COMINCIAMO A CAMMINARE

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COMINCIAMO A CAMMINARE
COMINCIAMO A CAMMINARE
La decisione di redigere questo progetto, dedicato agli alunni della
nostra
scuola,
sull’IKING-TREKKING
o
più
semplicemente
“Camminare in ambiente naturale”, deriva principalmente dalla
grande passione che provo per questa disciplina.
Sono persuaso che, al di là delle difficoltà di ordine pratico, la
scarsa popolarità e la lontananza dei ragazzi verso le attività
sportive faticose, l’entusiasmo di chi propone, la sua convinzione,
la conoscenza, possono invece scuotere cuore e attenzione dei
giovani fino a trasformare le prime esperienze di escursionismo in
avvenimenti belli, memorabili e, soprattutto, ripetibili.
Inutile dilungarsi sulla necessità assoluta che i ragazzi facciano più movimento, che ricomincino a farlo.
Le statistiche a riguardo lo dicono e sono preoccupanti, cupe le previsioni sulla salute di questi futuri adulti.
Chi lavora in palestra sa bene queste cose, le vede ogni giorno: obesità diffusa, sviluppo muscolare
inadeguato e insufficiente, pochi e approssimativi schemi motori, sistema propriocettivo sonnecchiante.
Non aiutano diseducazione alimentare e un atteggiamento piuttosto passivo nella gestione del proprio
tempo libero, caratterizzato peraltro da indifferenza verso le diverse proposte e occasioni di attività
sportive che, se guardiamo bene, oggi non mancano.
Dal punto di vista strettamente utilitaristico, la marcia è un’attività fisica assolutamente efficace se si vuole
provare a dare una risposta alla necessità di movimento e benessere psicofisico dei giovani.
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Non serve avere spiccate capacità fisiche, tutti, se vogliono, possono camminare.
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Il contributo energetico per questa disciplina è supportato quasi unicamente dal processo aerobico,
l’unico in grado di utilizzare e smaltire anche i grassi presenti nel corpo. Più si prolunga la prestazione
e maggiore sarà il consumo di grassi.
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La mole di lavoro, utilizzo di calorie, seppure mai massiccia sul momento, può essere anche notevole, si
può camminare per un giorno intero.
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L’esercizio della marcia allena e sviluppa la muscolatura, in particolar modo quella degli arti inferiori.
Stimola l’adeguata strutturazione di apparato cardiocircolatorio e respiratorio, nel nostro caso, nel
periodo dell’accrescimento più indicato per la loro corretta evoluzione.
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Camminare educa alla corretta alimentazione, ne fa percepire l’importanza. La cattiva prassi alimentare
si ripercuote facilmente in maggiore difficoltà fisica.
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Inoltre, l’escursionismo può essere il contenitore molteplici altri temi interdisciplinari: geografia,
geologia, scienze, storia, botanica, ecc.
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ALCUNE INDICAZIONI PRATICHE E METODOLOGICHE
In riferimento a gruppi di adolescenti senza allenamento specifico, in condizioni ambientali e atmosferiche
ideali: percorsi non pericolosi e senza altimetrie esagerate, fine primavera o inizio autunno e previsione di
bel tempo.
COME CI SI VESTE
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Maglietta o polo per camminare, anche non griffata, in cotone o in tessuto traspirante, oggi ce ne sono
di ottimi.
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Felpa, magari con cappuccio, per le soste o se c’è vento o fa più freddo.
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Giacca impermeabile leggera, anche per remota previsione di pioggia.
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Una maglietta di ricambio.
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Pantaloni comodi e con tasche, quelli corti vanno benissimo.
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Non utilizzare mai scarpe diverse da quelle per trekking, hiking, trail, per running delle categorie A3 A4.
Calze, di cotone o spugna, sempre.
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Uno zaino da circa 20 litri anche non “tecnico”, ma non fragile.
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Cappellino e occhiali. Fotocamera (optional).
COME SI CAMMINA
Quando si cammina in gruppi numerosi e non esperti, si devono sempre prevedere ritmi molto lenti che,
considerando le salite, possono toccare anche i 25/30 min km.
Un buon procedere può essere scandito, ad esempio, da 50 minuti di marcia e 10 di sosta, salvo indicazioni
diverse determinate o suggerite dal percorso, dagli imprevisti o da varianti di ogni sorta.
Mai troppo vestiti durante la marcia.
Zaino ben equilibrato e con le spalline tese correttamente.
