Viaggi, fatturato e soddisfazione dei clienti del turismo d`affari

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Viaggi, fatturato e soddisfazione dei clienti del turismo d`affari
Dipartimento di
Scienze Statistiche
OSSERVATORIO BUSINESS TRAVEL
Viaggi, fatturato e soddisfazione
dei clienti del turismo d’affari
italiano nel 2014
Andrea Guizzardi
[email protected]
1
Indice
Parte 1: Il mercato italiano dei viaggi
d’affari nel segmento corporate.
1) Misura ed analisi del turismo d’affari. ................ 4
2) Dimensione del mercato: i volumi. ..................... 5
2.1 Il quadro macroeconomico ....................................... 5
2.2 I viaggi d’affari ......................................................... 7
3) La durata dei viaggi d’affari. ............................. 12
4) Il mezzo di trasporto.......................................... 15
5) La motivazione del viaggio d’affari. ................. 18
6) Dimensione del mercato: i valori. ..................... 21
6.1 Le previsioni di spesa (un altro anno di crescita!) .. 24
Appendice (Note Metodologiche) ......................... 28
2
PARTE 1
Il mercato italiano dei viaggi d’affari nel
segmento corporate.
3
1) Misura ed analisi del turismo d’affari.
L’Osservatorio Business Travel Italia (OBT) ha concluso la sua undicesima edizione. In
questo rapporto è contenuta la sintesi dei risultati ed il confronto con i dati rilevati negli
anni passati.
Promosso dalla rivista Turismo d’Affari, l’osservatorio ha il supporto scientifico e
tecnico della Scuola Superiore di Scienze Turistiche ed il patrocinio del Dipartimento di
Scienze Statistiche dell’Università di Bologna.
L’indagine, si è svolta in due distinte tornate; la prima tra giugno e luglio 2014 e la
seconda tra novembre e dicembre 2014 intervistando direttamente i responsabili della
gestione dei viaggi di un campione di imprese, stratificato per dimensione e settore
produttivo.
L’indagine ha riguardato imprese:
1. manifatturiere con almeno 10 addetti
2. di servizi e distribuzione commerciale con almeno 5 addetti.
L’osservatorio non comprende i viaggi degli occupati nella Pubblica Amministrazione e
nell’agricoltura.
L’intervista all’azienda, rispetto all’intervista alle famiglie o ai viaggiatori con cui
attualmente sono raccolte le informazioni ufficiali sul turismo d’affari, oltre ad essere da
un punto di vista teorico più appropriato (è l’azienda che compra i viaggi1), permette di
approfondire aspetti altrimenti non rilevabili quali: l’”escursionismo” d’affari, le
aspettative sulle dinamiche future della domanda, le strategie con cui è gestito l’impiego di
questo input intermedio e le valutazioni di chi - nelle imprese - acquista i servizi.
Il particolare punto di vista adottato in questa indagine permette, quindi, sia analisi di
tipo “macroeconomico” sull’intero sistema, sia analisi di tipo “aziendale” sugli stili di
gestione e le preferenze di acquisto. I risultati ottenuti possono così essere usati, dai policy
makers per valutare la reale dimensione di questo importante mercato, dagli operatori del
settore per predisporre un’offerta mirata sulle esigenze dei clienti e dalle stesse imprese
che partecipano alla rilevazione per confrontare i propri risultati e/o strategie di gestione.
1
Per una disamina più approfondita si veda: A. Guizzardi (2003) “Misura ed Analisi dei Viaggi nel Segmento Affari”, in:
“ Il pensiero e la scienza nel turismo italiano” pp. 75 - 84, Ministero delle Attività Produttive, Direzione Generale per il
Turismo, Roma.
4
2) Dimensione del mercato: i volumi.
