Viaggio nel futuro prossimo degli ingegneri, alla ricerca di un ruolo

Transcript

Viaggio nel futuro prossimo degli ingegneri, alla ricerca di un ruolo
LUCI E OMBRE IN UNO STUDIO COMMISSIONATO DAL CNI E PRESENTATO AL CONGRESSO NAZIONALE
Una figura di riferimento, con un
prestigio e un ruolo sociale ancora solidi. Ma anche un professionista potenzialmente sottoutilizzato e sottopagato,
spinto verso il precariato. E comunque
chiamato a misurarsi con un mondo - e
un mercato - che cambieranno sempre
più in fretta. Il futuro dell’ingegnere è
anche questo, raccontato da una indagine realizzata per conto del CNI e presentata a settembre al Congresso nazionale di Vibo Valentia come base di discussione. Nove esperti erano stati chiamati a ragionare sulla “più probabile
evoluzione della professione nei prossimi cinque anni”, prestando attenzione
a tre aree: l’influenza del sistema-Italia, l’evoluzione del lavoro, le prospettive su formazione e competenze professionali.
Il rapporto conclusivo sottoposto al
CNI non gronda ottimismo, obiettivamente, ma le ombre si estendono ben
oltre i confini della categoria e avvolgono un'Italia sempre più irrilevante e
marginale, “una società basata sull'informazione e sull'immagine” incapace
di trovare risorse per una scuola decente e condannata a “far prevalere
l'eloquio sulla competenza, la politica
sulla tecnologia e sulla scienza”.
Eppure, in una società postindustriale alla ricerca di figure di riferimento, “l'ingegnere continuerà a rappresentare nell'immaginario collettivo la
somma dei saperi di tipo tecnologico” e
la capacità di applicarli alla realtà economica, secondo i bisogni. Anche se il
prestigio sociale legato a doti come “rigore, affidabilità, sicurezza” non si tradurrà necessariamente in vantaggi e privilegi, che invece “saranno sempre più
limitati”.
La responsabilità dell'ingegnere
consisterà ancora nel “modernizzare la
realtà, operando e trasferendo su di essa
la soluzione del modello”. Ma l'approccio dovrà essere sempre meno rigido, la
visione più ampia. Il professionista dovrà diventare anche “un architetto, un
gestore di risorse umane ed un economista”, all'interno di “una sorta di impresa
collettiva per la costruzione di impianti,
edifici, dispositivi, sistemi, che necessiteranno del collaudo sotto profili diversi
da quello strettamente tecnico”.
Gli esperti ritengono che l'etica
professionale, sia quella istituzionale
che individuale, incorporerà il concetto di sostenibilità dell'innovazione (per
esempio in termini di impatto ambientale). L'affidabilità sarà più legata alla
gestione del rischio, soprattutto di fronte rischi collettivi. Il valore dell'affidabilità impegnerà molto gli ingegneri
poiché mancherà una fiducia collettiva sulla prevedibilità del rischio”.
La costante attenzione ai cambiamenti sociali stimolerà la nascita di “una
nuova generazione di ingegneri, che
accentuerà le proprie competenze sul
versante del management, applicando
quindi la propria capacità organizzativa e sistematica alla conoscenza, alla
ricerca operativa e al management
aziendale. La capacità di gestione delle incertezze e delle differenti soggettività con cui continuerà a venire a contatto accentuerà l'evoluzione del ruolo
dell'ingegnere in senso progettuale e
manageriale. Le competenze trasversali
di cui l'ingegnere avrà bisogno (come
la gestione degli uomini, le competenze di controllo e di misura della qualità) dovranno aumentare. L'ingegnere
resterà un problem solver, uno che eviterà di occuparsi delle teorie ma troverà le soluzioni ai problemi. Con tale
atteggiamento, continuerà a proporsi
con aggressività e con competenza nel
mondo dell'organizzazione”.
