Studio metodologico sulla valutazione dello stato di

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Studio metodologico sulla valutazione dello stato di
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Università degli Studi di Genova
DISTAV, Dipartimento di Scienze della Terra,
dell'Ambiente
e e della Vita, Corso Europa 26,
Genova
www.dipteris.unige.it
CONTRATTO DI RICERCA
Studio metodologico sulla valutazione dello
stato di conservazione dei posidonieti
sottoposti a forte pressione di ancoraggi
ancoragg da
parte delle imbarcazioni da diporto
RELAZIONE FINALE
a cura di
Monica Montefalcone, Carla Morri, Giancarlo Albertelli, Carlo Nike
Bianchi
DiSTAV, Università degli Studi di Genova, Corso Europa 26, 16132 Genova
Genova, marzo 2013
1
INDICE
1. Premesse
pag. 3
2. Analisi delle informazioni esistenti
pag. 6
2.1 Studi sull’impatto degli ancoraggi nelle praterie di Posidonia
pag. 6
oceanica
2.2 Materiale cartografico
pag. 8
2.3 Individuazione di un gradiente di pressione degli ancoraggi
pag. 18
3. Materiali e metodi
pag. 22
3.1 Aree di studio
pag. 22
3.2 Attività di campo
pag. 27
3.3 Elaborazione dei dati
pag. 34
Densità dei fasci fogliari
pag. 34
Indici ecologici sintetici
pag. 35
3.4 Analisi dei dati
pag. 39
Correlazioni tra gli indici ecologici
pag. 39
Analisi univariata
pag. 40
Analisi multivariata
pag. 40
4. Risultati
pag. 41
4.1 Confronto metodologico
pag. 41
4.2 Prateria di Camogli
pag. 44
4.3 Prateria di Punta Pedale
pag. 47
4.4 Prateria di Riva Trigoso
pag. 50
4.5 Relazioni tra gli indici ecologici
pag. 53
4.6 Confronti tra le tre aree e analisi univariata
pag. 55
Densità dei fasci fogliari
pag. 55
Indice di Conservazione
pag. 56
Indice di Frammentazione
pag. 57
Indice di Patchiness
pag. 58
Indice di Struttura dell’Habitat
pag. 59
4.7 Analisi multivariata
pag. 61
5. Discussioni
pag. 64
Ringraziamenti
pag. 73
Bibliografia
pag. 74
2
1. PREMESSE
L’ancoraggio delle imbarcazioni da diporto, quando intensivo e non adeguatamente
regolato, può rappresentare una minaccia per la conservazione degli ecosistemi marini
costieri. In particolare, tra gli habitat costieri che si sviluppano tra gli 0 e i 20 m di
profondità, in quella fascia batimetrica dove la frequentazione degli ancoraggi è
maggiormente concentrata, le praterie di fanerogame marine risultano essere le più
vulnerabili all’azione meccanica delle ancore e dei sistemi di ormeggio sul fondale
(Robert, 1983; Walker et al., 1989; Francour et al., 1999; Montefalcone et al., 2006).
In Mediterraneo, le praterie della specie endemica Posidonia oceanica stanno subendo
fenomeni di regressione ad ampia scala (Peres, 1984; Marbà et al., 1996; Peirano e
Bianchi, 1997; Boudouresque et al., 2009) e l’ancoraggio da parte delle imbarcazioni da
diporto è stato identificato come una delle principali cause della loro regressione a
piccola scala (Francour et al., 1999). L’entità del danno arrecato dagli ancoraggi alle
praterie di P. oceanica può dipendere da numerosi fattori; tra questi, i più importanti
sembrano essere la frequenza ed il numero degli ancoraggi, le dimensioni delle
imbarcazioni, il modello di ancora utilizzato o la natura del substrato sul quale cresce la
pianta (Francour et al., 1999). L’impatto, inoltre, viene registrato dalla pianta a due
differenti livelli: i) a livello del singolo individuo (fascio fogliare) dove il danno meccanico
può essere causa diretta di scalzamento dei rizomi e lacerazione delle foglie (Walker et
al., 1989; Hastings et al., 1995; Ceccherelli et al., 2007); ii) a livello della popolazione
(prateria) dove il danno può causare riduzione nella densità e nel ricoprimento della
prateria (Montefalcone et al., 2008).
Una delle conseguenze principali del disturbo legato agli ancoraggi è la comparsa,
all’interno delle praterie, di chiazze di fondo nudo (sabbia o matte morta) che portano,
nel tempo, ad una graduale frammentazione del paesaggio con un conseguente
aumento del suo grado di eterogeneità, accompagnato da una perdita dell’integrità degli
ecosistemi presenti (Duarte et al., 2006).
Negli ultimi decenni diversi sforzi sono stati fatti per tutelare e salvaguardare le praterie
di P. oceanica: la specie è citata nell’Annesso I (specie rigorosamente protette) della
Convenzione di Berna e nell’Annesso II (specie minacciate) del Protocollo delle Aree
Specialmente Protette della Convenzione di Barcellona. Le praterie di P. oceanica sono
state inserite tra gli habitat prioritari nell’Annesso I della Direttiva “Habitat” EC
92/43/EEC del 21 maggio 1992 relativa alla Conservazione degli Habitat Naturali e della
Fauna e della Flora Selvatiche. La Direttiva definisce questi habitat prioritari come Siti di
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Importanza Comunitaria (SIC), la cui conservazione richiede la designazione di Aree
Speciali di Conservazione. P. oceanica, inoltre, è stata recentemente inserita nella “Red
List” dell’IUCN come una specie a basso rischio di estinzione a livello globale ma con
un trend di crescita della popolazione in costante declino (Short, 2011). Nonostante la
Comunità Europea abbia recentemente intrapreso azioni finalizzate alla protezione delle
praterie di P. oceanica, queste risultano notevolmente colpite dagli impatti locali legati
all’azione delle ancore delle barche da diporto, specialmente dove non sussistano
regolamentazioni adeguate o divieti formali, come ad esempio all’interno delle aree
marine protette (González-Correa et al., 2007).
Da queste premesse, risulta quindi fondamentale possedere strumenti adeguati per il
monitoraggio nel tempo degli effetti degli ancoraggi sui posidonieti, con il duplice
obiettivo di rendere sempre più efficaci e mirati gli interventi di gestione dei SIC e gli
sforzi per proteggere gli habitat presenti. Non esiste tuttora un protocollo standardizzato
per la valutazione degli effetti degli ancoraggi sulle praterie di P. oceanica.
Vi è attualmente un crescente interesse nell’uso di indici ecologici sintetici per la
valutazione dello stato di conservazione degli ecosistemi e della struttura dei paesaggi,
e per una loro gestione sostenibile (Hambright et al., 2000). Gli indici ecologici
possiedono, infatti, una serie di importanti requisiti: sono facilmente misurabili,
anticipatori, integrativi e sensibili agli stress ambientali. In generale, sono in grado di
“catturare la complessità di un ecosistema pur rimanendo sufficientemente semplici per
essere facilmente e routinariamente monitorati” (Dale e Beyeler, 2001). Un ulteriore
vantaggio legato all’utilizzo degli indici sintetici è che la loro misura non richiede la
raccolta di campioni; al contrario, la maggior parte dei descrittori utilizzati per
determinare lo stato di salute di una prateria di P. oceanica (come ad esempio i
parametri fenologici) richiedono il prelievo di campioni biologici e sono, pertanto, delle
tecniche distruttive (Buia et al., 2003). Come conseguenza del fatto che il principale
impatto degli ancoraggi avviene a livello della struttura della prateria, gli indici
paesaggistici che forniscano indicazioni sul grado di complessità, eterogeneità ed
integrità di un paesaggio, sembrano essere uno strumento adeguato per questo tipo di
valutazioni.
Il presente studio si propone quindi di rispondere a tre diversi obiettivi:
1) raccolta delle informazioni disponibili sulle pressioni e sugli impatti degli ancoraggi da
parte delle imbarcazioni da diporto in Liguria, al fine di individuare tre aree distinte
sottoposte a una differente pressione di ancoraggio;
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2) fornire gli elementi utili alla definizione di un protocollo di indagine standardizzato per
la valutazione dello stato di salute e dell’integrità delle praterie di P. oceanica sottoposte
a forte pressione di ancoraggi, che ottimizzi i tempi di rilevamento e che risulti uno
strumento efficace per il monitoraggio degli effetti nel tempo;
3) valutare lo stato di conservazione delle tre praterie selezionate lungo un gradiente
crescente di pressione degli ancoraggi.
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2. ANALISI DELLE INFORMAZIONI ESISTENTI
2.1 Studi sull’impatto degli ancoraggi nelle praterie di Posidonia oceanica
L’ancoraggio incontrollato da parte delle imbarcazioni da diporto sulle praterie di
Posidonia oceanica è stato ampiamente riconosciuto quale causa principale di impatto
diretto e di regressione a piccola scala (Francour et al., 1999). Molti studi hanno
descritto l’impatto negativo di queste attività sulle fanerogame marine dal punto di vista
qualitativo (Robert, 1983; Ceccherelli e Campo, 2002), ma solo pochi studi hanno
analizzato quantitativamente i cambiamenti nella struttura delle praterie (Walker et al.,
1989; Hastings et al., 1995; Ceccherelli et al., 2007). L’intensità del danno, inoltre, è
stato collegato con la tipologia delle ancore utilizzate, a loro volta dipendenti dalle
dimensioni delle imbarcazioni (Milazzo et al., 2004).
Il DISTAV (Università degli Studi di Genova) ha recentemente condotto tre studi
finalizzati alla valutazione dell’impatto degli ancoraggi sulle praterie di P. oceanica
(Gattorna et al., 2006; Montefalcone et al., 2006, 2008). Questi singoli casi di studio
hanno visto l’applicazione di differenti approcci per la valutazione degli effetti degli
ancoraggi sui posidonieti e sulla base di tali esperienze è stato possibile identificare
limiti e vantaggi di tali approcci. I tre approcci di indagine sono stati:
1)
Approccio di paesaggio (Montefalcone et al., 2006): in questo studio è stata
elaborata una cartografia di dettaglio (scala 1:1000) dell’area di studio (Prelo, Rapallo)
sulla base dei dati raccolti in immersione subacquea lungo transetti di profondità. Su
tale carta è visibile la struttura della prateria e sono visibili le aree di fondo caratterizzate
da matte morta, che sono una conseguenza diretta dell’impatto degli ancoraggi.
