutti attraverso la democratizzazione di internet, ci rende chiaro che delle forze deflazionistiche potenti e durature sono presenti. Cosa implica questo per i mercati obbligazionari ? La prima implicazione è relativamente semplice: è impossibile per la BCE normalizzare la sua politica monetaria per molto tempo. Infatti, di fronte a queste forze deflazionistiche globali e ad una crescita europea depressa, i tassi BCE rimarranno quasi a 0% per molti anni. Senza contare che i tassi di interesse a lungo termine non sono che il riflesso delle anticipazioni sulla evoluzione dei tassi di interesse a breve. Perché una banca dovrebbe prendere a prestito a dieci anni ad un tasso del 3% se è certa che si potrà finanziare quotidianamente dalla banca centrale al tasso del 0% nel corso dei prossimi dieci anni. 17 Pertanto, è comprensibile perché i tassi di interesse a dieci anni dello stato tedesco siano passati sotto l’ 1% per la prima volta quest’anno. In assenza di rischio inflazionistico, la politica monetaria sarà permanentemente espansionista e i tassi di interesse stabilmente bassi. Una seconda lezione che ci insegna il mercato delle aspettative sull’ inflazione si trova nello studio delle obbligazioni indicizzate all’inflazione e la loro scomposizione tra tasso reale e il breakeven dell’ inflazione. Obbligazioni indicizzate all’inflazione permettono di realizzare un rendimento pari al tasso reale aumentato dall’evoluzione dell’inflazione osservata a posteriori, all’atto del rimborso dell’obbligazione da parte dell’emittente. A differenza dei titoli nominali classici, permettono agli investitori di conoscere in anticipo il rendimento che realizzeranno una volta dedotta l’inflazione, che si trovi a 0%, 2% o addirittura al 10%. Il divario fra il tasso reale di una obbligazione indicizzata all’inflazione e il tasso nominale di un’obbligazione della stessa durata è il cosiddetto “Inflation break-even”. In altre parole, se l’inflazione constata all’atto del rimborso dei titoli supera questo punto di pareggio, significa che il titolo indicizzato all’inflazione ha realizzato una performance superiore a quella dell’obbligazione a cedola fissa. Al contrario, se l’inflazione constata a posteriori sarà inferiore all’ “Inflation break even”, vuol dire che sarebbe stato meglio investire su un’emissione non indicizzata. Lo studio delle obbligazioni indicizzate all’inflazione è quindi interessante, in quanto permette di distinguere la componente inflazionistica dalla componente reale di un’obbligazione classica. Oggi per lasciare il denaro depositato in banca allo 0% costa in termini reali 0,4% annuo, che è il livello attuale dell’inflazione. Se prendiamo la curva tedesca di obbligazioni indicizzate all’inflazione, ci si accorge che i tassi reali sono negativi e questo indipendentemente dall’orizzonte di investimento. I tassi reali sono fra lo -0.45% a 5 anni e 0,50% a 10 anni, riflettendo il fatto che la BCE sarà costretta a mantenere i suoi tassi di interesse permanentemente bassi per un lungo periodo di tempo. Il nuovo paradigma dei mercati obbligazionari è senza dubbi vedere livelli di tasso di interesse senza rischio bassi per lungo tempo , rafforzando l’interesse relativo di tutte le classi di attività a rischio. prometeia advisor sim A anteo 18 Disclaimer Questo documento ha fini esclusivamente informativi e di marketing. Le informazioni contenute non rappresentano un consiglio d’investimento, una proposta d’investimento o un incitamento qualunque ad operare sui mercati finanziari. Il presente articolo è destinato esclusivamente ai clienti professionali del Regno Unito e della Comunità Europea e non all’uso da parte dei consumatori. The value of investments and any income will fluctuate (this may partly be the result of exchange rate fluctuations) and investors may not get back the full amount invested. Il valore degli investimenti e qualsiasi rendimento fluttuerà (questo può essere in parte il risultato delle fluttuazioni del tasso di cambio) e gli investitori non possono ottenere indietro l’intero importo investito. Nel caso in cui La Française esprima opinioni esplicite, queste ultime saranno basate sulle condizioni di mercato correnti e potranno essere modificate senza alcun preavviso. Tali opinioni potrebbero divergere da quelle espresse da altri professionisti in ambito di investimenti. Pubblicato da La Française AM Finance Services, sede legale 173, Boulevard Haussmann, 75008 Parigi, Francia, disciplinata dall’Autorità di Controllo Prudenziale (Autorité de Contrôle Prudentiel) in qualità di prestatore di servizi finanziari con il numero 18673 X, società affiliata di La Française. La Française des Placements è approvata dalla “Autorité des Marchés Financiers” con il numero N GP97076 il 1 Luglio, 1997. prometeia advisor sim A anteo 19 contributi Il mercato degli ABS Filippo Napoletano, Fund Manager Obbligazionario — Finint Investments SGR SpA di rifinanziamento presso la BCE. Negli ultimi anni il moderato volume di nuove emissioni e la presenza di un elevato ammontare di rimborsi hanno ridotto sensibilmente i volumi di scambio con un conseguente impoverimento del mercato. Inoltre, la mancanza di un mercato regolamentato ha determinato un mercato concentrato principalmente attraverso aste e tra operatori specializzati. N ell’immaginario collettivo i titoli ABS vengono spesso associati all’elemento che ha causato la crisi finanziaria del 2008. In questo contesto si rende necessario distinguere le cartolarizzazioni legate ai mutui subprime americani, che in effetti sono state una delle cause della crisi, dalle cartolarizzazioni europee che continuano a registrare performance eccellenti. Sebbene si tratti dello stesso strumento finanziario, le due fattispecie esemplificate sono in realtà molto diverse l’una dall’altra: se si confrontano le performance delle diverse operazioni e il tasso di default, emerge come dal 2007 ad oggi quest’ ultimo è stato dello 0.12% per le operazioni europee su mutui residenziali (RMBS) rispetto al 22.05% delle operazioni RMBS US. Il mercato dei titoli senior ABS era formato, prima della crisi, da una platea di investitori formata da un lato da investitori istituzionali (real money) del mercato monetario (Fondi Monetari, Banche, Figura 1: Emissioni collocate, non collocate (EUR/bn) 900 800 700 Una visione negativa e “di accusa” che ha inevitabilmente alimentato una forma spinta di scetticismo verso questa asset class riducendo in maniera importante il mercato di riferimento e i volumi delle nuove emissioni. Anche il panorama europeo, come si evince dal grafico sotto riportato, ha subito dal 2008 ad oggi una sostanziale contrazione delle nuove emissioni registrando un’attività significativa soprattutto nei paesi “core” (UK, Germania, Olanda) e su operazioni non pubbliche, ma effettuate a fini 600 500 400 300 200 100 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Distributed Retained Figura 2: Emissioni 2014 per paese e tipologia (EUR/mn) 60 000 50 000 40 000 30 000 20 000 10 000 France Auto UK Cards Netherlands CDO CMBS Spain Consumer Germany Leases Italy Other Other RMBS prometeia advisor sim A anteo 20 Figura 3: Emissioni 2014 per tipologia (%); Emissioni 2014 per paese (%) Italy 9% Cards Other Leases 4% 2% 1% CDO 11% Other 3% France 29% Germany 10% Consumer 3% Auto 16% Spain 12% RMBS 61% CMBS 2% UK 22% Netherlands 15% Figura 4: Outstanding per paese e tipologia (EUR/bn) ABS CDO CMBS Assicurazioni, Tesorerie) alla ricerca di titoli AAA molto stabili e dall’altro da CDO Manager ed altri investitori speculativi che facevano ampio utilizzo della leva. Gli spread erano stabili e molto bassi, quasi flat sul tasso Euribor. Con la crisi sono scomparse entrambe queste due categorie di investitori, gli spread si sono allargati a livelli molto più elevati e gli unici investitori rimasti sono stati i Fondi Hedge. prometeia advisor sim I dati del terzo trimestre 2014 mostrano, tuttavia, segnali incoraggianti di vivacità del mercato primario. Con un trimestre in anticipo, infatti, sono stati pressoché eguagliati i volumi dell’intero 2013. A fine ottobre l’ammontare di nuove emissioni collocate si è attestato a circa 74 miliardi di Euro. Le attese per il corrente trimestre, inoltre, indicano ulteriori attività di “origination” e si prevede per il 2014 un volume totale di emissioni collocate pari a circa 80-85 miliardi di Euro. RMBS SME Other Portugal Ireland France PanEurope Germany Multinational Belgium Italy Spain Netherlands UK 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 WBS Recentemente, inoltre, anche grazie agli sforzi effettuati dai regulators per introdurre maggior trasparenza sul mercato sono tornati gli investitori “real money”. Il 2014 è stato caratterizzato da un continuo declino nel premio per il rischio sistemico. Sebbene si siano verificati picchi di volatilità derivanti da tensioni politiche in Europa ed in Ucraina, in particolare nel corso dei mesi di maggio e agosto, l’impatto sui prezzi dei titoli derivanti da cartolarizzazioni è stato molto limitato e di breve durata rispetto al recente passato. In particolare il mercato ABS Europeo ha dimostrato una maggior tenuta nei momenti di debolezza del mercato del credito. Nell’attuale situazione di tassi ai minimi storici, questa asset class continua ad offrire rendimenti attraenti se paragonati ad altri strumenti finanziari con un equivalente rischio di credito, e si riscontra un crescente interesse tra gli investitori in cerca A anteo 21 Figura 5: 1200 1000 800 600 400 200 UK Cards AAA Euro FL 5 Yr Italian RMBS AAA FL 6-7yr Spanish RMBS AAA FL 5-6 Yr Dutch RMBS AAA FL 5 Yr UK RMBS AAA Euro FL 5 Yr CMBS AAA Euro FL 5 Yr European Autos AAA Euro FL 2 Yr Consumer Loan AAA Euro FL 5 Yr Italian Leasing AAA FL 5 Yr EURO CLO AAA 6-8y set-14 mag-14 gen-14 set-13 mag-13 gen-13 set-12 gen-12 mag-12 set-11 mag-11 gen-11 set-10 mag-10 gen-10 set-09 gen-09 mag-09 set-08 mag-08 set-07 gen-08 mag-07 gen-07 0 Arbitrage e Asset-Backed Securities), hanno registrato dal 2011 ad oggi performance cumulate superiori al 50%. di rendimenti appetibili. L’investimento in questa asset class si è dimostrato vincente negli ultimi anni, come si evince dalla classifica per strategia dei principali Fondi Hedge di Bloomberg. Recentemente le misure intraprese dalla BCE a sostegno dell’economia hanno riacceso i riflettori su questo strumento che, per le sue Come si può notare, infatti, le due strategie d’investimento in titoli ABS (Mortage-Backed Tabella 1: Livelli indicativi di Spread Indicative Level AAA AA 1 Week Change A BBB AAA AA A BBB ABS Autos 40 — 80 — 0 — 0 — Cards 40 — 120 250 0 — 0 0 35 85 210 310 0 0 0 0 Prime RMBS UK NL 35 105 210 310 0 0 0 0 IT 80 170 300 500 0 0 0 0 85 — — — 0 — — — Peripheral RMBS ES PT 105 — — — 0 — — — IE 110 — — — 0 — — — Non-Prime RMBS UK BTL 75 — — — 0 — — — UK NC 90 — — — 0 — — — EU Conduit 255 — — — 0 — — — UK 225 — — — 0 — — — 70 115 175 — 0 0 0 — CMBS CLO EU Le. Loan UK B/S 140 — — — 0 — — — ES SME 150 — — — 0 — — — prometeia advisor sim A anteo 22 Figura 6: Fondi Hedge di Bloomberg 160 150 140 130 120 110 100 90 80 Mortage-Backed Arbitrage Asset-Backed Securities Fixed Income Arbitrage Emerging Market Equities Multy-Strategy Convertible Arbitrage Long/Short Equities Global Macro ott-14 giu-14 ago-14 apr-14 feb-14 dic-13 ott-13 ago-13 giu-13 apr-13 feb-13 dic-12 ott-12 giu-12 ago-12 apr-12 feb-12 dic-11 ott-11 ago-11 giu-11 apr-11 feb-11 dic-10 70 Distressed Securities Long Biased Equities Market-Neutral Equities Emerging Market Debt Fonte: Bloomberg Hedge Fund Indices, elaborazione Finint caratteristiche, risulta particolarmente adatto allo sviluppo e al sostegno dell’economia reale. nonostante quest’ultima presenti un livello di rischio nettamente inferiore. Il programma di acquisto di ABS (ABSPP) indicato da Mario Draghi rappresenta senz’altro un segnale positivo, seppur tardivo e non sufficiente, per rilanciare l’economia. Negli Stati Uniti un intervento analogo è stato lanciato nel 2008 (il TALF, Term Asset-Backed Securities Loan Facility, della FED fu annunciato il 25 novembre 2008, contribuendo alla stabilità del mercato e alla crescita sperimentata in questi anni) per arginare gli effetti della crisi; in Europa, invece, per molti anni, sono state intraprese solamente misure di emergenza, più marginali e meno efficaci. Inoltre, se da un lato già oggi l’effetto annuncio del programma di acquisti di ABS ha avuto effetti positivi sulla liquidità del mercato secondario (gli spread sui titoli senior dei paesi periferici si sono ridotti di 40/50 bps da fine agosto), occorrono altre misure che incentivino le Banche ad erogare affichè si possa giungere ad una vera ripresa. Le cartolarizzazioni, in questo senso, non devono solo essere strumento di funding, ma devono anche consentire la liberazione di risorse patrimoniali con l’ obiettivo di destinare nuovi fondi alle Imprese. In tale contesto la garanzia sulle tranche mezzanine da parte degli Stati Nazionali o da parte di Organismi Sovranazionali può essere lo strumento che consente la cessione da parte degli Istituti di Credito a condizioni accettabili (ad un costo pari al rischio effettivo di tali tranche), con un notevole risparmio rispetto alle condizioni richieste dal mercato (con il risultato finale di moltiplicare l’offerta del credito bancario senza aggravi per i bilanci pubblici). Per essere pienamente efficace, tuttavia, tale misura dovrebbe essere accompagnata da una profonda revisione degli incentivi e dei vincoli che Banche e Assicurazioni incontrano nell’investire in questi strumenti che, da un punto di vista regolamentare, sono ancora molto penalizzati rispetto ad altri prodotti con profili di rischio analoghi o superiori (ie covered bond). A tal proposito, una ricerca del Fondo Monetario Internazionale evidenzia come per Banche o Assicurazioni sia più efficiente investire direttamente in finanziamenti alle PMI rispetto ad una tranche senior di una cartolarizzazione, prometeia advisor sim Ecco che, in questo modo, la cartolarizzazione può diventare in concreto lo strumento più efficace per la trasmissione della politica monetaria dalle Banche all’economia reale. A anteo 23 contributi Commodities – Prospettive ed opportunità Matthew Quaife, Portfolio Manager — UBS Global Asset Management di trovare acquirenti per le commodity prodotte. Questo è il motivo del livello raggiunto dai prezzi delle commodity, ma ciò non significa che tenderanno ad abbassarsi per sempre. L a prima parte del 2014 ha ricordato agli investitori perché le commodity possono aiutare a coprire i portafogli dai rischi più ampi, quali le tensioni geopolitiche e l’inverno americano estremamente rigido. Se ci allontaniamo dai movimenti di prezzo giornalieri, ci sono diverse ragioni per cui i prezzi potrebbero essere materialmente più alti rispetto a quelli degli ultimi anni di questa decade; i prezzi di molte commodity si trovano vicino o sotto il loro costo