Sarà indispensabile imparare a vivere in un mercato dinamico, che apprezzerà la flessibilità ma imporrà una
crescente precarizzazione, “anche per
profili ad alto livello di formazione uni-
pagina
5
L’INDAGINE
Il rapporto su “Il futuro degli ingegneri
fra il 2003 e il 2008” è stato conpletato
a luglio del 2003 e presentato
ufficialmente dal Consiglio Nazionale
in occasione del 48o Congresso
della categoria, a Vibo Valentia
dal 9 al 12 settembre 2003.
L'indagine ha coinvolto esperti di provenienza, formazione ed orientamento
ideologico estremamente eterogenei,
allo scopo di ottenere una visione globale
del fenomeno in esame.
Hanno partecipato ai lavori:
• Adriano De Maio (Luiss “Guido Carli”);
• Mirella Giannini (Università di Napoli “Federico II”);
• Giuseppe O. Longo (Università di Trieste);
• Guido Martinotti (Università di Milano
“Bicocca”);
• Raoul Nacamulli (Università di Milano
“Bicocca”);
• Secondo Rolfo (CNR - Istituto di Ricerca
sulle Imprese e lo Sviluppo);
• Roberto Saracco (Future Centre - Telecom
Italia);
• Enzo Scandurra (Università di Roma “La
Sapienza”);
• Alberto Seassaro (Politecnico di Milano).
L'indagine è stata ideata per la S3.Studium
da Domenico De Masi e diretta da Stefano
Palumbo, con il coordinamento di Simona
Testana. Hanno collaborato Benedetta
Buglia e Claudio Della Porta. La consultazione degli esperti si è svolta tra il 10
giugno e il 27 luglio 2003.
100
Viaggio nel futuro prossimo degli ingegneri,
alla ricerca di un ruolo da reinventare
INFORMAZIONE
PROFESSIONE.
100
INFORMAZIONE
Professione
versitaria”. Complessivamente la domanda per competenze ingegneristiche
sarà sostenuta ma si prevede che “da
un lato diminuirà il numero di ingegneri lavoratori dipendenti e dall'altro crescerà la frammentazione degli impieghi professionali (precari, flessibili, parttime, consulenti, specialisti, valutatori,
piccoli imprenditori)”. Se “la crescita
del precariato significherà al tempo stesso flessibilità produttiva e creativa”, sarà
molto concreto il rischio della sottovalutazione degli ingegneri, “integrati
nel mercato del lavoro a livelli salariali e di ruolo inadeguati al percorso di
formazione e al titolo posseduto”.
In un quadro di questo genere, non
può sorprendere la previsione secondo cui
“i giovani ingegneri saranno via via più
perplessi rispetto all'opportunità di intraprendere la libera professione” e si orienteranno piuttosto “fra la ricerca di un lavoro dipendente e la costituzione di società di capitali, assieme a propri colleghi o a professionisti di altre discipline”.
Nessuna illusione su oasi di sicurezza e
isole felici, comunque: seppure “gli ingegneri che opereranno come lavoratori
dipendenti all'interno dell'azienda non
si troveranno in una situazione di dipendenza e di subordinazione rispetto ad
altri laureati”, probabilmente molti di loro
dovranno affrontare “pressioni consistenti
per ricollocarsi al di fuori delle imprese,
offrendo i propri servizi in outsourcing.
Vi sarà dunque un forte stimolo alla costituzione di nuove società di ingegneria, che però saranno in larga misura
subfornitrici di una o poche aziende più
grandi”.
Se nei prossimi cinque anni si pensa che la figura del freelance engineer
possa diffondersi “soprattutto nel settore informatico, ma non in quello civileambientale, industriale e gestionale”,
dopo il 2008 “il cambiamento porterà
ad un ingegnere non più impegnato nella
libera professione individuale quanto
nell'ambito di studi professionali specializzati in alcune aree”.
