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Diritto e mercato unico
FOCUS N. 9
22 giugno 2013
Spreco, disinformazione e concorrenza sleale.
Quando la tv di Stato è un vaso di Pandora
di Tullia Penna
L
e recenti vicissitudini dell’azienda
radiotelevisiva greca Ellinikí Radiofonía Tileóras (ERT) hanno riportato in auge l’aspra diatriba in merito alla gestione delle cosiddette tv di Stato.
La vicenda ha avuto inizio con l’annuncio
shock del premier Samaras della chiusura
della ERT l’11 giugno scorso. La decisione,
divenuta esecutiva nell’arco di un’ora, ha destabilizzato i 2.500 dipendenti dell’emittente coinvolti dal piano di licenziamento e
preoccupato l’opinione pubblica europea in
modo trasversale. Tuttavia, il 17 giugno il
Consiglio di Stato greco, ha bollato come
incostituzionale la scelta dell’esecutivo, sospendendola temporaneamente. La sentenza
ha condotto i tre partiti della coalizione a una
riunione d’emergenza durante la quale è emersa con sconcertante chiarezza la distanza
siderale delle loro visioni, che ha portato
proprio nelle ultime ore all’uscita dalla maggioranza del partito di Sinistra Democratica.
Prescindendo dall’aspetto squisitamente politico, la vicenda ha squarciato il velo di Maya
che per anni ha coperto la pessima amministrazione della tv di Stato. In Grecia la tv pubblica ha inaugurato le trasmissioni nel 1966
ed è tuttora l’unica emittente il cui segnale
sia in grado di raggiungere tutte le isole e
quindi tutti i cittadini. La ERT è stata finanziata sin dalle origini da un canone (che nel
2006 ammontava a poco più di 50 euro annuali) integrato alle bollette elettriche, in
modo da ridurre al minimo il rischio di evasione. L’azienda, come spesso avviene nel
settore pubblico, è affetta da due gravi pato-
logie: cattiva gestione dei finanziamenti
pubblici e clientelismo, che si intrecciano
formando un connubio economicamente letale. Per comprendere la gravità della situazione basti pensare al rapporto vizioso che
lega i due partiti che hanno guidato per decenni la Grecia (la Nuova Democrazia e il
Pasok) e l’amministrazione della ERT. Infatti, per anni i tesserati del partito al governo
sono stati assunti come consulenti e pagati
con stipendi d’oro talvolta vicini ai 30.000
euro mensili. Nemmeno l’istituzione della
Troika (Commissione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale) nel 2011 ha ridestato le coscienze degli
amministratori, che hanno continuato a ridurre gli stipendi dei comuni dipendenti per
garantirsi maxi premi.
Diversa la situazione in Germania, affetta
invece dalla piaga di oltre 3 milioni di evasori
del canone. Il sistema radiotelevisivo pubblico tedesco è decisamente più complesso e
comprende una Federazione delle Radiotelevisioni tedesche (ARD, nella quale confluiscono un canale nazionale, 9 regionali, uno
per l’estero e diversi altri tematici) e la Zweites Deutsches Fernsehen (ZDF). Tuttavia,
mentre la Federazione è affiliata a privati con
i quali divide costi e ricavi, la ZDF è eminentemente pubblica, pur utilizzando ripetitori
gestiti da un’azienda sussidiaria di Deutsche
Telekom. Istituita nel 1963, l’emittente tedesca agisce sul mercato come agenzia indipendente non a scopo di lucro, prevista in
un contratto tra i vari Stati tedeschi. Tale
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Quando la tv di Stato è un vaso di Pandora
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contratto riconosce anche un diritto alla pubblicità a società specificatamente individuate
nello stesso, società la cui rilevanza è uno dei
criteri per la nomina del consiglio d’amministrazione della ZDF. I privati quindi partecipano alla gestione della tv pubblica, pur
non ottenendo alcun ricavo economico.
Il finanziamento della ZDF è composto non
solo dai proventi della pubblicità, ma anche
dal canone televisivo. Una riforma, approvata nel 2010 ed entrata in vigore
quest’anno, è intervenuta sull’argomento con
un duplice fine: ridurre l’evasione, portando
nelle casse dello Stato tra gli 8 e i 10 miliardi
l’anno, e ridurre le spese per riscossione e
verifiche fiscali. Il nuovo meccanismo impone il pagamento di un vero e proprio tributo,
indipendente dall’effettivo possesso e del
numero di apparecchi radiotelevisivi. Il tributo infatti è correlato a ogni residenza, vale
sia per la ZDF, sia per la ARD e da annuale
diviene mensile (l’importo complessivo però
non varia e si aggira intorno ai 215 euro per
residenza). Paul Kirchof, consulente per il
governo Merkel, aveva proposto una controriforma, mai approvata benché molto più
moderna, per un sistema più equo, basato su
un tributo generico sui media, differenziato per reddito e che comportasse
l’eliminazione della pubblicità e, conseguentemente, dei privati dalla gestione della
tv di Stato.
concessa una moratoria di 2 anni grazie alle
forti pressioni dei senatori dell’Unione per
un Movimento Popolare (UMP). L’UMP rilevava come i mancati introiti derivanti dell’abolizione della pubblicità sulle reti pubbliche
non potesse essere in alcuno modo sostituito
da fondi pubblici e dalla nuova tassa sul fatturato della pubblicità sulle reti private. Le
reti private avrebbero avuto così l’intera gestione dell’offerta di pubblicità sul mercato,
garantendosi guadagni ingenti a scapito dell’informazione pubblica. Infatti, nel luglio
2012 il Ministro delle Comunicazioni Aurélie Filippetti ha annunciato la tragica situazione di dissesto economico di France Télévisions, ponendolo in relazione proprio all’eliminazione della pubblicità. Il Ministro propose anche l’introduzione, mai avvenuta, di
un canone sul possesso di PC in aggiunta a
quello già previsto (di circa 125 € annuali)
sul possesso della tv.
