Feste patronali 2012

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Feste patronali 2012
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Feste delle Comunità Parrocchiali 2012
Io Credo!
La riscoperta dell’atto di fede
Riflessioni
pag. 2-5
le feste delle Comunità
pag. 6-9
L’estate in parrocchia
pag. 13-20
In cammino...
Editoriale
non è soltanto l’inizio, ma il principio di ogni cosa. E
dunque la fede ha sempre in sè questo aspetto scomodo,
questa sfida che ci costringe a rimetterci in discussione,
a fondare la vita su ciò che non conosciamo pienamente
e sfugge alla nostra ansia di controllare tutto. Credere è
dunque vivere questa scelta e trovare la forza nel volto
che ci sta davanti e ci appare come volto promettente e
affidabile. La fede nasce come fascinazione di un volto,
che diventa così bello e importante da meritare l’impegno
e l’affidamento di tutta la vita.
La fede è poi una logica diversa che guida le scelte della
nostra vita. C’è sempre nel Vangelo lo scontro tra due
mentalità: la mentalità calcolante dell’uomo, sempre
chiuso nell’ansia di chiedersi che cosa si può guadagnare,
e la logica dell’amore, della gratuità, del dono. Tra queste
due logiche non c’è possibilità di compromesso. La logica
dell’amore è trasgressiva, va oltre ad ogni limite posto
dalla ragione e dal buon senso. Credere significa passare
dalla mentalità del calcolo alla mentalità del dono. Significa accettare di essere portati da Dio molto più in là di
quello che avevamo preventivato, dei progetti che avevamo fatto. E’ la testimonianza di tanti santi che nell’affidarsi al Signore hanno visto sorgere in loro un’umanità
che non sospettavano di avere, una pienezza di vita che
era chiaramente fuori dalla loro portata. Credere dunque
significa seguire fino a dove non comprendiamo più, su
quelle strade che non possiamo, con la nostra misura,
condividere. Questa nuova misura è il dono dell’amore
che la fede accende in noi e ci mette al riparo del rimprovero di Gesù Cristo nel Vangelo. “Chi mette mano all’aratro e si volta indietro, non è degno di me!”
C’è un altro passaggio fondamentale. Spesso pretendiamo che la fede ci renda facile e semplice la vita, ci tolga
le croci, che appesantiscono e opprimono la vita. E siamo
scandalizzati quando sentiamo che il Signore in cui crediamo fa silenzio ed anzi sembra essere assente. Ma la
fede non è così. Non è la risposta semplice ai nostri problemi, ma è l’invito a prendere la croce, a scendere in
campo in quella lotta (agonia) che Gesù sta combattendo
nel mondo perchè la vita vera trionfi sul male che la mortifica. Fede è dunque lotta. La fede ci dà la forza di af-
Io credo!...
Quest’anno pastorale, che inizia, sarà dedicato a riscoprire la bellezza e la verità della nostra fede. C’è sempre
di più e in maniera sempre più visibile uno scollamento
tra la fede e la vita, che riduce la fede ad un’esperienza
di complemento facendole perdere quel carattere essenziale per la vita di un uomo che le compete. E’ sempre
anche più visibile un’astrattezza della fede, che viene ridotta ad una vaga sensazione, ad un sentimento indefinito. Non si conoscono più le “Verità della Fede” ed esse
non hanno più la forza di impegnare la vita dell’uomo.
Secondo l’intuizione del Papa, c’è bisogno di ravvivare
la potenza salvante dell’incontro con Cristo, il desiderio
di conoscere sempre più a fondo il suo mistero e la gioia
di poter cambiare la vita con la forza che si sprigiona
dalla fede vissuta.
In sintonia con questa indicazione noi cominceremo a
centrare attorno al tema della fede le feste delle nostre
Comunità, con la speranza che possano diventare un momento significativo in questo cammino di riscoperta della
nostra fede. Tutti possiamo ammettere che è per noi molto
attuale il richiamo di Paolo a Timoteo a ravvivare la fede
soffiando sulle ceneri che si stanno spegnendo perchè
torni a sprigionarsi da esse il fuoco vivo dello Spirito, e
possiamo vincere così lo spirito di timidezza che tiene legata la nostra vita e ritrovare lo spirito di sicurezza, che
invece apre la vita alla sua verità e alla sua pienezza.
In questo mese, cogliendo l’occasione delle Feste Patronali, compiremo insieme un cammino alla riscoperta più
che delle Verità della Fede, dell’atto stesso del credere.
L’inizio sta in un incontro, mistero di segni, di sguardi
e di parole, che sconvolge la vita. Nell’incontro di fede
c’è una forza potente che strappa dalla vita di prima, costringe ad uscire dalle proprie certezze, a guardare al
mondo con occhi diversi. C’è sempre all’inizio di ogni
esperienza di fede questo momento drammatico in cui si
deve decidere tra il rimanere aggrappati a se o fidarsi del
Signore e del futuro che ci apre davanti. E’ un momento
duro in cui tutto sembra perduto, ma non si può “guadagnare” la vita se non la si “perde” per lui. Ma questo
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In cammino...
frontare le croci più che togliercele.
Come per Gesù anche per noi, la
fede ci conduce nel giardino del Getzemani e sulla croce. Noi ci chiediamo perchè tanta fatica e tanta
sofferenza, la fede non risponde, ma
apre gli occhi a vedere che proprio in
questi momenti Dio si rivela e la nostra vita coglie delle possibilità che
altrimenti non potrebbe mai avere.
Credere dunque è accettare il combattimento e rivestirsi di quell’armatura di cui parla Paolo nella
lettera agli Efesini: “Prendete dun-
que l’armatura di Dio,
perché possiate resistere
nel giorno
cattivo e restare saldi
dopo aver superato tutte
le
prove.
State saldi,
dunque: attorno ai fianchi, la verità;
indosso, la
corazza della
giustizia; i
piedi, calzati
e pronti a propagare il vangelo della
pace. Afferrate sempre lo scudo della
fede, con il quale potrete spegnere
tutte le frecce infuocate del Maligno;
prendete anche l’elmo della salvezza
e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio”.
Infine dove ci conduce la fede, quale
salvezza ci dona? La tentazione è
quella di avere delle piccole speranze, di confondere la terra della
promessa con alcune situazioni di
comodità che immaginiamo. La tentazione dell’uomo è quella di ridurre
Editoriale
tutto ciò che non riesce a conoscere
nei confini delle sue possibilità. Il
Dio vero interlocutore esigente
viene sostituito con l’idolo muto,
fatto a propria immagine, di sostituire il paradiso con una frammento
di terra, di pensare che la salvezza
stia nel ben-essere del presente. La
fede ci convince che non è in queste
cose che dobbiamo cercare la salvezza. Ci strappa dall’illusione e ci
indica che la salvezza sta oltre, che
dobbiamo vivere pienamente il presente, ma con la libertà di chi sente
di essere chiamato altrove. La fede ci
fa guardare al cielo per avere da lì la
forza di illuminare quella terra che
a volte appare tenebrosa e impenetrabile. La fede compie la sua opera
quando ci fa passare dalla terra al
cielo e ci convince che solo lì, nell’abbraccio di Dio possiamo trovare
la nostra pace...
E’ un cammino impegnativo, ma la
gioia che accompagnerà queste feste
ci dice che la posta in gioco è importante e bella. Che dalla fatica del credere può nascere la gioia vera,
l’esperienza di una vita piena e di
una sincera comunione. E cioè
quello che noi stiamo cercando...
don Piero
FEDE E POLITICA.
E
LA LEZIONE DEL CONCILIO VATICANO II
Gaudium et spes 75: «La Chiesa stima degna di lode e di considerazione l’opera di coloro che, per servire
gli uomini, si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità».
logio dei cristiani impegnati in politica. La responsabilità politica dei credenti – come si evince dalla lezione
dell’ultimo Concilio – sollecita a considerare l’agire politico anzitutto non come un esercizio del potere, bensì
come una pratica in cui è coinvolta la qualità umana del vivere. La fede ha il compito di nobilitare l’attività politica, mostrando come la sua verità consista ultimamente nella sua capacità di stimolare la ricerca e la pratica della
giustizia sociale, così da rafforzare quelle condizioni di relazioni umane e di solidarietà capaci di promuovere una
piena umanizzazione della convivenza civile.
Lode e considerazione per i politici, a condizione che siano al servizio della cosa pubblica, ovvero del bene comune.
È vero che si è fatta molta retorica sulla politica come servizio, mentre troppo spesso è ricerca del proprio interesse
«particulare». Il messaggio dell’ultimo Concilio appare in controtendenza, proprio in un’epoca ‒ come la nostra ‒ in
cui è dato a vedere di tutto: politici che mentre incontrano i grandi della Terra si premurano di organizzare le serateparty con le Olgettine; altri che ritengono una buona causa privilegiare soltanto coloro che appartengono al proprio
sodalizio (sia chiaro, a fin di bene!); altri, ancora, che usano i fondi del rimborso pubblico come un bancomat per la
«paghetta» del figlio del capo; altri che – per essere bypartisan – non rinunciano al sistema delle tangenti, delle regalie e del «così fan tutti».
Non si può dimenticare il sarcasmo, forse è l’unica volta nel Nuovo Testamento, nei confronti dei governanti che
«hanno il potere e si fanno chiamare benefattori» (Lc 22,25). Perché anche tra i discepoli, purtroppo, diviene dominante la preoccupazione per garantirsi i primi posti, in altri termini garantirsi il potere.
La risposta di Gesù non lascia dubbi in proposito. L’esercizio del potere e dell’autorità deve obbedire alla logica di
«essere in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27). Come ha fatto Lui. Lo stile, che diventa messaggio. Ammonimento per una Chiesa.
MARCO VERGOTTINI
3
In cammino...
Libertà
vo’ cercando
In questa estate torrida che sta per
finire che ha ringalluzzito i sostenitori del global warming (dopo che
per tutto l’inverno si erano nascosti),
molti avranno avuto il piacere di
concedersi qualche giorno in spiaggia e di rinfrescarsi nell’acqua del
mare con frequenti bagni. Cosa c’è
di meglio di un tuffo per vincere l’afa
opprimente d’agosto, e poi magari
una bibita fresca e una pennichella
sotto l’ombrellone per tenere lontani
i problemi e le ansie che la vita di
tutti i giorni comporta!
Occorre “togliere la spina”, “darci un
taglio” si sente spesso dire; lo
svago, e purtroppo a volte lo sballo,
come scacciapensieri per una vita
che pare spesso gravare su spalle
soccombenti. Ci sta, poco o tanto
l’abbiamo fatto tutti questo pensiero;
ma ha senso logico tale comportamento? non è che poi a settembre
ci ritroviamo tutti un po’ più sfiduciati
e disillusi? Non è che l’incertezza
che la fa da padrona di questi tempi
riprende subito il sopravvento? Non
è che assomigliamo allo struzzo che
infila la testa sotto terra per non
guardare in faccia alla realtà ?
L’estate come illusoria parentesi
della vita, le ferie come ingannevoli
sirene per piaceri che il resto dell’anno nega.
Invece l’estate può essere il tempo
della libertà, cioè di scelte indirizzate al vero bene della persona che
sappiamo tutti essere, prima che i
pur necessari riposo e svago, richiesta di significato e di senso delle
cose, capacità di giudizio e quindi di
affronto di ciò che il quotidiano ci
mette sul cammino, criteri per discernere il bene nella diuturna fatica
del vivere, chiarezza e certezza in
luogo di nebbie e timori.