2.1 Il quadro macroeconomico
Il 2014 è stato un anno di crescita per l’economia globale ed il commercio internazionale,
seppure con dinamiche rallentate rispetto agli anni passati. In Europa le prospettive di
ripresa sono rimaste deboli e in Italia l’attività economica è aumentata meno che in
Francia e in Germania. E’ tuttavia rimasta forte la propensione a investire all’estero delle
multinazionali italiane mentre, sul fronte interno, vi è stato un graduale recupero della
propensione alla spesa delle famiglie.
Nel prossimo futuro il commercio mondiale è previsto in crescita tendenziale del 5% ma
rimangono comunque ampi margini di incertezza legati alle tensioni geopolitiche, ad un
ulteriore indebolimento della domanda di alcune economie emergenti e al prolungarsi
della stagnazione dei prezzi in alcuni paesi avanzati. In Italia il quadro per il 2015 è
moderatamente positivo: la domanda interna mostra cenni di ripresa mentre l’export
dovrebbe essere sostenuto dal deprezzamento del tasso di cambio dell’euro.
Il 2014 è stato un anno in crescita per l’economia globale ed il commercio internazionale.
Secondo l’FMI2, la crescita del PIL e degli scambi sono state entrambe positive
(rispettivamente 3,3% e 3,8%), seppure inferiori alle attese e non omogene nelle differenti
aree del Globo. I rallentamenti di Europa, Giappone e delle economie emergenti
controbilanciano la forza mostrata da Stati Uniti (+2,2%) e Regno Unito (+3,2%), dove il
PIL è tornato ai livelli pre-crisi.
In Cina la dinamica del PIL (+7,4%) frena rispetto agli anni precedenti; le importanti
misure di stimolo nel settore immobiliare e delle infrastrutture non sono bastate a sostenere
la domanda interna. Situazione peggiore in Russia dove si prevede che il tasso di crescita
tendenziale passi dall’1,3% del 2013 allo 0,2% del 2014 per effetto delle sanzioni
economiche imposte dall’Unione europea e dagli Stati Uniti alla fine di luglio. Il maggiore
decremento si registra tuttavia in Brasile dove dopo il 2,5% del 2013 il tasso di crescita
tendenziale 2014 è atteso al +0,3% nonostante l’impulso all’economia dato dai mondiali di
calcio. Anche nell’area dell’euro la ripresa ha rallentato rispetto alle prospettive di inizio
anno: in Germania si è attenuato il contributo della domanda estera senza che quella
interna abbia recuperato.
L’inflazione si sta contraendo in Cina, mentre rimane elevata in India e Brasile. Nei paesi
avanzati è in forte diminuzione a causa di un secondo semestre 2014 che ha registrato la
brusca frenata dei prezzi dei beni energetici e il rallentamento di quelli delle materie prime
non energetiche. Le quotazioni del greggio tipo Brent sono scese (nella media annua) di
2
World Economic Outlook (2014), proiezioni di ottobre 2014.
5
quasi il 10% a seguito sia dell’indebolimento della domanda – soprattutto nei paesi
emergenti – sia dall’incremento della produzione nei paesi del Nord America. Il petrolio a
fine anno è sceso sotto i 60 dollari al barile dopo il picco di 115 di metà giugno. Stando
alle indicazioni implicite nei contratti futures, il prezzo del Brent nel 2015 dovrebbe
mantenersi sotto gli 80 dollari al barile favorendo la diminuzione dei prezzi del trasporto
aereo.
Il deterioramento delle prospettive di ripresa e la bassa inflazione hanno rafforzato l’attesa
di nuove misure espansive da parte della BCE. L’orientamento “accomodante” nella
politica monetaria della BCE ha quindi determinato pressioni al ribasso sull’euro che sul
finire di anno ha perso quasi il 10% nei confronti del dollaro.
