Intorno al le cose buone
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Intorno al le cose buone
85 M AGA ZINE Intorno al le cose buone Come ci è arrivato? Quando ero un ragazzo e facevo il cuoco, gli chef non mi davano mai spiegazioni. Una cosa che odiavo. Mi sono ripromesso che un giorno avrei fatto diversamente: voglio che ognuno abbia una risposta alle proprie domande. Non mi piace impartire ordini senza dare spiegazioni, è una questione di apertura mentale. R di Antonella De Santis R Guide e stelle, cosa ne pensa? Ho combattuto chef e stelle, e lo dico tranquillamente. Ora vedo i risultati, che si fanno con i numeri. Bisogna, però, fare una distinzione: ci sono le stelle vere, che conoscono la ristorazione, sanno cucinare veramente e hanno cura per il commensale, poi ci sono le meteore che cucinano per se stessi, aiutati marketing, relazioni e pubblicità. Progetti fatti di illusione, piatti pieni di fantasia, ma senza alcuna base concreta: così si rischia di portare fuori strada i ragazzi che vogliono tentare questa strada. adio, tv, giornali, libri, eventi, seminari, progetti educativi e sociali, corsi di formazione, e poi food design, consulenze per cinema, ristoranti e grandi aziende: Fabio Campoli è in continua attività. Un fermento che ha il nome del Circolo dei Buongustai, associazione enogastronomica che si propone di salvaguardare e promuovere la cultura della buona tavola in ogni suo aspetto, per infondere gusto, bellezza, qualità e benessere. La figura del cuoco sta cambiando? È già cambiata. Molti hanno una base culturale migliore, magari percorsi diversi. Alcuni si avvicinano alla cucina dopo l’università, ottenendo in pochissimi anni grandi risultati, anche perché hanno una grande capacità di apprendimento, metodo di studio, obbiettivi ben precisi. Questa è la nuova ristorazione. ph Stefano Mileto Non le manca il confronto con i clienti? No, perché l’adrenalina ce l’ho tutti i giorni, il mio modo di lavorare ora mi rende libero. Sono curioso, studio, ricerco e il Circolo dei Buongustai ogni settimana lancia nuovi progetti, rompe la monotonia spaziando nella cultura gastronomica, dalla storia, all’ammodernamento, alle consulenze per le industrie: molti prodotti che mangiate sono miei progetti. È una grande soddisfazione vedere una propria idea realizzata. Lavoro con piacere con il mio gruppo, c’è molto confronto con gli altri. Il suo percorso? Ho iniziato dopo la terza media a fare il gelataio, poi il lavapiatti, il comis, le stagioni. Ho iniziato a 14 anni, per me è arrivato prima il lavoro, poi la curiosità estetica, lo studio e la conoscenza. Posso dire che quella di oggi è la mia cucina, libera e senza schemi. Una cucina che costruisco prima nella mia testa, facendo affidamento sulla mia personale “biblioteca di sapori”, controllando la tecnica e gli strumenti e dando spazio alle emozioni. Si passa così dalla fase artigianale a quella più artistica. Un esempio stravagante e originale di questo discorso è il mio libro “Note di gusto”: cucina rapportata alla musica, ingredienti come sezioni musicali, vera e propria contaminazione tra due arti apparentemente estranee. Ora la sua cucina come è? Semplice, libera, stagionale, pensata per soddisfare i commensali, aperta alle contaminazioni (ho anche un programma radio, Breakfast news, sulle colazioni dal mondo). Rispettosa degli ingredienti, dalla scelta dalla trasformazione. Agli artigiani bisogna dare voce, uno degli obiettivi del Circolo dei Buongustai è dare visibilità alle produzioni più piccole e salvarle, per esempio con i formaggi di alpeggio. Ogni anno mi avventuro alla scoperta di un prodotto, sono ad esempio ambasciatore del peperoncino e del bergamotto. 87 M AGA ZINE Baccalà al cartoccio agrumato Ingredienti per 4 persone un filetto di baccalà secco da 350 g circa 200 g di patate 100 g di pomodorini ciliegini 1 uovo 80 g di olive taggiasche 5 g di scorza di limone 5 g di scorza d’arancia 3 foglie di melissa 3 ciuffi di prezzemolo 20 g d’olio extravergine d’oliva dal fruttato delicato sale qb Come è oggi il lavoro di Fabio Campoli? Sembrerà strano, ma noi viviamo 5 giorni su 7 in ricerca, studio, progetti, organizzazione, tutto è frutto di un ragionamento, che è fatto per il 70 per cento in ufficio. Il vostro profilo? Noi facciamo consulenza, dalla sala alla gestione dei magazzini, pulizia, formazione personale, immagine, promozione, processi di lavorazione, in ultimo arriviamo alla cucina. Ma seppur ultima della lista rimane sempre la grande protagonista dei nostri eventi. Prossimi progetti? A giugno l’anniversario della Marina Militare a Venezia, che oramai curiamo da tre anni, poi nuovi eventi per ora in fase di studio, sia in Italia che all’estero, una fitta attività editoriale