Successive elaborazioni sulla carta di dettaglio hanno permesso di applicare un indice
ecologico di stato, l’Indice di Conservazione (Montefalcone, 2009), mediante il quale è
stata fatta una valutazione sullo stato di salute del posidonieto. Tale approccio permette
risultati spazialmente espliciti ma è applicabile nel caso di disponibilità di cartografie di
dettaglio (con una scala almeno di 1:2000) o nel caso di posidonieti di limitata
estensione;
2)
Approccio fenologico e strutturale (Montefalcone et al., 2008): in questo studio
sono stati valutati gli effetti di un sistema di ancoraggio (catenarie) stagionalmente
deposto su di una prateria di P. oceanica (Prelo, Rapallo), utilizzando una serie di
6
descrittori standardizzati (fenologici e strutturali) secondo il disegno sperimentale del
BACI (Before After Control Impact). Il disegno ha previsto il confronto nel tempo (before
vs after, prima del posizionamento delle catenarie ad inizio della stagione estiva e
subito prima della loro rimozione all’inizio dell’autunno) di multipli siti di controllo (zone
di prateria senza catenarie) con multipli siti di impatto (zone di prateria dove insistono le
catenarie) (control vs impact). Lo studio ha chiaramente evidenziato come le catenarie
causino un impatto sulla struttura della prateria in termini di declino della densità dei
fasci fogliari (riduzione netta misurata tra il 10% e il 55% nelle aree maggiormente
impattate), di declino del ricoprimento % del fondo con P. oceanica viva e di aumento
dello scalzamento dei rizomi, causando inoltre la comparsa di ampie aree di matte
morta nella prateria. Al contrario, alcuni dei descrittori applicati a livello della pianta
(lunghezze fogliari, superfici fogliari, coefficiente A, etc.) non hanno mostrato una
risposta univoca all’impatto. Tale approccio richiede la raccolta di campioni in
immersione subacquea per la valutazione dei descrittori fenologici (biometria fogliare),
rilevamenti diretti in immersione per la determinazione dei descrittori strutturali (densità,
ricoprimento, scalzamento dei rizomi), assieme ad un disegno sperimentale rigoroso
replicato nel tempo e nello spazio;
3)
Approccio fisionomico (Gattorna et al., 2006): tale studio è stato condotto su una
prateria di P. oceanica in Sardegna (Tavolara, Olbia) e si è basato su un’assunzione di
base generica che ipotizzava come barche di piccole dimensioni utilizzassero ancore
piccole e ancorassero a bassa profondità, mentre barche di maggiori dimensioni
avessero ancore più grosse ed ancorassero a maggiori profondità. In particolare, è
stato osservato che nelle porzioni superficiali delle praterie (0-5 m) le barche che
solitamente ancorano abbiano una lunghezza inferiore ai 6 m e utilizzino le ancore
Danforth e Folding a grappino. Nelle porzioni intermedie (5-10 m) le barche che
ancorano hanno una lunghezza generalmente compresa tra i 6 e i 16 m ed utilizzano
ancore Danforth, Bruce, Cqr e Hall. Nelle porzioni più profonde (10-30 m) le barche
hanno una lunghezza superiore ai 16 m e usano solitamente le ancore Hall. Lo studio
ha previsto rilevamenti in immersione subacquea in stazioni puntiformi stratificate in tre
differenti intervalli di profondità, dove sono stati raccolti i dati relativi ad una serie di
descrittori strutturali della prateria (ricoprimento e numero di chiazze di posidonia). Dai
dati sono stati elaborati due indici ecologici di stato, l’Indice di Conservazione
(Montefalcone, 2009) e l’Indice di Frammentazione, quest’ultimo al fine di misurare il
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grado di frammentazione del paesaggio (Montefalcone et al., 2010). È stato evidenziato
come le diverse tipologie di ancore abbiano un impatto differente sulla prateria di
P. oceanica. Le zone più superficiali e quelle più profonde di prateria sono risultate
maggiormente impattate in termini di riduzione dei valori di ricoprimento, di comparsa di
aree di matte morta e di incremento nel grado di frammentazione della prateria.
L’utilizzo delle ancore Folding a grappino, che sono quelle maggiormente penetranti nel
substrato (Milazzo et al., 2004), combinato con il numero elevato di piccole imbarcazioni
che ancorano nelle zone più superficiali di prateria, hanno quindi causato il maggiore
impatto. Similmente, l’impatto evidenziato a maggiori profondità è stato causato dalle
ancore di maggiori dimensioni e peso. Tale approccio si presta bene a survey speditivi,
permettendo sia la raccolta in immersione subacquea dei descrittori strutturali della
prateria sia una valutazione dell’impatto nelle differenti fasce batimetriche.
2.2 Materiale cartografico
Per
valutare
la
fattibilità
di
applicare
un
approccio
paesaggistico
basato
sull’elaborazione di indici ecologici ottenuti dalle informazioni riportate su carte
tematiche (Montefalcone et al., 2006), una delle analisi preliminari condotta sulle tre
aree di indagine ha avuto lo scopo di raccogliere tutto il materiale cartografico esistente.
Per l’area di Camogli sono state recuperate tre cartografie:
1) la carta presente nella Tavola 30 dell’Atlante delle fanerogame marine della Liguria
(Bianchi e Peirano,1995), con scala 1:25000 (Fig. 1);
2) la carta tematica realizzata da Venturini (2005) durante l’elaborazione della sua tesi
di laurea, con scala 1:5000 (Fig. 2);
3) la carta presente nella tavola 55 dell’Atlante degli habitat marini della Liguria
(Diviacco e Coppo, 2006) (Fig. 3), con scala 1:10000. I dati riportati su tale carta, relativi
al 2006, sono stati in seguito aggiornati con i dati raccolti al 2009 (Fig. 4).
Su tutte le cartografie è possibile identificare una prateria di P. oceanica che si sviluppa
in modo continuo lungo la falesia del Promontorio di Portofino, dall’abitato di Camogli
fino a Porto Pidocchio, da una profondità cha varia tra i 3-5 m fino ad una profondità
massima di circa 30 m. Il limite superiore si sviluppa su di un fondale di roccia ed
appare quindi notevolmente frammentato per condizioni naturali, mentre tutta
l’estensione del limite inferiore è caratterizzata dalla presenza di matte morta, che si
8
spinge in profondità molto oltre la batimetrica dei 30 m. Sulla carta di Venturini (2005) e
sulla carta di Diviacco e Coppo (2006) è inoltre riportata la zona occupata dalla tonnara.
Fig. 1: Tavola 30 presente nell’Atlante delle fanerogame marine della Liguria (Bianchi e
Peirano, 1995).
9
Fig. 2: estratto della carta elaborata da Venturini (2005) nella sua tesi di laurea.
10
Fig. 3: Tavola 55 presente nell’Atlante degli habitat marini della Liguria (Diviacco e
Coppo, 2006).
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Fig. 4: estratto della carta della zona di Punta Chiappa presente nell’Atlante degli
habitat marini della Liguria (Diviacco e Coppo, 2006), aggiornata al 2009.
Per l’area di Punta Pedale sono state recuperate quattro cartografie:
1) la carta presente nella Tavola 30 dell’Atlante delle fanerogame marine della Liguria
(Bianchi e Peirano,1995), con scala 1:25000 (si veda Fig. 1);
2) la carta tematica realizzata da Baudana (2005) durante l’elaborazione della sua tesi
di laurea, con scala 1:5000 (Fig. 5);
3) la carta presente nella tavola 58 dell’Atlante degli habitat marini della Liguria
(Diviacco e Coppo, 2006) (Fig. 6), con scala 1:10000. I dati riportati su tale carta, relativi
al 2006, sono stati in seguito aggiornati con i dati raccolti al 2009 (Fig. 7);
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4) la carta realizzata da Venturini (2011) nell’ambito di uno studio commissionato
dall’Area Marina Protetta (AMP) di Portofino per valutare lo stato delle praterie di
P. oceanica all’interno dell’AMP, elaborata ad una scala di 1:10000 (Fig. 8).
Su tutte e quattro le cartografie è possibile identificare una prateria di P. oceanica che si
sviluppa da una profondità cha varia tra i 3-5 m fino ad una profondità massima di circa
16-18 m. Il limite superiore appare notevolmente frammentato da estese radure di
sabbia, da affioramenti rocciosi e da aree di matte morta. Tutta l’estensione del limite
inferiore è caratterizzata dalla presenza di matte morta, che si spinge in profondità
molto oltre la batimetrica dei 20 m. Un fenomeno di regressione in atto su questa
prateria era stato già segnalato da Bianchi e Peirano (1995).
Fig. 5: estratto della carta elaborata da Baudana (2005) nella sua tesi di laurea.
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Fig. 6: Tavola 58 presente nell’Atlante degli habitat marini della Liguria (Diviacco e
Coppo, 2006).
Fig. 7: estratto della carta della zona di Santa Margherita Ligure presente nell’Atlante
degli habitat marini della Liguria (Diviacco e Coppo, 2006), aggiornata al 2009.
14
Fig. 8: estratto della carta elaborata da Venturini (2011) per l’AMP di Portofino.
Per l’area di Riva Trigoso sono state recuperate due cartografie:
1) la carta presente nella Tavola 33 dell’Atlante delle fanerogame marine della Liguria
(Bianchi e Peirano,1995), con scala 1:25000 (Fig. 9);
2) la carta presente nella Tavola 64 dell’Atlante degli habitat marini della Liguria
(Diviacco e Coppo, 2006) (Fig. 10), con scala 1:10000. I dati riportati su tale carta,
relativi al 2006, sono stati in seguito aggiornati con i dati raccolti al 2009 (Fig. 11).
Sulle carte è possibile identificare una prateria di P. oceanica che si estende da una
profondità cha varia tra i 2-3 m fino a una profondità massima di circa 24 m. Il limite
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superiore si sviluppa su di un fondale di roccia e grossi massi provenienti da riva ed
appare pertanto frammentato per condizioni naturali. Lungo il limite inferiore è visibile
un’estesa area di matte morta, che non si spinge mai oltre la batimetrica dei 25 m. Una
regressione in atto in corrispondenza del limite inferiore di questa prateria era già stata
evidenziata da Bianchi e Peirano (1995).
Fig. 9: Tavola 33 dell’Atlante delle fanerogame marine della Liguria (Bianchi e
Peirano,1995).
16
Fig. 10: Tavola 64 presente nell’Atlante degli habitat marini della Liguria (Diviacco e
Coppo, 2006).
Fig. 11: estratto della carta della zona tra Punta Manara e Riva Trigoso presente
nell’Atlante degli habitat marini della Liguria (Diviacco e Coppo, 2006), aggiornata al
2009.
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2.3 Individuazione di un gradiente di pressione degli ancoraggi
La Regione Liguria ha affidato negli anni 2006-2007 all’Osservatorio Ligure per la
Pesca e l’Ambiente (OLPA) uno studio dal titolo “Relazione sui popolamenti marini
bentonici (RB). Pressione ed impatto dovuti ad ormeggi ed ancoraggi” (Regione Liguria,
2011). In questo studio è stata effettuata una valutazione quantitativa e cartografica
della frequenza degli ancoraggi da parte delle imbarcazioni da diporto lungo l’arco
costiero ligure. I dati sono stati raccolti attraverso la consultazione dell’archivio di foto
aeree e satellitari della Regione Liguria realizzate nel periodo estivo e con risoluzione
sufficiente all’individuazione di tutte le unità da diporto, ovvero:
•
ortofoto derivate dal volo costiero dell’anno 1999;
•
ortofoto derivate dal volo basso costiero del 2003;
•
foto prospettiche del 2006 eseguite da elicottero lungo tutta la costa della riviera
ligure.
Attraverso l’analisi delle sopracitate fotografie si è effettuato un conteggio delle
imbarcazioni da diporto che insistevano sui fondali della riviera ligure nei tre momenti.
Al fine di verificare la validità dell’approccio, il conteggio delle unità da diporto presenti è
stato ripetuto in alcuni siti pilota con una metodologia più diretta e sistematica: fotografie
giornaliere, scattate da terra da punti fissi, durante la stagione estiva 2007. Tali
informazioni sono state in seguito utilizzate per fare una stima degli impatti effettivi e per
l’individuazione dei siti critici lungo l’arco costiero ligure. Sono state quindi individuate
come zone di elevato interesse turistico e di alta frequentazione diportistica: Porto
Pidocchio (Camogli, GE), Paraggi e Punta Pedale (Rapallo, GE), la Baia del Silenzio e
Riva Trigoso (Sestri Levante, GE). Dall’analisi della frequentazione delle imbarcazioni
da diporto gravitanti in queste zone è stato possibile evidenziare come tale fenomeno
fosse rilevante e da non sottovalutare, per il quale saranno necessari specifici
approfondimenti di settore. Un’analisi complessiva dei dati ha evidenziato come la
fascia di mare interessata dal fenomeno sia risultata particolarmente ristretta e molto
prossima alla costa, nell’ordine delle poche centinaia di metri; l’isobata dei 30 m sembra
rappresentare un limite fisiologico all’ancoraggio delle unità da diporto. In Fig. 12 e in
Fig. 13 sono riportati due esempi di foto scattate dalla costa a Paraggi-Punta Pedale e a
Riva Trigoso nell’estate del 2007, che evidenziano la notevole concentrazione di
imbarcazioni ancorate in corrispondenza della prateria di Posidonia oceanica.
