Presentazione Apertura centro antiviolenza “Catia Doriana Bellini

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Presentazione Apertura centro antiviolenza “Catia Doriana Bellini
Presentazione
Apertura centro antiviolenza “Catia Doriana Bellini” di Perugia
Perugia, Palazzo dei Priori - Sala dei Notari
Giovedì 6 marzo 2014 ore 17.30
Intervento introduttivo
Lorena Pesaresi
Assessore Pari Opportunità Comune di Perugia
1. L’apertura del primo Centro Antiviolenza “Catia Doriana Bellini” nel comune di
Perugia per donne sole o con eventuali figli minori, vittime di violenza o di
stalking, è stata possibile grazie al Progetto “Umbria Antiviolenza”, promosso nel
2012 dal Comune di Perugia insieme al Comune di Terni, in collaborazione con le
Associazioni “Differenza Donna” e “Liberamente donna”.
Abbiamo espresso in tante il desiderio di dedicare e intitolare questo Centro alla
nostra amatissima “Catia Doriana Bellini”, che non è più tra noi.
Catia è stata Responsabile del Centro regionale per le pari opportunità dell’Umbria
con il quale abbiamo condiviso, sin dall’inizio, la scelta di questo progetto e lei
(insieme a me, Gianluca Mannucci di Borgo Rete ed Emanuela Moroli di
“Differenza Donna”), ne è stata l’animatrice fondamentale anche nell’ultimo periodo
della sua malattia.
Una donna che ha dato molto a tanti di noi, alla collettività tutta… per le sue doti, la
sua competenza, a cominciare dall’attività del Telefono Donna, a quella legata alle
azioni contro la violenza maschile sulle donne che in Umbria hanno una radice
lontana e di decenni di intenso lavoro e di studio.
Una donna non conformista, di grande vivacità intellettuale, unita ad una forte e ricca
capacità di ascolto e alla voglia di “starci”. Dietro vi era la radice di una straordinaria
esperienza collettiva, culturale e di vita che resterà la nostra impronta, un
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insegnamento per tutte e per tutti noi. Ringrazio i familiari e amici di Gubbio
presenti qui con noi così come anche la Presidente del C.P.O. Daniela Albanesi e
il suo staff per la loro presenza e il lavoro svolto insieme.
2. Il Centro Antiviolenza di Perugia - di cui vedremo un video subito dopo questo mio
intervento - è il risultato di un grande progetto che i 2 Comuni di Perugia e Terni
hanno vinto rispondendo ad un bando del Dipartimento Pari Opportunità della
Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il progetto è stato presentato insieme
all’Organizzazione Non Governativa “Differenza Donna” (soggetto capofila) che da
oltre 20 anni si batte, in Italia e in altri Paesi del Mondo, contro la violenza alle
donne con lo strumento prioritario dei Centri antiviolenza e che oggi è qui
rappresentata dalla sua Presidente Emanuela Moroli che ringrazio per la sua paziente
e costante disponibilità. Completa il gruppo dei partner l'Associazione di Terni
Libera mente… Donna, rappresentata dalla sua Presidente Paola Moriconi,
un’Associazione che da molti anni è impegnata nel contrasto alla violenza che
colpisce il genere femminile e che in veste di partner del progetto è il soggetto
gestore del Centro.
Il progetto ammonta a complessivi 444.300,00 € ed è stato cofinanziato per il 90%
dal Dipartimento per le Pari Opportunità, per € 44.000,00 dai Comuni di Perugia
e Terni e per un’altra quota dall’associazione Liberamente Donna. Per le due
annualità successive a quelle previste dal progetto (come da vincolo del bando),
abbiamo avuto il sostegno finanziario di € 200.000 della Regione dell’Umbria che
ringrazio pubblicamente con la sua Presidente Marini e i dirigenti Dott.ssa Ranieri e
Dr. Strona per il lavoro svolto insieme a me.