Per l’FMI, l’evoluzione futura dell’economia mondiale è positiva, con il PIL globale
previsto in crescita del 3,8% nel 2015; ancora più favorevole il quadro per il commercio
mondiale, previsto in crescita tendenziale del 5%. Tuttavia queste proiezioni contengono
diversi elementi di incertezza. Le tensioni geopolitiche – in primis quelle tra Russia e
Ucraina e nel medio oriente – aumentano il rischio di ulteriori rallentamenti, con effetti
negativi soprattutto sul perdurare della flessione delle importazioni dei paesi emergenti e,
quindi, delle trasferte più “ricche”: quelle intercontinentali. Anche l’instabilità dei flussi di
capitale verso i paesi emergenti con fondamentali macroeconomici più deboli (osservata a
fine 2014), e il peggioramento delle condizioni sui mercati finanziari globali rappresentano
una incognita. Inoltre – nel medio termine – pesa il rischio che un periodo prolungato di
bassa inflazione, in alcuni paesi avanzati, ostacoli la ripresa del PIL.
In Italia le previsioni di fine 2013 prefiguravano un consolidamento della ripresa per il
2014. Al contrario per i primi 6 mesi dell’anno corrente il PIL è in leggera contrazione (0,1%) e Banca d’Italia3 segnala un possibile peggioramento sul finire dell’anno legato al
protrarsi della caduta degli investimenti, al decumulo delle scorte e – in misura minore – al
rallentamento delle nostre esportazioni. Nell’immediato futuro il deprezzamento del tasso
di cambio dell’euro fin qui osservato dovrebbe però fornire un sostegno alle vendite
all’estero.
Sul fronte interno, vi è stato un graduale recupero della propensione alla spesa delle
famiglie; la produzione industriale nei settori dei beni di consumo è aumentata, così come
sono aumentate le immatricolazioni di autovetture. Il tasso di disoccupazione si è
marginalmente ridotto ma l’intensità di utilizzo della manodopera rimane bassa. Tuttavia
per il 7° anno consecutivo l’attività economica in Italia è aumentata meno che in Francia e
6
– soprattutto – in Germania, con il risultato che il differenziale di crescita con questi
competitors è continuato a peggiorare. L’inflazione è divenuta leggermente negativa; vi ha
contribuito la dinamica sia dei beni alimentari ed energetici sia delle componenti di fondo,
il cui tasso di variazione, seppur ancora positivo, è sceso al minimo storico (0,4 per cento
sui dodici mesi) in risposta alla debolezza dell’attività economica.
Continua il trend di espansione degli investimenti diretti all’estero. Secondo ISTAT4, nel
biennio 2013-2014 si conferma la tendenza verso una crescente internazionalizzazione del
sistema produttivo italiano, trainata dai principali gruppi multinazionali e più accentuata
nei servizi (il 63,5% ha dichiarato di avere realizzato o programmato nuovi investimenti
all’estero) che nell’industria (54,1%). Il quadro degli investimenti interni è più debole e le
prospettive di accumulazione rimangono deboli anche se, secondo il sondaggio di Ottobre
di Banca d’Italia – Il sole 24 ore, le attese sull’andamento di produzione e investimenti nel
2014 sono – per tutti i comparti - superiori a quelle registrate nel 2012 per il 2013 ed anche
i giudizi qualitativi delle imprese sugli ordini esteri, pure in calo, restano comunque più
positivi rispetto all’ultimo biennio tanto che l’indice PMI si è mantenuto su un livello
superiore alla soglia che normalmente indica un’espansione delle vendite. Un sostegno ai
piani di investimento potrebbe venire dalle decisioni di politica monetaria adottate sul
finire di anno per incentivare l’erogazione del credito alle imprese.
2.2 I viaggi d’affari
I viaggi d’affari delle imprese italiane crescono del 3,1%. La crescita è forte soprattutto
verso le destinazioni Europee (+5,2%) ma a sorprendere è il +2,5% del mercato nazionale
perché inverte una prolungata fase di contrazione non ostante il quadro macroeconomico
stagnante. In ottica pluriennale il dato 2014 riporta il numero di viaggi al livello del 2011
– quando si è materializzata la “double deep recession” dell’economia italiana – e
rafforza la tendenza positiva del trend di lungo periodo sostenuto strutturalmente dalla
spinta alla delocalizzazione della nostra industria.