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In uno studio recente condotto nell’ambito di una tesi di master universitario intitolato
“Progetto di gestione integrata della zona costiera nel SIC di Punta Manara: buone
pratiche di sostenibilità ambientale” (Battaglia, 2011) sono stati effettuati dei rilevamenti
visivi dalla spiaggia di Riva Trigoso principalmente durante i mesi di luglio e agosto
2011, durante i quali sono state scattate fotografie e sono stati effettuati conteggi diretti
del numero di imbarcazioni all’ancora presenti ogni giorno nella zona in oggetto. Inoltre,
lo studio è stato affiancato da un’analisi del materiale fotografico presente negli archivi
della Regione Liguria risalente alla stagione estiva del 2007, dal quale è stato calcolato
il numero di imbarcazioni all’ancora presenti ogni giorno durante la stagione estiva. Da
questo studio è stato così possibile ottenere il numero medio di imbarcazioni all’ancora
al giorno nella zona di Riva Trigoso durante la stagione estiva (Tabella 1).
Fig. 12: foto scattata a Paraggi-Punta Pedale, nell’Area Marina Protetta di Portofino, ad
agosto del 2007 (tratta da Regione Liguria, 2011).
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Fig. 13: foto scattata a Riva Trigoso, nella zona di Punta Manara, ad agosto del 2007
(tratta da Regione Liguria, 2011).
Nell’area del Promontorio di Portofino compresa tra Camogli e Porto Pidocchio è
presente una zona dove storicamente viene posizionata una “tonnara” durante la
stagione estiva per la pesca al tonno. La protezione dovuta alla presenza dell’impianto
della tonnara è un caso praticamente unico a livello regionale di un tratto di fondale non
protetto, privo di incidenza degli ancoraggi o di altri impatti antropici. Durante la
stagione estiva 2007, alla fine del mese di Agosto, sono state scattate delle fotografie
subacquee all’esterno e all’interno della Tonnara di Camogli per verificare quale fosse
lo stato della prateria di Posidonia oceanica in quest’area. All’interno della tonnara la
copertura di P. oceanica si presentava compatta ed omogenea, mentre all’esterno
erano presenti diffuse aree di fondale non ricoperto, dovute al passaggio ed all’effetto
aratro delle ancore (Regione Liguria, 2011).
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Tabella 1: frequentazione delle barche da diporto nell’area di Riva Trigoso durante la
stagione estiva (giugno-luglio/agosto) (da Battaglia, 2011).
RIVA TRIGOSO
2007
Nº imbarcazioni totali 1 luglio-26 agosto
539
Nº imbarcazioni totali 23 giugno-21 agosto
2011
giorni
57
575
57
Nº imbarcazioni totali giorni festivi
306
339
17
Nº imbarcazioni totali giorni feriali
233
236
40
N° medio barche/die (giugno-luglio/agosto)
9,46
10,09
N° medio barche/die stagione estiva
9,77 ± 0,45
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3. MATERIALI E METODI
3.1 Aree di studio
Sulla base delle informazioni disponibili e al fine di valutare lo stato attuale di
conservazione dei posidonieti sottoposti a forte pressione di ancoraggi da parte delle
imbarcazioni da diporto, questo studio è stato realizzato in tre aree distinte della Liguria,
utilizzando un disegno di campionamento che prevedesse il confronto di aree
sottoposte a differente pressione di ancoraggi. Grazie ai risultati ottenuti dagli studi
condotti dalla Regione Liguria (2011) e da Battaglia (2011) sulla frequentazione da
parte delle imbarcazioni da diporto in Liguria, sono state individuate le tre aree (Fig. 14)
lungo un gradiente crescente di pressione degli ancoraggi:
1) l’area di Camogli (GE), in particolare la prateria di P. oceanica che si sviluppa sui
fondali interessati dal posizionamento della storica “tonnara” di Camogli (Fig. 15). In
tutta questa zona, dove ogni anno da aprile a ottobre viene posizionata la tonnara, è
formalmente interdetta la navigazione e ogni tipo di ancoraggio. Pertanto, possiamo
ipotizzare una pressione nulla di ancoraggio delle imbarcazioni da diporto in quest’area
durante la stagione estiva.
La tonnara di Camogli ha origini molto antiche, le prime notizie risalgono al 1600,
mentre nel 1300 esisteva un impianto di questo tipo a Santa Margherita Ligure, poi
sparito. È situata nella zona prospicente Punta Chiappa ed è attualmente una delle tre
ancora esistenti in Italia, gestita dalla Cooperativa Pescatori locale. E’ l’unica rimasta in
Liguria e nel Tirreno (le altre due sono localizzate a Favignana in Sicilia e a Porto Scuso
in Sardegna). La tonnara è costituita da reti messe in mare secondo uno schema fisso.
Da sempre la rete viene posizionata nello stesso posto, a circa 400 m da Punta
Chiappa, in direzione di Camogli e viene legata a terra ad uno scoglio posto in una
piccola insenatura del Promontorio di Portofino. La rete di sbarramento da terra chiude
il passaggio dei pesci e li guida dalla tonnara verso una prima grande camera di
raccolta. La struttura prosegue poi con un sacco detto “leva”, con maglie che si
stringono sempre di più per finire nella “camera della morte”. Per bloccare la tonnara
sono usati una trentina di ancorotti attraccati a grosse pietre, mentre per mantenere le
reti in superficie i pescatori applicano galleggianti di plastica. Le barche posizionate
all’esterno giocano un ruolo molto importante. Da bordo infatti vengono dirette ed
effettuate tutte le operazioni di pesca;
22
2) l’area di Riva Trigoso (Sestri Levante, GE), si trova tra il versante orientale di Punta
Manara e l’abitato di Riva Trigoso (Fig. 16). In quest’area è stata riscontrata una
pressione intermedia di ancoraggi, stimata con un numero medio di imbarcazioni al
giorno nella stagione estiva pari a 9,8 (±0,45) ed un numero massimo raggiunto in un
giorno pari a 100 imbarcazioni (Battaglia, 2011);
3) l’area di Punta Pedale (Santa Margherita Ligure, GE) si trova tra la baia di Paraggi e
l’abitato di Santa Margherita Ligure (Fig. 17); in quest’area è stata individuata una
pressione alta di ancoraggi, stimata con un numero medio di imbarcazioni al giorno
nella stagione estiva pari a 15 ed un numero massimo raggiunto in un giorno pari a 150
imbarcazioni (Regione Liguria, 2011).
Fig. 14: localizzazione delle 3 aree indagate in questo studio. CM = Camogli;
PP = Punta Pedale; RT = Riva Trigoso.
23
Fig. 15: area di Camogli, dove è visibile anche la tonnara.
Fig. 16: area di Punta Pedale.
24
Fig. 17: area di Riva Trigoso.
L’area di Camogli è compresa all’interno del SIC IT1332674 (Fondali Monte di
Portofino) e si trova all’interno nella zona C dell’Area Marina Protetta Nazionale di
Portofino, che è anche ente gestore del SIC. Nella zona prospiciente a Porto Pidocchio
l’ente gestore ha recentemente disciplinato l’ancoraggio vietando l’ingresso alle
imbarcazioni superiori a 10 m di lunghezza; inoltre, è stata predisposta una zona di
ormeggio con sistema di ancoraggio ecocompatibile. L’area di Punta Pedale è
compresa nel SIC IT1332674 (Fondali Monte di Portofino) e in parte nella zona C
dell’Area Marina Protetta Nazionale di Portofino che è anche gestore del SIC. In tutta
quest’area è attualmente permesso l’ancoraggio. L’area di Riva Trigoso è compresa nel
SIC IT1333369 (Fondali di Moneglia) il cui ente gestore è la Regione Liguria. Dall’estate
del 2012 è stato predisposto un campo boe per la regolamentazione degli ancoraggi
(Fig. 18), secondo l’ordinanza di sicurezza balneare n. 077 del 21.05.2012 della
Guardia Costiera.
25
Fig. 18: campo boe realizzato nella zona di Riva Trigoso nel 2012 per regolamentare
l’ancoraggio.
26
3.2 Attività di campo
Sulla base delle tre esperienze pregresse condotte dal DISTAV (Gattorna et al., 2006;
Montefalcone et al., 2006, 2008) e dopo un’attenta valutazione dei limiti e dei vantaggi
di ciascuno dei tre approcci sperimentati, è stato elaborato un nuovo protocollo di
rilevamento che racchiudesse in se una sintesi dei vantaggi emersi dalle tre esperienze.
Non avendo a disposizione, per le tre aree di indagine, una cartografia di adeguato
dettaglio che permettesse l’applicazione di un approccio paesaggistico basato
sull’elaborazione di indici ecologici misurati direttamente sulle carte (la scala minima
delle carte è di 1:5000) si è quindi deciso di applicare un approccio fisionomico
(Gattorna et al., 2006) che permettesse di descrivere la struttura e lo stato di salute
delle praterie, attraverso l’utilizzo combinato di descrittori strutturali (Montefalcone et al.,
2008), di indici ecologici di stato e di indici paesaggistici (Gattorna et al., 2006;
Montefalcone et al., 2006).
In ciascuna delle 3 aree (Camogli = CM, Punta Pedale = PP, Riva Trigoso = RT) sono
stati effettuati rilevamenti diretti in immersione subacquea con autorespiratore ad ARA.
Le attività di rilevamento sono state condotte dal 12 al 26 ottobre 2012. I rilevamenti
subacquei sono stati effettuati esclusivamente da operatori scientifici qualificati
utilizzando come normativa di riferimento per l’immersione scientifica il codice di pratica
dell’Unesco (Scientific Diving: a general code of practice, edizione del 1996 e
aggiornamenti successivi) e adottando gli standard previsti dalla Comunità Europea
(ESD, European Scientific Diver, e AESD, Advanced European Scientific Diver, MAST
CT 96-6351, Maggio 1997) (http://www.aioss.info/).
Sulla base delle cartografie esistenti per le tre aree in esame sono stati selezionati due
siti, distanti almeno 500 m l’uno dall’altro, identificati come SITO 1 e SITO 2. In ciascun
sito i rilevamenti sono stati condotti in due distinte fasce batimetriche:
•
fascia superficiale (tra il limite superiore della prateria e i 5 m di profondità),
identificata come stazione a 5 m (s);
•
fascia profonda (tra i 12 m e i 15 m di profondità), identificata come stazione a 15
m (d).
Le coordinate geografiche di ogni sito sono state registrate in un ricevitore GPS
(Garmin) presente sulla barca d’appoggio, riferito all’ellissoide WGS 84 (Tabella 2). Il
27
personale presente sulla barca d’appoggio ha anche curato gli aspetti legati alla
sicurezza in mare. La profondità è stata misurata con un computer da immersione, la
cui precisione è intorno ai 30 cm. La direzione sott’acqua è stata mantenuta con una
bussola subacquea. Nelle figure 19 e 20 sono visibili i punti di entrata delle immersioni
nei due siti di Camogli, nelle figure 21 e 22 sono visibili i punti di entrata delle
immersioni nei due siti di Punta Pedale e nelle figure 23 e 24 quelli nei due siti di Riva
Trigoso.
Tabella 2: coordinate geografiche (Lon/Lat, riferite all’ellissoide WGS 84) dei punti di
entrata delle immersioni in ciascun sito individuato nelle tre praterie indagate.
