Rassegna Settimanale 8 novembre 2013

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Rassegna Settimanale 8 novembre 2013
Presidenza del Consiglio dei Ministri
DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ
UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI
RASSEGNA STAMPA
SETTIMANALE
M ON ITOR AGGIO E APP RO FO ND IMENT O
D EI F ENO MENI DIS CRIMINAT O RI NEI MEDIA E SUL WEB
A cura di
Fernando FRACASSI
Resp. Comunicazione
Contact Center
Anno IV - Roma, 4-8 Novembre 2013
Contact Center 800.90.10.10 - www.unar.it
Collaborazione
Monica D’Arcangelis,
Alessandro Tudino
Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web
4-8/11/2013
COMUNICATO STAMPA
(inviato il 7 novembre ore 10.00)
8
NOVEMBRE
RAPPORTO
AGENZIA
2013: PRESENTAZIONE
SULL’ANTISEMITISMO DELL’
DELL’UNIONE EUROPEA PER I
DIRITTI FONDAMENTALI (FRA)
Questa settimana, l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA)
pubblicherà un rapporto sull’antisemitismo in Europa. Il rapporto presenta i risultati di un
sondaggio che è stato condotto nelle comunità ebraiche di otto paesi europei, tra i quali
anche l’Italia. Questo sondaggio rivela le percezioni degli ebrei per quanto riguarda la
discriminazione e crimini d’odio contro di loro.
L'Agenzia FRA presenterà le prime cifre comparabili al livello europeo su questo
argomento. Le cifre mostrano che l'antisemitismo persiste ed è ancora molto diffuso in
Europa. I risultati saranno presentati alla 75° vigilia della ricorrenza dei pogrom
antiebraici.
Mandiamo i risultati del rapporto in anticipo della loro pubblicazione, in piena
fiducia che rispettate l’embargo fino all’8 novembre alle ore 10.30 CET.
Risultati principali:
• Il 66% degli intervistati ritiene che l’antisemitismo sia un problema grave nei paesi
in cui vive, mentre il 76% ha dichiarato che la situazione si è aggravata negli ultimi
cinque anni.
• Il 21% di tutti gli intervistati ha subito uno o più episodi di antisemitismo
caratterizzati da insulti verbali, molestie o aggressioni fisiche nei 12 mesi
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precedenti l’indagine. Il 2% degli intervistati è stato vittima di un’aggressione fisica
di natura antisemita nell’anno precedente.
• Scarsa segnalazione: il 76% delle vittime di molestie di natura antisemita non ha
denunciato l’episodio più grave alla polizia o ad altra organizzazione.
• Registrazione insufficiente: la carenza dei meccanismi di raccolta dei dati in
numerosi Stati membri dell’UE fa sì che la registrazione delle aggressioni
antisemite rimanga insufficiente.
• L’antisemitismo è considerato la quarta questione più urgente in ambito sociale o
politico nei paesi oggetto dell’indagine.
• Tre quarti degli intervistati ritengono che l’antisemitismo online costituisca un
problema.
In basso troverà il rapporto completo (sotto embargo) in versione PDF. La preghiamo di
notare che il rapporto è sotto embargo fino all’8 novembre alle ore 10.30 CET.
Il rapporto è disponibile qui:
http://fra.europa.eu/sites/default/files/fra-2013-discrimination-and-hate-crime-againstjews-eu-embargoed_en.pdf
Il comunicato stampa è disponibile qui:
http://fra.europa.eu/sites/default/files/pr-combating-antisemitism-embargoed_en.pdf
Entrambi i documenti sono protetti con una password: as2013
Una conferenza stampa si terrà l’8 novembre alle 10.30 CET a Vienna. La conferenza
stampa verrà anche trasmessa in tempo reale tramite live stream sul nostro sito internet.
Domande possono essere inviate tramite Twitter.
Se desidera partecipare a distanza con Twitter, La chiediamo gentilmente di mandare una
richiesta di “seguirci” all’indirizzo Twitter: @MediaFRA.
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EBREI: ANTISEMITISMO IN CRESCITA
NEGLI
ULTIMI
5
ANNI
PER
76%
COMUNITA' IN UE
RAPPORTO AGENZIA UE PRESENTATO ALLA VIGILIA
DEL 75° ANNIVERSARIO POGROM
(8 novembre 2013)
Roma - Antisemitismo in crescita in Europa per il 76% degli appartenenti a comunita'
ebraiche europee, intervistati in otto paesi dell'U nione. E' uno dei dati emergenti
contenuti in una ricerca, presentata oggi a Vienna, dell'Agenzia per i diritti fondamentali
(Fra) dell'Unione europea, alla vigilia della 75° ricorrenza dei pogrom antiebraici nel
Vecchio continente.
Il 66% degli intervistati (5.847 ebrei al di sopra dei 16 anni) ritiene che l'antisemitismo sia
un problema grave nei paesi in cui vive, mentre il 76% ha dichiarato che la situazione si e'
aggravata negli ultimi cinque anni. Il 21% di tutti gli intervistati ha subito uno o piu'
episodi di antisemitismo caratterizzati da insulti verbali, molestie o aggressioni fisiche nei
12 mesi precedenti l'indagine. Il 2% e' stato vittima di un'aggressione fisica di natura
antisemita nell'anno precedente. L'antisemitismo e' considerato la quarta questione piu'
urgente in ambito sociale o politico nei paesi oggetto dell'indagine. tra gli altri problemi
emersi, la scarsa segnalazione degli episodi: il 76% delle vittime di molestie di natura
antisemita non ha denunciato l'episodio piu' grave alla polizia o ad altra organizzazione; la
registrazione insufficiente, cioe' la carenza dei meccanismi di raccolta dei dati in numerosi
Stati membri dell'Ue, che fa si' che la registrazione delle aggressioni antisemite rimanga
insufficiente. Infine, tre quarti degli intervistati ritengono che l'antisemitismo online
costituisca un problema, con un picco addirittura dell'87% in Italia.
Il rapporto mostra anche una notevole differenza tra paesi europei. Se in Gran Bretagna
solo il 9% degli intervistati ha sentito l'accusa "gli ebrei sono i responsabili dell'attuale crisi
economica", la percentuale sal al 59% in Ungheria; mentre attribuire all'annoso conflitto
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israelopalestinese la causa della scarsa sicurezza percepita ha percentuali che variano
dall'8% della Latvia al 28% della Germania, fino al 73% della Francia.
In particolare per le comunita' ebraiche italiane, oltre al citato antisemitismo online, i
problemi sentiti come gravi secondo il rapporto sono l'esistenza di graffiti antisemiti sui
muri (61%), la percezione di un antisemitismo dei media (59%) il vandalismo verso edifici
o istituzioni ebraiche (43%), quello nei cimiteri (41%), l'antisemitismo nella politica
(36%), le espressioni di ostilita' verso gli ebrei in luoghi pubblici (30%).
(fonte Adnkronos)
PRESENTAZIONE DOSSIER STATISTICO
IMMIGRAZIONE 2013 “DIRITTI E PARI
OPPORTUNITÀ”- RAPPORTO UNAR
(8 novembre 2013)
La ministra per l’Integrazione, Cécile Kyenge, e
la
Viceministro
con
Opportunità, Maria
delega
alle
Pari
Cecilia Guerra, il 13
novembre presenteranno la nuova edizione del
Dossier Statistico Immigrazione “Diritti e discriminazioni”. Il Dossier evidenzia, con il
supporto di dati statistici, come l’immigrazione stia modificando il tessuto sociale e i
modelli di sviluppo attuali, attraverso una lente che si concentra sulla dinamica dei diritti e
dei doveri. Un particolare focus sarà dedicato al problema delle discriminazioni che
ostacolano il processo di una piena integrazione delle persone di origine straniera nella
società, sottolineando le tante luci ed ombre che ha ancora l’immigrazione in Italia, ma
anche le prospettive di miglioramento derivanti da una piena attuazione dei principi di
pari opportunità e parità di trattamento.
La ricerca è stata curata dall’UNAR con il Centro Studi e Ricerche IDOS/Immigrazione
Dossier Statistico. Nei 75 capitoli previsti, i redattori di IDOS e numerosi esperti e
studiosi esterni sono stati chiamati a collaborare e a fornire il proprio ausilio per offrire un
panorama completo e a più voci di tutti gli aspetti del fenomeno migratorio, dal contesto
internazionale allo scenario nazionale, con focus specifici dedicati alle singole regioni.
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Il Dossier UNAR 2013 sarà distribuito gratuitamente nei numerosi eventi di
sensibilizzazione che si susseguiranno, a partire dalla presentazione del 13 novembre, che
avverrà in contemporanea a Roma e in tutti i capoluoghi regionali.
La presentazione del Dossier a Roma avverrà alle ore 10.30 presso il Teatro
Orione, Via Tortona 7 (Re di Roma).
“NO
A MAGREBINI IN DISCOTECA”, A
PROCESSO
Buttafuori rinviato a giudizio per aver impedito l'accesso al locale a un
gruppo di ragazzi
(8 novembre 2013)
“Questa sera tunisini e marocchini non possono
entrare”. Una frase che, secondo la denuncia della parte
offesa, venne detta da Omar Passarella, all’epoca addetto alla
sicurezza di una discoteca in provincia di Ferrara. Per quelle
parole, riportate ieri in aula dall’avvocato di parte civile, l’imputato dovrà affrontare un
processo per violenza privata. La notte del 6 giugno 2009 il buttafuori sorvegliava
l’ingresso del locale, davanti al quale sostava una lunga fila di persone in attesa di entrare
per una notte di divertimento. Tra questi c’era anche la presunta vittima, un giovane
nordafricano, assieme ad alcuni amici, che non riuscirono però a entrare. Secondo quanto
riportato nella denuncia Passarella, difeso dall’avvocato Flavio Cattabriga, avrebbe
bloccato l’ingresso ai ragazzi del gruppo, sostenendo che non li avrebbe fatti entrare a
causa della loro nazionalità. Ne nacque un piccolo diverbio, con il buttafuori che
allontanò il giovane con qualche spintone. La situazione fortunatamente non degenerò in
uno scontro fisico, ma il ragazzo sporse denuncia contro Passarella, sottolineando la
discriminazione etnica di cui sarebbe stato vittima, per poi costituirsi come parte civile
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attraverso l’avvocato Cinzia Rizzatello. L’accusa che pende sull’addetto alla sicurezza è di
violenza privata, aggravata dal fatto che la presunta vittima fosse minorenne e,
naturalmente, dalla discriminazione razziale. Al termine dell’udienza preliminare il gip ha
accolto la richiesta di rinvio a giudizio della pm Ombretta Volta, e il caso verrà esaminato
dal giudice dibattimentale. (fonte http://www.estense.com)
PIRELLONE, STAGE SOLO AI LOMBARDI:
LA LEGA DICE NO AGLI ALTRI STUDENTI
Via libera della commissione Cultura all'emendamento che limita ai residenti le
borse di studio per i tirocini negli uffici della Regione: "Sono poche ed è giusto
che vadano ai nostri giovani". E il Pd protesta: "Così perdiamo la nostra capacità
attrattiva"
(8 novembre 2013)
Borse di studio per i tirocini al Pirellone solo per
studenti residenti in Lombardia. Lo ha deciso la
commissione regionale Cultura grazie a un blitz della
Lega. Il partito del governatore Roberto Maroni ha
presentato all’ultimo momento un emendamento al
progetto di legge dell’Ufficio di presidenza che esclude chi non risiede in Lombardia dalla
possibilità di usufruire delle 35 borse di studio finanziate con i risparmi derivanti dalla
riduzione dei costi della politica in consiglio regionale. Una forzatura che ha mandato su
tutte le furie l’opposizione di centrosinistra. Che non solo ha votato contro alla modifica,
ma alla fine per protesta si è astenuta nel voto finale sul provvedimento.
Il testo iniziale dell’articolo 1, comma 2, della legge prevedeva che «i tirocini e l’attività di
ricerca sono destinati a giovani laureati o laureandi residenti in Lombardia e/o
provenienti da università lombarde». Con la modifica introdotta dalla Lega,(che ha
eliminato la dicitura «e/o provenienti da università lombarde»), gli studenti non residenti
nella regione non potranno beneficiare delle borse di studio né effettuare il tirocinio
presso il consiglio regionale e le sue sedi istituzionali a Roma e Bruxelles. Una novità che
lascia perplesso anche il presidente della commissione regionale Cultura, Luca Daniel
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Ferrazzi, ex assessore regionale quando militava in An, ora esponente di spicco della Lista
Maroni: «Lo spirito del testo iniziale era chiaro. L’effetto di questa modifica è inutile.
Oltretutto in questo modo si crea l’effetto paradossale di consentire l’assegnazione di una
borsa di studio anche a chi frequenta una università non lombarda solo perché ha la
residenza qui». Il pd Fabio Pizzul va oltre e protesta: «La legge così riformulata
depotenzia la capacità attrattiva della regione e non consente a tutti i giovani che, anche se
provengono da fuori, vivono e studiano qui, di offrire un contributo alla crescita della
Lombardia. Il paradosso è che se passa questa idea, potrebbe succedere che sul territorio
lombardo lavoreranno e studieranno solo i residenti. Non dobbiamo avere paura degli
apporti esterni, non ci dobbiamo difendere, ma dobbiamo accogliere e crescere grazie alle
potenzialità di tutti».
Il capogruppo della Lega in Regione, Massimiliano Romeo, si difende: «Le borse di studio
sono poche ed è giusto che vadano agli studenti lombardi. Per noi è giusto che abbiano la
priorità». Rispetto al passato, il progetto di legge licenziato dalla commissione Cultura
prevede anche i cosiddetti “tirocini curriculari” che sono stati attivati dalle università
lombarde con cui il consiglio regionale stipula convenzioni ad hoc. Ora la parola passerà
all’aula, che dovrà dare il via libera definitivo alla legge nella seduta del 19 novembre.
(fonte http://milano.repubblica.it/)
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SONO "STRANIERI", MA NATI A ROMA
CITTADINANZA ONORARIA A 1500 BAMBINI
Il 20 novembre l'iniziativa del municipio II con l'Unicef e il sindaco. Gerace:
"Questo è solo il primo passo per contrastare fenomeni di discriminazione e
scarsa integrazione. Siamo tutti figli d'Italia"
(8 novembre 2013)
Nati in Italia, ma non per questo italiani. Sulla scia
dell'esperienza di Torino, anche a Roma 1.500
bambini stranieri venuti alla luce nella capitale
nell'ultimo anno e mezzo avranno la cittadinanza
onoraria. Un sigillo civico importante che è un primo
passo verso lo "ius soli", cioè il diritto, per chiunque nasca nel territorio italiano, di
acquisire la cittadinanza.
Il 20 novembre il presidente del municipio II, Giuseppe Gerace, insieme al sindaco
Marino e a rappresentati istituzionali dell'U nicef, con una cerimonia dall'alto valore
simbolico nell'aula magna della Sapienza conferiranno, anche se solo simbolicamente, la
cittadinanza agli ultimi nati. "Riteniamo doveroso dare dei segnali forti e concreti per
stimolare un superamento dell'istituto dello "ius sanguinis" - spiega Gerace, che ieri ha
approvato in giunta una delibera sul tema - I bambini nati in Italia, che parlano italiano e
studiano la storia del nostro Paese, devono avere gli stessi diritti degli altri.
Trasmetteremo formalmente la delibera al presidente della Repubblica".
Sono centinaia i ragazzi di origine straniera, ma che per valori, esperienza, cultura sono
italiani, ma non hanno lo status di cittadini. Già, perché la legge 91 regola la cittadinanza
sulla base della discendenza di sangue, non tenendo conto dell'evoluzione sociale e
demografica. Ogni Stato ha le sue regole: chi nasce negli Stati Uniti è cittadino americano,
in Irlanda bastano tre anni di residenza, mentre in Germania è sufficiente che uno dei due
genitori viva legalmente sul territorio da almeno 8 anni.
"Questa sarà solo una delle tante iniziative del municipio per contrastare fenomeni di
discriminazione e scarsa integrazione - continua il minsindaco dei Parioli - Siamo tutti
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figli d'Italia. Ora confidiamo che questa iniziativa sia da stimolo per tante altre
amministrazioni locali, affinché il tema diventi di vero interesse nazionale". L'evento è
stato condiviso con l'U nicef, che "ha dato il suo fondamentale supporto, e ci tengo a
ringraziare l'assessore Alessandra Cattoi per il suo sostegno e l'attenzione all'argomento".
Se a Torino il sindaco Fassino ha fatto da apripista, l'iniziativa a Roma non è nuova. Già
l'ex presidente del parlamentino di Cinecittà, Sandro Medici, lanciò la "civil card", una
sorta di carta di precittadinanza. Ora, però, il progetto è condiviso dal Campidoglio.
(fonte http://roma.repubblica.it)
NOTA DEL SERVIZIO ANTIDISCRIMINAZIONI
DELL'ASGI SULLE PROPOSTE DI MODIFICA AL
REGOLAMENTO DI POLIZIA URBANA DEL
COMUNE DI PADOVA
(8 novembre 2013)
Riscontrati alcuni profili di illegittimità e che potrebbero portare a conseguenze
discriminatorie.
La lettera del servizio Antidiscriminazioni dell'ASGI in merito alla deliberazione
della Giunta comunale di Padova n. 2013/0458 dd. 01/10/2013
http://www.asgi.it/public/parser_download/save/padova_reg_pol_urb_lettera_asgi.pdf
Il testo delle deliberazione della Giunta comunale di Padova n. 2013/0458 dd.
01/10/2013
http://www.asgi.it/public/parser_download/save/padova_reg_pol_urb_lettera_asgi.pdf
Il servizio antidiscriminazioni dell’ASGI ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio
comunale di Padova in merito alla deliberazione della Giunta Comunale di Padova n.
2013/0458 del 01/10/2013 con la quale è stata approvata una proposta di modifica del
Regolamento di Polizia Urbana (R.P.U.) da sottoporre al Consiglio Comunale di Padova
per la definitiva approvazione. Il servizio antidiscriminazioni dell’ASGI ha inteso
muovere alcuni rilievi critici sul testo dell’art. 9 comma 2 della nuova Proposta di
Regolamento, che presenterebbe profili di illegittimità e possibili profili discriminatori.
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Al fine di contrastare il fenomeno dell’abusivismo commerciale su aree pubbliche a
Padova, viene proposta l’introduzione nel nuovo Regolamento di Polizia urbana del
Comune di Padova di un divieto di “trasporto, senza giustificato motivo, di mercanzia in
grandi sacchi di plastica, borsoni od altri analoghi contenitori, nonché lo stazionamento
con detenzione dei citati contenitori, su tutto il territorio comunale” (art. 9 c. 2), con la
previsione di una sanzione amministrativa pecuniaria in caso di violazione pari a 100
euro, nonchè la sanzione accessoria della confisca amministrativa della mercanzia
contenuta nei contenitori, previo sequestro cautelare ai sensi di quanto disposto dalla
legge n. 689/81.
