Articoli classe II D - Liceo Galilei Ancona

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Articoli classe II D - Liceo Galilei Ancona
FRANCESCA BRUNIERA (II D)
26/02/2014 ore 19:56
Campioni di juta text
I campioni al giorno d’oggi sono tanti, basti pensare alle appena concluse olimpiadi di Sochi in
Russia che hanno portato ori in quantità, e di conseguenza, tanti nuovi “superuomini” e
“superdonne”.
Tuttavia esistono tanti tipi di campioni e ognuno ha la propria stoffa.
Allo scalino più basso ci sono i campioni di cotone, quelli più numerosi, i cosiddetti “campioni a
scomparsa” che vincono quasi per sbaglio, quelli che si riempiono di fama e soldi per un anno e poi
spariscono dal panorama mondiale esattamente come sono arrivati, e chi si è visto si è visto.
Nessuno dubita della loro bravura e del costante impegno che mettono nel raggiungere il titolo e la
medaglia, ma come il cotone sono incredibilmente elastici e basta uno strappo per farli finire dentro
la spazzatura.
Ci sono anche campioni di lana, quelli più sfortunati, dai quali ci si aspetta e pretende sempre
molto.
Riescono a trattenere così tanto calore con la loro passione che poi finiscono per sfilacciarsi i
muscoli e le articolazioni per il troppo sforzo, come i fili di un maglione quando per sbaglio si
impiglia alla maniglia di una porta o tra il finestrino della macchina…una delusione, un po’ come
l’inaspettata assenza del re dei pattini su ghiaccio Pljuščenko.
Salendo i gradini della classifica arriviamo ai campioni di cashmere, quelli con la puzza sotto il
naso si direbbe.
Visi gelati, freddi, da cui non trapela un’emozione neanche a pagarla oro, e questo semplicemente
per il fatto che sono pienamente consapevoli della loro bravura, sono superiori ai sorrisi e alle
esultazioni, ma ciò non sminuisce le loro effettive potenzialità, anzi…sono avvolti da un velo di
mistero per evitare di rompersi e per stare al sicuro come i tessuti preziosi fatti di cashmere, ciò
evidenzia la loro dedizione e il loro rispetto verso lo sport, ed è da considerare solo ammirevole.
E infine al primo gradino, la ciliegina sulla torta, la medaglia d’oro della medaglia d’oro va ai
campioni di juta.
Che? Juta? Che cos’è ? E’ semplicemente la stoffa più resistente che esista, quasi impossibile da
scalfire,e non a caso è anche soprannominata “la fibra d’oro” grazie ai suoi riflessi lucenti e
dorati.Per questo vi appartengono solo i veri campioni, quelli che non ti smentiscono mai e che sono
diventate delle vere e proprie leggende.
Bhè…potrei andare avanti ancora per molto, analizzando tutte le sotto categorie ma mi fermo qui.
E poi del resto ognuno di noi è campione a modo suo, ognuno di noi ha la stoffa perfetta per riuscire
in qualcosa, adesso non mi azzardo a dire che nascondiamo dello juta sotto la pelle, perchè sarebbe
scientificamente impossibile, ma sono sicura che scavando a fondo in noi stessi tutti troveremo
della “fibra dorata”.
Chi nelle gambe per correre, chi nelle braccia per sostenere, chi nel cervello per pensare, ma tutti la
troveremo nel cuore. Per credere in noi stessi,per superare ogni ostacolo e per non abbandonare mai
la speranza.
MARTA GIAMMARINI (II D)
UN ANIMALE CHE FINGE
“Non accettare caramelle dagli sconosciuti!”
Quante volte abbiamo sentito questa frase da tutti quelli che vivono attorno a noi.
Quante volte abbiamo allontanato questo consiglio ritenendolo scontato.
Quante volte abbiamo riso sentendo queste parole.
Quante volte.
Ma c’è stata una sola volta che abbiamo considerato seriamente la possibilità che non fosse
uno scherzo?
Penso di poter rispondere per me e per molti altri che non l’abbiamo mai fatto e, pensandoci
bene, non avremmo avuto altra scelta: i primi sconosciuti in realtà siamo noi!