Prateria
Camogli
Punta Pedale
Riva Trigoso
Sito
Lon (E)
Lat (N)
1
44°19,842’
009°09,082’
2
44°19,773’
009°09,024’
1
44°19,160’
009°12,948’
2
44°19,125’
009°12,924’
1
44°15,319’
009°24,791’
2
44°15,225’
009°24,674’
28
Fig. 19: punto di entrata dell’immersione nel sito 1 di Camogli. Foto di M. Montefalcone.
Fig. 20: punto di entrata dell’immersione nel sito 2 di Camogli. Foto di M. Montefalcone.
29
Fig. 21: punto di entrata dell’immersione nel sito 1 di Punta Pedale. Foto di M.
Montefalcone.
Fig. 22: punto di entrata dell’immersione nel sito 2 di Punta Pedale. Foto di M.
Montefalcone.
30
Fig. 23: punto di entrata dell’immersione nel sito 1 di Riva Trigoso. Foto di M.
Montefalcone.
Fig. 24: punto di entrata dell’immersione nel sito 2 di Riva Trigoso. Foto di M.
Montefalcone.
31
In ciascun sito e per ciascuna fascia batimetrica sono stati realizzati 4 transetti, ognuno
di lunghezza pari a 50 m e distanziati almeno 10 m l’uno dall’altro, per un totale di 16
transetti per prateria ed un totale di 48 transetti per tutte e tre le aree di indagine. Il
transetto era definito da una bindella centimetrata stesa sul fondo parallelamente alla
linea di riva, e quindi a profondità costante, minimizzando così la variabilità ambientale
e consentendo di studiare la composizione quali-quantitativa dell’ambiente (Bianchi et
al., 2003).
I rilevamenti dei dati utili alla valutazione dello stato di salute delle praterie e
all’elaborazione degli indici ecologici sintetici sono stati effettuati attraverso due
tecniche differenti che sono state applicate contemporaneamente lungo ciascuno dei 48
transetti, permettendo così anche un successivo confronto metodologico tra le due
tecniche di rilevamento. I dati sono stati rilevati attraverso la tecnica del Belt Transect
(BT) e la tecnica del Line Intercept Transect (LIT) (Bianchi et al., 2003). Per il BT si usa
la cima centimetrata come riferimento, il rilevamento viene effettuato lungo una fascia di
area definita ai lati di essa, la cui ampiezza è di 1 m, coprendo così una superficie paria
a 50 m2 con ogni transetto (Fig. 25). Nuotando ad un’altezza dal fondo pari a circa 3 m,
ogni m2 lungo la cima viene stimato visivamente il ricoprimento % di tutti i tematismi
presenti all’interno della superficie (Montefalcone, 2009), nel nostro caso P. oceanica,
sabbia, roccia e matte morta, ottenendo un totale di 50 rilevamenti per transetto.
Per il LIT si usa la medesima cima centimetrata come riferimento (Fig. 26) lungo la
quale viene registrata l’intercetta al centimetro in ogni punto in cui cambia il tematismo
sotto la cima. La misura di ogni tematismo (L) è la distanza tra le intercette registrate, e
viene ricavata per differenza. Per calcolare il ricoprimento percentuale (R%) di ogni
tematismo x lungo un transetto di lunghezza T, si applica la formula:
Rx% = Lx/T × 100
32
Fig. 25: Rappresentazione schematica del Belt Transect. T = transetto (50 m nel nostro
caso); W = ampiezza della fascia del BT (1 m nel nostro caso) (da Bianchi et al., 2003).
Fig. 26: Rappresentazione schematica del Line Intercept Transect. T = transetto (50 m
nel nostro caso); L = lunghezza del segmento di cima che ricopre un organismo o un
tratto di substrato; cm = intercetta al centimetro del nuovo organismo o substrato sotto
la cima del LIT (da Bianchi et al., 2003).
Attraverso la tecnica del BT sono stati quindi raccolti esclusivamente dati strutturali
sottoforma di ricoprimento % dei tematismi di interesse (P. oceanica, sabbia, roccia e
matte morta), mentre con la tecnica del LIT sono stati registrati dati di occupazione
33
lineare di ciascuno dei suddetti tematismi, che sono stati successivamente trasformati in
dati di ricoprimento %. Lungo ciascun transetto, inoltre, lo stato di salute della prateria è
stato valutato anche mediante il conteggio diretto della densità assoluta dei fasci
fogliari. I conteggi di densità sono stati effettuati dai ricercatori subacquei dopo aver
lasciato cadere, in modo casuale al di sopra della prateria, una cornice quadrata di 40
cm x 40 cm, in un numero di repliche per ogni transetto pari a 5.
3.3 Elaborazione dei dati
Densità dei fasci fogliari
La densità assoluta è stata espressa come numero dei fasci presenti su ogni m2 di
fondo ed i valori medi di densità assoluta per ogni sito e fascia batimetrica sono stati
successivamente classificati secondo gli stadi previsti da Giraud (1977), da Pergent et
al. (1995) e da Buia et al. (2003) (Fig. 27). È stato calcolato il valore medio di densità
assoluta per fascia batimetrica in ogni prateria, ovvero mediando i valori ottenuti nei 2
siti.
Fig. 27: classificazione dei valori medi di densità assoluta (da Buia et al., 2003).
34
Indici ecologici sintetici
Dai valori medi di ricoprimento % del fondo con P. oceanica, con matte morta, con
sabbia e con roccia registrati in ciascun BT e derivati da ciascun LIT, sono stati
elaborati una serie di indici ecologici sintetici per ciascun transetto in corrispondenza
delle due fasce batimetriche (superficiale e profonda). In particolare, sono stati calcolati
l’Indice di Conservazione (CI) e l’Indice di Frammentazione (FI) sia attraverso i dati
registrati con la tecnica dei BT (indicati con la sigla CI-BT e FI-BT) sia con i dati rilevati
con la tecnica dei LIT (indicati con la sigla CI-LIT e FI-LIT); i valori ottenuti sono stati
successivamente confrontati tra loro per valutare la coerenza dei due metodi di
rilevamento. Dai dati registrati con i LIT è stato anche elaborato l’Indice di Patchiness
(PI), mentre con i dati registrati lungo i BT è stato elaborato l’Indice di Struttura
dell’Habitat (HS).
Indice di Conservazione (CI)
Il CI (Moreno et al., 2001; Montefalcone et al., 2006) misura l’abbondanza relativa di
matte morta rispetto a P. oceanica viva e viene calcolato mediante la formula:
CI = P/(P+D)
dove P è la percentuale di ricoprimento del fondo con posidonia viva mentre D è la
percentuale di ricoprimento del fondo con matte morta. L’indice varia tra 0 (minimo stato
di conservazione) e 1 (massimo stato di conservazione). I valori di CI ottenuti per
ciascun transetto (4 valori per fascia batimetrica) sono stati mediati per ciascuno dei
due siti e successivamente è stato ottenuto un valore medio di CI per ciascuna fascia
batimetrica di ogni prateria, mediando i due siti. I valori medi per prateria sono stati
classificati secondo la scala proposta da Montefalcone (2009), che prevede 5 livelli di
qualità per classificare lo stato di salute delle praterie, in analogia con la Direttiva
Quadro per le Acque (WFD) e la Direttiva Quadro per il Mare (MSFD) della Comunità
Europea:
35
Fig. 28: scala di classificazione dell’Indice di Conservazione (da Montefalcone, 2009).
Indice di Frammentazione (FI)
Il FI (Gattorna et al., 2006) è un indice che fornisce indicazioni sul grado di erosione
della prateria, che porta alla comparsa di canali o chiazze di sabbia e di aree di matte
morta all’interno della prateria e causa quindi frammentazione del paesaggio. Il FI viene
calcolato mediante la formula:
FI = 1-∑pi2
dove pi = xi/100 e xi è la percentuale di ricoprimento di ogni tematismo presente lungo il
transetto. L’indice varia tra 0 (minimo grado di frammentazione) e 1 (massimo grado di
frammentazione). I valori di FI ottenuti per ciascun transetto (4 valori per fascia
batimetrica) sono stati mediati per ciascuno dei due siti e successivamente è stato
ottenuto un valore medio di FI per ciascuna fascia batimetrica di ogni prateria,
mediando i due siti.
Indice di Patchiness (PI)
L’indice PI (Montefalcone et al., 2010) è un indice che misura il grado di eterogeneità di
una prateria, inteso come il numero di chiazze o canali di sabbia, il numero di chiazze di
matte morta o il numero di chiazze di roccia che interrompono la continuità di una
prateria. Dai dati registrati lungo i LIT è possibile ricavare il numero di chiazze di
P. oceanica presenti. Una chiazza è definita come un’unità discreta e continua di
posidonia che mostra dei confini ben definiti ed è circondata da una matrice non
vegetata dalla quale è possibile distinguerla facilmente. La dimensione minima per
identificare una chiazza discreta di posidonia è stata definita in 1 m2. Il numero di
chiazze è stato ampiamente identificato come un indicatore adeguato per misurare il
grado di frammentazione di una prateria di fanerogama marina (Hovel e Lipcius, 2002);
36
pertanto, in ciascun transetto è stato calcolato il PI attraverso la seguente formula:
PI = (N/L) x 100
dove N è il numero di chiazze di P. oceanica contate lungo un LIT, L è la lunghezza
totale del transetto in metri (50 m nel nostro caso). Valori elevati di PI corrispondono a
gradi elevati di frammentazione del paesaggio. In ciascun sito, i valori ottenuti per
ciascun transetto (4 valori per fascia batimetrica) sono stati mediati per ciascuno dei
due siti e successivamente è stato ottenuto un valore medio di PI per ciascuna fascia
batimetria di ogni prateria, mediando i due siti.
Indice di Struttura dell’Habitat (HS)
In Australia è stato recentemente sviluppato un nuovo metodo per quantificare la
struttura dei paesaggi principalmente caratterizzati dalle praterie di fanerogame marine
(Irving, 2009), che ha portato all’elaborazione dell’indice di Struttura dell’Habitat (HS).
L’indice integra nella sua formulazione un insieme di variabili paesaggistiche, ovvero
l’estensione dell’habitat, la sua densità, l’identità delle specie presenti, la continuità e la
prossimità tra le varie specie presenti. Per il calcolo dell’HS i dati vengono raccolti lungo
i BT di 50 m di lunghezza (che coprono quindi una superficie di 50 m2), sottoforma di
valori di ricoprimento % di P. oceanica (o di altre specie di fanerogame marine
eventualmente presenti, come ad esempio Cymodocea nodosa) che sono stati registrati
nei 50 quadrati di 1 m2 lungo la cima. Le variabili paesaggistiche integrate nell’HS sono:
1) Area (A). La quantità totale di posidonia presente lungo il transetto viene calcolata
attraverso la formula A = (Aoss/Amax) x 100, dove:
Aoss = l’area totale di posidonia misurata lungo il transetto. Ad esempio, se in 1 m2
lungo il BT posidonia ricoprisse solo parzialmente la superficie, con un
ricoprimento pari al 65%, Aoss = 0,65 m2. I 50 valori di Aoss calcolati lungo un
BT vengono successivamente sommati per ottenere un valore totale di Aoss
lungo il transetto
Amax = l’area massima possibile occupata da posidonia lungo il transetto, nel nostro
caso 50 m2.
2) Continuità (C). Il numero di chiazze di posidonia presenti lungo il transetto vengono
calcolate attraverso la formula C = [(Cmax-Coss)/(Cmax-Cmin)] x 100, dove:
37
Cmax = il numero totale di quadrati da 1 m2 contenenti posidonia al loro interno
Coss = il numero di chiazze di posidonia osservate lungo il transetto, definite dalla
presenza di quadrati limitrofi senza posidonia
Cmin = il numero minimo di chiazze di posidonia possibile per il transetto, nel nostro
caso pari a 1 chiazza.