L’ASGI ritiene
che tale norma
non soddisfi i principi di legalità, determinatezza e
tassatività richiesti ai fini dell’applicazione di sanzioni amministrative, possibile solo in
forza di disposizioni di legge che le autorizzi (in questo senso anche TAR Veneto,
sentenza n. 00487/2011 per una fattispecie del tutto analoga). Non vi sono dubbi che
l’esercizio commerciale abusivo o vendita abusiva su area pubblica costituisce un illecito
previsto dalla disciplina legislativa vigente e ad esso può essere certamente ricondotta
l’attività di stazionamento prolungato con l’offerta di vendita di prodotti prevista dal
comma 3 dell’art. 9 della nuova proposta di regolamento. Tuttavia, l’estensione del
comportamento illecito, e delle conseguenti sanzioni accessorie, a condotte diverse, di per
sé – almeno in astratto non necessariamente
riconducibili all’esercizio del commercio
abusivo - quale il mero trasporto di mercanzia con determinati contenitori, potrebbe
dunque considerarsi alla stregua dell’introduzione di un illecito amministrativo non
supportato da un fondamento legislativo e dunque contrario ai principi generali
dell’ordinamento. Inoltre, l’ASGI ritiene che vi sia un’ illegittima indeterminatezza della
fattispecie sanzionatoria proposta, non essendo comprensibile come si potrebbe valutare
a priori –dovendosi peraltro escludere un diritto di perquisizione riferito ad una ipotetica
violazione amministrativa- la consistenza del contenuto di contenitori normalmente chiusi
ed il carattere ingiustificato del possesso e/o del trasporto del medesimo contenuto dei
contenitori, quando non sia in atto una condotta di offerta al pubblico di prodotti, al
punto da configurare un vero e proprio processo arbitrario alle (solo) presunte intenzioni.
In aggiunta, il servizio antidiscriminazioni dell’ASGI si sofferma su possibili profili e
rischi ‘discriminatori’ indiretti della previsione che si vorrebbe introdurre.
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In base alla normativa europea e nazionale, “sussiste una ‘discriminazione indiretta’
quando una disposizione, un criterio, o una prassi apparentemente neutri possono
mettere persone di una determinata razza od origine etnica in una posizione di particolare
svantaggio rispetto ad altre persone, a meno che tale disposizione, criterio, prassi siano
oggettivamente giustificati da una finalità legittima e i mezzi impiegati per i suo
conseguimento siano appropriati e necessari” (art. 2 c. b) direttiva europea 2000/43/CE
sulla parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dell’origine
etnica, attuata in Italia con il d.lgs. n. 215/2003, in part. Art. 2 c. 1 lett. b)).
E’ fatto notorio che la maggior parte delle persone che esercitano commercio ambulante,
abusivo e non, a Padova così come in altri centri urbani, sono immigrati di colore.
L’ASGI ritiene, pertanto, che l’introduzione di una norma nel regolamento di Polizia
Urbana volta a vietare il trasporto di mercanzia in determinati contenitori quali borsoni e
sacchi di plastica sarebbe suscettibile di indurre gli agenti di polizia municipale ad
intensificare controlli ed accertamenti soprattutto nei confronti di persone con
caratteristiche somatiche analoghe o simili a quelle che solitamente esercitano il
commercio abusivo o vengono percepite come tali, anche in situazioni che nulla hanno
avrebbero a che fare con dette illecite attività, come ad esempio traslochi, spostamenti
per viaggi, o anche trasporto di mercanzia a mano finalizzata ad attività del tutto lecite. A
tale riguardo si rileva che “l’utilizzo da parte della polizia, senza giustificazione obiettiva e
ragionevole, di aspetti quali la razza, il colore, la lingua, la religione, la nazionalità o
l’origine nazionale o etnica, nelle attività di controllo, di sorveglianza e di investigazione”
costituisce una forma di discriminazione razziale, proibita dalle norme internazionali ed
europee (Raccomandazione dell’ECRI –Commissione del Consiglio d’Europa contro il
razzismo e la discriminazione, n. 11).( [1]) Pertanto, anche alla luce della definizione di
‘discriminazione indiretta’ sopraccennata, l’ASGI ritiene che la proposta del nuovo testo
dell’art. 9 c . 2 del Regolamento di Polizia Urbana del Comune di Padova possa contenere
profili di discriminazione indiretta per il particolare svantaggio che potrebbe derivare a
persone sulla base delle loro caratteristiche etnico-razziali, e che appare sproporzionato
rispetto alle finalità legittime della misura ovvero il contrasto al commercio abusivo e
all’offesa al decoro urbano, che possono essere infatti già sufficientemente perseguite con
la repressione della vendita e dello stazionamento ai fini dell’offerta effettiva abusiva di
prodotti. (fonte http://www.asgi.it/)
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OMOFOBIA:
4-8/11/2013
GAY
CENTER,
MAI
REGISTRATE LE CHIAMATE DI SIMONE
(8 novembre 2013)
Roma,- "Alcuni organi di informazione stanno dando notizia di telefonate di Simone, il
giovane ragazzo gay suicidatosi a Roma. Gay Center precisa che i contatti ricevuti alla
Gay Help Line, la linea antiomofobia, sono anonimi e ci sono solo contenuti dei dati di
sintesi". E' Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center, a sottolineare cosi' che "pertanto
non possiamo noi attribuire con certezza tali dati a Simone". "Dunque i testi delle
telefonate registrate di cui si sta dando notizia in queste ore - prosegue - non sono state
ricevute dalla nostra linea ne' regi strate anche perche' la Gay Help Line non registra le
chiamate, che - puntualizza - sono coperte da una rigorosa privacy. Evidentemente
Simone era entrato in contatto anche con altri servizi di sostegno".
(fonte AGI)
COPPIE
DI FATTO, ARRIVA IL REGISTRO
ANCHE PER I GAY
PRONTA LA DELIBERA DI PD, S EL, CD E 5
STELLE
Unioni civili equiparate ai matrimoni per l'accesso ai servizi. Le cerimonie
potranno svolgersi a Caracalla o nella Sala rossa del Campidoglio. Ma insorge il
Forum delle associazioni familiari
(8 novembre 2013)
Roma come Milano e altre centoquaranta città
italiane che, da Ivrea a Castrovillari, hanno già
istituito il registro delle coppie di fatto. Tempo
qualche mese, anche nella capitale ogni forma di
convivenza sarà equiparata al matrimonio sotto il
profilo dell'accesso ai servizi e ai benefici comunali, e gli omosessuali potranno giurarsi
amore eterno nella suggestiva Sala Rossa affacciata su piazza del Campidoglio oppure
nella chiesetta sconsacrata di Caracalla.
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Il sindaco Marino lo aveva promesso in
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campagna elettorale, i partiti del centrosinistra avevano fatto a gara, addirittura litigato,
per la primogenitura dell'iniziativa: ieri una maggioranza finalmente riconciliata (Pd, Sel,
Lista civica, Cd) con l'innesto dei grillini ha depositato la proposta di delibera consiliare
per il riconoscimento delle unioni civili. Ovvero tutti quei rapporti di "reciproca
assistenza morale e materiale tra due persone maggiorenni, dello stesso sesso o di diverso
sesso che non siano legate tra loro da vincoli giuridici e che abbiano chiesto l'iscrizione
all'interno del registro" dedicato.
Il documento approderà in commissione Statuto martedì e, al termine dell'istruttoria,
potrà essere iscritto nell'ordine dei lavori dell'assemblea capitolina "speriamo entro fine
novembre", auspica la vendoliana Imma Battaglia. Anche se, con la doppia sessione sul
bilancio (2013 e 2014) alle porte, sarà difficile che venga votata prima dell'inizio dell'anno
prossimo come invece vorrebbero i firmatari della delibera. Che prevede l'istituzione,
"all'interno dell'anagrafe comunale, di un Registro delle unioni civili che sarà unico per
tutti i municipi di Roma Capitale", al quale potranno iscriversi le coppie con almeno uno
dei due conviventi residente in città. Coppie che potranno godere di tutte le "agevolazioni
e i benefici" contemplati dal Campidoglio "per i soggetti coniugati", tant'è che
l'amministrazione dovrà prevedere "pari condizioni di accesso ai servizi e alle attività"
comunali "con particolare attenzione alle condizioni di disagio economico e sociale".
E se le coppie sono tutte uguali, era naturale che venissero messi a disposizione "per lo
svolgimento della "cerimonia di iscrizione" al registro delle unioni" i locali comunali
"generalmente adibiti" ai matrimoni
laici. Da celebrarsi "alla presenza di un ufficiale di stato civile o delegato del sindaco" che
alla fine dovrà persino rilasciare uno specifico attestato. Ma il Forum delle Associazioni
familiari del Lazio non ci sta: "Siamo assolutamente contrari e ci faremo sentire" avverte
la presidente Emma Ciccarelli. "Non solo la delibera incide su una materia di competenza
parlamentare, ma da questa iniziativa il matrimonio ne risulterebbe svilito".
(fonte http://roma.repubblica.it)
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ACQUAPENDENTE: DISABILE DISCRIMINATO.
IL SINDACO BAMBINI CHIARISCE L’EQUIVOCO
“SOLO UN PROBLEMA BUROCRATICO”
(8 novembre 2013)
La Leopardiana quiete dopo la tempesta. Oppure solo
una momentanea tregua istituzionale. Non è dato sapere
quali saranno gli strali di questa strana vicenda che si sta
consumando negli androni del palazzo comunale di
Acquapendente. Solo una certezza: c’è un ragazzo che è
stato ingiustamente destituito dagli uffici nei quali lavorava.
Ma facciamo un passo indietro:
un ragazzo disabile, in virtù di un servizio offerto dalla Asl provinciale volto al
miglioramento della qualità della vita dei disabili, lavorava presso gli uffici comunali di
Acquapendente per tre giorni alla settimana. D’un tratto la routine viene interrotta
bruscamente da una comunicazione ufficiale che lo esorta a presentarsi a lavoro solo il
Sabato mattina. Non solo, quindi, gli vengono “decurtati” due giorni lavorativi ma il terzo
giorno deve essere necessariamente il Sabato, quando il Comune è chiuso al pubblico.
Tuttavia le giustificazioni dell’amministrazione non latitano ad arrivare anche se quando
giungono alle orecchie dei cittadini, risultano un tantino laconiche. Si parla di “uffici
occupati per altre mansioni” che nel labirintico bizantinismo politichese puzza di
manovra clientelare lontano un miglio.
A questo punto scatta la querelle: i genitori del ragazzo minacciano di presentare un
esposto alla magistratura per fare chiarezza ed ottenere giustizia mentre nel frattempo, il
sindaco Bambini, rompe il silenzio con un messaggio su Facebook.
“Il ragazzo non è stato oggetto di nessuna ghettizzazione – esordisce il primo cittadino gli sono stati tolti i due pomeriggi semplicemente perché il comune, per una scelta
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organizzativa, dal primo Novembre è aperto dal lunedì al sabato compreso, soltanto la
mattina. Questo quindi vale per tutti. Non è assolutamente vero – continua Bambini - che
il suo ufficio e' stato dato o verrà dato ad altri .C'è stata da subito la disponibilità e vi è
ancora a trovare un'altro impiego nei pomeriggi oppure se vorrà -conclude il sindaco di
Acquapendente - potrà venire in comune nello stesso ufficio la mattina”.
Risposta ruspante ed eccessivamente compassata che cerca di mettere una pezza alla
polemica deflagrante. Bambini minimizza l’accaduto additandolo come “qui pro quo” tra
istituzioni e famiglia e apre ad un possibile trattato di pace, glissando su un particolare
scomodo: la famiglia ha infatti parlato di “numerosi tentativi”, susseguitisi negli scorsi
anni, volti ad estromettere il figlio dagli uffici comunali.
Due versioni, due verità. Un classico. Adesso c’è da capire perché anche in altre occasioni
si è tentato di allontanarlo dal posto di lavoro. Ma soprattutto, perché la famiglia non è
stata avvisata per tempo dell’ intransigente decisione. In tante incertezze avvolte dalla
bruma autunnale che sta per arrivare, l’unica certezza è l’umore del ragazzo che sui social
network scrive: “Sto piangendo e sto male, aiutatemi”.
Come al solito, a perire nei gangli della politica sono sempre le persone per bene.
Leonardo Geronzi
(fonte http://www.occhioviterbese.it/)
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INTEGRAZIONE: A ROMA DIALOGO
TRA 20 ARTISTI
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Sabato 9 novembre alle ore 16, presso la Cripta della Basilica di Sant’Antonio al Laterano,
Via Merulana 124 – Roma, avrà luogo la I edizione della mostra collettiva d’arte
contemporanea “ J o y I N m y h e A R T ”.
L’esposizione, realizzata dall’Associazione Culturale Antoniana “il Patriarchio”, con il
patrocinio del Ministro per l’Integrazione On. Cécile KYENGE, dell’UNAR (Ufficio
Nazionale Antidiscriminazione Razziale - Dipartimento delle Pari Opportunità della
Presidenza del Consiglio dei Ministri), del Comune di Roma e dell’Accademia delle Belle
Arti di Roma, vedrà protagonisti 20 artisti, tra pittori, scultori, incisori e fotografi, differenti
per età e provenienza territoriale.
La manifestazione sarà introdotta dal Presidente dell’Associazione Dott. Gianfranco
Cascioli e dal curatore Dott. Francesco Auciello e vedrà l’intervento del Padre Guardiano
della Basilica, P. Ambrogio Nguyên Van Si, del Sindaco di Roma On. Ignazio Marino, del
Direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Roma, Prof. Gerardo Lo Russo e del Direttore
del Centro Culturale della Tunisia, Dott. Faouzi M’rabet.
“ J o y I N m y h e A R T ” - afferma il curatore Dott. Francesco Auciello - si prefigge
lo scopo di utilizzare l’arte, da sempre strumento idoneo a stimolare le abilità fisiche e
relazionali dell’essere umano senza distinzione di nazionalità, sesso e colore, come canale
di collegamento tra le diverse culture”.
In un’ ottica di “intercultura”, l’esposizione collettiva mette in scena l’arte come occasione
speciale di dialogo e incontro tra le diversità, come elemento di diffusione di una cultura
in grado di abbattere le barriere del pregiudizio e favorire il rispetto reciproco, con il
desiderio di rafforzare il bisogno di imparare a comunicare con un linguaggio universale in
cui le differenze diventano ricchezze.
La mostra, ad ingresso gratuito, si protrarrà fino al 17 novembre 2013 e sarà aperta al
pubblico dal lunedì al sabato dalle 16.00 alle 19.00 e la domenica dalle 09.30 alle 13.00 e
dalle 16.00 alle 19.00.
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«CALDEROLI È DA PROCESSARE»
NEL MIRINO L’INSULTO ALLA KYENGE
(7 novembre 2013)
Il ministro Cécile Kyenge l’aveva perdonato (con
riserva), la Procura di Bergamo no. E così il leghista
Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, si
ritrova sul capo una richiesta di giudizio immediato
per diffamazione aggravata dalla discriminazione
razziale. La storia è quella famosa dell’«orango».
A cui, durante un comizio a Treviglio il 12 luglio
scorso, era stata accostata la titolare del dicastero dell’Integrazione. «Quando vedo le sue
immagini non posso non pensare alle sembianze di un orango», aveva esclamato il
lumbard dal palco della «Festa de Treì», suscitando prima l’ilarità dei presenti e poi (dal
giorno successivo) un polverone mediatico di risonanza internazionale.
Per la vicenda «orango» è entrata in campo la Procura di Bergamo. Nonostante Cécile
Kyenge non abbia presentato querela, i magistrati bergamaschi hanno aperto comunque
un fascicolo. Possibile l’iniziativa, pur senza la denuncia della vittima? Sì, perché
l’aggravante della discriminazione razziale rende procedibile d’ufficio la diffamazione.
Per Calderoli i due pm hanno scelto di non passare dal filtro del gup, chiedendo il
giudizio immediato.
Un iter accorciato e consentito se, tra le altre cose, c’è l’evidenza della prova. Le
registrazioni del comizio inchiodano l’indagato alle sue responsabilità, è la convinzione
della Procura. «Non ne so nulla»: cade dalle nuvole Calderoli.
(fonte http://www.ecodibergamo.it)
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LEGHISTI
FIGLIO
CONTRO
DI
CHAIBI,
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CONSIGLIERE
IMMIGRATI:
"QUEL
MAROCCHINO VA DISSOLTO"
Sulla pagina facebook di una sezione del Carroccio attacco durissimo contro
il membro del consiglio comunale di Treviso. E sotto commentano: “Va
sgozzato”
(7 novembre 2013)
Roma - Said Chaibi è uno dei volti della nuova Treviso. La città che dopo un ventennio
leghista ha detto addio a Giancarlo Gentilini ed è finita anche sul Guardian per la decisione
di dare la cittadinanza onoraria ai figli degli immigrati, definita dal quotidiano britannico
“un gesto di speranza per gli immigrati”. Chaibi ha 23 anni, è figlio di immigrati
marocchini ed è stato eletto consigliere comunale nelle liste di Sel. “Vogliamo tornare a far
vivere la nostra città. Cacceremo via per sempre quella nebbia verde che per troppo tempo
ci ha offuscato la vista” disse a Stranieriinitalia.it dopo la sua elezione. Comprensibile che
ai leghisti non veda molto a genio.
E, soprattutto durante la campagna elettorale, Gentilini e i suoi non gli hanno risparmiato
attacchi anche molto duri. A Ostiglia, comune del mantovano a oltre cento chilometri da
Treviso, hanno però abbondantemente passato il segno, come dimostra un post pubblicato
sulla loro pagina facebook della sezione locale del Carroccio. Come segnala il blogger
Daniele Sensi, tutto nasce da un articolo segnalato online da un altro militante leghista,
Davide Zanetta. Si intitola “Treviso: Corano e prove di burqa alle bambine italiane” ed è
accompagnato dalla foto di chaibi, ma in realtà racconta, con molte distorsioni, di un corso
di lingua e cultura araba attivato in una scuola elementare della città veneta.
La sezione Lega Nord di Ostiglia condivide il link, e aggiunge un commento dedicato al
consigliere: “…questa merda di marocchino va dissolto”. Sotto, una decina di commenti,
alcuni dei quali altrattanto terrificanti. Per Giacomo Consiglio va “sgozzato come fanno
loro giustamente con i cristiani a casa loro”, e Mirko Fassa chiosa: “un taglio netto alla
gola”. “Roberto Maroni non può più fare finta di nulla di fronte alle offese rivolte a Said
Chaibi, giovane consigliere di Treviso, cui va la nostra più totale solidarietà. I commenti
lanciati sul web da parte dei militanti della Lega ci fanno rabbrividire e purtroppo
dimostrano ciò che abbiamo sempre sostenuto, e cioè che la Lega Nord non può dirsi
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assolta dall’accusa di fomentare l’odio e il razzismo in Italia” denuncia Khalid Chaouki,
deputato e responsabile Nuovi Italiani per il PD. “Il partito di Maroni prenda una
posizione netta e inequivocabile di condanna – aggiunge Chaouki - e ci risparmi queste
odiose aggressioni verbali che rimandano ai periodi più bui della storia d’Europa. L’Italia di
oggi è plurale, se ne facciano una ragione”.