C’è un ambito in cui tutto questo è
educato e favorito; c’è un ambito in
cui tutto questo è al centro dell’attenzione; c’è in ambito in cui tutto
questo è proclamato senza mezze
misure; ma soprattutto c’è un ambito in cui questo è possibile e avviene continuamente: è la
chiesa, la vita della chiesa, il
grembo caldo e accogliente in
cui la persona, ciascuna persona, è condotta per mano
verso il proprio compimento
pur dentro le manchevolezze e
le ambiguità a cui non è sottratta. Nella sua attuazione
pratica può essere una vacanza tra amici, un pellegrinag-
Ascolta si fa sera
Ogni giorno chi legge il giornale o ascolta la radio o la televisione, non
può non inorridire davanti ai titoli come quelli del 22 luglio: «Partorisce
gemelli, il primo lo getta via»; «Siria oltre trecento vittime e centinaia in
fuga da Damasco»; «Denver, strage alla prima di Batman»; e domandarsi: Ma dove va il mondo ed io cosa posso fare? Se è evidente che si
è impossibilitati a intervenire direttamente in queste situazioni, è però
vero che alcuni di questi fatti sono legati alla cultura che si sta formando
nel mondo globalizzato e tende a spiegare tutto con le leggi economiche
e con la scienza per arrivare a giustificare i comportamenti sbagliati attribuendone le colpe alla società e alle sue leggi. Ognuno sa che la ricerca delle risposte non può fermarsi alla superficie, come fanno i
4
Riflessioni
gio, la partecipazione a meetings e
appuntamenti, la vacanza proposta
dalla comunità pastorale, la lettura
di libri consigliati e cos’altro ancora
l’interesse e l’intelligenza suggeriscono. Oppure vogliamo credere
che la vacanza intelligente è solo
quella con l’assenso del tuttologo di
turno? Oppure che la visita a luoghi
di culto o di devozione mariana sia
meno qualificante di una crociera o
di un volo verso mete esotiche?
Che la lettura della vita dei santi
“sociali” dell’ottocento piemontese
(un esempio a caso) sia meno interessante del gossip su Belen? Che
la ballata del cavallo bianco di G. K.
Chesterton (altro esempio a caso)
sia meno avvincente di Conan
Doyle o peggio ancora di gialli “in
allegato”?
Certo, sono scelte di libertà dettate
da ciò che più ci sta a cuore e che
implicano un occhio sempre vigile
ma di sicuro il gioco vale la candela.
Per questo, come affermato più
sopra, l’estate può essere il tempo
della libertà, scelta del bene e non
semplice opzione. Per una buona
riuscita, come in tutte le cose occorrono costanza e allenamento; se
calza un paragone sportivo possiamo dire che la fatica di allenarsi
con continuità è premiata con i risultati: chi non desidera essere libero?
Emilio Coser
In cammino...
teoremi di moda che ignorano la natura dell’uomo, ma deve scendere
nel cuore per conoscere la verità. Il
cuore avverte di essere avvelenato
dal mare di cultura che lo circonda
fatto di tante gocce, tra cui anche la
nostra, e cerca testimoni appassionati come quel grande padre di don
Antonio Riboldi che ogni venerdì
sera alla radio fa la sua riflessione
di tre minuti nella più antica rubrica
radiofonica: Ascolta si fa sera. Pensando a questi eventi non si possono non condividere le parole del
suo intervento del 6 luglio:
Molte volte noi guardiamo al sacerdote non tanto per quello che fa e
come lo fa, ma per quello che è. Importante è la testimonianza, testimonio vuol dire che uno anche se
non parla predica, c’era il santo curato d’Ars che quando parlava diceva cose semplici ma era creduto
più di tanti altri predicatori. Ora
quello che si chiede a noi è la semplicità della vita, limpida, coerente
perché altrimenti diventiamo gente
che recita la parte, ed è una cosa
stupida se non nociva quella di vedere persone che parlano ma non
sono credibili. Io ricordo di avere incontrato persone che bastava guardarle. Ricordo una volta che andai
a un grande assemblea di giovani,
arrivai alla sera afono, sul palco ero
li solo e non veniva la voce, un giovane si alzò e disse: «don Antonio
non c’è bisogno che lei parli, importante è che lei ci sia». Ecco io vorrei
che noi fossimo così. Le nostre
mamme e i nostri padri una volta
parlavano poco, ma bastava un’occhiata! Le parole possono essere
inutili, ma la condotta, la testimonianza è la cosa più importante,
quello che tu dici lo vivi, ecco cos’è
la testimonianza. Io ricordo l’incontro con Madre Teresa di Calcutta,
non c’era bisogno che parlasse, appena si affacciava, parlava, non si
poteva rimanere indifferenti, Giovanni Paolo II quando lo incontravamo non era importante che
parlasse, importante era che c’era!
Questo è il merito delle persone
grandi, le persone importanti che
siano papà, mamme, l’importante è
che abbiano qualcosa addosso, essere non parlare, non avere ma essere. Io mi auguro di essere stato e
di essere un testimone, non uno
che parla, ma uno che è, in maniera
tale che chi mi vede e chi mi parla,
mi creda. Anche Gesù è il testimone
del Padre. Dio vi benedica.
Queste parole fanno ricordare
Paolo che conquistò molti non con
le sue idee, che Pietro definì spesso
difficili da capire, ma mediante la testimonianza della vita:
il regno d’Iddio infatti non è questioni di cibo o bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito
Santo […] diamoci dunque alle
opere della pace e della edificazione vicendevole (Rm.4,17)
La collana di perle
e la differenza
È domenica mi sto recando a
Messa e davanti a me vedo un
amico gaviratese che raccoglie
dalla strada cartacce, poi prosegue
e le butta nel primo cestino che
trova. Lo avvicino e mi complimento
con lui. Mi racconta che qualche
giorno prima stava togliendo in una
via delle erbacce quando un suo conoscente che abitava in
quella stessa via lo avvicina e gli chiede: Ma perché ti preoccupi di fare
questo lavoro? Non gli rispose. Poi mi raccontò
che presso la sua casa su
un terreno abbandonato
Tu che missione hai?
Una comunità vive quando ognuno fa la sua parte. La nostra comunità
ha molte difficoltà a portare avanti alcune semplici attività poiché pochi
sono i volontari che si vogliono impegnare. C’è difficoltà a gestire la
stampa parrocchiale, pochi scrivono articoli, partecipano ai cori, fanno
i lettori e aiutano nelle varie iniziative. I più o meno piccoli gruppi a cui
alcuni partecipano hanno senso solo se non si chiudono in sé stessi
ma trovano un loro specifico ruolo nella comunità. Ognuno ha i suoi
talenti e la possibilità di trovare la sua missione nella comunità anche
informandosi con i fogli settimanali, il sito della comunità (www.decanati.it), la posta della comunità, l’inserto mensile del Segno e il triannuale in cammino, o rivolgendosi alla segreteria parrocchiale
([email protected]). Tu cosa aspetti a scoprire la tua missione?
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Riflessioni
trovava di tutto. Era evidente che
c’è gente che non ama il suo paese.
Mi venne in mente il mio ultimo giro
in Alto Adige, Trentino e Friuli. Ogni
paese che visitavo era una perla
dove s’intuiva una comunità viva
che non si era addormentata nel ricordo del passato, ma con amore
ne valorizzava la storia e rendeva
ricco e bello il presente. Le case antiche e nuove erano tutte belle e
ben disposte, sui loro muri non vivevano gli scarabocchi, ampi spazi
erano pedonali, le finestre erano arricchite da belle tendine e fiori, i negozi avevano belle insegne e
vetrine originali, nelle vie e nelle
piazze sulle panchine era piacevole
sostare e ammirare i monumenti
semplici che raccontavano la storia
del paese, i marciapiedi e le stradi
erano pulite, non faceva a tempo a
cadere una foglia che subito qualcuno usciva dalla porta o dal negozio e la scopava via. Camminare in
questi paesi dove ogni angolo è valorizzato e reso bello, da un senso
di armonia che porta pace all’anima
e voglia di restare a contemplare.
È evidente che qui, cosa pubblica
significa di tutti, per tutti e tutti sono
impegnati a curarla, non aspettano
che prima o poi passi qualche incaricato comunale a fare le cose che
ognuno può fare. È questione di cultura pubblica e privata ed è evidente
che non è mai troppo tardi per riscoprire l’impegno per aumentare la
bellezza del proprio paese.
Luciano Folpini
In cammino...
Feste delle Comunità
Le feste delle Comunità
del giardino.
Stabat mater
Maria è in piedi sotto la croce, alzata, perché il Figlio la
risorge. C’è un movimento di verde, di ranuncoli sotto le
dita. Mi hai donato la primavera ora che non l’attendo,
Gesù.
Roberta Lentà
Voi tutti che passate per la via,
considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio
dolore.
(Lamentazioni 1,
12)
L’ha seminata
un annuncio imprevisto quando
la vita sembrava
dover
prendere altre
prospettive.
Maria non ha
accordato solo
gli organi, gli
equilibri delle
ossa alla novità
del Figlio. Da
quel momento
ha smesso di
appartenersi.
Festa di Nostra Signora
del Sacro Cuore
di Gesù Bambino
È una festa molto cara agli abitanti di Oltrona e Groppello,
celebrata con entusiasmo e solennità negli anni passati
e ancora oggi viva nel cuore di tutti. La statua antica della
Madonna che veneriamo in Parrocchia è particolarmente
amata dalle persone più anziane perché a essa sono legati ricordi di momenti particolari. Ha suscitato devozione,
fervore, aiutato a sentirsi vicini alla Madonna che ha toccato il loro cuore e dalla quale hanno ottenuto grazie, ha
rafforzato la fede, ha favorito le conversioni, ha operato
miracoli nelle anime. Quante preghiere ha accolto nei momenti di guerra, di dolore, di difficoltà, facendo sentire il
suo sostegno e la sua vicinanza di madre.
Importante per la popolazione è anche la statua lignea
collocata nel Santuario di Groppello dedicato alla Madonna del Santo Rosario e delle Vocazioni. È una copia
libera della più antica, eseguita dagli artisti della Val Gardena, che riproduce la stessa figura, gli stessi atteggiamenti e attira con lo stesso fascino.
Certo, la vera devozione va al di là dell’immagine o di una
superficiale emozione. Essa si immerge nel mistero della
Divina Maternità, attraverso la profondità della fede, la
speranza gioiosa, l’illuminato amore. La sua vicinanza a
Dio come madre e regina investe anche noi attirandoci a
Colui di cui Ella è creatura e madre.
Il gesto di indicare il cuore di Gesù ci dice che Ella tutto
rimanda all’amore infinito di Gesù che, per sua intercessione, non disdegna ogni nostra preghiera, ogni sentimento dell’anima, ogni moto del cuore.
Nel giorno della festa del paese, che si tiene la prima domenica di settembre, di sera si svolge la processione con
la statua della Madonna. È un omaggio della nostra devozione e del nostro amore per la madre di Gesù, nostra
protettrice. Vissuta con fede, nella vicinanza al suo cuore
e al cuore di Gesù Bambino sarà fonte di nuove grazie
che saranno elargite a ciascuno di noi, alle nostre famiglie, ai nostri ammalati, alla nostra gioventù.
Con Lei, come guida e come sostegno, i nostri giorni saranno sicuri e pieni di gioiosa speranza.
E le è stato profetizzato
che
una spada le
avrebbe trapassato l’anima.
