Feste patronali 2012
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Feste patronali 2012
Comunità Pastorale SS.Trinità “SS.Trin rale i to doni... un solo S tà lt un Com ità Pa Mo s * ne p Gavirate * in U ” ito! ir in cammino... i tura di Comu ven nio av n’ Feste delle Comunità Parrocchiali 2012 Io Credo! La riscoperta dell’atto di fede Riflessioni pag. 2-5 le feste delle Comunità pag. 6-9 L’estate in parrocchia pag. 13-20 In cammino... Editoriale non è soltanto l’inizio, ma il principio di ogni cosa. E dunque la fede ha sempre in sè questo aspetto scomodo, questa sfida che ci costringe a rimetterci in discussione, a fondare la vita su ciò che non conosciamo pienamente e sfugge alla nostra ansia di controllare tutto. Credere è dunque vivere questa scelta e trovare la forza nel volto che ci sta davanti e ci appare come volto promettente e affidabile. La fede nasce come fascinazione di un volto, che diventa così bello e importante da meritare l’impegno e l’affidamento di tutta la vita. La fede è poi una logica diversa che guida le scelte della nostra vita. C’è sempre nel Vangelo lo scontro tra due mentalità: la mentalità calcolante dell’uomo, sempre chiuso nell’ansia di chiedersi che cosa si può guadagnare, e la logica dell’amore, della gratuità, del dono. Tra queste due logiche non c’è possibilità di compromesso. La logica dell’amore è trasgressiva, va oltre ad ogni limite posto dalla ragione e dal buon senso. Credere significa passare dalla mentalità del calcolo alla mentalità del dono. Significa accettare di essere portati da Dio molto più in là di quello che avevamo preventivato, dei progetti che avevamo fatto. E’ la testimonianza di tanti santi che nell’affidarsi al Signore hanno visto sorgere in loro un’umanità che non sospettavano di avere, una pienezza di vita che era chiaramente fuori dalla loro portata. Credere dunque significa seguire fino a dove non comprendiamo più, su quelle strade che non possiamo, con la nostra misura, condividere. Questa nuova misura è il dono dell’amore che la fede accende in noi e ci mette al riparo del rimprovero di Gesù Cristo nel Vangelo. “Chi mette mano all’aratro e si volta indietro, non è degno di me!” C’è un altro passaggio fondamentale. Spesso pretendiamo che la fede ci renda facile e semplice la vita, ci tolga le croci, che appesantiscono e opprimono la vita. E siamo scandalizzati quando sentiamo che il Signore in cui crediamo fa silenzio ed anzi sembra essere assente. Ma la fede non è così. Non è la risposta semplice ai nostri problemi, ma è l’invito a prendere la croce, a scendere in campo in quella lotta (agonia) che Gesù sta combattendo nel mondo perchè la vita vera trionfi sul male che la mortifica. Fede è dunque lotta. La fede ci dà la forza di af- Io credo!... Quest’anno pastorale, che inizia, sarà dedicato a riscoprire la bellezza e la verità della nostra fede. C’è sempre di più e in maniera sempre più visibile uno scollamento tra la fede e la vita, che riduce la fede ad un’esperienza di complemento facendole perdere quel carattere essenziale per la vita di un uomo che le compete. E’ sempre anche più visibile un’astrattezza della fede, che viene ridotta ad una vaga sensazione, ad un sentimento indefinito. Non si conoscono più le “Verità della Fede” ed esse non hanno più la forza di impegnare la vita dell’uomo. Secondo l’intuizione del Papa, c’è bisogno di ravvivare la potenza salvante dell’incontro con Cristo, il desiderio di conoscere sempre più a fondo il suo mistero e la gioia di poter cambiare la vita con la forza che si sprigiona dalla fede vissuta. In sintonia con questa indicazione noi cominceremo a centrare attorno al tema della fede le feste delle nostre Comunità, con la speranza che possano diventare un momento significativo in questo cammino di riscoperta della nostra fede. Tutti possiamo ammettere che è per noi molto attuale il richiamo di Paolo a Timoteo a ravvivare la fede soffiando sulle ceneri che si stanno spegnendo perchè torni a sprigionarsi da esse il fuoco vivo dello Spirito, e possiamo vincere così lo spirito di timidezza che tiene legata la nostra vita e ritrovare lo spirito di sicurezza, che invece apre la vita alla sua verità e alla sua pienezza. In questo mese, cogliendo l’occasione delle Feste Patronali, compiremo insieme un cammino alla riscoperta più che delle Verità della Fede, dell’atto stesso del credere. L’inizio sta in un incontro, mistero di segni, di sguardi e di parole, che sconvolge la vita. Nell’incontro di fede c’è una forza potente che strappa dalla vita di prima, costringe ad uscire dalle proprie certezze, a guardare al mondo con occhi diversi. C’è sempre all’inizio di ogni esperienza di fede questo momento drammatico in cui si deve decidere tra il rimanere aggrappati a se o fidarsi del Signore e del futuro che ci apre davanti. E’ un momento duro in cui tutto sembra perduto, ma non si può “guadagnare” la vita se non la si “perde” per lui. Ma questo 2 In cammino... frontare le croci più che togliercele. Come per Gesù anche per noi, la fede ci conduce nel giardino del Getzemani e sulla croce. Noi ci chiediamo perchè tanta fatica e tanta sofferenza, la fede non risponde, ma apre gli occhi a vedere che proprio in questi momenti Dio si rivela e la nostra vita coglie delle possibilità che altrimenti non potrebbe mai avere. Credere dunque è accettare il combattimento e rivestirsi di quell’armatura di cui parla Paolo nella lettera agli Efesini: “Prendete dun- que l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio”. Infine dove ci conduce la fede, quale salvezza ci dona? La tentazione è quella di avere delle piccole speranze, di confondere la terra della promessa con alcune situazioni di comodità che immaginiamo. La tentazione dell’uomo è quella di ridurre Editoriale tutto ciò che non riesce a conoscere nei confini delle sue possibilità. Il Dio vero interlocutore esigente viene sostituito con l’idolo muto, fatto a propria immagine, di sostituire il paradiso con una frammento di terra, di pensare che la salvezza stia nel ben-essere del presente. La fede ci convince che non è in queste cose che dobbiamo cercare la salvezza. Ci strappa dall’illusione e ci indica che la salvezza sta oltre, che dobbiamo vivere pienamente il presente, ma con la libertà di chi sente di essere chiamato altrove. La fede ci fa guardare al cielo per avere da lì la forza di illuminare quella terra che a volte appare tenebrosa e impenetrabile. La fede compie la sua opera quando ci fa passare dalla terra al cielo e ci convince che solo lì, nell’abbraccio di Dio possiamo trovare la nostra pace... E’ un cammino impegnativo, ma la gioia che accompagnerà queste feste ci dice che la posta in gioco è importante e bella. Che dalla fatica del credere può nascere la gioia vera, l’esperienza di una vita piena e di una sincera comunione. E cioè quello che noi stiamo cercando... don Piero FEDE E POLITICA. E LA LEZIONE DEL CONCILIO VATICANO II Gaudium et spes 75: «La Chiesa stima degna di lode e di considerazione l’opera di coloro che, per servire gli uomini, si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità». logio dei cristiani impegnati in politica. La responsabilità politica dei credenti – come si evince dalla lezione dell’ultimo Concilio – sollecita a considerare l’agire politico anzitutto non come un esercizio del potere, bensì come una pratica in cui è coinvolta la qualità umana del vivere. La fede ha il compito di nobilitare l’attività politica, mostrando come la sua verità consista ultimamente nella sua capacità di stimolare la ricerca e la pratica della giustizia sociale, così da rafforzare quelle condizioni di relazioni umane e di solidarietà capaci di promuovere una piena umanizzazione della convivenza civile. Lode e considerazione per i politici, a condizione che siano al servizio della cosa pubblica, ovvero del bene comune. È vero che si è fatta molta retorica sulla politica come servizio, mentre troppo spesso è ricerca del proprio interesse «particulare». Il messaggio dell’ultimo Concilio appare in controtendenza, proprio in un’epoca ‒ come la nostra ‒ in cui è dato a vedere di tutto: politici che mentre incontrano i grandi della Terra si premurano di organizzare le serateparty con le Olgettine; altri che ritengono una buona causa privilegiare soltanto coloro che appartengono al proprio sodalizio (sia chiaro, a fin di bene!); altri, ancora, che usano i fondi del rimborso pubblico come un bancomat per la «paghetta» del figlio del capo; altri che – per essere bypartisan – non rinunciano al sistema delle tangenti, delle regalie e del «così fan tutti». Non si può dimenticare il sarcasmo, forse è l’unica volta nel Nuovo Testamento, nei confronti dei governanti che «hanno il potere e si fanno chiamare benefattori» (Lc 22,25). Perché anche tra i discepoli, purtroppo, diviene dominante la preoccupazione per garantirsi i primi posti, in altri termini garantirsi il potere. La risposta di Gesù non lascia dubbi in proposito. L’esercizio del potere e dell’autorità deve obbedire alla logica di «essere in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27). Come ha fatto Lui. Lo stile, che diventa messaggio. Ammonimento per una Chiesa. MARCO VERGOTTINI 3 In cammino... Libertà vo’ cercando In questa estate torrida che sta per finire che ha ringalluzzito i sostenitori del global warming (dopo che per tutto l’inverno si erano nascosti), molti avranno avuto il piacere di concedersi qualche giorno in spiaggia e di rinfrescarsi nell’acqua del mare con frequenti bagni. Cosa c’è di meglio di un tuffo per vincere l’afa opprimente d’agosto, e poi magari una bibita fresca e una pennichella sotto l’ombrellone per tenere lontani i problemi e le ansie che la vita di tutti i giorni comporta! Occorre “togliere la spina”, “darci un taglio” si sente spesso dire; lo svago, e purtroppo a volte lo sballo, come scacciapensieri per una vita che pare spesso gravare su spalle soccombenti. Ci sta, poco o tanto l’abbiamo fatto tutti questo pensiero; ma ha senso logico tale comportamento? non è che poi a settembre ci ritroviamo tutti un po’ più sfiduciati e disillusi? Non è che l’incertezza che la fa da padrona di questi tempi riprende subito il sopravvento? Non è che assomigliamo allo struzzo che infila la testa sotto terra per non guardare in faccia alla realtà ? L’estate come illusoria parentesi della vita, le ferie come ingannevoli sirene per piaceri che il resto dell’anno nega. Invece l’estate può essere il tempo della libertà, cioè di scelte indirizzate al vero bene della persona che sappiamo tutti essere, prima che i pur necessari riposo e svago, richiesta di significato e di senso delle cose, capacità di giudizio e quindi