3) Prossimità (P). La distanza tra le chiazze di posidonia all’interno del transetto viene
calcolata attraverso la formula P = [(Pmax-Poss)/(Pmax-Pmin)] x 100, dove:
Pmax = la distanza massima possibile tra una singola chiazza di posidonia e un’altra
chiazza o la fine del transetto, nel nostro caso 50 m – 1 m = 49 m
Poss = la somma della distanza più piccola e della distanza più grande osservata tra
le chiazze di posidonia. Ad esempio, se la distanza tra quattro chiazze è 1 m,
3 m, 3 m e 5 m, Poss = 1 + 5 = 6
Pmin = la distanza minima possibile tra due chiazze di posidonia, o tra la chiazza e la
fine del transetto, nel nostro caso pari a 1 m.
4) Ricoprimento % (R). Il valore medio di ricoprimento % di posidonia lungo il transetto
viene calcolato come R = (Ross/Rmax) x 100, dove:
Ross = il valore medio di ricoprimento “integrato” lungo il transetto, ovvero a tutti i
quadrati dove R>90% viene assegnato un valore pari a 3 (alti valori), a tutti i
quadrati dove 40%<R<90% viene assegnato un valore pari a 2 (valori medi),
a tutti i quadrati dove R<40% viene assegnato un valore pari a 1 (bassi
valori). Il numero di quadrati presenti in ciascuna delle tre classi di
ricoprimento viene quindi moltiplicato per il valore corrispondente alla classe
ed infine il valore totale ottenuto dalla somma delle tre classi viene diviso per
il valore di Amax precedentemente definito (50 m2 nel nostro caso). Ad
esempio, se un transetto di 50 m2 contenesse 20 quadrati dove posidonia
presenta un R>90%, 20 quadrati con posidonia con 40%<R<90% e 10
quadrati con posidonia con R<40%, Ross = (20x3 + 20x2 + 10x1)/50 = 2,2
Rmax = corrisponde a 50 quadrati dove posidonia mostra un R>90%, ovvero
(50x3)/50 = 3.
5) Identità delle specie presenti (S). Il “valore” delle singole specie di fanerogame
marine presenti lungo il transetto è calcolato come S = (Soss/Smax) x 100, dove:
38
Soss = il valore integrato delle specie presenti moltiplicato per l’area occupata lungo
il transetto. Come in precedenza applicato al Ricoprimento %, ad ogni specie
presente viene assegnato un numero da 1 a 3 a seconda del suo “valore”
come specie strutturante del paesaggio e a seconda della sua posizione
occupata lungo una successione ecologica (Montefalcone et al., 2007b). Nel
nostro caso è presente solo P. oceanica, alla quale viene assegnato il valore
massimo pari a 3. Nel caso di presenza contemporanea lungo un transetto di
C. nodosa, a quest’ultima verrebbe assegnato un valore pari a 2. Ad
esempio, in un transetto di 50 m2 dove è contenuta posidonia per 25 m2, si
avrebbe Soss = (25x3)/50 = 1,5
Smax = corrisponde a 50 m2 con posidonia, ovvero (50x3)/50 = 3.
Una volta che le 5 variabili paesaggistiche sono state calcolate, l’indice HS’ viene
calcolato attraverso la seguente formula:
HS’ = √(A2+C2+P2+R2+S2)
A questo valore di HS’ deve infine essere applicato uno scalare in modo tale che
l’Indice di Struttura dell’Habitat (HS) assuma un valore compreso tra 0 e 100, dove 100
rappresenta un paesaggio a struttura perfetta, ovvero omogeneo e compatto. Il valore
dello scalare viene ottenuto considerando un transetto di 50 m2 interamente ricoperto
da posidonia al 100%, dove HS’ = √(1002+1002+102,0832+1002+1002) = 0,4453.
Quindi HS = HS’ x 0,4453.
3.4 Analisi dei dati
Correlazioni tra gli indici ecologici
Il coefficiente di correlazione di Pearson (r) è stato usato per valutare le relazioni
esistenti tra l’Indice di Conservazione registrato attraverso il BT (CI-BT) e l’Indice di
Conservazione registrato attraverso il LIT (CI-LIT), e tra l’Indice di Frammentazione
registrato con il BT (FI-BT) e l’Indice di Frammentazione registrato con il LIT (FI-LIT).
Il coefficiente di correlazione di Pearson è stato inoltre applicato per investigare le
39
relazioni esistenti tra i vari indici ecologici sintetici elaborati, ovvero tra PI, FI, CI e HS.
Analisi univariata
Il test t di Student è stato utilizzato per verificare eventuali differenze tra i tempi
necessari al rilevamento tramite il BT e i tempi necessari per il LIT.
Per analizzare le differenze riscontrate tra le tre praterie nei valori ottenuti dei descrittori
e degli indici (densità dei fasci fogliari, CI, FI, PI, HS), è stata eseguita un’analisi
univariata della varianza (ANOVA) a due vie (Underwood, 1992, 1993). Il modello
dell’analisi consiste di due fattori: la prateria (3 livelli, fissi) e la profondità (2 livelli, fissi e
ortogonali), con N = 48 osservazioni totali. Prima dell’analisi, l’omogeneità della
varianza è stata testata con il test di Cochran. Quando la trasformazione non produceva
varianze omogenee, l’ANOVA è stata comunque eseguita dopo aver fissato α = 0,01 al
fine di compensare l’aumentata probabilità di incorrere in errori di Tipo 1 (Underwood,
1997). Quando un fattore è risultato significativo, le differenze tra i livelli sono state
determinate attraverso il test di Student-Newman-Keuls (SNK test).
Analisi multivariata
L’analisi multivariata sulle tre praterie è stata effettuata sia considerando i valori di tutti i
descrittori e gli indici utilizzati (densità dei fasci fogliari, CI, FI, PI e HS) sia eliminando la
densità dei fasci fogliari e considerando solo i valori degli indici ecologici ottenuti in
ciascuno dei 24 transetti realizzati per fascia batimetrica.
Per entrambe le tipologie di analisi sono state costruite due matrici di similitudine (per le
due fasce batimetriche) mediante l’applicazione dell’indice di similarità di Bray-Curtis e
sono stati elaborati gli ordinamenti multidimensionali MDS in grado di evidenziare
eventuali raggruppamenti dei transetti sulla base della struttura del paesaggio e dello
stato di salute delle praterie investigate.
Gli ordinamenti MDS sono stati infine messi in relazione con il gradiente di
frequentazione delle imbarcazioni da diporto mediante l’utilizzo della visualizzazione
“bubble”, dove il grado di frequentazione delle imbarcazioni in ciascun transetto è
rappresentato da un cerchio di dimensioni differenti.
40
4. RISULTATI
4.1 Confronto metodologico
Le due tecniche di rilevamento utilizzate, il Belt Transect (BT) e il Line Intercept
Transect (LIT) mostrano tempi medi di raccolta del dato lungo un singolo transetto
significativamente differenti (Test t di Student p<0,0001, con n = 36) (Fig. 29). Il tempo
medio necessario alla raccolta dei dati lungo un BT di 50 m (con 1 rilevamento ogni m2)
è di 12,3 (± 0,45) minuti mentre quello lungo un LIT di 50 m è di 9,3 (± 0,38) minuti.
***
Fig. 29: tempi medi (±e.s.) di raccolta del dato lungo un singolo transetto mediante la
tecnica del Belt Transect (BT) e del Line Intercept Transect (LIT). *** = p<0,0001 Test t
di Student (n = 36).
Le due tecniche tuttavia
avia permettono di raccogliere tipologie di dati differenti
(permettendo così di elaborare alcuni indici diversi). Con il BT vengono raccolti dati
sottoforma di ricoprimento % dei diversi tematismi lungo ogni m2 del transetto, che
permettono di calcolare l’Indice
’Indice di Conservazione (CI), l’Indice di Frammentazione (FI) e
l’indice di Struttura dell’Habitat (HS). Dal numero dei quadrati con all’interno P. oceanica
è inoltre possibile calcolare indirettamente il numero di chiazze presenti lungo un
transetto e calcolare,
lcolare, quindi, anche l’Indice di Patchiness (PI). Con il LIT vengono
raccolti dati sottoforma di metri lineari che ciascun tematismo occupa lungo la cima, dai
quali è possibile calcolare l’indice CI, l’indice FI e l’Indice di Patchiness (PI). I dati
41
sottoforma di metri lineari raccolti con il LIT possono quindi, a posteriori, essere
trasformati in dati di ricoprimento % (Montefalcone, 2009). In Tabella 3 è riportata una
sintesi del confronto tra le due tecniche.
Tabella 3: confronto tra le due tecniche di rilevamento utilizzate.
TECNICA
LUNGHEZZA
(m)
Tempo medio
di realizzazione
(minuti)
Tipo di
rilevamento
Tipo di dato
rilevato
Possibilità
di derivare
un dato
dall’altro
BT
50
12,3 (± 0,45)
areale
ricoprimento %
no
LIT
50
9,3 (± 0,38)
lineare
lunghezza m
si
Indici
CI, FI,
PI, HS
CI, FI,
PI
Il confronto tra i valori dell’indice CI e dell’indice FI calcolati sia dai dati raccolti
attraverso i BT (CI-BT e FI-BT) (dati di ricoprimento %) sia dai dati raccolti attraverso i
LIT (CI-LIT e FI-LIT) (questi ultimi sono dati di occupazione del tematismo in metri
lineari trasformati successivamente in dati di ricoprimento % sull’intera lunghezza del
transetto) hanno permesso di evidenziare come entrambi gli indici calcolati attraverso le
due diverse tecniche siano significativamente correlati (p<0,001); in particolare, è stato
osservato un valore del coefficiente di correlazione di Pearson pari a r = 0,8 per la
relazione tra CI-BT e CI-LIT (n = 48) (Fig. 30) mentre un valore pari a r = 0,6 per la
relazione tra FI-BT e FI-LIT (n = 48) (Fig. 31).
42
Fig. 30: confronto tra i valori dell’indice CI calcolato dai dati raccolti attraverso i BT (CI(CI
BT) e dai dati raccolti attraverso i LIT (CI-LIT),
(CI
n = 48.
Fig. 31: confronto tra i valori dell’indice FI calcolato dai dati raccolti attraverso i BT (FI(FI
BT) e dai dati raccolti attraverso i LIT (FI-LIT),
(FI
n = 48.
43
4.2 Prateria di Camogli
I valori di densità dei fasci fogliari misurati nei due siti della prateria di Camogli nella
fascia superficiale dei 5 m e nella fascia profonda dei 15 m sono riportati in Fig. 32. I
due siti, a entrambe le profondità, mostrano densità simili e in entrambi i siti è
osservabile la fisiologica riduzione di tale descrittore con la profondità (Buia et al.,
2003). La prateria, sia nel sito 1 sia
sia nel sito 2, è classificata come rada e disturbata a 5
m mentre è definita molto rada ma in equilibrio a 15 m nel sito 1, mentre rada e in
equilibrio nel sito 2 a 15 m.
Fig. 32: valori medi (±d.s.) della densità dei fasci fogliari rilevati nei due siti
si della prateria
di Camogli alle due profondità.
I valori dell’Indice di Conservazione (CI) registrati con entrambe le tecniche (CI-BT
(CI
e CILIT) nei due siti della prateria di Camogli sono risultati coerenti. Il sito 1 presenta valori
leggermente maggiori
ri dell’Indice di Conservazione rispetto al sito 2, ad entrambe le
profondità (Fig. 33). In entrambi i siti lo stato di conservazione della prateria è risultato
maggiore nella fascia superficiale rispetto che nella fascia profonda.
