Verona

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Quinta Parete
www.quintaparete.it
cultura e società
Anno II - n. 4 - Aprile 2011
Musica
L’evento
Fotografia
Mensile on-line
Direttore responsabile Federico Martinelli
Silvano Tommasoli
I Tommasoli nel segno dell’arte XIII Settimana della Cultura
Concerti e album inediti
Pubblicato il libro che
ricorda i padri della
fotografia d’arte veronese,
omaggio ai Tommasoli
Anche a Verona dal
9 al 17 aprile grande
appuntamento con visite,
incontri e dibattiti
Grandi pianisti, musicisti
di livello. E le news dal
mondo della musica: le
uscite del mese
a pagina 11
a pagina 4
a pagina 6
La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione
Filippo e Fausto Tommasoli,
la fotografia e la parola.
Assonanze tematiche tra fotografia, arte e letteratura nel ‘900
di Federico Martinelli - [email protected]
I grandi impressionisti a Rovereto. Ancora una volta il Mart fa le cose in grande
Al Mart, i capolavori del Museo d’Orsay
Prosegue sino al 24 luglio la
mostra La rivoluzione dello sguardo. Capolavori impressionisti e postimpressionisti dal Musèe d’Orsay. A
cura di Guy Cogeval e Isabelle
Cahn, organizzata e realizzata
con la collaborazione scientifica di Gabriella Belli, la mostra
presenta settantasei capolavori
dal Museo d’Orsay. Rovereto
ancora una volta è capitale internazionale dell’arte. Un piccolo paese in provincia di Trento, un grande museo -il Martche, grazie alla lungimiranza e
“amore per l’arte” di chi lo dirige, sono la ricetta di un successo sempre crescente per un polo
museale in grado di ospitare
ogni anno esposizioni di con-
senso e interesse. Monet, Cèzanne, Pissaro,
Sisley, Renoir, Degas,
Tolouse-Lautrec, Van
Gogh, Vuillar sono
solo alcuni degli artisti di cui sarà possibile ammirare opere
esemplari che hanno
cambiato e influenzato la pittura dalla fine
dell’Ottocento in poi.
Un evento unico, reso
possibile grazie all’accordo tra il Mart e
l’Orsay che, in fase di
restauro, ha concesso
un numero consistente
di opere, tutte d’alto
livello.
Non c’è tela o scultura
che possa essere consi-
derata minore, tutte contestualizzano e raccontano con emozione lo spaccato di un’epoca e
di una società -quella francese- che si divertiva tra natura
incontaminata, momenti di
pace, incontri familiari e vita
notturna.
Dalla stagione dell’impressionismo, fino all’inizio delle avanguardie, passando per il realismo -anche scandaloso- come
per l’opera L’origine del mondo di
Courbet, la mostra si snoda in
sezioni: dalla solitudine all’emarginazione, dall’ascolto interiore al Paradiso terrestre.
La Cattedrale di Rouen (Monet),
La Camera ad Arles (Van Gogh),
Le Donne di Tahiti (Gauguin)
sono solo alcune delle opere esposte, ma non sono solo
questi capolavori, più noti al
grande pubblico, a tramandare le vicende dell’epoca. C’è un
vasto contorno di tele meno conosciute ma altrettanto intense
e culturalmente preziose. È il
caso di opere come Un Atelier
a Bantignolles di Henry FantinLatour che, nel grande impatto
emotivo che suscita, ritrae Emile Zola, Pierre-Auguste Renoir,
Claude Monet e altri illustri
cultori dell’epoca. A questo si
lega l’Omaggio a Cèzanne, di Denis che immortala il gruppo dei
Nabis. La mostra prosegue con
l’Autoritratto con Cristo Giallo di
Gauguin, l’Autoritratto di Van
Gogh, con la serie completa
delle Ballerine in bronzo di
Degas e con le opere di Seurat,
Morisot, Vuillard.
Ma a far da regina è l’Italia,
con un’opera di Boldini. Magistrale! L’occasione è unica,
pochi chilometri di autostrada per visitare un evento da
non perdere. A Verona invece inaugura Chagall: il mondo
sottosopra. Appuntamento alla
prossima uscita.
Quando, come, dove
Il Mart di Rovereto è aperto
dal martedì alla domenica
dalle 10 alle 18. Si raggiunge percorrendo la A22, con
uscita a Rovereto Nord. È situato in Corso Bettini 43. Tel.
800.39.77.60.
2
Arte/Teatro
Aprile 2011
Sempre al Mart
Voci dal futurismo
In concomitanza alla mostra Impressionismo e
postimpressionismo dal Musèe d’Orsay prosegue
Voci del Futurismo. “Voci del Futurismo” rappresenta un’originale rivisitazione di una parte del
patrimonio del Mart che è tra le più amate dai
nostri visitatori. Fortunato Depero è ben rappresentato in questo
percorso, e fa da contraltare ad un’attenta
selezione di opere di
Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Enrico Prampolini, Gino
Severini (a cui il Mart
dedicherà
un’ampia
antologica dal 17 settembre 2011), Filippo
Tommaso
Marinetti, Tullio Crali, Luigi
Russolo, Ardengo Soffici, Thayaht. Presenti anche artisti meno
noti, la cui conoscenza è tuttavia fondamentale per
comprendere la “coralità” di voci che caratterizzò
l’avanguardia futurista. Di Giacomo Balla sono
esposte alcune recenti acquisizioni, in arrivo da
una collezione privata: quattro tele del 1929 e un
bozzetto preparatorio per la scenografia di “Feu
d’artifice”, del 1916. Presenti anche altre nuove
acquisizioni provenienti dalla Fondazione VAF:
sono opere di Cesare Andreoni, Giovanni Korompay, Mino Rosso, Osvaldo Barbieri, Domenico
Belli, Luigi Colombo,
Mino Delle Site, Pippo
Oriani, Enrico Prampolini, Tullio Crali e
Armando Dal Bianco.
Dell’allestimento fanno parte un’originale
sezione dedicata alla
fotografia, che comprende anche gli scatti
dello stesso Depero,
una panoramica sulle
invenzioni tipografiche
e sulla scrittura futurista, per concludere con
una stanza dedicata
agli epigoni del futurismo negli anni Trenta.
L’epilogo della mostra rappresenta un collegamento ideale con le sale di Casa Depero, dove il Mart
espone fino al 6 marzo 2011 “Tullio Crali. La donazione”, e dal 14 maggio “Roberto Iras Baldessari. Futurista Vagabondo”.
Pubblichiamo
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Edito da
Quinta Parete
Via Vasco de Gama 13
37024 Arbizzano di Negrar, Verona
Direttore responsabile
Federico Martinelli
Direttore editoriale
Silvano Tommasoli
Segreteria di redazione
Daniele Adami
Hanno collaborato
Daniele Adami
Paolo Antonelli
Valentina Bazzani
Stefano Campostrini
Francesco Fontana
Federico Martinelli
Ernesto Pavan
Alice Perini
Silvano Tommasoli
Giordana Vullo
Massimo Zanoni
Realizzazione grafica
Stefano Campostrini
Autorizzazione del Tribunale di Verona
del 26 novembre 2008
Registro stampa n° 1821
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Teatro
Aprile 2011
3
Non vado mai al cinema, la vita è troppo breve
di Valentina Bazzani
Chiude con successo la rassegna del teatro isolano: buoni propositi per il futuro
La stagione teatrale al Capitan Bovo
di Isola della Scala
Si è conclusa nel migliore dei
modi venerdì 4 marzo la stagione teatrale 2010-2011 al Capitan Bovo di Isola della Scala
(VR).
Nel corso di questi mesi, artisti
eccezionali si sono esibiti sul
palcoscenico del teatro isolano,
conquistando l’entusiasmo dei
presenti e incontrando i differenti gusti del pubblico.
il quartetto è chiamato a rappresentare la grande potenza
dell’Amore, da una psicologa
in collegamento video. Gag divertenti, sorrisi ma anche belle
riflessioni per il pubblico.
Venerdì 28 gennaio la travolgente Angela Finocchiaro, accompagnata dall’attore Daniele Trambusti, con la regia di
Cristina Pezzoli, ha presentato
Venerdì 14 gennaio, la compagnia teatrale La Barcaccia ha
aperto le danze con “Nina, non
far la stupida” di Arturo Rossato e Gian Capo, commedia
scritta nel 1922 che rappresenta
un ritratto perfetto di un tranquillo paese in cui non succede
mai nulla, fino a quando, il vociferare dell’arrivo di una mitica artista di canto, mette gli
abitanti in subbuglio. Giovani
innamorati, bottegai, brontoloni e nullafacenti si risvegliano
in quel momento, sognando l’amore, il successo, la notorietà e
la giovinezza. Sketch divertenti
ed equivoci vengono messi in
scena, con l’abile comicità di
Roberto Puliero.
Venerdì 21 gennaio, il Quartetto ma non troppo ha presentato
“Ma l’amore… che cos’è?”, uno
spettacolo che vuole mescolare
canto e comicità nella raffinata
eleganza della scala delle sette
note musicali. Dal cinquecento
ai giorni nostri, dalla musica
più sofisticata a quella leggera,
“Mai più soli”. In questo spettacolo si parla della solitudine
dell’individuo in una società
in cui i mezzi di comunicazione dominano. Cercando di ritrovare un senso al caos e alle
incoerenze del presente, Angela racconta storie in cui i personaggi sono particelle impazzite di un sistema sfasato. Con
leggerezza, poetico candore e
sottile ironia, Angela riesce a
far divertire ma anche porta a
riflettere il pubblico.
Venerdì 4 febbraio l’Estravagario Teatro ha presentato
Inganno in Gonna (Two be or
not two be) di Ken Ludwig. La
sete di denaro è il pilastro su
cui poggia la trama di questo
spettacolo. Due attori squattrinati, una ricca signora e la sua
eredità da capogiro, una nipote
con tanti sogni nel cassetto, un
reverendo viscido e maldestro,
un medico arruffone e una coppia di giovani sono parti vive di
un intreccio comico, in cui il
protagonista assoluto è comun-
que l’Amore. Per la prima volta
in Italia, l’Estravagario Teatro
porta in scena questo capolavoro di Ken Ludwig, dopo aver
tradotto il testo in italiano, regalando al pubblico un’inedita
ed esilarante commedia.
Venerdì 11 febbraio è stata la
volta di Silvana Fallisi e Alfredo
Colina hanno portato in scena
“Era ora” di Alessandra Scotti,
con la regia di Corrado Accordino. Una donna stravagante e
un uomo disilluso, rinchiusi in
un bagno per un’intera serata,
iniziano a dialogare per svelare
i pensieri più nascosti e comici
di due perfetti sconosciuti che
si incontrano per caso. Incontrandosi e scontrandosi, i due
personaggi danno il via a un
divertente confronto ignari che
la verità oggettiva non esiste.
Specchio di riflessione e comicità sull’uomo contemporaneo,
lo spettacolo riesce a trasmettere un significato profondo.
Venerdì 18 febbraio, il Teatro dei Pazzi ha presentato la
commedia “Le donne curiose”
di Carlo Goldoni. Una trama
di straordinaria attualità che
gioca sull’eterna curiosità della
donna che vuole sapere cosa fa
il marito fuori casa. Donna Eleonora, donna Beatrice e Donna
Rosaura vogliono
sapere cosa combinano i rispettivi
consorti nel “liogo
segreto” riservato
agli uomini. Musiche e balletti completano l’opera che
ha ricevuto diversi
premi importanti
dal 2006 al 2009.
Venerdì 25 febbraio
l’incontenibile
simpatia di Raul
Cremona ha trionfato nello spettacolo “Hocus molto
pocus ” con la regia
di Raffaele De Ritis e le musiche di
Lele Micò. Magia,
prestigiazione, gag
e macchiette hanno
fatto da protagoniste in questa
serata che cerca un ritorno nel
passato riscoprendo l’atmosfera
degli show degli anni ‘50. Personaggi storici nel repertorio
di Raul Cremona come Omen,
Silvano il mago di Milano e Jacopo Ortis si sono alternati sul
palcoscenico interagendo brillantemente con il pubblico.
Venerdì 4 marzo l’Anonima
Magnagati ha concluso in bellezza la serata con “Bankapalanca”. Una divertentissima
serata in cui il binomio amore/
odio che abbiamo nei confronti del denaro, viene messo in
risalto in particolare quando
subentra un terzo incomodo: la
banca. E ora siamo tutti pessimisti perché abbiamo finanziato degli ottimisti abbiamo
capito che il denaro non da’ la
felicità, soprattutto quando è
poco! L’Anonima Magnagati sa
rappresentare con una straordinaria comicità, i problemi che
attualmente stiamo vivendo, a
causa di una crisi economica
che ha colpito più o meno tutti.
Insomma, l’appuntamento settimanale con la rassegna teatrale 2010- 2011 del Capitan
Bovo ha offerto importanti serate che hanno regalato al pubblico tante belle emozioni.
4 L’evento
Aprile 2011
La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione
di Massimo Zanoni e Stefano Campostrini
Monumenti, musei e gallerie che respirano nel paese dell’Arte
La Settimana della Cultura a Verona
Anche quest’anno Verona aderisce alla Settimana della Cultura, evento promosso dal Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, in programma dal 9
al 17 aprile.
L’iniziativa, giunta alla tredicesima edizione, prevede l’apertura dei musei e dei luoghi d’arte
anche in orari straordinari. La
settimana prevede visite guidate a palazzi, chiese e a mostre
temporanee con l’intento di valorizzare il patrimonio artistico
italiano a testimonianza che la
nostra è una delle civiltà artistiche più antiche e fiorenti della
storia.