di affronto di ciò che il quotidiano ci mette sul cammino, criteri per discernere il bene nella diuturna fatica del vivere, chiarezza e certezza in luogo di nebbie e timori. C’è un ambito in cui tutto questo è educato e favorito; c’è un ambito in cui tutto questo è al centro dell’attenzione; c’è in ambito in cui tutto questo è proclamato senza mezze misure; ma soprattutto c’è un ambito in cui questo è possibile e avviene continuamente: è la chiesa, la vita della chiesa, il grembo caldo e accogliente in cui la persona, ciascuna persona, è condotta per mano verso il proprio compimento pur dentro le manchevolezze e le ambiguità a cui non è sottratta. Nella sua attuazione pratica può essere una vacanza tra amici, un pellegrinag- Ascolta si fa sera Ogni giorno chi legge il giornale o ascolta la radio o la televisione, non può non inorridire davanti ai titoli come quelli del 22 luglio: «Partorisce gemelli, il primo lo getta via»; «Siria oltre trecento vittime e centinaia in fuga da Damasco»; «Denver, strage alla prima di Batman»; e domandarsi: Ma dove va il mondo ed io cosa posso fare? Se è evidente che si è impossibilitati a intervenire direttamente in queste situazioni, è però vero che alcuni di questi fatti sono legati alla cultura che si sta formando nel mondo globalizzato e tende a spiegare tutto con le leggi economiche e con la scienza per arrivare a giustificare i comportamenti sbagliati attribuendone le colpe alla società e alle sue leggi. Ognuno sa che la ricerca delle risposte non può fermarsi alla superficie, come fanno i 4 Riflessioni gio, la partecipazione a meetings e appuntamenti, la vacanza proposta dalla comunità pastorale, la lettura di libri consigliati e cos’altro ancora l’interesse e l’intelligenza suggeriscono. Oppure vogliamo credere che la vacanza intelligente è solo quella con l’assenso del tuttologo di turno? Oppure che la visita a luoghi di culto o di devozione mariana sia meno qualificante di una crociera o di un volo verso mete esotiche? Che la lettura della vita dei santi “sociali” dell’ottocento piemontese (un esempio a caso) sia meno interessante del gossip su Belen? Che la ballata del cavallo bianco di G. K. Chesterton (altro esempio a caso) sia meno avvincente di Conan Doyle o peggio ancora di gialli “in allegato”? Certo, sono scelte di libertà dettate da ciò che più ci sta a cuore e che implicano un occhio sempre vigile ma di sicuro il gioco vale la candela. Per questo, come affermato più sopra, l’estate può essere il tempo della libertà, scelta del bene e non semplice opzione. Per una buona riuscita, come in tutte le cose occorrono costanza e allenamento; se calza un paragone sportivo possiamo dire che la fatica di allenarsi con continuità è premiata con i risultati: chi non desidera essere libero? Emilio Coser In cammino... teoremi di moda che ignorano la natura dell’uomo, ma deve scendere nel cuore per conoscere la verità. Il cuore avverte di essere avvelenato dal mare di cultura che lo circonda fatto di tante gocce, tra cui anche la nostra, e cerca testimoni appassionati come quel grande padre di don Antonio Riboldi che ogni venerdì sera alla radio fa la sua riflessione di tre minuti nella più antica rubrica radiofonica: Ascolta si fa sera. Pensando a questi eventi non si possono non condividere le parole del suo intervento del 6 luglio: Molte volte noi guardiamo al sacerdote non tanto per quello che fa e come lo fa, ma per quello che è. Importante è la testimonianza, testimonio vuol dire che uno anche se non parla predica, c’era il santo curato d’Ars che quando parlava diceva cose semplici ma era creduto più di tanti altri predicatori. Ora quello che si chiede a noi è la semplicità della vita, limpida, coerente perché altrimenti diventiamo gente che recita la parte, ed è una cosa stupida se non nociva quella di vedere persone che parlano ma non sono credibili. Io ricordo di avere incontrato persone che bastava guardarle. Ricordo una volta che andai a un grande assemblea di giovani, arrivai alla sera afono, sul palco ero li solo e non veniva la voce, un giovane si alzò e disse: «don Antonio non c’è bisogno che lei parli, importante è che lei ci sia». Ecco io vorrei che noi fossimo così. Le nostre mamme e i nostri padri una volta parlavano poco, ma bastava un’occhiata! Le parole possono essere inutili, ma la condotta, la testimonianza è la cosa più importante, quello che tu dici lo vivi, ecco cos’è la testimonianza. Io ricordo l’incontro con Madre Teresa di Calcutta, non c’era bisogno che parlasse, appena si affacciava, parlava, non si poteva rimanere indifferenti, Giovanni Paolo II quando lo incontravamo non era importante che parlasse, importante era che c’era! Questo è il merito delle persone grandi, le persone importanti che siano papà, mamme, l’importante è che abbiano qualcosa addosso, essere non parlare, non avere ma essere. Io mi auguro di essere stato e di essere un testimone, non uno che parla, ma uno che è, in maniera tale che chi mi vede e chi mi parla, mi creda. Anche Gesù è il testimone del Padre. Dio vi benedica. Queste parole fanno ricordare Paolo che conquistò molti non con le sue idee, che Pietro definì spesso difficili da capire, ma mediante la testimonianza della vita: il regno d’Iddio infatti non è questioni di cibo o bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo […] diamoci dunque alle opere della pace e della edificazione vicendevole (Rm.4,17) La collana di perle e la differenza È domenica mi sto recando a Messa e davanti a me vedo un amico gaviratese che raccoglie dalla strada cartacce, poi prosegue e le butta nel primo cestino che trova. Lo avvicino e mi complimento con lui. Mi racconta che qualche giorno prima stava togliendo in una via delle erbacce quando un suo conoscente che abitava in quella stessa via lo avvicina e gli chiede: Ma perché ti preoccupi di fare questo lavoro? Non gli rispose. Poi mi raccontò che presso la sua casa su un terreno abbandonato Tu che missione hai? Una comunità vive quando ognuno fa la sua parte. La nostra comunità ha molte difficoltà a portare avanti alcune semplici attività poiché pochi sono i volontari che si vogliono impegnare. C’è difficoltà a gestire la stampa parrocchiale, pochi scrivono articoli, partecipano ai cori, fanno i lettori e aiutano nelle varie iniziative. I più o meno piccoli gruppi a cui alcuni partecipano hanno senso solo se non si chiudono in sé stessi ma trovano un loro specifico ruolo nella comunità. Ognuno ha i suoi talenti e la possibilità di trovare la sua missione nella comunità anche informandosi con i fogli settimanali, il sito della comunità (www.decanati.it), la posta della comunità, l’inserto mensile del Segno e il triannuale in cammino, o rivolgendosi alla segreteria parrocchiale ([email protected]). Tu cosa aspetti a scoprire la tua missione? 5 Riflessioni trovava di tutto. Era evidente che c’è gente che non ama il suo paese. Mi venne in mente il mio ultimo giro in Alto Adige, Trentino e Friuli. Ogni paese che visitavo era una perla dove s’intuiva una comunità viva che non si era addormentata nel ricordo del passato, ma con amore ne valorizzava la storia e rendeva ricco e bello il presente. Le case antiche e nuove erano tutte belle e ben disposte, sui loro muri non vivevano gli scarabocchi, ampi spazi erano pedonali, le finestre erano arricchite da belle tendine e fiori, i negozi avevano belle insegne e vetrine originali, nelle vie e nelle piazze sulle panchine era piacevole sostare e ammirare i monumenti semplici che raccontavano la storia del paese, i marciapiedi e le stradi erano pulite, non faceva a tempo a cadere una foglia che subito qualcuno usciva dalla porta o dal negozio e la scopava via. Camminare in questi paesi dove ogni angolo è valorizzato e reso bello, da un senso di armonia che porta pace all’anima e voglia di restare a contemplare. È evidente che qui, cosa pubblica significa di tutti, per tutti e tutti sono impegnati a curarla, non aspettano che prima o poi passi qualche incaricato comunale a fare le cose che ognuno può fare. È questione di cultura pubblica e privata ed è evidente che non è mai troppo tardi per riscoprire l’impegno per aumentare la bellezza del proprio paese. Luciano Folpini In cammino... Feste delle Comunità Le feste delle Comunità del giardino. Stabat mater Maria è in piedi sotto la croce, alzata, perché il Figlio la risorge. C’è un movimento di verde, di ranuncoli sotto le dita. Mi hai donato la primavera ora che non l’attendo, Gesù. Roberta Lentà Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore. (Lamentazioni 1, 12) L’ha seminata un annuncio imprevisto quando la vita sembrava dover prendere altre prospettive. Maria non ha accordato solo gli organi, gli equilibri delle ossa alla novità del Figlio. Da quel momento ha smesso di appartenersi. Festa di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù Bambino È una festa molto cara agli abitanti di Oltrona e Groppello, celebrata con entusiasmo e solennità negli anni passati e ancora oggi viva nel cuore di tutti. La statua antica della Madonna che veneriamo in Parrocchia è particolarmente amata dalle persone più anziane perché a essa sono legati ricordi di momenti particolari. Ha suscitato devozione, fervore, aiutato a sentirsi vicini alla Madonna che ha toccato il loro cuore e dalla quale hanno ottenuto grazie, ha rafforzato la fede, ha favorito le conversioni, ha operato miracoli nelle anime. Quante preghiere ha accolto nei momenti di guerra, di dolore, di difficoltà, facendo sentire il suo sostegno e la sua vicinanza di madre. Importante per la popolazione è anche la statua lignea collocata nel Santuario di Groppello dedicato alla Madonna del Santo Rosario e delle Vocazioni. È una copia libera della più antica, eseguita dagli artisti della Val Gardena, che riproduce la stessa figura, gli stessi atteggiamenti e attira con lo stesso fascino. Certo, la vera devozione va al di là dell’immagine o di una superficiale emozione. Essa si immerge nel mistero della Divina Maternità, attraverso la profondità della fede, la speranza gioiosa, l’illuminato amore. La sua vicinanza a Dio come madre e regina investe anche noi attirandoci a Colui di cui Ella è creatura e madre. Il gesto di indicare il cuore di Gesù ci dice che Ella tutto rimanda all’amore infinito di Gesù che, per sua intercessione, non disdegna ogni nostra preghiera, ogni sentimento dell’anima, ogni moto del cuore. Nel giorno della festa del paese, che si tiene la prima domenica di settembre, di sera si svolge la processione con la statua della Madonna. È un omaggio della nostra devozione e del nostro amore per la madre di Gesù, nostra protettrice. Vissuta con fede, nella vicinanza al suo