I valori dell’Indice di Frammentazione (FI) registrati con entrambe le tecniche (FI-BT
(FI
e
FI-LIT)
LIT) nei due siti della prateria di Camogli sono risultati coerenti. Il sito 2 presenta
valori lievemente maggiori dell’Indice di Frammentazione rispetto al sito 1, ad entrambe
44
le profondità
tà (Fig. 34). In entrambi i siti il grado di frammentazione della prateria è
risultato simile nelle due fasce batimetriche.
I valori dell’Indice di Struttura dell’Habitat (HS) e dell’Indice di Patchiness (PI) registrati
nei due siti della prateria di Camogli
Camogli (Fig. 35) non presentano notevoli differenze tra i
due siti della prateria. Generalmente entrambi gli indici presentano valori leggermente
superiori nella fascia superficiale.
Fig. 33: valori medi (±d.s.) dell’Indice di Conservazione (CI) registrati
registra con entrambe le
tecniche (CI-BT e CI-LIT)
LIT) nei due siti della prateria di Camogli alle due profondità.
Fig. 34: valori medi (±d.s.) dell’Indice di Frammentazione (FI) registrati con entrambe le
tecniche (FI-BT e FI-LIT)
LIT) nei due siti della prateria di
di Camogli alle due profondità.
45
Fig. 35: valori medi (±d.s.) dell’Indice di Struttura dell’Habitat misurato con la tecnica dei
BT (HS-BT)
BT) e dell’Indice di Patchiness misurato con la tecnica dei LIT (PI-LIT)
(PI
rilevati
nei due siti della prateria di Camogli
Camog alle due profondità.
46
4.3 Prateria di Punta Pedale
I valori di densità dei fasci fogliari misurati nei due siti della prateria di Punta Pedale
nella fascia superficiale dei 5 m e nella fascia profonda dei 15 m sono riportati in Fig.
36. I due siti, ad entrambe le profondità, mostrano densità simili ed anche in questa
prateria, in entrambi i siti, è osservabile la fisiologica riduzione di tale descrittore con la
profondità. La prateria, sia nel sito 1 sia nel sito 2, è classificata come densa e in
equilibrio
ibrio a 5 m mentre è definita rada ma in equilibrio a 15 m nel sito 1, mentre molto
rada ma in equilibrio nel sito 2 a 15 m.
Fig. 36: valori medi (±d.s.) della densità dei fasci fogliari rilevati nei due siti della prateria
di Punta Pedale alle due profondità.
pro
I valori dell’Indice di Conservazione (CI) registrati con entrambe le tecniche (CI-BT
(CI
e CILIT) nei due siti della prateria di Punta Pedale sono risultati coerenti. I due siti
presentano valori dell’Indice di Conservazione simili, ad entrambe le profondità (Fig.
37). In entrambi i siti lo stato di conservazione della prateria è risultato maggiore nella
fascia superficiale rispetto che nella fascia profonda.
I valori dell’Indice di Frammentazione (FI) registrati con entrambe le tecniche (FI-BT
(FI
e
FI-LIT)
LIT) nei due siti della prateria di Punta Pedale sono risultati coerenti. I due siti
presentano valori dell’Indice di Frammentazione simili, a entrambe le profondità (Fig.
47
38). In entrambi i siti il grado di frammentazione della prateria è risultato simile
simi nelle due
fasce batimetriche.
I valori dell’Indice di Struttura dell’Habitat (HS) e dell’Indice di Patchiness (PI) registrati
nella prateria di Punta Pedale (Fig. 39) non presentano notevoli differenze tra i due siti
della prateria a entrambe le profondità,
profondità, ad eccezione del PI registrato nel sito 1 a 15 m
dove presenta valori minori rispetto che nel sito 2. Generalmente entrambi gli indici
presentano valori leggermente superiori nella fascia superficiale.
Fig. 37: valori medi (±d.s.) dell’Indice di Conservazione (CI) registrati con entrambe le
tecniche (CI-BT e CI-LIT)
LIT) nei due siti della prateria di Punta Pedale alle due profondità.
Fig. 38: valori medi (±d.s.) dell’Indice di Frammentazione (FI) registrati con entrambe le
tecniche (FI-BT e FI-LIT)
T) nei due siti della prateria di Punta Pedale alle due profondità.
48
Fig. 39: valori medi (±d.s.) dell’Indice di Struttura dell’Habitat misurato con la tecnica dei
BT (HS-BT)
BT) e dell’Indice di Patchiness misurato con la tecnica dei LIT (PI-LIT)
(PI
rilevati
nei due siti della prateria di Punta Pedale alle due profondità.
49
4.4 Prateria di Riva Trigoso
I valori di densità dei fasci fogliari misurati nei due siti della prateria di Riva Trigoso nella
fascia superficiale dei 5 m e nella fascia profonda dei 15 m sono riportati in Fig. 40. I
due siti, ad entrambe le profondità, mostrano densità simili ed anche in questa prateria,
in entrambi i siti, è osservabile la fisiologica riduzione di tale descrittore con la
profondità. La prateria a 5 m, sia nel sito 1 sia nel
nel sito 2, è classificata come densa e in
equilibrio mentre a 15 m è definita rada ma in equilibrio nel sito 1 e densa in equilibrio
nel sito 2.
Fig. 40: valori medi (±d.s.) della densità dei fasci fogliari rilevati nei due siti della prateria
di Riva Trigoso alle due profondità.
I valori dell’Indice di Conservazione (CI) registrati con entrambe le tecniche (CI-BT
(CI
e CILIT) nei due siti della prateria di Riva Trigoso sono risultati coerenti. In superficie il sito 1
mostra valori di CI minori rispetto al sito 2, mentre in profondità i due siti mostrano valori
simili (Fig. 41). In entrambi i siti, lo stato di conservazione della prateria è risultato
maggiore nella fascia superficiale rispetto che nella fascia profonda.
I valori dell’Indice di Frammentazione
Frammentazione (FI) registrati con entrambe le tecniche (FI-BT
(FI
e
FI-LIT)
LIT) nei due siti della prateria di Riva Trigoso sono risultati coerenti. I due siti
presentano valori dell’Indice di Frammentazione simili nella fascia profonda, mentre
nella fascia superficiale FI è leggermente minore nel sito 2 rispetto al sito 1 (Fig. 42). In
50
entrambi i siti il grado di frammentazione della prateria è risultato simile nelle due fasce
batimetriche.
I valori dell’Indice di Struttura dell’Habitat (HS) e dell’Indice di Patchiness (PI) registrati
nella prateria di Riva Trigoso (Fig. 43) non presentano notevoli differenze tra i due siti
della prateria a entrambe le profondità. Generalmente entrambi gli indici presentano
valori leggermente superiori nella fascia profonda.
Fig. 41: valori
lori medi (±d.s.) dell’Indice di Conservazione (CI) registrati con entrambe le
tecniche (CI-BT e CI-LIT)
LIT) nei due siti della prateria di Riva Trigoso alle due profondità.
Fig. 42: valori medi (±d.s.) dell’Indice di Frammentazione (FI) registrati con entrambe
ent
le
tecniche (FI-BT e FI-LIT)
LIT) nei due siti della prateria di Riva Trigoso alle due profondità.
51
Fig. 43: valori medi (±d.s.) dell’Indice di Struttura dell’Habitat misurato con la tecnica dei
BT (HS-BT)
BT) e dell’Indice di Patchiness misurato con la tecnica
tecnica dei LIT (PI-LIT)
(PI
rilevati
nei due siti della prateria di Riva Trigoso alle due profondità.
52
4.5 Relazioni tra gli indici ecologici
Le correlazioni eseguite tra tutti gli indici ecologici utilizzati (PI, FI, CI, HS) hanno
evidenziato come l’unica correlazione
correlazione significativa riscontrata (p<0,01) sia quella tra
l’Indice di Patchiness (PI) e l’Indice di Struttura dell’Habitat (HS) (r = 0,62; n = 48) (Fig.
44). Tutte le restanti correlazioni non sono risultate significative (Fig. 45-48).
45
Fig. 44: correlazione
lazione tra l’indice PI e l’indice HS (n = 48).
Fig. 45: correlazioni tra l’indice PI e gli indici FI-BT
FI
e FI-LIT (n = 48).
53
Fig. 46: correlazioni tra l’indice HS e gli indici CI-BT
CI
e CI-LIT (n = 48).
Fig. 47: correlazioni tra l’indice HS e gli indici FI-BT e FI-LIT (n = 48).
Fig. 48: correlazioni tra l’indice CI-BT
CI
e gli indici PI e FI-BT (n = 48).
54
4.6 Confronti tra le tre aree e analisi univariata
Densità dei fasci fogliari
I valori medi della densità dei fasci fogliari sono risultati minori nella fascia profonda (15
m) rispetto che nella fascia superficiale (5 m) in tutte e tre le aree (Fig. 49), un
andamento tipico di questo descrittore che mostra una riduzione fisiologica con la
profondità (Buia et al, 2003). A 5 m la densità
densità media di Camogli (465,5±0,7) classifica la
prateria come rada e disturbata mentre i valori di densità media registrati a Punta
Pedale (624,8±32,5) e a Riva Trigoso (666,1±7,3) classificano entrambe le praterie
come dense e in equilibrio. A 15 m tutte e tre le praterie mostrano valori medi di densità
(330,5±61,7 a CM; 301,9±37,1 a PP; 396,9±30,9 a RT) che classificano le praterie
come rade ma in equilibrio per quella determinata profondità.
L’ANOVA a due fattori ha evidenziato un’interazione sito x profondità
profo
significativa
(p<0,01) (Fig. 50). A 5 m la densità a Riva Trigoso e a Punta Pedale è
significativamente maggiore (p<0,001) rispetto che a Camogli. A 15 m soltanto la
densità a Riva Trigoso è risultata significativamente maggiore (p<0,01) rispetto che a
Punta Pedale. La densità misurata a 5 m è sempre risultata significativamente maggiore
(p<0,001) rispetto a quella misurata a 15 m.
Fig. 49: valori medi (±d.s.) della densità dei fasci fogliari nelle tre aree e alle due fasce
batimetriche (5 m e 15 m). CM = Camogli, PP = Punta Pedale, RT = Riva Trigoso.
55
Fig. 50: risultati dell’ANOVA a due fattori sul descrittore densità.
Indice di Conservazione
I valori dell’Indice di Conservazione ottenuti con entrambi i metodi (CI-BT e CI-LIT) sono
coerenti; in entrambi i casi è possibile osservare come i valori medi di CI siano minori
nella fascia profonda (15 m) rispetto che nella fascia superficiale (5 m) in tutte e tre le
aree (Fig. 51). Ad entrambe le profondità, lo stato di conservazione a Punta Pedale è
risultato minore rispetto alle altre due aree. In particolare, nella fascia superficiale i
valori medi di CI a Camogli (0,91±0,08) e a Riva Trigoso (0,92±0,14) classificano le
praterie in un elevato stato di conservazione, mentre i valori di CI ottenuti a Punta
Pedale (0,77±0,04) la classificano in uno stato di conservazione buono. Nella fascia
profonda i valori medi di CI a Camogli (0,7±0,09) e a Riva Trigoso (0,71±0,04)
classificano le praterie in un buono stato di conservazione, mentre i valori di CI ottenuti
a Punta Pedale (0,29±0,04) la classificano in un cattivo stato di conservazione.
L’ANOVA a due fattori sull’indice CI calcolato attraverso la tecnica del belt transect (CIBT) ha evidenziato un’interazione sito x profondità significativa (p<0,01) (Fig. 52). A 5 m
lo stato di conservazione delle tre aree non è risultato significativamente differente. A 15
m lo stato di conservazione a Punta Pedale è risultato significativamente minore
(p<0,001) rispetto che a Camogli e a Riva Trigoso, mentre non sono emerse differenze
significative tra Camogli e Riva Trigoso. Solo a Punta Pedale lo stato di conservazione
nella fascia profonda dei 15 m è risultato significativamente minore (p<0,001) rispetto a
quello nella fascia superficiale dei 5 m.