La sede del Centro antiviolenza di Perugia è situato nella località di Ponte Pattoli in
un edificio nuovo del Comune di Perugia con tutte le caratteristiche previste dagli
standard nazionali ed europei dei centri antiviolenza. Si compone di due attici
contigui tra loro per complessivi 222 mq. e 132 mq. di terrazzi. E’ una struttura a
carattere residenziale per donne sole o con eventuali figli minori, vittime di
violenza o di stalking che dovrà avere la capacità di accogliere complessivamente
(nei due Centri di Perugia e Terni) circa 36 donne vittime di violenza o stalking e
20 bambini.
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I Centri Antiviolenza non sono da confondersi con le case rifugio o le case famiglia o
le residenze protette, sono infatti veri e propri laboratori sociali, che oltre ad offrire
accoglienza alle vittime di violenza ed ospitalità nei casi più a rischio, producono
formazione, ricerche, sensibilizzazione, informazione e soprattutto prevenzione
3. Un grande Progetto per Perugia e Terni ma al servizio di tutta l’Umbria con due
Centri antiviolenza che entro quest’anno lavoreranno in piena efficienza.
Due le principali finalità:
-
Restituire dignità e consapevolezza di sé alla donna maltrattata e vittima di
violenza e agli eventuali figli sino al recupero dell’autonomia anche
economica;
-
Costruire ed affermare una cultura contro la violenza perpetrata contro le
donne.
4. L’obiettivo del Centro, in quanto servizio posto a tutela delle donne vittime di
qualsiasi forma di violenza o discriminazione di genere, è quello di garantire non
solo risposte immediate di sostegno legale, sociale, alloggiativo, sanitario, o
formativo, secondo le necessità, ma soprattutto sviluppare l’empowerment della
donna accolta, inteso come rafforzamento della sua assertività e fondamentale per
autodeterminarsi, ripercorrendo il vissuto emotivo correlato al senso di impotenza e
fragilità.
La cura e l’attenzione che è necessario rivolgere alle donne vittime di violenza si
fonda su una condivisione e una solidarietà che deve partire da un ascolto
empatico e relazionale prima di tutto.
Per raggiungere le sue finalità e questi obiettivi sono necessari servizi qualificati e
appositamente costruiti e realizzati da personale competente, con esperienza
professionale in materia di violenza di genere. Quello che abbiamo fatto e
continueremo a fare.
Sono state quindi formate, a seguito di un bando pubblico, nel corso base di 150 ore,
n. 60 giovani donne neolaureate che vengono ora selezionate e impiegate sia
come operatrici (retribuite con le risorse del progetto) che come volontarie dei
due Centri.
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Stiamo organizzando ora la formazione di II livello di circa 50 ore rivolta in modo
particolare alle forze dell’ordine, agli operatori della magistratura, tribunali,
servizi sociali e altri servizi coinvolti nella rete di coordinamento……
Un’altra fase del progetto che stiamo avviando ora è un Protocollo operativo con le
Forze dell’ordine (prefetture, Magistratura, Questure, compagnie Carabinieri,
Guardia di Finanza) e con altri soggetti istituzionali coinvolti. Sarà definito entro
quest’anno sulla base anche della imminente Legge regionale sui centri antiviolenza.
Per me come tanti di noi, inaugurare un Centro Antiviolenza non è semplicemente
come tagliare il nastro di una nuova rotatoria, una nuova strada, un impianto sportivo
o una qualunque altra opera pubblica, ma ha un valore “differente”, un valore
affettivo, umano e culturale che vogliamo diventi patrimonio collettivo di tutti, di
presa di coscienza e di conoscenza, di consapevolezza e di senso di responsabilità in
ogni momento da parte di tutti e non solo delle/degli addetti ai lavori.