cuore e al cuore di Gesù Bambino sarà fonte di nuove grazie che saranno elargite a ciascuno di noi, alle nostre famiglie, ai nostri ammalati, alla nostra gioventù. Con Lei, come guida e come sostegno, i nostri giorni saranno sicuri e pieni di gioiosa speranza. E le è stato profetizzato che una spada le avrebbe trapassato l’anima. Ora sta sotto la croce e Lo guarda. Suo Figlio, quello che ha partorito e cresciuto, quello che ha imparato a conoscere, lentamente, nell’anonimato senza memoria, quello che forse non ha mai compreso e che ha amato. I secoli hanno annunciato questo momento, ogni primavera sottesa nell’inverno. Eppure questo dolore disegnato negli anelli degli alberi, nel tempo del suo corpo, non ne sente consolazione. Maria fissa il Suo bel viso, irriconoscibile. Gli ha dato lei la carne, continua a sentirLo nella carne. Sta in piedi, come quando ha ricevuto i pollini dell’annuncio, e il vento l’ha fiorita come una vela. E a risonanza ascolta nel corpo ogni fibra del Suo dolore. Deve sfaldarsi a danzare la Sua danza, anche adesso. Passare sotto l’aratro fino a sentire il ceppo santo. Anche sotto il frantoio del calvario. Allora pensa l’olio. Mette nelle mani di Suo Figlio l’olio. E contempla molte immagini che le parlano in quel dolore. Il chicco di grano alla fioritura che lo maturi ciò che è intimamente. Forse anche Maria L’ha conosciuto solo per sentito dire, prima. Forse solo adesso i suoi occhi Lo vedono, ora che non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi. La radice dolce, che è cresciuta in terra arida. Il custode 6 L’origine del suo culto Il titolo della Vergine, a cui è intestata la festa di Oltrona, In cammino... deriva dai culti al Cuore di Gesù e di Maria. Il titolo di Nostra Signora del Sacro Cuore, spesso con aggiunto di Gesù, è di chiara derivazione francese e nasce dalla sintesi dei due e sottolinea il rapporto speciale tra Maria e Gesù, simboleggiato dal Cuore del Figlio. Questo titolo è molto usato nella titolazione di chiese e cappelle, ma ci sono anche santuari, come quelli di Mappano di Torino, Lucca, Como e Bergamo; immagini; statue; ordini religiosi, come quello delle Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù e della congregazione delle suore francescane della Provincia di Malta; confraternite come quelle della Fraternità Carismatica di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù di Oleggio di Novara e quella di Bologna. Attualmente c’è anche una chiesa terremotata con questo titolo, quella di Rocca Nuova di Parma, e una beata, suor Maria del Sacro Cuore di Gesù, fondatrice delle Suore del Sacro Cuore. L’iconografia di questo titolo mostra di norma Maria che evidenza il cuore del piccolo Gesù che ha in braccio, e l’aggiunta di del Bambino, esclusiva di Oltrona, non mo- difica il collegamento con la festa universale, anche se celebrata in date diverse. Ad esempio, a Vocogno in Val Vigezzo, dove i festeggiamenti sono molto sentiti, la festa è il 24 giugno; a Pontecagnato di Salerno il 28 maggio; a Mele di Genova, il 22 Aprile; nella diocesi di Trivento del Molise, il 22 maggio; mentre i Missionari del Sacro Cuore la festeggiano all’ultimo sabato di Maggio e ricorrono a lei per le cause più difficili e disperate. A Bologna, la festa è celebrata al 14 novembre con un ottavario nel 2011 dedicato alle vocazioni sacerdotali, mentre a sant’Agata Militello di Messina, i grandi festeggiamenti avvengono alla prima domenica di settembre, come a Oltrona. Per trovarne l’origine bisogna iniziare dall’antica venerazione medioevale al Sacro Cuore di Gesù, promossa a festa da Giovanni Eudes (+1680), iniziatore poi di quella per il Sacro Cuore di Maria approvata nel 1668 per la Francia e divenuta per tutti dopo il 1765, quando fu approvata quella del Sacro Cuore di Gesù. Ma per vedere i titoli riuniti in uno nuovo, bisogna aspettare il 1854, quando due sacerdoti: l’abbé Chevalier e l’abbé Maugenest fondano a Issoudun in Francia la casa dei Missionari di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, stabiliscono la festa al 14 Novembre con l’approvazione di Pio IX. In soli dieci anni si ebbero in tutto il mondo più di mille santuari e cappelle consacrate alla Madonna con questo titolo. Sorsero in Francia le Congregazioni dei Missionari del Sacro Cuore e delle Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù. Ma la sua diffusione si ebbe anche 7 Feste delle Comunità per merito della suora francese Margherita Maria Alacoque (+1690), che era solita rivolgersi a Maria col titolo di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù ed ebbe nel 1673 grandi visioni che la resero famosa. La prima avvenne il 27 dicembre 1673, festa di san Giovanni Evangelista, in cui Gesù le apparve invitandola a prendere il posto di Giovanni durante l’Ultima Cena: “Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini, che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda. Io ti ho scelta per adempiere a questo grande disegno, affinché tutto sia fatto da me”. Gesù chiese che il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, fosse dedicato alla festa al suo Cuore, le prime delle quali si tennero il 20 luglio 1685 e poi il 21 giugno 1686. Aveva 37 anni quando andò a Torino e su suggerimento di don Bosco, fondò un asilo, una scuola e un oratorio col titolo di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù che affidò alla sua Congregazione. Poi fu eretta anche una parrocchia con questo titolo. Fu proclamata santa nel 1920. La redazione di Oltrona Metamorfosi Nel 2008, all’indomani della vittoria olimpica nella 50Km di marcia, Alec Swazer aveva fatto una affermazione degna di riflessione anche in considerazione della giovanissima età. Alla domanda del giornalista che gli chiedeva se fosse felice per l’impresa compiuta (domandona frutto di meditabonda nottata insonne …) aveva risposto; “non sono felice perché ho vinto ma ho vinto perché sono felice”. Alla luce di quanto successo al podista, vicenda nota a tutti, quell’affermazione mi è tornata alla mente stridendo come un freno consumato. “Non ho più voglia di allenarmi”, “alzarmi e marciare è diventato un incubo”, “non ce la faccio più”: questo il nuovo Alec. Una metamorfosi da far rabbrividire, una “marcia” indietro devastante, una regressione da far pensare. Un ragazzo come tanti altri, cresciuto in fretta e travolto dalle aspettative che lui stesso e il mondo avevano. Considerazione finale: il mantenimento di un’immagine di sé che non coincide con la realtà può distruggere un uomo. Emilio Coser In cammino... Feste delle Comunità Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio, poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo" (Ap. 12,7-12) SAN MICHELE ARCANGELO patrono di Voltorre Chi è S. Michele Arcangelo? Tra gli angeli rifulge per la sua bellezza spirituale uno che la Sacra Scrittura chiama Michele. Era già considerato dagli Ebrei come il principe degli angeli, protettore del popolo eletto, simbolo della potente assistenza divina nei confronti di Israele. Nell'Antico Testamento appare per tre volte, in particolare nel libro di Daniele (Dn 10,13.21; 12,1), dove è stato indicato come il difensore del popolo ebraico e il capo supremo dell'esercito celeste che difende i deboli e i perseguitati. "Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non c'era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro". (Dn 12,1) Il suo nome in ebraico suona Mi - ka - El e significa: “Chi è come Dio?” A San Michele è attribuito il titolo di arcangelo, lo stesso titolo con cui sono designati Gabriele (forza di Dio) e Raffaele (Dio ha curato). Per i cristiani, quindi, l'Arcangelo S. Michele è considerato come il più potente difensore del popolo di Dio. Nell'iconografia, sia orientale sia occidentale, S. Michele viene rappresentato come un combattente, con la spada o la lancia nella mano, sotto i suoi piedi il dragone, satana, sconfitto nella battaglia. I credenti da secoli si affidano alla sua protezione qui sulla terra, ma anche particolarmente nel momento del giudizio, come recita un’antica invocazione: "San Michele, difendici nel combattimento, affinché non periamo nel giorno del tremendo giudizio.” L’Arcangelo viene riconosciuto anche come guida delle anime al cielo. Questa funzione di S. Michele è evidenziata nella liturgia romana, in particolare nella preghiera all'offertorio della messa dei defunti: "Signore Gesù Cristo, libera le anime dei fedeli defunti dalle pene dell'inferno ! San Michele, che porta i tuoi santi segni , le conduca alla luce santa che promettesti ad Abramo e alla sua discendenza." La tradizione attribuisce a San Michele anche il compito della pesatura delle anime dopo la morte. Perciò in alcune sue rappresentazioni iconografiche, oltre alla spada, l'Arcangelo porta in mano una bilancia. Inoltre nei primi secoli del cristianesimo specie presso i bizantini San Michele era considerato come medico celeste delle infermità degli uomini. Egli veniva spesso identificato con l'Angelo della piscina di Siloe di cui si parla nel capitolo 5 del vangelo di S. Giovanni: "V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua, il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto" (Gv 5, 24) La liturgia del Concilio di Trento così pregava offrendo l’incenso: "Per intercessione di S. Michele Arcangelo che sta alla destra dell’altare dell’incenso ... degnati di accettare e benedire quest’offerta dell’incenso ..." Nel Nuovo Testamento, S. Michele Arcangelo è presentato come avversario del demonio, vincitore dell'ultima battaglia contro satana e i suoi sostenitori. Troviamo la descrizione della battaglia e della sua vittoria nel capitolo 12° del libro dell'Apocalisse: “Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.” Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. 