marginale di produzione. Riteniamo inoltre che al momento non vengono fatti investimenti sufficienti per poter soddisfare in futuro la domanda di materie, in particolare dal 2017 in poi, a prescindere dalla crescita o meno della Cina. Pertanto, nonostante la tecnologia e altri fattori possono guidare i prezzi delle commodity verso il basso, ci sono fattori che dovrebbero spingere i prezzi al rialzo. Questo suggerisce che in questo periodo per commodity chiave come petrolio, rame e gas naturali USA potrebbe esserci una diminuzione dell’offerta e prezzi più elevati, in modo da arrivare ad un punto di equilibrio tra domanda ed offerta prima della carenza della commodity stessa. Inoltre, il fatto che molte commodity siano vicine al costo marginale significa che a meno di un completo collasso della crescita globale, il rischio di ribasso è probabilmente limitato. Il mercato delle commodity è salito quasi del 10% grazie a questi timori, raggiungendo il picco alla fine di aprile. Tuttavia, questi rischi sono stati di breve durata e l’esordio di driver ribassisti ha trainato il mercato delle commodity al ribasso. La maggior parte del declino è stata funzione di due elementi: crescita globale ex-US molto debole e un dollaro molto forte (poiché l’economia US si mantiene forte). Crediamo che il prezzo delle commodity sia una funzione di costo marginale, offerta, domanda e dollaro USA. Il dollaro più forte aumenta i costi di acquisto per gli investitori non-US e poiché questi investitori vogliono mantenere invariato il prezzo delle materie prime nella loro valuta locale, per ottenere ciò spingono verso il basso i prezzi. Il dollaro e il prezzo delle commodity si muovo quindi in modo inverso, avendo così una correlazione negativa, (si veda il Grafico 1). Inoltre, una domanda debole rispetto all’offerta tende a far abbassare i prezzi da parte dei produttori, poiché gli offerenti hanno bisogno Figura 1: Bloomberg Commodity Index e Dollaro USA pesato per gli scambi commercaili 145 74 140 76 78 135 80 130 82 125 84 120 86 115 110 dic-13 88 90 gen-14 feb-14 mar-14 apr-14 Bloomberg Commodity Index mag-14 giu-14 lug-14 ago-14 set-14 ott-14 DXY Index - Trade weighted Dollar (inverted, RHS) prometeia advisor sim A anteo 24 Figura 2: Indici PMI divergenti 61 59 57 55 53 51 49 47 45 01/12/2013 01/02/2014 US PMI prometeia advisor sim 01/04/2014 01/06/2014 Eurozone PMI 01/08/2014 01/10/2014 China PMI (HSBC) A ciò si aggiunga che, dal punto di vista strategico dell’asset allocation, l’inserimento di un’allocazione sulle materie prime in un portafoglio diversificato migliora i rendimenti ponderati per il rischio del portafoglio stesso. necessità di una politica monetaria più espansiva negli Stati Uniti. Infatti, qualunque segnale che la Fed ritardi il rialzo dei tassi d’interesse a causa del rafforzamento del dollaro, ridurrà probabilmente la forza del dollaro stesso nel breve termine. Possiamo così concludere che ci sono sia i razionali a medio termine, sia una ragione strategica per cui investire, ma la domanda più difficile come sempre è “dovrei incrementare o aggiungere un’allocazione sulle commodity adesso?”. Molto probabilmente non si riuscirà a prendere il picco verso il basso del mercato, poiché il dollaro americano forte e la crescita globale ex-US debole potrebbero persistere e guidare le commodity verso il basso. Tuttavia, riteniamo che a parità di condizioni la crescita globale recupererà il prossimo anno. Pensiamo inoltre che il dollaro US si possa rafforzare ancora nel medio termine, ma notiamo anche un circolo vizioso tra dollaro USA più forte e Infine, non dobbiamo dimenticare i rischi marginali, quali quelli geopolitici o atmosferici, che possono mandare significativamente verso l’alto i prezzi delle commodity, di cui abbiamo visto un piccolo esempio all’inizio di quest’anno. Quindi, per concludere, riteniamo che ci siano elementi positivi a favore di un investimento in commodity, quali gli argomenti strategici, i possibili aumenti dei prezzi nel medio termine e la possibilità che i driver ribassisti di breve periodo possano ridursi, a supporto di una eventuale maggior allocazione su questo mercato in qualche momento in un futuro molto prossimo. A anteo 25 contributi Derivati su commodity e sull’energia: l’ESMA traccia nuove linee guida interpretative per l’individuazione dei contratti(*) Vincenzo La Malfa, Senior Associate — DLA Piper L ’ESMA ha pubblicato il 29 settembre 2014 la bozza in consultazione di un nuovo paper1 (“Consultation Paper”) nel quale si affrontano alcune importanti tematiche relative all’esatta definizione di “strumenti finanziari derivati” per come individuati dalla Direttiva 39/2004/EC (“MiFID I”). In particolare, il Consultation Paper mira a definire gli esatti contorni dell’attività in derivati su commodity (inclusi quindi i derivati sull’energia) per come previsti ai sensi delle lettere C.6 e C.7 dell’Annex 1 della MiFID I. Scopo della consultazione Il Consultation Paper nasce dall’esigenza di chiarire taluni aspetti che sono da tempo all’attenzione degli operatori del settore e che hanno portato (fin dall’indomani dell’entrata in vigore della MiFID I) ad accesi dibattiti interpretativi, nonché - in diversi casi - anche a prese di posizione da parte di legislatori e autorità di vari stati membri all’interno dell’UE non sempre coerenti tra loro. Con l’entrata in vigore del Regolamento 648/2012 (“EMIR”) che introduce l’obbligo di compensazione ed accentramento presso CCP delle operazioni in derivati OTC, è emersa la necessità di assicurare un complessivo coordinamento della definizione di strumenti finanziari derivati OTC in tutta l’UE. Le previsioni dell’EMIR, infatti, si basano sulle definizioni e sui concetti fissati dalla MiFID I e devono essere applicate coerentemente in tutta la UE derivando 1 (*) Il presente articolo è stato pubblicato online su www. dirittobancario.it, ed è disponibile al link http://www.dirittobancario.it/approfondimenti/derivati/derivati-commoditye-energia-esma-traccia-nuove-linee-guida-interpretativeindividuazione-dei-contratti Disponibile al link http://www.esma.europa.eu/news/ ESMA-consults-draft-guidelines-clarifying-definition-derivatives-under-MiFID?t=326&o=home direttamente da un regolamento comunitario. Inoltre, è importante sottolineare che le previsioni della MiFID I saranno modificata ed integrate su molteplici ed importanti aspetti con l’entrata in vigore (prevista a far data dal 3 gennaio 2017) del pacchetto regolamentare “MiFID II” (i.e. Direttiva 2014/65/UE, e Regolamento (UE) 600/2014). Pertanto, come chiarito dall’ESMA, le modifiche che saranno apportate all’interpretazione della MiFID I con la diffusione in formato finale del Consultation Paper saranno applicabili all’operatività in derivati solo fino all’entrata in vigore delle previsioni della MiFID II. La situazione attuale Nell’attuale regime regolamentare e ai sensi della MiFID I sussistono diverse esenzioni che possono portare, in determinati casi, ad evitare che si applichino tutte le regole in tema di intermediazioni finanziaria alla conclusione di operazioni in derivati su merci e/o energia e/o diritti di emissione da parte di società che negoziano in tali strumenti. In particolare, talune esenzioni sono basate essenzialmente sul carattere “oggettivo” dei contratti conclusi sull’acquisto e/o vendita di merci/energia/diritti di emissione che non avrebbero le caratteristiche minime per essere annoverati tra gli strumenti finanziari derivati. Queste esenzioni oggettive si ricavano dalla descrizione di strumenti finanziari derivati fornita dall’Annex I, sezione C, lettere C.6, C.7 e, per certi aspetti, C.10 della MiFID. Il Consultation Paper dell’ESMA si focalizza essenzialmente sulla corretta interpretazione da individuare ai punti C.6 e C.7 dell’Annex I della MiFID I. Altre esenzioni dall’applicazione della MiFID, invece, sono date dalla presenza di talune caratteristiche “soggettive” nei soggetti che concludono contratti che sarebbero in teoria prometeia advisor sim assimilabili a derivati su merci/energia/diritti di emissione. Le esenzioni in questo caso sono fornite dall’art. 2, lettere (i) e (k) che prevedono, in estrema sintesi, specifiche esclusioni per chi: ▶▶ concluda contratti in derivati su merci/ energia/diritti di emissione soltanto in via “accessoria” rispetto alla propria attività principale, considerata a livello di gruppo (e purché l’attività principale del gruppo non consista nella prestazione di servizi bancari e/o finanziari); ▶▶ svolga come propria attività principale la negoziazione per conto proprio di merci e/o contratti derivati su merci (tale esenzione non si applica per i soggetti che fanno parte di un gruppo la cui attività principale consista nella prestazione di servizi bancari e/o finanziari). Operazioni in derivati su commodity e sull’energia: chiarimenti in merito all’applicazione del punto C.6 dell’Annex I della MiFID I Il Consultation Paper prevede alcuni importanti chiarimenti in merito alle concrete modalità applicative del punto “C.6” dell’Annex 1, nel quale attualmente si prevede che rientrino tra gli strumenti finanziari anche: Contratti di opzione, contratti finanziari a termine standardizzati (“future”), “swap” ed altri contratti su strumenti derivati connessi a merci quando l’esecuzione avvenga attraverso il pagamento di differenziali in contanti purché negoziati su un mercato regolamentato e/o in un sistema multilaterale di negoziazione. In particolare, secondo l’interpretazione dell’ESMA: 1. il punto C.6 ha un’applicazione molto ampia, tale da ricomprendere anche i contratti derivati “forward”, benché detti contratti non siano espressamente richiamati nel testo della disposizione; prometeia advisor sim A anteo 26 2. tuttavia, affinché dette operazioni (inclusi i forward su commodity) possano ricadere nel punto C.6 deve trattarsi di operazioni: (a) regolate mediante consegna fisica del sottostante (phisically settled), o (b) negoziate su un mercato regolamentato o un MTF. Laddove per phisically settled deve intendersi, inter alia, operazioni che prevedano (i) la consegna fisica dei beni; (ii) la consegna di documenti rappresentativi dei beni o che incorporano il diritto a ricevere e/o ad acquisire una determinata quantità di detti beni; o (iii) un qualsiasi altro metodo che consenta di acquisire il diritto a ricevere una determinata quantità di beni di una certa qualità, anche senza l’immediata consegna fisica dei beni stessi (ivi inclusa ad esempio la notifica di un nominativo specifico del soggetto acquirente presso un operatore di una rete che fornisce energia). Operazioni in derivati su commodity: chiarimenti in merito all’applicazione del punto C.7 dell’Annex I della MiFID I Il punto “C.7” dell’Annex I della MiFID I prevede che siano da considerarsi strumenti finanziari derivati anche: Contratti di opzione, contratti finanziari a termine standardizzati (“future”), “swap”, contratti a termine (“forward”) ed altri contratti su strumenti derivati connessi a merci che non possano essere eseguiti in modi diversi da quelli citati al punto C.6 e non abbiano scopi commerciali, aventi le caratteristiche di altri strumenti finanziari derivati, considerando, tra l’altro, se sono compensati ed eseguiti attraverso stanze di compensazione riconosciute o se sono soggetti a regolari richieste di margini. L’ESMA ritiene che tale previsione vada interpretata alla luce di quanto previsto dall’art. 38 del Regolamento UE 1287/2006/EC (l’ “Articolo 38”)2, ed in tal senso l’ESMA ritiene di 2 Regolamento UE 1287/2006/EC - Articolo 38 - Caratteristiche di altri strumenti finanziari derivati: 1. Ai fini dell’applicazione dell’allegato I, sezione C, punto 7, della direttiva 2004/39/CE, si considera che un contratto che non è un contratto spot ai sensi del paragrafo 2 del presente articolo e che non rientra nell’ambito d’applicazione del paragrafo 4, ha le caratteristiche di altri strumenti finanziari derivati e non ha scopi commerciali se soddisfa le condizioni seguenti: a) risponde ad uno dei seguenti gruppi di criteri: i) è negoziato in un sistema di negoziazione di un paese terzo che svolge una funzione analoga a quella di un mercato regolamentato o di un sistema multilaterale di negoziazione; ii) indica espressamente che è negoziato in un mercato regolamentato, in un sistema multilaterale di negoziazione o in un sistema di negoziazione analogo di un paese terzo o è soggetto alle regole di un tale mercato o sistema; iii) indica espressamente che è equivalente ad un contratto negoziato in un mercato regolamentato, in un sistema multilaterale di negoziazione o in un sistema di negoziazione analogo di un paese terzo; A anteo poter precisare che: 1. la categoria di operazioni descritta nel punto C.7 deve tenersi ben distinta da quella di cui al punto C.6, e si applica a tutte le operazioni in derivati che possano essere regolate mediante consegna fisica (physically settled) e che non siano negoziate su un mercato regolamentato o un MTF, purché si tratti di contratti su commodity che: »» non siano contratti “spot” per come definiti ai sensi del comma 2 dell’Articolo 38 (e quindi non eseguiti entro due giorni lavorativi o, a seconda dei casi e del mercato di riferimento, entro il periodo comunemente accettato per l’esecuzione “spot” dei contratti); »» non siano stati conclusi per “scopi commerciali”, per tali intendendosi esclusivamente quanto previsto ai sensi del comma 4 dell’ Articolo 38; b) è compensato da una stanza di compensazione o da un altro soggetto che svolga le stesse funzioni di controparte centrale, o vi sono disposizioni per il pagamento o la fornitura di margini in relazione al contratto; c) è standardizzato, cosicché il prezzo, il lotto, la data di consegna o altri termini sono stabiliti principalmente con riferimento a prezzi pubblicati regolarmente, a lotti standard o a date di consegna standard. 2. Ai fini del paragrafo 1, per contratto spot si intende un contratto per la vendita di merci, attività o diritti, in base al quale la consegna è prevista entro il più lungo dei seguenti periodi: a) due giorni di negoziazione; b) il periodo generalmente accettato nel mercato di quelle merci, attività o diritti come il periodo di consegna standard. Tuttavia, il contratto non è un contratto spot se, indipendentemente dai termini espliciti, vi è un accordo tra le parti del contratto affinché la consegna del sottostante sia differita e non sia effettuata entro il periodo di cui al primo comma. 3. Ai fini dell’applicazione dell’allegato I, sezione C, punto 10, della direttiva 2004/39/CE, si considera che un contratto derivato relativo ad un sottostante di cui a tale sezione o all’articolo 39 ha le caratteristiche di altri strumenti finanziari derivati se è soddisfatta una delle seguenti condizioni: a) il contratto è regolato in contanti o può essere regolato in contanti a discrezione di una o più parti, per ragione diversa dall’inadempimento o altro evento che determini la risoluzione; b) il contratto è negoziato in un mercato regolamentato o in un sistema multilaterale di negoziazione; c) le condizioni di cui al paragrafo 1 sono soddisfatte in relazione al contratto. 