Siamo cresciuti a pane e Carnevale, abituati a respirare falsità, sudare finzione e vedere solo
volti truccati attorno a noi.
Un buona base di trucco, infatti, è l’ideale punto di partenza per non mostrarci per quello
che siamo: coprire quella ruga in più che ieri sera non si vedeva e stamattina invece è lì,
fastidiosa, insistente, come una “goccia cinese” che ogni volta che ti guardi allo specchio
ricade lì, nello stesso punto, nell’orgoglio, e ti ricorda che gli anni passano anche per te;
nascondere quella ciocca bianca che, col passare dei giorni, è sempre più evidente, fare una
semplice tinta che cancelli tutti gli anni passati, l’impegno che ci hai messo per arrivare a
quel punto; passare sopra persino ad una macchia della tua pelle, un tuo difetto o forse un
tuo pregio, una particolarità, qualcosa che ti rende diverso dagli altri, ma unico.
Ci siamo autoconvinti che “nascondino” è solo un gioco, che si recita solo al cinema o a
teatro, che le “piccole bugie”, quelle che non fanno male a nessuno, esistono per tutti…
È il nostro modo di lottare per la sopravvivenza: ti infili una maschera, bella o brutta, larga o
stretta, e affronti il mondo fingendo più con te stesso che con gli altri; ma in fondo “L’uomo
è un animale che finge, e non è mai tanto sé stesso come quando recita.” (William Hazlitt)
FILIPPO BARTOLUCCI (II D)
15/02/2014 ore 17:28
San Valentino = spesa
Ieri e’ stato san Valentino : la festa degli innamorati.
Dando per scontato che siano poche quelle persone che abbiano vissuto questo giorno come uno
stomachevole e mieloso film d’amore e tralasciando le persone che hanno passato questo giorno
piangendo e mangiando cioccolata, restiamo noi. Noi siamo la stragrande maggioranza delle
persone alle quali il 14 di febbraio non fa ne caldo ne freddo e lo trascorriamo come un
normalissimo giorno qualunque. Solo noi possiamo parlare di san Valentino in modo obbiettivo e
ragionando sono arrivato a dire che questa presunta “festa degli innamorati” altro non e’ diventata
che una festa consumistica. Sono sicurissimo che il sentimento di Valentino, uomo poi fatto santo,
fosse amore vero e che all’ inizio la festività’ in sua memoria fosse un’ occasione in più’ per gli
innamorati di esprimere il loro amore ma oramai la festa non ha più’ questo originario valore.
Ragionando ci si può’ facilmente accorgere che ormai l’uomo e’ COSTRETTO a regalare un
oggetto alla propria partner proprio perché e’ san Valentino altrimenti rischia di incorrere nella
rabbia della donna e addirittura di mettere a repentaglio la relazione stessa. Ed ecco cioccolatini,
rose, bigliettini sdolcinati che compaiono nei negozi e i ragazzi spendono spendono e spendono. Ma
il meccanismo più’ diabolico deve ancora essere rivelato perché c’e’ un’ altra categoria di persone
che non abbiamo ancora considerato: i single innamorati. Quest’ ultima categoria spera che
rivelando il proprio amore, nell’ eccitazione del momento, l’amata o l’amato cedano alle loro
richieste. Ovviamente queste persone, che fidatevi sono tante, non possono presentarsi a mani vuote
e allora comprano anche il doppio delle coppie nella speranza di essere accettati. Ed ecco che i soldi
piovono come manna dal cielo nei negozi di dolciumi e di fiori ed i poveri innamorati si ritrovano
molto spesso rifiutati e alleggeriti. A San Valentino i soldi diventano farfalle irrequiete che
scappano dal portafoglio per finire nelle mani di chi sfrutta l’amore per fare soldi. Da ultimo
bisognerebbe anche tener conto delle innumerevoli pubblicità che inducono i già’ convinti
compratori ad acquistare ancora di più’ ! Cartelloni a forma di cuore e slogan sdolcinati sono solo
pochi degli espedienti utilizzati per far spendere ! Abbiamo visto come San Valentino sia una
diabolica macchina per alleggerire i portafogli e di come ormai il significato originale sia svanito .