Verona, tramite l’Assessorato
alla Cultura, porta al centro
dell’interesse cittadino e dei turisti le splendide mostre al Centro Internazionale di Fotografia
Scavi Scaligeri, a Palazzo Forti,
al Museo di Castelvecchio, al
Museo Archeologico del Teatro Romano, al Museo di Storia Naturale. Ma non è tutto.
Saranno visitabili tutte le altre
meraviglie che raramente sono
aperte al pubblico, dal Museo
Canonico all’antico Lazzaretto,
dall’archivio di Stato alle basiliche paleocristiane, dalla Domus
Romana della Banca Popolare
di Verona ai resti romani di varie aree della città fino alla Villa
romana di Valdonega. Occasione unica quindi per vedere,
accompagnati da una guida,
le splendide fotografie della
mostra Colin - Cronos quel che resta
della memoriao i quadri della mostra Chagall il mondo sottosopra a
Palazzo Forti. E per gli appassionati di arte e di luoghi storici
non mancheranno le visite alla
Casa di Giulietta, al Teatro
Romano e alla mostra Focus,
sculture dal teatro. Tutti saranno
protagonisti, anche i più piccoli
che potranno visitare in maniera interattiva il Museo di Storia
Naturale. E poi visite a chiese,
palazzi di prestigio e I luoghi della città nascosta. Oltre a tutto ciò
non mancheranno conferenze,
incontri, dibattiti. Insomma…
Verona in questo caso è cultura. E anche società.
Gli appuntamenti in città
Mercoledì 13 aprile
Sabato 9 aprile
• Antico Lazzaretto, Via Lazzaretto-P.to S.
Pancrazio ore 15.00 Visite guidate gratuite a cura
del Gruppo Giovani FAI (Fondo per l’Ambiente
Italiano) Info e prenotazioni tel. 045 597981
• Museo di Storia Naturale, L.ge Porta Vittoria
ore 16.00 Conferenza di Mauro Daccordi
Mangiare gli insetti, partecipazione libera
• Museo Archeologico al Teatro Romano,
Regaste Redentore ore 17.00 Visita guidata
gratuita alla mostra Sculture dal teatro
Prenotazione obbligatoria ad Aster
• Centro Internazionale di Fotografia Scavi
Scaligeri, Cortile del Tribunale, ore 17.00 Visita
guidata gratuita alla mostra Colin - Cronos quel che
resta della memoria
Prenotazione obbligatoria ad Aster
Domenica 10 aprile
• Museo di Storia Naturale, L.ge Porta Vittoria
ore 14.30, 15.30 e 16.30 Insetti ovunque: la diversità
degli insetti nei vari ambienti, laboratorio gratuito
per bambini dai 6 agli 11 anni Percorso guidato
gratuito per adulti alla mostra Dominatori a sei
zampe, prenotazioni obbligatorie ad Aster
• Centro Internazionale di Fotografia Scavi
Scaligeri, Cortile del Tribunale, ore 16.00 Visita
guidata gratuita alla mostra Colin - Cronos quel che
resta della memoria
Laboratorio gratuito per bambini dai 5 ai 10 anni
“Era una notte buia e tempestosa”
Prenotazioni obbligatorie ad Aster
• Museo di Castelvecchio, Corso Castelvecchio
ore 17.00 Visita guidata gratuita all’esposizione
“Ospiti in galleria” La Crocifissione del maestro
di Sant’Anastasia e la scultura coeva Prenotazione
obbligatoria ad Aster
Lunedì 11 aprile
• Casa di Giulietta, Via Cappello ore 17.30
Visita guidata gratuita alla mostra Medaglie
d’amore, prenotazione obbligatoria ad Aster
Martedì 12 aprile
• Palazzo della Gran Guardia, Piazza Bra
ore 17.30 Conferenza di Margherita Guccione
“MAXXI Architettura. Museo, laboratorio,
archivio”
• Museo Archeologico al Teatro Romano,
Regaste Redentore ore 17.30 Visita guidata
gratuita alla mostra Sculture dal teatro
Prenotazione obbligatoria ad Aster
• Galleria d’Arte Moderna Palazzo Forti,
Volto due Mori (C.so Sant’Anastasia) apertura
straordinaria fino alle 23.00 (chiusura biglietteria
ore 22.00) per il pubblico: ingresso ridotto € 6,00
Porta un amico nel mondo sottosopra di
CHAGALL, per i giovani al di sotto dei 30 anni:
ingresso gratuito a chi porta l’amico e ridotto €
4,00 all’invitato
ore 21.00 - 21.45 Visite guidate gratuite alla
mostra, prenotazione obbligatoria ad Aster
Giovedì 14 aprile
• Chiesa di San Bernardino, Stradone Provolo
ore 15.00 Presentazione storica del Complesso
francescano, a cura di Padre Pacifico Stella
Visita alla Cappella Pellegrini, a cura
dell’architetto Anna Federica Grazi
• Ex Carcere S. Tomaso, Stradone S. Tomaso
ore 16.00 Visita guidata gratuita dell’ex tribunale
e carcere militare, futuro museo archeologico a
cura della Soprintendenza per i Beni archeologici
del Veneto, prenotazione obbligatoria tel 045
590935 (lun-ven ore 9.00-12.30)
• Museo di Castelvecchio, Sala Boggian, Corso
Castelvecchio ore 17.30 Conferenza di Ettore
Napione Anticipazioni sulla mostra “Il Museo del
Risorgimento: Verona dagli Asburgo all’Unità
d’Italia”
Venerdì 15 aprile
• Soprintendenza per i beni storici, artistici ed
etnoantropologici per le province di Verona,
Rovigo e Vicenza, Corte Dogana 2/4 ore 15.30
Conferenza “La Dogana di terra e la dogana di
acqua a Verona”
• Museo Canonicale, Piazza Duomo (Chiostro
della Cattedrale) ore 17.30 Visita guidata ed
ingresso gratuiti I tesori del Capitolo (1): le collezioni
artistiche del Museo Canonicale
• Casa di Giulietta, Via Cappello ore 17.30
Visita guidata gratuita alla mostra Medaglie
d’amore, prenotazione obbligatoria ad Aster
• Galleria d’Arte Moderna Palazzo Forti,
Volto due Mori (C.so Santa Anastasia) apertura
straordinaria fino alle 23.00 (chiusura biglietteria
ore 22.00) per il pubblico: ingresso ridotto € 6,00
Porta un amico nel mondo sottosopra di
CHAGALL, per i giovani al di sotto dei 30 anni:
ingresso gratuito a chi porta l’amico e ridotto €
4,00 all’invitato
ore 21.00 - 21.45 Visite guidate gratuite alla
mostra, prenotazione obbligatoria ad Aster
L’evento
Aprile 2011
5
La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione
Gli appuntamenti in città
Sabato 16 aprile
• Ritrovo davanti Palazzo Barbieri, Piazza
Bra ore 9.30 e 11.30 Visita guidata gratuita
Monumenti e targhe celebrative del Risorgimento
in città a cura della dott.ssa Maristella
Vecchiato e dell’arch. Daniela Beverari
Prenotazione obbligatoria tel. 045 8050150
dal lun al ven dalle ore 9.30 alle 10.30
oppure [email protected]
• Museo di Storia Naturale, L.ge Porta
Vittoria ore 14.30 e 16.00 Le collezioni di
zoologia del Museo: un archivio della biodiversità
Prenotazione obbligatoria ad Aster
• Museo di Castelvecchio, Sala Boggian,
Corso Castelvecchio ore 10.00 Conferenza
dell’architetto paesaggista Imma Jansana
(Barcelona)
• Museo Canonicale, Piazza Duomo
(Chiostro della Cattedrale) ore 11.00
Visita guidata ed ingresso gratuiti I tesori
del Capitolo (2): le basiliche paleocristiane,
Sant’Elena, il chiostro romanico
• Museo di Castelvecchio, Corso
Castelvecchio ore 17.00 Visita guidata
gratuita Recenti restauri e acquisizioni
Prenotazione obbligatoria ad Aster
• Centro Internazionale di Fotografia
Scavi Scaligeri, Cortile del Tribunale, ore
17.00 Visita guidata gratuita alla mostra
Colin - Cronos quel che resta della memoria a
seguire “Contrappunto alla visione della
realtà delle immagini” Incontro tra parole e
musica in collaborazione con il Circolo dei
Lettori di Verona
Prenotazione obbligatoria ad Aster
Domenica 17 aprile
• Museo di Storia Naturale, L.ge Porta
Vittoria ore 14.30, 15.30 e 16.30 Insetti
ovunque: la diversità degli insetti nei vari ambienti
Laboratorio gratuito per bambini (6-11
anni) Percorso guidato gratuito per adulti
alla mostra Dominatori a sei zampe
Prenotazioni obbligatorie ad Aster
• Antico Lazzaretto, Via Lazzaretto-P.to S.
Pancrazio ore 15.00 Visite guidate gratuite
a cura del Gruppo Giovani FAI (Fondo per
l’Ambiente Italiano)
Info e prenotazioni tel. 045 597981
• Centro Internazionale di Fotografia
Scavi Scaligeri, Cortile del Tribunale, ore
16.00 Visita guidata gratuita alla mostra
Colin - Cronos quel che resta della memoria
Laboratorio per bambini dai 5 ai 10 anni
“Era una notte buia e tempestosa”
Prenotazioni obbligatorie ad Aster
• Museo Archeologico al Teatro
Romano, Regaste Redentore ore 17.30
Visita guidata gratuita alla mostra Sculture
dal teatro
Prenotazione obbligatoria ad Aster
Gli ingressi ai musei e monumenti in programma
sono a pagamento secondo il tariffario in vigore.
Sono gratuite solo le visite guidate, le conferenze e le
attività in programma.
La prenotazione, ove prevista, è obbligatoria. Le
prenotazioni ad Aster si effettuano al tel. 045
8036353 tel./Fax 045 597140 (lunedi - venerdi,
dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle ore 14.00 alle
16.15; sabato 9 e 16 aprile, dalle ore 9.00 alle
13.00 e dalle ore 14.00 alle 16.15, domenica
10 e 17 aprile, dalle ore 9.00 alle 13.00). aster.
[email protected]
L’artista espone in tutto il mondo e i suoi quadri sono stati utilizzati nel cinema
L’immediatezza di Padovani alla Ghelfi
Prosegue sino al 24 aprile la
mostra di Andrea Padovani,
artista veronese emigrato in
Canada dodici anni fa, alla
ricerca del suo sogno: la pittura. Nella sua arte si possono
trovare gli echi dell’impressionismo e dell’espressionismo:
quell’immediatezza e quel
colore deciso, vibrante e rapido tipico di una pittura che
risente dell’emozione e che
suscita emozione. È proprio
l’istantaneità a caratterizzare il tratto di Padovani;
istantaneità che è luminosità
ma anche ricerca del chiaroscuro e dell’accostamento
tanto di colori morbidi e sereni quanto di colori forti e
contrastanti. Nelle sue tele,
spesso di grandi dimensioni,
sembra essere rappresentato
tutto en plen air, sia le scene
della natura quanto l’ambiente metropolitano, così suggestivo e carico di frenesia e
movimento. Movimento che
è presente anche negli interni
e negli scorci degli ambienti familiari, mai statici ma sempre
connotati da qualcosa di vivo,
di rapido e di emozionale. Non
a caso l’artista, che Luigi Meneghelli accosta al mago della
fotografia Henry Cartier Bres-
son, ama dire che nella sua arte
cerca di seguire l’attimo fuggente. È
qui il punto di incontro tra fotografia e pittura: se la prima
fissa un momento della vita in
maniera indelebile, la pittura
di Padovani riesce ad andare
oltre e a espandere la dimen-
sione temporale al di là realtà.
Ma non solo realtà metropolitana e scene di vita familiare,
come detto. Padovani rappresenta, facendoli rivivere sulla
tela, oggetti e luoghi dimenticati come soffitte, vecchi caseggiati e strade dissestate. Un
mondo vivo, ma sgombero
dalla presenza umana proprio per togliere quella sensazione di quotidianità e per
raggiungere una dimensione
che sembra che ci appaia per
la prima volta, forse perché
l’abbiamo scordata. Padovani è artista consapevole, che
ha studiato, che ha visto e visitato numerose mostre d’arte, che è in grado di cogliere
l’insegnamento dei più nobili
impressionisti e di riproporre
l’aggressività pittorica e coloristica dei fauves, sia essa
espressa in una tavola apparecchiata che in un solitario
vaso di fiori bianchi.
(di Federico Martinelli)
6
Musica
Aprile 2011
Verso l’infinito e oltre
di Francesco Fontana
Interessanti appuntamenti con grandi artisti della scena pianistica e pop
Prosegue “Pianisti” e arriva Antonacci
Continua la rassegna “Pianisti”
di Eventi Verona. Dopo le esibizioni, tra gli altri, di grandi
artisti come Giovanni Allevi
e Stefano Bollani, venerdì 15
aprile presso il Teatro Camploy
di via Cantarane toccherà a
Tigran Hamasyan, un giovane
De Sfroos, il musicista lombardo che ha partecipato all’ultima edizione del Festival di
Sanremo con il pezzo cantato
in dialetto laghee intitolato Yanez. Il cantautore, nato a Monza ma cresciuto in un paesino
nella zona del Lago di Como, è
musicista armeno. L’artista ha
iniziato giovanissimo a studiare piano e oltre che sulla scena
classica è presente anche nel
panorama del jazz.
Il 19 aprile arriva invece al Teatro Filarmonico Davide Van
molto legato alla propria terra
e scrive quasi esclusivamente
canzoni in dialetto tramezzino
che, attraverso vere e proprie
storie in musica, raccontano di
luoghi, personaggi e leggende
alle quali è legato.