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COME CI SI NUTRE
La nutrizione è fondamentale in questa disciplina. Deve essere quantitativamente adeguata, si consideri un
consumo stimato di 200/300 Kcal per ogni ora di marcia.
Di facile digestione e semplice utilizzo metabolico. Completa nelle componenti essenziali. Con spiccata
propensione verso i glucidi di più graduale assimilazione, così da consentire, conseguentemente, un
apporto energetico costante.
I cibi dovrebbero essere non facilmente deperibili e ben trasportabili.
La prima cosa a cui si pensa è il tradizionale panino imbottito, farcito con salumi o formaggi non grassi.
Inoltre frutta: arance, banane, mele o altra di gradimento.
Si può integrare con frutta secca, cioccolata, barrette energetiche con cereali o frutta. Acqua minerale
naturale, almeno 2 litri con un clima non eccessivamente caldo.
La giornata del camminatore inizia con colazione abbondante, ma senza abuso di cibi troppo zuccherati. I
pasti sono frequenti e mai eccessivi.
LA SICUREZZA
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La programmazione di una escursione guidata con un gruppo di studenti non esperti deve prevedere
un’attenta valutazione delle capacità psicofisiche dei partecipanti e deve essere modulata in rapporto
alle loro capacità.
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Devono sempre essere scelti percorsi con livelli di difficoltà ragionevoli, senza pericoli evidenti e con
altimetrie modeste. Si consigliano quelli classificati “turistici” o, al massimo “escursionistici”.
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Gli accompagnatori devono essere sempre almeno 2.
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L’accompagnatore deve conoscere bene il percorso e il territorio circostante, essere consapevole delle
difficoltà e dei pericoli. Deve prevedere la possibilità di percorsi alternativi o di rinunciare a
continuare.
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Mappa o carta topografica e bussola in tasca.
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Bisogna sempre essere al corrente delle previsioni meteo e, nel caso, ponderare attentamente
sull’opportunità di rimandare.
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L’accompagnatore deve conoscere le modalità del primo soccorso e deve portare sempre materiale di
prima emergenza. Inoltre deve avere il telefono cellulare con memorizzati tutti i numeri utili per le
emergenze riferiti allo specifico territorio.
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LA MOTIVAZIONE
Noi proponiamo ai giovani questa attività motoria per farne nascere una passione, un’abitudine costante
della loro vita di ragazzi e, soprattutto di futuri adulti, poiché riteniamo che ciò contribuirà a un loro
migliore benessere fisico e mentale.
Se vogliamo che i ragazzi ci seguano in questo percorso educativo, penso proprio che dovremmo stimolarli
e motivarli con argomenti meno ragionati e più seducenti. Nessuno, tanto meno i giovani, è disposto a
praticare sport, magari anche faticoso solo perché fa bene.
Cerchiamo allora, il lato giocoso di questo tipo di attività; ad esempio, di far loro cogliere la semplice
bellezza di una scampagnata nel bosco, stimolare il loro senso dell’avventura, la gioia e l’orgoglio per
l’impresa appena terminata. Ed ancora, indurre la curiosità e la conoscenza per ciò che incontreranno e
vedranno lungo il cammino.
UN PROGETTO POSSIBILE
Descrivo adesso una proposta di lavoro, un approccio attuabile all’iking, riferito ad una classe del nostro
istituto senza alunni con handicap motori gravi e con un livello di socializzazione normale, da effettuarsi nel
periodo da fine aprile a tutto maggio.
Questo progetto prevede 3 fasi distinte e progressive.
PRIMA FASE – Uscita: Monte Ghebbio
Nelle 2 ore curricolari, al mattino, escursione a Monte Ghebbio, una collina a ridosso della scuola, distante
circa 2.500 metri e con un dislivello di 150. Percorso facile: strada di campagna tra i calanchi. In cima un bel
panorama sulla pianura e la Serra di Castel Bolognese a un tiro di fucile.
Tempo previsto: 50 min. per salire, 15 per sosta e piccolo spuntino. 35 m. il ritorno. Scarpe adatte e
abbigliamento ginnico.
SECONDA FASE – Uscita: Monte Mauro
Se tutto è andato bene allora si può partire per un’escursione di un’intera giornata.
Questa volta si và a Monte Mauro (m. 515), La cima più alta del comune di Riolo Terme, a circa 7 km. dal
paese. Il dislivello si aggira intorno ai 450 metri, il percorso è di strada e sentiero, mai pericoloso.