8 La Chiesa oggi celebra la festa di San Michele, unita in- In cammino... Feste delle Comunità sieme a quella di San Gabriele e di San Raffaele, il 29 settembre. A San Michele furono dedicate diverse chiese, cappelle e oratori in tutta l’Europa. Ricordiamo la “Sacra di San Michele” in Val di Susa, “Mont Saint Michel” in Bretagna e “Monte Sant’Angelo” nel Gargano. Spesso l'Arcangelo viene rappresentato sulle guglie dei campanili, perché è considerato il guardiano delle chiese contro satana. Inoltre a lui vengono dedicate numerose cappelle - ossari nei cimiteri. A Lui si sono affidati interi popoli come i Longobardi, e sovrani come Carlo d'Angiò, grande protettore del Santuario del Gargano, e i regnanti della dinastia dei Valois. S. Michele è anche protettore di numerose categorie di lavoratori: farmacisti, doratori, commercianti, fabbricanti di bilance, giudici, maestri di scherma, radiologi. Alla sua protezione si affidano la polizia e i paracadutisti di Francia e d'Italia. Preghiera a San Michele Arcangelo San Michele Arcangelo difendici nella lotta e proteggici contro la malizia e le insidie del demonio. Dio comandi su di lui e doni a noi la forza di testimoniare la nostra fede: questo chiediamo e supplichiamo. E tu, Principe delle schiere celesti, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano nel mondo per portare gli uomini alla perdizione. Amen. La tela ovale, riportata a fianco, si trova sopra l’altare della “Chiesa Antica” di Voltorre. Riproduce l’Arcangelo Michele mentre sconfigge il demonio. Alla sua destra è rappresentata la Vergine dei dolori con suo Figlio deposto dalla croce. Questa tela ci ricorda che la chiesa è dedicata sia all’Arcangelo Michele che alla Vergine dei dolori. La dedicazione all’ Addolorata, però, è avvenuta in epoca più recente. Tuttavia, la Comunità di Voltorre ha sempre festeggiato, come suo Patrono, San Michele: una figura al servizio di Dio, forte, combattiva, giusta, che lotta contro il male. L’Arcangelo ci protegge dal maligno e ci invita ad essere forti, combattivi, giusti, mai arrendevoli, sempre alla ricerca della verità, pronti a sconfiggere la menzogna. Queste doti ci servono per crescere nella fede: in una fede sempre più consapevole e convinta, capace di cambiarci e di cambiare il nostro rapporto con gli altri. La fede è il tema che verrà svolto in questo anno pastorale, per questo conoscere S.Michele ci sarà sicuramente di aiuto. La piccola santa Gentile Signor Luciano Buon giorno e Buone ferie! Spero che tutto vada bene là, meglio di qua perché le piogge stanno facendo strage! Inoltre In questo tempo abbiamo avuto una triste esperienza causa la morte di una cara bambina di 9 anni! Stiamo seguendo la famiglia con fraterno amore. Quanto è accaduto ci spinge a farlo conoscere perché come la povera famiglia di Maria Goretti, senza voce causa la tanta povertà materiale, ha testimoniato una ricchezza grandissima di valori umani e cristiani, così pure la famiglia Estrada sta vivendo la stessa esperienza. Gemalyn è una ragazzina santa anche se non sarà riconosciuta e messa sugli altari, ma sentiamo sia buono e giusto parlarne di loro e di ringraziare Dio di aver aggiunto una nuova martire tra i Suoi Santi. Ho letto l'articoletto ai genitori ed hanno confermato che è tutto vero ciò che abbiamo scritto. Sia lei come ogni parrocchiano di Gavirate non dovete dubitare del nostro ricordo davanti al S. Tabernacolo! Siete sempre con noi! Sr. Bertilla e consorelle della comunità religiosa delle Suore Domenicane della Beata Imelda, Rosario, La Union, Philippines. 9 In cammino... Quante Maria Goretti oggi! Mentre la Chiesa, con la sua liturgia stava facendoci ricordare e pregare la piccola grande martire Maria Goretti nella nostra Parrocchia di Rosario, La Union, si stava vivendo uno di questi drammi: Gemalyn Estrada di nove anni ha avuto lo stesso martirio! Era il 14 luglio 2012, quando alle dieci del mattino la ragazzina aveva chiesto alla madre di andare a giocare con le sue compagne e vicine di casa. Lei non sapeva che c'era un maniaco che la desiderava, e questa persona era lo zio della mamma. Infatti, appena lasciato la sua casa, lo zio l’ha accompagnata non molto lontano, in un posto solitario e lì ha iniziato la sua opera malvagia. Dopo averla ottenuta e scatenato i suoi perversi sentimenti seviziandola l’ha lasciata morta. Certamente Gemalyn avrà tentato di resistere, ma causa i grossi sassi con i quali l’uccisore si era servito per tenerla ferma non è riuscita a fuggire, così che l’ha perfino soffocata. I genitori, rendendosi conto che la loro figlia non era presente a consumare il pranzo insieme, hanno iniziato a cercarla. Solo alle ore 17, sono riusciti a trovarla, ma in quali pessime condizioni! Gemalyn era l'unica figlia della famiglia Estrada, la quarta tra gli ultimi figli che sono tutti maschi. Infatti erano otto con lei! Era una ragazzina tanto bella e gentile! Frequentava la quarta Elementare. Le sue compagne sono rimaste attonite per quanto è accaduto alla loro amica, ma tanto più i genitori ed i sette fratelli! Visitando la famiglia, sono rimasta ammirata dalla loro capacità di soffrire e di offrire il loro perdono all’uccisore! Questa famiglia è tanto povera economicamente ma è così ricca di fede di capacità di capire le miserie degli altri, perciò anche dello zio che ha provocato loro tanta sofferenza! Sì, loro sono in grado di perdonare, ma la giustizia deve fare la sua parte. L’uccisore è ancora in casa anche se ha confessato di essere stato lui a fare l’azione così criminale! Forse perché sembra aver perso il senno ed è psicologicamente ammalato. E’ molto confuso e triste. Questo evento continua a far riflettere le persone su quante vittime oggi; hanno ancora la stessa esperienza di Maria Goretti al suo tempo! Quante ragazze giovani devono sottoporsi a tanta crudeltà di persone drogate, viziate e scarse di valori umani e cristiani! Preghiamo per la famiglia Estrada che possa esperimentare l’aiuto e la presenza della figlia e sorella Jemalyn, più forte di quanto era fisicamente tra di loro. Sr. Bertilla Boscardin, o.p. Family day a partire dall’attualità La famiglia: il lavoro, la festa: Io c’ero. È difficile condensare in poche parole le sensazioni e le emozioni di un giorno di festa con il Santo Padre! Si è trattato, per le famiglie della nostra Comunità Pastorale, che hanno voluto partecipare alla santa Messa nel Parco Nord di Bresso, celebrata da Papa Benedetto XVI, dimostrare di volerci essere per smentire, con questa esperienza, la mentalità prevalente della famiglia tradizionale ormai in crisi come istituzione. Ebbene, di questa crisi non si è vista l’ombra tra le tantissime persone presenti durante la cerimonia! Si percepiva una grande emozione nel partecipare ed una grande attenzione nell’ascoltare le parole del Santo Padre, che ha dimostrato ancora (non ce n’era bisogno) di essere una grande personalità non solo spirituale per tutti i cristiani ma anche ricco di doti umane (intelligenza e sapienza). Le parole che il Papa ha detto hanno sollecitato l’intelligenza: “per costruire una società dal volto umano bisogna armonizzare i tempi del lavoro e le esigenze della famiglia, la professione e la maternità, il lavoro e la festa”; hanno chiamato la sapienza: “occorre privilegiare la logica dell’essere rispetto a quella dell’avere; la prima costruisce, la seconda finisce per distruggere” 10 ma hanno anche toccato il cuore: “per noi cristiani il giorno di festa è la Domenica, giorno del Signore, Pasqua settimanale. Care famiglie, pur nei ritmi serrati della nostra epoca, non perdete il senso del giorno del Signore!” Il Santo padre ha voluto anche dedicare attenzione: “ai fedeli che pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e separazione; sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica!”. Che altro dire? Una grande emozione anche durante il tragitto a piedi, dopo esser scesi dal pullman, nel vedere la gente affacciata alle finestre. Un plauso alla grande capacità organizzativa, all’attenzione e alla sensibilità, doti proprie della nostra Chiesa Ambrosiana. Piccoli ma grandi passi della Nostra Comunità Pastorale verso la Chiesa Universale. Paola Moja In cammino... a partire dall’attualità Incontro mondiale delle famiglie Un gruppo di giovani volontari anche dal Decanato di Besozzo Sono passati tre mesi dal “VI Incontro Mondiale delle Famiglie” e ancora oggi ritorna il pensiero alle giornate che abbiamo condiviso con il Papa a Milano. Più di 5000 sono stati i volontari che si sono offerti per contribuire alla buona riuscita di questo evento di portata mondiale. Anche un gruppo di ragazzi della nostra Comunità ha accolto l’invito e si è unito ai volontari. Con grande sorpresa siamo stati destinati al “servizio sacrestia”, per distribuire le stole ai preti che arrivavano da ogni parte del mondo e che avrebbero concelebrato la Santa Messa insieme con il Papa. Indubbiamente il nostro era un compito semplice e umile. Ma questa esperienza ci ha anche insegnato che è soprattutto il “come” si svolge un incarico a fare la differenza. Un sorriso o un saluto gentile possono dare senso anche ai gesti più semplici. Lo si capiva dai volti di coloro che abbiamo incontrato. L’esperienza da volontario, poi, permette l’incontro con persone molte lontane e davvero tanto diverse da noi, ma unite da un’unica fiamma: la fede in Cristo. In particolare la figura del Papa, come un Padre, rende più visibile e tangibile l’unità della Chiesa e la condivisione dei cristiani. Abbiamo davvero vissuto una festa, dove si è respirato un clima gioioso, pur nella serietà dei vari momenti e delle testimonianze delle famiglie. Queste occasioni sono motivo per noi giovani di riflettere sulla fede e sull’universalità della Chiesa e ci dimostra, grazie a esempi reali, come si può trarne un arricchimento e come sia bello e possibile vivere una vita in Cristo. Marta Torsa Spending review ovvero quel che resta dei cattolici La cosa più difficile è riconoscere i cambiamenti mentre li si vive. Sappiamo che tutto si evolve, eppure siamo portati a notare solo i balzi, le discontinuità eccezionali, le cadute rovinose, mentre scambiamo gli scricchiolii, i gemiti per puri disturbi di sottofondo, ma non li avvertiamo come possibili segnali di svolta. E finiamo così per trovarci in un altro mondo, del tutto sconosciuto, inconsapevolmente. Ciò vale anche per la Chiesa, naturalmente. E non è sempre un felice risveglio. Se la fede di ciascuno è un affare tra il Buon Dio e la coscienza del singolo – e dunque non è mai misurabile dall’esterno – la comunicazione della fede nei momenti comunitari, per sua natura, non può sfuggire all’analisi critica, che necessariamente la scorta. Vai a un funerale, partecipi a un matrimonio, assisti a una Messa e rifletti … Il funerale Il dolore è dolore, non si discute, ma gli addolorati, quelli non sono tutti uguali. Sono differenti per età, esperienza, sensibilità, per il legame più o meno stretto con il defunto, ma tutto questo è pacifico. Ultimamente si osservano altre diversità e alcune stranezze: in chiesa molti appaiono assenti, smarriti, fuori posto: ignorano le ”procedure” (alzarsi o stare seduti? rispondere al celebrante o tacere?), non conoscono le preghiere anche le più co15 In cammino... muni e dicono Roma per toma, alcuni si intrattengono amabilmente col vicino e intanto ricevono/mandano qualche messaggino ed è già buona che a nessuno venga in mente di tirare fuori il cellulare per fotografare da varie angolazioni la bara, giusto per dire poi “io c’ero!”