Ora sta sotto la
croce e Lo guarda. Suo Figlio, quello che ha partorito e
cresciuto, quello che ha imparato a conoscere, lentamente, nell’anonimato senza memoria, quello che forse
non ha mai compreso e che ha amato. I secoli hanno annunciato questo momento, ogni primavera sottesa nell’inverno. Eppure questo dolore disegnato negli anelli degli
alberi, nel tempo del suo corpo, non ne sente consolazione. Maria fissa il Suo bel viso, irriconoscibile. Gli ha
dato lei la carne, continua a sentirLo nella carne. Sta in
piedi, come quando ha ricevuto i pollini dell’annuncio, e il
vento l’ha fiorita come una vela. E a risonanza ascolta nel
corpo ogni fibra del Suo dolore.
Deve sfaldarsi a danzare la Sua danza, anche adesso.
Passare sotto l’aratro fino a sentire il ceppo santo. Anche
sotto il frantoio del calvario. Allora pensa l’olio. Mette nelle
mani di Suo Figlio l’olio.
E contempla molte immagini che le parlano in quel dolore.
Il chicco di grano alla fioritura che lo maturi ciò che è intimamente.
Forse anche Maria L’ha conosciuto solo per sentito dire,
prima. Forse solo adesso i suoi occhi Lo vedono, ora che
non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi.
La radice dolce, che è cresciuta in terra arida. Il custode
6
L’origine del suo culto
Il titolo della Vergine, a cui è intestata la festa di Oltrona,
In cammino...
deriva dai culti al Cuore di Gesù e
di Maria. Il titolo di Nostra Signora
del Sacro Cuore, spesso con aggiunto di Gesù, è di chiara derivazione francese e nasce dalla sintesi
dei due e sottolinea il rapporto speciale tra Maria e Gesù, simboleggiato dal Cuore del Figlio.
Questo titolo è molto usato nella titolazione di chiese e cappelle, ma ci
sono anche santuari, come quelli di
Mappano di Torino, Lucca, Como e
Bergamo; immagini; statue; ordini
religiosi, come quello delle Figlie di
Nostra Signora del Sacro Cuore di
Gesù e della congregazione delle
suore francescane della Provincia di
Malta; confraternite come quelle
della Fraternità Carismatica di Nostra Signora del Sacro Cuore di
Gesù di Oleggio di Novara e quella
di Bologna.
Attualmente c’è anche una chiesa
terremotata con questo titolo, quella
di Rocca Nuova di Parma, e una
beata, suor Maria del Sacro Cuore
di Gesù, fondatrice delle Suore del
Sacro Cuore.
L’iconografia di questo titolo mostra
di norma Maria che evidenza il
cuore del piccolo Gesù che ha in
braccio, e l’aggiunta di del Bambino, esclusiva di Oltrona, non mo-
difica il collegamento con la
festa universale,
anche se celebrata in date diverse.
Ad esempio, a
Vocogno in Val
Vigezzo, dove i
festeggiamenti
sono molto sentiti, la festa è il 24
giugno; a Pontecagnato di Salerno
il
28
maggio; a Mele
di Genova, il 22
Aprile; nella diocesi di Trivento
del Molise, il 22
maggio; mentre i
Missionari
del
Sacro Cuore la
festeggiano all’ultimo sabato di
Maggio e ricorrono a lei per le
cause più difficili
e disperate.
A Bologna, la festa è celebrata al 14
novembre con un ottavario nel 2011
dedicato alle vocazioni sacerdotali,
mentre a sant’Agata Militello di
Messina, i grandi festeggiamenti avvengono alla prima domenica di settembre, come a Oltrona.
Per trovarne l’origine bisogna iniziare dall’antica venerazione medioevale al Sacro Cuore di Gesù,
promossa a festa da Giovanni
Eudes (+1680), iniziatore poi di
quella per il Sacro Cuore di Maria
approvata nel 1668 per la Francia e
divenuta per tutti dopo il 1765,
quando fu approvata quella del
Sacro Cuore di Gesù.
Ma per vedere i titoli riuniti in uno
nuovo, bisogna aspettare il 1854,
quando due sacerdoti: l’abbé Chevalier e l’abbé Maugenest fondano
a Issoudun in Francia la casa dei
Missionari di Nostra Signora del
Sacro Cuore di Gesù, stabiliscono
la festa al 14 Novembre con l’approvazione di Pio IX. In soli dieci anni
si ebbero in tutto il mondo più di
mille santuari e cappelle consacrate
alla Madonna con questo titolo. Sorsero in Francia le Congregazioni dei
Missionari del Sacro Cuore e delle
Figlie di Nostra Signora del Sacro
Cuore di Gesù.
Ma la sua diffusione si ebbe anche
7
Feste delle Comunità
per merito della suora francese
Margherita Maria Alacoque (+1690),
che era solita rivolgersi a Maria col
titolo di Nostra Signora del Sacro
Cuore di Gesù ed ebbe nel 1673
grandi visioni che la resero famosa.
La prima avvenne il 27 dicembre
1673, festa di san Giovanni Evangelista, in cui Gesù le apparve invitandola a prendere il posto di
Giovanni durante l’Ultima Cena:
“Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini, che
non potendo più racchiudere in sé
le fiamme della sua ardente carità,
bisogna che le spanda. Io ti ho
scelta per adempiere a questo
grande disegno, affinché tutto sia
fatto da me”.
Gesù chiese che il venerdì dopo
l’ottava del Corpus Domini, fosse
dedicato alla festa al suo Cuore, le
prime delle quali si tennero il 20 luglio 1685 e poi il 21 giugno 1686.
Aveva 37 anni quando andò a Torino e su suggerimento di don
Bosco, fondò un asilo, una scuola e
un oratorio col titolo di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù che
affidò alla sua Congregazione. Poi
fu eretta anche una parrocchia con
questo titolo. Fu proclamata santa
nel 1920.
La redazione di Oltrona
Metamorfosi
Nel 2008, all’indomani della vittoria
olimpica nella 50Km di marcia, Alec
Swazer aveva fatto una affermazione
degna di riflessione anche in considerazione della giovanissima età. Alla domanda del giornalista che gli chiedeva
se fosse felice per l’impresa compiuta
(domandona frutto di meditabonda
nottata insonne …) aveva risposto;
“non sono felice perché ho vinto ma
ho vinto perché sono felice”.
Alla luce di quanto successo al podista, vicenda nota a tutti, quell’affermazione mi è tornata alla mente stridendo
come un freno consumato. “Non ho
più voglia di allenarmi”, “alzarmi e
marciare è diventato un incubo”, “non
ce la faccio più”: questo il nuovo Alec.
Una metamorfosi da far rabbrividire,
una “marcia” indietro devastante, una
regressione da far pensare. Un ragazzo come tanti altri, cresciuto in
fretta e travolto dalle aspettative che lui
stesso e il mondo avevano.
Considerazione finale: il mantenimento
di un’immagine di sé che non coincide
con la realtà può distruggere un uomo.
Emilio Coser
In cammino...
Feste delle Comunità
Ma essi
lo hanno vinto
per mezzo del
sangue dell'Agnello
e grazie
alla testimonianza
del loro martirio,
poiché hanno
disprezzato la vita
fino a morire.
Esultate, dunque,
o cieli, e voi
che abitate in essi.
Ma guai a voi,
terra e mare,
perché il diavolo
è precipitato sopra
di voi
pieno di grande furore,
sapendo che gli resta poco tempo" (Ap. 12,7-12)
SAN MICHELE ARCANGELO
patrono di Voltorre
Chi è S. Michele Arcangelo?
Tra gli angeli rifulge per la sua bellezza spirituale uno
che la Sacra Scrittura chiama Michele.
Era già considerato dagli Ebrei come il principe degli angeli, protettore del popolo eletto, simbolo della potente
assistenza divina nei confronti di Israele.
Nell'Antico Testamento appare per tre volte, in particolare nel libro di Daniele (Dn 10,13.21; 12,1), dove è stato
indicato come il difensore del popolo ebraico e il capo
supremo dell'esercito celeste che difende i deboli e i perseguitati.
"Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che
vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non c'era mai stato dal sorgere delle nazioni
fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro". (Dn 12,1)
Il suo nome in ebraico suona Mi - ka - El e significa: “Chi
è come Dio?”
A San Michele è attribuito il titolo di arcangelo, lo stesso
titolo con cui sono designati Gabriele (forza di Dio) e Raffaele (Dio ha curato).
Per i cristiani, quindi, l'Arcangelo S. Michele è considerato come il più potente difensore del popolo di Dio.
Nell'iconografia, sia orientale sia occidentale, S. Michele
viene rappresentato come un combattente, con la spada
o la lancia nella mano, sotto i suoi piedi il dragone, satana, sconfitto nella battaglia. I credenti da secoli si affidano alla sua protezione qui sulla terra, ma anche
particolarmente nel momento del giudizio, come recita
un’antica invocazione:
"San Michele, difendici nel combattimento, affinché non
periamo nel giorno del tremendo giudizio.”
L’Arcangelo viene riconosciuto anche come guida delle
anime al cielo. Questa funzione di S. Michele è evidenziata nella liturgia romana, in particolare nella preghiera
all'offertorio della messa dei defunti:
"Signore Gesù Cristo, libera le anime dei fedeli defunti
dalle pene dell'inferno ! San Michele, che porta i tuoi
santi segni , le conduca alla luce santa che promettesti
ad Abramo e alla sua discendenza."
La tradizione attribuisce a San Michele anche il compito
della pesatura delle anime dopo la morte. Perciò in alcune sue rappresentazioni iconografiche, oltre alla
spada, l'Arcangelo porta in mano una bilancia.
Inoltre nei primi secoli del cristianesimo specie presso i
bizantini San Michele era considerato come medico celeste delle infermità degli uomini. Egli veniva spesso
identificato con l'Angelo della piscina di Siloe di cui si
parla nel capitolo 5 del vangelo di S. Giovanni:
"V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una
piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici,
sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi,
zoppi e paralitici. Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua, il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi
malattia fosse affetto" (Gv 5, 24)
La liturgia del Concilio di Trento così pregava offrendo
l’incenso: "Per intercessione di S. Michele Arcangelo che
sta alla destra dell’altare dell’incenso ... degnati di accettare e benedire quest’offerta dell’incenso ..."
Nel Nuovo Testamento, S. Michele Arcangelo è presentato come avversario del demonio, vincitore dell'ultima
battaglia contro satana e i suoi sostenitori.
Troviamo la descrizione della battaglia e della sua vittoria
nel capitolo 12° del libro dell'Apocalisse:
“Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva
insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu
più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente
antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.”
Allora udii una gran voce nel cielo che diceva:
"Ora si è compiuta la salvezza,
la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo,
poiché è stato precipitato
l'accusatore dei nostri fratelli,
colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte.
8
La Chiesa oggi celebra la festa di San Michele, unita in-
In cammino...
Feste delle Comunità
sieme a quella di San Gabriele e di San Raffaele, il 29
settembre.
A San Michele furono dedicate diverse chiese, cappelle
e oratori in tutta l’Europa. Ricordiamo la “Sacra di San
Michele” in Val di Susa, “Mont Saint Michel” in Bretagna
e “Monte Sant’Angelo” nel Gargano.
Spesso l'Arcangelo viene rappresentato sulle guglie dei
campanili, perché è considerato il guardiano delle chiese
contro satana. Inoltre a lui vengono dedicate numerose
cappelle - ossari nei cimiteri.
A Lui si sono affidati interi popoli come i Longobardi, e
sovrani come Carlo d'Angiò, grande protettore del Santuario del Gargano, e i regnanti della dinastia dei Valois.