Arriva al Camploy giovedì 28
aprile Niccolò
Fabi. Il cantante si propone sul
palco attraverso una formula strumentale
assolutamente
essenziale, da
qui il nome
“solo tour” della tournee, avvicinandosi il
più possibile al
suo pubblico in
una condivisione completa di
suoni e parole.
Doppia serata,
nelle date del 2
e 3 di maggio,
in Arena con
Biagio
AntoA fianco. Hamasyan e qui sopra Antonacci
nacci. Dopo l’uscita dell’ultimo album intito- e la splendida cornice dell’Arelato “Inaspettata” dello scorso na. Durante il concerto Antoaprile, il cantante ha scelto per nacci riproporrà il meglio del
la sua prima esibizione live del suo repertorio e i brani dell’ul2011 proprio la città di Verona timo disco.
News dalla musica
È uscito il 15 marzo il disco di Davide Van
De Sfroos. Dopo il successo di critica e pubblico con il pezzo Yanez a Sanremo, il cantante lombardo pubblica il suo album intitolato
proprio “Yanez”. In vendita dal 17 marzo un
nuovo disco di inediti anche per Ferruccio
Spinetti e Petra Magoni. Il duo, contrabbasso e voce, ha realizzato un album composto di 11 tracce che vedono la collaborazione
nella scrittura dei brani di cantautori come,
tra gli altri, Pacifico e Max Casacci dei Subsonica. “RossoNoemi” è invece il nuovo disco
di Noemi. La cantante, giunta al successo
con la partecipazione all’edizione di X Factor
2008, dopo il precedente “Sulla mia pelle”,
esce con il suo secondo progetto discografico,
disponibile dal 22 marzo. Dal 29 marzo è
in vendita il nuovo album di Daniele Silvestri, intitolato “S.C.O.T.C.H.” che arriva a
tre anni di distanza da “Monetine” ed è una
sorta di best of di Silvestri, che presenta illustri
collaborazioni. Un doppio cd invece per i La
Crus. Dopo la bellissima Io confesso, presentata a Sanremo, è uscito un doppio album
intitolato “Tutto La Crus”, contenente i più
grandi successi del duo. In vista un tour europeo per i Litfiba. La band è attualmente
composta dal cantante Piero Pelù, da Ghigo
Renzulli alla chitarra, da Daniele Bagni al
basso, da Federico Sagona alle tastiere e da
Pino Fidanza alla batteria. Entro dicembre
2011 dovrebbe uscire anche il loro prossimo
disco.
Sul panorama internazionale spicca un nuovo progetto discografico che riguarda la ristampa integrale degli album dei Queen, a
quarant’anni dalla nascita del gruppo inglese. La voce non è ancora confermata ma ci
sarebbe in cantiere anche un nuovo disco per
l’ex leader dei Rolling Stones Mick Jagger.
In arrivo un doppio cd degli Iron Maiden
intitolato: “From Fear To Eternity: The Best
Of 1990-2010” che ripercorre i vent’anni
di carriera della band e sarà disponibile da
maggio anche in formato digitale e, in edizione limitata, in vinile. Brutte notizie per il
cantante Phil Collins che ha recentemente
annunciato il suo ritiro dalle scene musicali
per l’aggravarsi di alcune condizioni di salu-
te. Per luglio è atteso Sting che sarà a Roma
con il suo “Symphonicity tour” nel quale riproporrà i suoi più grandi successi, arrangiati
in chiave sinfonica. Sono previsti per il 2011
tre concerti dei Maroon Five in Italia, tutti
nel mese di dicembre e nelle città di Padova,
Roma e Milano.
Cinema
Aprile 2011
7
Visto abbastanza?
di Francesco Fontana
Il film di Petri, con Gian Maria Volonté e Florinda Bolkan, premiato con l’Oscar nel 1971
Indagine, un film che “ha fatto legge”
Il cinema è la vita
con le parti noiose tagliate
Alfred Hitchcock
Esattamente quarant’anni fa,
nell’aprile del 1971, il film di
Elio Petri Indagine su un cittadino
al di sopra di ogni sospetto vinceva
il premio Oscar come miglior
film straniero. Quella di Petri
è una pellicola fondamentale
per i legami che intrattiene con
la rovente situazione socio-politica della sua epoca. Nel film
si riflette, per la prima volta in
modo critico ed esplicito, sul
funzionamento della Polizia,
mettendo in evidenza le falle
e il degrado morale del sistema vigente, che appare intriso
di una corruzione totalmente radicata. Lo stesso Petri, in
un’intervista contenuta nel dvd
documentario Elio Petri: appunti
su un autore, testimonia l’importanza di Indagine: «Per la prima
volta un film che ha parlato,
in modo critico dell’Istituzio-
Volonté in una scena del film
ne della Polizia, e non è stato
colpito dal reato di vilipendio.
Allora questo film fa legge. In
piccolissima parte Indagine ha
spostato qualcosa».
La tematica centrale della pellicola è quella dell’abuso o, per
essere più precisi, dell’insindacabilità dell’abuso di potere. Il
regista mette in scena un omicidio. Il commissario a capo della Sezione Omicidi di Roma,
nel film chiamato semplicemente «Dottore» e interpretato
da uno strepitoso Gian Maria
Volonté, assassina, durante
un rapporto sessuale, l’amante Augusta (Florinda Bolkan),
tagliandole la gola con una lametta. Si premurerà egli stesso,
dopo essersi fatto una doccia e
aver disseminato volutamente
tracce e indizi a proprio carico
nell’appartamento della donna, di chiamare la polizia in
modo anonimo indirizzandola
sul luogo del delitto. L’atto delittuoso è il motore che avvia le
conseguenti fasi delle indagini,
accompagnate dalle manipolazioni del caso, con l’unico obiettivo, da parte del personaggio
del Dottore, di giocare con gli
indizi e di mettere alla prova
continuamente la propria insospettabilità, portando una
sfida ai vertici
del potere e
facendo emergere gli aspetti
più inquinati
del
sistema.
Solamente nel
finale, con un
gesto di fiera
autopunizione,
il protagonista
tenta di dichiararsi colpevole
accorgendosi,
suo malgrado,
che gli è impossibile. Il profilo
psicologico del
comm issar io
d a l l ’a c c e n t o
siciliano interpretato da Volonté è piuttosto complesso,
un mix di autoritarismo e debolezze continue.
È un uomo apparentemente severo che sembra però non essere in grado di reggere quel tipo
di ruolo, cadendo, in diverse
occasioni, in atteggiamenti infantili che vanno a cozzare con
la posizione
che vorrebbe
ricoprire.
Il film, girato
negli ultimi
mesi del 1969,
diventa ancor
più interessante per gli
intrecci curiosi quanto
fortuiti
che
instaura con
alcuni drammatici
fatti
di cronaca,
avvenuti
in
concomitanza e appena
terminate le
riprese.
In
una sequenza
della pellicola
esplode una
bomba nelle fognature
della Centrale di Polizia e viene incolpato
un sovversivo. Il legame con la
strage di Piazza Fontana diventa piuttosto evidente in quanto
in quell’occasione fu accusato il
ferroviere anarchico Giuseppe
Pinelli, che si scoprì poi essere estraneo ai fatti, precipitato
dalla finestra del quarto piano
della Questura di Milano dopo
tre giorni di interrogatorio. Il
Dottore interpretato da Volonté nel film diventa, in modo
del tutto casuale e automatico,
l’incarnazione di Calabresi, il
commissario che aveva interrogato nella Questura di Milano
Pinelli, ritenuto dalle Br il responsabile diretto della morte
dell’anarchico.
In Indagine la corruzione e il
mascheramento della verità
vengono rappresentate attraverso la metafora del Carnevale. In una battuta il Dottore
dice: «Il carnevale è finito»,
con l’obiettivo di provare a porre un freno alla “mascherata”
che impediva di far emergere la
verità: si vuole mettere alla prova la corruzione morale delle
istituzioni con il fine di dimostrare l’impossibilità del rovesciamento del funzionamento
malato delle stesse. Il discorso
pronunciato dal Dottore diventa - anzi, sarebbe potuto diventare - il fulcro, il motore che
avrebbe innescato un nuovo
meccanismo, che punta il dito e
condanna il sistema. Alla fine il
commissario però cede: indossa
nuovamente la “maschera” che
aveva inutilmente tentato di togliersi e firma un’ammissione di
innocenza davanti ai componenti dei Vertici di Polizia. La
triste immagine che emerge è
quella di una società a compartimenti stagni: il Potere deve
rimanere ad ogni costo al suo
posto e chi è marginale non ha
alcuna possibilità di emergere
dalla propria condizione.
Con Indagine inizia la fruttuosa
collaborazione Petri-Pirro-Volonté che, accompagnati dalle
inconfondibili musiche di Ennio Morricone, daranno vita
l’anno successivo a un altro capolavoro assoluto del genere: La
classe operaia va in paradiso, dove
si tratterà della condizione, sia
fisica che psicologica, dell’operaio sottoposto al meccanismo
del cottimo in una società che si
stava avviando verso le fasi centrali della lotta armata.
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Cinema
Aprile 2011
Visto abbastanza?
di Ernesto Pavan
Waterloo (1970): un film da riscoprire
Il Napoleone di Bondarchuck
Gli stivali dei Marescialli di
Francia, venuti ad annunciare a Napoleone la sconfitta e
a suggerirgli l’abdicazione, risuonano come una valanga nei
corridoi del palazzo di Fointainebleu. Il sincronismo perfetto
dei passi degli alti ufficiali, le
loro espressioni gelide e il loro
eloquio secco contrastano con
la nevrosi dell’Imperatore e la
sua incapacità di accettare la
sconfitta. È una scena piena
di silenzi e di primi piani, seguita da quella, carica di un’emotività fortissima, dell’addio
di Napoleone alla sua Vecchia
Guardia. E poi la fuga da Elba,
i Cento Giorni e la battaglia di
Waterloo, che da sola occupa
circa la metà della lunghezza
della pellicola ed è ricostruita
in tutta la sua terribile gloria,
con oltre quindicimila comparse provenienti dalle fila dell’Ar-
mata Rossa (il film è stato girato
in Ucraina nel 1970). Waterloo,
diretto da Sergei Bondarchuk,
è un film sugli esseri umani che
hanno vissuto quel 18 giugno
1815 che fece la storia dell’Età
Contemporanea. Un classico
del cinema di guerra, a lungo
dimenticato (anche per colpa
dello scarso successo commerciale), ma di raro pregio per la
cura dei dettagli e l’attenzione
a ogni aspetto della narrazione,
dalla psicologia dei personaggi
alla ricostruzione storica.
Non c’è alcun sottofondo morale o moraleggiante nel Napoleone interpretato da Rod Steiger:
questo Imperatore è senza dubbio un uomo straordinario, capace di dettare lettere a quattro
segretari contemporaneamente
e di conquistare l’amore e la fedeltà di chiunque,
ma anche una figura oppressa da
una responsabilità troppo grande
e da nemici in
ogni luogo, nonché dalla propria
stessa arroganza.
Allo stesso modo,
Cristopher Plummer ricopre il
ruolo di un Wellington più altezzoso che eroico,
che considera le
migliaia di uomini al suo comando
come “”feccia” e
scacchi da manovrare invece che
esseri umani; anche se nella sua ultima scena,
quando cavalca sul campo di
battaglia coperto di cadaveri,
l’orrore di quella visione sembra colpirlo con tutta la sua forza. La recitazione di entrambi
gli attori protagonisti è straordinaria: non un’espressione, né
il più piccolo dei gesti appaiono
fuori posto.
Anche per quanto riguarda la
regia e la sceneggiatura, si vede
come nulla sia lasciato al caso
e ogni elemento, anche quelli
che all’apparenza sono errori o
stravaganze, sia in realtà frutto
di una scelta consapevole. Condannare la divertente pronuncia germanica dell’Inglese del
maresciallo Blucher, peraltro
non condivisa dai suoi connazionali, come l’incorporazione
di un becero luogo comune,
significa non accorgersi che i
Francesi parlano la stessa lingua in modo perfetto e che,
di conseguenza, il regista non
è tipo da fare umorismo sugli
stereotipi: il suo intento evidente, invece, è presentare agli
spettatori moderni la figura di
Blucher esattamente come doveva apparire ai contemporanei, ossia quella di un soldato
non più giovane, che ha perso
parte della propria lucidità, ma
è ancora in grado di ispirare le
sue truppe semplicemente cavalcando in mezzo a loro con
un sorriso sulle labbra e la pipa
in mano. Per fare ciò occorreva
rendere Blucher un personaggio simpatico; e quale modo
migliore per ottenere questo
risultato che farlo imprecare
in un Inglese germanizzato,
mentre rifiuta ostinatamente
di ritirarsi e, in seguito, mentre incita i suoi uomini durante
l’arrivo dei Prussiani a Waterloo? Allo stesso modo, la voce
fuori campo che esprime i pensieri di Napoleone, strumento
rischioso il cui uso è facilmente
fraintendibile, trasmette con efficacia il senso della solitudine
dell’Imperatore, che non può
comunicare ad altri le proprie
idee in quanto non opportune
(la sua ammirazione per Wellington, la consapevolezza della
gravità della propria malattia)
o poco rassicuranti (le valutazioni sul terreno svantaggioso,
ad esempio). L’evento-simbolo
di questo modo di fare cinema,
comunque, è il dialogo fra il
colonnello Ponsonby e il duca
di Uxbridge, dove il primo racconta la morte di “suo padre”
per mano dei lancieri francesi: peccato che ciò non sia mai
accaduto al genitore del vero
Ponsonby, mentre quello cinematografico e quello storico
muoiono esattamente nel modo
descritto in questo dialogo, in
cui il personaggio ammicca agli
spettatori chiamando “padre”
il personaggio storico a cui è
ispirato. Ogni scena di Waterloo
è costruita in questo modo, con
elementi che trasmettono allo
spettatore concetti e impressioni meglio di quanto potrebbero
fare decine di minuti di dialoghi. Alcune, poi, hanno una
carica emotiva davvero straordinaria, come la carica suicida degli Scots Grey (tributo al
dipinto Scotland Forever!) o la lucida follia di un soldato inglese,
Cinema
Aprile 2011
9
Visto abbastanza?
bellissimo e biondissimo, che
abbandona il quadrato del suo
battaglione per denunciare urlando l’assurdità di tanta morte.