Sul piano geografico spiccano le performances di Regno Unito, Stati uniti e Cina, ma in tutti i continenti - i flussi d’affari si stanno spostando dalle destinazioni tradizionali a
Paesi limitrofi dove si cercano condizioni ancora più competitive. Crollano i viaggi in
Russia a seguito delle sanzioni europee.
Sul piano settoriale crescono soprattutto le trasferte del segmento terziario che, con una
crescita del 4,6% più che compensa la dinamica negativa registrata nel manifatturiero (0,8%). Si tratta di un risultato molto importante perché interrompe un trend negativo in
essere dal 2009.
3
Banca D’Italia Bollettino Economico - N. 4/2014, ottobre 2014 (consultabile sul sito bancaitalia.it)
ISTAT, (2014) “Struttura, performance e nuovi investimenti delle multinazionali italiane all’estero”, Statistiche report
dic. 2014.
4
7
Il mercato dei viaggi d’affari delle imprese italiane è cresciuto di quasi un milione di
trasferte arrivando nel 2014 a 30,8 milioni (vedi Tav.1). L’incremento del 3,1% è un dato
che va oltre quanto ci si poteva aspettare considerata sia la stagnazione dell’economia
italiana, sia il fatto che le dinamiche dell’economia e del commercio mondiale nel 2014
sono state inferiori a quelle degli anni precedenti.
Tav. 1: Viaggi d’affari per destinazione (valori assoluti x1000)
In Regione
Nel resto
d’Italia
Totale
nazionali
In Europa
Extra –
europei
Totale
internazionali
Totale
Viaggi 2013
10.163
11.001
21.164
6.580
2.102
8.682
29.845
Viaggi 2014
10.419
11.273
21.693
6.922
2.146
9.068
30.760
Variazione
% ‘14/’13
2,5%
2,5%
2,5%
5,2%
2,1%
4,4%
3,1%
Tutti i mercati sono in crescita ma la differenza rispetto agli anni passati la fa il mercato
nazionale (+2,5%). L’incremento è di difficile comprensione perché interrompe anni di
contrazione delle trasferte nazionali in un anno in cui il PIL italiano è in diminuzione
frazionaria. Possibili spiegazioni possono essere trovate, dal lato della domanda, nella
timida ripresa del clima di fiducia delle famiglie e dell’occupazione; dal lato dell’offerta,
nelle migliorate condizioni di liquidità derivanti sia dal provvedimento di sblocco dei
debiti delle Amministrazioni pubbliche sia dal minore razionamento del credito.
A guidare la crescita è – però – il mercato internazionale (+4,4%), con il segmento
europeo in decisa crescita (+5,2%). Positivo anche il segmento intercontinentale (+2,1%)
seppure frenato dall’indebolimento della domanda di quei paesi emergenti che – negli
ultimi anni – hanno trainato la crescita dei viaggi delle imprese italiane. Il trend è ancora
sostenuto sia dalla crescita degli investimenti diretti esteri sia dall’importante differenziale
nel costo del lavoro con le economie emergenti e dalla conseguente spinta alla
delocalizzazione. Trasferire la produzione all’estero e mantenere il “made in Italy”, è una
azione che si risolve nell’incremento dei viaggi internazionali per molte attività che prima
erano “attività di stabilimento” quali: l’organizzazione del lavoro, il controllo qualità, o in
generale la supervisione tecnica.
In ottica pluriennale (vedi Fig. 1) il dato 2014 riporta il numero di viaggi al livello del
2011 – quando si è materializzata la “double deep recession” dell’economia italiana – e
rafforza la tendenza positiva del trend di lungo periodo. Questo, a dispetto delle tante
8
difficoltà congiunturali, è ancora oggi da considerarsi strutturalmente – e globalmente - in
espansione, come confermato da diversi studi5 relativi ai principali Paesi avanzati.