Il mercato sta già cambiando, comunque: “Il futuro delle libere professioni risiederà nelle società di servizi,
ossia in organizzazioni piccole, flessibili e fortemente multidisciplinari, in
grado di rispondere ad esigenze complesse sulla base di competenze articolate. Nei prossimi cinque anni avremo
La mozione approvata dal
I rappresentanti degli Ordini degli Ingegneri d’Italia, riuniti a Capo Vaticano in occasione del 48o Congresso
Nazionale della Categoria per dibattere sul tema “L’ingegnere cambia con il
futuro”,
• preso atto che dal documento di base
del CNI, dalle relazioni congressuali,
dagli interventi degli esperti e dal dibattito congressuale si prospettano
scenari futuri per gli ingegneri e per
l’Ordine degli Ingegneri caratterizzati
da eccezionali cambiamenti prodotti
dal processo di modernizzazione e dai
rivolgimenti geopolitici in atto in
ambito europeo;
• considerata la incontestabile necessità per l’Ordine degli Ingegneri di
allargare con convinzione le proprie
competenze, affiancando alle tradizionali ed irrinunciabili funzioni istituzionali le funzioni di fornitore di
servizi di alta qualità per i propri
iscritti nell’ottica di diventare l’Ordine stesso sempre più soggetto attivo
della crescita culturale e professionale
dei propri iscritti ed individuando altresì in tali funzioni il percorso per
ergersi ad autentico strumento di coesione fra gli iscritti, requisito indispensabile per una moderna ed incisiva rappresentanza di Categoria;
• considerato che al fine di mantenere
e di far crescere il ruolo e l’influenza
sia piccoli studi professionali multidisciplinari con elevata flessibilità di risposta ai mutamenti del mercato, sia
nicchie iperspecializzate in grado di
fornire soluzioni rapide a domande parziali e specialistiche”.
Secondo il rapporto, “la composizione multidisciplinare degli studi di ingegneria riguarderà sia quella interna,
fra le diverse branche ingegneristiche,
sia l'integrazione con l'economia, la finanza, il diritto, l'architettura, l'urbanistica. Con le aree professionali più distanti si instaureranno forme di collaborazione più blanda (come l'associazione temporanea d'impresa, la partnership
informale)”. Insomma, l'ingegnere “do-
pagina
6
dell’ingegnere nella società occorre
garantire che il percorso formativo
universitario conservi ed accresca una
solida cultura scientifica coniugata
con una cultura giuridica, economica ed umanistica adeguata alle
ipotizzabili future esigenze;
• considerato che in funzione dei compiti sempre più elevati che l’ingegnere
sarà chiamato ad assolvere nel prossimo futuro sarà necessario un comportamento responsabile, contraddistinto sempre più da una visione etica, e che pertanto si rende indispensabile un riferimento costante per l’etica della professione nell’ingegneria;
• considerato che per il ruolo, l’immagine e l’influenza dell’ingegneria italiana sia opportuno individuare autorevoli esponenti nelle varie branche
delle scienze ingegneristiche, in grado di esprimersi sui grandi temi, a
supporto e consulenza del CNI;
• considerato che il DPR 328/01 ha introdotto gravi alterazioni al previgente
ordinamento che producono una
incontestabile riduzione di competenze, di ruolo e di influenze dell’ingegnere e che pertanto occorre continuare con la massima determinazione a portare avanti le richieste già formulate sia in sede di Governo sia in
sede giudiziaria;
• considerato che nella società post-
vrà lavorare in gruppo più di quanto non
faccia già ora. La diffusione degli studi
caratterizzerà soprattutto l'edilizia, dove
gli ingegneri si assoceranno con architetti, geometri e specialisti di diverse
aree. L'associazione non sarà un fatto
occasionale, legato a specifiche gare,
ma tenderà a stabilizzarsi, delineando
un declino del modello specialistico a
favore di quello multidisciplinare”.