Auguri a tutti gli innamorati che sentono ancora il vero senso di questa festa e in bocca al lupo a
tutti quelli che purtroppo l’amore non l’hanno ancora trovato, come il sottoscritto.
Angelica Giardino (II D)
04/04/2014 ore 16:20
Dimostriamo agli altri chi siamo veramente
Si chiama Neck Nomination ed è la nuova moda della rete. Il gioco è semplice: bere più possibile,
registrare tutto e poi postare il video su Internet.
Peccato che non si tratti di un video, ma della prova schiacciante della nostra stupidità e
superficialità.
Peccato che non si tratti di un gioco, ma di una tragedia che ha portato alla morte o al coma etilico
molti ragazzi.
Questo è quello che penso.
È infantile perché ha fondamentalmente uno scopo: dimostrare agli altri che si regge una grande
dose di alcol per ricevere più like possibile. Non dovete pensare che io sia una santarellina o che
stia scrivendo questo per farvi l’ennesima paternale, no. Sono dell’idea che la sbornia prima o poi
tutti se la possano prendere per provare anche quell’esperienza, che un tiro di sigaretta se te la senti
lo fai, ma non per dimostrare che sei grande o figo, non per imitazione, ma per il semplice gusto di
vivere a pieno la vita. È anche vero però che questa è proprio ignoranza, “il degrado” direbbe quella
piccola fetta di generazione che la pensa come me. Devo dire che fortunatamente questo show sta
passando di moda, sostituito da art nomination. Queste hanno il meccanismo delle neck nomination,
ma questa volta si deve pubblicare il video di una canzone suonata al pianoforte o alla chitarra, delle
righe di un libro, una poesia, un disegno, tutto ciò che può dare testimonianza dei pochi neuroni che
ancora funzionano nel modo giusto, del talento che abbiamo, ma di cui inspiegabilmente ci
vergogniamo. Dovremmo smentire quello che si dice dei ragazzi di oggi, che sono inaffidabili,
sbandati, irresponsabili, buoni a nulla, scansafatica, pigri, parassiti, passivi, grigi, volgari, violenti e
invece stiamo facendo di tutto per dare prova al mondo degli adulti che hanno ragione loro. Io non
mi riconosco in questo genere di adolescenti, ma non riesco a distinguermi e a farmi “notare” se
così si può dire, perchè in questa società è la massa che conta, non l’individuo.
Vi prego, cambiamo, è necessario.
Graziosi Lorenzo (IID)
28/04/2014 ore 17:24
L’artrosi di un diciottenne text
Le conoscenze che un percorso di studio, specialmente un liceo, offre sono quantomeno sufficienti
per dettare le basi per affrontare qualsiasi indirizzo universitario.
Una gamma di conoscenze più o meno approfondita deve però essere sostenuta da un interesse in
quello che si fa. L’interesse è a discrezione dello studente che deve sapere scegliere tra le tante
strade che gli si presentano innanzi quella in cui batte il sole del proprio piacere.
Stranamente, sotto questo profilo il nostro paese è avanti, anzi, scuole e insegnanti giocano spesso,
troppo spesso, su chi fa studiare di più e fanno proprio il trofeo di chi ha ottenuto la maturità con
ottimi voti.
Se viene privilegiato l’aspetto delle “conoscenze”, quello delle “abilità” lascia molto a desiderare ed
è proprio su quello che, secondo me, bisognerebbe lavorare.
Se infatti gli studenti italiani che sostengono concorsi internazionali o interni ad altre nazioni
risultano fra i primi per i risultati ottenuti, sono poi quelli che hanno più difficoltà a trovare lavoro.
Per come la intendo io sotto la voce “abilità”, rientrano la capacità di stare al mondo, di avere la sua
stessa lunghezza d’onda, di non rimanere indietro, di sapersi orientare anche nella più buia delle
crisi: quel “savoir faire” o, per dirla all’italiana quel “io speriamo che me la cavo”.
Ecco, sotto questo punto di vista siamo molto indietro. Le nostre mani si sono ormai abituate solo a
solcare il percorso “lingua-carta” per sfogliare le pagine di un libro, ma se lasciate libere di
muoversi per il mondo altro non cercano che una cartina.