Continua ad allargarsi la forbice tra la dinamica delle trasferte nazionali ed internazionali,
con i viaggi all’estero che, dal 2009, hanno tassi di crescita tendenziale sempre superiori a
quelli del mercato nazionale. Come previsto nell’osservatorio dell’anno precedente, il
mercato nazionale si lascia alle spalle il suo picco negativo. Si tratta di una inversione
importante che non certifica però l’inizio di una crescita strutturale: gli ultimi sette anni di
“crisi” e le aspettative sulla prossima evoluzione della congiuntura italiana suggeriscono di
attendere conferme.
Fig. 1: La dinamica annuale dei viaggi d’affari (2001 - 2014)
22.0%
20.0%
18.0%
16.0%
V_naz ; 2001 = 21mln
V_int ; 2001 = 8mln
V_tot ; 2001 = 29mln
14.0%
12.0%
10.0%
8.0%
6.0%
4.0%
2.0%
0.0%
-2.0%
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
-4.0%
-6.0%
-8.0%
-10.0%
L’analisi per destinazioni6 mostra che l’America è il continente dove nel 2014 si è
registrata la maggiore espansione dei viaggi internazionali dall’Italia grazie alle
performance positive di USA e Brasile ma soprattutto all’esplosione dell’interesse dei
viaggiatori d’affari per le destinazioni “minori” (+31%) su cui le nostre imprese cercano
condizioni ancora più competitive. L’Asia – tradizionalmente il continente con la dinamica
più sostenuta – è penalizzata dai risultati registrati in Giappone (-3%) e dal rallentamento
delle economie emergenti che “blocca” le trasferte verso la Cina ad un +8%. Anche in
questo caso i rallentamenti nei Paesi Principali sono più che compensati dalle dinamiche (a
5
World Tourism and Travel Council. (2014). Travel & tourism economic impact 2014 (nazioni varie). London, UK:
World Travel & Tourism Council.
6
Banca d’Italia (2014a): “Indagine sul turismo internazionale”. Aggiornamento settembre 2014.
9
due cifre percentuali) nelle altre destinazioni. In crescita anche le trasferte nel continente
africano sempre grazie al contributo dei Paesi “minori”. Le tensioni geo-politiche hanno
infatti determinato un vero e proprio crollo delle trasferte verso la principale Paese
destinazione dell’area, l’Egitto (-36%).
La ottime performance congiunturali del regno Unito ne fanno l’area con la maggiore
crescita (+25%) all’interno del continente europeo, mentre la peggiore performance si
registra sul mercato russo (-22%). Il dato sconta le sanzioni imposte dall’UE a seguito
delle tensioni con l’Ucraina. Tra le economie principali, la Germania recupera il calo
registrato l’anno precedente e fa registrare un +15%; la Francia – il Paese con la maggiore
quota del nostro mercato outbound – mostra invece flussi stazionari. Ancora in
diminuzione i viaggi verso la Romania (-2%), dove da alcuni anni si susseguono risultati
negativi nella dinamica delle trasferte (-30% nel solo 2013). Il dato è compatibile con la
riduzione della presenza di quelle piccole e medie imprese italiane che avevano
caratterizzato il fenomeno di delocalizzazione produttiva in Romania all’inizio del
millennio.
L’analisi settoriale (Tav. 2) evidenzia che la crescita nelle trasferte d’affari è
determinata dalla ottima performance del segmento terziario che, con una crescita del 4,6%
più che compensa la dinamica negativa registrata nel manifatturiero (-0,8%). Si tratta di un
risultato molto importante sia per il valore assoluto della variazione sia perché interrompe
un trend negativo in essere dal 2009. Il differenziale di crescita è a favore del terziario in
tutti i segmenti di mercato, ma è sul segmento europeo che si registra il risultato più
eclatante. La crescita del +10,6% segnala che è in atto un cambiamento del baricentro geoeconomico di alcune aziende italiane dei servizi che si integrano a livello europeo per
gestire la distribuzione, la logistica, il marketing o le vendite e i servizi post vendita di
realtà industriali o finanziarie che hanno sempre più una dimensione europea o mondiale.