Ampie sinergie non significa necessariamente studi affetti da gigantismo: l'Italia andrà in controtendenza,
perché “nei prossimi anni sarà il mercato del lavoro a richiedere piccoli studi professionali. Anche l'ambito territoriale di esercizio della professione re-
industriale gli operatori della conoscenza e primi fra questi gli ingegneri hanno un ruolo centrale sotto
il profilo produttivo, economico e
dello sviluppo sociale e che pertanto sono maturati i tempi per cui la
rappresentanza degli interessi degli
ingegneri venga portata avanti dalla Categoria in maniera ancor più
incisiva;
• considerato che l’inerzia degli organi
istituzionali e delle forze politiche nel
portare a conclusione la riforma delle professioni, strumento ormai indifferibile di fronte al cambiamento in
atto per la crescita degli ingegneri italiani e per lo sviluppo economico e
sociale del Paese, rende necessaria
un’opera di sensibilizzazione della società nell’interesse superiore della collettività e del Paese;
• preso atto della volontà della Categoria di portare avanti il progetto dì
riforma delle professioni;
• preso atto dell’azione promosse dal
CUP Nazionale di ricorrere alla presentazione al Parlamento di una proposta di legge popolare;
tutto ciò premesso e considerato,
DELIBERANO
• di impegnare gli Ordini, sulla falsariga
della strada già in parte intrapresa, ad
attivare con convinzione, a fianco
delle tradizionali funzioni istituziona-
sterà molto limitato, per lo più provinciale, per la larga maggioranza degli
ingegneri”. Rovesciando la medaglia,
gli esperti prevedono che “i grandi studi professionali si diffonderanno a livello nazionale e si occuperanno di realizzare la grande progettazione”. Anche
se “i grandi progetti di ingegneria continueranno ad essere sviluppati in America o in Giappone e verranno importati, mentre i progetti piccoli - privi di firma - saranno elaborati in Italia”.
È vero che “i grandi progetti infrastrutturali europei rappresenteranno una
rilevante opportunità per l'ingegneria
italiana, poiché attireranno massicci
investimenti. I corridoi di sviluppo
li, le funzioni di erogatori di servizi
di alta qualità rivolti agli iscritti, recependo armonicamente ed in ugual
misura le istanze in tal senso dirette
di tutti i molteplici settori, sezioni e
componenti in cui si articola la categoria. A tal fine gli Ordini provvederanno direttamente, ovvero attraverso le Federazioni o Consulte regionali, sicuramente necessarie per una
maggiore rappresentatività ed
operatività della Categoria, anche
avvalendosi di strutture collaterali
senza fini di lucro di loro emanazione quali fondazioni, associazioni,
collegi, centri studi;
• di stimolare le Facoltà di Ingegneria
a favorire, d’intesa con gli Ordini, una
formazione interdisciplinare dell’ingegnere, fruendo anche dei crediti appositamente previsti per gli approfondimenti di natura giuridica, economica, sociologica ed etica;
• di impegnare gli Ordini ad inserire
nel quadro della formazione permanente anche corsi specificamente rivolti agli studi interdisciplinari con approfondimenti nei settori economico,
sociologico, giuridico ed etico;
• di dare mandato al CNI di studiare un
progetto per la costituzione di commissioni, eventualmente integrato da
esperti esterni, per l’elaborazione di
documenti sull’etica dell’ingegneria,
paneuropei creeranno una forte domanda di progettazione in tutti i campi: civile ambientale, industriale, informatico”. Ma è altrettanto vero, avverte il
rapporto, che “proseguirà la tendenza
alla concentrazione delle grandi
progettazioni in alcuni Paesi, dai quali
gli altri dovranno acquistare brevetti. La
differenza cruciale sarà fra la progettazione di sistemi (in crescita) e quella di
singoli dispositivi (in declino). Su questo piano l'Italia sarà prevalentemente
un paese tributario. Le opportunità per
gli ingegneri si apriranno soprattutto tramite l'inserimento in aziende multinazionali: le nostre aziende, infatti, risulteranno spesso perdenti nel confronto
pagina
7
per la programmazione di metodi, argomenti ed iniziative per la formazione permanente degli iscritti e per
il dibattito e l’approfondimento dei
grandi temi dell’ingegneria;
• di impegnare il CNI a continuare a
portare avanti con la massima determinazione ed in tutte le sedi le richieste di sostanziali modifiche al DPR
328/01;
• di promuovere e impegnare gli Ordini ed il CNI per la costituzione dei
Comitati per le raccolta delle firme
per l’iniziativa legislativa popolare
promossa dal CUP Nazionale, qualora il Governo ritardi ulteriormente la
presentazione e le discussione del
disegno di legge Vietti;
• di promuovere e organizzare nel quadro delle iniziative necessarie per dare
una maggiore visibilità ed apertura
della categoria verso l’esterno eventualmente anche una manifestazione
pubblica a livello nazionale finalizzata a sensibilizzare la società e il
mondo politico sui problemi della professione di ingegnere;
• di impegnare di conseguenza il CNI
a convocare entro prossimo mese di
ottobre un’Assemblea dei Presidenti
con valenza congressuale per programmare in tempi brevi gli approfondimenti e le iniziative da intraprendere.
con i competitori europei e americani”.