In ogni film di argomento storico, regista e sceneggiatori
corrono il rischio di trovarsi a
dover dare un’interpretazione a
eventi la cui ricostruzione non
trova consenso fra gli studiosi; lo stesso accade in Waterloo,
ad esempio quando si tratta di
dare una spiegazione alle manovre folli della cavalleria fran-
cese (protagonista di una splendida veduta aerea con migliaia
di cavalieri che galoppano intorno ai quadrati inglesi) o agli
errori strategici francesi che
hanno consentito ai Prussiani
di congiungersi agli Inglesi e
rovesciare le sorti della battaglia. In entrambi i casi, la scelta
cinematografica è stata di raccontare gli eventi in modo favorevole a Napoleone, attribuendo il primo a una decisione
avventata del maresciallo Ney
(presa mentre Napoleone è prostrato
da un attacco della
sua malattia e incapace di comandare)
e il secondo all’eccessiva cautela del
maresciallo Grouchi, al comando della forza che insegue
i Prussiani in ritirata. Sono proprio i
Prussiani, nel film,
a conquistare la vittoria per Wellington, attaccando sul
fianco la Vecchia
Guardia spedita da Napoleone
a schiacciare definitivamente
le truppe inglesi. L’Imperatore,
dunque, non perde per una colpa propria; ma perde e, nell’ultima scena, quando si allontana
in carrozza dal teatro del massacro, è un uomo finito, incapace di dire o fare alcunché. Non
un tiranno abbattuto, non un
rivoluzionario schiacciato da
forze conservatrici, ma un semplice uomo distrutto da un peso
troppo grande. La vera forza di
Waterloo sta proprio qui: nel
non dipingere il “lato umano”
della guerra e della politica, ma
trattarle come vicende umane
in tutto e per tutto, senza una
vera distinzione fra azioni e
sentimenti. Un grande intuizione che ha prodotto un grande
film.
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10
L’opinione
Aprile 2011
Il re è nudo
di Silvano Tommasoli
Società in cambiamento ma, forse, non tutti siamo d’accordo
Tradire, oggi, è normale?
Chissà se ci sarà un momento
nel quale i sociologi del futuro
dovranno studiare e dividere il
nostro tempo in “ere sociali”, e
poi ogni era, al suo interno, in
periodi.
Temo che questo primo secolo
del terzo millennio possa passare alla Storia come L’era del tradimento. Che non è proprio un
complimentone, se vogliamo.
Intanto, quella di “traditore”
è l’accusa più usata, oggi, nel
mondo della politica.
Senza entrare nel merito delle
loro faccende, abbiamo visto
scambiarsi
vicendevolmente
questa gentilezza un po’ tutti gli
uomini che si trovano ai posti
di comando dell’amata Repubblica. Il Presidente del Consiglio dei ministri e il Presidente
della Camera, per esempio; al
coro, di tanto in tanto, si sono
uniti ministri e sottosegretari,
deputati e senatori di tutti le
compagnie. Nessuno di questi
signori ha pensato che parlare
di tradimento, in politica, non
è affatto come ha scritto Roberto Gervaso nel suo La volpe e
l’uva del 1989, quando sostenne
che « In amore, come in politica, il tradimento è una forma
di legittima difesa». Perché,
se vogliamo smettere di fare
i buffoni, il tradimento – in
giurisprudenza – è un crimine
compiuto nei confronti di uno
Stato sovrano attraverso un
atto d’infedeltà. Dunque, una
bruttissima faccenda. Se il terribile atto è compiuto da chi
ricopre un incarico pubblico di
primissimo piano, il tradimento diventa “alto” ed è previsto
dalla Costituzione, all’art. 90,
per il Presidente della Repubblica e dal Codice penale militare
in tempo di pace, all’art. 77, per
i militari. Per la Storia, di alto
tradimento si sono macchiati i
regicidi, anche se qualche volta
bisogna riconoscere che costoro
non avessero proprio tutti i torti
(qualcuno, per caso, si ricorda
delle nefandezze ordinate da
Umberto I al suo generale Bava
Beccaris, a Milano nel 1898,
che poi armarono la mano di
Gaetano Bresci, a Monza, due
anni più tardi?).
Bene, se parlare di tradimento
in politica è un fatto che dovrebbe implicare gravissimi
accadimenti, risolleviamoci lo
spirito con lo sport nazionale, il
calcio. Perché se un italiano potrebbe anche tollerare di essere
tradito dalla moglie – purché
il vicino di casa non lo sappia,
che le corna non sono eleganti
– dall’uomo-bandiera della sua
squadra del cuore un tradimento non potrebbe accettarlo. No,
davvero! Vi immaginate che bel
casino sconvolgerebbe la Capi-
battiti sulla fiducia al Governo.
Che i parlamentari possano essere dei mercenari come i calciatori, lo accettiamo a fatica,
in considerazione del fatto che
sono delegati a rappresentare
tutti noi cittadini…
Il territorio naturale del tradimento è, invece, il rapporto di
coppia. Qui, anche questo termine che adottiamo tutti sembra adeguato, accettato pacificamente. La parola, intendo,
non l’atto. Che viene compiuto
sempre, o quasi, con una certa riservatezza. Una ricerca di
tale, se Francesco Totti lasciasse la Roma e andasse a giocare
nella Lazio? Come quando, nel
2005, Christian Vieri – 103
goal giocando nell’Inter – se ne
andò al Milan, precedendo di
un paio d’anni Ronaldo. Stessa
storia, stesso “tradimento”. Restituito solo quest’anno dall’allenatore Leonardo, passato dai
rossoneri ai nerazzurri. Certo,
questi sono tutti cambi di casacca indotti dal denaro, che
nel calcio scorre a fiumi. Ci
possono anche stare, visto che i
calciatori non sono animati, se
non in qualche rarissimo caso,
dall’attaccamento alla squadra ma piuttosto da quello al
fruscio delle banconote. Pare
che questa sia stata la medesima motivazione che ha indotto alcuni significativi cambi di
schieramento in Parlamento,
in occasione dei più recenti di-
un paio d’anni fa, dovuta all’Istituto Asper, sosteneva che il
70% degli uomini e il 62% delle donne italiane sono portati
alle corna, termine volgare ma
estremamente rapido per identificare il tradimento in amore,
che costituisce il fondamento
narrativo di una grande parte
della letteratura, dello spettacolo, della storia umana.
Sono certo che qualcuno si starà già chiedendo: ”E allora?
Cosa c’è di nuovo?”
C’è, ragazzi, c’è. Abbiate fiducia. Il “nuovo” sta in quello
che, un paio di righe qui sopra,
definivo come «atto compiuto
sempre, o quasi, con una certa riservatezza». Una volta.
Adesso, non più! Adesso c’è
l’orgoglio di esibire la propria
infedeltà, la propria slealtà, la
propria disonestà.
Ancora una volta, a fare testo,
ad aprire la strada a un cambiamento dei costumi è la trasmissione per guardoni che va
in onda ogni anno sulle reti Mediaset, nella programmazione
autunno-inverno. Sto parlando
di “Grande Fratello” dove, ogni
giorno, si mettono in pubblico –
un pubblico di molti milioni di
persone – le avventure di un pugno di ragazzotti, pronti a tutto
pur di entrare nella discutibile
cerchia dei “famosi televisivi”.
Si è visto di tutto, e anche di
più. Oltre alle esplicite richieste
di prestazioni sessuali ricompensate con biscotti (sic!), che
la fame sarà anche una brutta
cosa ma questa ci sembra sicuramente peggio, c’è stato chi si
è “fidanzato” con tre o quattro
fanciulle – una dietro l’altra, e
tutte all’interno di quella galera
– tradendole tutte in successione e in diretta TV, chi ha avuto
dalla simpatica conduttrice la
pubblica rivelazione di aver subito, all’esterno questa volta, un
tradimento coi controfiocchi,
chi ha tradito dopo poche ore
dall’uscita dalla casa, ma sempre davanti all’occhio guardone
della televisione. Di tutti questi tradimenti si è parlato con
grande interesse da parte della
conduttrice, e con grande enfasi. Come se gli affari del cornuto di turno interessassero a tutti
– e su questo avremmo anche
dei dubbi – e come, soprattutto,
se tradire fosse normale, lecito,
perfino divertente.
Ecco il problema. Tradire,
oggi, è normale?
Se la risposta è sì, possiamo
considerare il “Grande Fratello” come un formidabile catalizzatore dell’evoluzione sociale, in grado di rivelare in anticipo le più recondite e difficili
svolte della società nella quale
viviamo.
Ma se la risposta è no, l’unica
cosa da fare quando viene mandato in onda il “Grande Fratello” è chiudere la televisione e
mettersi a leggere un libro. Meglio se un buon libro, ma oserei
dire che qualunque testo non
può che essere meglio di una simile porcheria televisiva.
Fotografia
Aprile 2011
11
La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione
di Federico Martinelli
Il libro che onora due vite dedicate alla fotografia
Le utopie e l’elaborazione visuale delle
emozioni di Filippo e Fausto Tommasoli
È stato presentato il 5 aprile
nella sala al secondo piano della Biblioteca Arturo Frinzi, in
Via San Francesco a Verona, il
libro Filippo e Fausto Tommasoli,
la fotografia e la parola. Assonanze
tematiche tra fotografia, arte e letteratura nel ‘900, scritto da Silvano
Tommasoli per i tipi dell’editore
Qui Edit di Verona.
Al primo piano della Biblioteca,
fino all’8 maggio, sarà visitabile
una mostra di alcune tra le più
interessanti fotografie dei due
Autori.
Il volume – nato con un intento celebrativo, alla fine
del 2010 ricorreva, infatti, il
centesimo anno dalla nascita di Filippo Tommasoli – è
dedicato alla storia artistica
e alla divulgazione della
poetica e dell’estetica dei due
maggiori fotografi veronesi dei
cinquant’anni centrali del XX
Secolo.
Affrancati culturalmente dal
mezzo di espressione artistica
prescelto, Filippo e Fausto Tom-
masoli materializzano sulla
lastra fotografica le loro utopie
e l’elaborazione visuale delle
loro emozioni, che raccontano
il legame, indissolubile, tra il
soggetto e i due inseparabili Autori del Novecento. Nella grande sala di posa del loro studio
fotografico – che diventa uno
straordinario palcoscenico – dirigono grandi attori del cinema,
musicisti, persone comuni e
oggetti inanimati nell’interpretazione di un copione, secondo
una sceneggiatura scritta dai
loro sogni.
I racconti scorrono, a volte molto tormentati, nelle anse delle
metafore narrative più audaci,
sempre guidati dalla stella polare della Storia dell’arte e della
letteratura.
Ne risulta una concezione di
arte a tutto tondo, dove il mezzo espressivo che hanno scelto,
la fotografia appunto, ha solo
il significato etimologico di medium, di tramite tra l’artista e il
fruitore della sua opera.
Silvano Tommasoli
Filippo e Fausto Tommasoli,
la fotografia e la parola.
Assonanze tematiche tra fotografia, arte e letteratura nel ‘900
Ma se il medium è la luce, lo sono
anche gli occhi degli Artisti, felici di questa loro potenza visionaria.
Libri e fotografia. Silvano Tommasoli ha sempre respirato l’aria
dei libri, e quella della fotografia, da quando è nato, nel 1950.
Nella vecchia casa di famiglia,
la stanza che amava di più era
la grande biblioteca di suo padre Filippo, con il soffitto a volta
stellata, le pareti rivestite da più
di diecimila libri e un piccolo
scrittoio, davanti a una finestra,
incastonato tra gli scaffali.
La fotografia fa parte della storia di famiglia. Da quando il
nonno Silvio aprì il primo studio fotografico, nel 1902.
La sintesi più immediata tra il
libro e la fotografia, tra la parola e l’immagine a Silvano è
sembrata subito la pubblicità.
Così, facendo il copywriter e poi
il direttore creativo, ha scritto le
parole della pubblicità per più
di trent’anni, e ha pensato, e poi
selezionato, migliaia di fotografie.
Ancora oggi, titoli e testi pubblicitari gli danno il pane quotidiano. Ma scrive anche su alcuni giornali, e ha pubblicato tre
saggi sulla storia della stampa,
dell’editoria e della carta.
Presso l’Università di Verona,
ha l’incarico del laboratorio di
Scrittura creativa.