4. Si considera che un contratto ha scopi commerciali ai fini dell’applicazione dell’allegato I, sezione C, punto 7, della direttiva 2004/39/CE e che non ha le caratteristiche di altri strumenti finanziari derivati ai fini della sezione C, punti 7 e 10, di tale allegato se è stato concluso con o da un operatore o un amministratore di una rete di trasmissione di energia, di un meccanismo di bilanciamento dell’energia o di una rete di condotte, ed è necessario per bilanciare le forniture e i consumi di energia in un determinato momento. 27 »» rientrino congiuntamente (1) anche in uno solo dei tre casi di cui al comma 1, lettera (a) dell’Articolo 38, e (2) in quanto previsto dal comma 1, lettera (b) dell’Articolo 38, e (3) in quanto previsto dal comma 1, lettera (c) dell’Articolo 38; 2. la categoria C.7 dovrebbe pertanto ritenersi come una categoria residuale che potrebbe applicarsi a quelle operazioni che non possiedano tutti i requisiti per ricadere nella categoria C.6; 3. l’Articolo 38 sopra citato contiene altre importanti indicazioni per individuare nel dettaglio operazioni in derivati che ricadono nella categoria C.7 in relazione alle caratteristiche personali del soggetto che le ponga in essere (come ad esempio operazioni che siano state concluse “con o da un operatore o un amministratore di una rete di trasmissione di energia, di un meccanismo di bilanciamento dell’energia o di una rete di condotte” e siano necessarie “per bilanciare le forniture e i consumi di energia in un determinato momento”). Prossimi passi e sviluppi futuri con la MiFID II La consultazione avviata dall’ESMA sulle previsioni del Consultation Paper si concluderà il 5 gennaio 2015. Fino ad allora tutti gli interessati potranno inviare i propri commenti ed osservazioni utilizzando l’apposita sezione del sito web dell’ESMA3. E’ interessante notare che lo scenario sopra delineato e che troverà compiuta definizione con l’emanazione delle nuove linee guida da parte dell’ESMA sarà nuovamente modificato con l’entrata in vigore delle riforme di cui alla MiFID II4. Senza pretesa di esaustività, basterà qui ricordare che con l’entrata in vigore della MiFID II: ▶▶ saranno eliminate le esenzioni di tipo “soggettivo” attualmente esistenti per le “commodity firms” che negoziano in conto proprio in derivati su commodity ed energia, e saranno riviste le definizioni sia di strumenti derivati sia commodity/energy firms (ai 3 http://www.esma.europa.eu/consultation/74606/response. 4 Si rimanda all’apposita sezione dedicata ai contenuti “in progress” della riforma di cui alla MiFID II nel sito dell’ESMA: http://www.esma.europa.eu/page/Markets-FinancialInstruments-Directive-MiFID-II prometeia advisor sim sensi, tra gli altri, degli articoli: 2(1)(d) ed (e); 3(1)(d) ed (e); 4(1)(2), 4(1)(16) e 4(1)(58), nonché del nuovo Annex I lettere da C.4 a C.11 della Direttiva 2014/65/UE); ▶▶ verranno introdotti nuovi e specifici obblighi per il rispetto di limiti di posizione nell’assunzione di posizioni in derivati su merci, nonché di notifica dell’assunzione di dette posizioni da parte dei soggetti gestori di una “sede di negoziazione” nella quale presso la quale si potranno eseguire le negoziazioni dei derivati su merci (vedasi a tal riguardo, in particolare, gli articoli 57 e 58 prometeia advisor sim A anteo 28 della Direttiva 2014/65/UE); e ▶▶ saranno conferiti maggiori poteri e specifici doveri di controllo alle autorità nazionali di vigilanza al fine di verificare il rispetto delle previsioni della MiFID II in tema di operazioni in derivati su commodities e degli obblighi di posizione e notifica sopra descritti. Senza dubbio gli anni prossimi a venire saranno forieri di molte interessanti novità per tutti gli operatori del mercato dei derivati su merci ed energia. A anteo 29 osservatorio prometeia Commodity e attività speculativa nel 2014. Verso uno sgonfiamento della bolla? Federico Ferrari e Cristina Rossi — Prometeia M aterie prime, crescita economica e dinamiche valutarie. Vi sono fasi della storia in cui i prezzi delle materie prime si muovono in maniera simultanea tra loro. Gli anni ‘70 sono tra questi: nel periodo successivo alle crisi petrolifere (coincidente con la caduta del sistema monetario di Bretton Woods, e del dollaro, sui mercati internazionali) si è assistito ad un trend crescente dei prezzi, poi conclusosi nei primi anni ’80. Più di recente si è potuto osservare ad un’altra fase in cui i prezzi si sono mossi in sincronia: nella seconda metà degli anni 2000 le quotazioni di energia, metalli e prodotti agricoli sono cresciuti intensamente e in contemporanea, per poi calare bruscamente nel 2008 (crisi dei mutui subprime) e riprendere tono, all’unisono, a partire dal 2011. Movimenti estesi a tutti i prezzi delle commodity non sono frutto del caso, ma piuttosto riconducibili all’azione di driver comuni: al di là dei fondamentali specifici ai singoli prodotti, le aspettative inflazionistiche, i cambi, e i tassi di interesse hanno avuto, e hanno tuttora, un impatto considerevole sui prezzi delle stesse (Frankel, 2014). Fondamentali o speculazione? Lo sviluppo degli Emergenti (Cina in testa) e il loro recupero dopo la crisi del 2008 sono generalmente considerati il driver determinante (via incremento della domanda) del boom dei prezzi che ha caratterizzato l’ultimo quinquennio (Kilian e Hicks, 2013). Non si può comunque sorvolare sul fatto che la fase espansiva delle quotazioni sia maturata su un terreno reso fertile da una politica monetaria statunitense accomodante (in particolare nelle fasi di alleggerimento quantitativo implementate dopo il 2010), che ha favorito, nello stesso periodo, un rapido incremento dell’attività di investimento da parte di fondi e di altre categorie di investitori. Diversi autori (si veda ad esempio Cifarelli, Paladino, 2008) hanno individuato una relazione di causalità tra attività speculativa e prezzi delle commodity. L’identificazione di un rapporto di questo genere – che rappresenta uno dei temi più controversi del dibattito degli ultimi anni - va al di là dello scopo di questo articolo; in ogni caso, non è difficile intravedere la sussistenza di una relazione tra la crescita prezzi, l’andamento delle variabili monetarie (indebolimento del dollaro1) e l’investimento in materie prime. Come evidenziato dai dati relativi all’attività degli speculatori sul mercato delle commodity2, il trading nel quinquennio successivo alla crisi è cresciuto in maniera intensa, trainato dalle possibilità di speculazione/copertura garantite dal rapido sviluppo dei mercati delle materie prime. Come si sono mossi gli investitori prima della crisi? E’ possibile analizzare l’attività speculativa degli operatori partendo dalle statistiche pubblicate dall’agenzia statunitense Commodity Futures and Trade Commission (CFTC), che – tra gli altri compiti – monitora il posizionamento delle tre categorie di operatori che partecipano ai mercati futures delle commodity: gli swap dealers, i commercial e i money manager3. Prendiamo i money manager, cioè gli speculatori “puri”, che operano sul mercato tentando di trarre profitto dai movimenti futuri dei prezzi. Il boom dei prezzi delle materie prime – coinciso con una fase di deprezzamento del dollaro e 1 Di solito, ad un indebolimento del dollaro corrisponde una variazione positiva generalizzata dei prezzi delle materie prime; il contrario accade quando il dollaro si rafforza. Il calo del dollaro corrisponde infatti a uno sconto sul listino d’acquisto per le imprese non-Usa agendo da volano per la domanda, e quindi per le quotazioni. Inoltre, gli investitori diversificano il loro portafoglio per coprirsi contro i rischi legati all’andamento dei cambi (e dell’inflazione) acquistando commodity, il che tende a muovere flussi di investimento dagli asset tradizionali verso queste ultime, quando il dollaro arretra. Ragionamenti analoghi possono essere sviluppati sulle relazioni che intercorrono tra le quotazioni delle materie prime, i tassi di interesse e le aspettative di inflazione (si veda ad esempio Hammoudeh et al, 2009). 2 Irwin and Sanders (2012), ad esempio, mostrano che il volume di trading in futures sul solo mercato agricolo è cresciuto di oltre tre volte dagli anni 2000 a oggi. 3 La categoria commercial è composta dagli operatori commerciali (produttori, consumatori e distributori). I money manager costituiscono la componente speculativa, che entra sui mercati per anticipare e guadagnare sui movimenti futuri dei prezzi. Gli swap dealer sono principalmente banche di investimento che confezionano prodotti di copertura overthe-counter, coprendosi a loro volta sui mercati a termine. Anche se la controparte degli swap dealer potrebbe essere costituita da speculatori, in questo caso, seguendo i risultati di Stoll e Waley (2008) per identificare l’attività speculativa consideriamo solo la categoria dei money manager. prometeia advisor sim A anteo 30 con aspettative rialziste sul bilancio domanda/ offerta – ha alimentato negli anni precedenti alla crisi del 2008 un incremento continuo di posizioni nette (calcolate come differenza tra posizioni in acquisto e in vendita) sui mercati delle materie prime. Il picco si è raggiunto nell’estate del 2008: dopo di che lo scoppio della crisi (deprimendo le prospettive sui consumi globali) ha provocato una caduta degli investimenti dei money manager; l’appetito di questa categoria di operatori è sfumato, fino a scendere in territorio negativo (indice di aspettative fortemente ribassiste sui prezzi delle materie prime), ma solo temporaneamente (figura 1). La ripresa dell’attività speculativa: dal 2009 a oggi. Dal 2009 in poi i money manager hanno ricominciato ad accumulare posizioni in acquisto, sulla spinta della ripresa della domanda asiatica (in conseguenza dei piani di stimolo implementati da Pechino nello stesso periodo) e di una politica via via più espansiva da parte della Federal Reserve (round di Quantitative Easing, bassi tassi di interesse, indebolimento del dollaro ecc.). E’ chiaro che un discorso su come le categorie di operatori si posizionano sul mercato deve tenere necessariamente conto di elementi di contesto, specifici alle singole materie prime, che possono avere ravvivato l’appetito per alcune di esse, a scapito di altre. Negli ultimi anni, del resto, non sono mancati fattori idiosincratici in grado di alterare l’outlook sui singoli prodotti: pensiamo alle rivoluzioni arabe, che nel 2011 hanno alimentato il timore di un crollo dell’offerta di greggio, ben visibile nel contestuale incremento delle posizioni nette sul mercato petrolifero; e la siccità in Russia che nel 2010 ha generato un ammanco considerevole sull’offerta globale di cereali, anch’esso accompagnato da un aumento consistente di scommesse rialziste sui prodotti agricoli. prometeia advisor sim Due eccezioni: oro e gas naturale. Nell’ultimo quinquennio, l’attività speculativa dei money manager su tutti i mercati ha continuato a mantenersi su livelli sostenuti, molto più elevati rispetto a quanto osservato prima dello scoppio della crisi del 2008, con due vistose eccezioni. La prima è il gas naturale che, fino al 2012, ha visto gli speculatori mantenere una posizione costantemente negativa (cioè in vendita). In questo caso, lo sviluppo delle nuove tecnologie estrattive (shale gas) ha dato origine a una dinamica fortemente cedente dei prezzi, che si è protratta fino al 2012 (anno di ripresa delle quotazioni), deprimendo le aspettative (e il posizionamento) dei money manager su questo mercato. La seconda è l’oro, la cui domanda è cresciuta intensamente nel periodo successivo alla crisi del 2008 (nel Figura 1: Posizioni speculative su commodity, per categoria; 2006-2010 1100 900 Crisi 2008 700 QE, stimoli Emergenti 500 300 100 -100 ott/06 Energia ott/07 ott/08 ott/09 ott/10 Preziosi Metalli Coloniali Cereali Posizioni nette dei money manager, migliaia di contratti. Fonte CFTC Figura 2: Posizioni speculative su commodity, per categoria; 2010-2014 1100 Sell-off estate 2014 900 Crisi Ucraina, Medio Oriente 700 500 300 100 -100 ott/10 Energia ott/11 Preziosi ott/12 Metalli ott/13 Coloniali ott/14 Cereali Posizioni nette dei money manager, migliaia di contratti. Fonte CFTC timore che l’allargamento della base monetaria alimentasse tensioni sul fronte dell’inflazione), per poi cadere bruscamente nel corso del 2013; una dinamica che portato gli speculatori e i fondi di investimento (nello stesso periodo si è assistito a un crollo dell’investimento in materie prime da parte degli ETF4; figura 4) a ridurre pesantemente la propria esposizione a questo metallo. 