Il futuro degli ingegneri si costruisce innanzi tutto nella scuola e nell'Università. L’indagine attribuisce una crescente importanza delle radici umanistiche della professione, in considerazione “del maggiore accento sul soggetto e sulla dimensione sociale come
valori condivisi, e della necessità di scoprire nuove forme di interdisciplinarietà
in grado di coniugare il rigore matematico alla creatività, alla razionalità, all'intuizione”.
In presenza di un crescente potere delle tecnologie, una cultura umanistica che vada “al di là del fare il liceo
classico e studiare il greco” offrirà al-
100
48 Congresso nazionale degli ingegneri
INFORMAZIONE
o
100
INFORMAZIONE
Professione
l'ingegnere “la capacità di inquadrare i
problemi e le soluzioni in un contesto
molto articolato in cui l'elemento relazione diventa importante; la possibilità
di “continuare la preparazione nell'ottica di una formazione continua”; la
forza di “uscire dal guscio della soluzione tecnica avulsa dal contesto socio-culturale”.
La crescita della presenza femminile nelle facoltà di Ingegneria si trasferirà anche nel lavoro. E la
femminilizzazione della professione
porterà con sé “valori postindustriali,
quali la soggettività, l'estetica, l'etica
della conservazione e valorizzazione
del patrimonio, la managerialità. Il
mondo degli ingegneri continuerà ad
essere un mondo meritocratico e ciò
tornerà a vantaggio delle donne, che
proseguiranno la propria avanzata in tutti
i settori”.
Le incertezze di una riforma universitaria non ancora assestata non aiutano certo nello sforzo di prevedere scenari attendibili, e nella ricerca affiorano
talvolta le opinioni contrastanti degli
esperti. In generale sembra condivisa
l’impressione secondo cui “nella formazione dell'ingegnere vi sarà una base comune, che sarà rappresentata dal saper
ingegnerizzare, ma ci si avvicinerà sempre più alle esigenze professionali che
richiederanno convergenze tra l'ingegneria e ciò che si studia in altre facoltà.
L'ingegnere dovrà avere competenze
eterogenee e saper affrontare ogni genere di problemi. Da questo punto di vista
l'Università continuerà a prepararlo, dandogli conoscenze, metodologie, strumenti matematici e informatici, anche
se spesso questi resteranno inutilizzati,
poiché nella realtà egli si troverà ad affrontare anche problemi di basso profilo
che eviteranno di fargli usare tutte le proprie conoscenze. Nei prossimi anni, tuttavia, il mercato del lavoro continuerà a
risentire della carenza di ingegneri disponibili a rimboccarsi le maniche e
pestare con il martello”.
Secondo l’indagine, “l'Università
italiana sarà fra le più articolate del sistema europeo, in quanto offrirà la laurea di 3 anni, i master di primo livello e
di secondo livello, una laurea specialistica (5 anni) ed un dottorato. La riforma del sistema universitario inciderà in
maniera positiva sulla formazione de-
gli ingegneri, creando una maggiore
coincidenza tra mondo del lavoro e formazione universitaria, senza peraltro
indurre la preminenza delle competenze specialistiche a scapito di quelle
generaliste”. Tuttavia, “una valutazione degli effetti reali della riforma universitaria non sarà possibile prima di 56 anni, poiché gli impatti prodotti dai
diversi livelli di formazione - sulle scelte
di studio dei giovani e sulla valutazione delle imprese - saranno lenti a verificarsi. Uno dei sicuri effetti del 3+2 sarà
la scomparsa del profilo del biennio di
ingegneria, per fare posto ad un più rapido apprendimento degli aspetti specialistici. Questo influirà, nel lungo termine, anche sulla organizzazione sociale dei saperi, frammentando e moltiplicando le figure professionali in conseguenza dell'esplosione delle lauree
specialistiche e dei master”.