12
Libri
Aprile 2011
È la stampa, bellezza
di Ernesto Pavan
Zagrebelsky e il linguaggio politico italiano
Lingua Nostrae Aetatis: un’analisi
Gustavo Zagrebelsky, Sulla lingua del tempo presente, Einaudi,
pp. 58, € 8,00
“Amore”, “Italiani”, “Prima
Repubblica”: sono parole con
un significato preciso di cui la
politica si è impadronita, tramutandole in strumenti di propaganda che hanno poco o nulla a che vedere con il loro significato originale. In Sulla lingua
del tempo presente, Zagrebelsky
esamina alcune fra le espressioni divenute protagoniste del linguaggio politico italiano degli
ultimi vent’anni, criticandone
l’uso distorto fattone da certa
retorica governativa (ma anche di opposizione). Un’analisi
precisa e lucida, scevra da ogni
militanza, che smonta e mette
di fronte al lettore un sistema
complesso, fondato su rimandi e richiami sottintesi. Tale
sistema, secondo Zagrebelsky,
si fonda sulla riduzione del linguaggio politico a una serie di
stereotipi facilmente proponibili al pubblico degli elettori;
sono messaggi subdoli, che at-
sta osservazione non sia affatto
oziosa.
traverso la ripetizione ossessiva
si insinuano negli animi degli
ascoltatori fino a produrre in
essi dei cambiamenti inconsapevoli, come un virus che penetra nelle cellule e vi si riproduce. Inquieta l’analogia con
l’uso della lingua nei regimi
totalitari, per quanto l’autore
sottolinei prontamente che non
si è (ancora?) arrivati a questo
punto nel nostro Paese. Eppure è innegabile che le osservazioni di Zagrebelsky suscitino
una certa impressione, come fa
sempre la constatazione di una
verità da molto tempo sotto gli
occhi di tutti: che la lingua non
è solo strumento di espressione
del sé, ma anche un potente
strumento di controllo sociale. “Ripetete una cosa qualsiasi cento, mille, un milione di
volte e diventerà verità” diceva
Goebbels, ministro hitleriano
della propaganda: Zagrebelsky,
in questo libro, ci mostra anco-
ra una volta come ciò sia
vero, portando la nostra
stessa società a esempio.
Se qualcosa, in Sulla lingua del tempo presente, può
essere oggetto di critica
negativa, è il prezzo di
copertina: otto euro per
una sessantina di pagine
sono veramente troppi.
Certo, stampare un libro
ha costi fissi che non dipendono dal numero di
pagine, ma non possiamo
fare a meno di pensare
che un’opera del genere
dovrebbe essere accessibile a un prezzo ridotto,
in modo che la stragrande maggioranza della popolazione sia invogliata
ad acquistarla. Se consideriamo che (vedi il box
nella pagina) ben presto
dovremo dimenticare i
consistenti sconti a cui
siamo stati finora abituati, que-
Una proposta di legge limita gli sconti: l’opinione del nostro redattore
Il Parlamento, i lettori e il mercato
Il 4 marzo scorso è stato approvato dal Senato un disegno di legge che, in sintesi,
fissa al 15% lo sconto massimo applicabile al prezzo dei
libri, aumentabile al 25% in
caso di offerte speciali (proponibili esclusivamente dagli
editori e non reiterabili nel
corso dell’anno) e al 20% per
la vendita online. Relatore di
tale legge è stato il senatore
Levi del Partito Democratico. La norma prevede alcune eccezioni; in particolare,
sono esenti dal limite i libri
usati e quelli usciti da oltre
venti mesi, il che renderebbe comunque fuorilegge, ad
esempio, gli sconti del 30% e
oltre previsti da un certo sito
di e-commerce, aperto, guarda caso, appena qualche mese
fa. Un vero e proprio caso di
protezionismo “all’italiana”,
malcelato e corporativista, dal
momento che la concorrenza
fra i rivenditori (soprattutto
quelli indipendenti) verrà di
fatto uccisa in favore degli
interessi dei grandi gruppi
editoriali (spesso proprietari
di catene di librerie) e a tutto
svantaggio degli acquirenti.
In un regime di libero mercato, infatti, si suppone che
la competizione fra i produttori (o, come in questo caso, i
distributori) li porti a offrire
condizioni vantaggiose ai consumatori. Se questa legge dovesse essere approvata, i principali competitor della distribuzione tradizionale (Amazon,
Ibs, Unilibro, ecc) si troverebbero costretti a rinunciare
al loro vantaggio principale,
ossia i prezzi ridotti, per nessun motivo se non il divieto,
con buona pace di chi qualche
tempo fa ha sorriso al pensiero
di potersi comprare un libro in
più al mese.
Il comma 2 dell’articolo 1 re-
cita: “Tale disciplina mira a
contribuire allo sviluppo del
settore librario, al sostegno
della creatività letteraria, alla
promozione del libro e della
lettura, alla diffusione della
cultura, alla tutela del pluralismo dell’informazione.” Per
noi, queste parole suonano
come una presa in giro. Ridurre gli sconti vuol dire ridurre l’accesso alla cultura, in
un Paese che già legge poco e
dove i prezzi di copertina sono
superiori rispetto ad altri Paesi europei, mentre gli stipendi non sono spesso nemmeno
paragonabili. Ogni aumento
dei prezzi è un passo ulteriore verso la trasformazione
della lettura in un privilegio.
Vorremmo pertanto far presente al senatore Levi e agli
altri firmatari della proposta
di legge, nonché a tutti coloro
che l’hanno votata, che ci sono
modi ben migliori per “contri-
buire allo sviluppo del settore
librario, al sostegno della creatività letteraria, alla promozione del libro e della lettura”:
ridurre o togliere l’IVA sui
libri, incentivare la concorrenza, garantire a tutti i cittadini il benessere economico
necessario affinché possano
permettersi l’acquisto. Non
necessariamente in quest’ordine di priorità. (Ernesto Pavan)
Giochi
Aprile 2011
13
Nessun uomo è un fallito se ha degli amici
di Ernesto Pavan
La novità di Janus Design
Riflettori puntati su Un penny per i miei pensieri
Siamo a Play 2011, la convention modenese di giochi
di ogni genere, e abbiamo
appena messo le mani su Un
penny per i miei pensieri (di Paul
Tevis, € 20,00), il nuovo gioco
di ruolo pubblicato da Janus
Design. La premessa è originalissima: ciascun partecipante deve calarsi nel ruolo
di una persona che ha perso
la memoria e sta venendo
sottoposta a una terapia con
l’ausilio di una medicina sperimentale grazie alla quale gli
altri pazienti possono “entrare” nei suoi pensieri e aiutarlo
a recuperare il suo passato. Il
gioco consiste proprio nell’esplorazione di questi ricordi,
guidata da una serie di Dati
di fatto e rassicurazioni (sorta di
linee-guida che impediscono o incoraggiano! - l’introduzione
di ricordi riguardanti, per dirne un paio, extraterrestri e stregoneria) e di un Questionario che
viene compilato man mano che
la memoria ritorna.
Facciamo qualche domanda
a Luca Ricci, rappresentante dell’associazione culturale
Janus che è anche editrice del
gioco.
Quali sono le ragioni dietro
alla scelta di pubblicare Un
penny per i miei pensieri in
Italia?
Penny è un gioco che ci ha molto colpito per la sua capacità di
poterlo giocare semplicemente
prendendo il manuale e leg-
di ruolo.
Secondo te, a che tipo di
pubblico potrebbe piacere
questo gioco? A chi invece
lo sconsiglieresti?
Credo che Penny sia adatto a
un pubblico enorme: il classico “da 9 a 99 anni” di certi
giochi in scatola. Lo sconsiglierei solo a quei giocatori
che non amano l’idea di qualcuno che “mette le mani” sul
loro personaggio, visto che in
Penny essi hanno un controllo
solo parziale sui suoi ricordi.
Qual è stata la difficoltà
maggiore a cui siete andati incontro nel realizzare
l’edizione italiana?
Stranamente, tutto è filato ligendo le istruzioni al momenscio. Il fatto che il manuale sia
to, senza alcuna preparazione. scritto e organizzato in modo
Inoltre, ha dei meccanismi di estremamente chiaro ci ha aiucreazione della storia totalmen- tato moltissimo. Questo gioco
te innovativi rispetto al panora- si è tradotto quasi da solo!
ma attuale. E poi è una novità In altri giochi editi da Jache in America ha avuto molto nus (come ad esempio Non
successo e questo ci ha rassicu- cedere al sonno e, in parte,
rato.
anche Shock) sono presenti
Tre elementi che, secondo contenuti aggiuntivi rispette, fanno spiccare Un penny to all’edizione americana?
Invito nel pa- A Un penny per i miei pensieri
per i miei pensieri
norama dei giochi di ruolo. abbiamo aggiunto un nuovo
Prima di tutto, il fatto che il questionario: si tratta, di fatto,
personaggio nasca “vuoto” e del questionario di Non cedere al
venga creato nel corso del gio- sonno, nel senso che attraverso
co. In secondo luogo, la rituali- di esso è possibile ricostruire la
tà del gioco, che crea un’atmo- storia passata di un gruppo di
sfera molto forte. Ma soprattut- Risvegliati e, una volta termito, Penny è accessibile davvero nato, si può cominciare immea tutti, anche a chi non ha la diatamente a giocare all’altro
VANGELO
DENARO,
minima
idea di cosaEsia
il gioco gioco con gli stessi personaggi.
DOVE VANNO I CRISTIANI
Saluti
Giuseppe Lovati Cottini
Presidente Amici della Cattolica
Venerdì 8 aprile 2011 ore 18,00
Invito
Flavio Tosi
Sindaco di Verona
Sala Maffeiana
Via Roma 1G - Verona
Dialogo tra
S.E. Mons. Giuseppe Zenti
Vescovo di Verona
Prof. Ettore Gotti Tedeschi
Presidente dell’Istituto per le Opere di Religione
www.amicidellacattolica.com
VANGELO E DENARO,
DOVE VANNO I CRISTIANI
[email protected]
Modera
Lucio Bussi
Responsabile Redazione Economia de L’Arena di
Verona
Stiamo inoltre lavorando a nuovi questionari che pubblicheremo sul nostro sito (http://janusdesign.it/, ndr).
Così parlò Eatwood
Un mio amico scrisse tempo
fa una canzone: “la stanza è
solo una struttura, sono solo
quattro mura, in cu.o il resto,
è una fregatura”. Una fregatura? Una fregatura? Una fregatura? Tre volte l’aveva ripetuto
Eatwood. Se l’era domandato
tre volte ma non aveva ancora capito. Ma come era possibile? Voglio dire, come si
poteva non capire che anche
noi eravamo rimasti fregati?
Forse la colpa era nostra, anzi,
loro. L’avevo ripetuto più volte
ma non volevano ascoltarmi.
Forse si erano fregati da soli
e non sembravano nemmeno
pentiti. Non io, io mi tiro fuori
da queste situazioni. Sembrava uno strano vizietto il loro,
volevano farmi arrabbiare,
probabilmente per lamentarsi
con le loro madri, a quasi quarant’anni, ma è possibile? Ma
io ho la capacità di straniarmi
e di fregarmene di certe cose.
Al limite, forse, posso rimanere offeso per qualche settimana ma poi passa tutto. Ma
questa volta no, non riuscivo
a scrollarmi di dosso quello
che era successo al ragazzo
dai capelli lunghi e raccolti e
io, forse influenzato proprio da
Eatwood, mi sono fatto coinvolgere. Emotivamente, intendo. Ed ecco che la “nostra”
stanza, una specie di rifugio
putrido per la nostra anima,
con il soffitto in Eternit, ci era
stata sottratta. Dove avremmo lavorato ancora, dove? E
io, come un picchio insistente
–così sono stato recentemente definito- ho cercato di non
demordere e di non cedere
all’assedio. Poi ho deciso di
smettere, non avrei scritto più.
Poi ho cambiato idea. Tutto a
vostro svantaggio, sottolinea
ironicamente Eatwood. Che
elemento!
Verona
è
14 Giochi
Quinta Parete
cultura e società
Novembre 2010
Aprile 2011
Società
13
Vi Nessun
diremo qualsiasi
cazzata
sentire
uomo è un
fallito vorrete
se ha degli
amici
di Silvano
Tommasoli
di Ernesto
Pavan [email protected]
sum
ergo
Sono in video,
Anteprima
di Hot
War,
la prossima uscita Coyote Press
del Grande
volgarità
la‘63
Tutti vediamo
Come
i missili del
cambiarono
il mondo
Fratello, ma nessuno ne parla
Davide Losito, rappresentante
di Coyote Press, ci ha parlato
un po’ di Hot War, il gioco di
OmologatiCraig
in TV.che
Peggio,
omogeMalcom
la sua
casa
neizzati.
No,
non
mi
riferisco
ai
editrice pubblicherà in occasioprogrammi
televisivi,
ne
del prossimo
Lucca che
comicssemand
brano tutti “fatti con lo stampino”
Games.
da almeno dieci anni, peggio ancora dei vari telegiornali che sono
proprio tutti uguali.
Sto parlando dei concorrenti del
Grande Fratello, tutti conformi a un
modello standard tristissimo, quello
della volgarità estrema. Sì, la volgarità dei gesti, delle parole, degli atteggiamenti è il denominatore
comune che unisce, tra loro, quasi
tutti i reclusi della “casa”. E li unisce anche alla presentatrice, Alessia
a gambe sempre aperte Marcuzzi. Ma
possibile che nessuno abbia mai
fatto notare a questa povera ragazza – addirittura capace la scorsa
edizione di sedersi sul pavimento
dello studio, sempre rigorosamente
a gambe aperte, spalancando
un’ampia panoramica sulle propria
biancheria intima – che, in video,
assume delle posture che fanno a
Di cosa parla Hot War e quali sono i motivo della scelta
di Coyote Press?