(fonte http://www.stranieriinitalia.it)
CALCIO: "NEGRO DI M..STAI
DENUNCE E DASPO A LUCCA
ZITTO",
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In gara dilettanti frasi razziste a fratelli italo-marocchini
(7 novembre 2013)
LUCCA- - ''Negro di m... stai zitto!'': per questo e altri insulti a sfondo razzista su un
campo di calcio a due fratelli di origine marocchina con cittadinanza italiana, la polizia ha
denunciato quattro persone e avviato la procedura di Daspo. Gli accertamenti della Digos
sono scaturiti dalla lettura di quotidiani locali dove si riportava che, durante la partita di
calcio dilettantistico Morianese-Gorfigliano Diavoli Neri, c'erano stati screzi tra
appartenenti alle opposte compagini calcistiche. Un dirigente e tre calciatori del
Gorfigliano sono stati denunciati per ingiuria e minacce con l'aggravante della
discriminazione razziale.
In particolare, ricostruisce la questura di Lucca, un dirigente del Gorfigliano, stando a
quanto riferito dai media, avrebbe rivolto un insulto razzista verso un calciatore di colore
della Morianese. Cosi' la Digos ha acquisito dalla Lega Dilettanti - Comitato Regionale
Toscana (Figc), il rapporto di gara e le distinte con gli elenchi dei giocatori impegnati nella
partita, valida per il campionato di Seconda categoria e disputatasi il 13 ottobre scorso a
San Quirico di Moriano.
Nel rapporto dell'arbitro in effetti si legge che un calciatore del Gorfigliano aveva rivolto
una frase ingiuriosa a un giocatore avversario, culminata nell'espressione ''Negro di m... stai
zitto!!!''. Poi la Digos ha notato che nell'elenco dei giocatori partecipanti alla gara, si
riscontravano i nominativi di due giocatori di origine marocchina, fratelli. I due giovani,
peraltro entrambi cittadini italiani, venivano quindi convocati dalla polizia per riferire la
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propria versione e dal racconto e' emerso che, durante la partita ed al termine della
medesima, entrambi erano stati oggetto di insulti e minacce di stampo razzista tipo
''marocchini di m..., figli di p... tornatevene al vostro paese, e' per questo che uno poi
diventa razzista... venite qui, dovreste sparire dall'Italia''. Da qui le denunce e i Daspo.
(fonte ANSA).
Giudici: «Fu omicidio volontario, non errore»
CILENO UCCISO
CONFERMATA LA
AL PARCO LAMBRO:
CONDANNA A DIECI
ANNI PER IL VIGILE
Aumentate i risarcimenti per la moglie e i due figli del l’uomo colpito
alla schiena
(7 novembre 2013)
Anche per la seconda Corte d’Assise d’Appello l’agente di polizia locale Alessandro
Amigoni il 13 febbraio del 2012 non sparò per errore ma volontariamente al 28enne cileno
Marcelo Valentino Gomez Cortez, durante un inseguimento al Parco Lambro di un’auto in
contromano dalla quale la vittima era sceso scappando insieme a un amico per paura di
essere fermati ed espulsi.
RISARCIMENTO - Ma i giudici di secondo grado non si sono limitati a confermare la
condanna del vigile a 10 anni di carcere, stessa pena (già con la riduzione di un terzo legata
alla scelta del rito abbreviato) inflittagli in primo grado dalla giudice Stefania Donadeo:
hanno anche sensibilmente aumentato, come chiesto dal legale di parte civile Corrado
Limentani, gli anticipi sul futuro risarcimento dei danni, portando le provvisionali
immediatamente esecutive a 250.000 euro a testa a favore dei due figli della vittima e a
80.000 euro per la compagna del cileno che in prima grado nulla invece aveva avuto. Le
statuizioni civili rischiano però di rimanere sulla carta perché il vigile ha comunicato alla
famiglia della vittima di non avere i soldi per risarcirla. Il legale di parte civile della famiglia
ha anche avviato una causa contro il Comune di Milano quale responsabile civile, e il
Comune ha però a sua volta chiamato in giudizio l’assicurazione.
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LA DINAMICA - Sul merito della vicenda, intanto, si andrà senz’altro in Cassazione, alla
quale farà ricorso la difesa con l’avvocato Giampiero Biancolella, spesosi sin dall’inizio nel
processo per dimostrare invece che Amigoni durante l’inseguimento in zona Parco
Lambro avesse sparato non per colpire ma solo per intimidire, verso un terrapieno da una
distanza di almeno quindici metri e non con l’arma rivolta verso la vittima, anziché (come
prospettato dal pm Roberto Pellicano e dalla pg Carmen Manfredda, e come accolto sinora
da due sentenze) da meno di tre metri di distanza alla schiena del cileno.
(fonte http://www.corriere.it/)
SERVIZIO
CIVILE
STRANIERI
A
PER
I
PADOVA,
FIGLI
DEGLI
MOZIONE
APPROVATA IN COMUNE
(7 novembre 2013)
Via libera lunedì in consiglio alla richiesta presentata dalla commissione per la
rappresentanza dei cittadini stranieri a Padova. Previsto un progetto sperimentale per i nati
o cresciuti in Italia privi di cittadinanza
Servizio civile comunale aperto ai figli degli stranieri: Palazzo Moroni approva la mozione
presentata dalla commissione per la rappresentanza delle cittadine e dei cittadini stranieri a
Padova che ha chiesto l'impegno da parte del sindaco e della giunta ad avviare un progetto
sperimentale che consenta l'accesso a quella che è considerata "un'importante esperienza di
educazione alla cittadinanza" anche ai giovani di seconda generazione, cioè ai figli di
immigrati nati in Italia o ricongiuntisi in tenera età alle famiglie d'origine, qui residenti, che
vivono e studiano come tutti i giovani cittadini anche se privi di cittadinanza. Il via libera è
arrivato lunedì in consiglio comunale con 21 voti favorevoli e 1 astenuto.
LA MOZIONE. Soddisfazione da parte della presidente della commissione proponente, la
26enne albanese Egi Cenolli. Fra le altre cose la mozione fa riferimento alla sentenza del
tribunale di Milano, sezione lavoro, che aveva aperto la partecipazione ai bandi di servizio
civile nazionale agli stranieri non in possesso della cittadinanza italiana purché soggiornanti
regolarmente in Italia, nell'assunto che "il dovere della patria si collega al dovere
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fondamentale di solidarietà sociale al quale, secondo l'articolo 2 della Costituzione, sono
chiamati tutti coloro che vivono sul territorio nazionale". "Una volta venuto meno il nesso
tra servizio civile e servizio militare, riservato solo ai cittadini italiani - si legge nella
proposta presentata in consiglio - non si vede perché si debba limitare l'esercizio di un
diritto-dovere quale il servizio civile a chi è legalmente residente nel territorio italiano pur
non avendone la cittadinanza".
(FONTE http://www.padovaoggi.it)
L'INCOGNITA
«NON ESISTE L'AUTISTA DI BUS
OMOFOBO». ECCO LA FOTO UTILIZZATA SU
FACEBOOK
(7 novembre 2013)
Da Ravenna Holding non risultano dipendenti con il nome comparso sulla bacheca
dell'Arcigay. Il caso finito su tutti i giornali
Non c'è nessun Lanfranco Rossati tra i dipendenti di Start Romagna, l'azienda di trasporto
pubblico locale finita suo malgrado sulle pagine dei giornali per il caso dell'autista di
autobus omofobo. La notizia era stata battuta nella serata di ieri dall'agenzia Dire, ripresa
anche dal nostro sito internet e questa mattina era sui tre quotidiani locali.
I fatti: su Facebook un certo Lanfranco Rossati lancia veri e propri attacchi nei confronti
degli omosessuali (vedi articoli correlati) sulla bacheca dell'Arcigay Frida Byron di Ravenna.
Ne nasce un dibattito con quasi duecento commenti in cui Rossati, oltre a pubblicare
insulti omofobi, dice chiaramente di fare l'autista di autobus, raccontando anche di una
volta quando scherzò con un controllore su una barzellata sui gay. Discussione che non è
sfuggita all'assessore alle Società partecipate, Valentina Morigi, che ha avvertito il sindaco,
che a sua volta ha chiesto a Ravenna Holding, la società che gestisce le partecipete del
Comune tra cui Start, di intervenire.
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Carlo Pezzi, presidente della Holding, in un primo momento ha preso tempo, mentre
stamattina, dopo le verifiche del caso, ha reso noto che non esiste nessun Lanfranco
Rossati tra gli autisti degli autobus della società. «Dalle prime verifiche svolte – si legge
anche nella sua nota – tali generalità non corrisponderebbero neppure ad alcun dipendente
di aziende private a qualunque titolo partecipi al servizio di trasporto pubblico nel bacino
di Ravenna. Condivido in ogni caso l’intenzione già comunicata dalla società di attivare
tutte le azioni a tutela della propria immagine e la ferma contrarietà a qualsiasi espressione
omofoba o discriminatoria».
La foto utilizzata nel profilo Facebook di Lanfranco Rossati, cancellato nella notte. La persona
ritratta potrebbe essere anche vittima, invitiamo quindi tutti coloro in grado di riconoscerla a
contattarci allo 0544 271068 oppure via mail a [email protected]
Nel frattempo nella notte è scomparso da Facebook il profilo incriminato ed è stato
cancellato anche il post dalla bacheca dell'Arcigay (salvata comunque dalla stessa
associazione). Noi possiamo testimoniare che il profilo di Lanfranco Rossati era
dettagliato, con informazioni sul suo lavoro (prima in Atm e poi Start) e foto. La sua foto
del profilo è quella che abbiamo deciso di pubblicare in questo articolo, consapevoli che
potrebbe essere una persona ignara di tutto, e quindi vittima di un reato. Per questo
lanciamo un appello alla persona ritratta nella foto a contattarci, e chiediamo allo stesso
modo di farlo ai nostri lettori che dovessero riconoscerla. Non si può però escludere il
fatto che dietro a Lanfranco Rossati ci fosse un vero autista di autobus, che ha scelto di
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iscriversi al social network con un nome falso. E anche in questo caso, siamo naturalmente
disponibili a ospitare qui la sua versione dei fatti.
(fonte http://www.ravennaedintorni.it)
GAY SUICIDA, ACQUISITE LE TELEFONATE:
"CAPISCO
VITA"
QUELLI CHE SI SONO TOLTI LA
Prima di morire il giovane aveva chiamato dieci volte al centralino
antiomofobia della Capitale, raccontando le vessazioni subite e
spiegando di capire lo stato d'animo dei suicidi: "A volte viene anche a
me voglia di farlo"
"Sono stufo di prese in giro e vessazioni, va avanti così da quando andavo alle medie". "I
colleghi mi indicano, fanno battutine". "I ragazzi che si sono suicidati perché dicevano che
erano gay... io capisco come si sentivano, a volte viene anche a me la voglia di farlo". Sono
le registrazioni delle telefonate che Simone, il 21enne che si è tolto la vita a Roma, aveva
fatto al telefono antiomofobia. E che ora sono state acquisite dalla Procura.
Negli ultimi due mesi di vita, racconta il Corriere della Sera, il giovane aveva chiamato una
decina di volte il centralino, gestito dal Comune di Roma, dalla Provincia e dalla Regione
Lazio con personale composto di volontari delle associazioni omosessuali. A volte dava il
proprio nome, altre chiamava in forma anonima. Ma sempre raccontava del proprio
malessere, delle vessazioni subite, degli sfottò: "A scuola mi prendevano in giro, mi
trattavano male: erano più aggressivi. Ma adesso mi sento gli occhi addosso, avverto la
discriminazione dei colleghi". E ancora: "Sono uno studente di scienze infermieristiche,
faccio il tirocinante. Quando passo nei corridoi sento le voci alle mie spalle: si chiedono se
sono frocio, gay".
Due settimane dopo l'ultima telefonata, Simone non ce l'ha fatta più e ha deciso di togliersi
la vita, gettandosi dal tetto di un palazzo di 11 piani sulla Casilina. Ora la Procura, che
indaga contro ignoti per istigazione al suicidio, ha chiesto al call center di consegnare gli
estratti delle telefonate. Gli investigatori vogliono capire anzitutto perché, per uccidersi, sia
andato in quel palazzo a tre chilometri da casa sua. E poi scoprire se qualcuno in
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particolare ha spinto il giovane a togliersi la vita: per ora, sotto esame, ci sono le amicizie e
i rapporti lavorativi del ragazzo.
(fonte http://www.tgcom24.mediaset.it)
CORTE
STRASBURGO:
UNIONI
CIVILI
DEVONO ESSERE APERTE A TUTTI
GRECIA
CONDANNATA
PER
DISCRIMINAZIONE
OMOSESSUALI
(7 novembre 2013)
STRASBURGO, - Quando uno Stato decide di inserire nel suo ordinamento una qualsiasi
forma di unione civile non puo' escluderne le coppie dello stesso sesso. Lo ha stabilito oggi
la Corte europea dei diritti dell'uomo che ha condannato la Grecia per aver limitato, con
una legge del 2008, le unioni civili alle coppie di sesso differente. Per Strasburgo, le cui
sentenze fanno giurisprudenza, Atene non ha "presentato alcuna ragione convincente che
possa giustificare l'esclusione delle coppie dello stesso sesso da una legge sulle unioni
civili". La sentenza emessa oggi, ha detto una fonte della Corte all'Ansa, "e' molto
importante perche' stabilisce un altro parametro di non discriminazione nei confronti delle
persone omosessuali che vale per tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa".
Nel condannare la Grecia i giudici di Strasburgo hanno stabilito che uno Stato membro
non puo' addurre come ragione per escludere dalle unioni civili le coppie dello stesso sesso
"la difesa del senso tradizionale della famiglia". Un concetto che la Corte ha definito
"piuttosto astratto" e che "puo' essere difeso attraverso una grande varieta' di altre misure
concrete". Allo stesso tempo i giudici hanno bocciato anche la tesi secondo cui questa
legge serviva a proteggere i diritti dei bambini nati fuori dal matrimonio. I giudici notano
innanzitutto che le unioni civili sono aperte anche a chi non ha figli e in secondo luogo che
"la legge avrebbe potuto contenere delle parti espressamente dedicate ai figli nati fuori dal
matrimonio estendendo allo stesso tempo anche alle coppie dello stesso sesso il diritto ad
accedere alle unioni di fatto".
(fonte ANSA)
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PRESUNTE AGGRESSIONI RAZZISTE A SAN
BENEDETTO, OGGI A CONFRONTO
ACCUSATORI MAROCCHINI E INDAGATI
(6 novembre 2013)
Avezzano. Dovranno comparire questa mattina davanti al giudice per le indagini
preliminari del tribunale di Avezzano, Maria Proia, gli indagati e gli accusatori marocchini
dei fatti di criminalità a sfondo razzista che sarebbero avvenuti a settembre a San
Benedetto. Si terrà, infatti, nel corso dell’incidente probatorio, un confronto tra gli accusati
Dionisio Toracchio, 24 anni, Mario Porreca (18), Cristian Iacobacci (19), Nello Del Gizzi
(21), tutti residenti a San Benedetto dei Marsi, oltre al carabiniere di Pescina Alessandro
Ferzoco (35), e i marocchini accusatori e presunti aggrediti. Ci saranno infatti Ahmed
Bouhachim, investito e finito in ospedale con tibia e perone rotti, e il presunto investitore
Fabio Sante Mostacci (22) che, secondo l’accusa, era alla guida della sua Seat Ibiza. L’Altro
marocchino che sarebbe stato aggredito è Karim Salah (34), che secondo la difesa prima di
subire la presunta aggressione perché con la sua famiglia chiedeva di evitare schiamazzi
notturni sotto casa sua, sarebbe sceso in strada con un bastone spalleggiato da due
connazionali.
Nel corso dell’udienza quindi si confronteranno accusati e accusatori, aggressori e vittime,
e saranno ascoltati anche sei testimoni, tutti marocchini. Secondo l’accusa, rappresentata
dal procuratore della Repubblica di Avezzano, Maurizio Maria Cerrato, ci sarebbero,
invece, dietro alla vicenda, motivazioni legate alla xenofobia, con finalità di odio razziale
nei confronti dei magrebini aggrediti, assistiti dagli avvocati Luca e Pasquale Motta. Il
collegio difensivo è composto dagli avvocati, Franco Colucci, Antonio Caputi, Callisto
Terra, Berardino Terra, Filippo Trinchini, Pasquale Milo, Carlo Bonzano, Quirino
D’Orazio, Mario Flammini.
(fonte http://www.marsicalive.it)
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LE IENE
SHOCK:
RAGAZZA
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RUMENA
PICCHIATA DALLA PADRONA DI CASA
(6 novembre 2013)
La
ie na
Pa blo
Trincia
c i mos tra
la
disavve ntura
di Daniela ,
collaboratrice domestica rume na, vessata e umiliata da lla pr opr ia
datrice di lavor o
Ieri sera, a Le iene è andato in onda un
servizio che ha dello sconcertante. La iena
italo-tedesca
Pablo
Trincia
ha
infatti
raccontato la vicenda di Daniela, una ragazza
rumena che si mantiene facendo la colf e la
collaboratrice domestica. La disavventura di
Daniela si consuma (davanti alle telecamere
nascoste del programma di Italia 1) nella casa della sua datrice di lavoro, una toscana e
benestante psicologa che abita in una villa di gran lusso. E’ così che scopriamo le
vessazioni, verbali, psicologiche e fisiche, inflitte dalla datrice di lavoro (o padrona, come
pare essere in realtà) nei confronti della ragazza rumena, che viene picchiata più di una
volta.Le immagini mostrano una spietata psico-carneficina messa in atto senza soste dalla
signora che riceve i servigi di Daniela, i cui segni visibili sul corpo sono documentati con
cruda chiarezza dalle telecamere. I blandi e timidi tentativi di reazione di Daniela non
fanno poi che acuire lo spirito di sopraffazione della donna, che la apostrofa in maniera
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persistente con epiteti che vanno dal semplice cretina al più deciso brutta tr…, passando
per deficiente.
Ed è una violenza che rivolge il proprio mirino non solo verso Daniela, ma anche verso un
altro ragazzo (originario dello Sri Lanka) che presta lavoro nella stessa casa, il quale viene
apostrofato dalla padrona di casa con il più classico negro di m…., denotando come il
razzismo non possa essere scisso dalla violenza.
Quando poi Daniela, in un sussulto di dignità, minaccia una denuncia nei confronti della
padrona di casa , questa le risponde con un glaciale e lapidario “E i testimoni dove sono?”,
beffardamente ignara del fatto che milioni di italiani saranno testimoni degli orrori patiti da
quei ragazzi che hanno avuto la s(fortuna) di prestare servizio in quell’abitazione.
“Ti strapago” si giustifica la donna nei confronti di Daniela (la quale in realtà guadagna 880
euro mensili per quattordici ore giornaliere). Come se la dignità umana avesse un prezzo.
Al termine del primo mese di lavoro, la iena Trincia viene contattata via sms da Daniela,
che ancora provata dalla tremenda esperienza, parla della fine di un incubo.
Il servizio si chiude con Trincia che si reca presso la dimora in questione, dove la distinta
signora nega con fermezza la realtà dei fatti, mostrataci dalle telecamere.