Partenza alle 8.30 dalla scuola, arrivo previsto per le 12.00. Pranzo al sacco, riposo, visita alla pieve, ai resti
del castello e alle grotte adiacenti.
Si riparte alle 14.00, per i primi km. si può optare per un percorso alternativo piuttosto suggestivo (l’anello
di M. Mauro). Arrivo a Riolo per le 16:30/16.40. - La corriera per casa è alle 16.50.
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MONTE MAURO
La cima più alta del “Parco Regionale della Vena del Gesso”, visibile da tutta la pianura, svetta su un grande
contrafforte di selenite che percorre la prima collina romagnola (i Gessi). Con peculiarità geologiche e
naturalistiche indiscutibili.
Non è da meno il panorama: nelle belle giornate si vede tutta la pianura romagnola, le città ed il mare, a
sud gli Appennini, disordinati e verdissimi, fino allo spartiacque.
Vi sorge una pieve, S. Maria in Tiberiaco, risalente al sesto secolo, completamente e discutibilmente
restaurata nell’ultimo decennio.
Di originale resta solo il piccolo campanile di architettura bizantina, bellissimo e unico.
Sulla punta i pochi resti di un castello anch’esso di fondazione bizantina e poi conteso, distrutto e
ricostruito dalle diverse consorterie per tutto il medio evo, diventato infine riparo per fuggiaschi e briganti.
TERZA FASE – Viaggio all’Isola di Capraia
La terza fase di questo progetto prevede un viaggio di 4 giorni all’Isola di Capraia (LI), nell’Arcipelago
Toscano.
L’ISOLA DI CAPRAIA
Un grande banco roccioso di origine vulcanica, la terza isola dell’Arcipelago Toscano per estensione, ma
minimamente abitata, solamente nel piccolo Paese e nel porto.
Poche le strade e solo in adiacenza della zona abitata. Questo la rende unica, un vero paradiso per
escursionisti e naturalisti, che peraltro, per quel che ho visto, non vi si affollano.
Lunga circa 8 km. e larga 4, può essere visitata bene in un paio di giorni. Appunto. Il terreno è roccioso,
quasi totalmente ricoperto dalla macchia mediterranea ed inaccessibile al di fuori dei sentieri. Vi si
nasconde il coniglio selvatico, invisibile, e il muflone. Sulle falesie tutt’intorno dimorano sterminati e
indisturbati gli uccelli marini: il gabbiano, la berta, il marangone.
Abitata fin dall’antichità da fenici, etruschi e poi romani, Capraia narra la parte più importante della sua
storia durante il medio evo. Presa agli arabi nel XII secolo, i pisani dovettero lottare parecchio per Capraia e
intorno a Capraia contro i rivali di sempre, i genovesi che ne presero possesso definitivamente nel 1430.
Innumerevoli le scorrerie piratesche, la più nota quella di “Rais Dragut” che con la sua ciurma espugnò il
forte e deportò l’intera popolazione rimasta in vita (1540).
Durante il primo conflitto mondiale c’era un campo di prigionia militare, trasformato in seguito in colonia
penale e chiusa definitivamente nel 1986.
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Primo giorno
Ritrovo alla stazione ferroviaria di Faenza alle ore 8.00. Partenza per Livorno. Arrivo alle ore 12.00, imbarco
per Capraia alle 14.00, arrivo all’isola alle 16.30.
Sistemazione nella struttura ricettiva convenzionata. Ci sono alcuni alberghi ed anche un campeggio con
bungalow. Visita al porto e al piccolo paese. Si può fare una camminata alla vicina Cala dello Zurletto
distante 20 minuti. Cena.
Secondo giorno
Escursione alla Cala dello Zenobito, estremità sud dell’isola. 3.30/4 ore per andare.
Si deve partire non più tardi delle 8.30. Pranzo al sacco, fornito da esercente o ristoratore
precedentemente contattato. Mulattiera e sentiero con piccole difficoltà nell’ultimo tratto. Dislivello
inferiore a m. 500.
Si parte dal Paese e si percorre una lunga mulattiera fino al “Semaforo”: i resti di una cabina di
avvistamento costruita dalla Marina Militare durante la prima guerra. Siamo su Monte Arpagna (m.410).
Generoso panorama su arcipelago e Corsica. Tempo: circa ore 2.30.