In passato noi abbiamo pubblicato Cold City, che è una sorta di
“versione precedente” di questo
gioco. Dopo che quest’ultimo
è andato esaurito, invece di ristamparlo abbiamo preferito
pubblicare Hot war, che ha un
regolamento più esteso e più
funzionale, oltre a un’ambientazione più approfondita e più
interessante. Forse, in futuro,
riproporremo Cold City, ma
solo come ambientazione per
pugni
con un minimo
eleganza
il
regolamento
di HotdiWar,
non
ecome
di buon
gusto?
Oddio,
non
gioco a sé stante. è che
sianoWar
tantosipiù
signorili
autori
Hot
rifà
a un gli
periodo
della trasmissione,
chedella
ricordano
a
molto
interessante
nostra
ogni piè sospinto
premioè finale
Storia: ill’idea
che, dia
alcune centinaia
migliaia
seguito di
della
crisi euro,
miscome fosse
l’unica cubana
molla a spingere
silistica
del ‘62,
questa sia
variopinta
umanità
a
scoppiata
la Teresporre leza
proprie
miserie
alla vista
guerra
mondiale.
di qualche
E
Lemilione
storiedisiguardoni.
svolgono
qui cominciano
le rogne
vere, pera Londra
nell’inverno
ché sarebbe
comdel necessaria
‘63, dopounache
la
missione guerra
di psicologi,
sociologi
e
è finita
e i perantropologi
per
cercare
di
capire
sonaggi devono fare i
che cosa conti
possa con
indurre
alcuni
mile sue
conselioni di persone
normali ad abbrutguenze.
tire il proprio
spirito davanti
Tre elementi
che, alle
seincredibilicondo
esibizioni
dei
“ragazzi
te, fanno
spicdella casa”.
Forse
solita voglia
di
care
Hotla War
nel pasentirsi migliori?
norama dei giochi di
A farci respirare,
ruolo. fortunatamente,
c’è la Gialappa,
che noncome
ne lascia
Sicuramente,
ho
passare una
alla conduttrice
sia
giàsiadetto,
l’ambientaai concorrenti.
più,ilper
farci ca-il
zione.DiPoi,
sistema:
pire il livello
di squallore
di crugioco
esplora i (o
rapporti
deltà?) interpersonali
dell’ufficio casting
fra del
individui che vivono in
una situazione di stress
perenne ed esistono dei valori
che rappresentano le relazioni fra i protagonisti. Ciascun
giocatore determina la natura
del rapporto del suo personaggio con un altro (amore, lavoro, odio, ecc), oltre che con dei
personaggi non protagonisti:
ogni volta che una relazione
è coinvolta in un conflitto, si
aggiungono o sottraggono dei
dadi a seconda del fatto che sia
positiva o negativa. Le relazio-
ni (almeno quelle positive, ndr)
diventano così fondamentali
per andare avanti in un monprogramma,
non ha mancato
do
dove la sopravvivenza
nondiè
proporre
una
selezione
–
mammaaffatto garantita. A seconda dei
mia! Unadel
selezione…
gli
risultati
conflitto, Chissà
poi, tanaltri!
dei provini,
quasi nesto
la –storia
quantodove
i personaggi
suno dei candidati,
ha
possono
evolversiper
in esempio,
diverse disaputo
dare
una
risposta
sensata,
o
rezioni.
almeno
insensata,
allarelaziorichiesta
In
che non
modo
queste
di dichiarare
il proprio “tallone
di
ni
fra i personaggi
si riperAchille”. su quelle fra i giocuotono
A ben pensarci, coloro che ne
catori?
escono
peggio
sono può
proprio
Hot
War,meno
come
Cold City,
esi reclusi
del Grande
sere
giocato
in dueFratello.
modi: Perché
Aperfanno
pena, fino
allamodo
tenerezza.
Abto
o Chiuso.
Nel
Aperto
bagliati
dal
miraggio
di
diventare
tutti i giocatori, oltre naturalVip, e di
un sacco
mente
al guadagnare
Game Master,
sonodia
quattrini, si prostituiscono
fino a un
conoscenza
delle informazioni
punto die non
segrete
dellaritorno,
naturarimanendo
delle remarchiati
a
vita
da quel consente
suffisso –
lazioni altrui: questo
“del Grande
Fratello”
appunto
–
loro
di mettersi
d’accordo
per
che li accompagnerà
per tutta
la
creare
la storia migliore
posvita. Pochi
hannodi
avuto
la
sibile.
Nellafinora
modalità
gioco
capacità
di
affrancarsene,
e
di
far
Chiuso, invece, le relazioni
dimenticare
questa conflittualità
squallida oripossono
creare
ginegioco
mediatica.
tutti, Luca eArin
fra i Per
personaggi
il
gentero;Master
e pochi altri
si possono
Game
deveche
sfruttare
il
contare
sulle dita
di una
sola mano.
loro
intreccio
per
proporre
sceNon
ritengo sia indenne
da questo
ne
interessanti.
Si suppone,
cobaratro diche
volgarità
l’editorenon
di
munque,
fra i giocatori
tanto
vi
sia spettacolo.
mai alcun tipo di conflitVorrei chiedergli
– se mai fosse pertualità
o competizione.
sona abituata
alle doSecondo
te,a rispondere
a che tipo
di
mande – se sarebbe
contento
di far
pubblico
potrebbe
piacere
assistere gioco?
i suoi figli
adolescenti,
questo
A chi
invece oloi
suoi
nipoti,
a
una
porcheria
simile.
sconsiglieresti?
Ma forse conosco
risposta,
diretSecondo
me Hot la
War
è un gioco
tamenteversatile,
ispirata dalgrazie
dio denaro.
molto
all’amMi sono sempre
ribellato
bientazione
e a una
fase adiogni
diforma
di
censura,
come
espressione
scussione iniziale grazie
alla
della più
proterva deve
volontà
di anquale
il gruppo
decidere
nientare,
nella storia
gente, ilche
senso
e la
lo
stile della
andrà
devo alla
dire
acapacità
crearsi di– critica.
da unoMa
splatter
Resident Evil a un horror tecnologico in stile Fringe. Il mio
consiglio è di giocarlo a chi già
conosce i giochi di ruolo più
tradizionali, ma vuole un gioco
che funziona senza che i giocatori debbano mettere mano al
regolamento per ottenere l’esperienza che vogliono; anche
gli amanti dell’ucronia potrebbero trovarlo interessante. Credo, invece, che non piacerebbe
a chi non ama il genere e a chi
ha bisogno di sentirsi “l’eroe
della situazione”: in Hot War
non ci sono eroi.
Sono previsti contenuti addizionali per l’edizione italiana?
Quasi sicuramente essa conterrà uno scenario, lo stesso che
usiamo per le dimostrazioni. I
veri contenuti aggiuntivi, tuttavia, appariranno successivamente e non saranno opera
nostra: abbiamo infatti lanciato
un concorso, che coinvolge tutti
coloro che acquistano la prevendita del gioco e porterà alla
nascita dell’ambientazione itache, di Ci
fronte
a questo
osanna
alla
liana.
siamo
infatti
chiesti:
volgarità,
comincio
a
capire
quella
Hot War è ambientato a Lonstriscia
cartapotrebbe
bianca, incollata,
ai
dra,
madicosa
accadere
tempi
della
miastessa
adolescenza,
sui
in
Italia
nella
situazione
e le locandine
dei filmLa
e
emanifesti
nella medesima
epoca?
degli
spettacoli
più
“sconvenienti”,
migliore proposta fra quelle
che prescriveva
«V.M.
di 16 anni».e
pervenute
sarà
pubblicata
Forse, adesso, sul cartellone
commercializzata
assieme del
al
Grande vero
Fratello
si dovrebbe
scrivere
gioco
e proprio.
Maggiori
«V.M. di 99 anni»…
informazioni
si possono trovare
Per continuare
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nostro blog
rità e stupidità sui mediandr),
di oggi,
vi
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Dentro un litro di latte Vero Italiano troverete il
valore della salubrità, della genuinità e della bontà
che viene direttamente dai nostri allevamenti. In
più, la garanzia totale, che solo noi, gli allevatori
di Vero Italiano, possiamo darvi anche sul nostro
latte UHT, unico in Italia e nel mondo tracciabile e
rintracciabile che vi dà la possibilità di “vedere in
faccia” l’allevatore che ha munto il latte che state
bevendo.
Quando acquisterete le confezioni di Vero Italiano,
noi non potremo che essere fieri di questa vostra
scelta: Vero Italiano è l’unico latte che vi dà questo
straordinario insieme di valori, legati alla grande
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Viaggi
Aprile 2011
Houston, abbiamo un problema
di Alice Perini - fotografie di Giancarlo Speranza
Risalire il fiume per ritrovare l’equilibrio. Nel Veneto con l’acqua per terra
Il Sile: l’acqua che sorge da terra
Permettetemi di spendere qualche parola per questa regione,
il Veneto. L’itinerario di questo
mese vede come protagonista
un tragitto fatto d’acqua: il
cammino lungo il Sile, il fiume
fausto bis ha indugiato qualche
tempo, per sopraggiungere tra
le Idi di marzo e la neo-festa
per il compleanno di mammapapà Italia.
Alla ricerca dei colpevoli e
indaffarati nell’inseguire responsabilità che in un paese di
gomma come il nostro rimbalzano di continuo da una parte
all’altra. Operai di se stessi e
del proprio patrimonio, solerti
nel cancellare le tracce di fango
e ogni altra testimonianza del-
di risorgiva più lungo in Europa. Potrebbe forse sembrarvi
irriverente leggere questo mio
invito a conoscere un angolino
tanto nascosto quanto prezioso, incastonato tra le province
di Padova, Treviso e Venezia:
un tesoro d’acqua in una regione alle prese (alle “ri-prese”)
con l’emergenza alluvione. In
principio erano i giorni fra il
31 ottobre e il 2 novembre; l’in-
la rovina patita, fiduciosi di un
aiuto che cala dall’alto (non dei
cieli, delle istituzioni s’intende):
il Veneto.
«Una persona annega in alto
mare, una annega in un bicchier d’acqua. Ma entrambi
muoiono»: lo disse Padre Pio. I
veneti non muoiono schiacciati
dal peso dell’acqua. Se muoiono, è per il troppo ardore con
cui hanno nuotato, cosa non
Quando tu metti insieme la
Scienzia de’ moti dell’acqua,
ricordati di mettere, di sotto
a ciascuna proposizione, li
sua giovamenti, a ciò che tale
scienzia non sia inutile
Leonardo da Vinci
Qui sopra una folaga e in alto l’ex mulino Bordignon
sempre positiva, soprattutto
quando si vuol remare contro
forze che non possono essere
addomesticate. Lo spirito da
conquistadores del XXI secolo,
l’espansione smisurata dei centri urbani, l’appetito smodato
per appropriarsi di ciò che un
tempo si chiamava “natura”
è una prerogativa anche della
regione del leone alato. Un’accurata operazione di rimozione
della natura, un suo allontanamento dall’essere la controparte legittima nell’abitare il mondo assieme all’uomo. L’uomo,
l’unico a poter/dover districarsi fra la possibilità di interventi
distruttivi o costruttivi degli
elementi naturali. Acqua compresa.
Più che di turismo, il Sile è
portatore di un nuovo modo
di pensare il viaggio: è il soggiorno in luoghi tanto lontani
dalle preoccupazioni e dagli
obblighi quotidiani quanto
vicini, fisicamente, agli spazi della città, dell’ordinario,
dell’abitudine. Un fiume che ha
sempre conservato il suo carattere rasserenante, nonostante il
dustriale, di paesaggi volubili,
di sequenze di città e di palude.
Simbolo di un progresso inarrestabile, il fiume è sfruttato già
verso la fine del XIX secolo per
la produzione di energia elettrica: l’area urbana della città
di Treviso, attraversata dal suo
corso, è completamente coperta dalla rete elettrica dal 1925.
Molto attivo negli anni ’30, lo
squero, il tipico cantiere per le
imbarcazioni a remi della città: armati di squara (squadra),
termine dialettale che indica
il principale strumento di lavoro, gli squeraroli riparavano
le barche che percorrevano il
Sile; i Cantieri navali del Levante, il cui ultimo varo di cui
si ha notizia risale al 1948.
Tra gli anni ’50 e ’60, complice il ridisegno della percezione
ambientale che soccombe di
fronte al boom economico, si
compie il declino del trasporto fluviale e si assiste a una
crescente indifferenza nei confronti del fiume: abbandono
delle conche, scarichi abusivi,
cave in alveo, morie di pesci.
Eppure, resistono ancora oggi
gravoso dilemma novecentesco
fra la ragione estetica e l’interesse pratico. Un caso, raro,
di quella riuscita fusione fra
sviluppo moderno e sensibilità
ambientale, perché il rispetto
della natura non significa ritornare a vivere nelle caverne. Il
Sile non è il classico torrentello
del locus amoenus: la sua bellezza è racchiusa nell’incantevole
combinazione di patrimonio
architettonico, archeologia in-
i segni rivelatori di un passato
legato alla navigazione e a un’esistenza vissuta in simbiosi con
l’acqua: i lavatoi in pietra, compagni delle lavandaie, i burci
(barche usate per il trasporto
delle granaglie) nascosti tra le
canne, gli antichi mulini, le vie
alzaie o restere, le strade arginali
utilizzate dai buoi o dai cavalli
per trainare i burci che risalivano la corrente.