Più tardi, sulla pagina Facebook Le iene, è stato pubblicato un annuncio con l’obiettivo di
trovare un nuovo lavoro per Daniela, a cui è possibile rispondere alla seguente mail:
[email protected]. Il post è stato sfruttato dagli spettatori anche e sopratutto
per denunciare il proprio sdegno e chiedere azioni legali nei confronti dell’ex datrice di
lavoro della ragazza.
(fonte http://www.bloglive.it)
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Dal campo al tribunale/OFFESE A EKUBAN
AVVIATO
IL PROCESSO A
IANNINI DUBBI
SULLA FRASE RAZZISTA
(6 novembre 2013)
BOLZANO. Alla prima udienza del processo a carico di Gaetano Iannini, il giocatore del
Matera accusato di diffamazione (con l’aggravante dell’odio razziale), i giudici del tribunale
di Bolzano hanno rilevato una discrepanza considerata importante. I due testimoni
ascoltati ieri in aula hanno fornito una ricostruzione dell’episodio non uniforme ed i giudici
hanno deciso di riconvocarli fissando la prossima udienza al 18 novembre alle 15. Secondo
il tribunale sarà infatti necessario procedere ad una ricostruzione fedele della frase
pronunciata da Iannini nei confronti del giocatore di colore dell’Alto Adige Kaleb Ekuban.
Quest’ultimo ha detto di ricordare di essere stato apostrofato con la frase «nero di m...».
L’arbitro aveva invece scritto sul referto della gara di aver sentito Iannini urlare ad Ekuban
«negro di m...». Circostanza confermata in pieno anche ieri mattina dal direttore di gara
(Simone Aversano di Treviso) che è stato sentito in qualità di testimone. Dunque sarà
necessario stabilire se sia stato usato il termine di dispregiativo di «negro» oppure il più
comune «nero». Il concetto espresso da Iannini non cambia ma i giudici ritengono
importante stabilire le parole esatte pronunciate. La difesa del calciatore sotto processo ha
chiesto ed ottenuto la citazione di un altro teste, si tratta di Mariano Antonio Fernandez,
giocatore del Matera che avrebbe assistito all’episodio durante la partita con l’Alto Adige
giocata al «Druso» il 4 agosto scorso. Ricordiamo che a carico di Gaetano Iannini il
tribunale (in composizione collegiale) sta procedendo con rito direttissimo. Nel frattempo
gli accertamenti disposti a carico dell’imputato hanno permesso anche di scoprire che
Iannini è stato destinatario, in passato, di un provvedimento "D.a.spo." (acronimo di
divieto di accedere alle manifestazioni sportive) della Questura di Alessandria. All'epoca
Iannini era in forza al Casale e fu protagonista di gravi intemperanze nei confronti della
quaterna arbitrale a conclusione della partita giocata con l'Entella.
(fonte http://altoadige.gelocal.it)
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L'INTEGRAZIONE
SCOLASTICA
4-8/11/2013
DEGLI
ALUNNI IMMIGRATI NON SI PERSEGUE
CON LE CLASSI-PONTE
(6 novembre 2013)
La creazione di ‘classi-ponte’, anche solo temporanee, all’interno dell’ordinario orario
scolastico, riservate a soli alunni stranieri e dunque alternative e differenziate rispetto a
quelle ordinarie, non è un’azione positiva volta ad agevolare l’inserimento e la riuscita
scolastica degli alunni immigrati, ma puo' piuttosto esserne di detrimento e costituire
pertanto una misura discriminatoria.
Lo dichiara l'ASGI che esprime serie perplessità per la scelta di un istituto scolastico di
Bologna di creare una classe separata formata da soli alunni stranieri.
La previsione della formazione di classi sulla base del criterio di nazionalità può contribuire
al rafforzamento tra gli insegnanti e i genitori innanzitutto, ma anche nella società nel suo
complesso, dello stereotipo dell’alunno straniero come fonte di difficoltà per la
realizzazione del percorso educativo, sottostimandone le effettive potenzialità individuali,
con effetti negativi per la formazione dei meccanismi dell’autostima e della fiducia in sé.
Appare inoltre infondato l’argomento per cui tali classi di soli alunni stranieri favorirebbero
una più agevole processo di apprendimento della lingua italiana, in quanto proprio la
condizione di separazione dagli alunni italiani priverebbe gli alunni stranieri delle
potenzialità dell’educazione alla lingua italiana nei rapporti tra pari, lasciando l’insegnante
come unico riferimento.
Una segmentazione e segregazione dei percorsi educativi finisce per accentuare e
riprodurre tra le generazioni le diseguaglianze economiche e sociali : lo dimostrano gli studi
sociologici e le esperienze di altre scuole in Italia e negli Paesi europei .
Una maggiore integrazione e riuscita scolastica degli alunni immigrati puo' essere
perseguita grazie a misure positive di supporto all’alfabetizzazione e all’orientamento
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4-8/11/2013
pedagogico, anche con riferimento al rapporto tra scuola e genitori degli alunni immigrati,
garantendo la piena integrazione degli alunni immi grati con i loro coetanei italiani nei
regolari percorsi educativi assegnando nel contempo adeguate risorse per realizzare
programmi ed iniziative ‘aggiuntive’ extracurriculari.
La riduzione, se non la vera e propria eliminazione, dei fondi scolastici per i progetti di
sostegno, non può essere una giustificazione per relegare i minori stranieri, anche di primo
arrivo, in classi ghettizzanti, dovendo essere garantita a tutti i minori una parità di
trattamento.
Si auspica che la vicenda di Bologna possa suscitare nel paese una riflessione più generale
sul rapporto scuola-società-immigrazione, per giungere ad un reale cambio di prospettiva,
passando dall’interrogativo che normalmente ci si pone: “Perchè gli alunni figli di
immigrati hanno una minore riuscita scolastica?” a quello, invece, più pertinente: “Perchè
l’istituzione scolastica non riesce ad assicurare la mobilità sociale di tali alunni?”
(fonte www.asgi.it)
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4-8/11/2013
A RAVENNA
AUTISTA
BUS
FACEBOOK È
PROVOCA
I
GAY
POLEMICA: L'AZIENDA
SU
«SI
ATTIVA»
(6 novembre 2013)
Vivace scambio di opinioni sulla pagina Arcigay Il sindaco: «Verificare». Il Pdl:
«Idee diverse e stop»
BOLOGNA - «Come non capite che essere gay è contro natura?» Queste le parole che
campeggiano sulla pagina Facebook dell’Arcigay di Ravenna. Le firma Lanfranco Rossati,
autista dell’azienda cittadina di trasporti Start Romagna, suscitando le reazioni immediate
della comunità Arcigay di Facebook e delle istituzioni cittadine. Rossati ha animato una
discussione di oltre 150 commenti con osservazioni come «da che mondo è mondo,
l'omosessuale sarà sempre il diverso, fatevene una ragione» o «la coppia etero procrea e
produce nuovi cittadini, quindi è incentivata, la coppia gay non produce niente», con tanto
di chiosa finale che tira in ballo il Ventennio fascista: «E se mi odiate o non la pensate
come me rispondo come qualcuno di Predappio: me ne frego». Il sindaco Pd Fabrizio
Matteucci, subito messo al corrente del caso, ha così commentato gli interventi omofobi di
Rossati: «Quelle affermazioni non mi piacciono per nulla. Ho già chiesto al presidente di
Ravenna Holding di fare tutte le verifiche del caso». Carlo Pezzi, dirigente di Ravenna
Holding, ha fatto sapere di verificare se ci sono gli estremi per una sanzione. Voce fuori
dal coro il consigliere comunale Pdl Alberto Ancarani, che difende Rossati in nome della
libertà di espressione: «Non condivido una virgola di quanto ha detto questo signore, ma
non si può essere dipendenti di Ravenna Holding se si hanno idee politiche-sociali diverse
dalla maggioranza?»
(fonte http://corrieredibologna.corriere.it)
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PRESENTATI
GLI
AFRICA
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ITALY
EXCELLENCE AWARDS, L’EDIZIONE 2013
SI ALLARGA
(6 novembre 2013)
Il 30 novembre, per il terzo anno di
seguito, verranno assegnati gliAfrica
Italy Excellence Awards, premi dedicati
a tutti coloro che, con il loro operato,
hanno contribuito a far eccellere tutta la
comunità africana presente in Italia.
Rispetto alle passate edizioni, rivolte
esclusivamente alla comunità ghanese, quella del 2013 avrà una proiezione continentale,
questa è la principale novità dell’evento presentato oggi in conferenza stampa a Roma.
Il successo dei Ghana Italy Excellence Awards ha spinto Freda Cooper della Divino Event
Organization, un’agenzia specializzata nella realizzazione di eventi sociali attraverso i quali
promuove il dialogo tra cittadini italiani e africani residenti in Italia, ad allargare il campo
delle nomination e degli interventi a chiunque si sia distinto nella valorizzazione della
diaspora africana e nella cooperazione afro-italiana.
Il riconoscimento del contributo diretto di persone, imprese ed organizzazioni è un passo
fondamentale per favorire l’integrazione degli immigrati africani in Italia, per incoraggiare
le nuove generazioni ad eccellere e per sensibilizzare tutti i cittadini sul tema, spesso e
volentieri trascurato (o poco approfondito) dai media e strumentalizzato a livello politico.
L’assegnazione dei premi serve infatti anche a mettere in luce diverse realtà positive, veri e
propri modelli di apporto socio-culturale ed economico che altrimenti passerebbero
inosservati, non trovando sbocchi attraverso i canali d’informazione tradizionali.
Gli Africa Italy Excellence Awards saranno consegnati a fine novembre alla Camera di
Commercio di Brescia. L’evento è considerato uno straordinario inedito nel panorama
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nazionale, tanto da ottenere il patrocinio del Parlamento Europeo, di Roma Capitale, del
Comune di Brescia e dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali).
Nonostante l’assenza imprevista del Sindaco di Roma Ignazio Marino (che ha comunque
inviato un messaggio di saluti ad organizzatori e partecipanti), l’incontro si è caratterizzato
per le presenze di alcune delle più importanti figure del mondo diplomatico africano e non.
Il dibattito, moderato dal giornalista Stephen Ogongo di Africa News, ha visto alternarsi
gli interventi di Mamadou Kamara Dekamo (ambasciatore del Congo Brazaville), Carla
Elisa Mucavi (ambasciatrice del Mozambico) e Cristopher N.R. Prentice (ambasciatore del
Regno Unito). Anche i corpi diplomatici etiope e maliano hanno inviato dei rappresentanti.
Tanti i temi toccati: principalmente immigrazione, integrazione e sviluppo.
Nelle parole degli ambasciatori sono frequenti i riferimenti all’empatia che lega gli
immigrati africani al popolo italiano, costretto in passato ad affrontare la povertà e la
necessità di lasciare la propria terra in cerca di fortuna. Nessuno si nasconde dietro un dito
e tutti sottolineano le responsabilità condivise di paesi africani, Italia ed Unione Europea.
Per Mamadou Kamara Dekamo «i governi africani hanno l’obbligo di creare situazioni di
lavoro o di vita migliore per i loro cittadini. I migranti si spostano perché sono in difficoltà.
Noi africani non possiamo ignorare le nostre responsabilità e lasciare tutto in carico
all’Europa». La soluzione rimane quindi una sola: lo sviluppo in Africa. Anche l’Italia e
l’Europa hanno tutto da guadagnare ad abbandonare la via dello sfruttamento economico e
perseguire dei progetti di cooperazione e sviluppo concreti. Da questo punto di vista il
trend è positivo, ma ancora oggi centinaia di milioni di africani vivono sotto la soglia della
povertà. La tragedia di Lampedusa, a poco più di un mese di distanza, è ancora una ferita
aperta e favorisce questo tipo di riflessioni. L’ambasciatore britannico pone l’accento sulla
responsabilità umanitaria nei confronti di persone che tentano disperatamente di
attraversare il Mediterraneo, anche mettendo repentaglio la propria vita. L’Europa non può
lasciare l’Italia da sola e limitarsi a qualche dichiarazione di facciata. L’analisi dei
diplomatici coinvolge anche il tema dell’integrazione e, anche in questo caso, l’appello
viene rivolto a tutti indistintamente: chi emigra deve sapersi adattare, accettare e imparare
ad amare il paese dove si stabilisce; tuttavia, l’Italia deve fare lo sforzo necessario di
eliminare o cambiare le leggi che, invece di favorire, ostacolano il processo di integrazione
degli stranieri.
Meno politico è il discorso del Dr. Kossi Komla-Ebri, presidente della Redani (Rete della
Diaspora degli Africani Neri d’Italia), che esalta gli Africa Italy Excellence Awards perché
sono la dimostrazione di come «l’Africa cammini sulle gambe delle sue donne». Inoltre, è
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necessario riconoscere l’eccellenza perché le persone che vivono a cavallo di due culture e
di due identità sono riuscite a trasformare la loro condizione di perenni immigrati («colui
che parte non appartiene più a nessun luogo») in una “doppia presenza” in patria e nel
paese di arrivo. La Redani presenta così la proposta progettuale di “migrazione circolare”,
che verte sul concetto di co-sviluppo: l’immigrato che conosce bene entrambe le realtà può
essere il valore aggiunto di un’Italia sempre più in crisi. Data la necessità di cooperazione, è
logico sviluppare una rete istituzionale e imprenditoriale che consenta alle comunità degli
africani in Europa di agire come ponte tra le realtà lavorative dei due continenti.
Fra gli esponenti della società civile, spicca l’ideatore di un rivoluzionario progetto di TV
multietnica, “All-tv”, capace di dar voce a minoranze dimenticate e discriminate: Jean
Claude Mbede Fouda è già stato insignito del premio di miglior giornalista ai Ghana Italy
Excellence Awards del 2012. La sua riflessione è significativa e sprona tutti a contribuire
alla lotta alle discriminazioni, lamentandosi con chi è interessato solamente alla sua difficile
storia personale e non alle conquiste giornalistiche ottenute in cinque anni. Un’altra sfida
culturale è quella di cui parla il filosofo della Guinea-Bissau, Filomeno Lopes, che affronta
i problemi che i flussi migratori portano con sé e invita a ripensare l’idea dominante di una
cartografia mondiale immutabile nel tempo. La responsabilità di un cambiamento è
condivisa da tutti ed ha una doppia dimensione locale e mondiale. L’unico strumento a
disposizione è il dialogo.
Tra i vari riconoscimenti dell’evento, va menzionato il Premio Onorario per Eccellenza
assegnato al Ministro per l’integrazione Cécile Kashetu Kyenge e al Dott. Kossi KomblaEbri. Africa Italy Excellence Awards quest’anno vedrà assegnare un Premio Onorario
dedicato alle personalità politiche e diplomatiche (con molti ambasciatori in lizza) ed un
Premio di Merito per chi si è distinto nell’ambiente sociale, culturale e letterario afroitaliano. Gli altri premi sono divisi in due categorie principali: Stella Rossa (per coloro che
incoraggiano e sostengono la creazione di un collante tra la cultura italiana e quella dei
diversi paesi Africani) e Stella Gialla (riguardante la sfera artistica e creativa). Molti premi
sono assegnati in base alle preferenze popolari, esprimibili attraverso il sito web della
Divino Event Organization. I vincitori verranno decretati tenendo in considerazione il
55% dei voti del pubblico, mentre la restante percentuale del 45% verrà assegnata dalla
commissione giuridica predisposta dall’organizzazione.
Oltre alla simbolica importanza dei premi, gli organizzatori degli Africa Italy Excellence
Awards sono riusciti a raggiungere l’obiettivo prefissato di portare sotto la luce dei riflettori
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il lavoro, gli sforzi e le storie della comunità africana in Italia. Quel che emerge è la
prospettiva di chi ha conosciuto sulla propria pelle le difficoltà dell’adattamento ad una
nuova vita lontano da casa e gli ostacoli della discriminazione, mentre viene invocata a gran
voce, sia dai rappresentanti delle istituzioni sia da personalità della società civile africana,
una cooperazione a trecentosessanta gradi che avvii l’intero continente verso un reale
percorso di sviluppo.
(fonte http://ilreferendum.it)
CONTRO
NATURA?
BISESSUALI,
LESBICHE,
ASESSUALI,
GAY,
TRANS*,
INTERSEX/DSD SI INTERROGANO SUL
LORO POSTO NEL CREATO
(6 novembre 2013)
Verona - Circolo Pink GLBTE Verona, Arcigay Pianeta Urano Verona, Milk center
Verona, Gruppo Lieviti - Bisessuali, pansessuali e queer, Arcilesbica Verona, Sportello
Migranti LGBT Verona.
Presentano e vi invitano al: CONVEGNO
CONTRO NATURA? Lesbiche, gay, bisessuali, asessuali, trans*, intersex/dsd si
interrogano sul loro posto nel creato.
Sabato 9 novembre 2013, ore 14.00 - 20.00
Palazzo della Gran Guardia - Piazza Bra Verona
Contro la cosiddetta “teoria del gender” (versione semplificata e caricaturale di un ampio
campo di ricerca accademica a cui appartengono gli studi di genere e le teorie queer) è in
corso, in Italia, un’accesa polemica. Con il pretesto di discutere questioni teoriche, c’è chi si
oppone alla legge contro omofobia e transfobia e sostiene pubblicamente che
omosessualità e transessualità sono contro natura, che da esse si può e si deve “guarire”,
che lesbiche, gay, bisessuali e trans* “non sono persone felici, perché compiono il male –
che è come un pungolo che ferisce le loro coscienze”. In realtà la scienza dimostra che la
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natura ama le variazioni e le differenze, anche in campo sessuale, e che è una cultura
patriarcale e maschilista a discriminare le donne le lesbiche, i gay, le persone intersex,
asessuali, bisessuali e trans*: quando questi sono infelici, non è per il “male” che
compiono, ma per le violenze (fisiche, chirurgiche, giuridiche o simboliche) che subiscono!
“Contro natura? Lesbiche, gay, bisessuali, asessuali, trans*, intersex/dsd si interrogano sul
loro posto nel creato” è la risposta ironica, ma scientificamente competente, delle
associazioni LGBTQI veronesi al convegno “La teoria del gender: per l’uomo o contro
l’uomo?” che si è tenuto a Verona il 21 settembre con il patrocinio di Comune e Provincia,
e che è stato contestato in piazza da centinaia di persone. Non sarà soltanto una giornata di
studio, ma anche un momento di discussione aperto a quanti hanno aderito e partecipato
al presidio e al corteo del 21 settembre, e all’intera cittadinanza. Non avrà patrocini, perché
non c’è simmetria tra chi promuove i diritti e chi li nega: le associazioni promotrici non
desiderano l’approvazione di istituzioni che, facendosi scudo della libertà di opinione,
hanno dato sostegno a chi diffonde messaggi discriminatori. Con l’autorità del sapere e
dell’esperienza, docenti universitari/e, intellettuali e attivisti/e si alterneranno sul palco e
dal pubblico contro la cultura dell’odio, del razzismo e della discriminazione, in difesa dei
diritti umani e della democrazia.
PROGRAMMA CONVEGNO
15.00-15.30: Lorenzo Bernini
(docente di Filosofia politica - Centro di ricerca Politesse - Università di Verona):
Contro natura a chi? Alcune riflessioni sul male in politica.