E gli Ordini? Nubi nere all'orizzonte, pare. È meglio non illudersi sulle possibilità di una legge di riforma in
grado di creare nuovi assetti stabili: troppe diffidenze nei rapporti “tra le élite
professionali e la politica”. Ma il colpo
di grazia potrebbe arrivare dal mercato
del lavoro europeo, che gradualmente
dovrebbe rimpiazzare gli Ordini “con
forme di associazionismo professionale
più efficaci nella valutazione delle competenze dei lavoratori e nella valorizzazione della categoria”. Unica consolazione: “questo non avverrà entro il
quinquennio 2003-2008”.
Il rapporto presentato al CNI teme
degli Ordini ridotti a “istituti obsoleti
che si limiteranno a certificare l'ingresso di un lavoratore in una sorta di élite
professionale all'inizio della carriera.
Essi continueranno ad esistere solo per
ragioni storiche”, ma con un ruolo ormai anacronistico: “corporativi, presenti
per difendere le proprie piccole nicchie
di mercato. Agiranno come corporazioni verticali, tendendo a monopolizzare
il mercato professionale”, senza riuscire veramente ad “esercitare il loro vero
mestiere, ossia individuare i problemi
deontologici, controllare e disciplinare
i propri membri”.
Gli esperti ritengono che “nei prossimi cinque anni l'Italia continuerà ad
essere in grande ritardo rispetto al resto
d'Europa e agli Stati Uniti, sia dal punto di vista dell'associazionismo che
pagina
8
degli Ordini professionali. Per colmare
questo gap, le associazioni professionali
si proporranno come:
• uno strumento di certificazione della
professionalità e delle competenze di
chi ne fa parte, dotandosi di strumenti di valutazione, validazione e anche aggiornamento continuo dei propri membri;
• un supporto al mercato del lavoro, in
grado di sostenere la competitività del
sistema nazionale delle professioni e
la loro integrazione europea”.
È importante sottolineare che il
problema di rinnovare strutture associative e obiettivi non riguarderà solo gli
ingegneri: “In un assetto ancora caratterizzato dalla tradizionale struttura per
Ordini e Albi, si genereranno nei prossimi anni diatribe e contenziosi a fronte dei quali i tentativi di liberalizzazione risulteranno a lungo impantanati. Sarà difficile distinguere, nelle
polemiche sugli ordinamenti professionali, fra i tentativi di difendere orticelli
ed interessi consolidati e la legittima
esigenza di dare valore ai percorsi formativi. Il risultato di questa difficoltà
sarà l'estrema lentezza e farraginosità
dei tentativi di razionalizzazione dell'assetto creatosi con le recenti riforme”.
Gli esperti chiamati a raccolta dal
CNI vedono “una serie di anfratti, di
interessi particolari molto focalizzati,
gruppi che riterranno di dover difendere - o viceversa conquistare - spazi professionali su cui insistono figure diverse. Vi sarà dunque uno stimolo per un
micro-associazionismo di tipo sostanzialmente corporativo, che riunirà numeri abbastanza esigui di ingegneri o
di professionisti affini, con l'obiettivo di
svolgere attività lobbistica.
La propensione associativa, indebolita dagli effetti della riforma universitaria, “potrebbe essere incoraggiata
“dall’evoluzione o l'eventuale privatizzazione del sistema pensionistico”. Ma
il fattore decisivo sarà il ruolo assunto
dall’Ordine, “la sua capacità di rappresentanza in senso più ampio, interessando la categoria nel suo insieme ed evitando di tutelare solamente un gruppo
di liberi professionisti. Questo potrà avvenire se vi sarà una presa di coscienza
del problema e se gli ingegneri avranno la volontà di andare avanti su tale
strada”. [m.m.]