Residenze adagiate lungo il
Villa Barbaro Gabbianelli
Viaggi
Aprile 2011
17
Houston, abbiamo un problema
tranquillo corso del Sile: il
luogo ideale in cui i nobili veneziani amavano trascorrere
la stagione estiva; un ambiente
molto più accogliente e salutare rispetto agli angusti canali e
alle calli veneziane, dove la luce
Un burchio lungo le sponde
del sole filtrava a fatica. Siepi,
cespugli di bosso e di tasso, lunghi viali alberati, macchie fiorite: la scenografia perfetta per le
passeggiate, le gite in carrozza,
i divertimenti e le rappresentazioni teatrali. Un desiderio,
quello di possedere una villa
in campagna fra prati e colli, di cui il territorio conserva
numerose testimonianze: Villa
Barbaro Valier (ora Battaggia)
del 1500, Villa Barbaro Gabbianelli, costruita, come leggenda vuole, alla fine del 1400
dalla regina di Cipro Caterina
Cornaro come dono di nozze
per la sua damigella prediletta, Fiammetta. E ancora Villa
Mantovani, di stile palladiano,
posta ai bordi di un moiasson
del Sile, una curva molto insidiosa in cui la corrente forma
mulinelli pericolosi per la navi-
gazione, Villa Celestia, battezzata in epoca veneziana come
Boaria della Celestia, centro
di raccolta e smistamento dei
prodotti agricoli provenienti
dalle campagne circostanti,
nonché punto di partenza per
na del Tiveron, al cui interno
è conservata una preziosa pala
del 1500 di Lorenzo Lotto.
Fontanassi, torbiera e risorgive: il versante naturale di questa via d’acqua. I Fontanassi di
Casacorba, frazione di Vedelago, sono una mèta curiosa: in
questa località le acque pluviali
provenienti dalle montagne e
dai rami sotterranei del Piave
risorgono spontaneamente dal
sottosuolo, complice il terreno
molto permeabile. Osservando
con attenzione queste pozze,
s’intravedono delle bollicine
che risalgono verso la superficie: è da qui inizia l’avventura
del Sile.
Altra particolarità, la torbiera,
l’ambiente naturale in cui si
accumula la torba, composto
di origine organica prodotto
dalla lenta decomposizione di
specie vegetali in zone a clima
freddo e umido. Relativamenle merci alla volta di Venezia. te rare in Italia, le torbiere si
Sta a voi completare l’elenco:
come suggerimento, vi consiglio di scrutare bene fra la fitta
vegetazione, per scovare anche
le residenze più timide e riservate; di osservare le facciate e
le scalinate digradanti verso il
fiume di quelle ville costruite
soprattutto per essere ammirate; di stare sempre pronti, perché alla prossima curva del Sile
potrebbe presentarsi davanti a
voi l’ennesimo capolavoro di
questo museo all’aperto.
Dal suo tranquillo corso, situate sull’una o sull’altra riva,
affiorano diverse chiese, molte
delle quali in armonia con il
paesaggio circostante. Fra le
tante, la chiesa parrocchiale di trovano soprattutto nelle valli
Casale sul Sile con il soffitto af- alpine chiuse, nei delta e nelle
frescato da Giandomenico Tie- valli fluviali e nelle zone papolo e la chiesa di Santa Cristi- ludose e negli acquitrini, dai
quali si ergono giunchi, canne,
carici, felci e falasco, un’erba
palustre dalle foglie lunghe ed
estremamente taglienti utilizzata sia per impagliare sedie e
fiaschi che come lettiera per il
bestiame.
Se siete più esperti di animali
che di vegetali, questo piccolo
fiume non avrà certo alcuna
difficoltà
nell’accontentarvi:
il falco pecchiaiolo, la poiana,
l’airone rosso e quello cinerino,
la civetta e il barbagianni abitano stabilmente o fanno tappa
lungo le sue sponde.
Gli itinerari per un turismo didattico e sostenibile all’interno
del Parco del Sile incoraggiano
un nuovo modo di rapportarsi al territorio: in un ambiente
fortemente antropizzato, in una
regione da sempre attratta da
un modello di sviluppo “costi
quel costi” e disposta a rinnegare la natura, percorrere questa tranquilla via d’acqua può
Fontanasso dea Còa Lònga
essere un indispensabile punto
di partenza. Per intraprendere
un viaggio che va oltre il tragitto del fiume.
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Viaggi
Aprile 2011
Giro giro tondo, io giro intorno al mondo
testo e fotografie di Alice Perini
Per riconquistare familiarità con il proprio territorio. E con sè stessi
Ecco un museo. Riso, acqua e corti: un Ecomuseo
Ci troviamo così bene nella
libera natura, perché essa non
ha alcuna opinione su di noi
Friedrich Nietzsche
È da almeno quarant’anni che
se ne parla. Ed è da almeno
quarant’anni che sembra aleggiare un alone di mistero su
questo termine, che affonda
per metà le radici nell’universo
dell’eco (ecologico, ecosostenibile, ecocompatibile) e per metà
nella consolidata istituzione
culturale del museo. L’esperienza m’insegna che ecomuseo, il
protagonista sibillino di queste
mie riflessioni, suscita un certo
senso di sgomento, di sconcerto
a noi esseri umani altamente civilizzati e convogliati sull’unica
strada che conosciamo, quella
del progresso, di un cammino (di una corsa?) con un solo
obiettivo. Guardare avanti, al
futuro. Per il dietro, il passato
non c’è tempo.
E capisco, forse, perché quell’ecomuseo spaventa: perché risveglia ciò che si è malamente
nascosto sotto al tappeto, ciò
che una comunità ha sepolto,
senza mai scordare il punto
tradizioni, di paesaggi confinati agli angoli, di tracce di un’architettura minore solo nella
misura in cui non la
si conosce, o non la
si apprezza. Dissotterrare tutto questo
patrimonio, con il
fine di valorizzarlo è
compito della comunità dell’ecomuseo.
Uno dei tanti. Trasmettere il valore del
tesoro riscoperto è
solo un altro incarico
ufficiale.
La ricchezza dei musei diffusi, sinonimo
di ecomuseo, è racchiusa nelle persone,
nelle risorse, nelle
capacità e nelle competenze che ciascuna
di esse ha raccolto e
raccoglie nella propria vita, in relazione con il territorio di cui si è parte. Consapevoli della realtà in cui si abita
e disponibili a contagiare altre
comunità in quest’opera di riavvicinamento a quei luoghi
prima al confino, con l’accorgimento di non premere troppo il
tasto del localismo in tempi di
ire gli ecomusei, nel 1995. La tà di Andes, oggi Pietole) danno
Lombardia, realtà della quale forma a itinerari diversi il cui
vorrei raccontarvi qualcosa, se elemento unificatore è l’acqua.
non altro per appartenenza e
per conoscenza diretta, arriva
al traguardo dodici anni più
tardi, nel 2007. Nello specifico,
visto che di comunità si deve
parlare, prendiamo una lente
d’ingrandimento e partiamo
alla scoperta dell’Ecomuseo
delle Risaie, dei Fiumi e del Paesaggio rurale mantovano. Una lente
d’i ng r a nd i mento
indispensabile non
perché l’ecomuseo
sia piccolo, anzi. Indispensabile perché
vi aiuterà nel ripescare tutto ciò che
era stato rinchiuso
in soffitta in questi
dieci comuni della
provincia di Mantova.
Riso (e dunque
acqua), luoghi disegnati dagli elementi naturali, dal
lavoro e dalla cultura dell’uomo. Po
e Mincio, per fama,
sono i fiumi più coIl Po in località Governolo e sopra un filare di gelsi in località Barbasso
nosciuti che solcano
preciso in cui si è consumato ufficiale unità nazionale.
queste terre: Governolo, frazioquell’occultamento. L’eclisse di In Italia, è il Piemonte che ne di Roncoferraro, Bagnolo
una vita quotidiana, del saper detiene il primato di regione San Vito e Virgilio (proprio lui,
fare, delle testimonianze e delle che ha accolto l’idea di istitu- il poeta latino nato nella locali-
Scorci naturalistici a parte, non
perdetevi i manufatti idraulici, dalla conca del Bertazzolo
alla Travata, la conclusione del
piano di bonifica iniziato già
dai Gonzaga per prosciugare il
lago di Bagnolo e contenere il
Mincio entro gli argini attuali.
La coltivazione del riso è cosa
seria, così come non è faccenda
da ridere la sana competizione
tra risotti in questi paesi di mastri risottai. L’abbondanza di
acqua, convogliata in un reticolo di canali regolati da chiuse
che percorre tutto il territorio,
costituisce l’habitat ideale per
la coltura del riso, pianta bisognosa di molte cure, alle quali
provvedevano le mondine.
Nonostante siate circondati
dal paesaggio mantovano, le
corti rurali, le ville e le fortificazioni disseminate in tutti
i comuni impongono la loro
presenza: opere architettoniche
spesso dimenticate, nascoste
dietro a giardini immensi e a
mura sgretolate, testimonianze
di una civiltà contadina e di
tradizioni sopravvissute fino a
cinquant’anni fa. Un elenco di
nomi sarebbe solo noioso: vi basti sapere che non avrete difficoltà a trovarne qualcuna.
Questo è un ecomuseo.
Sport
Aprile 2011
19
Quando il gioco si fa duro
di Daniele Adami
Uno speciale “maestro” per Francesca Dallapè e Tania Cagnotto: zio Paperone
L’Italia dai tuffi d’oro, nell’acqua
Lo sport rende gli uomini
cattivi, facendoli patteggiare
per il più forte e
odiare il più debole
Alberto Moravia
L’oro. Per zio Paperone è un
elemento vitale, indispensabile,
necessario. Forse di più dell’aria da respirare o dell’acqua da
bere. D’oro è l’enorme “piscina”
all’interno del suo famigerato
deposito, che egli utilizza in
ogni momento libero, o quando
ha bisogno di rilassare le membra dopo le fatiche di un’intera
giornata. Si toglie gli abiti quotidiani e indossa un costume.
Si avvicina al suo trampolino
e si tuffa, generando una strana e affascinante onda in quel
giallo “liquido” assai robusto.
Rimane nascosto agli occhi per
qualche istante, ma poi riemerge, e inizia a nuotare come se
fosse un vero e proprio atleta.
Questa materia, insomma, lo
riporta alla vera vita.
Vi chiederete: perché iniziare
un articolo di sport parlando di
zio Paperone e del suo oro? La
nostra risposta sarà semplice,
e si svilupperà nel corso della
lettura. Innanzitutto, perché
il tema centrale di queste righe è il mondo dei tuffi, e, più
precisamente, quella specifica
porzione occupata da due giovani ragazze italiane, Tania
Cagnotto e Francesca Dallapé.
Nonostante siano davvero brave nelle competizioni individuali, è nella gara sincronizzata
che si esaltano e danno il meglio del loro ricco repertorio. In
tale disciplina, infatti, hanno
già ottenuto grandi risultati. E
spesso si è trattato di medaglie
del metallo più prezioso. Le ultime le hanno indossate poche
settimane fa, agli Europei di
Torino. Il loro terzo successo
consecutivo in questa manifestazione.
Una soddisfazione e un’emozio-
Tania, buon sangue non mente
Quando lo sport è di casa spesso si ha una marcia in più. E così è
stato per Tania Cagnotto. Il padre Giorgio, infatti, è stato uno dei
migliori tuffatori al mondo degli anni settanta. Tra i suoi successi
ricordiamo una medaglia d’oro agli Europei del 1970 e due d’argento ai Giochi Olimpici del 1972 e del 1976. Dopo aver appeso il
costume al chiodo è diventato l’allenatore della figlia. La madre,
Carmen Casteiner, è stata anch’essa una grande tuffatrice di quel
periodo.
giorno per giorno. E la vittoria
di Torino lascia ben sperare per
i Mondiali, ma soprattutto per
le prossime Olimpiadi di Londra. Dove gli ostacoli più difficili saranno le atlete cinesi, che
da anni si situano sui più alti
gradini dei podi internazionali.
Ciò che conta è la voglia di mettere in ogni salto, in ogni tuffo,
tutta l’esperienza maturata nel
corso delle numerose gare. Senza la paura di sbagliare o di fare
brutte figure.
Pertanto, che sia oro o acqua,
la cosa più importante è immergersi con un solo obiettivo: ten-
ne che nascono da un trampolino distante tre metri dalla superficie dell’acqua. Una distanza che, con un pizzico di fantasia, si potrebbe scorgere anche
in quel deposito di Paperopoli.
Certo, questo pizzico deve essere ben pesato, e sarà forse
esagerato. Ma l’immagine che
vogliamo esprimere è quella di
un desiderio di affrontare questa materia trasparente come se
fosse un vitale bisogno, senza il
quale non si potrebbe andare
avanti. Come zio Paperone con
il suo amato oro, purché non vi
sia nessuno che glielo porti via.
I successi delle nostre atlete
sono i punti di partenza per
raggiungere traguardi sempre
più lontani e prestigiosi. Per
farlo servono costante allenamento, forte spirito di sacrificio, grande resistenza. Elementi che Tania e Francesca
possiedono,
indubbiamente.
Elementi che vanno coltivati
tare di dare il meglio di sé, grazie alle proprie capacità e possibilità. Perché la resistenza di
questi elementi potrebbe essere
difficile da superare, e talvolta
qualche errore lo si commette.
Tania e Francesca, zio Paperone può essere un buon maestro,
poiché la sua tecnica è ben sviluppata. Senza alcun dubbio.
Un trio d’oro, ma è sempre meglio una piscina d’acqua!
20
Sport
Aprile 2011
Quando il gioco si fa duro
di Daniele Adami
Realtà, sorprese e verdetti ancora in bilico. Ecco i tre volti del nostro campionato
Il finale (o il fine?) della Serie A
Poco meno di due mesi e il
campionato di Serie A emetterà
i suoi verdetti. Certo, i risultati
finali sono ancora piuttosto lontani, ma è possibile azzardare
qualche lieve idea. O meglio, da
un lato vi sono parecchi punti
gol che aveva dimenticato per
strada per alcune giornate. In
scia alla squadra partenopea,
l’Udinese, una delle piacevoli
e inaspettate sorprese di questa
annata. Il tecnico Guidolin merita il nostro applauso per aver
in sospeso (chi vincerà?, chi
sarà retrocesso?, chi alzerà il
trofeo del miglior cannoniere?),
dall’altro alcune realtà sono già
ben visibili alla luce del sole.