15.30-15.50: Michela Balocchi
(docente di Sociologia presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi - Centro di
ricerca Politesse - Università di Verona; Intersexioni) e Alessandro Comeni (Educatore e
formatore; Intersexioni):
Binarismo di sesso/genere e patologizzazione dei corpi intersex.
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15.50-16.10: Christian Ballarin
(presidente del circolo Maurice glbtq – Torino; formatore per il Comune di Torino e
l’ONIG; Coordinamento Trans Sylvia Rivera): Transessualità: viaggio ai confini del genere.
16.10-16.30: Paola Guazzo
(scrittrice e saggista):
Lesbiche che fanno saltare il banco: Kitzinger, Wittig, Causse. Alcuni strumenti politici per
il presente.
16.30-16.50: Renato Busarello
(Laboratorio Smaschieramenti Bologna):
Denaturalizzare il maschile universale: dall'Uomo alle mascolinità controegemoniche gay,
trans, butch, eterodissidenti.
17.20-17.40: Pausa –
17.40-19.00: contributi e dibattito
Info e segreteria: [email protected]
Richiesta accrediti stampa: [email protected]
Seguite il convegno e tutte le notizie su: www.facebook.com/convegnocontronatura
Seguici anche sul nostro blog: veronalgbtqi.blogspot.it/
Contatto [email protected]
(fonte http://www.women.it)
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BOLOGNA,
UNA CLASSE DI SOLI BIMBI
STRANIERI.
SCOPPIA
IL CASO:
"COSÌ
SI
RISCHIA IL GHETTO"
(5 novembre 2013)
Succede alle scuole medie Besta: 23 alunni, tutti di nazionalità diverse. Il preside
difende la scelta: "E' un'aula aperta". L'ira di Sel: "Arretramento pedagogico"
BOLOGNA - Una classe prima, alle medie, di soli
stranieri: venti ragazzi di nazionalità diverse, dagli
undici ai tredici anni. Studenti cinesi, indiani,
egiziani, polacchi, ucraini, filippini. Non un solo
italiano. La classe è partita quest’anno all'istituto
Besta, scuola della prima periferia di Bologna, da
sempre di frontiera nell’integrazione. Ed è scoppiato il caso. “Così si rischia il ghetto,
siamo contrari alle classi differenziali”, si arrabbia il presidente del consiglio di istituto
Roberto Panzacchi in una lettera firmata e condivisa da altri quattro genitori
rappresentanti. “E’ un arretramento pedagogico e culturale”, contesta Mirco Pieralisi,
presidente della commissione Istruzione del Comune, consigliere Sel. Rincara la dose il
deputato vendoliano Giovanni Paglia chiedendo un intervento del Miur ("una classe di soli
stranier lede il carattere inclusivo e democratico della scuola pubblica"). "Un assurdo,
questi ragazzi vanno integrati al più presto", protesta la parlamentare Pd Sandra Zampa. E
mentre la politica si divide (Lega e Pdl si schierano a favore), la scuola si difende. “E’ una
classe aperta, di transizione, pensata per accogliere questi ragazzi”, replica il preside Emilio
Porcaro, a difesa di un “progetto di inclusione”
La nuova prima: venti alunni, tutti stranieri. La vicenda nasce in agosto, quando la scuola si
ritrova una quindicina di richieste da parte di famiglie straniere arrivate in Italia di inserire i
propri figli alle medie. Alle Besta le cinque classi prime sono già formate. “Ma avevo posto
e dunque ho chiesto all’ufficio scolastico provinciale di avere gli insegnanti per formare
una nuova classe per accogliere tutti questi ragazzi, e altri che sono arrivati
successivamente, il cui destino sarebbe altrimenti stato quello di peregrinare di scuola in
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scuola alla ricerca di un posto”, racconta il preside. Una volta che mi sono state concesse le
risorse per una classe in più, abbiamo pensato al progetto, approvato dal collegio dei
docenti. “L’idea è fare una classe aperta, il contrario di una classe ghetto, dove i ragazzi
imparano l’italiano e appena sono pronti, con le competenze linguistiche necessarie,
possono essere poi inseriti nella classe di riferimento per età. Capisco i rischi che si
corrono, li abbiamo presenti, ma a questi ragazzi sono garantite occasioni di relazione,
attività di integrazione, dietro ci sono insegnanti preparati che li seguono. Non vedo la
separazione”.
La protesta dei genitori. I membri del consiglio di istituto della scuola criticano una scelta
che “ha il risultato immediato di dividere”. E il fatto che la decisione è stata presa senza
consultazione preventiva dei genitori e dello stesso Consi glio. Panzacchi, ex consigliere
comunale, e gli altri componenti dell'organismo (Alessia Orsi, Stefania Santini, Stefano
Iotti, Teresa La Torretta) riportano dubbi e critiche. C'è chi si è dimesso proprio perchè in
contrasto con la scelta di avviare la classe di soli stranieri senza prima sentire il Consiglio,
scrivono. Inoltre, gli allievi stranieri, analizzano i genitori, non parleranno in aula con altri
italiani e avranno come unico riferimento italiano solo l'insegnante, “annullando tutte le
potenzialità della educazione tra pari”. Un altro problema messo in evidenza è che la classe
non ha una composizione fissa e quindi i giovani non avranno mai un gruppo di
riferimento stabile. Il timore, infine, è che questa soluzione sia l'anticamera della
riproposizione delle classi differenziali. “E’ un errore lavorare sulla separazione, la scuola
dovrebbe avere come obiettivo forte la condivisione”, insiste Panzacchi. “Pensiamo che
chi ha lavorato a questo progetto sia in buona fede e abbia le competenze necessarie, ma il
progetto andava costruito con il territorio”.
L'ira di Pieralisi (Sel). Sul caso interviene il consigliere Mirco Pieralisi: “Sono in trepidante
e furente attesa di sapere quali siano stati i passaggi, non comunicati al Consiglio di istituto,
che hanno portato alla formazione di questa classe”, scrive in una nota. Pieralisi vuole
sapere quale è stato il ruolo dell'Ufficio scolastico su questa vicenda, e perchè, una volta
ottenuta una classe in più, la scuola non abbia intrapreso un normale inserimento nelle sei
classi invece che formarne una di soli stranieri. “Non metto in dubbio la buona fede e la
competenza di preside e insegnanti", premette il consigliere. La critica sta nella soluzione
scelta per favorire l'integrazione: "Invece di fare una battaglia con il coltello tra i denti per
avere il personale necessario nelle scuole si sperimentano 'soluzioni ponte' senza sapere
cosa c'è dall'altra parte”.
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“Ci vogliono ri sorse per alfabetizzazione”. Anche l’assemblea delle scuole, il movimento
bolognese di insegnanti e genitori a difesa della scuola pubblica, contesta la classe di soli
stranieri. “Quello che accade oggi alle Besta avrebbe dovuto riguardare in primis quel
Consiglio di Istituto, tenuto invece all’oscuro di questa brillante operazione – si legge in
una nota - Ma avrebbe dovuto coinvolgere tutta la comunità scolastica e, in mancanza di
risposte adeguate e risorse, tutta la città, sino alla Regione. Quello che occorre non è certo
una sperimentazione, ma risorse per l’alfabetizzazione, da anni falcidiate. Si vuole
sperimentare la separazione (ed i suoi amari esiti...) o si vuole sperimentare la fine
dell'inclusione (ed i suoi più che sperimentati frutti)?”.
(fonte http://bologna.repubblica.it/)
RAZZISMO: MUSICISTA NERO INVESTITO E
PRESO A SPRANGATE
(5 novembre 2013)
Secondo denuncia 70enne nel Bolognese ferisce artista e fugge
BOLOGNA - Sembrava un incidente stradale come anti, una bici investita da una
macchina che non si era fermata allo stop. Ma l'autista dopo l'impatto e' uscito dalla sua
auto e si e' scagliato con una spranga di ferro e inveendo insulti razzisti sul ciclista, un noto
musicista della Guinea, Sourakhata Dioubate, in passato una collaborazione con Daniele
Abbado, che non voleva alzarsi dalla strada prima dell'arrivo dei vigili. E' successo a Pieve
di Cento, a meta' ottobre, ma solo oggi il 36enne musicista nero ha presentato querela.
L'uomo al volante - secondo la querela -, O.M., un settantenne della zona, ha insultato
Dioubate con frasi in dialetto: ''Sporco negro, torna a casa tua... brutto m....''. E dopo aver
tirato due schiaffi al musicista - sempre secondo la denuncia - e' tornato in macchina dove
ha preso una spranga di metallo di mezzo metro e ha colpito il ciclista due volte, poi
rientrato in macchina ed e' fuggito rischiando di investire nuovamente Dioubate. Una
scena che si e' svolta davanti a numerosi testimoni, alcuni dei quali vedendo la spranga
dell'uomo si sono mossi per interrompere la sua furia. L'avvocato di Dioubate, il legale
Alessandro Valenti, ha presentato una querela ai carabinieri per lesioni gravi, minaccia e
ingiuria aggravata da discriminazione razziale.
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Dioubate, rimasto incredulo per alcuni giorni durante i quali non e' mai uscito di casa, non
sapeva cosa raccontare ai figli - ha riferito -, ''ne' a tutti quelli che cercavano di chiamarmi e
a cui non rispondevo''. Ora il musicista non potra' suonare i suoi strumenti a percussione
per piu' di cinque mesi, a causa della frattura alla mano. ''E' gravissimo per il mio lavoro –
ha detto - ma anche psicologicamente''. L'uomo vive in Italia da 13 anni, ha una moglie e
due figli di otto e nove anni: ''Rimango stupito da questo fatto, e' la prima volta in assoluto
che mi capita una cosa simile''. Dioubate e' un percussionista affermato, ha collaborato con
Daniele Abbado, il regista figlio del maestro Claudio, con l'Arena del Sole di Bologna, ed e'
direttore artistico del Festival internazionale 'Mama Africa' che si svolge a Pontremoli, in
Toscana. Sono in tanti ad aver mostrato solidarieta' ed affetto al 36enne, amici del mondo
della musica, tra cantanti, violinisti, direttori d'orchestra e professori del conservatorio.
(fonte ANSA).
CALCIO: 1^ DIV/B. RAZZISMO, CHIUSE
CURVE FROSINONE, BENEVENTO E
NOCERINA
(5 novembre 2013)
PALERMO Il giudice sportivo di Lega Pro, Pasquale Marino, in riferimento alle gare del 3
novembre, Frosinone-Benevento e Nocerina-Gubbio, ha disposto la sanzione della
chiusura della "curva sud" degli stadi di Frosinone, Benevento e Nocerina, per cori di
razzismo territoriale. La pena e' stata sospesa. (fonte ITALPRESS)
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CALCIO: VIOLENZA E RAZZISMO DA OLBIA
A ROMA
(5 novembre 2013)
In Gallura attaccato il pullman della squadra avversaria, nella capitale tifosi della
Lazio espongono striscione filonazista.
Il calcio continua ad essere il catalizzatore del peggio della società italiana, dalla
violenza al razzismo passando per la corruzione. A nulla servono gli ipocriti pianti di
coccodrillo di tanti dirigenti e "addetti ai lavori", sempre pronti a prendere le distanze a
fatto compiuto, magari dopo aver favorito per giorni la tensione intorno a un incontro
delicato. Lo "sport più bello del mondo", o comunque il più seguito in Italia e Sardegna, è
tale anche perché non è di per sé da buoni e nessuno pretende che lo diventi: una cosa
però è lo sfottò anche pesante, lo sfogarsi in curva o sulle tribune dimenticando per due
ore tanti altri problemi, altra è fare apologia di nazismo, aggredire la squadra
avversaria mentre lascia lo stadio o favorire situazioni paramafiose di totale
illegalità, come accade in molte curve col benestare di fatto delle società. Questo
weeekend ha visto episodi da dimenticare anche in Sardegna, con l'aggressione ad
Olbia del pullman della Lupa Roma, che stava lasciando il capoluogo gallurese
dopo la vittoria per 5 a 1 nello scontro al vertice della serie D. Il comunicato della
società capitolina dice che l’assalto è arrivato da "circa 20/30 tifosi incappucciati" che
hanno lanciato "sassi, bottiglie di birra, pietre, bastoni ed ogni oggetto in loro possesso
verso la fiancata sinistra del pullman".
Per fortuna non ci sono state gravi conseguenze, ma "vetri in frantumi, tanto spavento e
un attacco vile e meschino che, da quanto ci risulta, non è la prima volta che accade. Ci si
ferma alla caserma dei carabinieri, il traffico è rallentato e la Lupa Roma viene scortata fino
all’aeroporto di Olbia con parte dei vetri che cedono": il club conclude chiedendosi
retoricamente "e se le pietre avessero colpito al volto un giocatore o un dirigente della
prima squadra della Lupa Roma? E se fosse successo qualcosa di irreparabile?". La società
dell'Olbia 1905 ha preso subito le distanze, ma è la stessa che qualche giorno fa
aveva organizzato una conferenza stampa per protestare contro i presunti torti
arbitrali subiti nelle ultime gare, e anche oggi in molte cronache post partita, nonostante il
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rotondo punteggio si parla di "scippo" e di una partita condizionata dall'arbitraggio, con tre
esplusi nelle fila della squadra gallurese e un gol inesistente convalidato ai romani.
Non è certo l'unico episodio negativo della domenica: maggiore visibilità, allo stadio
Olimpico di Roma, ha avuto lo striscione filonazista esposto dagli ultrà della Lazio,
non nuovi a uscite di questo genere. La scritta, esposta durante il match poi perso
col Genoa, recitava «Il tramonto è rosso, l'alba dorata: Manolis e Yorgos presenti»
ed era esplicitamente dedicato ai due nazisti di Alba Doratauccisi il primo
novembre ad Atene. Sono eventi frequentissimi, non solo nella capitale, dal recente "Ciao
colerosi" esposto dagli interisti nella partita contro il Napoli a quelli con riferimenti ad
Auschwitz, i forni crematori e gli zingari visti in molte altre curve italiane e non solo.
Certo, non aiuta la sostanziale extraterritorialità degli stadi calcistici, dove è possibile fare
impunemente molte cose per le quali, fuori dalla curva, si finisce "dentro" (una cella) e
nemmeno la recente protesta di molte società di Serie A contro possibili squalifiche
del campo per cori e striscioni inneggianti alla "discriminazione territoriale" (Milan
in
primis) sembra
mostrare
grande
volontà
di
risolvere
il
problema.
Anzi, la violenza verbale e fisica si estende dalla Serie A a quelle minori, fino alle partite del
dopolavoro: è di oggi la notizia che a Napoli un gruppo di sette persone è stato
condannato per aver massacrato di botte Raffaele De Rosa, di 36 anni, in seguito a
una lite dopo una partita di calcetto. Le pene oscillano tra otto e dieci anni, la lettura
della sentenza ha visto scene di disperazione tra i parenti degli assassini e il giudice è
dovuto uscire dall'aula scortato dai Carabinieri: De Rosa fu percosso a sangue con calci,
pugni e mazze da baseball nel maggio 2011 a Casoria (Napoli); si recò in ospedale per farsi
medicare, ma riferì di essere rimasto vittima di un incidente stradale e rifiutò il ricovero. La
morte sopraggiunse alcune ore dopo e il motivo del pestaggio - come accertarono molto
tempo dopo i Carabinieri - era stato il desiderio di vendetta del principale imputato,
Salvatore Abbruzzese, condannato a dieci anni, che aveva litigato con Raffaele De Rosa ed
il fratello di quest'ultimo dopo una partita di calcetto.
(fonte http://www.itenovas.coml)
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TV
DEL
NORD
NAPOLETANI:
PRENDE
«S E
IN
NON
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GIRO
I
HAI
IL
PORTAFOGLI, PORTANO VIA TE»
(5 novembre 2013)
Ci risiamo, un’altra televisione del nord pensa
di fare brillante comicità prendendo in giro
Napoli e i napoletani con il più classico degli
stereotipi razzisti: se ti ritrovi all’ombra del
Vesuvio, fai attenzione al portafogli.
Anni fa ci pensava Tele Padania a mettere su
questo genere di sketch di dubbio gusto. Qualcuno ricorderà il famoso video in cui due
presentatori pretendevano di insegnare il riciclaggio dei rifiuti a un inesistente pubblico
napoletano, risolvendogli così il problema della “munnezza” nelle strade. Ora che la
televisione della Lega Nord non trasmette più per dichiarato fallimento, sembra che il
testimone dell’umorismo a sfondo razzista lo abbia preso in consegna TV7 di Padova.
Da qualche ora, infatti, sul suo canale Youtube è comparso un video dal titolo “Scherzo
Cartomante di Napoli all’inviato GRAV di Tv7 Vertigo”. Nel filmato uno strambo
intervistatore dice di prendere la linea da Napoli dove una cartomante gli ha appena letto i
tarocchi. La giovane donna, con marcato accento partenopeo, gli mostra la carta del
fuorilegge, predicendo che presto l’uomo sarà rapinato. Lui, guardandola stupito, le dice
che è impossibile che ciò avvenga poiché non ha l’abitudine di andare in giro con il
portafogli. A questo punto entra in scena un uomo incappucciato che solleva il sedicente
inviato e se lo porta via. E pensare che in un altro video la tv padovana invita i produttori
di contenuti video ad affiliarsi al suo programma di partnership, un modo per assicurarsi
assistenza e consulenza di esperti del settore che gli garantiranno l’incremento di
visualizzazioni e incassi pubblicitari. Se anche questo video è il risultato della consulenza di
questi esperti, forse sarà il caso di fargli fare un corso di aggiornamento: queste scenette
non fanno ridere più nessuno. (fonte http://www.ilmattino.it)
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MAZZOLINI FA CASINI: ARCHIVIATA
QUERELA
TEMERARIA
CONTRO
DOVATU.IT
(5 novembre 2013)
Il Giudice: l’articolo “Lega Nord: i terroni non li vogliamo” rispetta i
parametri dell’esercizio del diritto di cronaca.
Negare la verità equivale ad arrampicarsi sugli specchi. Ma questo giornale ha scritto la
verità e, nonostante ciò, è stato querelato da Stefano Mazzolini per diffamazione aggravata.
Il PM ha archiviato una prima volta la richiesta del signor Mazzolini, il quale ha poi
presentato nuovamente ricorso, sinché il Tribunale di Udine ha confermato che
assolutamente di diffamazione non si è trattato ma di cronaca di un fatto realmente
accaduto e riportato in uno stringato articolo. Un fatto, appurato, che consiste nelle frasi
discriminatorie nei confronti degli Italiani del Sud (appellati con il termine dispregiativo di
‘terroni’) esternate, con rabbia vicina all’odio, nel bar tarvisiano di Stefano Mazzolini
(Vecchio Skilift), da una cameriera che si è poi scoperto essere una familiare molto stretta
di Mazzolini, sua sorella (moglie, curiosità, del lobbysta del Progetto Pramollo Nassfeld,
una gestione dello sci regionale tutta in famiglia…).