. Anche il sacerdote, che spesso del morto non sa praticamente niente, si dilunga sul mistero della morte e della sofferenza, sulla dottrina dell’Aldilà, del Dio dei vivi e dei morti, sulla sicura protezione della Vergine Maria, ma non spiccica una parola sul poveretto che giace ai suoi piedi: e che potrebbe dire se non l’ha mai visto né conosciuto, preso com’è da mille incombenze pratiche? Peccato, perché il funerale è una delle poche occasioni rimaste in cui riuscire a comunicare il Vangelo, visto il vistoso calo di matrimoni religiosi, di battesimi, di confessioni e di partecipazione a questi e agli altri sacramenti. Il matrimonio Finalmente, dopo mille tentennamenti, i due conviventi si sono decisi per il grande passo, vuoi per la pressione dei genitori, vuoi per regolarizzare la situazione in vista di un desiderato bebè, vuoi per dare certezze non solo economiche alla famiglia già rallegrata dalla prole. Tutte ragioni nobili, queste. Alcuni fidanzati poi hanno compiuto un serio percorso di fede e di meditazione sul sacramento che muterà il loro amore in grazia pura. Ma un sospetto avanza. Spinti anche dall’interesse un po’ fanatico e morboso del parentado, a sua volta caricato dai consigli impartiti da trasmissioni televisive gettonatissime come Wedding Planners su Real Time (che organizzano tutto il matrimonio, video compresi, ed E' proprio il caso di dire: "ciack, si gira!"...e speriamo che sia buona la prima, recita una pubblicità [sigh]) non è che i futuri sposi più che celebrare la loro unione intendano celebrarsi, mettendo in scena il film (costoso e non sempre di buon gusto) di se stessi, trasformandosi per un giorno in attori di una puntata de La Chiesa dei Famosi? Siamo ancora lontani, è vero, dalla trasmissione televisiva americana Bridalplasty (un successone) che ospita le future spose ingaggiandole in una furiosa gara per vincere un ritocchino (braccia, mento, seno, labbra, fianchi …) in vista del grande giorno, ma insomma … Quando, però, si mettono insieme il contenuto non proprio virtuoso della festa d’addio al celibato/nubilato (dalla sbronzettina alla lap dance e oltre), allo scialo di decennali risparmi in sciccherie e fa- tuità, all’eccessiva importanza attribuita al book, al guestbook, alla scelta di damigelle, paggetti, tableau, bomboniere, partecipazioni, fiori, musica, vestiti, trucchi (anche per lui), accessori, ristorante … il sospetto si rafforza e la preoccupazione trabocca. Certo, il sacramento è sacramento e la sua efficacia è garantita, comunque. E chissà quanti chiedono il matrimonio religioso con autentico spirito religioso. Ma è ancora la regola? O la linea di tendenza, se i simboli hanno il significato che riusciamo a leggere, si sta dislocando dalla versione tradizionale? La messa Entri in chiesa durante la celebrazione di una messa festiva qualsiasi e noti: a) I presenti in prevalenza sono maturi, sopra i 50 anni, ma gli over60 dominano. La messa non starà diventando un rito per anziani, altmodisch o vintage come dicono al di là delle Alpi? b) I bambini di età scolare sono pochissimi, non hanno l’influenza, semplicemente sono rimasti a casa. Colpa delle nuove badanti, i computer? c) I bambinelli presenti, giustamente disinteressati, specie i piccolissimi, trottolano eccitati per le navate, seguiti da genitori assecondanti, che li accompagnano ad accendere la candela a qualche altare laterale (in qualsiasi momento della celebrazione), incuranti del disturbo alla concentrazione degli astanti. Perché non attrezzare un luogo della chiesa per bimbi così piccoli e loro genitori? d) Gli adolescenti, rari e allocchiti, stanno sparsi in fondo e i giovani per lo più latitano. Che cosa non ha funzionato? Il nemico è solo l’indolenza? e) Tra parentesi: a qualche giovane ed avvenente lettrice qualcuno potrebbe spiegare che il vestito non fa il monaco, ma il monaco indossa il vestito adatto? Con il pantaloncino cortino, stile beach short women, la canottiera scollatina e i sandali tronchetti si può benissimo leggere Pinocchio, ma non la Parola di Dio, o no? f ) A volte, a fronte di celebrazioni eucaristiche curate e impeccabili si fa fatica a riportare alla vita le parole e i gesti che compongono il rito. E a portarsi via il nutrimento spirituale atteso. Che fare? Basta togliere o aggiungere, oppure … Funerali, matrimoni, messe e 16 a partire dall’attualità tutto il resto: preti e suore in calo vertiginoso, parroci pochi e indaffaratissimi, laici impreparati e litigiosi, dottrina poco conosciuta e comunque snobbata, testi biblici lasciati a studiosi e a protestanti, educazione religiosa familiare scialba, morale individuale, cutanea e accomodante. Allora non si può reprimere la domanda delle domande: e domani, che sarà? Ci sarà un futuro per la nostra Chiesa? Un futuro di buona qualità, s’intende. In genere a questo punto qualcuno si alza scandalizzato e dichiara solennemente che la Chiesa c’è sempre stata e sempre ci sarà, come il sole che sorge ogni giorno. Quelli ancora più decisi (e incattiviti) puntano il dito e strillano che simili domande denotano unicamente una fede debole, il Cristo infatti non abbandonerà mai la barca dei credenti, l’ha promesso Lui nel suo Vangelo. Tutto vero, eppure, che strano, non si ricorda una pagina evangelica, non una riga, che intenda tranquillizzare gli uomini, perché comunque operino, anche malissimo, lui sistemerà ogni cosa. Per Dio la libertà dei suoi figli è troppo importante, anche la libertà di sbagliare e non è solito sostituirsi alle sue creature o imporsi quando è rifiutato. La filosofia del “Ghe pensi mi” non rientra nel Credo. Dio fa la storia con gli uomini, non senza di loro o malgrado loro. E dunque, insisto: stiamo costruendo una Chiesa con un domani? Angela Lischetti In cammino... Vita della Comunità La Comunità vive Estate Ragazzi ESTATE IN ORATORIO: UNA GRAZIA SORPRENDENTE! Ripensando al periodo estivo appena trascorso, la prima parola che viene alla mente è gratitudine. Si, gratitudine; anzitutto a Dio Padre, perché ha voluto donare a tutti noi, preti, adulti volontari, giovani educatori, adolescenti impegnati nel servizio dell’animazione e ragazzi un’estate all’insegna della gioia cristiana, dell’ascolto della sua Parola e della bellezza del voler crescere tutti insieme nella grande famiglia di Dio che è la Chiesa. Abbiamo potuto assaporare durante l’esperienza dell’Oratorio Estivo e delle Vacanze Comunitarie quanto sia importante accettare l’altro, accoglierlo, e camminare con lui lungo la strada della comunione indicataci dal Vangelo. Gratitudine per i tanti volti incontrati lungo queste calde giornate estive, volti di bambini e di ragazzi che ci hanno ricordato che l’educazione è una sfida non semplice da accettare, ma, se presa sul serio, ti appassiona alla vita e ti dona entusiasmo e voglia di spendersi per le persone che incontri; volti di adulti e giovani che hanno consapevolmente scelto di impegnare parte del loro tempo libero in un progetto serio ed esigente che è quello del Vangelo di Gesù, ed è bello vedere che ci sono ancora persone che ci credono davvero nella Vita Buona indicataci dall’uomo di Nazareth. L’estate è stata una grande occasione che abbiamo cercato di sfruttare al meglio, per dare a tutti la possibilità di vivere quell’incontro con il Signore Gesù che cambia la vita di ciascuno di noi; un tempo propizio per ricordarci che nella nostra storia c’è solo una Parola che ci porta alla salvezza. Gratitudine, perché in tutte le nostre piccole opere di ogni giorno di questa estate, abbiamo visto agire la grazia di Dio che operava incessantemente. Ancora una volta abbiamo potuto sperimentare che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”. don Andrea UN CAMMINO INSIEME… NON SOLO A PAROLE!!! Finalmente ha smesso di piovere! Sono le 21.00: inizia la serata conclusiva dell’ORATORIO ESTIVO 2012. Le quattro parrocchie della Comunità Pastorale si radunano sul campo di calcio intorno al palco sul quale ragazzi e animatori stanno per raccontare con immagini, musiche, danze, scenette parte della fraternità vissuta nelle settimane precedenti. Lo spettacolo, una sorpresa fino all’ultimo, è stato pensato perché potesse rispecchiare il cammino comunione intrapreso… L’apertura con il tormentone estivo ballato da tutti e proposto dalla FOM agli oratori della Diocesi di Milano, uno spazio preparato da ciascun oratorio durante i laboratori e una parte finale, pensata sulla parola TESTIMONIANZA, realizzata insieme; le ragazze del gruppo danza hanno lavorato prima nei loro oratori per studiare la loro parte e creare poi una coreografia sola…a dir poco commuovente. Ho avuto la fortuna di vedere “dietro le quinte”: l’impegno di ragazze che dopo la fatica della giornata tra i ragazzi, l’attenzione alla pulizia dei luoghi, metteva ancora energie per imparare i passi da insegnare poi nel proprio oratorio, le prove con le bambine durante i momenti liberi delle giornate insieme. Ancora giochi, canti, balli, gare e acqua durante i martedì comunitari trascorsi tra il Parco Cinque Piante ad Oltrona e l’oratorio di Gavirate. Il gioco, il desiderio di prendere più punti possibili da sommare a quelli del proprio oratorio muovevano anche i più pigri. Non ci si ricorda quasi più del posto da dove si viene e ci si spende tutti insieme per giocare al meglio, cantare, essere i primi a fare silenzio. Momento forte la Messa, si ci siamo dovuti educare…ma le ultime sono state davvero immagine di ragazzi che riconoscono di essere davanti a un Mistero grande che non possono ignorare. Ed è proprio Intorno a Gesù che cerchiamo di camminare nel rispetto e nell’accoglienza di tutti, nell’entusiasmo davanti a qualcosa di nuovo che nasce con tutta la sua forza. Alla responsabilità di tutti l’impegno di coltivarlo o meno. La comunità cresce nel servizio, quindi durante l’oratorio estivo nell’esperienza dell’animazione, ma anche nella fraternità di chi serve (o sta imparando a farlo). E a proposito di questo non ci siamo fatti mancare nulla. Una serata a settimana è stata dedicata a momenti insieme per i ragazzi delle superiori che sono stati l’anima delle nostre proposte estive, quest’anno all’insegna di grigliate e tornei. Ricordo ancora con un certo effetto tutti i campi dell’oratorio di Gavirate occupati tra partite di calcio e pallavolo degli “ado”, più o meno abili, delle nostre Comunità. Rileggo queste righe sorridendo, per il ricordo di questi momenti, ma soprattutto pensando a quello che ci aspetta: siamo solo all’inizio e il feriale è solo una delle infinite occasioni di crescere!! Leda Mazzocchi 17 In cammino... UN'ESTATE ALL'INSEGNA DELLE PAROLE “Quante parole passano ogni giorno intorno a noi!”