56
Fig. 51: valorii medi (±d.s.) dell’Indice di Conservazione (CI) calcolato con la tecnica del
BT (CI-BT)
BT) e con la tecnica del LIT (CI-LIT)
(CI LIT) nelle tre aree e alle due fasce batimetriche
(5 m e 15 m). CM = Camogli, PP = Punta Pedale, RT = Riva Trigoso.
Fig. 52: risultati dell’ANOVA a due fattori sull’indice CI-BT.
CI
Indice di Frammentazione
I valori dell’Indice di Frammentazione ottenuti con entrambi i metodi (FI-BT
(FI
e FI-LIT)
sono coerenti; in entrambi i casi è possibile osservare come i valori medi di FI siano
risultatii molto simili in tutte e tre le aree e in entrambe le fasce batimetriche (Fig. 53).
Tutte e tre le praterie mostrano valori di FI generalmente inferiori a 0,6, a indicare
praterie mediamente frammentate da roccia, chiazze di sabbia o matte morta. La
prateria
ria di Riva Trigoso mostra un grado di frammentazione lievemente inferiore rispetto
alle altre due praterie.
57
L’ANOVA a due fattori sull’indice FI calcolato attraverso la tecnica del BT (FI-BT)
(FI
non
ha evidenziato alcuna significatività in nessuno dei fattori
fattori analizzati.
Fig. 53: valori medi (±d.s.) dell’Indice di Frammentazione calcolato con la tecnica del BT
(FI-BT)
BT) e con la tecnica del LIT (FI-LIT)
(FI LIT) nelle tre aree e alle due fasce batimetriche (5 m
e 15 m). CM = Camogli, PP = Punta Pedale, RT = Riva Trigoso.
Indice di Patchiness
I valori medi dell’Indice di Patchiness (PI) nella prateria di Punta Pedale sono risultati
minori nella fascia profonda (15 m) rispetto che nella fascia superficiale (5 m) (Fig. 54).
Nelle altre due praterie il PI è risultato
risultato maggiore in profondità. I valori medi di PI variano
da un minimo di 11,5±5 a Punta Pedale a 15 m ad un massimo di 21,5±0,7 a Punta
Pedale a 5 m. Il grado di frammentazione in superficie è risultato maggiore a Punta
Pedale, mentre in profondità a Riva Trigoso.
Tr
L’ANOVA a due fattori sull’indice PI ha evidenziato un’interazione sito x profondità
significativa (p<0,0001) (Fig. 55). A 5 m l’indice PI a Punta Pedale è significativamente
maggiore (p<0,001) rispetto che a Camogli e a Riva Trigoso, mentre queste ultime non
mostrano differenze significative. A 15 m l’indice PI è risultato significativamente minore
(p<0,001) a Punta Pedale rispetto che a Camogli e a Riva Trigoso. Solo a Punta Pedale
e a Riva Trigoso l’indice PI misurato a 5 m è risultato significativamente
significati
diverso
(p<0,001 e p<0,01 rispettivamente) rispetto a quello misurato a 15 m.
58
Fig. 54: valori medi (±d.s.) dell’Indice di Patchiness (PI) nelle tre aree e alle due fasce
batimetriche (5 m e 15 m). CM = Camogli, PP = Punta Pedale, RT = Riva Trigoso.
Fig. 55: risultati dell’ANOVA a due fattori sull’indice PI.
Indice di Struttura dell’Habitat
Le tre praterie mostrano valori medi dell’Indice di Struttura dell’Habitat (HS)
generalmente superiori a 60, ad indicare un paesaggio moderatamente eterogeneo.
ete
Nella prateria di Punta Pedale il paesaggio è risultato maggiormente eterogeneo nella
fascia profonda (15 m) rispetto che nella fascia superficiale (5 m), mentre nelle praterie
di Camogli e di Riva Trigoso il paesaggio in profondità è risultato maggiormente
ma
omogeneo rispetto che in superficie (Fig. 56).
59
Fig. 56: valori medi (±d.s.) dell’Indice di Struttura dell’Habitat (HS) nelle tre aree e alle
due fasce batimetriche (5 m e 15 m). CM = Camogli, PP = Punta Pedale, RT = Riva
Trigoso.
L’ANOVA a due fattori sull’indice HS ha evidenziato un’interazione sito x profondità
significativa (p<0,0001) (Fig. 57). A 5 m l’indice HS a Punta Pedale è significativamente
maggiore (p<0,001) rispetto che a Camogli e a Riva Trigoso, mentre queste ultime non
mostrano
rano differenze significative. A 15 m l’indice HS è risultato significativamente
minore (p<0,001) a Punta Pedale rispetto che a Camogli e a Riva Trigoso. In ogni area
l’indice HS misurato a 5 m è risultato significativamente diverso (p<0,01) rispetto a
quello misurato a 15 m.
Fig. 57: risultati dell’ANOVA a due fattori sull’indice HS.
60
4.7 Analisi multivariata
Nell’analisi multivariata effettuata considerando tutti i descrittori e gli indici utilizzati
(densità dei fasci fogliari, CI, FI, PI e HS), sia
sia a 5 m (Fig. 58) sia a 15 m (Fig. 59),
l’ordinamento MDS dei dati non mostra alcun raggruppamento segregato nello spazio in
relazione alla pressione di ancoraggio delle imbarcazioni (N medio/die nella stagione
estiva).
Nell’analisi multivariata effettuata
effettuata considerando solo gli indici (CI, FI, PI e HS), sia a 5 m
(Fig. 60) sia a 15 m (Fig. 61), è possibile osservare dall’ordinamento MDS una
tendenza della prateria di Punta Pedale a segregarsi spazialmente nella parte sinistra
del grafico separandosi così dalle
dalle altre due praterie. Proprio sulla prateria di Punta
Pedale insistono i valori più alti di numero medio di barche al giorno nella stagione
estiva (numero medio/die = 15) ed è caratterizzata quindi da una pressione alta di
ancoraggio delle imbarcazioni.
Fig. 58: analisi multivariata nella fascia superficiale dei 5 m considerando tutti i
descrittori e gli indici (densità dei fasci fogliari, CI, FI, PI e HS). Le sigle corrispondono
ai transetti realizzati. C = Camogli; P = Punta Pedale; T = Riva Trigoso.
Trigos
61
Fig. 59: analisi multivariata nella fascia profonda dei 15 m considerando tutti i descrittori
e gli indici (densità dei fasci fogliari, CI, FI, PI e HS). Le sigle corrispondono ai transetti
realizzati. C = Camogli; P = Punta Pedale; T = Riva Trigoso.
Fig. 60: analisi multivariata nella fascia superficiale dei 5 m considerando tutti gli indici
(CI, FI, PI e HS). Le sigle corrispondono ai transetti realizzati. C = Camogli; P = Punta
Pedale; T = Riva Trigoso.
62
Fig. 61: analisi multivariata nella fascia
fascia profonda dei 15 m considerando tutti gli indici
(CI, FI, PI e HS). Le sigle corrispondono ai transetti realizzati. C = Camogli; P = Punta
Pedale; T = Riva Trigoso.
63
5. DISCUSSIONI
Il presente studio si è proposto di rispondere a tre diversi obiettivi:
1) raccolta delle informazioni disponibili sulle pressioni e sugli impatti degli ancoraggi da
parte delle imbarcazioni da diporto in Liguria;
2) proporre un protocollo di monitoraggio degli impatti degli ancoraggi sulle praterie di
Posidonia oceanica;
3) valutare lo stato di conservazione delle tre praterie opportunamente selezionate
lungo un gradiente crescente di pressione degli ancoraggi.
Per rispondere al primo obiettivo sono stati individuati due studi recenti (Battaglia, 2011;
Regione Liguria, 2011) condotti al fine di definire le aree della Liguria maggiormente
interessate da elevate frequentazioni delle imbarcazioni da diporto, e quindi da alte
pressioni di ancoraggio. È stato così possibile discriminare tre aree di studio lungo un
gradiente crescente di pressione degli ancoraggi: l’area di Paraggi-Punta Pedale è una
zona ad alta pressione di ancoraggi (una media di 15 barche/die nella stagione estiva),
l’area di Riva Trigoso è una zona ad intermedia pressione di ancoraggi (una media di
10 barche/die nella stagione estiva) e l’area della tonnara di Camogli che può essere
definita una zona a pressione nulla di ancoraggi durante la stagione estiva. In queste tre
differenti aree sono stati condotti i rilevamenti in immersione subacquea al fine di
raccogliere i descrittori utili per la valutazione dello stato di salute delle praterie di
posidonia.
Per rispondere al secondo obiettivo, la scelta del metodo di rilevamento da adottare e
dei descrittori da misurare è seguita ad un’analisi delle informazioni esistenti in
letteratura sugli studi inerenti la valutazione degli impatti degli ancoraggi, ed in seguito
alle esperienze pregresse condotte dal DISTAV nell’ambito di diversi studi finalizzati alla
valutazione dello stato dei posidonieti in relazione agli ancoraggi. In particolare, dopo
un’attenta valutazione dei limiti e dei vantaggi dei tre differenti approcci sperimentati in
passato dal DISTAV (Gattorna et al., 2006; Montefalcone et al., 2006, 2008), è stato
elaborato un nuovo protocollo di rilevamento che racchiudesse in se una sintesi dei
vantaggi emersi dalle tre esperienze. Come conseguenza del fatto che gli ancoraggi
sulle praterie di P. oceanica hanno dimostrato di causare principalmente impatti sulla
struttura del paesaggio (in termini di riduzioni dei valori di ricoprimento della pianta, di
aumento del grado di frammentazione e di eterogeneità del paesaggio) (Duarte et al.,
64
2006; Montefalcone et al., 2008; Irving, 2009) si è deciso quindi di applicare un
approccio fisionomico-paesaggistico (Gattorna et al., 2006) che permettesse di
descrivere la struttura del paesaggio e lo stato di salute delle praterie attraverso
l’utilizzo combinato di descrittori strutturali (Montefalcone et al., 2008), di indici ecologici
sintetici di stato e di indici paesaggistici (Gattorna et al., 2006; Montefalcone et al.,
2006; Irving, 2009; Montefalcone et al., 2010). La mancanza di cartografie tematiche ad
elevato dettaglio per le tre aree di indagine (la scala minima delle carte disponibili è di
1:5000) non ha permesso il calcolo degli indici ecologici di stato e degli indici
paesaggistici direttamente dalle carte (per il cui calcolo sarebbe necessaria una scala di
almeno 1:2000, Montefalcone et al., 2006).
Per la valutazione dello stato di salute delle praterie affette da impatti di ancoraggio
sono stati quindi utilizzati solo descrittori strutturali, che sono risultati più efficienti
rispetto ai descrittori fenologici relativi alla crescita fogliare (Montefalcone et al., 2008),
quali la densità dei fasci fogliari e il ricoprimento % del fondo con i vari tematismi
(P. oceanica, matte morta, sabbia, roccia). Tali descrittori forniscono informazioni
immediate sullo stato di salute e sull’integrità della prateria, e rappresentano un
approccio di campionamento non-distruttivo e pertanto da preferire nei monitoraggi,
come richiesto dalla Comunità Europea per la conservazione e la gestione dei SIC. Dai
dati di ricoprimento % sono stati elaborati una serie di indici ecologici di stato e
paesaggistici: l’Indice di Conservazione (CI), l’Indice di Frammentazione (FI), l’Indice di
Patchiness (PI) e l’Indice di Struttura dell’Habitat (HS).