La signora disse questo:
“I terroni non sono come noi”. “Nei bar dei terroni noi
non andiamo”. “Anche in Romania odiano i terroni, che
sono arrivati anche lì”. “Hanno finito di rubare!”. “Non
ci mescoliamo con loro, neanche da giovani…”. “A mia
figlia, che va a scuola in Austria, hanno detto ‘Italiana di merda’, perchè ci sono i
terroni…”. “Noi non siamo Italiani, siamo speciali…”. –
clicca QUI per leggere l’articolo- http://www.dovatu.it/news/lega-nord-i-terroni-non-livogliamo-4869/
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Al quarantunenne Mazzolini, attivista della Lega Nord, già presidente di Promotur,
Agenzia Regionale per la gestione dei poli sciistici del Friuli Venezia Giulia, già consigliere
regionale eletto questa primavera e dichiarato decaduto per ineleggibilità proprio perchè
presidente dell’ente (caso più unico che raro), l’articolo non piacque.
Per cui, nonostante l’innegabile veridicità di quanto accaduto (confermato da testimoni),
Mazzolini ha voluto avviare una lite, innegabilmente temeraria, nei confronti di questo
giornale, querelando per diffamazione a mezzo stampa il direttore responsabile di
Dovatu.it.
Spassoso, in alcuni tratti, il suo ricorso: l’articolo in argomento avrebbe nuociuto alla
carriera politica del tarvisiano, facendogli perdere le elezioni locali, essendosi candidato
Mazzolini per la carica di sindaco di Tarvisio. In effetti, prese pochi voti…
Non solo: Mazzolini si considera, leggiamo negli atti, leso nel suo onore per essere stato
descritto come un “razzista”. Al di là dei precedenti razzisti di alcuni esponenti della Lega
Nord, nell’articolo in questione, Mazzolini non viene mai citato. Mai. Non era infatti
presente. Leggere bene,.. no?
Il giudice ha definitivamente chiuso la questione, affermando che: “… il fatto narrato
trovava conferma nelle deposizioni testimoniali…”; “… la narrazione rispettava i
parametri dell’esercizio del diritto di cronaca e critica, non essendosi utilizzate espressioni
volgari o offensive…” “… rilevato che l’interesse alla conoscenza pubblica deriva proprio
dalla militanza politica del querelante, circostanza che lo rende inevitabilmente più soggetto
ad esposizione mediatica ed alla valutazione, positiva ovvero negativa, dell’opinione
pubblica”.
Il vostro giornalista è stato però indagato per un anno e
mezzo: un carico pendente che ha temporaneamente
macchiato il suo ‘curriculum’. E una persona onesta soffre di
più le accuse ingiuste.
L’ennesima conferma, purtroppo, dell’efficacia intimidatoria
delle querele pretestuose. Il giornalista ha comunque dovuto
affidarsi ad un avvocato: solo questa spesa, chi gliela rifonde?
E l’impossibilità di partecipare a concorsi pubblici, stante la
temporanea ‘macchia’ giudiziaria? E tutte le minacce ricevute
successivamente da cretini emuli di Mazzolini? (“Ha ragione Mazzolini, togli il mio nome
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da quell’articolo, sennò ti querelo anch’io”). Serve, necessariamente, uno strumento che
inibisca quest’uso dissennato della querela temeraria nei confronti dei giornalisti.
Cari Parlamentari che ci leggete: volete darvi da fare?
Ultima considerazione, che forse, però, dovrebbe essere la prima.
Quelle frasi pronunciate dalla signora, si possono dire?
Vi sono gli estremi dell’odio razziale? O della discriminazione territoriale?
Sinceramente, non l’abbiamo capito: ma, al riguardo, andremo avanti nella questione.
Poi, e qui la noia ci attanaglia più di quanto non stia opprimendo voi pazienti lettori,
attendiamo conferma dal signor Mazzolini Stefano, sulla paternità del commento offensivo
lasciato in calce all’articolo in questione, con tanto di firma, indirizzo e-mail e sito web che,
nuovamente, pubblichiamo:
Mazzolini, ci tolga un dubbio: l’ha scritto Lei? Basta un ‘si’ od un ‘no’. Perché se è ‘si’,
lei ci ha diffamati; se è ‘no’, qualcuno ha assunto la sua identità… (fonte http://www.dovatu.it)
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CORTE DI CASSAZIONE: MANIFESTAMENTE
DISCRIMINATORIA LA QUANTIFICAZIONE DEL
DANNO
MORALE
A
SECONDA
DELLA
NAZIONALITÀ E DELLA RESIDENZA DELLO
STRANIERO DANNEGGIATO
(5 novembre 2013)
Corte di Cassazione, sez. III civile, sentenza 28 agosto 2013, n. 19788/2013
http://www.asgi.it/public/parser_download/save/cass_19788_2013.pdf
La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza 28 agosto 2012 n. 19788, è intervenuta
sulla questione del risarcimento del danno non patrimoniale allo straniero in relazione alla
lesione di diritti inviolabili della persona, quali il diritto alla salute e ai rapporti parentali o
familiari (ad es. per la scomparsa di un familiare), avvenuta in Italia, sia nei confronti del
responsabile del danno, sia nei confronti di altri soggetti che per la legge italiana, siano
tenuti a risponderne, come ad esempio l’assicuratore della responsabilità civile derivante
dalla circolazione di veicoli od il Fondo di garanzia per le vittime della strada.
Una giurisprudenza ormai consolidata ha affermato in questi casi la titolarità in capo allo
straniero del diritto al risarcimento del danno, a prescindere dalla regolarità del suo
soggiorno in Italia e senza che possa essere invocata la condizione di reciprocità di cui
all’art. 16 delle preleggi (Cassazione, 4 aprile 2013, n. 8212; 9 maggio 2012, n. 7049; 11
gennaio 2011, n. 450; 24 febbraio 2012, n. 4484; 7 maggio 2009, n. 10504).
Con la sentenza 28 agosto 2012, n. 19788, la Corte di Cassazione si sofferma invece sulla
questione della quantificazione del danno non patrimoniale spettante allo straniero, a
fronte di una giurisprudenza di merito che negli ultimi anni ha espresso valutazioni ed
indirizzi divergenti. Da un lato, infatti, alcune pronunce si sono espresse a favore di una
parametrazione dell’entità del risarcimento del danno subito dallo straniero sulla base del
contesto socio-economico del Paese di residenza del medesimo e dunque del diverso
potere di acquisto della valuta locale rispetto all’euro, con conseguente ad esempio
decurtazione percentuale dell’importo rispetto a quello che spettterebbe qualora il risarcito
fosse un cittadino italiano o straniero residente in Italia (in questo senso ad es. Tribunale
di Nola, 18 ottobre 2007). Dall’altro, altre pronunce hanno respinto tale indirizzo,
ritenendolo fonte di ‘ingiusta discriminazione’. La Corte di Cassazione avvalla questa
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seconda impostazione affermando che ancorare la quantificazione del danno morale “a
c on siderazioni diver se dalla sofferenza patita dalla p ersona in quan to tale e
c ollegata a etnia, razz a, se sso, nazi onalità, diversità di c ostumi è
manife stamente
discriminatori o e in an titesi c on i principi della
Costitu zione italiana ”, anche alla luce della ratio del risarcimento del danno.
(fonte www.asgi.it)
GAY: LEGGE ANTIDISCRIMINAZIONE, OK DI
MISURA AL SENATO
(5 novembre 2013)
NEW YORK - La legge contro la discriminazione nei posti di lavoro - anche degli
omosessuali - ha superato di misura lo sbarramento dei repubblicani al Senato americano.
Nonostante la Camera alta del Congresso sia a maggioranza democratica, il provvedimento
ha ottenuto solo un voto in piu' rispetto a quelli necessari.
Fortemente sostenuta dal presidente Barack Obama, la Employement Non-Discrimination
Act, meglio conosciuta con l'acronimo Enda, combatte non solo le discriminazioni per
quel che riguarda le differenze di genere, ma anche quelle basate sulla religione e sulla
razza. Proprio ieri Obama era intervenuto in sua difesa con un articolo sull'Huffington
Post, lanciando al Congresso un appello per varare il provvedimento.
Ora tocchera' alla Camera dei rappresentanti - a maggioranza repubblicana - pronunciarsi.
Ma la strada si preannuncia chiaramente tutta in salita. (fonte ANSA).
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KYENGE
CON LA FACCIA DA SCIMMIA
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SU
FB FOTO VERGOGNA DEL LEGHISTA
(4 novembre 2013)
La foto del ministro Kyenge seduta sui banchi della camera dei Deputati ma con la faccia
trasformata in quella di una scimmia. E sopra l'eloquente scritta: «Indovinate chi è?».
La foto vergognosa è stata pubblicata (e poi rimossa dopo pochi minuti) sul profilo
Facebook di Fabio Rainieri, segretario emiliano della Lega Nord. Il diretto interessato,
contattato da ilfattoquotidiano.it, nega che si tratti di un attacco rivolto a qualcuno in
particolare e soprattutto al ministro all’Integrazione Cecile Kyenge: «Non è scritto da
nessuna parte, non c’è riferimento a lei. Se lo dite vi querelo» ha dichiarato. Aggiungendo,
poi, che «la foto non l'ho messa io e l'ho fatta togliere perché queste cose non mi
piacciono». Peccato che a smentirlo siano, molto semplicemente, gli archivi fotografici.
Che raccontano come la foto in questione sia stata scattata proprio al ministro Kyenge da
Roberto Monaldo (ag. LaPresse) il 29 aprile alla Camera dei Deputati in occasione del voto
di fiducia al Governo Letta.
ordinare
Ecco, a conferma, le due foto a confronto.
(fonte http://www.unita.it/)
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La
Pomì:
«Usiamo
solo
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pomodori
padani» Sul web scoppia la rivolta del
Sud
(4 novembre 2013)
L'azienda: «Dopo i recenti scandali di tipo ambientale»
NAPOLI - Pomodori padani al 100 per cento e sul web scoppia la rivolta dei consumatori
meridionali. Dopo il dibattito sulla discriminazione delle coppie gay scatenato dalle parole
del patron Barilla, questa volta è la Pomì a far parlare. I discriminati sono i produttori di
pomodori del sud. Nella pubblicità l'azienda infatti si vanta di utilizzare: «Solo pomodori
freschi dei soci del Consorzio Casalasco, coltivati nel cuore della Pianura Padana, ad una
distanza media inferiore ai 50 km dagli stabilimenti di confezionamento». Della Campania
e della Terra dei Fuochi non parla, ma gli utenti del social fanno da soli il collegamento. E
così scoppia la polemica.
SU FACEBOOK - Del resto se l'azienda - che nell'immagine grafica della pubblicità piazza
il pomodoro al Nord dell'Italia - non fa riferimento alla questione campana, è pur vero che
sulla sua pagina Facebook sottolinea che «i recenti scandali di carattere etico/ambientale
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che coinvolgono produttori ed operatori nel mondo dell'industria conserviera stanno
muovendo l'opinione pubblica, generando disorientamento nei consumatori verso questa
categoria merceologica».
LE REAZIONI - Così non è però per i consumatori. Camillo ad esempio scrive: «Da
meridionale, vi ringrazio per avermi chiarito le idee sulla prossima azienda da boicottare»
riferendosi per l'appunto al boicottamento alla Barilla. Barbara invece aggiunge: «Invito
tutti, ma proprio tutti, a boicottare la Pomì. Speculare su un disastro ambientale di cui quel
medesimo nord è altamente responsabile, unitamente alle forze camorristiche, alle
istituzioni ed alle amministrazioni locali, è da vigliacchi, da infami e da disonesti». E se
Marì invita l'azienda a «chiedere scusa», Nicola va anche oltre: «Un esempio penoso e assai
scadente di jena marketing. All'altezza della qualità mediocre del vostro prodotto».
(fonte http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it)
Lombardia: Fava, da consorzio Casalasco
indicazione su origine prodotto
(4 novembre 2013)
Milano, 4 nov - ''Abbiamo visto la pubblicita' di 'Pomi'' su 'Il Sole 24 Ore' e altri quotidiani.
Troviamo imbarazzante e retrograda la polemica che si e' scatenata e che accuserebbe di
razzismo un'azienda come il Consorzio Casalasco del Pomodoro, cui il marchio Pomi'
appartiene. Accusare Pomi' di pubblicizzare la provenienza del prodotto attraverso la
tracciabilita', solo perche' proviene dal distretto del pomodoro del Nord, e' insensato e
razzista''. L'assessore all'Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, interviene cosi' in difesa
di ''una delle realta' agroindustriali piu' quotate del Made in Italy, come il Consorzio
Casalasco del Pomodoro, che ha puntato a valorizzare il prodotto locale, con una elevata
attenzione alla qualita' e alla sostenibilita' ambientale ed economica''. Per l'assessore,
''indicare da dove viene il prodotto e' un segno di civilta' e una risposta alle esigenze stesse
dei consumatori. Se poi alcuni vogliono leggere una nota di razzismo perche' il distretto del
pomodoro del Nord non ha a che fare con il lavoro nero o con la Terra dei Fuochi della
Campania, allora siamo davvero a una interpretazione pesantemente distorta della realta'
che offende il Nord e un'azienda sana che trasforma pomodoro garantito del luogo''.
Dall'assessore lombardo all'Agricoltura anche un invito ai consumatori ''a scegliere sempre
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prodotti del territorio, per sostenere l'economia locale, che significa tradizione, qualita', ma
anche aiuto all'occupazione e ai redditi di casa nostra''.
(fonte (ASCA)
Divieto di sosta ai nomadi.
Rimozione col carro attrezzi
(4 novembre 2013)
FERMO - Sta facendo parecchio discutere un singolare divieto di sosta presente sul
territorio comunale di Fermo. Per l'esattezza a Casabianca, in un'area comunale, a due passi
dal centralissimo viale che porta al mare. Cos'è? Un divieto di sosta "ai nomadi" che
rischiano, stando al messaggio che arriva dal cartello, addirittura la rimozione forzata della
vettura. Chiaramente il messaggio non è rivolto al noto gruppo pop rock che tanti successi
ha mietuto nella storia musicale italiana che, anzi, se venisse a soggiornare a Fermo sarebbe
certamente benvenuto. No, il messaggio è per i nomadi veri, ovvero per quelle popolazioni
che vivono spostandosi da un posto all'altro.
Ma attenzione: non ai pastori, ai beduini o ai berberi ma, mettiamola così, agli zingari, ecco!
Nessuna multa è stata finora elevata e, a quanto risulta, nemmeno un'auto, una roulotte o
un camper sono stati portati via dal carroattrezzi. Allora a che serve quel cartello? E
soprattutto: non rischia di essere discriminatorio? Se non lo è allora il sindaco di Porto
Sant'Elpidio Nazareno Franchellucci può mandare una pattuglia dei suoi vigili a Fermo per
apprendere le modalità in base alle quali i nomadi possono essere multati, i camperisti
"normali" no. Così risolverebbe una volta per tutte l'annoso problema dell'area camper sul
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lungomare della sua cittadina dove d'estate arrivano, insieme ai camperisti, carovane di
zingari e nessuno può dire loro niente perché altrimenti sarebbe discriminatorio. Se
funziona potrebbe piazzare un cartello come quello di Casabianca e via. Problema risolto.
(fonte http://www.corriereadriatico.it)
BERRETTI
BIANCHI:
“BASTA
RAZZISMO CONTRO I ROM”
(4 novembre 2013)
CAMAIORE. “È il primo novembre, due Rom in un bus di linea, sono soli in mezzo ai
“normali. Stanno andando alla fiera di Camaiore. Nessuno sembra badare alla coppia
“diversa” come normalmente dovrebbe essere ma non è così, sono in realtà osservati, con
ipocrito disinteresse, proprio perché Rom. Poco dopo sono per strada in compagnia di una
bambina che ha la pelle troppo chiara per essere una di loro. Vengono visti da alcuni
passeggeri del bus che si sentono autorizzati a insospettirsi e a trasformare il sospetto in
ragione di un agire sconsiderato sulla base di una domanda altrettanto assurda: cosa ci fa
una bimba piccola con la pelle chiara con due Rom scuri di pelle che nel bus erano soli?
Qualcosa non va, all’improvviso una donna, bianca, normale, “credibile” a priori nel caso
dei Rom, li aggredisce urlando che la bimba era stata rapita, immediatamente, si crea un
capannello, si chiamano i vigili che, di fronte a una tale accusa, fermano i Rom, li portano
al comando e poi intervengono, come è normale nel caso di accuse così gravi, anche i
carabinieri. I rom hanno i documenti ma la bambina no, del resto è difficile trovare bimbi
di uno o due anni con la carta d’identità. Comunque la verifica deve essere fatta. Tenuti per
ore al comando dei vigili prima che, documenti alla mano, si dimostri che la bimba è la
loro legittima nipote, come avevano cercato di spiegare i due nonni che non parlano bene
la nostra lingua”.
Il Consiglio Direttivo dell’Associazione Berretti Bianchi onlus interviene su quanto
accaduto alla Fiera di Ognissanti a Camaiore.
“L’umiliazione e la sofferenza subita dalla coppia rom e dalla loro nipotina, sono la
conseguenza di una cultura razzista e discriminatoria basata sul convincimento assurdo che
i Rom rapiscono i bambini anche quando sono sangue del loro sangue. Altrettanto grave è
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lo sfruttamento mediatico del pregiudizio e quindi la convenienza economica ad
alimentarlo. La locandina di un quotidiano locale induce a credere che due rom hanno
rapito una bambina, salvo poi leggendo l’articolo, scoprire che non è vero ma che anzi i
rom hanno subito una grave ingiustizia. Intanto chi non ha comprato il giornale ha
ricevuto la conferma di un pregiudizio basato su una informazione falsa. E qui scatta la
follia, la patologia, quando si trasformano in realtà i propri pregiudizi, i propri dubbi e
quindi, solo per il fatto che un Rom sia con una bambina con la pelle più chiara si è
certamente di fronte a un rapimento. Nemmeno la verità serve a tenere il dubbio al suo
posto. Nessun rapimento dunque eppure è bastato che due Rom fossero insieme a una
bambina con la pelle un po’ più chiara per far partire il sospetto e successivamente la
certezza di essere rapitori e far subire a degli esseri umani l’umiliazione di essere “ladri di
bambini” e essere “fermati” senza aver compiuto alcun reato. Queste persone “normali”
sono in realtà malate di pregiudizio e razzismo.
Rimane la constatazione del grave atteggiamento di sospetto, xenofobia e razzismo nei
confronti del popolo rom e la necessità impellente da parte della società civile democratica
e delle istituzioni di intervenire con determinazione per eliminare un pregiudizio che
ricorda troppo da vicino gli anni bui del nazifascismo. Non mancheremo di informare del
vergognoso accaduto l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale e la stessa
Ministra dell’ Integrazione Sig.ra Cècile Kyenke.
Al Sindaco di Camaiore chiediamo di incontrare la coppia rom, di dimostrare le scuse per
l’accaduto e la solidarietà dell’Amministrazione”.
(fonte http://www.versiliatoday.it)
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Esposto dell’ASGI alla Commissione
europea: la clausola di cittadinanza per le
assunzioni da parte delle imprese del
trasporto pubblico locale viola le norme
del diritto dell’Unione europea
(4 novembre 2013)
Bando della COTRAL spa del Lazio per la selezione di conducenti
riservato a cittadini italiani e dell’Unione europea.