2014: le materie prime perdono nuovamente attrattività. Il quadro macroeconomico, al momento in cui scriviamo, è in fase di profonda evoluzione. Da un lato gli Emergenti hanno 4 Gli Exchange-traded Fund, o ETF, sono fondi d’investimento quotati che replicano passivamente l’andamento di un sottostante: di solito, la componente “materie prime” degli ETF è sbilanciata in maniera prevalente sull’oro. A anteo 31 Figura 3: Posizioni speculative, comparto energia 600 500 400 300 200 100 0 -100 -200 ott/06 ott/08 ott/10 Petrolio (Brent) ott/12 ott/14 Petrolio (WTI) Gas Naturale Olio combustibile Posizioni nette dei money manager, migliaia di contratti. Fonte CFTC Figura 4: Flussi di investimento degli ETF per categoria di asset 40% 20% 0% -20% -40% -60% 01/13 04/13 07/13 10/13 Commodity 01/14 04/14 07/14 10/14 Equity Variazione cumulata da gennaio 2013. Fonte ETF.com rallentato il passo, fornendo un contributo marginale via via meno intenso alla crescita della domanda globale di materie prime. Dal canto loro gli Stati Uniti hanno dato il via a una fase di rientro dalle politiche monetarie espansive che hanno caratterizzato il periodo di uscita dalla crisi del 2008, con l’effetto di rafforzare il dollaro. A mettere ulteriore pressione alla valuta statunitense ha contribuito, negli ultimi mesi, l’avvio di una fase espansiva delle politiche di bilancio della BCE. In questo quadro, lo scenario prospettico dei prezzi delle materie prime si presenta quindi molto meno tonico rispetto anche solo a pochi mesi fa. Di fronte a questo scenario, la componente speculativa del mercato sta agendo come era prevedibile attendersi: smontando le posizioni in acquisto maturate nei mesi precedenti. Il processo ha preso piede dall’estate del 2014 ed è proseguito nelle osservazioni più recenti. Verso una nuova fase? In generale, è difficile distinguere quanto del recente arretramento sia da ricondurre al deterioramento delle condizioni macroeconomiche e quanto invece alla fase di sgonfiamento della bolla che ha caratterizzato i prezzi dei comparti energetico e agricolo nei mesi estivi (maturata sui rischi, poi rientrati, legati alla crisi tra Russia e Ucraina, combinata al contestuale peggioramento della situazione in Medio Oriente; figura 2). In altre parole, non è ancora possibile, basandosi sui dati disponibili, capire se il selloff degli ultimi mesi sia dovuto a tendenze dei prezzi sui mercati agricoli e energetici (entrambi hanno perso molto del loro valore da inizio anno, ma per ragioni perlopiù legate ai progressi sul fronte dell’offerta); o invece dipenda da una generale disaffezione dei money manager per l’investimento in materie prime, dovute al mutamento del quadro macroeconomico: e, in quest’ultimo caso, preluda anche al venir meno del ruolo di bene di investimento che le commodities hanno rivestito nell’ultimo decennio. Molto più definito, da questa prospettiva, è il motivo dell’abbandono – iniziato nel 2010-‘11 e proseguito fino alle osservazioni più recenti - dell’oro come bene di investimento: il calo delle posizioni in acquisto sui preziosi da parte dei money manager (accompagnato da un costante spostamento di altri investitori, come i fondi ETF, verso altre forme di investimento; figura 4) testimonia il venir meno delle esigenze di copertura dai rischi sistemici (crisi dei debiti sovrani) e monetari (di inflazione, cambio, ecc.) che le politiche di alleggerimento implementate nel periodo successivo alla crisi del 2008 avevano generato sui mercati. Riferimenti: »» Jeffrey A. Frankel, 2014. “Effects of Speculation and Interest Rates in a “Carry Trade”” Model of Commodity Prices”, Journal of International Money and Finance »» Lutz Kilian & Bruce Hicks, 2013. “Did Unexpectedly Strong Economic Growth Cause the Oil Price Shock of 2003–2008?,” Journal of Forecasting »» Stoll, Hans R. and Whaley, Robert E., 2009. “Commodity Index Investing and Commodity Futures Prices” »» Giulio Cifarelli, Giovanna Paladino, 2010. “ Oil Price Dynamics and Speculation: A Multivariate Financial Approach” Energy Economics »» Shawkat M. Hammoudeh , Ramazan Sari e Bradley T. Ewing, 2009 . “Relationships Among Strategic Commodities and with Financial Variables: A New Look “ Contemporary Economic Policy »» Scott Irwin, Dwight R. Sanders, 2010. “The impact of Index and Swap Funds on Commodity Futures Markets”, OECD Food, Agriculture and Fisheries Working Papers. prometeia advisor sim A anteo 32 osservatorio prometeia Gli ABS come possibile via d’uscita dalla crisi del credito: una storia in chiaroscuro Roberto Goracci e Federica Orsini — Prometeia N egli ultimi mesi le potenzialità legate alla riattivazione del mercato degli ABS hanno destato attenzione anche a livello istituzionale. Questi strumenti, messi fortemente in discussione per il ruolo avuto nello scoppio della crisi finanziaria del 2007, sotto determinate condizioni potrebbero invece rappresentare una leva importante per la ripresa del credito bancario in Europa, in particolare quello alle piccole e medie imprese. Nel corso di questi anni di crisi, a differenza di quanto osservato per i titoli USA, le cartolarizzazioni originate nel vecchio continente hanno avuto performance buone, con tassi di default molto bassi.1 La ripresa di un mercato delle cartolarizzazioni basato su titoli semplici e trasparenti potrebbe stimolare la ripresa del credito ai privati in quanto questi titoli permettono agli intermediari di trasferire parte del rischio al di fuori del bilancio,2 con benefici in termini di capitale, e di utilizzare il portafoglio crediti come canale di funding. La più importante delle iniziative volte a rivitalizzare questo mercato è il programma di acquisti annunciato dalla Bce lo scorso 4 settembre. Draghi ha comunicato al mercato la decisione del Consiglio Direttivo di acquistare ABS e covered bond (“Asset-Backed Securities Purchase Programme”, ABSPP e “Covered Bond Purchase Programme 3”, CBPP3) con determinate caratteristiche, che possono essere sintetizzate come segue:3 »» i titoli devono essere idonei come collaterale Dal 2007 le cartolarizzazioni europee hanno evidenziato un tasso di default decisamente basso, in media compreso tra lo 0.6% e l’1.5%, rispetto a quelli americani (9.3%18.4%). Fonte: “Banks, SMEs and securitisation”, discorso di Yves Mersch, membro dell’Executive Board della BCE alla Deutsche Boerse, 7 aprile 2014. 2 Nel rispetto comunque delle regole in materia che richiedono un certo grado di partecipazione al rischio da parte dell’originator stesso (regole cosiddette “skin in the game”). 3 Fanno eccezione i titoli originati in Grecia e a Cipro che non rispettano il limite minimo di rating (BBB-), per i quali sono previsti dei criteri addizionali; la BCE può acquistare solo il 30% per ogni ISIN idoneo di questi titoli. 1 prometeia advisor sim per le operazioni di rifinanziamento della Bce; »» non può essere acquistato più del 70% di ogni titolo stanziabile; »» possono essere acquistate solo le tranche senior degli ABS e le mezzanine se garantite;4 »» l’acquisto di ABS retained (trattenuti nel portafoglio degli emittenti) è possibile solo nel caso di una qualche forma di partecipazione di un altro investitore di mercato; »» gli ABS possono avere come sottostante crediti al settore privato non finanziario.5 Il potenziale di acquisto degli ABS già esistenti ammonta, secondo le nostre stime, a circa 400 miliardi di euro per l’Eurozona (coerentemente con quanto dichiarato dalla Bce) di cui 54.6 miliardi di euro sono titoli italiani6 (Figg.1,2). Infatti l’ammontare di tranche senior di ABS idonei detenuti dalle banche italiane è di circa 78 miliardi di euro, di cui 71 miliardi sono titoli trattenuti dall’originator stesso. Dal momento che per i titoli retained è richiesta “una qualche forma di partecipazione di un altro investitore di mercato”, i circa 55 miliardi di euro di potenziale indicato risultano comunque subordinati a questa condizione. Sui covered bond stimiamo che l’ammontare di titoli acquistabili sia pari a circa 1000 miliardi di euro per l’Uem (anche se le dichiarazioni Bce indicherebbero una cifra intorno ai 600 miliardi di euro), di cui 52 miliardi emessi da banche italiane. Ovviamente a questo ammontare di titoli idonei si potrebbero aggiungere quelli di nuova produzione, con potenziali più ampi per ABS con sottostante portafogli di crediti concessi alle imprese rispetto ai mutui residenziali già ampiamente utilizzati come collaterale di cartolarizzazioni e di covered bond. Il programma di acquisto dei covered bond da parte della Bce è partito il 20 ottobre e al 1 dicembre la Bce ha acquistato titoli per 17.8 miliardi di euro, mentre il programma relativo agli ABS è stato avviato solamente il 21 novembre 4 I criteri di idoneità delle tranche mezzanine garantite non sono ancora stati comunicati. 5 Sono quindi inclusi i prestiti per l’acquisto di abitazioni, esclusi invece dal novero di crediti idonei per il finanziamento tramite le aste TLTRO. 6 Stima su dati Banca d’Italia, Rapporto sulla stabilità finanziaria, novembre 2014. A anteo 33 Figura 1: Uem, potenziale di acquisto della Bce sui titoli in essere MILIARDI DI EURO dichiarazioni Bce: 400 Covered bond 1506 600 1054 1072 726 574 357 282 751 402 198 369 291 204 idonei senior max 70% per ISIN impegnati nel collateral pool 434 idonei 304 max 70% per ISIN liberi ABS 119 junior mezzanine MILIARDI DI EURO ABS Figura 2: Italia, potenziale di acquisto della Bce sui titoli in essere senior 31 Covered bond 78 10 75 7 55 9 5 78 totali^ 71 50 idonei placed* max 70% per ISIN retained 52 6 66 46 idonei max 70% per ISIN impegnati nel liberi collateral pool Fonte: elaborazioni Prometeia su dati Bce, Banca d’Italia, Bloomberg e SIFMA, 2014Q1. ^ ABS detenuti da banche italiane la cui tranche senior è idonea per l'ABSPP. Stime su dati Banca d'Italia, Rapporto sulla stabilità finanziaria, novembre 2014 – dati aggiornati a settembre 2014. * Presso altre banche italiane. scorso e l'ammontare acquistato dalla Bce in questi primi giorni è stato pari a 368 milioni di euro. Ma alle banche “conviene” vendere ABS alla Bce? Nella decisione degli operatori di vendere questi titoli alla BCE entrano in gioco considerazioni di convenienza rispetto all’utilizzo alternativo che ne è stato fatto negli anni più recenti: la maggior parte degli ABS è retained nei bilanci delle banche e usata come collaterale per il rifinanziamento presso la Banca Centrale. Ai tassi attuali (Figg. 3,4), e tenendo in considerazione anche gli haircut che vengono applicati su questi strumenti, l’utilizzo degli ABS come collaterale sembra essere più conveniente rispetto alla cessione dei titoli. Inoltre, lo scenario corrente per il settore bancario non evidenzia criticità particolari in termini di funding, anche grazie alle risorse messe a disposizione dalla Bce a basso costo con le nuove Targeted Longer-Term Refinancing Operations (TLTRO). Il problema riguarda piuttosto le possibilità di impiego della liquidità data la bassa domanda di credito e un’attenzione al rischio da parte degli operatori che rimane elevata. È per questo che l’effettivo utilizzo dell’ABSPP come canale di funding potrebbe essere inferiore al potenziale indicato e quindi avere effetti solo marginali sulla rivitalizzazione del mercato che potrebbe beneficiare di effetti indiretti legati ai programmi d’acquisto. Infatti, la sola presenza di un “investitore” come la Bce potrebbe incentivare la partecipazione di altri operatori su questo mercato. I programmi di acquisto di ABS e covered bond hanno effettivamente già avuto degli effetti apprezzabili sui rendimenti osservati sui mercati secondari (Figg.3,4) anche se, dopo il deciso calo registrato in corrispondenza dell’annuncio, in alcuni casi il miglioramento delle condizioni di mercato di questi titoli è rallentato. Un freno alla ripresa della domanda di ABS da parte delle banche, ma anche di altri investitori, si individua però nel trattamento di questi strumenti nel quadro regolamentare di Basilea. L’insieme di regole che determinano gli assorbimenti patrimoniali per le cartolarizzazioni, in fase di revisione,7 prevede un trattamento piuttosto severo per questi strumenti soprattutto se si guarda alla performance dei titoli europei; in base alle proposte di revisione gli ABS sono penalizzati anche nel confronto con i covered bond8 che, pur avendo un sistema di doppia garanzia che li rende più “sicuri”, hanno caratteristiche molto simili, soprattutto in termini di crediti sottostanti. L’idea che si sta recentemente facendo strada per rendere meno severe le regole sulle cartolarizzazioni è quella di arrivare alla definizione di un segmento di ABS di elevata qualità, caratterizzato da una struttura semplice e trasparente e frutto di un processo standardizzato,9 che potrebbe ottenere maggiore 7 Il Comitato di Basilea ha pubblicato, a dicembre 2012 e dicembre 2013, due proposte di revisione della regolamentazione attuale sulle cartolarizzazioni. 8 Ad esempio, il risk weight minimo previsto dalla proposta di revisione di dicembre 2013 è del 15% per gli ABS, contro il 10% stabilito dalla CRD IV per i covered bond. 9 A questo proposito, l’EBA ha recentemente pubblicato un documento di discussione con il quale invita le parti inte- prometeia advisor sim A anteo 34 Figura 3: Tassi su ABS denominati in euro^ 3.5 4 set-14 3.5 3.0 3.0 2.5 2.5 VALORI % VALORI % 4.0 Figura 4: Tassi su covered bond denominati in euro* 2.0 1.5 lug-14 AAA ott-14 AA Fonte: Barclays. ^ Rendimento a scadenza degli indici Barclays EUR ABS Floating Rate Note. fiducia da parte degli investitori ed essere soggetto a un riconoscimento normativo. I primi atti legislativi che prevedono un trattamento differenziato per le cartolarizzazioni di alta qualità sono stati emanati dalla Commissione Europea sul tema dei requisiti di liquidità per le banche e delle regole prudenziali per le società di assicurazione. La Commissione ha infatti adottato lo scorso 10 ottobre degli atti delegati che introducono norme di dettaglio in materia di Liquidity Coverage Ratio (LCR) e di Solvency II a livello di Unione Europea. 10 Con riferimento all’LCR la Commissione ha ampliato la gamma di ABS idonei a far parte degli High Quality Liquidity Asset (HQLA) includendo, oltre ai Residential Mortgage-Backed Securities (RMBS) originariamente previsti, anche le tranche senior di ABS garantite da prestiti alle PMI, prestiti auto e credito al consumo che soddisfano determinati requisiti.11 Tali strumenti sono stati inclusi nell’elenco di attività liquide di livello 2B con un haircut pari al 35%.12,13 advisor sim 1.5 0.5 0.5 prometeia 2.0 1.0 1.0 0.0 gen-14 apr-14 totale 4 set-14 ressate a presentare suggerimenti e opinioni in merito alla definizione dei tre pilastri (semplicità, trasparenza e standardizzazione) in base ai quali includere un ABS nella categoria di “alta qualità”. Si veda “EBA Discussion Paper on simple standard and transparent securitisations”, 14 ottobre 2014. 10 http://ec.europa.eu/finance/bank/regcapital/acts/ delegated/index_en.htm . 11 Tra i vari requisiti richiesti, la cartolarizzazione deve avere un rating minimo pari ad AA- e un ammontare all’emissione di almeno €100 milioni. 12 Al pari delle altre attività di livello 2B, gli ABS sono assoggettati al massimale del 15% della riserva di liquidità e all’obbligo di diversificazione. L’haircut applicato ai RMBS rimane al 25%. 13 Le regole sugli ABS rimangono più favorevoli per i covered bond: i titoli europei con rating pari ad almeno AA- e 0.0 gen-14 mar-14 mag-14 lug-14 A D E IE set-14 UK nov-14 FR IT Fonte: elaborazioni su dati Markit. * Indici IBOXX all maturity per i covered bond. La normativa di dettaglio di Solvency II invece, in accordo con la proposta dell’ European Insurance and Occupational Pensions Authority (EIOPA) di dicembre 2013, ha introdotto un trattamento preferenziale per le cartolarizzazioni che rispettano determinati requisiti (classificate di “tipo 1”), assegnando a questi titoli dei capital charge decisamente inferiori rispetto agli ABS di “tipo 2”. I pesi assegnati a questi titoli però sembrano ancora piuttosto elevati per consentire un significativo aumento della domanda di ABS da parte delle società di assicurazione, che si configurano come un importante investitore del mercato dato l’orizzonte di investimento di medio-lungo termine e una moderata propensione al rischio. Negli ultimi mesi anche il Comitato di Basilea ha mostrato segnali di una possibile apertura a una revisione meno penalizzante del trattamento degli ABS. In tal senso il Comitato ha recentemente dichiarato14 che individuerà dei criteri per identificare quali cartolarizzazioni siano “semplici e trasparenti” e nel 2015 valuterà come incorporare questi criteri nell’assetto regolamentare. un valore di emissione pari ad almeno €500 mln sono stati inclusi tra gli asset di livello 1 (con un haircut del 7%); i titoli con rating pari ad A, o con un valore di emissione tra €250 mln e €500 mln, rientrano invece negli asset di livello 2A (con un haircut del 15%). 