Per il rilevamento dei descrittori sono state utilizzate due differenti tecniche di
rilevamento lungo transetti paralleli alla costa, il Belt Transect (BT) e il Line Intercept
Transect (LIT), due tecniche ritenute adatte per lo studio della variabilità spaziale dei
popolamenti bentonici in corrispondenza di intervalli batimetrici definiti (Bianchi et al.,
2003), già utilizzate in diversi studi sulle fanerogame marine (Irving, 2009; Montefalcone
et al., 2007a; Montefalcone, 2009). Le due tecniche sono quindi state confrontate in
termini di velocità di rilevamento e di coerenza nei risultati ottenuti. La tecnica del BT,
per quanto più dispendiosa in termini di tempo di realizzazione rispetto al LIT
(occorrono circa 3 minuti in più per un transetto di 50 m), permette di raccogliere una
tipologia di dato utile all’elaborazione di tutti gli indici ecologici proposti nel presente
studio: il CI, il FI, il PI e l’HS. Al contrario, la tecnica del LIT, seppur più efficiente in
termini di tempo di realizzazione, non permette il calcolo dell’indice HS. Gli indici
calcolati attraverso entrambe le tecniche (CI e FI) sono risultati significativamente
65
correlati, pertanto è possibile concludere che le due tecniche possano essere usate
indistintamente per il rilevamento dei dati utili alla valutazione dello stato di salute delle
praterie di P. oceanica sottoposte a pressione di ancoraggi da parte delle imbarcazioni
da diporto. Sarebbe preferibile usare la tecnica dei LIT qualora fosse necessario
aumentare il numero di repliche: ad esempio, il rilevamento lungo 8 transetti con la
tecnica del LIT richiederebbe lo stesso tempo (circa 72 minuti) di quanto richiesto per
completare 6 transetti con la tecnica del BT. Qualora invece si volesse elaborare
l’Indice di Struttura dell’Habitat (HS) la scelta della tecnica di rilevamento dovrebbe
obbligatoriamente ricadere sul BT.
Gli indici CI, PI e FI sono stati usati con successo in precedenti studi (Gattorna et al.,
2006; Montefalcone et al., 2006; 2007 a, 2007 b, 2008, 2010; Montefalcone, 2009) e
sono risultati efficaci nel discriminare lo stato di salute e l’integrità delle praterie di
posidonia soggette a differenti pressioni; inoltre, la loro formulazione sintetica permette
una rapidità di rilevamento, di calcolo e di elaborazione. Tutti gli indici sintetici utilizzati
non sono risultati correlati tra di loro, ad eccezione della correlazione significativa
trovata tra HS e PI. Questa correlazione tuttavia è inaspettata, poiché i due indici
dovrebbero eventualmente essere correlati da una relazione inversa: all’aumentare di
PI, ovvero all’aumentare del grado di frammentazione del paesaggio, ci si dovrebbe
aspettare una riduzione dei valori di HS, che corrisponde ad un aumento
dell’eterogeneità del paesaggio.
Per valutare lo stato di conservazione delle tre praterie selezionate lungo un gradiente
crescente di pressione di ancoraggi (Camogli, Riva Trigoso e Punta Pedale), e poter
quindi rispondere al terzo obiettivo, i dati ottenuti in ciascuna prateria sono stati
confrontati tra di loro attraverso tecniche di analisi della varianza (ANOVA), sia
univariate sia multivariate.
I valori di densità dei fasci fogliari ottenuti nel presente studio sono coerenti con i dati
riportati per altre praterie della Liguria alle medesime profondità (Montefalcone et al.,
2007b). In superficie (5 m) solo la prateria di Camogli è risultata rada e disturbata
mentre le praterie di Punta Pedale e di Riva Trigoso sono risultate dense e in equilibrio;
in profondità (15 m) tutte e tre le praterie sono risultate rade ma in equilibrio per quella
determinata profondità. Dai risultati ottenuti in questo studio sembrerebbe quindi che la
densità dei fasci fogliari non sia un descrittore efficace nel discriminare le praterie in
funzione della diversa pressione di ancoraggio a cui sono sottoposte.
I valori medi dell’indice CI ottenuti in tutte e tre le praterie nelle fasce superficiali e
66
profonde sono coerenti con i dati di CI registrati in altre praterie della Liguria che si
sviluppano in aree marine protette o in zone molto turistiche (Montefalcone et al., 2009),
ad eccezione del valore ottenuto a 15 m a Punta Pedale che risulta paragonabile ai
valori di CI registrati in praterie in zone altamente urbanizzate (Montefalcone et al.,
2007 a, 2009). Lo stato di conservazione delle tre praterie è risultato minore nella fascia
profonda rispetto che nella fascia superficiale, un risultato coerente con quanto già
osservato in altre aree della Liguria dove è stata riportata una vasta regressione dei
limiti inferiori delle praterie dovuta ad un fenomeno generale di intorbidamento delle
acque del Mar Ligure (Montefalcone et al., 2010). In generale, comunque, la prateria di
Punta Pedale presenta uno stato di conservazione significativamente minore rispetto
alle altre due praterie, soprattutto a 15 m. Le praterie di Camogli e di Riva Trigoso
mostrano un elevato stato di conservazione in superficie, mentre Punta Pedale uno
stato di conservazione buono dovuto alla presenza di alcune aree di matte morta
localizzate all’interno della prateria, verosimilmente causate da ancoraggi. In profondità,
Camogli e Riva Trigoso mostrano un buono stato di conservazione mentre Punta
Pedale un cattivo stato di conservazione.
L’indice FI mostra valori molto simili in tutte e tre le aree ed in entrambe le fasce
batimetriche, con valori generalmente inferiori a 0,6 ad indicare un paesaggio
mediamente frammentato da roccia, chiazze di sabbia o da matte morta. Anche questo
indice sembra non essere un descrittore efficace nel discriminare le praterie in funzione
della diversa pressione di ancoraggio a cui sono sottoposte.
I valori elevati dell’indice PI (>12) ottenuti nelle tre praterie indicano alti gradi di
frammentazione del paesaggio, anche in confronto ad altre praterie della Liguria
(Montefalcone et al., 2010). In superficie il grado di frammentazione è risultato maggiore
a Punta Pedale, mentre in profondità a Riva Trigoso.
L’indice di HS mostra valori generalmente superiori a 60. Considerando che un
paesaggio ottimale, compatto ed omogeneo, presenta valori di HS pari a 100, le tre
praterie in oggetto possono essere definite come mediamente eterogenee. In superficie
Punta Pedale è risultata una prateria più omogenea rispetto che Camogli e Riva
Trigoso: queste ultime due praterie sono sviluppate su roccia in superficie e quindi
risultano naturalmente frammentate ed eterogenee. A Punta Pedale, dove la prateria si
sviluppa su sabbia e su matte, l’eterogeneità registrata è invece principalmente dovuta
alle aree di matte morta osservate all’interno della prateria. In profondità, al contrario,
Punta Pedale è risultata più eterogenea rispetto che Camogli e Riva Trigoso; in questo
67
caso l’eterogeneità del paesaggio di Punta Pedale è conseguenza delle numerose
chiazze ed aree di matte morta che caratterizzano la zona profonda di questa prateria.
Da questo risultato emerge un limite dell’indice HS: praterie che presentano
un’eterogeneità naturale del paesaggio dovuta, ad esempio, al fatto che si sviluppino a
chiazze tra la roccia (come accade a Camogli e a Riva Trigoso in superficie) e praterie
che risultano eterogenee perché frammentate da chiazze di matte morta di origine
antropica (come accade a Punta Pedale) mostrano valori simili di HS. Per compensare
tale limite è quindi necessario affiancare l’indice HS con l’indice CI che fornisce una
misura della quantità di matte morta presente all’interno di una prateria ed è un buon
indicatore delle perturbazioni di origine antropica in atto su di una prateria
(Montefalcone, 2009); il CI può quindi discriminare se l’eterogeneità riscontrata sia
causata da fattori naturali (es. chiazze di roccia o sabbia) o da fattori antropici (es.
chiazze di matte morta). Senza un uso combinato dei due indici, conclusioni sugli effetti
degli ancoraggi come causa dell’eterogeneità del paesaggio devono essere tratte con
cautela.
Come già osservato in precedenza, gli indici HS e PI non sono risultati coerenti,
nonostante entrambi forniscano indicazioni sul grado di eterogeneità, e quindi di
frammentazione, del paesaggio. In generale, la scelta di un indice paesaggistico tra i tre
proposti nel presente studio (FI, PI e HS) che fornisca indicazioni sul danno strutturale
causato dagli ancoraggi, dovrebbe ricadere sull’indice HS in quanto, oltre a dare
informazioni sulla frammentazione del paesaggio e sulla comparsa di chiazze di fondo
non vegetato, fornisce anche indicazioni sulla sua complessità, sulla prossimità delle
chiazze, sulla continuità delle chiazze e sull’identità delle specie che costituiscono il
paesaggio, discriminando cioè le specie strutturanti e quindi ecologicamente più
importanti (gli stadi climax come nel caso di P. oceanica) dalle specie pioniere lungo
una successione ecologica primaria di colonizzazione (come ad esemio Cymodocea
nodosa) o dalle specie sostitutrici lungo una successione secondaria conseguente un
disturbo (come ad esempio C. nodosa o le specie algali del genere Caulerpa)
(Montefalcone et al., 2007 b). La scelta dovrebbe, invece, ricadere sul PI o sul FI
qualora fosse necessario aumentare il numero delle repliche, rendendo quindi
necessario l’utilizzo della tecnica di rilevamento del LIT.
Dall’applicazione degli indici ecologici sintetici risulta quindi che la prateria con più
basso stato di conservazione e più alto grado di eterogeneità sia la prateria di Punta
68
Pedale, cioè la prateria sottoposta alla maggiore frequentazione di imbarcazioni da
diporto e pressione di ancoraggi. Anche dall’analisi multivariata effettuata considerando
solo gli indici sintetici la prateria di Punta Pedale mostra una tendenza a segregarsi
spazialmente dalle altre due praterie. La prateria di Camogli, dove l’ancoraggio è
formalmente vietato, mostra uno stato di salute paragonabile alla prateria di Riva
Trigoso, soggetta ad una pressione intermedia di ancoraggio. Bisogna sottolineare,
infatti, come anche nella prateria di Camogli siano stati riscontrati segni localizzati di
regressione dovuti all’impatto, negli anni, del posizionamento della tonnara: sul fondo
sono stati osservati massi di cemento abbandonati, cime e porzioni della rete della
tonnara depositate sulle foglie di posidonia (si vedano le Fig. 62, 63, 64, 65, 66).
L’applicazione del protocollo proposto nel presente studio per valutare lo stato di
conservazione delle praterie di P. oceanica soggette ad elevate pressioni di ancoraggio,
affiancata da un monitoraggio nel tempo della frequentazione delle imbarcazioni,
permetterà di monitorare gli effetti degli ancoraggi sulle praterie e fornirà quindi
indicazioni sulla sostenibilità di un determinato livello di ancoraggi su una determinata
prateria.
69
Fig. 62: cima della tonnara abbandonata sul fondo. Foto di M. Montefalcone.
70
Fig. 63: porzioni della rete della tonnara depositate sul fondo. Foto di M. Montefalcone.
Fig. 64: porzioni della rete della tonnara depositate sulle foglie di posidonia. Foto di M.
Montefalcone.
71
Fig. 65: massi della tonnara abbandonati sul fondo. Foto di M. Montefalcone.
Fig. 66: cima della tonnara attorno ad un esemplare del bivalve Pinna nobilis. Foto di M.
Montefalcone.
72
RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano tutti coloro che hanno affiancato Monica Montefalcone nelle attività di
campo: Giulia Gatti, Valentina Losi, Aurora Truccolo, Alberto Maradini, Alice Oprandi,
Vito Labbe.
73
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