Il testo dell'esposto del Servizio antidiscriminazioni dell'ASGI alla Commissione europea
http://www.asgi.it/public/parser_download/save/esposto_asgi_comm_eu_30102013.pdf
Il servizio antidiscriminazioni dell’ASGI ha inviato un esposto alla Commissione europea
chiedendo che questa intervenga urgentemente presso le autorità italiane nell’ambito dello
sistema EU PILOT per far cessare una condotta discriminatoria a danno dei cittadini di
Stati terzi non membri dell’Unione europea regolarmente soggiornanti in Italia nell’ambito
delle procedure di selezione e assunzione del personale da parte delle imprese del trasporto
pubblico urbano ed extraurbano, in palese violazione di precise norme di diritto
dell’Unione europea a garanzia del principio di parità di trattamento nel settore
dell’impiego.
Dall’attività di monitoraggio compiuta dal servizio antidiscriminazioni dell’ASGI, risulta
infatti che le imprese del trasporto pubblico locale urbano ed extraurbano, in maniera
pressoché generalizzata sul territorio nazionale, tuttora adottano procedure di selezione e
reclutamento del proprio personale sulla base del Regio Decreto 8 gennaio 1931 n. 148
recante “Coordinamento delle norme sulla disciplina giuridica dei rapporti collettivi del
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lavoro con quelle sul trattamento giuridico-economico del personale delle ferrovie, tranvie,
e linee di navigazione interna in regime di concessione” (di seguito R. D. 148/1931).
In particolare, nell’art. 10 del “Regolamento contenente disposizioni sullo stato giuridico
del personale delle ferrovie, tranvie e linee di navigazione interna in regime di concessione”
di cui all’allegato A del suddetto R.D. 148/1931, al comma 1 si prevede: “Per l’ammissione
al servizio in prova è necessario:1° di essere cittadino dello Stato italiano, o delle altre
regioni italiane quando anche il richiedente manchi della naturalità, salvo il disposto
dell’art. 113 del Testo unico delle leggi approvato col regio decreto 9 maggio 1912, n.
1447….”
Tale norma è altresì applicabile anche ai lavoratori dei servizi di trasporto pubblico urbano
ed extraurbano per effetto delle leggi 3 novembre 1952, n. 628, e 22 settembre 1960,
n.1054, che prevedono appunto il requisito della cittadinanza italiana per l’ammissione al
servizio.
Nonostante tali norme siano state sottoposte a processo di delegificazione per effetto
dell’articolo 1, comma 2, della legge 12 luglio 1988, n. 270, con il quale è stato cioè
introdotto il principio per cui le disposizioni contenute nel regolamento di cui all’Allegato
A del R. D. 148/1931 possono essere derogate dalla contrattazione nazionale di categoria,
la clausola di cittadinanza viene ritenuta tuttora in vigore, non essendo mai stata intaccata
dai contratti nazionali collettivi di categoria. L’unica eccezione all’applicazione della
clausola di cittadinanza italiana per l’assunzione presso le imprese del trasporto pubblico
urbano ed extraurbano, viene operata in favore dei cittadini di altri
Stati membri
dell’Unione europea i quali vengono equiparati ai cittadini italiani per effetto dei Trattati
europei e delle norme sulla libera circolazione e soggiorno di cui al regolamento CEE n.
1612/68, ora Regolamento UE n. 492/2011.
La questione è stato sinora oggetto di un limitato contenzioso giudiziario. Si può citare la
recente ordinanza del Tribunale di Torino del 13 ottobre 2013, che (Rgl. n. 7026/2012 –
831/2013)
(accessibile al link:
http://www.asgi.it/public/parser_download/save/tribunale_torino_ord_13102013_813_2
013.pdf), che ha parzialmente accolto il ricorso anti-discriminazione presentato da un
rifugiato congolese regolarmente residente in Italia contro la locale impresa di trasporti
pubblici urbani GTT s.p.a. a causa dell’esclusione disposta da quest’ultima dalla procedura
di selezione per autisti indetta nel 2010 per la mancanza del requisito della cittadinanza
comunitaria europea. Il giudice del lavoro di Torino non ha condiviso la tesi dell’azienda
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torinese della perdurante validità della norma di cui al R.D. n. 138/1931, condividendo
invece quanto già affermato, in analogo procedimento, dal Tribunale di Milano,
nell’ordinanza 20 luglio 2009
( accessibile al link:
http://www.asgi.it/public/parser_download/save/tribunale_milano_lavoro_200709.pdf )
per il quale la norma risalente al 1931 - e il correlato requisito di cittadinanza per accedere a
tali posizioni lavorative - doveva ritenersi implicitamente abrogata a seguito dell’evoluzione
normativa intervenuta in particolare con l’art. 2 c. 3 del d.lgs. n. 286/98 (T.U.
immigrazione) e con il principio di parità di trattamento tra lavoratore migrante
regolarmente soggiornante e lavoratore nazionale anche nell’ambito dell’accesso al lavoro
in esso contenuto per effetto dell’adesione e ratifica dell’Italia alla Convenzione
dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro n. 143/1975. Queste due ordinanze dei
Tribunali di Milano e Torino, pur avendo risolto i casi individuali, non hanno conseguito
l’obiettivo di arrivare ad una soluzione sistemica della rimozione della condotta
discriminatoria perseguita in Italia dalle imprese del trasporto pubblico locale, che pertanto
continua ad operare in maniera pressoché generalizzata, come evidenziato in precedenza.
A nulla è valso nemmeno il parere e le raccomandazioni espresse dall’Ufficio Nazionale
contro le Discriminazioni Razziali (UNAR), ovvero l’organismo nazionale per la
promozione della Parità di trattamento costituito per effetto della normativa di
recepimento della direttiva europea 2000/43. Quest’ultimo aveva rimarcato già nell’ottobre
2007, l’illegittimità della perdurante applicazione della clausola di ‘cittadinanza italiana o
comunitaria’ per l’accesso alle posizioni lavorative in seno alle imprese del settore
autoferrotranviario in Italia ed in particolare del trasporto pubblico locale e regionale
(il parere dell’UNAR è accessibile al link:
http://www.asgi.it/public/parser_download/save/unar_parere_racc_26102007.pdf ).
Il servizio antidiscriminazioni dell’ASGI ritiene che la generalizzata applicazione della
clausola di cittadinanza italiana o di altro Stato membro dell’Unione europea per l’accesso
ai rapporti di impiego in seno alle imprese del settore autoferrotranviario, ive comprese
quelle del trasporto pubblico urbano, anche in relazione a quelle posizioni lavorative che
non implichino l’esercizio di pubblici poteri, costituisce una chiara violazione del principio
di parità di trattamento e di non discriminazione di cui al diritto dell’Unione europea con
riferimento alle
categorie di cittadini di Paesi terzi non membri dell’Unione europea
protetti dal diritto UE ovvero: a) I familiari di cittadini dell’Unione europea, titolari del
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diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ai sensi degli artt. 23 e 24 della
direttiva n. 2004/38 ; b) I cittadini di Paesi terzi non membri dell’UE lungosoggiornanti di
cui alla direttiva europea n. 2003/109/CE, ai sensi dell’art. 11 c. 1 lett. a); c) I rifugiati e i
titolari di protezione sussidiaria di cui alla direttiva 2004/83/CE, ai sensi dell’art. 26 c. 1 e
3. In aggiunta ai profili di contrasto con il diritto UE, la clausola di cittadinanza italiana o
europea ai fini dell’assunzione presso le imprese del trasporto pubblico locale viola l’art. 2
c. 3 del d.lgs. n. 286/98 riguardante il principio di parità di trattamento tra lavoratori
migranti regolarmente soggiornanti in Italia e lavoratori nazionali.
La situazione sopra descritta appare tanto più paradossale ove si consideri che le posizioni
lavorative presso le imprese del trasporto pubblico locale
non costituiscono rapporti di
pubblico impiego. A seguito della privatizzazione imposta dal regime comunitario di
libero mercato e concorrenza, le imprese di trasporto pubblico locale sono, infatti, per lo
più delle società per azioni, sebbene controllate dalle amministrazioni pubbliche regionali o
locali che ne detengono in tutto o in maggioranza il capitale sociale. Di conseguenza,
i
rapporti di lavoro in dette imprese sono a tutti gli effetti di natura privatistica, come è bene
evidenziato nel documento redatto dall’UNAR. Pertanto, non si vede ragione alcuna per
poter ritenere che una clausola di cittadinanza italiana o comunitaria per quanto attiene il
reclutamento del personale possa soddisfare o perseguire un legittimo interesse pubblico.
Questo tanto più che, dopo l’entrata in vigore della legge n. 97/2013 (“legge europea
2013”), in risposta a due procedure preliminari di contenzioso avviate da parte della
Commissione europea, lo stesso settore del pubblico impiego in Italia è stato
espressamente esteso anche ai cittadini di Paesi terzi lungosoggiornanti, ai rifugiati e titolari
della protezione sussidiaria e ai familiari di cittadini UE.
Alla luce di quanto sopra il servizio Antidiscriminazioni dell’ASGI ha chiesto alla
Commissione europea, sussistendone i presupposti, di avviare il procedimento di
infrazione a carico della Repubblica Italiana per violazione degli obblighi al rispetto del
diritto dell’Unione europea.
Frattanto, le imprese del trasporto pubblico locale continuano ad indire avvisi di selezione
del personale contenenti l’illegittima e discriminatoria clausola di nazionalità. L’ultima in
ordine di tempo è la COTRAL spa del Lazio, con l’ Avviso relativo alla selezione per la
formazione di nove graduatorie per l'eventuale assunzione con contratto di lavoro a tempo
indeterminato di personale con qualifica di operatore di esercizio - parametro 140 CCNL
Autotranvieri, indetto il 29 ottobre 2013 e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione
Lazio n. 89/2013, pp. 289-294
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(accessibile al link: http://www.regione.lazio.it/bur/?vw=ultimibur# ).
(fonte www.asgi.it)
A Roma il convegno dell'Unar:
“Omofobia... ma quanto mi costi?”
(4 novembre 2013)
Il convegno indaga: l'impatto dell'omofobia nello sviluppo della personalità e
della performance professionale, l'inclusione e la gestione della diversità,
l'omof obia dalla scuola la mondo del lavoro
L’Unar è l’Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle
discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica, è l’ente preposto a garantire,
“l’effettività del principio di parità di trattamento fra le persone”, oltre a vigilare, fornire
assistenza alle vittime di discriminazioni, sensibilizzare attraverso buone pratiche e
campagne
stampa,
promuove
ricerche,
approfondimenti,
incontri. Nasce
in
quest’ottica una conferenza che apre una riflessione: Omofobia… ma quanto mi costi?,
sottotitolo: l’i mpatto dell’omof obia nello svilupp o della person alità e della
perf orman ce prof ession ale, l’inclu sione e la gestion e della diversità,
l’omof obia dalla scu ola la mond o del lav oro . Si focalizza l’attenzione su un
principio: non ci può essere vero sviluppo sociale senza parità di diritti, una cultura che
avanza non nega la libertà d’espressione e d’orientamento degli individui che la
compongono. Nell’esergo del’invito stampa si legge l’esergo di Angelo Caltagirone
Presidente - EDGE
Un’equa applicazione dei diritti umani nelle società democratiche è il fondamento per una crescita
economica e culturale, personale e generale, da cui nessuna organizzazione sociale può prescindere. Dalla
sua nascita nel 2012, EDGE sostiene con forza il riconoscimento dei diritti e combatte qualunque forma
di omofobia e transfobia nella convinzione che sempre e comunque l’uomo ha il dovere di valorizzare le
diversità individuali quale vera risorsa promotrice di progresso e benessere.
L’Edge, spiega l’Unar:
ha la forza, l’esperienza e la competenza per promuovere e stimolare la diffusione della cultura della
diversità finalizzata anche e soprattutto alla lotta all’omofobia, interiorizzata e non, alla valorizzazione
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dei talenti, sia in campo sociale che professionale. Ed è per questo che ha deciso di organizzare un convegno
che grazie a speakers internazionalmente riconosciuti tratti importanti temi che ci aiutino a formare un
tessuto culturale per recuperare il ritardo esistente tra il nostro paese e il resto dell’Europa.
L’incontro si terrà a Roma il 7 novembre, dalle 9 alle 13 e 30, al Cardinal hotel St. Peter|
Sala Pamphili, via Leone Dehon, 71. Intervengono: Stephanie Blackwood Director of
Development at PFLAG (Parents, Family and Friends of Lesbians and Gays), Boris
Dittrich ADVOCACY Director LGBT program at Human Rights Watch e Vittorio
Lingiardi Professore ordinario di Psicologia dinamica all’Università La Sapienza, Roma.
(fonte http://www.queerblog.iti)
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Gay:
Barilla
annuncia
iniziative
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su
diversita' e inclusione
Anche un board con paladino diritti Lgbt
Mixner e Alex Zanardi
(4 novembre 2013)
(ANSA) - PARMA, 4 NOV - Con l'obiettivo di rafforzare il proprio impegno aziendale
verso la diversita', il Gruppo Barilla annuncia alcune misure su diversita', inclusione e
responsabilita' sociale. L'annuncio - dal sito www.barillagroup.it - arriva ad un mese dalle
polemiche per le parole di Guido Barilla sui gay ("Non farei mai uno spot con una famiglia
omosessuale"), e le successive pubbliche scuse con tanto di incontro con le associazioni
Lgbt. In quella occasione il gruppo alimentare si era impegnato "a produrre proposte
concrete in tempi certi, che saranno oggetto di un successivo incontro". Che oggi sono
arrivate.
"Diversita', inclusione e uguaglianza sono da tempo parte integrante della cultura, dei valori
e del codice etico di Barilla. Questi si riflettono nelle politiche e nei benefit offerti a tutto il
personale, indipendentemente da eta', disabilita', sesso, razza, religione o orientamento
sessuale", ha affermato oggi l'amministratore delegato Claudio Colzani. "Allo stesso tempo
il nostro impegno e' volto a promuovere la diversita' perche' crediamo fermamente che sia
la cosa giusta da fare".
Tra le attivita' il nuovo 'Diversity & Inclusion Board', composto da esperti esterni
indipendenti che aiuteranno Barilla a stabilire obiettivi e strategie concrete per migliorare lo
stato di diversita' e uguaglianza tra il personale e nella cultura aziendale in merito a
orientamento sessuale, parita' tra i sessi, diritti dei disabili e questioni multiculturali e
intergenerazionali. Tra le persone che ad oggi hanno accettato di far parte del Board si
annoverano David Mixner, importante leader mondiale della comunita' Lgbt (Lesbiche,
Gay, Bisessuali e Transgender), e Alex Zanardi, medaglia d'oro alle Paraolimpiadi.
(fonte ANSA).
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Donne:'Senza veli sulla lingua'su web per
abbattere barriere.
Prima battaglia contro il femminicidio
(4 novembre 2013)
ROMA - Abbattere qualunque forma di barriera razziale, religiosa, politica, in nome del
rispetto verso la persona, in particolare verso la donna, nel riconoscimento delle differenze
e in totale assenza di 'veli sulla lingua'.
Scende
in
campo
internazionale
con
questo
obiettivo
un
nuovo
sito
-
www.senzavelisullalingua.com - intenzionato ''colmare alcuni vuoti, oltrepassando i muri
della discriminazione, leggendo, parlando, operando concretamente e arrivando perfino, un
giorno, a far legiferare''.Dietro le quinte della neonata no-profit non potevano che esserci
due donne: la presidente Ebla Ahmed, doppia nazionalita', gia' corrispondente per Yallah
Italia e Frontiere News, autrice del controverso e-book "L'amore ai tempi di Bin Laden"
ed esponente preparata di una cultura islamica molto lontana dai pregiudizi popolari, piu'
volte al centro di incandescenti polemiche per aver parlato apertamente, e per la prima
volta,di aspetti quasi sempre ignorati riguardo la figura femminile nella cultura araba. Al
suo fianco, la vicepresidente Anita Madaluni, speaker radiotelevisiva, addetto stampa e pr
internazionale, collaboratrice di testate e organizzatrice di eventi.
''Inutile dire che la nostra prima battaglia e' quella Contro il Femminicidio. Perche' la
violenza, il razzismo (ideologico, sessuale, politico, religioso) la follia, parlano tutte le
lingue del mondo e, al tempo stesso - appunto- un unico linguaggio, quello dell'odio:
profondo, radicato, apparentemente irreversibile, per il diverso'', preannuncia Ebla Ahmed.
La presentazione ufficiale pubblica sara' il 21 novembre nella sede del palazzo Regione
Lombardia.
(fonte ANSA)
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Discriminazione sul lavoro: Apple invoca
protezione per gay, lesbiche, bisessuali e
trans gender
(4 novembre 2013)
Non accade tutti i giorni che Tim Cook prenda in mano la penna per schierare Apple su
un tema d’attualità. Questa volta l’ha fatto contro le politiche di discriminazione messe in
atto ogni giorno in tutti i luoghi di lavoro. L’ha fatto scrivendo una lettera al Wall Street
Journal e affrontando la questione sia dal punto di vista umano che da quello della
produttività.
Le persone sono molto più disposte a dare tutte se stessi quando si sentono pienamente
riconosciute e accolte. Questa è la sintesi del pensiero del CEO di Apple.
Mentre grazie alle tecnologie moderne anche il sesso virtuale non è più un tabù e le proprie
preferenze sessuali potrebbero essere svelate da Facebook, in America si sta discutendo da
tempo la faccenda della discriminazione sessuale sul posto di lavoro. Noi proibiamo le
discriminazioni contro i gay, le lesbiche, i bisessuali e i transgender che lavorano a Apple
ha spiegato Cook, augurandosi pubblicamente che il governo a stelle e strisce sia in grado
di fare la stessa cosa.
Ecco il motivo dell’urgenza dell’adozione di una legislazione del genere: Se i nostri colleghi
non possono essere se stessi sul posto di lavoro, essi non possono certamente essere
pienamente se stessi. Quando questo accade, seppelliamo il potenziale di queste persone e
neghiamo a noi stessi e alla società il pieno beneficio di questi talenti. Firmato Tim Cook,
CEO di Apple.
In Italia quanti saprebbero fare una cosa del genere? A giudicare dal caso Barilla direi
pochi, molto pochi.
(fonte http://hi-tech.leonardo.it/apple-gay-discriminazione/)
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STAMPA ESTERA
ON HOLDING HANDS AND FAKE MARRIAGE:
STORIES OF BEING GAY IN RUSSIA
(7 novembre 2013)
MOSCOW — Yegor grew up in a Siberian town called Lyobov, which means “love” in
Russian, but he has never told his parents that when he falls in love, it is with other men.
“I don’t want them to feel ashamed,” Yegor, 34, wrote in response to an invitation to
readers of The New York Times to share their experiences of what it is like to be gay in
Russia. “This has nothing to do with legislation,” he said.
He was referring to a federal law signed by President Vladimir V. Putin in June banning
“propaganda on nontraditional sexual relationships.” Officials say the law will protect
children, but it is widely recognized as an effort to suppress homosexuality.