14 Si veda :”Progress on post-crisis reforms: banking supervisors and central bankers meet to discuss”, 25 settembre 2014. A anteo 35 approfondimenti Verso una maggiore integrazione dei mercati finanziari nell’area dell’euro Vincenza Di Lorenzo, Sara Emiliani, Elisa Quinto — Prometeia Dal Rapporto di Previsione di Prometeia Associazione (ottobre 2014) I sul mercato all’ingrosso a scadenze più lunghe (covered bond), a un ricorso crescente alle controparti centrali (pct e derivati over-thecounter, in breve OTC) e al rifinanziamento della Bce. n risposta ai fallimenti del mercato emersi durante la crisi finanziaria del 2008, la regolamentazione del settore bancario è stata profondamente cambiata e molte modifiche devono ancora manifestare i propri effetti. In questi anni le banche hanno rafforzato quantità e qualità del patrimonio, migliorato i propri ratio di liquidità e sono state sottoposte a stress test da parte delle autorità sovranazionali, processi finalizzati a contenere i rischi sistemici dell’attività bancaria, aumentare la fiducia nel sistema finanziario e la sua stabilità. Gli operatori europei, una volta conosciuti i risultati dell’Asset Quality Review e degli stress test a fine ottobre, potranno definire le strategie che permetteranno di remunerare adeguatamente gli azionisti, dopo le ingenti iniezioni di capitali di questi anni. Per questa ragione oggi le banche chiedono a gran voce una stabilità del quadro normativo, che permetta loro di poter avviare i piani adeguati alle sfide che attendono il settore nei prossimi anni. Questo, che si delinea come un cambiamento strutturale, al netto del ricorso ai finanziamenti della Banca centrale, pone nuove sfide in termini di disponibilità del collaterale e della sua gestione. In tale contesto la Bce sostiene e promuove iniziative che contribuiscono a migliorare la disponibilità e la mobilità delle garanzie contemperando la necessità di preservare la trasparenza e la certezza giuridica. La regolamentazione del settore è invece un cantiere ancora aperto. Molte regole devono ancora essere definite o sono in fase di consultazione presso gli operatori di mercato (es. Net Stable Funding Ratio, leverage ratio, assorbimenti patrimoniali per i titoli cartolarizzati, ecc) e stanno cambiando anche le regole e le infrastrutture per il funzionamento dei mercati. Avviata nel luglio del 2008 dal Consiglio direttivo della Bce, la T2S prevede l’offerta ai depositari centrali in titoli (CSD)1 di una piattaforma tecnica comune per il regolamento contestuale delle transazioni, domestiche e transfrontaliere, per i titoli e il controvalore in moneta di banca centrale.2 Target 2 Securities: verso l’armonizzazione del mercato dei capitali nell’Eurozona 1 Il CSD (Central Securities Depository o Sistema di Deposito Accentrato) è un’organizzazione che tiene in custodia titoli finanziari allo scopo di facilitarne gli scambi. Solitamente le organizzazioni che fungono da CSD si occupano anche delle operazioni connesse all’effettiva compravendita, effettuate normalmente sui mercati finanziari, come la compensazione ed il regolamento dei titoli. 2 Il contante è trasferito dal c/c di una controparte presso la Banca Centrale al c/c di un’altra controparte presso la medesima Banca Centrale, eliminando in tal modo il rischio del regolamento derivante, per esempio, dal fallimento della controparte prima che onori i propri obblighi. L’alternativa è il regolamento in moneta commerciale, nel qual caso il trasferimento avviene sui conti tenuti presso una banca commerciale. La crisi finanziaria ha determinato un radicale cambiamento delle modalità di funding delle banche sia perché è aumentata la percezione del rischio di controparte sia per effetto della regolamentazione (Liquidity Coverage Ratio LCR, utilizzo controparti centrali, assorbimenti patrimoniali, Solvency II). Si è così assistito a un aumento della raccolta garantita sul mercato interbancario (pronti contro termine - pct) e Tra le iniziative adottate dall’Eurosistema, Target 2 Securities (T2S) è la più rilevante ed è finalizzata a superare le difficoltà tecniche per il rapido trasferimento transfrontaliero delle attività utilizzate come collaterale contribuendo così a rendere più efficiente il mercato dei capitali europeo. Il progetto si inserisce, infatti, tra le iniziative per la creazione del mercato unico europeo dopo l’Euro: TARGET2, SEPA (Area Unica dei Pagamenti in Euro) e PSD (Direttiva sui Servizi di Pagamento). L’attivazione di T2S risponde a tre principali prometeia advisor sim A anteo 36 Figura 1: La frammentazione dei servizi di post trading in Europa vs gli USA Fonte: Banca Centrale Europea finalità: (i) consentire agli intermediari di regolare tutte le transazioni in titoli concluse sui mercati europei utilizzando un unico conto di regolamento, con netti benefici in termini di gestione della propria liquidità e di disponibilità del collaterale3; (ii) ridurre sensibilmente il costo di regolamento delle transazioni transfrontaliere e renderlo uguale a quello delle transazioni domestiche; (iii) armonizzare le prassi operative e standardizzare i processi di regolamento, stimolando così la competizione tra depositari centrali – nonché tra questi e le grandi banche internazionali – nell’offerta di servizi a più elevato valore aggiunto. L’attuale frammentazione dei servizi di post trading lungo i confini nazionali (Fig. 1) ha infatti conseguenze importanti in termini di costi elevati per le operazioni transfrontaliere e procedure di settlement che possono risultare complesse e rischiose. A mantenere i costi elevati – di fatto molto superiori a quelli degli Stati Uniti dove la compensazione e il regolamento delle infrastrutture è altamente centralizzato – concorrono il difficile processo di conclusione delle operazioni (che ora richiede il coinvolgimento di almeno due CSD e molto spesso anche una Olyver&Wyman, in un recente lavoro The T2S opportunity (settembre 2014) stima che le banche che utilizzeranno T2S saranno in grado di ridurre le proprie esigenze di collaterale di circa il 25-30%, con effetti positivi sia sul patrimonio che sul leverage ratio, grazie alla riduzione degli attivi. 3 prometeia advisor sim o più banche depositarie), la quasi assenza di concorrenza tra i fornitori europei (al momento il regolamento è di fatto un monopolio nazionale) e la mancanza di armonizzazione a livello legale, tecnico e fiscale. Inoltre l’assenza di omogeneità tra le pratiche di mercato rende più complesse le operazioni, comportando una rischiosità elevata. L’implementazione di T2S avrà implicazioni importanti anche per il contesto competitivo nell’attività di global custody4 sia perché porta alla costituzione di un mercato europeo per il regolamento delle operazioni in titoli, sia perché di fatto separa l’ ”infrastruttura” dal “servizio” che è possibile erogare utilizzando quella infrastruttura. Gli intermediari dei diversi paesi avranno pertanto maggiore libertà nella scelta dei CSD con cui regolare le operazioni e i CSD si troveranno a competere tra di loro e con le global custodian sulla base dei servizi accessori offerti. I CSD, infatti, perdono di fatto il loro vantaggio I servizi di global custody fanno riferimento ai servizi di custodia e regolamento titoli, incassi e pagamenti, gestione della liquidità non investita e reporting, svolti su scala internazionale. La settlement, istituzione finanziaria specializzata nei servizi di custody, si definisce global custodian quando opera su scala internazionale, utilizzando un network proprietario (sussidiarie) o un network di agenti (sub-custodian o local custodian). I servizi di global custody comprendono al loro interno anche la funzione più specifica di banca depositaria, ovvero l’attività svolta per fondi pensione e fondi comuni. 4 A anteo competitivo di essere “gestori accentrati” dei titoli emessi nel proprio paese e si troveranno pertanto a dover competere sul prezzo, con gli altri CSD, e sui servizi offerti, con le global custodian.5 La nuova piattaforma centralizzata sarà operativa dal 22 giugno 2015, quando avverrà il primo rilascio a cui parteciperà il Monte Titoli6 in qualità di CSD italiano; Target2-Securities prevede rilasci successivi, con cadenze infrannuali. La migrazione su T2S sarà completata entro la prima metà del 2017. Lo sviluppo e la futura gestione della piattaforma sono stati affidati alle banche centrali di Francia, Germania, Italia e Spagna. Le Controparti Centrali e la gestione del rischio In risposta alla crisi finanziaria, i leader del G20 al summit di Pittsburgh del 2009 hanno avviato una serie di riforme per aumentare la stabilità, trasparenza ed efficienza dei mercati finanziari, richiedendo un maggior coinvolgimento delle controparti centrali (CCP) per migliorare il controllo e la gestione del rischio. Le controparti centrali sono istituzioni finanziarie che si pongono tra due contraenti nelle transazioni evitando che i partecipanti al mercato siano esposti al rischio di credito derivante dal fallimento della controparte e riducendo anche il rischio di propagazione in caso di default di un operatore di mercato (il cosiddetto rischio sistemico). Le CCP agiscono pertanto come compratore del contratto venduto e venditore del contratto acquistato; in questo modo le CCP hanno un matched book, ovvero un bilancio in cui all’esposizione all’attivo corrisponde una passività di pari importo e non sono così esposte al rischio di mercato ma solo a quello di controparte. Nella prima metà del 2010, a seguito della forte riduzione degli scambi sul mercato interbancario avvenuta con la crisi finanziaria, le banche hanno fortemente aumentato il ricorso agli scambi garantiti dalle controparti centrali. In Europa il 5 Le global custodian potrebbero avere maggiori opportunità nel nuovo contesto, in quanto possono operare su scala europea in maniera più efficiente e sono già attualmente più strutturate per coprire l’intera catena del valore, dalla custodia al regolamento titoli, oltre ad avere le competenze e le conoscenze anche di natura legale e fiscale dei diversi paesi in cui operano. 6 Monte Titoli è una società multifunzionale di post-trading che offre servizi di gestione accentrata, di liquidazione, di regolamento e accessori; è uno dei principali operatori attivi nel regolamento titoli. 37 trend è stato particolarmente pronunciato in Italia, Germania e Spagna, e in parte anche in Belgio e Francia. Questo è stato favorito sia dalla presenza di garanzie nelle transazioni in un momento di scarsa fiducia tra gli intermediari sia da incentivi di carattere regolamentare. Tra questi rientrano il minor assorbimento di capitale previsto per questa tipologia di operazioni, la proposta di modifica del leverage ratio di gennaio 20147 introdotta dalle nuove norme di Basilea e l’entrata in vigore del regolamento sulle infrastrutture di mercato (European Market Infrastructure Regulation - EMIR) che, tra le altre cose,8 introduce l’obbligo di utilizzo delle CCP per negoziazioni OTC di specifici contratti derivati standardizzati. L’aumento del volume di transazioni intermediate dalle CCP osservato e le prospettive di un ulteriore incremento nei prossimi anni, per effetto soprattutto della regolamentazione, fornirà diversi benefici per il mercato soprattutto in termini di gestione del rischio sistemico e riduzione dell’esposizione totale degli operatori.9 Tuttavia tale processo presenta anche dei rischi, come quello dell’incremento della concentrazione dei rischi in capo alle CCP, creando nuovi operatori “too big to fail”, e dell’aumento dell’interdipendenza all’interno del sistema finanziario tra le controparti centrali e i loro membri e tra CCP tra cui vigono accordi di interoperabilità.10 Nonostante infatti storicamente 7 La nuova normativa di vigilanza applicata dal 1/1/2014 e contenuta nel Regolamento UE n.575/2013 (CRR) ha confermato il trattamento prudenziale favorevole in termini di rischio di controparte riservato alle operazioni garantite da controparti centrali (già previsto nella circolare Banca d’Italia n.263/2006). Nel dettaglio, la proposta di revisione del leverage ratio presentata dal Comitato di Basilea prevede che per le operazioni di finanziamento tramite titoli, quali i pct, sia consentito entro certi limiti e nel rispetto di determinate condizioni, la compensazione nei confronti di una stessa controparte al fine di ridurre la misura dell’esposizione per l’indice di leva finanziaria. Questo costituisce una spinta verso l’accentramento degli scambi e quindi verso l’utilizzo delle CCP. 8 EMIR (EU 648/2012) è il regolamento di riferimento per i paesi Ue entrato in vigore ad agosto 2012, che favorisce la sicurezza e trasparenza dei mercati derivati, attraverso tre punti chiave: 1) nuove regole di gestione del rischio e organizzative per CCP ed obbligo di autorizzazione da parte dell’autorità di vigilanza per la fornitura di servizi di clearing; 2) obbligo di segnalazione delle contrattazioni OTC presso un Trade Repository autorizzato; 3) obbligo di utilizzo di una CCP per negoziazioni OTC di specifici contratti derivati standardizzati. 9 Ovvero multilateral netting: per effetto dell’accentramento degli scambi, ciascun membro ha una singola esposizione netta con la CCP, a prescindere dal numero di transazioni che ha in essere, con vantaggi in termine di collaterale richiesto, di gestione del default e di limitare la costruzione di posizioni rischiose tra i membri. 10 Gli accordi di interoperabilità permettono agli opera- prometeia advisor sim i fallimenti di CCP siano stati pochi, il loro impatto sui mercati è stato significativo.11 Se a questo si aggiunge che le norme ordinarie riferite ai fallimenti non sono direttamente applicabili a tali soggetti, completare il quadro normativo con norme relative al salvataggio e alla risoluzione delle CCP diventa una priorità. prometeia advisor sim A anteo 38 Attualmente EMIR richiede già alle CCP l’attuazione di politiche di risk management che in caso di default siano in grado di limitarne l’impatto sul mercato (requisiti patrimoniali, modalità di ripristino delle attività in caso di crisi) e ne delinea il sistema di gestione del rischio, cosiddetto waterfall, che prevede il versamento da parte dei partecipanti di margini necessari alla copertura delle eventuali perdite.12 La maggior parte delle controparti centrali dell’Ue hanno inoltre stabilito regole aggiuntive (rights of assessment), volte a coprire le perdite eccedenti e a evitare l’insolvenza della CCP. dei mercati e anche del forte aumento della concentrazione dei rischi al loro interno, si rende necessaria la definizione di un quadro legislativo sovranazionale volto a fronteggiare la necessità di un’uscita ordinata dal mercato di una CCP (Recovery and Resolution Plans - R&R), ovvero un insieme di regole che assicuri la continuità e la stabilità al sistema a complemento delle politiche di gestione dei default a livello di singola CCP introdotte da EMIR. Questa è la prossima sfida a livello europeo dopo che EMIR ha ulteriormente accresciuto il ruolo di queste infrastrutture di mercato: dopo l’adozione dei regolamenti EMIR e CSDR,13 la Commissione Europea sta predisponendo una Direttiva sul tema nell’ambito della regolamentazione delle Financial Market Infrastructures (FMIs). Anche il Financial Stability Board considera questo tema una priorità. La Commissione è attualmente al lavoro e la pubblicazione di una prima proposta del R&R è attesa nei prossimi mesi. Tuttavia, alla luce del ruolo strategico che le CCP rivestono nell’assicurare il buon funzionamento MiFID II: le principali novità tori che sono membri di due diverse CCP di effettuare scambi tra loro: l’operatore effettuerà perciò la transazione attraverso la sola CCP di cui è membro, la quale a sua volta entrerà in una transazione con l’altra CCP che contatterà a sua volta il proprio membro; si ottiene cosi che le due CCP sono coinvolte in una transazione di matching. 