Situazione molto peculiare è quella della British Broadcasting Corporation (BBC), emittente pubblica inglese finanziata esclusivamente dai proventi del canone (che si aggira intorno ai 180 euro per una tv a colori e
50 per una in bianco e nero) vincolato al possesso dell’apparecchio. L’evasore è perseguibile penalmente e rischia di incorrere anche
in un periodo di custodia cautelare. La BBC
quindi non trasmette spot su tutti i canali
nazionali, mentre si caratterizza per l’affiancamento, sin dagli anni ’50, di una corporation commerciale per la gestione del canale
BBC World News. Quest’ultimo infatti è un
canale destinato agli utenti di tutto il mondo,
che non pagano evidentemente alcun canone. La netta separazione tra la componente
pubblica e privata è garantita dal 2007 dal
BBC Trust, un consiglio di sorveglianza e gestione di nomina governativa composto da
12 membri che rappresentato proporzionalmente le 4 nazioni del Regno Unito.
L’eliminazione degli spot pubblicitari è invece avvenuta nel 2010 in Spagna, dove ora lo
Stato finanzia la Televisión Española (TVE)
direttamente e con la vendita di programmi
all’estero, ma senza canoni diretti a carico
dei cittadini. La scelta è stata dettata da
un’evasione del canone radicata e insanabile,
che nei decenni aveva ridotto le casse
dell’azienda pubblica a un autentico colabrodo.
In Francia, d’altra parte, la soppressione della pubblicità è stata drastica solo nel c.d. prime time ed entro la fine del 2011 sarebbe
dovuta essere totale. Così era previsto nella
legge Sarkozy del 2009 sulla riforma della
tv di Stato, benché nel frattempo sia stata
Per quanto riguarda il nostro Paese, la RAI è
la società concessionaria in esclusiva del servizio radiotelevisivo, finanziata tanto da spot
commerciali quanto da un canone annuale
(circa 114 euro). Il Consiglio d’Amministra-
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zione, come regolato dalla discussa legge Gasparri del 2004, è nominato sia dalla Commissione parlamentare di vigilanza, sia dal
maggiore azionista dell’emittente, il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Nel 2006 la Commissione Europea avviò
una procedura d’infrazione nei confronti
dell’Italia per la legge Gasparri nella parte in
cui disciplinava l’assegnazione delle frequenze nel passaggio dal sistema analogico
al digitale. La procedura, sospesa nel 2007
per consentire all’Italia di adeguarsi alla normativa comunitaria, è tuttora aperta. Il ministro allo sviluppo economico Flavio Zanonato ha di recente dichiarato che tutto è pronto
per un’asta delle frequenze tv che ci permetta di superare quest’impasse e il bando di
gara verrà presto sottoposto al vaglio della
Commissione Europea.
promuove l’obiettivo di una disciplina comune a tutti i tipi di media e a tutti gli Stati
Membri. Il Commissario ha presentato un
Libro Verde sulla convergenza tra internet e tv, affinché entro il 2016 tutte gli utenti
europei possano fruire del servizio di tv connessa. Così un’innovazione tecnologica potrebbe risolvere l’intricato groviglio giuridico, portando tutti gli Stati su un livello di uguaglianza di fatto.
In questo passaggio sarà però indispensabile
prevedere un’adeguata tutela non solo della
concorrenza tra imprese, ma anche dei
consumatori (specialmente i più deboli come
i minori o i diversamente abili) e della libertà dei media. Tutto ciò, tenendo a mente anche il complesso sistema di copyright posto a
tutela dei materiali multimediali e delle diverse tempistiche di distribuzione nei Paesi
dell’UE.
In un panorama di norme tanto affastellate, Il processo quindi è ancora in uno stadio eml’UE mira a un’efficace regolazione orga- brionale, ma è probabile che la vicenda della
nica. Infatti, il Commissario europeo per la ERT possa mantenere vigile l’attenzione delconcorrenza Neelie Kroes, nel piano le istituzioni su un tema tanto delicato.
dell’Agenda Digitale per l’Europa (DAE),
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I precedenti Focus di Europae
FOCUS N. 1 - I costi dell’uscita dall’euro, di Riccardo Barbotti (26 marzo 2013)
FOCUS N. 2 - L’Europa e i diritti delle coppie gay, di Paolo Enrico Giacalone (5 aprile 2013)
FOCUS N. 3 - L’unione bancaria: spezzare il circolo vizioso tra banche e debito sovrano,
di Antonio Scarazzini (23 aprile 2013)
FOCUS N. 4 - Una base industriale solida per una politica estera credibile, di Enrico Iacovizzi (30 aprile 2013)
FOCUS N. 5 - Il pungolo norvegese alla politica estera e di sicurezza europea, di Tullia penna (13 maggio 2013)
FOCUS N. 6 - Dalla crisi economica alla crisi di legittimità: ridiamo voce ai cittadini,
di Enrico Iacovizzi (20 maggio 2013)
FOCUS N. 7 - La caduta degli austeri, di Andrea Sorbello (27 maggio 2013)
FOCUS N. 8 - Se la troika si spezza. Superare l’austerità, quali ricette?, di Antonio Scarazzini (10 giugno 2013)
A cura della Redazione di Europae
Direttore: Antonio Scarazzini
Caporedattore: Davide D’Urso
Responsabili di Redazione: Luca Barana, Riccardo Barbotti, Simone Belladonna, Fabio Cassanelli,
Valentina Ferrara, Shannon Little, Tullia Penna.
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