In the West, the law provoked a loud outcry, including some calls for a boycott of the
Olympic Games in February in Sochi. Within Russia, the law has drawn unprecedented
attention to the issue of gay rights. It has also apparently contributed to a rise in anti-gay
violence, including an attack on Sunday at the office of a charitable group in St. Petersburg
that works to prevent the spread of AIDS. One victim lost an eye when two masked men
stormed the office and began firing guns that shoot high-velocity rubber bullets.
To better understand what it is like to identify as lesbian, gay, bisexual or transgender in a
country that officially discourages openness, The Times asked readers to share their
stories. More than 400 responded, in Russian and English, from across this vast land, from
the cosmopolitan metropolises of St. Petersburg and Moscow, to Vladivostok on the
Pacific, from the predominantly Muslim Caucasus in the south, to sparsely populated
towns in Siberia.
There have been few prosecutions under the new law, and none of the readers said they
knew of anyone arrested. Still, nearly all the readers who wrote in said they had felt the
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psychological sting of the law, and many said they were afraid. Many asked to be identified
only by their first names.
“Though my hair i s short and I don’t look gay, I am always scared,” wrote Mikhail, 30,
from Novosibirsk.
Some expressed self-loathing; others a fierce desire to leave the country.
Visiting Sochi on Oct. 28 with the new president of the International Olympic Committee,
Thomas Bach, Mr. Putin insisted that there would be no discrimination during the Winter
Games.
“We will do everything, and our athletes and fans will do everything, to ensure that
participants and guests feel comfortable at the Olympics in Sochi, irrespective of
nationality, race or sexual orientation,” Mr. Putin said. Russian rights groups complained
that Mr. Bach did not respond to a request for a meeting.
The disquiet among Russian gays and lesbians is pervasive.
“Our country is afraid of those who are different,” wrote Anastasia Nikolaeva, 18, a
lesbian who lives in St. Petersburg.
A number of teenagers in smaller cities said that they had never met anyone who is openly
gay, at least not in person. Readers of all ages cited the Internet as the best way to meet
others who identify as L.G.B.T., meaning lesbian, gay, bisexual or transgender, though
some said they were now nervous to go online because of reports of the Web’s being used
by “hunters” to find targets for violence.
“I pretty much always knew I’d die alone unless I got out of the country somehow,” wrote
Eugene, 28, of Orenburg, near the border of Kazakhstan. “There are about 100-150
people from my town registered at one of the few dating sites for abominations like myself
and I’m pretty sure at least a tenth of those are hunters.”
( fonte New York Times)
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Immigrants fill one in five skilled British
jobs
(4 novembre 2013)
Migrants are filling a fifth of jobs in key industries because of a lack of skilled British
graduates
Companies are forced to rely on foreign-born workers in a range of “strategically
important” areas as children continue to shun maths and science subjects at school.
In all, migrants account for 20 per cent of workers in fields such as oil and gas extraction,
aerospace manufacturing and computer, electronic and optical engineering.
The report warns that half of the 119 occupations featured on the Government’s
“shortage occupation list” – which gives firms special dispensation to employ overseas
staff – require engineering skills.
Another 20 per cent involve scientific and technical roles.
The shortage is so acute that universities are also filling courses with overseas applicants,
with a third of places in engineering and technology subjects taken by non-British
students, the report states.
The review, published by the Department for Business Innovation and Skills today , calls
for drastic action to meet the “substantial demand” for engineers.
In response, the Government insisted it was making almost £49 million in funding
available to raise engineering skills.
Last week David Cameron urged Britain to “say no” to Eastern European workers by
improving the education system and helping young people compete with immigrants for
jobs.
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Figures published this year by the Office for National Statistics indicated that the number
of foreign-born people finding jobs in the UK had increased by 225,000 to 4.26 million in
a year, compared with a rise of just 192,000 British-born workers.
Business leaders have repeatedly warned of a severe shortage of British graduates qualified
to fill engineering jobs, with Sir James Dyson, the inventor and entrepreneur, warning last
year that up to 217,000 engineers would be needed within five years to plug gaps in the
workforce.
Today’s report by Prof John Perkins, chief scientific adviser to the Department for
Business, says more must be done to encourage British schoolchildren – particularly girls –
to take qualifications that will lead to jobs in engineering.
It warns that there is a crippling shortage of skilled British workers despite the fact that
almost a million 16 to 24-year-olds are currently without a job or education place.
“We owe it to our young people to equip them with the skills, including engineering skills,
that British industry and the British economy needs now and will need in the future, and
which can offer as many of them as possible rewarding and satisfying long-term careers,”
the report says.
The report outlines the extent to which Britain depends on foreign workers to prop up key
industries.
It says Britain “currently relies on inward migration for engineering skills”, adding
“immigrants account for 20 per cent of professionals in strategically important sectors”.
The report cites the UK Border Agency’s Tier 2 shortage occupation list, which names
those occupations where there are not enough resident workers to fill available jobs.
“The shortage occupation list reflects the extent to which the on-going increase in demand
for specialist engineering skills outstrips the potential supply in the short term: engineering
jobs dominate the list, accounting for half of the 119 job titles, with a further 20 per cent
in closely related scientific and technical areas,” it says.
The report welcomes the fact that the Government allows employers to import engineers
from overseas in key areas where there are shortages but insists this “should not be our
long-term solution”.
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The report adds: “Many employers have been forced to look overseas for workers with the
expertise and experience needed to sustain their businesses and it is clear that migration
will continue to be an important source of engineering skills for some time to come.
“But it is up to us, together, to ensure that the right skills become readily available to
employers at home, and that they are no longer obliged to look further afield” for the
workers they need.
The conclusions follow concerns that too many pupils have been pushed on to “soft”
subjects such as media studies to boost school league table rankings.
It is feared that large numbers of girls have been put off careers in the field by
stereotypical views about female vocations. Currently, fewer than one in 10 people
working in engineering in Britain are women, less than any other European nation, the
study adds.
In the short term, it recommends that those who have left the profession should be
encouraged to return. Others who may have studied related subjects could be helped to
“convert” by take a degree in engineering, the report says.
In response, the Government today announces a £30 million fund for employers to train
staff and an £18 million investment in a new elite training facility at the Manufacturing
Technology Centre in Coventry.
Vince Cable, the Business Secretary, said: “Engineering has a vital role to play in the future
of UK Industry.
“It is important that we act now to ensure businesses have access to the skills they require
to enable them to grow. We cannot do this alone so I am calling on employers and
education professionals to get involved and inspire the next generation of engineers.”
(fonte http://www.telegraph.co.uk)
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Bruselas se enfrenta a los Gobiernos
europeos por la inmigración
(4 novembre 2013)
La Comisión aboga por crear una política común y flexibilizar las entradas legales
Los grandes países responden con medidas más duras
La ecuatoriana que se labró un futuro en España como peluquera y el subsahariano
rescatado tras naufragar su patera en las costas de Lampedusa son las dos caras de un
mismo fenómeno, la inmigración, que ha transformado Europa en los últimos lustros.
Todos los países combinan en sus políticas la gestión de los flujos legales con la
contención de los irregulares. La crisis, los populismos y tragedias como las de la isla
italiana han convertido esos episodios en la cara más visible de las migraciones. Un
escenario que enfrenta a la Comisión Europea, partidaria de políticas comunes más
aperturistas que las actuales, con los países miembros, reacios a la integración y a
flexibilizar las vías de entrada por motivos humanitarios.
Bruselas rechaza abordar la política migratoria a golpe de naufragio e invita a los países a
pensar en propuestas a largo plazo, con la mirada puesta en las necesidades laborales que
tendrá el continente una vez superada la crisis. Los líderes políticos, en cambio, sufren la
escasez de recursos y, en muchas ocasiones, se ven prisioneros de los populismos que
demonizan a los extranjeros como foco de tensiones económicas. En ese contexto, los
Estados desplazan cualquier decisión en este terreno hasta después de las elecciones
europeas, en mayo de 2014. La brecha entre Comisión y Consejo (los jefes de Gobierno)
es cada vez mayor.
La respuesta dada a las últimas muertes en las costas mediterráneas evidencia hasta qué
punto el debate asusta a los dirigentes políticos. La comisaria de Interior, Cecilia
Malmström, propuso hace unos días crear visados temporales por motivos humanitarios
dentro del grupo de trabajo que debe decidir este año cómo hacer frente a los naufragios
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en el Mediterráneo. “La propuesta fue inmediatamente rechazada por los Estados
miembros; no llegó ni al primer borrador”, explica una alta fuente comunitaria. Los jefes
de Estado y de Gobierno deben analizar en diciembre los resultados de esa misión (task
force) para tomar medidas, pero fuentes diplomáticas advierten de que no cabe esperar
grandes novedades.
En privado, la Comisión admite que es necesario dar una alternativa legal a las miles de
personas que arriesgan sus vidas en alta mar para llegar a Europa. Una de las principales
apuestas para los próximos años consiste en explorar los llamados acuerdos de movilidad
entre la UE y los países de origen, que ofrecen flexibilidad en las entradas a cambio de
control en sus fronteras. Bruselas exhibe lo logrado con Marruecos y aspira a hacer lo
mismo con Jordania, Túnez y Egipto, aunque es consciente de que el verdadero reto es
Libia. Desde ese país, que vive en el desgobierno desde la caída de Gadafi en 2011, parten
sin control multitud de barcos con personas procedentes del Cuerno de África.
Para que esos acuerdos funcionen y sean creíbles, Europa necesita abrir la mano en el
desplazamiento legal de la inmigración. Porque el ejemplo de Marruecos, desde donde no
salen ya embarcaciones, según Bruselas, demuestra que los terceros países aceptan
controlar sus dominios y poner en marcha mecanismos de asilo a cambio de otras ventajas.
La principal, que la UE facilite los visados para que estudiantes y trabajadores accedan al
continente de manera regular. Una aproximación que requiere repensar el fenómeno
migratorio sin el corsé electoral.
Ese es el doble enfoque que Bruselas lucha por conservar desde que lo enunció por
primera vez, hace 14 años: aproximar las legislaciones europeas con criterios comunes para
regular la inmigración laboral —el grueso de los inmigrantes que llama a las puertas de la
UE lo hace para trabajar— y combatir las entradas ilegales firmando acuerdos con los
países de origen y luchando contra las mafias. “El único aspecto que no ha avanzado en
estos años es la regulación de la inmigración laboral”, asegura Anna Terrón, ex secretaria
de Estado de Inmigración y asesora de la comisaria Malmström.
Aunque su discurso suene ahora demasiado buenista a oídos de los Estados miembros,
Malmström sigue defendiendo que a largo plazo Europa va a necesitar trabajadores de
fuera de sus fronteras para sostener el proyecto comunitario. Incluso hoy, a pesar de las
elevadas tasas de paro, muchos países tienen dificultades para cubrir la demanda de
determinadas profesiones (ingenieros en Alemania o enfermeras en Reino Unido). “Es
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hora de que Europa abra los ojos. La inmigración ha sido uno de los debates más
importantes y, a la vez, menos discutidos en los últimos cinco años”, subraya un portavoz
de la Comisión Europea.
Acuciados por la crisis, los Estados han preferido poner el foco en la vertiente más
represiva: reforzar la seguridad frente a las entradas irregulares y endurecer las políticas
sociales. El debate se centra ahora en cómo proteger mejor las fronteras del Mediterráneo,
aunque las entradas marítimas apenas representan un 10% del total, según datos de la
Agencia de Derechos Fundamentales. En realidad, la mayoría de los extranjeros que se
embarcan en el sueño europeo lo hace con un billete de avión en la mano.
Los líderes políticos ni siquiera están dispuestos a dotar mejor Frontex, la agencia europea
que coordina la vigilancia de las fronteras exteriores. “Es necesaria una política común de
inmigración y no la tenemos. Sabemos que no es posible sustentar el crecimiento
económico de Europa sin los extranjeros. Para eso, tenemos que definir qué inmigración
queremos. El problema no es la falta de soluciones, sino la falta de voluntad política para
hacerlo”, lamenta Carlos Coelho, eurodiputado portugués del Partido Popular, que se
confiesa pesimista sobre la actitud de los líderes políticos, la mayoría de su propio partido.
El diagnóstico es compartido también por las organizaciones de derechos humanos. “La
UE aún está muy dominada por la agenda política de los países miembros, a su vez
condicionada por los populismos. Muchas veces las propuestas se ven rebajadas por la
presión interna. Pero un enfoque basado exclusivamente en la seguridad no funcionará”,
advierte Nils Muiznieks, comisario de Derechos Humanos del Consejo de Europa, una
organización que vela por ellos en 47 países del continente.
(fonte http://internacional.elpais.com)
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Turquie : des députées voilées entrent
pour la première fois au Parlement
(4 novembre 2013)
Quatre députées se sont présentées voilées à une séance du Parlement turc jeudi 31
octobre. Une première depuis quatorze ans en Turquie, pays musulman mais laïque. Ces
femmes, qui ne s'étaient jusque-là jamais recouvert la tête dans l'hémicycle, ont été élues
lors des dernières élections législatives de 2011 sur les listes du Parti de la justice et du
développement (AKP) du premier ministre Recep Tayyip Erdogan.
Ce dernier, qui a aboli récemment l'interdiction de porter le foulard islamique dans la
fonction publique, a demandé aux parlementaires de respecter la décision de leurs quatre
collègues : "Il n 'y a aucun règleme nt au Parlement qui l'in terdise et chacun
d oit respecter la décisi on de nos sœurs sur ce sujet" , a-t-il déclaré.
" Nous ign oron s quelle sera la réacti on ,mai s nous allon s entrer au Parleme nt
ave c n otre voile islamique et con tinueron s notre travail", avait annoncé quelques
heures plus tôt Nurcan Dalbudak, une des quatre élues. " Nous allons assister au déb ut
d 'une ère i mp ortante , et n ou s jouer ons un rôle moteur, n ous serons de s
p orte-drapeau x, c 'est trè s i mportant" , avait-t-elle ajouté.
LE PORT DU VOILE, UN DÉBAT HAUTEMENT SYMBOLIQUE
Aucun texte n'interdit spécifiquement le port du voile au Parlement. Mais le Parti
républicain du peuple (CHP), principale formation de l'opposition laïque, a annoncé qu'il
contesterait l'initiative de Nurcan Dalbudak, Sevde Beyazit Kacar, Gulay Samanci et Gonul
Bekin Sahkulubey. " Tou s n os me mbres sont d'acc ord p our dire qu 'il s'agit
d 'une e xploi tati on de la religion par l'AKP" , a déclaré la députée CHP Dilek
Akagün Yilmaz. "Nou s n e re steron s jamai s silencieux f ace à des ac tes visant
à éliminer le principe de la laïcité" , a-t-elle ajouté.
La question du voile est hautement symbolique en Turquie, où elle cristallise l'opposition
entre les élites laïques, pour lesquelles le voile est une insulte aux piliers de la République
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turque fondée par Mustafa Kemal Atatürk, et les tenants de l'islam politique, qui invoquent
les libertés publiques.
Jamais depuis 1999 une parlementaire n'a osé se couvrir la tête d'un foulard dans cette
enceinte. A l'époque, Merve Kavakci, élue du Parti de la vertu islamique, un des
prédécesseurs de l'AKP, avait été expulsée pour cette raison-là. Elle avait été obligée
de quitter la
salle
sous
les
huées
des
députés. " Ce
n 'e st
p as
l 'endr oit
p our défier l'Etat. Inf ormez ce tte fe mme qu 'il y a des limite s", avait tonné le
premier ministre de l'époque, Bülent Ecevit.
(fonte http://www.lemonde.fr)
Senate Vote on Workplace Bias Against
Gays Poses a Test for the G.O.P.
(4 novembre 2013)
WASHINGTON — A major test of how carefully Republicans can navigate the intraparty
politics of sexuality will come on Monday, when the Senate holds a crucial vote on a bill to
outlaw workplace discrimination against gay men, lesbians and transgender people.
The anticipated vote comes four months after the Supreme Court invalidated a federal ban
on recognizing same-sex marriages, and nearly a year after some conservative leaders
warned that losses in the 2012 elections exposed the party as being out of touch with
much of the country on social issues.
With the bill apparently just one vote short of the threshold to prevent a filibuster, the
Republican senators believed to be the most persuadable — Rob Portman of Ohio, Kelly
Ayotte of New Hampshire and Dean Heller of Nevada — were keeping their positions
private.
Political strategists and congressional aides who have been lobbying for the bill say they
have received private assurances that there will be enough Republican votes to move the
measure forward on Monday, but none of the senators who plan to support it want to say
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so publicly out of concern that they could become targets by groups opposing the
measure.
In the House, the best chance for passage this year seems to be to tack the measure onto a
larger piece of legislation like the National Defense Authorization Act and hope that
conservatives do not revolt.
“If you’ve been told your entire career that Republican primary voters are hostile on these
issues, and people have only just started to educate you otherwise,” said Jeff CookMcCormac, a Republican lobbyist who has been pushing to get the bill enacted, “it takes a
little while for that to sink in.”
While opposition appears less organized than in previous gay rights debates in Congress,
senators of both parties said the emotion surrounding the issue had complicated efforts to
break a Republican filibuster attempt.
One senator recalled having to explain to a colleague that the legislation would not require
insurance companies to pay for sex-change operations. Another spoke of phone calls from
constituents who were convinced that their children could be taught in school by men
wearing dresses. And conservative groups like the Family Research Council are warning
their supporters that the bill would force Christian bookstores to hire drag performers.
To break through the misinformation, supporters said, they have presented senators with
polls showing that a majority of Republican voters favor protections for gay, lesbian and
transgender workers. And they have made appeals to bedrock Republican principles.
“I’m a Lincoln guy,” said Norm Coleman, a Republican former senator from Minnesota
who is lobbying for the bill, known as the Employment Nondiscrimination Act. “So if you
go back to who we are, what we are about as a party — economic freedom, equality, the
right to earn a living — this makes sense.”
Democrats are confident they will have a good outcome regardless of the final vote, and
have pressed ahead despite not being absolutely certain that the bill can pass. If they
succeed, it will be the first time the Senate has passed an anti-discrimination bill that
protects gay men and lesbians. One failed in 1996, the last time the issue came to a vote on
the floor.
And if it fails this time, Democrats will be able to frame the loss as a victory by Republican
extremists.
“How can they justify voting against it?” said Barney Frank, who tried to get a
nondiscrimination bill passed when he was a Democratic congressman from
Massachusetts.
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When Mr. Frank pushed the bill through the House in 2007 — it would go nowhere in the
Senate that year — he had to drop the transgender provision. “Unfortunately, in 2007 we
still had the ‘ick’ factor when people were confronted with transgender,” recalled Mr.
Frank, one of only a few openly gay or lesbian members of the House at the time.
Senator Susan Collins, a Maine Republican who has led the effort in the Senate to
persuade more Republicans to vote for the bill, said some colleagues had raised concerns
about how transgender people would have to be accommodated, including one who was
concerned about insurance covering sex changes. But by and large, she said, she came
away from conversations encouraged that many Republicans seemed to be willing to reevaluate their views on sexual orientation, gender identity and the law.
(fonte http://www.nytimes.com/)
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