S. Michele è anche protettore di numerose categorie di
lavoratori: farmacisti, doratori, commercianti, fabbricanti
di bilance, giudici, maestri di scherma, radiologi. Alla sua
protezione si affidano la polizia e i paracadutisti di Francia e d'Italia.
Preghiera a San Michele Arcangelo
San Michele Arcangelo
difendici nella lotta
e proteggici contro la malizia
e le insidie del demonio.
Dio comandi su di lui
e doni a noi la forza
di testimoniare la nostra fede:
questo chiediamo e supplichiamo.
E tu, Principe delle schiere celesti,
ricaccia nell’inferno Satana
e gli altri spiriti maligni
che si aggirano nel mondo
per portare gli uomini alla perdizione.
Amen.
La tela ovale, riportata a fianco, si trova sopra l’altare della “Chiesa Antica” di Voltorre. Riproduce l’Arcangelo Michele mentre sconfigge il demonio. Alla sua destra è rappresentata la Vergine dei dolori con suo
Figlio deposto dalla croce.
Questa tela ci ricorda che la chiesa è dedicata sia all’Arcangelo Michele che alla Vergine dei dolori. La dedicazione all’ Addolorata, però, è
avvenuta in epoca più recente.
Tuttavia, la Comunità di Voltorre ha sempre festeggiato, come suo Patrono, San Michele: una figura al servizio di Dio, forte, combattiva, giusta, che lotta contro il male.
L’Arcangelo ci protegge dal maligno e ci invita ad essere forti, combattivi, giusti, mai arrendevoli, sempre alla ricerca della verità, pronti a
sconfiggere la menzogna.
Queste doti ci servono per crescere nella fede: in una fede sempre più
consapevole e convinta, capace di cambiarci e di cambiare il nostro
rapporto con gli altri.
La fede è il tema che verrà svolto in questo anno pastorale, per questo
conoscere S.Michele ci sarà sicuramente di aiuto.
La piccola santa
Gentile Signor Luciano Buon giorno e Buone ferie! Spero che
tutto vada bene là, meglio di qua perché le piogge stanno facendo strage! Inoltre In questo tempo abbiamo avuto una triste
esperienza causa la morte di una cara bambina di 9 anni!
Stiamo seguendo la famiglia con fraterno amore. Quanto è accaduto ci spinge a farlo conoscere perché come la povera famiglia di Maria Goretti, senza voce causa la tanta povertà
materiale, ha testimoniato una ricchezza grandissima di valori
umani e cristiani, così pure la famiglia Estrada sta vivendo la
stessa esperienza. Gemalyn è una ragazzina santa anche se
non sarà riconosciuta e messa sugli altari, ma sentiamo sia
buono e giusto parlarne di loro e di ringraziare Dio di aver aggiunto una nuova martire tra i Suoi Santi. Ho letto l'articoletto
ai genitori ed hanno confermato che è tutto vero ciò che abbiamo scritto. Sia lei come ogni parrocchiano di Gavirate non
dovete dubitare del nostro ricordo davanti al S. Tabernacolo!
Siete sempre con noi!
Sr. Bertilla e consorelle della comunità religiosa delle
Suore Domenicane della Beata Imelda, Rosario, La Union,
Philippines.
9
In cammino...
Quante Maria Goretti oggi!
Mentre la Chiesa, con la sua liturgia
stava facendoci ricordare e pregare la
piccola grande martire Maria Goretti
nella nostra Parrocchia di Rosario, La
Union, si stava vivendo uno di questi
drammi: Gemalyn Estrada di nove anni
ha avuto lo stesso martirio!
Era il 14 luglio 2012, quando alle dieci
del mattino la ragazzina aveva chiesto
alla madre di andare a giocare con le
sue compagne e vicine di casa. Lei non
sapeva che c'era un maniaco che la desiderava, e questa persona era lo zio
della mamma.
Infatti, appena lasciato la sua casa, lo
zio l’ha accompagnata non molto lontano, in un posto solitario e lì ha iniziato
la sua opera malvagia. Dopo averla ottenuta e scatenato i suoi perversi sentimenti seviziandola l’ha lasciata morta.
Certamente Gemalyn avrà tentato di resistere, ma causa i grossi sassi con i
quali l’uccisore si era servito per tenerla
ferma non è riuscita a fuggire, così che
l’ha perfino soffocata.
I genitori, rendendosi conto che la loro
figlia non era presente a consumare il
pranzo insieme, hanno iniziato a cercarla. Solo alle ore 17, sono riusciti a
trovarla, ma in quali pessime condizioni!
Gemalyn era l'unica figlia della famiglia
Estrada, la quarta tra gli ultimi figli che
sono tutti maschi. Infatti erano otto con
lei! Era una ragazzina tanto bella e gentile! Frequentava la quarta Elementare.
Le sue compagne sono rimaste attonite
per quanto è accaduto alla loro amica,
ma tanto più i genitori ed i sette fratelli!
Visitando la famiglia, sono rimasta ammirata dalla loro capacità di soffrire e di
offrire il loro perdono all’uccisore! Questa famiglia è tanto povera economicamente ma è così ricca di fede di
capacità di capire le miserie degli altri,
perciò anche dello zio che ha provocato
loro tanta sofferenza! Sì, loro sono in
grado di perdonare, ma la giustizia deve
fare la sua parte.
L’uccisore è ancora in casa anche se ha
confessato di essere stato lui a fare
l’azione così criminale! Forse perché
sembra aver perso il senno ed è psicologicamente ammalato. E’ molto confuso e triste.
Questo evento continua a far riflettere le
persone su quante vittime oggi; hanno
ancora la stessa esperienza di Maria
Goretti al suo tempo! Quante ragazze
giovani devono sottoporsi a tanta crudeltà di persone drogate, viziate e
scarse di valori umani e cristiani!
Preghiamo per la famiglia Estrada che
possa esperimentare l’aiuto e la presenza della figlia e sorella Jemalyn, più
forte di quanto era fisicamente tra di
loro.
Sr. Bertilla Boscardin, o.p.
Family day
a partire dall’attualità
La
famiglia:
il lavoro,
la festa:
Io c’ero.
È difficile condensare
in poche parole le
sensazioni e le emozioni di un giorno di
festa con il Santo
Padre! Si è trattato,
per le famiglie della
nostra
Comunità
Pastorale, che hanno
voluto partecipare
alla santa Messa nel
Parco Nord di
Bresso, celebrata da
Papa
Benedetto
XVI, dimostrare di
volerci essere per
smentire, con questa
esperienza, la mentalità prevalente della famiglia tradizionale ormai in crisi come istituzione.
Ebbene, di questa crisi non si è vista
l’ombra tra le tantissime persone presenti durante la cerimonia! Si percepiva
una grande emozione nel partecipare ed
una grande attenzione nell’ascoltare le
parole del Santo Padre, che ha dimostrato ancora (non ce n’era bisogno) di
essere una grande personalità non solo
spirituale per tutti i cristiani ma anche
ricco di doti umane (intelligenza e sapienza).
Le parole che il Papa ha detto hanno sollecitato l’intelligenza:
“per costruire una società dal volto
umano bisogna armonizzare i tempi del
lavoro e le esigenze della famiglia, la
professione e la maternità, il lavoro e la
festa”; hanno chiamato la sapienza:
“occorre privilegiare la logica dell’essere rispetto a quella dell’avere; la prima
costruisce, la seconda finisce per distruggere”
10
ma hanno anche toccato il cuore:
“per noi cristiani il giorno di festa è la
Domenica, giorno del Signore, Pasqua
settimanale. Care famiglie, pur nei
ritmi serrati della nostra epoca, non
perdete il senso del giorno del Signore!”
Il Santo padre ha voluto anche dedicare
attenzione:
“ai fedeli che pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia,
sono segnati da esperienze dolorose di
fallimento e separazione; sappiate che il
Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica!”.
Che altro dire? Una grande emozione
anche durante il tragitto a piedi, dopo
esser scesi dal pullman, nel vedere la
gente affacciata alle finestre. Un plauso
alla grande capacità organizzativa, all’attenzione e alla sensibilità, doti proprie della nostra Chiesa Ambrosiana.
Piccoli ma grandi passi della Nostra
Comunità Pastorale verso la Chiesa
Universale.
Paola Moja
In cammino...
a partire dall’attualità
Incontro mondiale delle
famiglie
Un gruppo di
giovani volontari
anche dal
Decanato
di Besozzo
Sono passati tre mesi dal “VI Incontro Mondiale delle Famiglie” e ancora oggi ritorna il
pensiero alle giornate che abbiamo condiviso
con il Papa a Milano.
Più di 5000 sono stati i volontari che si sono
offerti per contribuire alla buona riuscita di
questo evento di portata mondiale.
Anche un gruppo di ragazzi della nostra Comunità ha accolto l’invito e si è unito ai volontari.
Con grande sorpresa siamo stati destinati al
“servizio sacrestia”, per distribuire le stole
ai preti che arrivavano da ogni parte del
mondo e che avrebbero concelebrato la Santa
Messa insieme con il Papa.
Indubbiamente il nostro era un compito semplice e umile. Ma questa esperienza ci ha
anche insegnato che è soprattutto il “come”
si svolge un incarico a fare la differenza. Un sorriso o un saluto gentile possono dare senso anche ai
gesti più semplici. Lo si capiva dai
volti di coloro che abbiamo incontrato.
L’esperienza da volontario, poi, permette l’incontro con persone molte
lontane e davvero tanto diverse da
noi, ma unite da un’unica fiamma:
la fede in Cristo.
In particolare la figura del Papa,
come un Padre, rende più visibile e
tangibile l’unità della Chiesa e la
condivisione dei cristiani.
Abbiamo davvero vissuto una festa,
dove si è respirato un clima gioioso, pur
nella serietà dei vari momenti e delle testimonianze delle famiglie.
Queste occasioni sono motivo per noi
giovani di riflettere sulla fede e sull’universalità della Chiesa e ci dimostra, grazie a esempi reali, come si può trarne un
arricchimento e come sia bello e possibile vivere una vita in Cristo.
Marta Torsa
Spending review ovvero quel che resta dei cattolici
La cosa più difficile è riconoscere i cambiamenti mentre li si vive. Sappiamo che tutto si evolve, eppure siamo portati a notare solo i
balzi, le discontinuità eccezionali, le cadute rovinose, mentre scambiamo gli scricchiolii, i gemiti per puri disturbi di sottofondo, ma
non li avvertiamo come possibili segnali di svolta. E finiamo così per trovarci in un altro mondo, del tutto sconosciuto, inconsapevolmente.
Ciò vale anche per la Chiesa, naturalmente. E non è sempre un
felice risveglio.
Se la fede di ciascuno è un affare tra il Buon Dio e la coscienza
del singolo – e dunque non è mai misurabile dall’esterno – la
comunicazione della fede nei momenti comunitari, per sua natura, non può sfuggire all’analisi critica, che necessariamente la
scorta.
Vai a un funerale, partecipi a un matrimonio, assisti a una
Messa e rifletti …
Il funerale
Il dolore è dolore, non si discute, ma gli addolorati, quelli non
sono tutti uguali. Sono differenti per età, esperienza, sensibilità,
per il legame più o meno stretto con il defunto, ma tutto questo
è pacifico. Ultimamente si osservano altre diversità e alcune stranezze: in chiesa molti appaiono assenti, smarriti, fuori posto:
ignorano le ”procedure” (alzarsi o stare seduti? rispondere al celebrante o tacere?), non conoscono le preghiere anche le più co15
In cammino...
muni e dicono Roma per toma, alcuni si
intrattengono amabilmente col vicino e
intanto ricevono/mandano qualche messaggino ed è già buona che a nessuno
venga in mente di tirare fuori il cellulare
per fotografare da varie angolazioni la
bara, giusto per dire poi “io c’ero!”.
