gressoney - CAI Corsico
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gressoney - CAI Corsico
Domenica 8 febbraio 2015 Gita sociale in Pullman Sci fondo – discesa –ciaspole GRESSONEY Una località dai pittoreschi villaggi, dove la gente parla ancora il “patois” e conserva antichi costumi. Programma: Partenza: Sede CAI ore 6,30, Cesano ore 6,35 Baggio ore 6,40 rientro h 16 da Gressonej “La Trinitè” Iscrizioni: ogni giovedì in sede, ore 21,00/23,00. tel.02.45101500 entro 5 febbraio Quota: soci CAI € 16,00 non soci € 27,00 minori anni 12 € 10,00 soci, 15,00 non soci Tutti i partecipanti sono coperti da assicurazione infortuni, r/c e soccorso alpino Pranzo: al sacco o nei vari locali Coordinatori: Giovanna D’Ilio, Franco Corti tel. 3485620960 tel. 3387671797 All’arrivo a Saint Jean, I fondisti potranno divertirsi su una movimentata pista agonistica di 22 Km, non mancano facili anelli per i principianti. Non è previsto accompagnamento I discesisti, accompagnati da Giovanna, proseguiranno verso “La Trinitè”, sulle numerose piste del “MONTEROSA SKI”. Disponibili in sede i multipass per usufruire dello sconto sul giornaliero Coloro che preferiscono camminare accompagnati da Franco percorreranno un itinerario a piedi o con le ciaspole in base alle condizioni della neve che troveremo sul posto. La partecipazione alle attività proposte è facoltativa e individuale, previa comunicazione ai coordinatori. Ogni partecipante socio non dovrà dimenticare la tessera cai. La gita vale 2 punti per il premio fedeltà I WALSER NELLA VALLE DEL LYS Come tutti i massicci alpini anche il Monte Rosa fu soggetto di fantasie e terribili leggende; gli abitanti del fondovalle lo indicavano con nomi evocatori di selve e di misteri (Momboso e Mon Silvus- montagna coperta di boschi) o di cattedrali di ghiacci eterni ( Gletscher e Roisa – montagna ghiacciata). Solo nel XIII secolo l’uomo salì a vivere stabilmente oltre i mille metri, nelle profonde valli del Rosa. In questo periodo, a Zermatt, e Saas a nord, in Anzasca, Sesia, Gressoney e Ayas a sud, ossia in tutte le valli che circondano il massiccio vengono fondate colonie walser: la “Sentinella tedesca” del Monte Rosa, come la definì il De Saussure. E’ tra il 1100 e il 1200 che possiamo collocare i primi insediamenti delle colonie walser nelle zone alte di Issime e nei due Gressoney. Essi giunsero in Valle attraverso il colle del San Teodulo e da altri passaggi quali per esempio il Colle del Felik o il Colle del Lys; tutti passi resi agibili dalle favorevoli condizioni climatiche del periodo. Gli insediamenti walser di Gressoney ed Issime, sul versante valdostano del Monte Rosa, sono, al pari di quelli di Formazza e Macugnaga, i più antichi a sud delle Alpi. Mentre Issime, la cui chiesa è titolata come parrocchia già nel 1184, era abitata da un piccolo nucleo autoctono, la testata della valle risultava divisa in almeno quattro alpeggi estivi: Verdoby, Gressoney, Alpenzu e Betta. I primi due erano posti sulla sponda sinistra del Lys ed appartenevano al Vescovo di Sion; gli altri, sulla sponda destra, appartenevano ai Signori di Challand. Il più antico documento nel quale compare il toponimo “Gressoney”, si riferisce agli alpi della mensa vescovile di Sion. Il 9 Gennaio 1219, Giacomo della Porta di St’Orso confessò alla nobiltà da lui riunita al castello di Quart, di tenere in feudo per conto della chiesa di Sion alcuni beni in Valle d’Aosta, tra cui tutto il feudo ”nella valle sopra Issime, al di là del Lys, fino alla sommità dei monti, terre colte e incolte, pascoli, boschi, prati e gli alpi Gressoney e Verdoby ”. I primi Walser giunti nella Valle di Gressoney furono con ogni probabilità quelli chiamati a colonizzare i beni del capitolo di Saint-Gilles e gli alpeggi della Chiesa di Sion. In un documento del 1242, Gressoney non appare più come alpeggio, ma come luogo abitato. In esso, Vacha di Issime e Alamanus di Gressoney si impegnavano a pagare al capitolo di Saint-Gilles alcuni affitti di beni nella valle di Gressoney. Questo documento ci permette di stabilire l’epoca della colonizzazione di Gressoney nel periodo compreso tra gli anni 1219, quando ancora appare come alpeggio, e il 1242, anno nel quale un colono “alamanus” risulta locatario del capitolo di Verrès. L’Alpe di Gressoney, certamente la più ampia ed importante, era collocata nel tratto di valle sopra a Verdoby, sul luogo dove sorgerà in seguito la chiesa initolata a St Jean. Verdoby, ai piedi della via per il colle di Valdobbia che conduceva in Val Sesia, apparteneva anch’essa al vescovo di Sion, anche