Da lì si scende per un tortuoso sentiero, direzione sud, fino al Pian dello Zenobito, non meno di un’ora di
cammino. Poi, con molta attenzione, fino all’omonima punta, dove svetta la Torre Genovese (1545) a picco
sul mare. Si pranza e ci si riposa. Un breve e ripido passaggio porta al mare sottostante.
Il ritorno è attraverso un percorso piuttosto tormentato, ma non pericoloso, che si dipana lungo la costa
orientale fino al paese. Ci vogliono circa ore 3.30.
Percorso alternativo più breve: arrivati al Semaforo di Monte Arpagna, sosta pranzo, una visita alla Punta
del Trattoio, a 20 minuti, che si affaccia sul versante ovest, ritorno al paese, massimo ore 2.30.
Terzo giorno
Si visita la parte settentrionale di Capraia: Laghetto, Monte Penna, Punta della Teglia (estremità nord
dell’isola)
Si parte di buon’ora, seguendo le indicazioni sul sentiero e in circa 2 ore si arriva al Laghetto (m.250),
specchio d’acqua naturale nella parte centrale dell’isola.
Si prosegue verso nordovest e, dopo un’ora si è a Monte Penne (m.410), imponente sperone roccioso sulla
falesia selvaggia e inaccessibile. Paesaggio unico.
Si scende verso nord e si entra nella zona della ex colonia penale, tempestata di terrazzamenti e costellata
di edifici semidistrutti di diversa forma, ma tutti con muscolose, arrugginite inferiate. Si distinguono ancora
camerate e refettori.
Sosta pranzo, riposo. Fin qui sono 3.30/4 ore. Ora si può scegliere. Percorso alternativo e breve fino al
Paese, lungo la comoda strada carrabile, attraversando quel che resta del piccolo quartiere della burocrazia
e della logistica carceraria. In un’ora si arriva.
Oppure, completare il tragitto previsto, si imbocca il sentiero per Punta della Teglia, ancora a nord e in
un’ora abbondante si raggiunge. Sul promontorio la diroccata torre settecentesca “Della Regina”.
Subito sotto, a ovest, un precipizio veramente vertiginoso, sull’altro versante una discesa e una caletta per i
patiti del bagno a tutte le stagioni.
Per il ritorno bisogna calcolare un’ora e mezza, forse 2, percorrendo un altro sentiero.
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Quarto giorno
Oggi siamo turisti.
Colazione senza nessuna fretta, visita al Paese, la fortezza genovese del 1545, solo esterno. Il tratto rimasto
di un’antica strada romana e, al porto, la piccola chiesa dell’Assunta (XI sec.) con i “Per grazia ricevuta”
appesi ai muri.
Null’altro.
Alle 11.30 c’è l’imbarco per Livorno, l’arrivo a Faenza è previsto per le 19.30.
VERIFICA E VALUTAZIONE
Quando si elabora un progetto, è necessario predisporre monitoraggio e verifica sulla bontà del lavoro
fatto. Non è difficile allestirne le modalità, quando si tratta di riscontrare competenze o conoscenze sulla
pratica dell’hking o sui vari argomenti interdisciplinari connessi. Ma, se volgiamo l’attenzione al nostro
principale scopo, al nocciolo: l’acquisizione permanente della cultura dello “star bene” attraverso la pratica
del camminare, allora diventa veramente complicato immaginare una valutazione realistica poiché i tempi
di realizzazione del nostro obiettivo sono lunghi e indefiniti. Temo perciò che potremo forse solo tentare di
prevedere se abbiamo lavorato bene e se rimarrà qualcosa ai ragazzi del nostro operato.
APPUNTI DI VIAGGIO
Oltre alla utilità per la nostra salute e alla bellezza, l’hiking contiene e trasmette diversi, importanti
messaggi.
È attraverso la piccola e costante fatica del cammino che si promuove nei ragazzi l’elaborazione di una
elementare e concreta filosofia dell’esistenza.
I tempi e gli spazi così dilatati e rallentati, rispetto alle consuetudini, regalano una dimensione inedita e
semplice nella quale possono ritrovarsi e scoprirsi felicemente presenti a sé stessi.
Abituare i ragazzi a camminare in ambiente naturale dà loro la percezione di esserne parte, li stimola a
rispettare, a interessarsi ed amare ciò che li circonda.
Ed infine, lasciatemelo dire, la scoperta e la valorizzazione dell’antica e povera arte del camminare. La più
vitale, arcaica, nobile e indispensabile delle prassi umane.
O, se preferite, la seconda.
Prof. Marco Menni.
Insegnante di scienze motorie e sportive
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