Anche il sacerdote, che spesso del morto
non sa praticamente niente, si dilunga sul
mistero della morte e della sofferenza,
sulla dottrina dell’Aldilà, del Dio dei vivi
e dei morti, sulla sicura protezione della
Vergine Maria, ma non spiccica una parola sul poveretto che giace ai suoi piedi:
e che potrebbe dire se non l’ha mai visto
né conosciuto, preso com’è da mille incombenze pratiche? Peccato, perché il funerale è una delle poche occasioni rimaste
in cui riuscire a comunicare il Vangelo,
visto il vistoso calo di matrimoni religiosi,
di battesimi, di confessioni e di partecipazione a questi e agli altri sacramenti.
Il matrimonio
Finalmente, dopo mille tentennamenti, i
due conviventi si sono decisi per il grande
passo, vuoi per la pressione dei genitori,
vuoi per regolarizzare la situazione in vista
di un desiderato bebè, vuoi per dare certezze non solo economiche alla famiglia
già rallegrata dalla prole. Tutte ragioni nobili, queste. Alcuni fidanzati poi hanno
compiuto un serio percorso di fede e di
meditazione sul sacramento che muterà
il loro amore in grazia pura.
Ma un sospetto avanza. Spinti anche
dall’interesse un po’ fanatico e morboso
del parentado, a sua volta caricato dai
consigli impartiti da trasmissioni televisive gettonatissime come Wedding Planners su Real Time (che organizzano tutto
il matrimonio, video compresi, ed E' proprio il caso di dire: "ciack, si gira!"...e speriamo che sia buona la prima, recita una
pubblicità [sigh]) non è che i futuri sposi
più che celebrare la loro unione intendano celebrarsi, mettendo in scena il film
(costoso e non sempre di buon gusto) di
se stessi, trasformandosi per un giorno in
attori di una puntata de La Chiesa dei Famosi? Siamo ancora lontani, è vero, dalla
trasmissione televisiva americana Bridalplasty (un successone) che ospita le future
spose ingaggiandole in una furiosa gara
per vincere un ritocchino (braccia,
mento, seno, labbra, fianchi …) in vista
del grande giorno, ma insomma …
Quando, però, si mettono insieme il contenuto non proprio virtuoso della festa
d’addio al celibato/nubilato (dalla sbronzettina alla lap dance e oltre), allo scialo
di decennali risparmi in sciccherie e fa-
tuità, all’eccessiva importanza attribuita
al book, al guestbook, alla scelta di damigelle, paggetti, tableau, bomboniere, partecipazioni, fiori, musica, vestiti, trucchi
(anche per lui), accessori, ristorante … il
sospetto si rafforza e la preoccupazione
trabocca. Certo, il sacramento è sacramento e la sua efficacia è garantita, comunque. E chissà quanti chiedono il
matrimonio religioso con autentico spirito religioso. Ma è ancora la regola? O la
linea di tendenza, se i simboli hanno il significato che riusciamo a leggere, si sta dislocando dalla versione tradizionale?
La messa
Entri in chiesa durante la celebrazione di
una messa festiva qualsiasi e noti:
a) I presenti in prevalenza sono maturi, sopra i 50 anni, ma gli over60 dominano. La messa non starà diventando
un rito per anziani, altmodisch o vintage
come dicono al di là delle Alpi?
b) I bambini di età scolare sono pochissimi, non hanno l’influenza, semplicemente sono rimasti a casa. Colpa delle
nuove badanti, i computer?
c) I bambinelli presenti, giustamente
disinteressati, specie i piccolissimi, trottolano eccitati per le navate, seguiti da genitori assecondanti, che li accompagnano
ad accendere la candela a qualche altare
laterale (in qualsiasi momento della celebrazione), incuranti del disturbo alla concentrazione degli astanti. Perché non
attrezzare un luogo della chiesa per bimbi
così piccoli e loro genitori?
d) Gli adolescenti, rari e allocchiti,
stanno sparsi in fondo e i giovani per lo
più latitano. Che cosa non ha
funzionato? Il nemico è solo l’indolenza?
e) Tra parentesi: a qualche giovane ed avvenente lettrice qualcuno potrebbe spiegare che il
vestito non fa il monaco, ma il
monaco indossa il vestito adatto?
Con il pantaloncino cortino, stile
beach short women, la canottiera
scollatina e i sandali tronchetti si
può benissimo leggere Pinocchio, ma non la Parola di Dio, o
no?
f ) A volte, a fronte di celebrazioni eucaristiche curate e impeccabili si fa fatica a riportare alla
vita le parole e i gesti che compongono il rito. E a portarsi via
il nutrimento spirituale atteso.
Che fare? Basta togliere o aggiungere, oppure …
Funerali, matrimoni, messe e
16
a partire dall’attualità
tutto il resto: preti e suore in calo vertiginoso, parroci pochi e indaffaratissimi,
laici impreparati e litigiosi, dottrina poco
conosciuta e comunque snobbata, testi
biblici lasciati a studiosi e a protestanti,
educazione religiosa familiare scialba,
morale individuale, cutanea e accomodante. Allora non si può reprimere la domanda delle domande: e domani, che
sarà? Ci sarà un futuro per la nostra
Chiesa? Un futuro di buona qualità, s’intende.
In genere a questo punto qualcuno si alza
scandalizzato e dichiara solennemente
che la Chiesa c’è sempre stata e sempre ci
sarà, come il sole che sorge ogni giorno.
Quelli ancora più decisi (e incattiviti)
puntano il dito e strillano che simili domande denotano unicamente una fede
debole, il Cristo infatti non abbandonerà
mai la barca dei credenti, l’ha promesso
Lui nel suo Vangelo.
Tutto vero, eppure, che strano, non si ricorda una pagina evangelica, non una
riga, che intenda tranquillizzare gli uomini, perché comunque operino, anche
malissimo, lui sistemerà ogni cosa. Per
Dio la libertà dei suoi figli è troppo importante, anche la libertà di sbagliare e
non è solito sostituirsi alle sue creature o
imporsi quando è rifiutato. La filosofia
del “Ghe pensi mi” non rientra nel
Credo. Dio fa la storia con gli uomini,
non senza di loro o malgrado loro. E dunque, insisto: stiamo costruendo una
Chiesa con un domani?
Angela Lischetti
In cammino...
Vita della Comunità
La Comunità vive
Estate Ragazzi
ESTATE
IN ORATORIO:
UNA GRAZIA
SORPRENDENTE!
Ripensando al periodo estivo appena
trascorso, la prima parola che viene
alla mente è gratitudine. Si, gratitudine;
anzitutto a Dio Padre, perché ha voluto
donare a tutti noi, preti, adulti volontari,
giovani educatori, adolescenti impegnati nel servizio dell’animazione e ragazzi un’estate all’insegna della gioia
cristiana, dell’ascolto della sua Parola
e della bellezza del voler crescere tutti
insieme nella grande famiglia di Dio
che è la Chiesa. Abbiamo potuto assaporare durante l’esperienza dell’Oratorio Estivo e delle Vacanze Comunitarie
quanto sia importante accettare l’altro,
accoglierlo, e camminare con lui lungo
la strada della comunione indicataci dal
Vangelo. Gratitudine per i tanti volti incontrati lungo queste calde giornate
estive, volti di bambini e di ragazzi che
ci hanno ricordato che l’educazione è
una sfida non semplice da accettare,
ma, se presa sul serio, ti appassiona
alla vita e ti dona entusiasmo e voglia
di spendersi per le persone che incontri; volti di adulti e giovani che hanno
consapevolmente scelto di impegnare
parte del loro tempo libero in un progetto serio ed esigente che è quello del
Vangelo di Gesù, ed è bello vedere che
ci sono ancora persone che ci credono
davvero nella Vita Buona indicataci dall’uomo di Nazareth. L’estate è stata
una grande occasione che abbiamo
cercato di sfruttare al meglio, per dare
a tutti la possibilità di vivere quell’incontro con il Signore Gesù che cambia la
vita di ciascuno di noi; un tempo propizio per ricordarci che nella nostra storia
c’è solo una Parola che ci porta alla
salvezza. Gratitudine, perché in tutte le
nostre piccole opere di ogni giorno di
questa estate, abbiamo visto agire la
grazia di Dio che operava incessantemente. Ancora una volta abbiamo potuto sperimentare che “c’è più gioia nel
dare che nel ricevere”.
don Andrea
UN CAMMINO INSIEME…
NON SOLO A PAROLE!!!
Finalmente ha smesso di piovere!
Sono le 21.00: inizia la serata conclusiva dell’ORATORIO ESTIVO 2012.
Le quattro parrocchie della Comunità Pastorale si radunano sul campo di
calcio intorno al palco sul quale ragazzi e animatori stanno per raccontare
con immagini, musiche, danze, scenette parte della fraternità vissuta nelle
settimane precedenti. Lo spettacolo, una sorpresa fino all’ultimo, è stato
pensato perché potesse rispecchiare il cammino comunione intrapreso…
L’apertura con il tormentone estivo ballato da tutti e proposto dalla FOM
agli oratori della Diocesi di Milano, uno spazio preparato da ciascun oratorio durante i laboratori e una parte finale, pensata sulla parola TESTIMONIANZA, realizzata insieme; le ragazze del gruppo danza hanno lavorato
prima nei loro oratori per studiare la loro parte e creare poi una coreografia
sola…a dir poco commuovente. Ho avuto la fortuna di vedere “dietro le
quinte”: l’impegno di ragazze che dopo la fatica della giornata tra i ragazzi,
l’attenzione alla pulizia dei luoghi, metteva ancora energie per imparare i
passi da insegnare poi nel proprio oratorio, le prove con le bambine durante
i momenti liberi delle giornate insieme.
Ancora giochi, canti, balli, gare e acqua durante i martedì comunitari trascorsi tra il Parco Cinque Piante ad Oltrona e l’oratorio di Gavirate. Il gioco,
il desiderio di prendere più punti possibili da sommare a quelli del proprio
oratorio muovevano anche i più pigri. Non ci si ricorda quasi più del posto
da dove si viene e ci si spende tutti insieme per giocare al meglio, cantare,
essere i primi a fare silenzio. Momento forte la Messa, si ci siamo dovuti
educare…ma le ultime sono state davvero immagine di ragazzi che riconoscono di essere davanti a un Mistero grande che non possono ignorare.
Ed è proprio Intorno a Gesù che cerchiamo di camminare nel rispetto e
nell’accoglienza di tutti, nell’entusiasmo davanti a qualcosa di nuovo che
nasce con tutta la sua forza. Alla responsabilità di tutti l’impegno di coltivarlo o meno.
La comunità cresce nel servizio, quindi durante l’oratorio estivo nell’esperienza dell’animazione, ma anche nella fraternità di chi serve (o sta imparando a farlo). E a proposito di questo non ci siamo fatti mancare nulla.
Una serata a settimana è stata dedicata a momenti insieme per i ragazzi
delle superiori che sono stati l’anima delle nostre proposte estive, quest’anno all’insegna di grigliate e tornei. Ricordo ancora con un certo effetto
tutti i campi dell’oratorio di Gavirate occupati tra partite di calcio e pallavolo
degli “ado”, più o meno abili, delle nostre Comunità.