Mi riferisco alle istituzioni, all’associazionismo diffuso, al volontariato sociale e del
Terzo settore che oggi stanno segnando una svolta in Umbria con un rinnovato
protagonismo di cui sentivamo il bisogno, l’inizio appunto di una nuova storia a partire
dai due primi Centri Antiviolenza (Pg e Terni) unitamente al progetto, più generale, su
scala regionale “UNA: Umbria network antiviolenza una Rete unica contro la
violenza e lo stalking verso le donne e i loro figli minori” avviato nel 2012,
cofinanziato anch’esso nel 2011 dal Dipartimento per le Pari Opportunità e di cui il
Centro antiviolenza di Perugia e quello di Terni, ne costituiscono parte integrante e
sostanziale con l’obiettivo generale di consolidare e rendere sistematica la Rete di
Servizi “dedicati” (alla prevenzione/contrasto), fra tutti gli attori pubblici/privati,
grazie anche, per la prima volta in Umbria, all’emanazione di una specifica legge
regionale.
Far sentire una voce che dia sicurezza, far percepire all’esterno i nostri servizi come
luoghi efficaci, “amici” e solidali delle donne vittime di violenza e dei loro figli, è
fondamentale per far emergere la violenza dall’omertà…
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5. Siamo tuttavia consapevoli come tutto questo non basti ancora e come le città oggi
più che mai hanno bisogno di munirsi di un sistema complessivo che tenga conto a
360° della materia legata alla violenza sessuata, di modo che essa sia affrontata sia
sotto il profilo della prevenzione che della tutela e del contrasto, dal momento che
viviamo una realtà nella quale i messaggi provenienti dai mass-media e dalla
pubblicità, tendono a comunicare l’esatto contrario.
Non bastano le leggi, le abbiamo e devono essere più efficaci.
Serve una svolta dello Stato sociale, serve mettere il tema al centro dell’agenda di
governo del Paese e delle città, a partire dalle istituzioni e dalla politica affinché
l’intervento pubblico non vada speso solo nelle emergenze ma deve costituire il
perno di una amministrazione per le implicazioni che la violenza comporta nella
vita delle persone. La sua assenza o inadeguatezza può costituire ancor più lo
specchio della distanza tra politica e società; serve costruire un “Patto di civile
convivenza tra i sessi”, serve agire non contro una “generica” violenza sulle
donne ma contro la violenza maschile anche attraverso – credo inevitabilmente nuove azioni e strumenti in grado di agire verso gli uomini maltrattanti, perché
la violenza sessuale sulle donne non è un mero problema di ordine pubblico e di
sicurezza, ma una grave patologia sociale e in quanto tale va trattata, anch’essa,
con le dovute attenzioni e forme di prevenzione.
Ecco perché la violenza sulle donne è un problema di TUTTI, senza distinzioni e non
solo di chi la subisce. Dobbiamo tutti insieme combatterla a 360°…..
Solo così forse un giorno, non troppo lontano, riusciremo a fare tranquillamente a meno
di strutture/servizi “dedicati” al contrasto della violenza, presenti ormai in maniera
diffusa nell’intera regione.
Solo così potremo superare l’indignazione che sempre più accomuna italiani e stranieri,
giovani e anziani, donne e uomini:
1) la comune percezione che la donna sia sempre più “oggetto” di piacere piuttosto che
un essere umano da “amare” e rispettare nella sua soggettività e libertà femminile;
2) la consapevolezza che “la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci di amare”.
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E’ così che abbiamo scelto di lavorare a Perugia con il coinvolgimento di tutti i
soggetti pubblici e privati del volontariato sociale, dell’associazionismo culturale e
femminile…
E’ così che abbiamo scelto di lavorare a Perugia con il coinvolgimento di tutti i
soggetti pubblici e privati del volontariato sociale, dell’associazionismo culturale,
femminile…
E’ così che vogliamo continuare ad amministrare la città dando risposte concrete ai
bisogni emergenti delle persone, delle donne, dei giovani a partire anche dalla
prevenzione della violenza maschile sulle donne come valore imprenscindibile di
civiltà e di dignità di una società.
Un valore fondante per Perugia Capitale europea della Cultura.
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