Francia La politica energetica francese è definita dalla DGMEP

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Francia La politica energetica francese è definita dalla DGMEP
Francia
La politica energetica francese è definita dalla DGMEP (Direction Generale de l’Energie et
des Matieres Premiere) in sinergia con l’ADEME (Agence de l’Environnement et de la
Maitrise de l’Energie). Esiste una legge sull’uso efficiente dell’energia, (legge n. 96-1236
del 30-12-1996 “Loi sur l’Air et l’Utilisation Rationelle de l’Energie”) che prevede la
certificazione energetica obbligatoria di tutti i tipi di edifici di nuova costruzione e obbliga
chi intende vendere un edificio del settore terziario ad informare l’acquirente sui costi di
gestione energetica dell’edificio (RT 2000 - Réglementation Thermique). Il calcolo
comprende anche i consumi per l’acqua calda sanitaria e la ventilazione.
La legge prevede che la “Réglementation Thermique” venga aggiornata ogni cinque anni.
È attualmente in fase di definitiva stesura e pubblicazione la nuova Réglementation
Thermique RT 2005, che resterà in vigore fino al 2010 e interesserà anche gli edifici
esistenti, recependo i contenuti della Direttiva europea 2002/91/CE.
In Francia il settore edilizio è responsabile del 25% delle emissioni di CO2 e del 42% del
consumo d'energia finale. Il riscaldamento rappresenta circa i due terzi di questi consumi
d'energia e la parte principale delle emissioni di CO2 del settore.
Risparmi importanti sono stati ottenuti sugli alloggi di nuova realizzazione grazie alle
precedenti regolamentazioni termiche, che hanno permesso di ridurre da 2 a 2,5 volte i
consumi per m2. Tuttavia il consumo di energia nel settore edilizio è aumentato del 30% a
causa dell'incremento del numero dei fabbricati e per via della diffusione e dell’impiego di
apparecchiature elettriche (lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi, condizionatori, ecc.).
Per ridurre di 4 volte le emissioni francesi di CO2 entro il 2050 (obiettivo Kyoto), per
limitare l’effetto serra, rassicurare gli approvvigionamenti di fronte alla limitatezza delle
fonti fossili e contenere gli effetti degli aumenti dei prezzi dell'energia, le nuove norme
introducono parametri di progettazione più performanti rispetto alle regole della RT 2000.
Per le costruzioni nuove, la regolamentazione termica ora in fase di definizione (RT 2005)
sarà applicata fin dal 1° settembre 2006. La RT 2005 renderà più restrittivi, in media del
15%, i requisiti rispetto alla RT 2000. Questa regolamentazione sarà modificata ogni 5
anni, per giungere nel 2020, negli edifici di nuova realizzazione, ad un consumo d'energia
del 40% inferiore al consumo massimo fissato dalla regolamentazione attuale (RT 2000).
Come imposto dalla Direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici, questa
regolamentazione termica sarà applicabile anche agli edifici con superficie superiore a
1000 m² che siano oggetto di lavori di ristrutturazione. Per gli edifici di dimensione inferiore
la nuova regolamentazione prescriverà precise prestazioni minime per ogni componente e
attrezzatura della struttura edilizia.
L'obiettivo è la progressiva eliminazione dal mercato dei prodotti per l'edilizia o delle
attrezzature tecniche obsolete in termini di prestazioni energetiche, così da privilegiare la
più ampia diffusione dei migliori prodotti disponibili nel parco esistente.
La diagnosi di prestazione energetica degli alloggi e degli edifici del terziario si tradurrà
con una targa energetica simile a quella degli elettrodomestici o degli apparecchi
d'illuminazione, o, come avverrà presto, delle automobili. Questa diventerà uno strumento
essenziale di comunicazione e d'azione per la realizzazione di lavori di ristrutturazione.
Infatti, la targa energetica segnalerà in modo semplice le caratteristiche energetiche di
ciascun edificio, fornendo anche utili indicazioni riguardo agli interventi correttivi da
apportare.
Queste informazioni sui consumi energetici, la quantità di emissioni in CO2 ed il costo
annuale espresso in euro dovranno essere comunicate:
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a partire dal 1° luglio 2006; la diagnosi di prestazione energetica dovrà essere allegata
da parte del venditore, a qualsiasi compromesso di vendita o, in mancanza di questo,
all'atto autentico;
a partire dal 1° luglio 2007, la diagnosi di prestazione energetica dovrà essere allegata
a qualsiasi nuovo contratto d'affitto a spese del proprietario.
La diagnosi di prestazione energetica, secondo la RT 2005, prevede un solo criterio di
calcolo dei consumi, comprendente riscaldamento, raffrescamento, ventilazione,
produzione di acqua calda ad usi igienico – sanitari e illuminazione (Th C/E 2005), mentre
la precedente RT 2000 prevedeva calcoli separati per riscaldamento (Th C) e per la
produzione di acqua calda ad usi igienico - sanitari (Th E).
Il miglioramento termico del parco edilizio esistente richiede la previsione di opportuni
investimenti finanziari. Le prime stime indicano che l'ordine di dimensione degli importi
necessari si attesterebbe tra i 600 e i 900 miliardi di euro. I due terzi di questo volume di
investimenti dovranno essere sopportati dalle famiglie, per una cifra compresa tra 400 e
600 miliardi di euro. La ADEME sta provvedendo allo sviluppo di piani di interventi
finanziari in collaborazione con gli istituti bancari, che riguardano tutti gli interventi di
miglioramento energetico (isolamento termico, vetrature, regolazione e programmazione,
sistemi di riscaldamento ad alta efficienza, pompe di calore, utilizzo delle energie
rinnovabili, ecc.).
Oltre agli sforzi di regolamentazione, informazione e finanziamento, nel corso di
quest’anno verranno sviluppate tutte le evoluzioni tecnologiche giudicate interessanti nel
quadro della PREBAT, importante programma nazionale di ricerca e di sperimentazione
sull'energia negli edifici, previsto dal Piano Clima, la cui prima fase quinquennale ha avuto
inizio nel 2005, con il sostegno di un ampio raggruppamento di attori che mettono a
disposizione mezzi finanziari importanti, con il coordinamento di ADEME.
L'obiettivo è identificare ed aiutare lo sviluppo di tutte le forme di innovazione nel settore,
ma altrettanto importante è riuscire a stimolare la realizzazione di edifici che dimostrino le
capacità dei loro progettisti e dei committenti di operare ristrutturazioni in cui sia possibile
ridurre di 4 volte le emissioni di CO2 o di realizzare edifici nuovi che riducano da 7 a 8
volte queste stesse emissioni, oppure anche diventare produttori netti d'energia.