Rileggo queste righe sorridendo, per il ricordo di questi momenti, ma soprattutto pensando a quello che ci aspetta: siamo solo all’inizio e il feriale
è solo una delle infinite occasioni di crescere!!
Leda Mazzocchi
17
In cammino...
UN'ESTATE
ALL'INSEGNA
DELLE PAROLE
“Quante parole passano ogni giorno intorno a
noi!”. Lo abbiamo sperimentato personalmente
nel corso delle 5 settimane di oratorio estivo: alcune ci hanno resi felici, hanno suscitato in noi
emozioni forti; altre, invece, rattristati oppure
feriti profondamente. Già... ogni parola è diversa
dalle altre! Bisogna essere accurati nella scelta:
ciascuna racchiude in sé un messaggio unico e
irripetibile, quel Vero significato che solo Gesù
può farci conoscere. Allora quale miglior metodo per descrivere l'avventura dell'oratorio
estivo se non utilizzando alcune parole-chiave?
ORATORIO: Parcheggio sociale o palestra di vita?
MANI: “Mani, prendi queste mie mani, fanne
vita, fanne amore, braccia aperte per ricevere chi
è solo.” Insieme a Passpartù è stata la colonna
sonora della nostra estate, tanto che, tutti insieme, l'abbiamo cantata durante la prima Messa
celebrata da don Andrea a Voltorre. Ma mani
sono anche quelle con cui abbiamo pregato, ballato, fatto le attività manuali, scherzato, giocato
e.. litigato.
FATICA: bisogna fare i conti anche con lei.
Come normale è il momento di sconforto che ti
invoglia a gettare la spugna. E' qui che si manifesta l'importanza della relazione, del non sentirsi soli.
UMILTA': “Chi tra voi è il più importante, diventi come il più piccolo; chi comanda diventi
come quello che serve.”
IMPEGNO: “Io ci sto!” In tanti hanno pronunciato quello “starci”, altrimenti non saremmo qui
a parlare dell'oratorio estivo. Lo han detto gli animatori, gli adulti-collaboratori e i ragazzi (al termine delle 5 settimane il numero totale degli
iscritti ha raggiunto quota 100!) che hanno accettato di mettersi in gioco, di metterci la faccia.
GIOVANI E ADULTI: La sinergia fra giovani
e meno giovani non sia limitata all'esperienza
dell'oratorio estivo! Gli adulti aiutino giovani e
adolescenti a non fare scelte impulsive, coinvolgendoli nelle decisioni importanti. Gli adolescenti e i giovani non interpretino le
considerazioni dei più grandi sempre come un
rimprovero, come un “NO” a priori, ma ricerchino sempre un significato positivo.
Queste sono quelle che ho scelto io!
Ognuno può continuare l'elenco...
Luca Parola (Resp. Orat. Voltorre)
****
L'oratorio estivo è ogni anno diverso, per le persone
che ci sono, per quello che si fa, per il tema proposto,
per le gite che si fanno, anche per il tempo... però rimane sempre qualcosa di fisso, un punto di riferimento, un momento non solo di incontro, ma quasi
un enorme raduno familiare. Quest'anno tra le note
di "Passpartù" ogni giornata è stata accompagnata
da una parola diversa, nello specifico un verbo, che
siamo abituati ad usare senza spesso dargli troppa
attenzione. " donare", "raccontare", "amare", "ringraziare", "chiamare" e tante altre sono diventate
così azioni nuove, da vivere in modo diverso dal solito. L'oratorio feriale però è molto di più : è alzarsi
ogni giorno presto per stare sotto il sole con centinaia
di bambini fino alle cinque e mezza e poi rimanere
a sistemare insieme nonostante la stanchezza, è mettersi a organizzare la giornata con i gioconi da fare,
rincorrere i bimbi che si divertono a scappare
quando c'è la preghiera, riempirsi di cioccolato mentre cucinano i biscotti, o di tempera mentre colorano
i cartelloni, è tenere i punti dei tornei e giocare in
campo con loro,è ascoltare i loro piccoli litigi e vederli
fare pace con la semplicità che solo i bambini hanno,
è un sorriso continuo che regali, ma soprattutto che
ricevi in ogni occasione.
Anche se l'estate è agli sgoccioli e l'oratorio estivo
è già finito da un pò, mi sembra ieri che le bimbe
di "dieci ragazze per me " si divertivano a ballare
sul palco e i grandi si impegnavano nel torneo di
calcio : è un'esperienza che rimane sempre viva
per tutti i bellissimi momenti che regala.
Flavia Orlandi (Animatrice Gavirate)
****
Tirare le somme dell’esperienza dell’Oratorio Feriale di Comerio e mettere tutto per iscritto
non è un’impresa facile. La difficoltà sta
nel dover riassumere un turbinio di emozioni, incontri e scontri, volti e persone
che mi ha investito facendomi scoprire la
bellezza dello stare insieme. Inutile negare
le difficoltà incontrate lungo il cammino, ma
la Passione ci ha unito e reso l’esperienza indimenticabile. “Passione” è sicuramente una
parola chiave dell’Oratorio Feriale di quest’anno ed è stato il motore che ha mosso i cuori
di tutti, il mio, delle animatrici, degli adulti e ha
permesso di vivere l’Oratorio di Comerio in
modo intenso in un’ottica di comunione con le
Parrocchie di Gavirate, Oltrona e Voltorre. Questa
Passione era visibile negli occhi di ogni persona
rientrata in questa grande macchina organizzativa, ma soprattutto, umana. In questi due anni
come educatore a Comerio, ho potuto assaporare le variopinte dinamiche di una comunità
viva e con la voglia di camminare su un sentiero nuovo e inesplorato, magari con qualche paura e incertezza, ma affidandosi a
Colui che ha tracciato la Via da seguire.
Ringrazio tutti per questa esperienza che
mi ha accresciuto, dai bambini alle animatrici, dagli adulti ai “colleghi” educatori
con i quali ho collaborato. Esperienza che porterò
per sempre con me, nel mio cuore.
Salvatore De Fazio (Resp. Orat. Comerio)
****
Il tempo dell’oratorio estivo è ormai, per tutti,
un bellissimo ricordo.
Le intense settimane sono state ricche di
divertimento, di gioia e di preghiera attorno al tema che ha caratterizzato questa stupenda esperienza: Di soltanto una
parola. E’ stato proprio questo il motto che ha
presentato le venticinque parole che hanno scandito
le varie giornate.
Riprendendo il tema, vorrei soltanto dire Grazie a
tutti i bambini e ragazzi che hanno partecipato, agli
animatori che tanto si sono impegnati dimostrando
costanza e voglia di stare insieme, a tutti i volontari
che con passione hanno dedicato il proprio tempo e
per ultimo, ma non meno importanti, alle guide, sacerdoti e diaconi, di questa comunità che mi hanno
permesso di vivere questo bellissimo momento.
Personalmente, ho cercato di fare il possibile per
svolgere l’importante incarico che mi è stato affidato; gli sforzi compiuti e le fatiche, però, sono
state pienamente ripagate dal sorriso carico di
gioia di ragazzi e bambini.
Come ha ricordato Don Mario nella preghiera conclusiva, l’oratorio è stata una bella avventura, ma
non deve terminare con l’estate. Molti, infatti, saranno i momenti che scandiranno il periodo autunnale iniziando, per esempio, dalle feste dei quattro
paesi che compongono la comunità. Queste occasioni
possano essere, quindi, possibilità importante per
continuare il cammino intrapreso.
Paolo Leoni (Resp. Orat. Oltrona)
18
Vita della Comunità
In cammino...
Vita della Comunità
strini del pullman il piccolo paese sotto la gigantesca montagna, ti sembrava di cadere! Io mi sono subito affezionata a quel
posto! Mi sono affezionata alle persone che c'erano con me e
alla casa dove eravamo ospitati. A me è sembrata una vacanza
ricca di avventure,di gioconi, di nuove e vecchie amicizie,di
bagni in piscina(era gelata, ma stupenda!),di gite! Questa vacanza è diventata così speciale e divertente grazie alla presenza di adulti e animatori, ma soprattutto dalla presenza di
Don Andrea! Un altro aspetto importantissimo è stata la cucina!
Senza gli ottimi cuochi che ogni giorno ci preparavano cibi prelibatissimi, la vacanza non sarebbe risultata eccezionale!
Anche gli animatori presenti hanno avuto una grande importanza e responsabilità! Senza di loro ci saremmo subito stufati
di giocare sempre e solo a calcio,a carte, oppure starcene in
camera da soli! Gli animatori hanno organizzato giochi e staffette solo per noi e questo fatto mi rende felice perchè capisco
quanto bene ci vogliono.
VACANZE COMUNITARIE
RAGAZZI
L’ATTENZIONE DELLA COMUNITA’ PER
I PIU’ PICCOLI
Intervista a Piero Roncoroni
adulto presente al PrimoTurno:
Nome e cognome: Pietro Roncoroni (detto comunemente
Piero)
Perché hai scelto di passare questa settimana con i ragazzi? Come pensionato ho tempo libero e mi piace passarlo
in oratorio con altri adulti a servizio dei ragazzi… e poi ho tentato di vedere mia nipote, anche se con scarsi risultati!!!
Sei andato in montagna per… Inizialmente come autista e
responsabile delle spese…poi ho aiutato nei momenti del
pranzo e anche in cucina, tanto che ho anche imparato a fare
qualcosina dalle abilissime cuoche.
Qualche momento degno di essere raccontato…
E’ stato divertente vedere i ragazzini prepararsi per fare le pulizie con tutti gli attrezzi, ci credevano veramente e si sono cimentati come in una nuova avventura.
Ricordo con simpatia i passi Edoardo Pareschi nelle “serate
disco”.
Il falò della serata finale è stato un momento di fraternità forte.
Per concludere… La vacanza è stata un’occasione di servizio
per i più piccoli, si è costruito con loro un clima davvero familiare. Facevano riferimento a noi per tutto, quasi fossimo i loro
genitori…un’occasione per stare con loro e mostrare l’attenzione che la Comunità ha per loro, una comunità sempre più
grande: la prima vacanza della Comunità pastorale Santissima
Trinità che ha visto partecipare bambini e ragazzi di tutti i paesi.
Francesco Caprioli ragazzo del Primo Turno:
Prima di partire per questa vacanza con l'oratorio, non mi sarei
mai aspettato di divertirmi così tanto come invece ho fatto. Ho
potuto passare dei bellissimi e intensissimi giorni con i miei
amici, avendo la possibilità di farne di nuovi, perché l'amicizia
è un valore molto importante in una comunità, come questa.
Non si è creata soltanto tra noi ragazzi, ma anche con le persone adulte che ci hanno accompagnati e trattati come veri signori in un grand hotel.
Giulia Micheloni ragazza presente al Secondo Turno:
“Rispondere all’amore con amore … Si può!”
Questo è stato il tema del campo estivo degli adolescenti della
Comunità Pastorale che si è tenuto dal 21 al 28 luglio a
Gudon, in Trentino.
Un gruppo di circa quaranta ragazzi, guidati da don Andrea, ha
avuto la possibilità di conoscersi e di condividere i momenti di
riflessione, di preghiera e di gioco, approfondendo il tema dell’amore insieme agli educatori.
Nei molti momenti organizzati durante le giornate si è lavorato
tutti insieme, senza escludere nessuno. Nei momenti di svago
c’è sempre stato modo di confrontarci con gli altri ragazzi e con
Giulia Gritti un’animatrice del PrimoTurno:
Sono molto felice di aver partecipato alla prima settimana di
montagna, la “settimana dei bimbi”. Essere solo quattro animatori e 40 ragazzini non si è rivelato affatto noioso e pesante.