se, un secolo dopo lo stanziamento dei walser, il possedimento passa ai Signori di Vallaise. Nel tratto superiore della valle, la colonizzazione interessò gli alpeggi appartenuti anticamente al Vescovo di Sion e ai suoi avogadri, i signori di Challant. Dalla documentazione rinvenuta si deduce che gli alpeggi alla testata della valle furono colonizzati più tardi di quelli di Gressoney e Verdoby. Nel 1384 alcuni coloni di Betta (Gressoney La Trinitè) rinnovarono le consuete prestazioni di omaggio feudale ad Ebalo di Challant, dichiarando di tenere a titolo di feudo tutta la montagna di Orsia. << Secondo l’antico costume della Valle di Gressoney>> essi dovevano annualmente alla signoria 8 fiorini d’oro e sei libbre di burro, oltre a 4 pecore ogni due anni. Una grande quanto preziosa pergamena datata 1440, costituisce una sorta di catasto per la conoscenza del piccolo feudo di Tschaval, di proprietà dei Vallaise. Esso è l’ultimo insediamento risalendo la valle; qui i Walser si spinsero a vivere stabilmente e a coltivare la terra fino a quasi 2000 metri d’altitudine, in un epoca in cui il limite delle nevi perenni e dei boschi era molto più alto di quello attuale. In questo documento vi sono iscritti toponimi, tipi di colture, collocazione delle baite, dei campi e dei pascoli. Da esso si deduce che la coltivazione dei cereali era praticata fino a 1900 mt; era prodotto l’orzo, una parte del quale veniva usata per pagare i fitti a San Martino. In essa è anche segnato un acquedotto che attraverso l’Alpe di Cort de Lys portava l’acqua dal ghiacciaio del Lys fino ai seminativi di Tschaval. Nello stesso documento si accenna allo sfruttamento dei beni comuni indicati con il nome di comunaglie o di allmende: è possibile così delineare un significativo spaccato dell’economia di un così elevato insediamento walser nei primi secoli che seguirono il dissodamento. Con il passare del tempo, nelle pergamene del XIV – XV secolo, si può riscontrare un accrescimento dei beni attribuiti ai Vallaise, rendendo questa casata la più importante della Valle. La Valle di Gressoney propriamente detta, iniziava dopo Gaby: nei documenti del XIV secolo, infatti, i coloni vengono sempre indicati come “abitanti della Valle di Gressoney”. Solo più tardi il toponimo passò ad indicare la nuova parrocchia dedicata a San Giovanni Battista. La “Parrocchia di Gressoney” appare per la prima volta in un documento datato 1393 rinvenuto nell’archivio dei Vallaise: in esso sette coloni dichiararono con altrettanti atti di reconnaissance di possedere per conto di Roleto di Vallaise alcuni poderi; tuttavia, nel 1412 i Walser non avevano ancora un cappellano proprio con cui intendersi nella loro lingua. Le due parrocchie di St.Jean e La Trinitè furono ufficialmente costruite solo nella seconda metà del XVII secolo. Erano ormai i tempi in cui gli abitanti della valle – già nota come “Das Krämertal” (la valle dei mercanti) – erano stati costretti dal regredire del clima ad emigrare stagionalmente, ripercorrendo a ritroso le antichissime vie, dalle quali erano giunti i loro progenitori. Si era entrati in quell’epoca conosciuta come piccola età glaciale: lo zero termico si attestò su quote più basse impedendo la maturazione delle colture, facendo avanzare i ghiacciai fino a lambire le baite più alte e ad inghiottirne i pascoli; i passi diventarono disagevoli, ostacolando i traffici commerciali. La vita divenne tutto ad un tratto ancora più dura e la fragile economia basata sulla coltivazione e l’allevamento non era più sufficiente per sfamare le numerose famiglie. Ancora una volta fu lo spirito di intraprendenza che salvò dall’abbandono la colonia. Attraverso il Colle della Bettaforca e delle Cime Bianche od oltre il Colle del Teodulo e del Monte Moro, giovani uomini e capifamiglia ritornarono nelle terre di lingua tedesca con lo scopo di vendere, nei mercati e nei villaggi, stoffe ed altra merce di poco ingombro ma di un certo valore. La naturale inclinazione al commercio permise loro di migliorare la propria situazione economica; molte famiglie riuscirono ad avviare attività commerciali fisse e a mettere insieme discrete fortune. Le attività commerciali continuarono con i loro alti e bassi fino agli inizi del XX secolo, quando le due grandi guerre ed i rivoluzionari cambiamenti verificatesi di conseguenza nel mondo economico ne bloccarono i traffici. Ancora una volta i gressonari dovettero ingegnarsi per poter vivere nella valle, ma in un altro segnale di cambiamento, essi intravidero una nuova fonte di guadagno: iniziava il turismo.