11 Nel 1974 è fallita Caisse de Liquidations, nel 1983 è toccato a Kuala Lumpur Commodity Clearing House e più recentemente (1987) la Hong Kong Future Guarantee Corporation è fallita all’indomani del crollo del mercato azionario, determinando la chiusura dello Stock and Future Exchange in Hong Kong per quattro giorni. 12 Sistema che si attiva in caso di default di uno dei partecipanti al mercato e che permette di allocare le eventuali perdite in modo veloce, ordinato e trasparente e determinato ex-ante tra le CCP e i loro membri in modo da non compromettere il funzionamento dei mercati. Tutte le CCP hanno un sistema di gestione del rischio, cosiddetto waterfall, che si attiva in caso di default di uno dei partecipanti al mercato e che permette di allocare le eventuali perdite in modo veloce, ordinato e trasparente e determinato ex-ante tra le CCP stesse e i loro membri in modo da non compromettere il funzionamento dei mercati. I soggetti che operano tramite controparti centrali, i membri, devono infatti costituire garanzie sufficienti alla copertura dei costi teorici di liquidazione che le CCP sosterrebbero per chiudere le posizioni del membro insolvente, sotto forma di margini iniziali, margini di variazione e margini aggiuntivi infragiornalieri. Tali risorse – insieme al default fund del membro insolvente - costituiscono il primo buffer del sistema waterfall di gestione del rischio di insolvenza (Fig. b2). Nel caso in cui queste risorse non fossero sufficienti, il regolamento delle CCP può prevedere una serie di strumenti aggiuntivi volti a evitare l’insolvenza della CCP (loss-allocation rules). Grazie al sistema waterfall le perdite sono mutualizzate tra i partecipanti al mercato, creando l’incentivo per i membri a monitorare i rischi assunti dalle CCP. Gestendo il default e limitandone l’impatto sul mercato le CCP ne riducono il rischio di propagazione, mitigando così il rischio sistemico. La MiFID (Markets in Financial Instruments Directive)14,entrata in vigore a novembre 2007, determinò una “rivoluzione” per il settore dei servizi di investimento, la cui precedente disciplina risaliva al 1993. Tra i cambiamenti della cosiddetta MiFID I si annoverano l’introduzione del passaporto europeo per le imprese di investimento, l’istituzione e disciplina delle sedi di negoziazione (mercati regolamentati, sistemi multilaterali di negoziazione o MTF, internalizzatori sistematici15) e l’introduzione 13 Central Securities Depositories Regulation, regolamento sui depositari centrali di titoli (Regolamento UE n. 909/2014) che ha contribuito ad imporre una data comune di regolamento (che cada due giorni lavorativi dopo la chiusura di ciascuna operazione finanziaria) per le operazioni concluse all’interno dell’UE (nell’ambito di “trading venues”) su titoli negoziati, strumenti del mercato monetario, quote di fondi UCITS e anche (di riflesso) per le operazioni di security financing transactions concluse tramite repo sui suddetti strumenti. Benché la normativa UE consenta un’applicazione non immediata di tale norma i principali mercati di azioni e strumenti finanziari europei stanno accelerando per portare - su base volontaria - la data di regolamento a T+2 già a partire dal prossimo 6 ottobre 2014. 14 Si tratta della disciplina europea di riferimento per la prestazione dei servizi di investimento da parte delle banche e delle imprese di investimento e l’organizzazione e funzionamento delle trading venue (le sedi di negoziazione degli strumenti finanziari). 15 L’internalizzatore sistematico è un’impresa di investimento che in modo organizzato, frequente e sistematico negozia per conto proprio eseguendo gli ordini del cliente al di fuori di un mercato regolamentato o di un sistema multilaterale di negoziazione. In altri termini, l’internalizzazione sistematica si ha quando l’intermediario esegue ordini, potenzial- A anteo 39 Tabella 1: Principali aree di intervento di MiFID II ambito di applicazione »» applicazione delle regole di condotta alla distribuzione da parte di imprese di investimento e intermediari bancari di strumenti finanziari di propria emissione »» inclusione dei depositi strutturati tra gli strumenti finanziari soggetti alla MiFID »» introduzione di regole sui conflitti di interesse per i prodotti assicurativi di investimento (emendando la IMD, Insurance Mediation Directive) struttura dei mercati »» introduzione di obblighi di trading per le azioni »» estensione degli obblighi di trading agli strumenti equity-like e non equity (obbligazioni, derivati, prodotti strutturati) »» disciplina di una nuova multilateral trading venue per gli strumenti non equity (Organised Trading Facility, OTF) »» introduzione degli “SME growth markets”, mercati dedicati alle PMI »» definizione e regolamentazione del trading automatizzato (tecniche di negoziazione ad alta frequenza e trading algoritmico trasparenza dei mercati e competizione »» rafforzamento dei requisiti di trasparenza per gli strumenti azionari »» introduzione di requisiti di trasparenza pre e post negoziazione agli strumenti non-equity »» introduzione di meccanismi di pubblicazione e consolidamento delle informazioni (ARM Approved Reporting Mechanism e APA - Authorised Publication Arrangement) »» ampliamento del regime di comunicazione alle autorità delle informazioni sulle transazioni (transaction reporting) »» introduzione di un regime armonizzato a livello europeo per garantire un accesso non discriminatorio alle trading venue e alle controparti centrali (CCPs) rafforzamento dei poteri di vigilanza »» introduzione della product intervention (potere di intervento per vietare o limitare la distribuzione di specifici prodotti finanziari, ritenuti nocivi per gli investitori o dannosi per l’ordinato funzionamento e l’integrità dei mercati o la stabilità del sistema) »» ampliamento poteri di controllo dei supervisori nazionali »» rafforzamento e armonizzazione del regime di sanzioni amministrative protezione dell’investitore »» »» »» »» introduzione della consulenza indipendente definizione di prodotti non complessi ai fini del regime di execution only rafforzamento dell’informativa alla clientela e maggiore informazione sui costi disciplina degli inducement (commissioni e altri benefici monetari e non monetari pagati all’impresa da un soggetto diverso dal cliente »» rafforzamento della best execution rafforzamento della governance »» coinvolgimento degli organi di vertice dell’intermediario nella definizione delle principali leve gestionali e delle policy »» rafforzamento del ruolo della compliance nella strutturazione dei prodotti »» rafforzamento delle prescrizioni in tema di politiche di remunerazione del personale addetto alla prestazione dei servizi di investimento accesso ai mercati europei di imprese di paesi terzi »» introduzione di un regime armonizzato basato sul principio di equivalenza della legislazione »» obbligo di istituzione di una branch per operare con la clientela retail e autorizzazione dell’Esma per operare con la clientela professionale di regole di condotta per le imprese. Complessivamente, la MiFID I ha aumentato la competizione e integrazione dei mercati europei e introdotto importanti presidi a tutela degli investitori. Gli sviluppi del mercato degli intermediari finanziari e la crisi, tuttavia, hanno evidenziato le debolezze di alcuni dei principi cardine della MiFID (struttura regolamentare incentrata sui mercati azionari regolamentati) e la presenza di aree che richiedevano un rafforzamento delle regole, mente eseguibili su un mercato regolamentato, mediante incrocio con ordini di altri clienti oppure in contropartita con il proprio portafoglio titoli. adattandole a un mercato sempre più complesso, caratterizzato da un crescente ampliamento degli strumenti finanziari e dei sistemi di trading. Nel 2010, con la consultazione della Commissione Europea e la successiva proposta dell’ottobre 2011, è stato avviato pertanto un processo di revisione della MiFID come parte integrante della strategia europea volta ad affrontare gli effetti della crisi finanziaria. Solo a inizio 2014, tuttavia, il Consiglio dell’Unione ha raggiunto un accordo di massima con il Parlamento Europeo sui testi della direttiva e del regolamento che sono stati approvati dal Parlamento Europeo e dal Consiglio rispettivamente ad aprile e maggio. La nuova regolamentazione (d’ora in poi MiFID II), costituita dalla Direttiva 2014/65/UE e dal Regolamento prometeia advisor sim n.600/2014, è entrata in vigore a inizio luglio e, una volta emanate le misure di implementazione, verrà recepita dagli Stati membri entro metà 2016 e applicata a decorrere da inizio 2017.16 MiFID II apporta cambiamenti in diverse aree, riportate sinteticamente in Tabella 1, disciplinando un più articolato universo di mercati di scambio e i sistemi di trading ad alta frequenza (attraverso i quali passa ormai una quota rilevante delle transazioni sui mercati telematici più evoluti) e rafforzando il regime di trasparenza delle negoziazioni e i presidi a tutela degli investitori. In attesa delle misure di implementazione che completeranno il quadro operativo, si riassumono in questo paragrafo le principali novità contenute in MiFID II raggruppandole in due aree “tematiche”: misure in tema di tutela degli investitori e disposizioni sui mercati finanziari. In entrambi i casi si tratta di ambiti di intervento già contemplati nel precedente corpus normativo, su cui il legislatore comunitario è intervenuto con la finalità di adeguarlo ai cambiamenti dei mercati finanziari e di affinare quelle norme che si sono dimostrate poco adeguate per raggiungere gli obiettivi prefissati. I principali interventi in tema di protezione degli investitori mirano, in estrema sintesi, a una maggiore responsabilizzazione degli intermediari, a una maggiore consapevolezza degli investitori (grazie alla disponibilità di informazioni più dettagliate e più frequenti) e a un rafforzamento dei poteri sia ex-ante che ex post delle Autorità di vigilanza. Innanzitutto, vengono introdotte misure specifiche in tema di prodotti finanziari. Di particolare interesse sono le disposizioni di product governance, che richiedono alle imprese di realizzare prodotti concepiti per rispondere alle esigenze di un target ben definito di clientela e di adottare una strategia distributiva compatibile con il target di clientela identificato. Contestualmente, le imprese di investimento devono garantire che il personale addetto alla prestazione dei servizi di investimento abbia conoscenze e competenze adeguate e non devono adottare disposizioni in materia di remunerazione, target di vendita o d’altro tipo che potrebbero incentivare il personale a raccomandare ai clienti al dettaglio un particolare strumento finanziario. Le Autorità nazionali, l’ESMA e l’EBA (per i prometeia advisor sim A anteo 40 16 Con la sola eccezione delle disposizioni che recepiscono l’articolo 65, paragrafo 2 della Direttiva, che si applicano a decorrere dal 3 settembre 2018. depositi strutturati) avranno invece poteri di product intervention, ovvero potranno proibire o restringere il marketing e il collocamento di alcuni strumenti finanziari o depositi strutturati e le attività o pratiche finanziarie potenzialmente riduttive della protezione degli investitori, della stabilità finanziaria o dell’ordinato funzionamento dei mercati. 17 In secondo luogo, è emendata la disciplina sul servizio di consulenza agli investimenti, definendo tra le altre cose le caratteristiche della consulenza indipendente. In particolare, nel caso in cui l’impresa offra un servizio di consulenza indipendente, dovrà disporre di una gamma di strumenti finanziari sufficientemente diversificata in relazione alla tipologia di strumento e agli emittenti e non potrà ricevere o pagare i cosiddetti incentivi o inducement (ovvero l’impresa potrà essere remunerata per il servizio solo dal cliente, non per esempio attraverso retrocessioni delle commissioni da parte delle case prodotto).18 Infine, si rafforzano le norme sulla valutazione di adeguatezza19 e gli obblighi di comunicazione alla clientela. In particolare, l’impresa di investimento che effettua consulenza agli investimenti o gestioni di portafogli dovrà tenere conto oltre che della situazione finanziaria e degli obiettivi di investimento del risparmiatore, anche della sua capacità di sopportare eventuali perdite e la sua tolleranza al rischio. L’impresa, inoltre, prima che la transazione sia conclusa, dovrà informare il cliente sulle motivazioni che hanno portato a ritenere l’operazione di investimento consigliata coerente con le sue caratteristiche e dovrà comunicare alla clientela, almeno una volta all’anno durante la durata dell’investimento, una misura 17 In tale ambito, si inserisce in Italia la consultazione avviata dalla CONSOB il 28 maggio scorso sulla distribuzione di prodotti complessi ai clienti retail. Con essa si sottopone all’esame del mercato l’ipotesi di introdurre una serie di presidi per il rafforzamento della tutela del risparmio, che comprendono anche la raccomandazione agli intermediari di astenersi dal commercializzare agli investitori retail alcune tipologie di prodotti connotati da più alta complessità e di distribuire prodotti a complessità comunque elevata solo nell’ambito di servizi di consulenza cd “evoluta”. Si richiede inoltre agli intermediari di tenere in debita considerazione nelle policy aziendali gli orientamenti dell’ESMA in materia di distribuzione di prodotti complessi e in materia di product governance dei prodotti strutturati diretti al retail. 18 Il divieto di pagare o ricevere inducement trova applicazione anche nel caso della gestione di portafogli. 