Non avevamo mai un minuto libero è vero, andavano seguiti
in tutto ma c’era sempre qualcosa da imparare.
Con Don Andrea ci siamo trovati benissimo, si è fidato completamente di noi lasciandoci decidere e organizzare ogni
cosa: serate, gioconi ed addirittura le riflessioni di gruppo. Proprio per questo motivo penso che sia stata un’esperienza
unica, mai fatta prima d’ora, perché solo quest’anno siamo stati
noi il “motore” della vacanza!
Martina Zaninelli ragazza presente al Primo Turno:
Il giorno dopo la chiusura dell'oratorio estivo 2012, noi ragazzi
del primo turno dalla 3° elementare alla 2°media, eravamo già
sul pullman per la Val Gardena. Dopo sei intense ore di viaggio
siamo arrivati! Era un posto meraviglioso! Guardando dai fine-
19
In cammino...
Vita della Comunità
gli educatori, che ci hanno aiutato a vivere a pieno questa vacanza, senza tralasciare le regole che bisognava seguire per
rendere la vita nella casa autogestita più semplice e confortevole.
Nel corso del campo siamo andati in gita e abbiamo avuto
modo di vedere la bellezza del creato, ammirando il panorama
delle Dolomiti. Nei giorni in cui siamo rimasti alla casa di Gudon
abbiamo svolto delle attività interessanti, di riflessione, di conoscenza di noi stessi e di creatività. Abbiamo anche conosciuto la vita di personaggi noti per il loro modo semplice e puro
di amare senza limiti, come don Pino Puglisi, Annalena Tonelli,
Felicia Bartolotta Impastato e i monaci trappisti cistercensi del
monastero di Tibhirine.
Durante le serate organizzate dagli educatori abbiamo visto
due film, “Quasi amici” e “ Alla luce del sole”, abbiamo giocato
con il Karaoke, così come l’ultima sera ci siamo salutati ballando il disco-oratorio e cantando finchè abbiamo avuto voce
intorno ad un falò.
Un grazie immenso da parte di tutti a don Andrea che abbiamo
conosciuto e apprezzato più a fondo, a Renata, Mario, Carla e
Giuliana che ci hanno accudito e coccolato sempre con il sorriso, agli educatori Paolo, Hermes, Leda, Margherita per la loro
amicizia, e un grazie a tutti e a ciascuno degli adolescenti per
il cammino fatto insieme e per aver cominciato a sperimentare
il bello della comunità pastorale.
Una settimana speciale e intensa, volata troppo in fretta, ma
che tutti vogliamo continuare a far vivere nelle amicizie nate
all’ombra delle montagne e nella vita degli oratori e del gruppo
adolescenti che ci aspetta nel nuovo anno.
JUMP!
IL SALTO DELLA FEDE.
ANNO ORATORIANO 2012-2013
Pronti? Si parte! Il nuovo anno in oratorio, fin dai primi giorni, si
preannuncia come qualcosa di davvero speciale per tutti noi.
Lo slogan che ci accompagnerà in questi mesi è “JUMP!- Il salto
della fede”. “Jump!” vuol dire che la fede è qualcosa di entusiasmante, gioioso e, allo stesso tempo, decisivo nella quotidianità di
ciascuno di noi. E allora “Jump!” deve essere il nostro allenamento
per la felicità, che ci porta a compiere quello che dice il sottotitolo, cioè “il salto della fede”. In sostanza, come ha anche detto il
papa, “Jump!” ci avvisa che non si po’ rimanere fermi al punto di
partenza, perché la fede ci proietta in una nuova dimensione del
vivere, dato che è ricca di opere, è sorretta dall’amore e fa vedere
tutto con gli occhi speranzosi di un bambino. Perciò questo è un
salto verso l’Alto, verso l’Altro e verso gli altri, perché nessuno
rimanga indifferente davanti allo splendore che ci è donato ogni
giorno. La fede non è dubbio e paura, ma certezza e slancio verso
una vita autentica.
Ed è con questa convinzione che si riparte per il nuovo anno, che
inizia il 23 settembre con la grande festa di apertura dell’oratorio.
In questa sede, i ragazzi di terza media porteranno a compimento
la loro professione di fede davanti alla comunità, un cammino cominciato l’anno scorso che ha avuto il suo culmine nella visita ad
aprile al Santo Padre a Roma. Davanti all’assemblea riunita i ragazzi
si prenderanno le loro responsabilità di cristiani, scelta derivata
da un anno di riflessioni sull’importanza della fede nella loro vita.
E’ un momento in cui tutti si devono sentire coinvolti, perché la
fede stessa sarà il tema centrale di tutti gli incontri di catechismo
per adolescenti, giovani e adulti.
Infatti con la Lettera apostolica “Porta Fidei” dell’11 ottobre 2011,
il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto un Anno della fede. Esso
avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, e terminerà il 24
novembre 2013, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re
dell’Universo. Quest’anno quindi sarà una grande occasione perché tutti i fedeli capiscano che il fondamento della fede del cristiano è l’incontro con un fatto, con un avvenimento, “con una
Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte”. Nei numerosi incontri che ci saranno ci si interrogherà quindi su questo argomento, sulla fede, che è un atto personale ed insieme comunitario:
è un dono di Dio, che viene vissuto nella grande comunione della
Chiesa e deve essere comunicato al mondo.
Per quanto riguarda i giovani, il nostro cardinale Angelo Scola,
oltre ai due incontri tradizionali (Traditio e Redditio Symboli) si
sta adoperando per aggiungerne altri due per cementare il dialogo
e la fraternità coi ragazzi e per avere momenti di domande e risposta con i giovani. Con modalità ancora da definire, saranno
proposte opportunità di vita comune: più giorni di vita nel nostro
oratorio all’insegna della voglia di crescere sotto la guida di Gesù
e della domanda, che va sempre tenuta viva, della fede. Ma l’appuntamento più vicino in termini di tempo sono le ben 4 feste
patronali che coinvolgeranno moltissime persone che già ringraziamo per il tempo che spenderanno per la Comunità: si sta pensando ad una sorta di palio con sfide che girano per i quattro
oratori di Gavirate, Comerio, Oltrona e Voltorre.
E allora: “Jump!”, saltiamo e diamoci da fare!
E non si tratta di un salto nel buio, perché di là c’è un Altro che
ci aspetta.
Hermes Paganoni educatore del Secondo Turno:
La vacanza in montagna si contraddistingue, ed è sempre piaciuta a giovani e ragazzi per divertimento e gite; potremmo
però focalizzare l'attenzione sull'accrescimento che ognuno ha
avuto e che ha reso quest'esperienza, un'esperienza comunitaria. Infatti l'esperienza del singolo si riflette sulla comunità attraverso racconti, impressioni, dialoghi e relazioni che
l'individuo porta a casa. Per quanto riguarda noi educatori, vedere una così forte risposta da parte di adolescenti provenienti
da tutti i paesi della nostra comunità, non può che farci prospettare dei legami tra i ragazzi che, anche se appena instaurati, crescendo, possono portare a molto.
Questa vacanza quindi non è stata solo tempo nel quale adolescenti e giovani si sono divertiti e hanno giocato assieme, ma
grazie alle attività, ai canti e alla preghiera si è riusciti a comprendere che il vero motivo il quale ci spinge ad unirsi, relazionarsi e condividere le proprie esperienze e le proprie
impressioni con altri, è Gesù Cristo.
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Orari catechismo:
Seconda e Terza media: sabato alle ore 18.00.
Adolescenti: martedì ore 20.30.
Giovani: lunedì ore 21.00 ogni due settimane.
Luca Mastrorilli
In cammino...
Ragazzi di tutte
le parrocchie… diamo
voce ad alcuni di loro!
Nome e parrocchia:
Marta, Gavirate
Francesco, Voltorre
Maria Chiara, Comerio
Davide, Oltrona
Perché hai detto si alla settimana
proposta agli ado:
Marta: Perché sentivo altri amici che andavano e mi piaceva l’idea che gli educatori pensassero qualcosa per me e i
ragazzi della mia età di solito coinvolti nel
fare animazione.
Francesco: per me era un’esperienza
nuova. Volevo conoscere persone nuove
e conoscere anche meglio don Andrea.
Maria Chiara: ho partecipato a questa vacanza per passare una settimana in
compagnia dei miei amici e per socializzare con altri ragazzi.
Davide: sono sempre andato in montagna con l’oratorio di Oltrona, inoltre
il fatto che quest’anno ci fossero
anche altri mi ha incuriosito!
Quale fatto è degno di essere
raccontato:
Marta: La staffetta intorno alla casa:
alla fine eravamo stanchissimi ma è
stata divertente.
Francesco: Tutte le serate insieme
sono state proprio belle eravamo tutti
coinvolti.
Maria Chiara: Di questa esperienza
racconterei tutto, nei minimi dettagli
perché ogni cosa vale la pena di essere raccontata: dalle gite, ai giochi,
ai momenti di riflessione, alle risate
fino alle chiacchierate.
Davide: Molto bella la serata finale
intorno al falò e la “discomontagna”
successiva…poi sicuramente le camminate.
Quale attività nei momenti di proposta ti è piaciuta di più:
Marta: Quello sull’amicizia perché
era quello mi riguardava più da vicino.
Francesco: Quando abbiamo parlato
dell’amicizia, perché è un tema che riguarda tutti i momenti della vita, i piccoli e i grandi.
Maria Chiara: Non c'è stata un'attività che mi ha colpito in particolare,
tutte sono state molto belle, interessanti e utili. Ma mi è piaciuto molto lo
"spazio" dei pensieri in cui ognuno
poteva spontaneamente esprimersi,
senza paura, riguardo agli argomenti
trattati.
Davide: La visione e la riflessione sul
film ”Quasi amici”.
La cosa più bella che hai portato
a casa:
Vita della Comunità
Marta: I rapporti approfonditi con chi conoscevo già e le nuove amicizie.
Francesco: il divertimento, le persone, le passeggiate ma anche i momenti più
Maria Chiara: Porto a casa assolutamente una bella esperienza di crescita personale
che mi ha permesso di conoscere meglio me stessa e di mettermi in gioco senza paura.
Porto a casa una settimana di risate e divertimento e lunghe, ma meravigliose camminate. ma soprattutto la felicità di avere incontrato relazioni nuove da coltivare.
Davide: All’inizio conoscevo solo Alessandro…è stata un’occasione per aprirci e conoscere tante persone prima solo intraviste alle gite!
Invita i tuoi amici con una frase effetto:
Marta: Io adoro il mare, ma la settimana di vacanza in montagna con l’oratorio è stata
la vacanza più bella. Un po’ di fatica per le gite, ma ti diverti un sacco. Per non parlare
del cibo! Di tutto di più dalla colazione, al pranzo, alla cena e per finire in bellezza aperitivi a bordo piscina. Ci si conosce meglio. Tutto fantastico dagli incontri, alla Messa,
alle preghiere che don Andrea rende interessanti. È un’esperienza speciale sia per il
posto che per i momenti passati insieme. Da ripetere!!
Francesco: Ti consiglio vivamente di andare perché ti diverti e puoi imparare tante
cose!
Maria Chiara: Passerai una settimana stupenda, divertentissima, ricca di scoperte e
di nuove amicizie… Tutto questo insieme ai tuoi amici! E’ importante perché impari a
relazionarti anche con ragazzi che non conosci , a riscoprirti e...il divertimento è assicurato!