. Lo abbiamo sperimentato personalmente nel corso delle 5 settimane di oratorio estivo: alcune ci hanno resi felici, hanno suscitato in noi emozioni forti; altre, invece, rattristati oppure feriti profondamente. Già... ogni parola è diversa dalle altre! Bisogna essere accurati nella scelta: ciascuna racchiude in sé un messaggio unico e irripetibile, quel Vero significato che solo Gesù può farci conoscere. Allora quale miglior metodo per descrivere l'avventura dell'oratorio estivo se non utilizzando alcune parole-chiave? ORATORIO: Parcheggio sociale o palestra di vita? MANI: “Mani, prendi queste mie mani, fanne vita, fanne amore, braccia aperte per ricevere chi è solo.” Insieme a Passpartù è stata la colonna sonora della nostra estate, tanto che, tutti insieme, l'abbiamo cantata durante la prima Messa celebrata da don Andrea a Voltorre. Ma mani sono anche quelle con cui abbiamo pregato, ballato, fatto le attività manuali, scherzato, giocato e.. litigato. FATICA: bisogna fare i conti anche con lei. Come normale è il momento di sconforto che ti invoglia a gettare la spugna. E' qui che si manifesta l'importanza della relazione, del non sentirsi soli. UMILTA': “Chi tra voi è il più importante, diventi come il più piccolo; chi comanda diventi come quello che serve.” IMPEGNO: “Io ci sto!” In tanti hanno pronunciato quello “starci”, altrimenti non saremmo qui a parlare dell'oratorio estivo. Lo han detto gli animatori, gli adulti-collaboratori e i ragazzi (al termine delle 5 settimane il numero totale degli iscritti ha raggiunto quota 100!) che hanno accettato di mettersi in gioco, di metterci la faccia. GIOVANI E ADULTI: La sinergia fra giovani e meno giovani non sia limitata all'esperienza dell'oratorio estivo! Gli adulti aiutino giovani e adolescenti a non fare scelte impulsive, coinvolgendoli nelle decisioni importanti. Gli adolescenti e i giovani non interpretino le considerazioni dei più grandi sempre come un rimprovero, come un “NO” a priori, ma ricerchino sempre un significato positivo. Queste sono quelle che ho scelto io! Ognuno può continuare l'elenco... Luca Parola (Resp. Orat. Voltorre) **** L'oratorio estivo è ogni anno diverso, per le persone che ci sono, per quello che si fa, per il tema proposto, per le gite che si fanno, anche per il tempo... però rimane sempre qualcosa di fisso, un punto di riferimento, un momento non solo di incontro, ma quasi un enorme raduno familiare. Quest'anno tra le note di "Passpartù" ogni giornata è stata accompagnata da una parola diversa, nello specifico un verbo, che siamo abituati ad usare senza spesso dargli troppa attenzione. " donare", "raccontare", "amare", "ringraziare", "chiamare" e tante altre sono diventate così azioni nuove, da vivere in modo diverso dal solito. L'oratorio feriale però è molto di più : è alzarsi ogni giorno presto per stare sotto il sole con centinaia di bambini fino alle cinque e mezza e poi rimanere a sistemare insieme nonostante la stanchezza, è mettersi a organizzare la giornata con i gioconi da fare, rincorrere i bimbi che si divertono a scappare quando c'è la preghiera, riempirsi di cioccolato mentre cucinano i biscotti, o di tempera mentre colorano i cartelloni, è tenere i punti dei tornei e giocare in campo con loro,è ascoltare i loro piccoli litigi e vederli fare pace con la semplicità che solo i bambini hanno, è un sorriso continuo che regali, ma soprattutto che ricevi in ogni occasione. Anche se l'estate è agli sgoccioli e l'oratorio estivo è già finito da un pò, mi sembra ieri che le bimbe di "dieci ragazze per me " si divertivano a ballare sul palco e i grandi si impegnavano nel torneo di calcio : è un'esperienza che rimane sempre viva per tutti i bellissimi momenti che regala. Flavia Orlandi (Animatrice Gavirate) **** Tirare le somme dell’esperienza dell’Oratorio Feriale di Comerio e mettere tutto per iscritto non è un’impresa facile. La difficoltà sta nel dover riassumere un turbinio di emozioni, incontri e scontri, volti e persone che mi ha investito facendomi scoprire la bellezza dello stare insieme. Inutile negare le difficoltà incontrate lungo il cammino, ma la Passione ci ha unito e reso l’esperienza indimenticabile. “Passione” è sicuramente una parola chiave dell’Oratorio Feriale di quest’anno ed è stato il motore che ha mosso i cuori di tutti, il mio, delle animatrici, degli adulti e ha permesso di vivere l’Oratorio di Comerio in modo intenso in un’ottica di comunione con le Parrocchie di Gavirate, Oltrona e Voltorre. Questa Passione era visibile negli occhi di ogni persona rientrata in questa grande macchina organizzativa, ma soprattutto, umana. In questi due anni come educatore a Comerio, ho potuto assaporare le variopinte dinamiche di una comunità viva e con la voglia di camminare su un sentiero nuovo e inesplorato, magari con qualche paura e incertezza, ma affidandosi a Colui che ha tracciato la Via da seguire. Ringrazio tutti per questa esperienza che mi ha accresciuto, dai bambini alle animatrici, dagli adulti ai “colleghi” educatori con i quali ho collaborato. Esperienza che porterò per sempre con me, nel mio cuore. Salvatore De Fazio (Resp. Orat. Comerio) **** Il tempo dell’oratorio estivo è ormai, per tutti, un bellissimo ricordo. Le intense settimane sono state ricche di divertimento, di gioia e di preghiera attorno al tema che ha caratterizzato questa stupenda esperienza: Di soltanto una parola. E’ stato proprio questo il motto che ha presentato le venticinque parole che hanno scandito le varie giornate. Riprendendo il tema, vorrei soltanto dire Grazie a tutti i bambini e ragazzi che hanno partecipato, agli animatori che tanto si sono impegnati dimostrando costanza e voglia di stare insieme, a tutti i volontari che con passione hanno dedicato il proprio tempo e per ultimo, ma non meno importanti, alle guide, sacerdoti e diaconi, di questa comunità che mi hanno permesso di vivere questo bellissimo momento. Personalmente, ho cercato di fare il possibile per svolgere l’importante incarico che mi è stato affidato; gli sforzi compiuti e le fatiche, però, sono state pienamente ripagate dal sorriso carico di gioia di ragazzi e bambini. Come ha ricordato Don Mario nella preghiera conclusiva, l’oratorio è stata una bella avventura, ma non deve terminare con l’estate. Molti, infatti, saranno i momenti che scandiranno il periodo autunnale iniziando, per esempio, dalle feste dei quattro paesi che compongono la comunità. Queste occasioni possano essere, quindi, possibilità importante per continuare il cammino intrapreso. Paolo Leoni (Resp. Orat. Oltrona) 18 Vita della Comunità In cammino... Vita della Comunità strini del pullman il piccolo paese sotto la gigantesca montagna, ti sembrava di cadere! Io mi sono subito affezionata a quel posto! Mi sono affezionata alle persone che c'erano con me e alla casa dove eravamo ospitati. A me è sembrata una vacanza ricca di avventure,di gioconi, di nuove e vecchie amicizie,di bagni in piscina(era gelata, ma stupenda!),di gite! Questa vacanza è diventata così speciale e divertente grazie alla presenza di adulti e animatori, ma soprattutto dalla presenza di Don Andrea! Un altro aspetto importantissimo è stata la cucina! Senza gli ottimi cuochi che ogni giorno ci preparavano cibi prelibatissimi, la vacanza non sarebbe risultata eccezionale! Anche gli animatori presenti hanno avuto una grande importanza e responsabilità! Senza di loro ci saremmo subito stufati di giocare sempre e solo a calcio,a carte, oppure starcene in camera da soli! Gli animatori hanno organizzato giochi e staffette solo per noi e questo fatto mi rende felice perchè capisco quanto bene ci vogliono. VACANZE COMUNITARIE RAGAZZI L’ATTENZIONE DELLA COMUNITA’ PER I PIU’ PICCOLI Intervista a Piero Roncoroni adulto presente al PrimoTurno: Nome e cognome: Pietro Roncoroni (detto comunemente Piero) Perché hai scelto di passare questa settimana con i ragazzi? Come pensionato ho tempo libero e mi piace passarlo in oratorio con altri adulti a servizio dei ragazzi… e poi ho tentato di vedere mia nipote, anche se con scarsi risultati!!! Sei andato in montagna per… Inizialmente come autista e responsabile delle spese…poi ho aiutato nei momenti del pranzo e anche in cucina, tanto che ho anche imparato a fare qualcosina dalle abilissime cuoche. Qualche momento degno di essere raccontato… E’ stato divertente vedere i ragazzini prepararsi per fare le pulizie con tutti gli attrezzi, ci credevano veramente e si sono cimentati come in una nuova avventura. Ricordo con simpatia i passi Edoardo Pareschi nelle “serate disco”. Il falò della serata finale è stato un momento di fraternità forte. Per concludere… La vacanza è stata un’occasione di servizio per i più piccoli, si è costruito con loro un clima davvero familiare. Facevano riferimento a noi per tutto, quasi fossimo i loro genitori…un’occasione per stare con loro e mostrare l’attenzione che la Comunità ha per loro, una comunità sempre più grande: la prima vacanza della Comunità pastorale Santissima Trinità che ha visto partecipare bambini e ragazzi di tutti i paesi. Francesco Caprioli ragazzo del Primo Turno: Prima di partire per questa vacanza con l'oratorio, non mi sarei mai aspettato di divertirmi così tanto come invece ho fatto. Ho potuto passare dei bellissimi e intensissimi giorni con i miei amici, avendo la possibilità di farne di nuovi, perché l'amicizia è un valore molto importante in una comunità, come questa. Non si è creata soltanto tra noi ragazzi, ma anche con le persone adulte che ci hanno accompagnati e trattati come veri signori in un grand hotel. Giulia Micheloni ragazza presente al Secondo Turno: “Rispondere all’amore con amore … Si può!” Questo è stato il tema del campo estivo degli adolescenti della Comunità Pastorale che si è tenuto dal 21 al 28 luglio a Gudon, in Trentino. Un gruppo di circa quaranta ragazzi, guidati da don Andrea, ha avuto la possibilità di conoscersi e di condividere i momenti di riflessione, di preghiera e di gioco, approfondendo il tema dell’amore insieme agli educatori. Nei molti momenti organizzati durante le giornate si è lavorato tutti insieme, senza escludere nessuno. Nei momenti di svago c’è sempre stato modo di confrontarci con gli altri ragazzi e con Giulia Gritti un’animatrice del PrimoTurno: Sono molto felice di aver partecipato alla prima settimana di montagna, la “settimana dei bimbi”. Essere solo quattro animatori e 40 ragazzini non si è rivelato affatto noioso e pesante. Non avevamo mai un minuto libero è vero, andavano seguiti in tutto ma c’era sempre qualcosa da imparare. Con Don Andrea ci siamo trovati benissimo, si è fidato completamente di noi lasciandoci decidere e organizzare ogni