Realtà che già si conoscevano,
frutto di anni di esperienza e
duro lavoro, e altre che sono
piacevolmente sbocciate all’improvviso, senza nessun piccolo
segnale di avvertimento.
Il nostro punto di partenza?
La classifica, seppur (e naturalmente) temporanea. Al vertice troviamo le due squadre
milanesi, separate da due punti (al momento della scrittura
di questo articolo). Il derby, in
programma il 2 aprile, potrebbe portare interessanti novità:
le distanze potrebbero restare
invariate, in caso di pareggio,
il Milan potrebbe riprendersi quel vantaggio perso dopo
la sconfitta a Palermo, oppure l’Inter potrebbe azzerare il
distacco dalla concittadina, e
addirittura superarla. Quando
leggerete tali parole conoscerete già le risposte ai precedenti
“dilemmi”.
A seguire il Napoli, guidato dal
caloroso ed esuberante Mazzarri, la cui stella Cavani ha ripescato dal suo cilindro il vizio del
saputo conciliare le energie dei
friulani in una sorta di armonia che lascia ben sperare per
il travagliato, difficile ma conturbante finale. Un approdo in
Champions sarebbe una splendida ciliegina da gustare, ma i
sei punti dalla vetta sono intrisi
di assoluto fascino e immaginazione.
Spostiamoci a Roma (e
non alla Roma), poiché
davanti alla “capitale”
giallorossa si situa la
metà rivale biancoceleste. Storiche rivalità tra
le cui fila si muovono
numerosi grandi campioni, alcuni di vecchia data, altri appena
“stappati”. Totti, Borriello, Menez, De Rossi
e, sull’altra riva, Zarate, Brocchi, Floccari
ed Hernanes. Passiamo
alla tormentata vicenda juventina, lontana
17 punti dalla capolista. Un
campionato segnato da troppi
alti e bassi, vittorie prestigiose
e cocenti sconfitte. L’allenatore,
Gigi Del Neri, dopo la felice
parentesi alla Sampdoria (condotta ai preliminari di Champions) si è trovato dinanzi una
nuova squadra martoriata da
infortuni che spuntavano dalla terra come funghi. Sin da
agosto. E lavorare con gravi e
lunghe carenze non è facile.
Chiaro, i tifosi probabilmente
si attendevano ben altri risultati, ma la fiducia nel tecnico
non è mai venuta a mancare e
mai è stata messa in discussione
da parte della società. Un elemento, questo, di fondamentale
importanza, sia per l’uomo che
per il professionista che allena
sul campo i propri giocatori.
Nonostante ciò, d’ora in avanti
ogni partita sarà un potente ed
entusiasmante banco di prova.
Staremo a vedere.
Passiamo brevemente la palla
alla zona della classifica che si
adagia in quello che definirei
“il limbo” del campionato. Alcune squadre che, da un lato,
sperano in un calo delle dirette rivali per strappare un posto
nelle competizioni europee e,
dall’altro, quelle che, arrivate
a questo punto della stagione,
si guardano attorno e valutano
se rischiare qualcosa per aspirare al raggiungimento di un
traguardo o allentare la presa
perché, oramai, la salvezza è
praticamente conquistata. Ma
e il Genoa. Il Chievo, invece,
assieme al Parma, al Catania,
alla Sampdoria, al Cesena, al
Lecce, al Brescia e al Bari va
impegnando le forze nel tentativo di non retrocedere.
Tutto il campionato, insomma,
è fatto di lotte di vario genere,
giocate con più o meno spirito
agonistico, con più o meno voglia di mettersi in mostra per
tentare di fare qualche importante salto. A volte anche piuttosto difficile. Perché gli obiettivi sono diversi, perché i giocatori sono diversi, perché le società
desiderano cose diverse.
E, per finire, ritorniamo a Udine. Subito una constatazione.
L’odierno (per il momento) capocannoniere, Antonio (Totò)
Di Natale, è una figura assai
consolidata nel panorama calcistico italiano. Per il suo impegno, per la sua dedizione ai
compagni. Per la sua capacità
di segnare e di far segnare. E ad
“approfittare” di questa particolare attitudine è Alexis Sanchez, la vera sorpresa dell’anno.
Ma solo in parte, poiché alcuni
dei dodici gol realizzati sono
opera di grande ingegno e innata bravura. Ottimi biglietti
da visita per i palati di mezza
un’altra area del “limbo” è formata proprio dalle realtà che
stanno lottando per rimanere
nella massima serie. L’area più
calda e movimentata. Nella prima zona, quella più “al sicuro”,
scorgiamo il Palermo, la Fiorentina, il Bologna, il Cagliari
Europa, se non tutta.
Per il momento, godiamoci le
ultime giornate, sperando che
possa regnare un grande senso
di rispetto e correttezza. Fino
alla fine. Sarebbe la più grande
vittoria. Magari un po’ inaspettata.
Sport
Aprile 2011
21
Quando il gioco si fa duro
di Stefano Campostrini
In giro per il mondo con il cuore in gola per seguire il grande Circus
La bandiera a scacchi torna a sventolare
Quello che trascorri guidando
a Spa è il tempo più ripagato
nella vita di un pilota
Niki Lauda
Partiti! La Formula 1 è tornata.
Le domande, le polemiche, le
curiosità, i dubbi, da fine marzo
hanno lasciato spazio soprattutto all’azione. A Melbourne, in
Australia, si è svolto il gran premio inaugurale della stagione
2011; l’evento sarebbe dovuto
seguire al primo appuntamento
in Bahrain due settimane prima, non disputato a causa delle
recenti vicissitudini politiche e
di ordine pubblico che hanno
interessato l’area del medio e
Campionato 2011
10 aprile: Malesia
17 aprile: Cina
8 maggio: Turchia
22 maggio: Spagna
29 maggio: Monaco
12 giugno: Canada
26 giugno: Europa
10 luglio: Gran Bretagna
24 luglio: Germania
31 luglio: Ungheria
28 agosto: Belgio
11 settembre: Italia
25 settembre: Singapore
9 ottobre: Giappone
16 ottobre: Corea
30 ottobre: India (*)
13 novembre: Abu Dhabi
27 novembre: Brasile
in sospeso: Bahrain
(* da confermare)
vicino Oriente, andando così
a pregiudicare la sicurezza dei
partecipanti. Il destino della
gara tra le dune si saprà solo a
maggio e si profila la probabilità che possa svolgersi verso il
termine del campionato, forse
al posto del GP del Brasile, che
slitterebbe a dicembre.
Il nuovo corso si è aperto come
si è chiuso il precedente. Il campione in carica Sebastian Vettel
ha vinto con ampio margine e
si è guadagnato prima di tutti
la chance di ambire al titolo piloti. Dietro di lui Lewis Hamilton su McLaren e al terzo posto
la sorpresa Lotus Renault con
Vitaly Petrov, il russo che ha
scatenato la passione per questo
sport nel suo paese e che ha scomodato anche il primo ministro Putin per fargli pubblicità
e promuovere la sua immagine.
La Ferrari è mancata all’appuntamento con le primissime
posizioni, con Alonso 4° e Massa 7°, ma ha soprattutto rivelato una inattesa prestazione al di
sotto delle aspettative. Niente
di preoccupante comunque, le
carte sono state appena mescolate. Lo spettacolo deve ancora
iniziare, le squadre si stanno
studiando e i risultati che contano arriveranno. Per tanti
piloti, perché si profila, e tutti
se lo augurano, una stagione
di avvincente competizione sia
tra i team che internamente
tra piloti della stessa scuderia,
magari evitando quei giochi di
squadra che fanno tanto discutere e che ora sono stati libera-
lizzati; speriamo non ce ne sia
bisogno. Red Bull, McLaren
e Ferrari si daranno battaglia
probabilmente come principali
pretendenti ma sicuramente altri troveranno spazio e visibilità, augurandoci non solo un ritorno alla gloria dell’appannato
Schumacher ma anche un sano
e necessario avvicendamento
con le nuove leve.
Come ogni anno che si rispetti
da qualche tempo a questa parte, sono cambiate anche alcune regole. Oltre alla già citata
liberalizzazione degli ordini
di scuderia sono da segnalare,
sul fronte tecnico, l’abolizione
che raro è stato trovare, sinora,
addetti nei vari box intenti ad
operare sulle monoposto fino a
tarda notte e a perdere anche il
sonno per riparare o mettere a
punto le vetture in cerca della
migliore prestazione, alla ricerca della perfezione sfruttando anche l’ultimo minuto. Da
quest’anno, e per volere anche
del nuovo boss della Federazione Internazionale dell’Automobile Jean Todt, scatterà il coprifuoco per i meccanici. A mezzanotte tutti a riposo. Concesse
solo quattro eccezioni a stagione, in casi di emergenza. Non
ultima la novità introdotta dal
dell’F-duct (condotto d’aria tra
cofano motore e alettone posteriore), la reintroduzione del
KERS (dispositivo di recupero
dell’energia cinetica, disponibile per la trazione) e la novità
rappresentata dall’ala mobile
poster iore
che permette di sollevare
un
elemento aerodinamico
dell’alettone
e
favorire
minore carico di aria
(quindi più
velocità). È
attivabile
dal
pilota
che segue in determinati tratti
del circuito e con una tempistica di alcuni secondi. Una nota
curiosa riguarda poi una restrizione per i meccanici: tutt’altro
rientro della Pirelli come fornitore unico degli pneumatici. In
seguito alle iniziali perplessità,
le gomme e il lavoro svolto dai
tecnici della casa italiana sono
risultati abbondantemente apprezzabili.
Stiamo ad attendere altre novità. Carichi fino al prossimo
appuntamento, tra pochi giorni
si corre in Malesia. Allacciate le
cinture.
22
Cucina
Aprile 2011
Serviti il pasto, cowboy
di Federico Martinelli
Il tipico “pane” modenese, ideale per momenti d’allegria
Prepariamo insieme le tigelle di Laura
Dopo aver assaggiato le tigelle di Laura non possiamo che
cantarne le lodi. Preparate al
momento, dopo un’accurata
lievitazione durata tutto il pomeriggio, sono ottime tagliate
ancora calde che a prenderle tra le mani ti diventano le
dita rosse. Un prosciutto crudo sull’affettatrice e…inizia la
festa. Le tigelle sono un tipico
piatto dell’Appennino modenese, un pane lievitato ideale con
affettati, formaggi e creme dolci, speciale per festeggiare e per
passare qualche ora in allegria.
La ricetta tradizionale prevede il condimento con il pesto
modenese, un trito -realizzato
con la mezzaluna- di lardo suino, rosmarino e aglio. La salsa,
chiamata cunza, può essere arricchita con pancetta e salsiccia
ma fondamentale è l’amalgama
delle materie e la lavorazione
a mano, senza l’ausilio di elettrodomestici. Chiamate ori-
Per circa 20 tigelle:
Acqua tiepida, 200 gr.
Farina 00, 500 gr.
Lievito di birra, 25 gr.
Un cucchiaino di sale
Un cucchiaino di zucchero
Lardo, per ungere la padella
Strutto, 80 gr.
In sostituzione dello strutto
Laura consiglia di mettere la
panna
ginariamente “crescentine” a
indicare l’impasto che lievita,
erano cotte in dischi di terracotta chiamati tigelle, da deriva
il nome attuale. Ora, strumenti
più “pratici”, permettono una
cottura rapida e agevole; sono
facilmente reperibili nei negozi
di cucina padelle con gli stampi già predisposti, e l’effetto è
lo stesso. L’impasto, dopo aver
lievitato, viene steso e ritagliato con una coppa, in modo da
darne uno stampo circolare e,
messo in padella deve essere
rigirato più volte. Gnam
gnam...cotto e
sbafato!
R I S TO R A N T E
Casale Spighetta
... dove la cucina tradizionale italiana
viene rivisitata con un sapore d'Oriente ...
Via Spighetta 15
37020 Torbe di Negrar, Verona
Tel/fax: +39 045 750 21 88
www.casalespighetta.it
Arte
Febbraio 2011
R I S TO R A N T E
Casale Spighetta
... dove la cucina tradizionale italiana
viene rivisitata con un sapore d'Oriente ...
Casale Spighetta, un nuovo spazio, un sorprendente gioco
architettonico di salette che si intersecano pur rimanendo raccolte
nella loro intimità. L'atrio Nafura, il Lounge panoramico Gioia
& Gaia, la cantina del Trabucco, il Coffee Lounge tutti con arredi
eleganti, diversi, con un tocco d'oriente legati da toni materiali ed
effetti di luce e colore che rispecchiano alla logica di mirabili equilibri.
Le sale esprimono un’atmosfera ariosa ed elegante perfettamente in
linea con la cucina dello Chef Patron. Un’esigenza per chi, come lo
Chef Angelo Zantedeschi va al di la dell’arte culinaria, un grande
amore per la tradizione e l’arte moderma.
Il Casale la Spighetta è un ristorante collocato nelle colline della
Valpolicella a Verona, i suoi ambienti eleganti sono indicati per cene
romantiche, banchetti e cene aziendali. Dal giardino estivo si può
godere di un meraviglioso panorama.
Via Spighetta 15
37020 Torbe di Negrar, Verona
Tel/fax: +39 045 750 21 88
www.casalespighetta.it
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