Davide: Se vuoi conoscere meglio te stesso e lo stare bene con gli altri ti invito a condividere la prossima offerta di vera amicizia e crescita con la nostra Comunità!
21
In cammino...
Vita della Comunità
Estate famiglie e adulti
Vacanza della Comunità
ad Arabba
Vorrei iniziare con un ringraziamento a Don Piero
e a tutte le famiglie presenti alla vacanza ad
Arabba perché è stata una delle più belle che ho
trascorso.
Era veramente piacevole trovarsi la mattina tutti
insieme per la colazione e prepararsi poi per la
gita sulle bellissime montagne. Per la mia famiglia
è stata la prima volta, mio marito all’inizio era un
po’ annoiato e poco partecipe, poi però si è sentito cercato e coinvolto tant’è che alla fine della
vacanza mi ha detto che è stata un’esperienza
veramente bella da rifare l’anno prossimo.
Per quanto riguarda i miei figli (Michele 3 anni e mezzo
e Letizia 1 e mezzo) si sono divertiti e hanno avuto a loro
disposizione più di un papà e una mamma: erano coccolati e curati da tutti. Mi piaceva l’idea che passassero
del tempo insieme non solo ai genitori o nonni, perché
si sentissero parte di una famiglia più grande che è la
comunità cristiana. Che meraviglia vedere mio figlio saltare dalla gioia quando, dopo la prima camminata della
sua vita di circa 2 ore, è arrivato al rifugio a 2500 mt. accolto da un applauso generale, da un pacchetto di patatine e un passaporto delle Dolomiti come premio.
Grazie ancora a tutti e alla prossima vacanza!!
Barbara Pasetto
Soprattutto, a dispetto dei pregiudizi diffusi su una vacanza “con il prete”, si è sentito libero di partecipare o
meno alla Messa giornaliera o ai momenti di riflessione
e confronto che quest’anno hanno preso spunto dal libro
scelto dal Don come lettura della settimana. …che bello
quel pomeriggio al rifugio a più di 2000 mt. leggere il libro
tutti insieme, seduti sul prato, condividendo i propri pensieri sgranocchiano del cioccolato e sorseggiando un
bel tè dissetante …
Alla fine di ogni giornata, stanchi, si rientrava in albergo
e dopo una bella doccia calda e rilassante, le parole di
Don Piero ristoravano lo spirito. Ho scelto di vivere
quest’esperienza perché mi piaceva l’idea che oltre al riposo o al divertimento, che si cerca di solito in una vacanza, c’era anche la possibilità di dedicare del tempo a
Dio. Questo per me non è facile nella vita frenetica di
ogni giorno, nella quale credo sempre di avere qualcosa
di più importante da fare e rimando continuamente a più
tardi, fino ad arrivare alla sera stanca riuscendo a dedicargli, sì e no, qualche secondo prima di addormentarmi.
E per finire...
Il pellegrinaggio in Russia
Recuperare la bellezza per essere
cristiani: suoni e colori della Russia.
22
Russia, Siberia, freddo.
L'equazione non fa una piega.
Invece dopo otto giorni di pellegrinaggio nel
paese evangelizzato da Cirillo e Metodio, tutto
sembra assumere un significato differente.
La Russia non è nazione fredda, distaccata,
ma terra di contrasti estremi, che si manifestano in una gamma vastissima di sentimenti
ed emozioni: nulla a che vedere con il rigore
del suo clima in alcuni momenti dell'anno.
Ciò che più colpisce chi visita questo enorme
stato, il più esteso del mondo, sono i suoni e i
colori, che l'uomo, nella sua incessante ricerca della bellezza come specchio della perfezione divina, tenta di rappresentare con la
musica e la pittura.
Inanzitutto i suoni delle celebrazioni, espressi
In cammino...
con il canto, forma principe
d'espressione della liturgia ortodossa, celebrata in una lingua che
non comprendiamo ma che possiede il fascino di fonemi dolci e melodiosi.
Suoni dello strumento più espressivo di tutti, la voce umana, sola,
senza accompagnamento strumentale, nella sua nuda umiltà orante
davanti al Creatore, che per essere
intonata deve ricercare l'armonia
con altre voci, in una Comunione
dei Santi artistica che anticipa i cori
celesti.
Suoni che sfruttano tutta l’estensione vocale, dalle note gravissime
dei bassi che fanno vibrare le pareti
delle chiese, agli acuti dei soprani
che richiamano le schiere degli angeli.
Suoni che assumono dinamiche diversissime, a seconda dei luoghi a
cui sono destinati e che si adattano
in maniera plastica alle architetture
che li ospitano.
Suoni delle piccole chiese, intonati
soltanto dalle voci di due o tre
donne, con melodie che nella loro
ieraticità preludono alla beatitudine
celeste.
Suoni della cattedrale della Madonna di Kazan, un coro possente,
segno della gloria eterna che ci attende.
Suoni del silenzio della campagna
russa, casette sparse in una pianura senza fine, dove da sempre si
svolgono gli umili lavori dei contadini.
E poi i colori, sacri e profani della
collezione dell’Hermitage, in cui la
genalità umana si esprime nelle sue
mille sfaccettature a seconda delle
nazioni ed epoche storiche.
Colori divini, delle chiese e dei monasteri, dove da secoli si svolge la
vita dei religiosi, che adorano il nostro stesso Dio anche se in forme
diverse.
Colori abbacinanti delle cupole
d'oro, che risplendono al sole delle
lunghe giornate estive e sembrano
acquisire luce propria anche sotto il
cielo più grigio.
Colori accesi degli affreschi delle
chiese, su un fondo azzurro che evidenzia le figure dei Santi, fissate nel
tempo dalle mani degli artisti a ricordarci le virtù cristiane.
Colori smaglianti dei tetti dei monasteri, verdi, rossi, azzurri, blu, di una
intensità che non ci si aspetta e che
si possono riconoscere a
distanza, come un faro per
chi cerca un porto sicuro
per lo Spirito.
Colori delle icone annerite
dal fumo delle candele,
segno di una devozione
che non ci appartiene più,
persi come siamo in una
vita affannata che non ci
consente di sostare neanche per pochi minuti in
adorazione davanti ad
una immagine sacra.
E l’icona della Trinità Veterotestamentaria del
grande Andrej Rublëv,
che raffigura il Mistero
come i tre uomini che
incontrano Abramo
alle querce di Mamre,
compendia perfettamente, in un’armonia quasi musicale
di colori, tutta la spiritualità di una nazione che
ha saputo conservare la
Fede anche nei momenti
tragici della sua storia.
Qualcuno ha scritto: “la
bellezza
salverà
il
mondo”.
Guarda caso, e forse non
poteva essere diversamente, quel qualcuno era
proprio un russo: Fëdor
Dostoevskij.
Forse il nostro compito, di
ritorno da questo pellegrinaggio, è proprio quello di riportare
nella nostra vita e in quella di chi sta
accanto il senso di una bellezza di
cui abbiamo perso il ricordo.
Una bellezza che non deve essere
fine a se stessa, ma deve rammen-
23
Vita della Comunità
tarci ogni giorno che siamo chiamati
a qualcosa di più grande: la grandiosa liturgia celeste, celebrata da
millenni nelle chiese ortodosse con
suoni e colori che non potremo mai
dimenticare.
Alberto Repossi
In cammino...
RIFLESSIONI E
CONSIDERAZIONI SUL
PELLEGRINAGGIO IN
RUSSIA
Non nascondo dopo l’uscita del programma del pellegrinaggio in Russia, la perplessità che ho avuto prima di
decidere di partecipare al viaggio, credo dovuta sia ad
una visione su quello che la Russia ha rappresentato
negli ultimi anni dal punto di vista della politica estera
nei confronti dell’occidente, sia dovuta principalmente
al rigido controllo che lo stesso potere politico ha esercitato nel secolo precedente sulla chiesa ortodossa.
Ma poi la tradizione religiosa ,l’arte, gli scienziati, la letteratura e la parte attiva che questa terra ha avuto nella
storia degli ultimi cinquant’anni del nostro continente,
hanno stimolato il mio interesse ed ho deciso di partire:
ed ho fatto bene.
Man mano che il nostro pellegrinaggio procedeva eravamo sempre più colpiti dalla maestosità delle chiese,
fortunatamente ristrutturate, che con le loro cupole d’oro,
la possente architettura, e i bellissimi colori degli affreschi interni ci avvolgevano completamente.
Le mirabili iconostasi che di volta in volta incontravamo
celebravano la gloria del Signore; le varie icone, uniche,
perché scritte con amore e preghiera, evidenziavano la
tenerezza, la gioia, e la compassione di Maria, di Gesù,
e dello Spirito Santo.
Dopo la visione di queste belle cose che non hanno solo
un significato artistico, se pur meraviglioso, ma rivestono
un ben più importante significato di sentimento religioso;
mi chiedevo come e perché i russi all’inizio della rivoluzione hanno distrutto queste chiese, non considerando
per niente quello che rappresentavano per la loro religione, storia e tradizione; pur spiegandomi le persecuzioni, le crudeltà, la distruzione che la religione
storicamente ha dovuto poi subire da parte dei bolscevichi, per il loro pensiero dottrinale assolutista.
La risposta mi viene data dalle spiegazioni dalla nostra
guida Andrey, il quale descriveva che alle funzioni reli-
Vita della Comunità
giose oltre al patriarca e alla famiglia dello zar, partecipavano i boiardi e i rappresentanti delle classi agiate,
mentre non vi era posto per tutti gli altri. Per questo motivo credo che il popolo non sentisse come sue le chiese,
ma invece le associava proprio a quelli che doveva detronizzare e combattere.
Capitavamo spesso nel visitare le cattedrali durante le
funzioni e ci colpiva la nenia particolare, che veniva declamata, facendo assomigliare il rito a quello di una religione orientale e non cristiana, ma poi guardando le
icone che rappresentavano Gesù o la Madonna, ritornavamo col pensiero alla preghiera anche noi. E tutto questo ancora di più durante la visita a San Sergio, dove
fratelli ortodossi e cristiani insieme in coda come al
Santo Sepolcro per pregare alla tomba del Santo,
Don Piero poi come sempre ci illuminava sia evidenziando il sentimento reale e apparentemente contraddittorio della gente russa descritte dagli autori, sia con le
spiegazioni teologiche, rilevando anche quegli aspetti
che potevano sembrare particolari, ma che erano lo
stesso carichi di devozione, in quanto, se pur in forma
diversa, rappresentavano sempre una realtà carica di
sentimento religioso.
Tanti anni or sono ho partecipato ad una Messa ortodossa in quanto un amico dopo la vocazione ha chiesto
il passaggio al rito ortodosso: la ricordo certamente
lunga ma piena di significato religioso diretto, non mi
avevano colpito invece le invocazioni, le preghiere e i
canti come queste “nenie russe”, (che il piccolo Marco
riproduce con particolare somiglianza), forse perché celebrate in slavo antico che danno quel carattere “cantilenante che il greco non ha o mitiga molto.
Anche quest’anno il nostro un gruppo meraviglioso tanto
coinvolgente al punto da far dimenticare talvolta la pacatezza dell’età matura.
Ho visto una Russia che non pensavo esistesse e molto
più vicina a noi di quello che si potrebbe pensare e per
la storia che ha la sua Chiesa e per il fatto poi che negli
ultimi anni sono stati ristrutturati e talvolta ricostruiti gli
edifici religiosi distrutti, evidenzia che l’anima russa non
può cancellare le proprie radici e sebbene oggi stia
attraversando un periodo di transizione si riapproprierà
delle sue tradizioni dei secoli passati.
Interdonato Franco
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