cosa: serate, gioconi ed addirittura le riflessioni di gruppo. Proprio per questo motivo penso che sia stata un’esperienza unica, mai fatta prima d’ora, perché solo quest’anno siamo stati noi il “motore” della vacanza! Martina Zaninelli ragazza presente al Primo Turno: Il giorno dopo la chiusura dell'oratorio estivo 2012, noi ragazzi del primo turno dalla 3° elementare alla 2°media, eravamo già sul pullman per la Val Gardena. Dopo sei intense ore di viaggio siamo arrivati! Era un posto meraviglioso! Guardando dai fine- 19 In cammino... Vita della Comunità gli educatori, che ci hanno aiutato a vivere a pieno questa vacanza, senza tralasciare le regole che bisognava seguire per rendere la vita nella casa autogestita più semplice e confortevole. Nel corso del campo siamo andati in gita e abbiamo avuto modo di vedere la bellezza del creato, ammirando il panorama delle Dolomiti. Nei giorni in cui siamo rimasti alla casa di Gudon abbiamo svolto delle attività interessanti, di riflessione, di conoscenza di noi stessi e di creatività. Abbiamo anche conosciuto la vita di personaggi noti per il loro modo semplice e puro di amare senza limiti, come don Pino Puglisi, Annalena Tonelli, Felicia Bartolotta Impastato e i monaci trappisti cistercensi del monastero di Tibhirine. Durante le serate organizzate dagli educatori abbiamo visto due film, “Quasi amici” e “ Alla luce del sole”, abbiamo giocato con il Karaoke, così come l’ultima sera ci siamo salutati ballando il disco-oratorio e cantando finchè abbiamo avuto voce intorno ad un falò. Un grazie immenso da parte di tutti a don Andrea che abbiamo conosciuto e apprezzato più a fondo, a Renata, Mario, Carla e Giuliana che ci hanno accudito e coccolato sempre con il sorriso, agli educatori Paolo, Hermes, Leda, Margherita per la loro amicizia, e un grazie a tutti e a ciascuno degli adolescenti per il cammino fatto insieme e per aver cominciato a sperimentare il bello della comunità pastorale. Una settimana speciale e intensa, volata troppo in fretta, ma che tutti vogliamo continuare a far vivere nelle amicizie nate all’ombra delle montagne e nella vita degli oratori e del gruppo adolescenti che ci aspetta nel nuovo anno. JUMP! IL SALTO DELLA FEDE. ANNO ORATORIANO 2012-2013 Pronti? Si parte! Il nuovo anno in oratorio, fin dai primi giorni, si preannuncia come qualcosa di davvero speciale per tutti noi. Lo slogan che ci accompagnerà in questi mesi è “JUMP!- Il salto della fede”. “Jump!” vuol dire che la fede è qualcosa di entusiasmante, gioioso e, allo stesso tempo, decisivo nella quotidianità di ciascuno di noi. E allora “Jump!” deve essere il nostro allenamento per la felicità, che ci porta a compiere quello che dice il sottotitolo, cioè “il salto della fede”. In sostanza, come ha anche detto il papa, “Jump!” ci avvisa che non si po’ rimanere fermi al punto di partenza, perché la fede ci proietta in una nuova dimensione del vivere, dato che è ricca di opere, è sorretta dall’amore e fa vedere tutto con gli occhi speranzosi di un bambino. Perciò questo è un salto verso l’Alto, verso l’Altro e verso gli altri, perché nessuno rimanga indifferente davanti allo splendore che ci è donato ogni giorno. La fede non è dubbio e paura, ma certezza e slancio verso una vita autentica. Ed è con questa convinzione che si riparte per il nuovo anno, che inizia il 23 settembre con la grande festa di apertura dell’oratorio. In questa sede, i ragazzi di terza media porteranno a compimento la loro professione di fede davanti alla comunità, un cammino cominciato l’anno scorso che ha avuto il suo culmine nella visita ad aprile al Santo Padre a Roma. Davanti all’assemblea riunita i ragazzi si prenderanno le loro responsabilità di cristiani, scelta derivata da un anno di riflessioni sull’importanza della fede nella loro vita. E’ un momento in cui tutti si devono sentire coinvolti, perché la fede stessa sarà il tema centrale di tutti gli incontri di catechismo per adolescenti, giovani e adulti. Infatti con la Lettera apostolica “Porta Fidei” dell’11 ottobre 2011, il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto un Anno della fede. Esso avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Quest’anno quindi sarà una grande occasione perché tutti i fedeli capiscano che il fondamento della fede del cristiano è l’incontro con un fatto, con un avvenimento, “con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte”. Nei numerosi incontri che ci saranno ci si interrogherà quindi su questo argomento, sulla fede, che è un atto personale ed insieme comunitario: è un dono di Dio, che viene vissuto nella grande comunione della Chiesa e deve essere comunicato al mondo. Per quanto riguarda i giovani, il nostro cardinale Angelo Scola, oltre ai due incontri tradizionali (Traditio e Redditio Symboli) si sta adoperando per aggiungerne altri due per cementare il dialogo e la fraternità coi ragazzi e per avere momenti di domande e risposta con i giovani. Con modalità ancora da definire, saranno proposte opportunità di vita comune: più giorni di vita nel nostro oratorio all’insegna della voglia di crescere sotto la guida di Gesù e della domanda, che va sempre tenuta viva, della fede. Ma l’appuntamento più vicino in termini di tempo sono le ben 4 feste patronali che coinvolgeranno moltissime persone che già ringraziamo per il tempo che spenderanno per la Comunità: si sta pensando ad una sorta di palio con sfide che girano per i quattro oratori di Gavirate, Comerio, Oltrona e Voltorre. E allora: “Jump!”, saltiamo e diamoci da fare! E non si tratta di un salto nel buio, perché di là c’è un Altro che ci aspetta. Hermes Paganoni educatore del Secondo Turno: La vacanza in montagna si contraddistingue, ed è sempre piaciuta a giovani e ragazzi per divertimento e gite; potremmo però focalizzare l'attenzione sull'accrescimento che ognuno ha avuto e che ha reso quest'esperienza, un'esperienza comunitaria. Infatti l'esperienza del singolo si riflette sulla comunità attraverso racconti, impressioni, dialoghi e relazioni che l'individuo porta a casa. Per quanto riguarda noi educatori, vedere una così forte risposta da parte di adolescenti provenienti da tutti i paesi della nostra comunità, non può che farci prospettare dei legami tra i ragazzi che, anche se appena instaurati, crescendo, possono portare a molto. Questa vacanza quindi non è stata solo tempo nel quale adolescenti e giovani si sono divertiti e hanno giocato assieme, ma grazie alle attività, ai canti e alla preghiera si è riusciti a comprendere che il vero motivo il quale ci spinge ad unirsi, relazionarsi e condividere le proprie esperienze e le proprie impressioni con altri, è Gesù Cristo. 20 Orari catechismo: Seconda e Terza media: sabato alle ore 18.00. Adolescenti: martedì ore 20.30. Giovani: lunedì ore 21.00 ogni due settimane. Luca Mastrorilli In cammino... Ragazzi di tutte le parrocchie… diamo voce ad alcuni di loro! Nome e parrocchia: Marta, Gavirate Francesco, Voltorre Maria Chiara, Comerio Davide, Oltrona Perché hai detto si alla settimana proposta agli ado: Marta: Perché sentivo altri amici che andavano e mi piaceva l’idea che gli educatori pensassero qualcosa per me e i ragazzi della mia età di solito coinvolti nel fare animazione. Francesco: per me era un’esperienza nuova. Volevo conoscere persone nuove e conoscere anche meglio don Andrea. Maria Chiara: ho partecipato a questa vacanza per passare una settimana in compagnia dei miei amici e per socializzare con altri ragazzi. Davide: sono sempre andato in montagna con l’oratorio di Oltrona, inoltre il fatto che quest’anno ci fossero anche altri mi ha incuriosito! Quale fatto è degno di essere raccontato: Marta: La staffetta intorno alla casa: alla fine eravamo stanchissimi ma è stata divertente. Francesco: Tutte le serate insieme sono state proprio belle eravamo tutti coinvolti. Maria Chiara: Di questa esperienza racconterei tutto, nei minimi dettagli perché ogni cosa vale la pena di essere raccontata: dalle gite, ai giochi, ai momenti di riflessione, alle risate fino alle chiacchierate. Davide: Molto bella la serata finale intorno al falò e la “discomontagna” successiva…poi sicuramente le camminate. Quale attività nei momenti di proposta ti è piaciuta di più: Marta: Quello sull’amicizia perché era quello mi riguardava più da vicino. Francesco: Quando abbiamo parlato dell’amicizia, perché è un tema che riguarda tutti i momenti della vita, i piccoli e i grandi. Maria Chiara: Non c'è stata un'attività che mi ha colpito in particolare, tutte sono state molto belle, interessanti e utili. Ma mi è piaciuto molto lo "spazio" dei pensieri in cui ognuno poteva spontaneamente esprimersi, senza paura, riguardo agli argomenti trattati. Davide: La visione e la riflessione sul film ”Quasi amici”. La cosa più bella che hai portato a casa: Vita della Comunità Marta: I rapporti approfonditi con chi conoscevo già e le nuove amicizie. Francesco: il divertimento, le persone, le passeggiate ma anche i momenti più Maria Chiara: Porto a casa assolutamente una bella esperienza di crescita personale che mi ha permesso di conoscere meglio me stessa e di mettermi in gioco senza paura. Porto a casa una settimana di risate e divertimento e lunghe, ma meravigliose camminate. ma soprattutto la felicità di avere incontrato relazioni nuove da coltivare. Davide: All’inizio conoscevo solo Alessandro…è stata un’occasione per aprirci e conoscere tante persone prima solo intraviste alle gite! Invita i tuoi amici con una frase effetto: Marta: Io adoro il mare, ma la settimana di vacanza in montagna con l’oratorio è stata la vacanza più bella. Un po’ di fatica per le gite, ma ti diverti un sacco. Per non parlare del cibo! Di tutto di più dalla colazione, al pranzo, alla cena e per finire in bellezza aperitivi a bordo piscina. Ci si conosce meglio. Tutto fantastico dagli incontri, alla Messa, alle preghiere che don Andrea rende interessanti. È un’esperienza speciale sia per il posto che per i momenti passati insieme. Da ripetere!! Francesco: Ti consiglio vivamente di andare perché ti diverti e puoi imparare tante cose! Maria Chiara: Passerai una settimana stupenda, divertentissima, ricca di scoperte e di nuove amicizie… Tutto questo insieme ai tuoi amici! E’ importante perché impari a relazionarti anche con ragazzi che non conosci , a riscoprirti e...il divertimento è assicurato! Davide: Se vuoi conoscere meglio te stesso e lo stare bene con gli altri ti invito a condividere la prossima offerta di vera amicizia e crescita con la nostra Comunità! 