19 In base a quanto stabilito dalla MiFID I, l’impresa di investimento che eroga il servizio di consulenza o di gestione del portafoglio è tenuta ad acquisire le informazioni necessarie in merito alle conoscenze ed esperienze del cliente in materia di investimenti, riguardo al tipo specifico di prodotto o servizio, alla situazione finanziaria e ai suoi obiettivi di investimento. A anteo aggregata dei costi e oneri connessi ai servizi di investimento o accessori offerti (compreso il costo della consulenza se rilevante), il costo dello strumento finanziario raccomandato o venduto al cliente e le modalità con cui il cliente può remunerare il servizio di investimento ricevuto. Contestualmente, viene ristretto l’insieme degli strumenti sui quali è possibile prestare il servizio di execution only.20 Nell’auspicio del regolatore, le nuove norme dovrebbero spingere le imprese di investimento a ripensare il loro modello di business in termini di servizi offerti, gamma e struttura commissionale dei prodotti e qualificazione professionale del personale addetto alla vendita. Tali cambiamenti sono particolarmente auspicati nel caso italiano, laddove la CONSOB ha spesso richiamato l’attenzione, da ultimo nel Piano Strategico per il triennio 2013-2015, sul fatto che a suo avviso i modelli di business presenti nell’industria finanziaria italiana, spesso orientati alla “vendita del prodotto” più che alla “fornitura di un servizio”, hanno reso complessa l’adesione sostanziale ai principi della MiFID I e amplificato i conflitti di interessi.21 Gli interventi in tema di struttura dei mercati mirano invece, in estrema sintesi, a far sì che per quanto possibile le negoziazioni di strumenti finanziari siano effettuate in sedi regolamentate e che a tutte le trading venue si applichino requisiti omogenei in tema di trasparenza. Tale finalità è perseguita anche estendendo i requisiti di trasparenza a una gamma più ampia di strumenti finanziari. Sintetizzando i principali interventi in tema di mercati, in primo luogo si introduce l’obbligo di negoziare le azioni solo presso le sedi di negoziazione regolate dalla MiFID (mercati regolamentati, MTF - Multilateral Trading Facilities - o internalizzatori sistematici). Analoga spinta si riscontra con riferimento ai derivati over-the-counter standardizzati, stabilendo che tutti gli strumenti derivati negoziati OTC caratterizzati da un sufficiente livello di liquidità e le cui negoziazioni possano essere soggette a 20 Già l’attuale legislazione precisa i casi in cui i clienti possono comprare e vendere strumenti finanziari senza l’applicazione dei principi di adeguatezza (suitability) e/o appropriatezza. La MiFID II restringe ulteriormente il campo di applicazione, definendo una lista dei prodotti per i quali si può applicare tale regime, che esclude in particolare i fondi comuni strutturati e, in taluni casi, i depositi strutturati. 21 A parere della CONSOB, gli accertamenti effettuati nel triennio 2010-‘12 su intermediari rappresentativi dell’80% del mercato hanno evidenziato la presenza di modalità non adeguate per la raccolta e gestione delle informazioni necessarie per definire i profili degli investitori e delle procedure di verifica dell’adeguatezza. 41 un sistema di regolamento secondo procedure standardizzate siano trattati presso le sedi di negoziazione soggette a regolamentazione.22 In secondo luogo, è istituita e regolata una nuova categoria di trading venue, le Organised Trading Facilities (OTF), per la negoziazione di obbligazioni, prodotti finanziari strutturati e strumenti derivati, che consente di effettuare una gestione discrezionale degli ordini ma ottemperando ai requisiti di trasparenza pre- e post-negoziazione già esistenti per le altre sedi di negoziazione. In terzo luogo, MiFID II estende anche alle obbligazioni, ai prodotti finanziari strutturati e agli strumenti derivati le regole di trasparenza già previste per i mercati azionari. Infine, introduce nuove tutele per le attività di trading algoritmico e ad alta frequenza (HFT),23 che hanno destato particolare attenzione negli ultimi anni in quanto rappresentano una quota importante delle negoziazioni24 e, avendo aumentato la velocità di trasmissione degli ordini, possono mettere a rischio l’equo e ordinato svolgimento delle negoziazioni.25 Se letti congiuntamente i cambiamenti introdotti dalla MiFID aumentano la trasparenza, resilienza ed efficienza dei mercati finanziari e, stimolando 22 In tema di derivati, il quadro normativo di riferimento è stato innovato con la European Market Infrastructure Regulation (EMIR), il regolamento 648/2012 del 4 luglio 2012 che ha reso più sicuro e trasparente il mercato dei derivati. 23 La negoziazione algoritmica è definita come qualsiasi modalità di negoziazione di strumenti finanziari in cui un algoritmo informatizzato determina automaticamente i parametri individuali degli ordini, come ad esempio se avviare l’ordine, i tempi, il prezzo o la quantità dell’ordine o come gestire l’ordine dopo la sua presentazione, con intervento umano minimo o nullo. Il trading algoritmico ad alta frequenza rappresenta un sottoinsieme del trading algoritmico, in cui l’inizializzazione, la generazione, la trasmissione e l’esecuzione dell’ordine sono determinate dal sistema senza intervento umano per ciascun singolo ordine o negoziazione e sono inviati un elevato numero di ordini infragionalieri e con elevata frequenza. 24 Secondo ESMA (ESMA report on Trends, Risks and Vulnerabilities, N°1 2014), il trading algortimico ad alta frequenza rappresenta oltre il 20 per cento del controvalore delle negoziazioni di azioni e circa il 60 per cento degli ordini. 25 In particolare, le imprese di investimento che effettuano negoziazioni algoritmiche dovranno adottare presidi di controllo del rischio che assicurino che i sistemi di negoziazione siano flessibili, efficienti e siano soggetti a limiti e soglie idonei a prevenire l’erronea immissione di ordini o altre disfunzioni che potrebbero pregiudicare l’ordinato svolgimento delle negoziazioni sul mercato. Quelle che utilizzano algoritmi per porre in essere strategie di market making dovranno adottare controlli e sistemi adeguati per tale attività e svolgerla in modo continuo in una fascia specifica dell’orario di contrattazione della sede di negoziazione, che verrà chiarita nelle norme tecniche di regolamentazione. I soggetti che si avvalgono di trading algoritmico ad alta frequenza dovranno essere autorizzati come imprese di investimento. prometeia advisor sim le imprese a porre il cliente al centro del loro modello di business, ristabiliscono la necessaria fiducia della clientela negli investimenti sui mercati finanziari. Questo crea le premesse per un maggiore sviluppo prospettico dei mercati finanziari, che non sono cresciuti in misura sufficiente dopo la crisi e su cui ci si augura che in futuro possa passare una quota maggiore dei finanziamenti delle imprese, iniziando a colmare il gap rispetto a paesi come gli Usa.26 In questo senso, MiFID II si inserisce oggi a livello europeo in un progetto più ampio finalizzato a garantire risorse sufficienti per soddisfare il bisogno di finanziamenti a medio/lungo termine dell’economia, utili per rimettere l’Europa su un percorso di crescita stabile e sostenibile.27 Negli ultimi anni, la capacità delle banche di mettere a disposizione dell’economia risorse sufficienti si è fortemente ridotta e questo si ripercuote in misura importante sulle piccole e medie imprese (PMI), che rappresentano l’ossatura del sistema economico europeo e sono più dipendenti delle grandi imprese dal finanziamento bancario. La necessità di ridurre i debiti pubblici sta inoltre pesando sugli investimenti pubblici in infrastrutture. A ciò si somma la minore fiducia degli investitori privati e istituzionali e la loro maggiore avversione al rischio come effetto della crisi finanziaria. Tutto questo spinge a favorire un nuovo modello di crescita che faccia meno affidamento sul credito bancario migliorando la capacità dei mercati di mettere a disposizione delle imprese le risorse necessarie e sviluppando forme alternative di credito (per es. il crowdfunding) e/o rivitalizzando forme di finanziamento come il mercato delle cartolarizzazioni. I progressi fatti per rendere più trasparenti, efficienti e sicuri i mercati dei titoli e dei derivati (MiFID II, EMIR e CSDR), attualmente in fase di implementazione assieme a Target 2 Securities, e quelli volti a rafforzare i presidi a tutela degli investitori e, conseguentemente, la fiducia degli stessi, rappresentano una precondizione per portare avanti politiche volte prometeia advisor sim A anteo 42 26 Il mercato obbligazionario europeo è dominato da emissioni governative e bancarie con le emissioni delle imprese che rappresentano il 30 per cento del mercato. Le obbligazioni corporate investment grade europee sono pari al 60 per cento di quelle americane e quello high yield ad 1/3. Il mercato obbligazionario europeo è meno rilevante in media rispetto a quello Usa anche in termini di Pil. Negli Stati Uniti il mercato obbligazionario e quello azionario hanno pressoché la stessa dimensione, mentre in Europa le obbligazioni sono circa i 2/3 del totale. 27 Si veda Il Libro verde sui finanziamenti a medio/lungo termine della Commissione Europea di marzo 2013 e la successiva Comunicazione di marzo 2014. allo sviluppo dei mercati obbligazionari e azionari in Europa. In tema di piccole e medie imprese, MiFID II interviene anche per facilitare l’accesso al capitale delle PMI e agevolare lo sviluppo di mercati specializzati. In particolare, la direttiva introduce una sottocategoria di mercato chiamata «Mercati di crescita per le PMI», gestiti di norma come MTF, dove negoziare strumenti finanziari emessi da PMI (definite ai fini della MiFID come le imprese la cui capitalizzazione di borsa è inferiore a 200 milioni d’euro sulla base delle quotazioni di fine anno dei tre precedenti anni civili28). La creazione di una nuova sottocategoria di mercati di crescita per le PMI, caratterizzati da un assetto più flessibile e meno oneroso dal punto di vista dei costi amministrativi rispetto alle altre trading venue, e la registrazione di tali mercati dovrebbero aumentarne la visibilità, contribuire all’elaborazione di norme regolamentari comuni dell’Unione e garantire un’adeguata protezione degli investitori (documenti di ammissione, report finanziari periodici, informazioni sull’emittente, ecc.). Tale normativa rappresenta tuttavia un “tassello” in questo progetto. Altre misure saranno, infatti, necessarie per stimolare la liquidità dei mercati, alimentare un maggiore ricorso delle imprese al finanziamento attraverso obbligazione e azioni e favorire l’integrazione dei mercati dei capitali europei.29 28 Legalmente, in Europa si definiscono PMI le imprese con un fatturato inferiore a 50 milioni di euro e un numero di dipendenti inferiore a 250. In Italia, per essere ammessi alla quotazione sul segmento AIM (Mercato Alternativo del Capitale) dedicato alle piccole e medie imprese è richiesto all’emittente di avere un flottante almeno pari al 10 per cento del capitale sociale ripartito presso gli investitori, mentre non è prevista una dimensione minima o massima della società in termini di capitalizzazione. 29 La Commissione Europea, nella Comunicazione sui finanziamenti a medio/lungo termine di marzo 2014, ha individuato ulteriori azioni da intraprendere, tra cui rientrano la definizione di misure per favorire lo sviluppo effettivo di un mercato secondario trasparente e liquido dei titoli di corporate; l’eventuale introduzione di un regime di disclosure per le emissioni delle PMI nell’ambito della Direttiva Prospetti; la valutazione circa la possibilità di consentire ai fondi comuni UCITS di investire in titoli sufficientemente liquidi quotati sui “mercati di crescita per le PMI” o se ammettere tali investimenti esclusivamente agli ELTIF (European Long Term Investment Funds), fondi comuni di investimento a medio/ lungo termine soggetti alla direttiva sui fondi di investimento alternativi (AIFMD) che si vorrebbero creare a livello europeo per facilitare la raccolta del capitale necessario per gli investimenti a lungo termine, la cui proposta di regolamento è ora in discussione. A anteo 43 pillole Analisi congiunturale dell’economia reale e dei mercati finanziari Francesco Amoroso, Guja Bacchilega, Annalisa De Nicola, Lorenzo Prosperi, Ugo Speculato, Giacomo Tizzanini — Prometeia La congiuntura e le prospettive macroeconomiche P er la crescita dell’attività economica mondiale sembra delinearsi un quadro di ripresa incerta, dopo l’andamento moderato e inferiore alle attese che ha contrassegnato la prima parte dell’anno. Vi sono inoltre indicazioni di un limitato miglioramento degli scambi internazionali la cui dinamica rimane quindi debole in prospettiva storica. Con riferimento alla dinamica dell’attività economica nel terzo trimestre, al rallentamento delle due maggiori economie mondiali, peraltro lieve e più contenuto del previsto, non si è associato un significativo recupero dell’attività in altre aree, a cui hanno contribuito anche gli aggiustamenti in atto nei Paesi emergenti e l’incertezza geopolitica. In questo contesto è proseguito il calo dei prezzi delle materie prime, e del petrolio in particolare, per fattori sia di offerta sia di domanda. L’inflazione ha mostrato gli effetti del ridimensionamento della componente energetica in molte economie, e in quelle avanzate si conferma su livelli inferiori agli obiettivi. Figura 1: Pil reale (var.% trimestrale) 2.0 1.5 1.1 1.0 1.0 0.5 0.1 0.2 0.0 -0.5 -0.4 -1.0 -1.5 -2.0 Usa IV-13 -1.9 Giappone Uem I-14 II-14 III-14 Fonte: Thomson Reuters, elab. Prometeia; dati al 26/11/14. Negli Usa il ritmo di crescita del Pil nel terzo trimestre ha rallentato meno del previsto ed è passato dall’1.1% all’1% su base trimestrale (Fig. 1); questo andamento viene interpretato come una normalizzazione dei ritmi di crescita della domanda interna e dall’aggiustamento delle scorte, dopo le oscillazioni impresse da fattori transitori nella prima metà dell’anno. La crescita dell’occupazione mantiene un passo sostenuto e la domanda interna continuerà a beneficiare del miglioramento del mercato del lavoro, tenendo l’economia al riparo dalla debolezza del ciclo economico mondiale. Nell’Uem il Pil nel terzo trimestre è cresciuto, secondo i dati preliminari, dello 0.2% rispetto al trimestre precedente, lievemente al di sopra delle attese. Il Pil è tornato in crescita sia in Germania (+0.1%) che in Francia (+0.3%), in quest’ultimo caso oltre le attese. Ancora in contrazione il Pil italiano (-0.1%), comunque meno delle attese. Il Pil Uem dovrebbe crescere anche nell’ultimo trimestre dell’anno, beneficiando del deprezzamento dell’euro; nel medio termine sulla domanda interna continueranno tuttavia a gravare i vincoli alla crescita rappresentati dall’elevata disoccupazione e dal rischio di deflazione, in un contesto in cui non c’è un forte sostegno dalla politica di bilancio. In ottobre l’inflazione al consumo nell’Uem, misurata sui dodici mesi, ha accelerato sia pur lievemente per la prima volta da aprile, essendosi portata dal minimo ciclico dello 0.3% allo 0.4%, in linea con le attese. Si è attenuato il ridimensionamento della componente energetica, che ha molto contribuito al calo dell’inflazione osservato di recente (da -2.3% a -1.8%); l’inflazione dei prodotti alimentari ha accelerato, da 0.3% a 0.5%, mentre l’inflazione di fondo (al netto dei prodotti alimentari non trasformati e di quelli energetici) è rimasta invariata allo 0.8% da maggio. A ottobre è lievemente aumentato il peso dei prodotti che hanno registrato un tasso di inflazione negativo; la loro quota sul totale del paniere dell’indice – intorno al 25% – rimane comunque contenuta rispetto ai valori dello scorso maggio (Fig. 2). Secondo i risultati delle indagini congiunturali, le attese delle imprese sui prezzi di vendita a breve termine non hanno subito revisioni sostanziali mentre permangono indicazioni di limitate pressioni sui costi. prometeia advisor sim A anteo 44 Figura 2: Indice dei prezzi al consumo (var.