in radio e su diverse riviste e poi le nostre consulenze. Le cose fondamentali per chi inizia a fare il cuoco ora? Saper usare la testa, farsi guidare nel proprio percorso dalle persone giuste, che sanno trasmettere qualcosa e non dal miraggio dei soldi. E poi essere capaci nella gestione e organizzazione del lavoro. Poi? Sfruttare il proprio talento, il nostro gruppo ha continui progetti, servono persone da valorizzare e stimolare. Si deve imparare a comunicare. Per esempio ho studiato anche il modo di comunicare in radio, con tempi stretti, frasi brevi e semplici. E poi lavoro anche nello still life per cinema e tv: esperienze che non vivendo dentro a un ristorante posso approfondire. Tendenze. Perché l’Italia è sempre seconda? Sono problemi politici, manca l’investimento, non c’è sostegno per chi fa sperimentazione, lo stesso Adrià è stato sostenuto. Abbiamo secoli di cultura, una ricchezza unica, anche gastronomica, tradizioni, prodotti. Questo sembra abbandonato. Chi fa innovazione, informazione, formazione, ricerca e cultura non è sostenuto da nessuno, si lavora a nostre spese e con le aziende ◆ ph Pino Polesi Come fa accettare alle industrie le produzioni artigianali? Semplice: se le industrie non vogliono capire, non possono lavorare e con noi. Un esempio? Le perle di Fabio Campoli, sono crocchette cremose, con burro vero e materie prime fresche. Anche se è un prodotto industrializzato è di qualità. Prossimo progetto un prodotto-lista spesa, piatti unici già dosati, con gli ingredienti già pronti per la ricetta. Tengo in ammollo per almeno ventiquattro ore il baccalà, cambiando per quattro o cinque volte l’acqua. Trito finemente le scorze degli agrumi, il prezzemolo e la melissa e li miscelo bene assieme all’olio. Taglio in quattro tranci il baccalà, lo asciugo e lo condisco con la salsina appena preparata, lasciandolo insaporire per venti minuti in frigorifero. A parte, lavo e pelo le patate, le taglio a fette e le sbianchisco per due minuti, quindi denocciolo le olive e le tengo da parte. Dalla carta da forno ricavo quattro rettangoli della dimensione di venti o venticinque centimetri, sistemo al centro il pesce, distribuisco una cucchiaiata di condimento alle erbe e agrumi, copro con le olive, le patate e i pezzetti di pomodorini. Spennello i bordi della carta con un po’ d’uovo sbattuto e ne piego i laterali, formando dei piccoli triangoli fino a sigillare tutto il bordo. Dispongo i cartocci in una teglia dai bordi alti. Faccio cuocere per venti minuti circa a 170 °C e li servo ben caldi. Ingredienti per 4 persone 300 g di capellini 300 g di seppie pulite 2 carciofi un limone 20 g di prezzemolo 10 g di peperoncino verde fresco 4 g di tisana digestiva (menta, anice stellato e verbena) uno spicchio d’aglio in camicia 60 g d’olio extravergine d’oliva dal fruttato delicato sale qb Fabio Campoli Capellini al nero di seppia e carciofi Per prima cosa preparo la tisana, mettendo in infusione per cinque minuti le erbe in acqua bollente. Poi la filtro, la metto in una ciotola, la faccio arrivare a temperatura ambiente e la ripongo in frigo per due ore. A questo punto mondo i carciofi lasciando la parte tenera intatta, poi li taglio a spicchi sottili in senso verticale e li immergo nella tisana ben raffreddata arricchita del succo del limone. Li faccio riposare per quattro ore in frigorifero, li scolo ben bene e li scotto in padella per cinque minuti con tre cucchiai d’olio e lo spicchio d’aglio schiacciato, senza coprire: in questo modo, la cottura risulterà bionda, perché non violenta. Alla fine, aggiungo il peperoncino tritato e regolo di sale. Nel frattempo, taglio a listarelle sottili le seppie, conservando le sacche. Metto in una pentola abbondante acqua per cuocere la pasta. A parte, svuoto le sacche di nero in una ciotola e diluisco con dell’acqua fredda, verso il tutto in un’altra padella col rimanente olio e scaldo appena. Faccio cuocere i capellini in acqua bollente, li scolo al dente e li verso direttamente nella padella con il nero, aggiungendo immediatamente le seppie, e cuocio al massimo per un minuto. Devo ricordare, però, a proposito dei cefalopodi, che è importante non cuocerli troppo, perché le loro carni, dopo una prima fase di cottura che le lascia morbide e ricche di succhi, subito dopo diventano gommose; questo spiega perché ho aggiunto i molluschi a crudo. Un errore che comunemente si fa a questo punto è quello di protrarre la cottura, fino a quando non sono divenute nuovamente morbide: ma, avendo ormai perso i liquidi ed essendosi la fibra rilasciata, il risultato finale sarà quello di una seppia stopposa. Comunque, tornando al piatto, in ultimo trito finemente del prezzemolo, ne cospargo i capellini e arricchisco coi carciofi tiepidi.