21 In cammino... Vita della Comunità Estate famiglie e adulti Vacanza della Comunità ad Arabba Vorrei iniziare con un ringraziamento a Don Piero e a tutte le famiglie presenti alla vacanza ad Arabba perché è stata una delle più belle che ho trascorso. Era veramente piacevole trovarsi la mattina tutti insieme per la colazione e prepararsi poi per la gita sulle bellissime montagne. Per la mia famiglia è stata la prima volta, mio marito all’inizio era un po’ annoiato e poco partecipe, poi però si è sentito cercato e coinvolto tant’è che alla fine della vacanza mi ha detto che è stata un’esperienza veramente bella da rifare l’anno prossimo. Per quanto riguarda i miei figli (Michele 3 anni e mezzo e Letizia 1 e mezzo) si sono divertiti e hanno avuto a loro disposizione più di un papà e una mamma: erano coccolati e curati da tutti. Mi piaceva l’idea che passassero del tempo insieme non solo ai genitori o nonni, perché si sentissero parte di una famiglia più grande che è la comunità cristiana. Che meraviglia vedere mio figlio saltare dalla gioia quando, dopo la prima camminata della sua vita di circa 2 ore, è arrivato al rifugio a 2500 mt. accolto da un applauso generale, da un pacchetto di patatine e un passaporto delle Dolomiti come premio. Grazie ancora a tutti e alla prossima vacanza!! Barbara Pasetto Soprattutto, a dispetto dei pregiudizi diffusi su una vacanza “con il prete”, si è sentito libero di partecipare o meno alla Messa giornaliera o ai momenti di riflessione e confronto che quest’anno hanno preso spunto dal libro scelto dal Don come lettura della settimana. …che bello quel pomeriggio al rifugio a più di 2000 mt. leggere il libro tutti insieme, seduti sul prato, condividendo i propri pensieri sgranocchiano del cioccolato e sorseggiando un bel tè dissetante … Alla fine di ogni giornata, stanchi, si rientrava in albergo e dopo una bella doccia calda e rilassante, le parole di Don Piero ristoravano lo spirito. Ho scelto di vivere quest’esperienza perché mi piaceva l’idea che oltre al riposo o al divertimento, che si cerca di solito in una vacanza, c’era anche la possibilità di dedicare del tempo a Dio. Questo per me non è facile nella vita frenetica di ogni giorno, nella quale credo sempre di avere qualcosa di più importante da fare e rimando continuamente a più tardi, fino ad arrivare alla sera stanca riuscendo a dedicargli, sì e no, qualche secondo prima di addormentarmi. E per finire... Il pellegrinaggio in Russia Recuperare la bellezza per essere cristiani: suoni e colori della Russia. 22 Russia, Siberia, freddo. L'equazione non fa una piega. Invece dopo otto giorni di pellegrinaggio nel paese evangelizzato da Cirillo e Metodio, tutto sembra assumere un significato differente. La Russia non è nazione fredda, distaccata, ma terra di contrasti estremi, che si manifestano in una gamma vastissima di sentimenti ed emozioni: nulla a che vedere con il rigore del suo clima in alcuni momenti dell'anno. Ciò che più colpisce chi visita questo enorme stato, il più esteso del mondo, sono i suoni e i colori, che l'uomo, nella sua incessante ricerca della bellezza come specchio della perfezione divina, tenta di rappresentare con la musica e la pittura. Inanzitutto i suoni delle celebrazioni, espressi In cammino... con il canto, forma principe d'espressione della liturgia ortodossa, celebrata in una lingua che non comprendiamo ma che possiede il fascino di fonemi dolci e melodiosi. Suoni dello strumento più espressivo di tutti, la voce umana, sola, senza accompagnamento strumentale, nella sua nuda umiltà orante davanti al Creatore, che per essere intonata deve ricercare l'armonia con altre voci, in una Comunione dei Santi artistica che anticipa i cori celesti. Suoni che sfruttano tutta l’estensione vocale, dalle note gravissime dei bassi che fanno vibrare le pareti delle chiese, agli acuti dei soprani che richiamano le schiere degli angeli. Suoni che assumono dinamiche diversissime, a seconda dei luoghi a cui sono destinati e che si adattano in maniera plastica alle architetture che li ospitano. Suoni delle piccole chiese, intonati soltanto dalle voci di due o tre donne, con melodie che nella loro ieraticità preludono alla beatitudine celeste. Suoni della cattedrale della Madonna di Kazan, un coro possente, segno della gloria eterna che ci attende. Suoni del silenzio della campagna russa, casette sparse in una pianura senza fine, dove da sempre si svolgono gli umili lavori dei contadini. E poi i colori, sacri e profani della collezione dell’Hermitage, in cui la genalità umana si esprime nelle sue mille sfaccettature a seconda delle nazioni ed epoche storiche. Colori divini, delle chiese e dei monasteri, dove da secoli si svolge la vita dei religiosi, che adorano il nostro stesso Dio anche se in forme diverse. Colori abbacinanti delle cupole d'oro, che risplendono al sole delle lunghe giornate estive e sembrano acquisire luce propria anche sotto il cielo più grigio. Colori accesi degli affreschi delle chiese, su un fondo azzurro che evidenzia le figure dei Santi, fissate nel tempo dalle mani degli artisti a ricordarci le virtù cristiane. Colori smaglianti dei tetti dei monasteri, verdi, rossi, azzurri, blu, di una intensità che non ci si aspetta e che si possono riconoscere a distanza, come un faro per chi cerca un porto sicuro per lo Spirito. Colori delle icone annerite dal fumo delle candele, segno di una devozione che non ci appartiene più, persi come siamo in una vita affannata che non ci consente di sostare neanche per pochi minuti in adorazione davanti ad una immagine sacra. E l’icona della Trinità Veterotestamentaria del grande Andrej Rublëv, che raffigura il Mistero come i tre uomini che incontrano Abramo alle querce di Mamre, compendia perfettamente, in un’armonia quasi musicale di colori, tutta la spiritualità di una nazione che ha saputo conservare la Fede anche nei momenti tragici della sua storia. Qualcuno ha scritto: “la bellezza salverà il mondo”. Guarda caso, e forse non poteva essere diversamente, quel qualcuno era proprio un russo: Fëdor Dostoevskij. Forse il nostro compito, di ritorno da questo pellegrinaggio, è proprio quello di riportare nella nostra vita e in quella di chi sta accanto il senso di una bellezza di cui abbiamo perso il ricordo. Una bellezza che non deve essere fine a se stessa, ma deve rammen- 23 Vita della Comunità tarci ogni giorno che siamo chiamati a qualcosa di più grande: la grandiosa liturgia celeste, celebrata da millenni nelle chiese ortodosse con suoni e colori che non potremo mai dimenticare. Alberto Repossi In cammino... RIFLESSIONI E CONSIDERAZIONI SUL PELLEGRINAGGIO IN RUSSIA Non nascondo dopo l’uscita del programma del pellegrinaggio in Russia, la perplessità che ho avuto prima di decidere di partecipare al viaggio, credo dovuta sia ad una visione su quello che la Russia ha rappresentato negli ultimi anni dal punto di vista della politica estera nei confronti dell’occidente, sia dovuta principalmente al rigido controllo che lo stesso potere politico ha esercitato nel secolo precedente sulla chiesa ortodossa. Ma poi la tradizione religiosa ,l’arte, gli scienziati, la letteratura e la parte attiva che questa terra ha avuto nella storia degli ultimi cinquant’anni del nostro continente, hanno stimolato il mio interesse ed ho deciso di partire: ed ho fatto bene. Man mano che il nostro pellegrinaggio procedeva eravamo sempre più colpiti dalla maestosità delle chiese, fortunatamente ristrutturate, che con le loro cupole d’oro, la possente architettura, e i bellissimi colori degli affreschi interni ci avvolgevano completamente. Le mirabili iconostasi che di volta in volta incontravamo celebravano la gloria del Signore; le varie icone, uniche, perché scritte con amore e preghiera, evidenziavano la tenerezza, la gioia, e la compassione di Maria, di Gesù, e dello Spirito Santo. Dopo la visione di queste belle cose che non hanno solo un significato artistico, se pur meraviglioso, ma rivestono un ben più importante significato di sentimento religioso; mi chiedevo come e perché i russi all’inizio della rivoluzione hanno distrutto queste chiese, non considerando per niente quello che rappresentavano per la loro religione, storia e tradizione; pur spiegandomi le persecuzioni, le crudeltà, la distruzione che la religione storicamente ha dovuto poi subire da parte dei bolscevichi, per il loro pensiero dottrinale assolutista. La risposta mi viene data dalle spiegazioni dalla nostra guida Andrey, il quale descriveva che alle funzioni reli- Vita della Comunità giose oltre al patriarca e alla famiglia dello zar, partecipavano i boiardi e i rappresentanti delle classi agiate, mentre non vi era posto per tutti gli altri. Per questo motivo credo che il popolo non sentisse come sue le chiese, ma invece le associava proprio a quelli che doveva detronizzare e combattere. Capitavamo spesso nel visitare le cattedrali durante le funzioni e ci colpiva la nenia particolare, che veniva declamata, facendo assomigliare il rito a quello di una religione orientale e non cristiana, ma poi guardando le icone che rappresentavano Gesù o la Madonna, ritornavamo col pensiero alla preghiera anche noi. E tutto questo ancora di più durante la visita a San Sergio, dove fratelli ortodossi e cristiani insieme in coda come al Santo Sepolcro per pregare alla tomba del Santo, Don Piero poi come sempre ci illuminava sia evidenziando il sentimento reale e apparentemente contraddittorio della gente russa descritte dagli autori, sia con le spiegazioni teologiche, rilevando anche quegli aspetti che potevano sembrare particolari, ma che erano lo stesso carichi di devozione, in quanto, se pur in forma diversa, rappresentavano sempre una realtà carica di sentimento religioso. Tanti anni or sono ho partecipato ad una Messa ortodossa in quanto un amico dopo la vocazione ha chiesto il passaggio al rito ortodosso: la ricordo certamente lunga ma piena di significato religioso diretto, non mi avevano colpito invece le invocazioni, le preghiere e i canti come queste “nenie russe”, (che il piccolo Marco riproduce con particolare somiglianza), forse perché celebrate in slavo antico che danno quel carattere “cantilenante che il greco non ha o mitiga molto. Anche quest’anno il nostro un gruppo meraviglioso tanto coinvolgente al punto da far dimenticare talvolta la pacatezza dell’età matura. Ho visto una Russia che non pensavo esistesse e molto più vicina a noi di quello che si potrebbe pensare e per la storia che ha la sua Chiesa e per il fatto poi che negli ultimi anni sono stati ristrutturati e talvolta ricostruiti gli edifici religiosi distrutti, evidenzia che l’anima russa non può cancellare le proprie radici e sebbene oggi stia attraversando un periodo di transizione si riapproprierà delle sue tradizioni dei secoli passati. Interdonato Franco 24