% annuale) e peso delle voci con inflazione negativa (%), Uem 4.0 35 3.5 30 3.0 25 2.5 2.0 20 1.5 15 1.0 10 0.5 5 0.0 (medie mobili a 3 mesi) -0.5 '07 '08 '09 '10 '11 '12 '13 0 '14 quota delle componenti con inflazione < 0% (dx) tasso di inflazione al consumo Uem Fonte: Eurostat, Thomson Reuters, elaborazioni Prometeia; dati al 26/11/14 (ultimo dato ott-14). In Giappone il Pil è calato, inaspettatamente, anche nel terzo trimestre, tornando di nuovo in recessione tecnica. La riduzione su base trimestrale è stata dello 0.4% (-1.9% nel secondo trimestre, a causa dell’aumento delle imposte indirette). La debolezza della domanda di beni di consumo e l’allontanamento dell’inflazione dagli obiettivi aveva già indotto, a fine ottobre, la Banca centrale ad allentare ulteriormente la politica monetaria: la BoJ ha incrementato il programma di Quantitative and Qualitative Monetary Easing, con nuovi acquisti di bond e altri asset (come ETF e trust immobiliari) al fine di espandere la base monetaria a un ritmo annuale di 80mila miliardi di yen (20mila miliardi in più di prima). Nei prossimi anni gli impulsi esteri dai Paesi emergenti alla crescita di quelli industrializzati, saranno inferiori rispetto al passato, con una riduzione dell’elasticità del commercio mondiale all’espansione del Pil mondiale. Le previsioni di crescita internazionale per il 2014 non evidenziano drammatiche cadute, ma i ritmi di crescita restano comunque inferiori a quelli sperimentati nel periodo 2000-’07. Francia, Spagna, Italia e Germania (l’ammontare già acquistato fino a tutto novembre è stato di circa 17.8 miliardi di euro); il 21 novembre la Bce ha iniziato anche il programma di acquisto di ABS (368 milioni di euro nella prima settimana). I programmi hanno l'obiettivo di riportare il bilancio della Bce ai livelli di inizio 2012 (tra i 2.7 e i 3 trilioni di euro circa) e dureranno almeno due anni. Nel meeting del 6 novembre l’Eurotower non ha annunciato nessuna manovra aggiuntiva, nonostante la progressiva riduzione delle aspettative di inflazione di medio termine (a 5 anni fra 5 anni), arrivate a metà ottobre al minimo della serie dal 2004 (Fig. 3). Tuttavia i membri del Board si sono dichiarati pronti, all’unanimità, a introdurre nuove misure per fronteggiare i rischi di un periodo prolungato di deflazione. Il governatore Draghi nel discorso tenuto al Parlamento europeo il 17 Novembre, ha affermato che l’acquisto di titoli di Stato è tra le misure che potrebbero essere messe in atto per alzare l’inflazione e le aspettative d’inflazione il più velocemente possibile. Mentre si parla di manovre aggiuntive nell’Uem, la Federal Reserve nel Fomc di fine ottobre ha invece annunciato il termine del piano di acquisti di titoli di Stato e MBS dati i segnali positivi provenienti dall’andamento del ciclo economico e i solidi miglioramenti sul fronte occupazionale. Tuttavia la Fed, per non rimanere vincolata rispetto al Fomc di marzo nel corso del quale la governatrice Yellen annunciò che sarebbero potuti intercorrere circa sei mesi tra la fine del Quantitative Easing e il primo aumento Figura 3: Inflazione corrente e attesa dai tassi inflation swap, Uem (%)(a) 2.5 2.0 target Bce 1.5 1.0 0.5 La congiuntura e le prospettive per i mercati finanziari Mercati interbancari e tassi di lungo termine prometeia advisor sim Il 20 ottobre la Banca centrale europea ha ufficialmente iniziato il programma di acquisto di covered bond che ha interessato titoli di 0.0 gen-14 mar-14 mag-14 lug-14 set-14 nov-14 inflazione corrente inflation swap, forward 5a5a Fonte: Bloomberg, Thomson Reuters, elaborazioni Prometeia; dati al 25/11/14. (a) Il tasso forward 5a5a indica il tasso di inflazione a 5 anni atteso dopo 5 anni. A anteo 45 Figura 4: Differenziali tra i rendimenti dei titoli governativi a 10 anni di alcuni paesi Uem vs. il Bund (punti base)(a) dell’area euro: il differenziale Btp-Bund dovrebbe gradualmente attestarsi intorno ai 110 punti base alla fine del 2017. 500 Mercati azionari, obbligazionari corporate e cambi 400 Dalla fine di settembre i mercati azionari internazionali stanno continuando ad attraversare fasi alterne di guadagni e perdite a causa di notizie contrastanti sulla ripresa dell’attività economica mondiale e per la maggiore incertezza sulle politiche monetarie globali (Fig.5). 300 200 100 0 nov-13 Italia feb-14 mag-14 Spagna ago-14 Irlanda nov-14 Portogallo Fonte: Thomson Reuters, elab. Prometeia; dati al 26/11/14. (a) Medie mobili a 5 giorni. del tasso di policy, ha aggiunto una sorta di “clausola di salvaguardia” che le permetterà di anticipare/posticipare l’inizio della politica monetaria restrittiva in base all’evoluzione macroeconomica. In previsione ci attendiamo il primo rialzo dei tassi da parte della Bce all’inizio del 2017, quando verrà portato a 0.25%, con l’euribor a 3 mesi che si manterrà su livelli estremamente bassi, sotto lo 0.15% fino a fine 2016. Terminato il QE la Fed dovrebbe iniziare la fase restrittiva nel corso del secondo trimestre del 2015, con il tasso interbancario che dovrebbe superare l’1% nel 2016. Sul mercato dei titoli di Stato il rallentamento del ciclo economico globale e la riduzione delle aspettative di inflazione hanno portato a una riduzione dei rendimenti risk-free internazionali. Le parole di Draghi al Parlamento europeo hanno però contribuito nelle settimane più recenti alla riduzione degli spread dei Paesi periferici rispetto al Bund tedesco (Fig. 4). Il ciclo economico debole nell’area euro, unito al basso livello di inflazione e alle recenti misure introdotte dalla Bce dovrebbero mantenere i rendimenti sul Bund a 10 anni su livelli contenuti, e superare il 2% nel corso del 2017. Tale andamento, data l’elevata correlazione storica, conterrà la risalita del Treasury decennale, sebbene sostenuto da un ciclo economico più favorevole. La dinamica dei rendimenti riskfree guiderà anche quelli dei Paesi periferici Da metà ottobre, gli indici azionari dei principali mercati industrializzati hanno ripreso a guadagnare e in Giappone e negli Usa hanno toccato nuovi massimi storici. L’indice statunitense è stato favorito dalla congiuntura favorevole, dai buoni dati macro e dalle positive trimestrali societarie con l’80% delle società S&P500 che hanno registrato una crescita complessiva degli utili di oltre il 9% rispetto al secondo trimestre. Il forte rialzo dell’indice giapponese sembra invece essere stato guidato dai flussi di acquisti netti degli investitori domestici dopo le ulteriori misure espansive decise dalla BoJ. Al rialzo degli indici ha contribuito anche la decisione, a sorpresa, della Banca centrale cinese di tagliare a metà novembre i tassi di interesse, per la prima volta dal luglio 2012 (di 25 pb il tasso sui depositi a un anno al 2.75% e di 40 pb il tasso sui prestiti a un anno al 5.6%), dopo che la crescita del Pil era scesa al 7.3% nel terzo trimestre. Figura 5: Mercati azionari dei principali Paesi (ind. di prezzo, 1/9/14=100) 115 110 105 100 95 90 85 1/9 18/9 5/10 Eurostoxx 50 FTSE 100 Msci Emerging 22/10 8/11 25/11 S&P 500 Nikkei 225 Ftse Italia Fonte: Thomson Reuters, elab. Prometeia; dati al 26/11/14. prometeia advisor sim A anteo 46 Figura 6: Indici azionari bancari dei principali Paesi Uem (ind. di prezzo, 1/9/14=100)(a) 110 105 100 95 mercato ha sperimentato fasi di intensa volatilità che, a sua volta, ha innescato una fuga dai titoli societari a minore merito creditizio e gran parte della quale può essere spiegata dalle attese per la fine del programma di QE3 della Fed. Gli spread corporate High Yield in euro e in dollari, seppur siano tornati a ridursi nelle settimane più recenti, si attestano su livelli più alti rispetto a fine settembre. Meno volatile l’andamento dello spread Investment Grade, che nello stesso periodo si è mantenuto stabile per i titoli in euro e in lieve rialzo per quelli in dollari. 90 85 1/9 18/9 Germania 5/10 Francia 22/10 8/11 Italia 25/11 Spagna Fonte: Thomson Reuters, elab. Prometeia; dati al 26/11/14. (a) Indici azionari DS-Market. Nell’Uem, tra settembre e ottobre le quotazioni azionarie hanno risentito di deludenti aggiornamenti congiunturali ma anche delle pesanti perdite registrate dal settore bancario. A fine ottobre sono stati resi noti i risultati degli stress test che hanno evidenziato che 14 banche dell’area euro, di cui quattro italiane, hanno un deficit di capitale rispetto alle soglie fissate e nei prossimi mesi dovranno raccogliere capitali per 9.5 miliardi di euro. Nonostante i risultati del Comprehensive Assessment siano da considerare complessivamente positivi – la necessità di ricapitalizzazione è stata rilevata solo per un numero ristretto di banche – il settore ha attraversato fasi di intensa volatilità anche in seguito alla pubblicazione dei risultati trimestrali delle principali banche, positivi ma sotto le attese. I titoli delle azioni bancarie dell’Uem sono poi tornati in rialzo a inizio novembre, beneficiando anche delle dichiarazioni di Draghi al Parlamento europeo (Fig. 6). Le indicazioni prospettiche per l’andamento futuro dei mercati azionari, ricavate da indicatori basati sul rapporto tra il prezzo di mercato e particolari grandezze di bilancio, non mostrano segnali di “surriscaldamento” e fanno sperare che il rialzo degli indici azionari possa ancora continuare. In particolare, il rapporto tra i prezzi azionari e utili societari attesi per i prossimi 12 mesi degli Usa e dell’Uem continua a segnalare un mercato azionario dell’area euro più appetibile. Sul fronte corporate, nei mesi più recenti il prometeia advisor sim Da fine ottobre l’indebolimento dell’euro è divenuto molto marcato, guidato ancora dal differenziale tra i tassi euro, in calo, e quelli Usa, in aumento. La cautela che la Fed avrà nel decidere un aumento dei tassi e nell’avvio della riduzione dell’attivo di bilancio contribuirà a mantenere il cambio dollaro/euro tra 1.22 e 1.25 nel prossimo triennio. Una conferma che il deprezzamento dell’euro possa non essere particolarmente marcato si evince dai valori di equilibrio di lungo periodo dei cambi bilaterali ricavati dalla Parità del Figura 7: Sopra-sottovalutazione dell’euro nei confronti del dollaro in base alla PPA (valori %)(a) 60 40 sopravvalutazione dell'euro (+1 dev. std.) 20 0 -20 (-1 dev. std.) -40 -60 gen-74 sottovalutazione dell'euro ago-87 mar-01 ott-14 Fonte: Thomson Reuters, elab. Prometeia; dati al 26/11/14. (a) Variazione percentuale tra il valore corrente del cambio dollaro/euro e il valore di PPA, calcolato utilizzando l’indice dei prezzi al consumo; media 1982-2000 come periodo base. Potere d’Acquisto (Fig. 7). Nella tabella 1 sono riportate le variazioni dei rendimenti di alcune asset class nel 2014 e negli anni passati: A anteo 47 Tabella 1: Variazioni % in valuta locale (indici total return) classi di attività 2014 26-nov-14 volatilità ultimi 5 anni 2009 2010 2011 2012 2013 1.3 0.8 1.4 0.6 0.2 0.2 0.0 Italia 8.3 -0.6 -5.9 21.3 7.4 13.7 7.7 Uem 4.3 1.2 1.8 11.4 2.4 11.7 3.8 Usa -3.8 6.1 9.9 2.2 -3.4 5.6 4.1 0.9 2.5 2.3 1.8 2.2 3.4 2.0 liquidità e strumenti a breve Uem indici obbligazionari governativi* Giappone Uk -1.0 7.5 16.8 2.6 -4.2 12.0 6.1 paesi emergenti (in u$) 25.9 11.8 9.2 18.0 -8.3 8.8 5.4 Uem 14.9 4.8 2.0 13.0 2.4 7.7 2.3 Usa 19.8 9.5 7.5 10.4 -1.5 7.4 4.4 Uem 74.9 14.3 -2.5 27.2 10.1 5.8 4.4 Usa 57.5 15.2 4.4 15.6 7.4 4.2 3.4 8.6 0.1 -2.0 18.3 0.0 9.6 6.0 Uem 28.3 4.0 -7.5 17.5 14.7 0.3 5.9 Usa 45.6 15.7 -3.8 13.6 26.6 11.2 9.4 Italia 24.0 -8.1 -19.6 11.7 16.1 9.3 25.3 Uem 28.7 3.3 -14.1 20.6 24.4 6.7 19.7 Usa 27.1 15.4 2.0 16.1 32.6 14.0 15.7 9.3 0.7 -18.6 21.8 54.8 10.0 19.8 Uk 27.7 12.2 -1.8 10.2 18.5 3.0 15.3 paesi emergenti (in u$) 79.0 19.2 -18.2 18.6 -2.3 3.6 16.2 13.5 9.0 -1.2 0.1 -1.2 -17.2 17.2 indici obbligazionari corporate I.G. *° indici obbligazionari corporate H.Y.*° indice inflation linked Uem indici obbligazionari convertibili indici azionari Giappone commodities (S&P GSCI Commodity Index in U$) cambi nei confronti dell'euro (^) dollaro Usa -3.1 6.9 3.3 -1.5 -4.3 10.0 9.2 yen -5.7 22.8 8.9 -12.4 -21.3 -1.7 12.2 8.8 3.7 2.6 3.0 -2.5 4.9 7.4 sterlina Fonte: WM/Reuters; dati al 26/11/2014; * Indici obbligazionari All Maturities. ° Indici corporate euro/dollar issues. (^) I segni negativi indicano un apprezzamento dell'euro. prometeia advisor sim A anteo 48 Disclaimer Il presente documento deve essere inteso come fonte di informazione e non può, in nessun caso, essere considerato un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti finanziari. Le informazioni contenute in questo documento sono frutto di notizie e opinioni che possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Il presente documento e i risultati delle analisi in esso contenute, sono elaborati sulla base di dati e informazioni forniti da terzi. Prometeia Advisor Sim S.p.A. non garantisce, in alcun modo, l’esattezza e la completezza di tali dati e informazioni e non potrà essere, in alcun modo, ritenuta responsabile per gli eventuali danni diretti, indiretti o accidentali, che possano derivare dall’utilizzo del presente documento e/o delle informazioni e dei dati in esso contenuti. I dati e le informazioni contenute nel presente documento devono intendersi come riservati e destinati a essere utilizzati dal destinatario del report medesimo, esclusivamente all’interno della propria organizzazione aziendale. Il destinatario del documento si impegna, pertanto, anche per il fatto dei propri dipendenti e/o consulenti e/o ausiliari e/o collaboratori, a osservare il più rigoroso riserbo in ordine a qualsiasi notizia, informazione, dato contenuto nel presente documento, dichiarando di impegnarsi a manlevare e tenere indenne Prometeia Advisor Sim S.p.A., da qualsiasi pretesa, azione, domanda di terzi, connessa alla divulgazione di notizie, informazioni e dati contenuti nel presente documento. prometeia advisor sim prometeia advisor sim via g. marconi 43, 40122 bologna, italia tel. +39 051 648 0911 — fax +39 051 220 753 [email protected] www.prometeiaadvisor.it