Tav. 2: Viaggi d’affari per destinazione e settore; anno 2014
In
Regione
Nel resto
d’Italia
In Europa
Extra –
europei
Totale
Totale Industria
602
2.701
3.689
1.322
8.315
Totale terziario
9.817
8.572
3.233
824
22.446
-3,8%
-2,9%
0,9%
0,2%
-0,8%
Settore produttivo
Valori assoluti (x1000)
Variazioni % ‘14/’13
Totale Industria
10
Totale terziario
2,9%
4,3%
10,6%
5,3%
4,6%
I viaggi nel settore manifatturiero. Il -0,8% registrato complessivamente nel 2014 non
modifica un trend positivo iniziato nel 2011 che va analizzato alla luce di due tendenze
contrapposte. Da un lato pesano le difficoltà di un comparto dove il numero dei viaggi
tende a diminuire strutturalmente per via della de-industrializzazione e del downsizing del
nostro tessuto produttivo. Anni di contrazione della produzione industriale hanno inciso sui
viaggi nazionali delle aziende manifatturiere italiane che – anche nel 2014 – hanno perso
quasi il 3,4%. A bilanciare questo trend negativo è l’espansione all'estero delle nostre
imprese che continua a spostare su destinazioni internazionali i viaggi persi sul mercato
nazionale. Per il sesto anno consecutivo i viaggi internazionali delle imprese manifatturiere
sono infatti aumentati – nel complesso – più di quelli nazionali anche se, rispetto al tasso di
crescita registrato nel 2013, il +0,6% complessivo rappresenta un forte rallentamento.
La crescita si concentra sul segmento Europeo (+0,9%), un dato che riflette la buona
dinamica dell’export sui mercati dell’Unione nei principali settori di specializzazione del
paese: macchinari e prodotti in metallo7. Dopo anni in decisa crescita il segmento
intercontinentale mostra invece una dinamica stazionaria (+0,2%) che sconta sia il
rallentamento della congiuntura nei paesi emergenti sia la perdita di competitività di prezzo
nei confronti dei principali competitor europei i cui prodotti hanno beneficiato – come i
nostri – del deprezzamento dell’euro.
Il peggiore consuntivo si registra sul mercato regionale, in flessione di 3,8 punti
percentuali, e nazionale (-2,9%). La contrazione interessa tutti i comparti ma soprattutto la
componente beni strumentali e mezzi di trasporto. La dinamica dei viaggi è stata rallentata
anche dalle performance negative del settore delle costruzioni, che nonostante
un’attenuazione della flessione del prezzo delle abitazioni, è ancora penalizzato dal calo
dell’attività in atto da diversi anni.
I viaggi nel settore terziario. Dopo anni di continua contrazione, il +4,6% complessivo
rappresenta un dato inatteso vista la ancora debole congiuntura del mercato nazionale,
dove si origina la maggior parte dei viaggi del comparto. Il contributo di +3,6% dato dal
mercato nazionale si determina da una performance molto positiva della distribuzione
commerciale che ha beneficiato della timida ripresa dei consumi delle famiglie e alle
migliorate condizioni di liquidità.
7
Banca d’Italia (2014) op. cit.
11
In ambito internazionale, la crescita a due cifre delle trasferte europee (+10,6%) si può in
parte spiegare con il miglioramento della percezione del rischio Paese, anche connesso alla
riduzione degli spread, che ha favorito l’integrazione con aziende europee generando
nuove necessità di mobilità. Non va però sottovalutato l’effetto di sette anni di “crisi del
manifatturiero nazionale”, che ha spinto molte aziende del terziario a proporsi come
fornitori per realtà industriali e finanziarie a livello europeo. La forte crescita delle trasferte
verso Germania e Regno Unito, non sembra casuale. In deciso rialzo anche il segmento
intercontinentale (+5,3%), seppure – data l’esiguità dei flussi – a tale percentuale
corrisponde un incremento relativamente modesto delle trasferte. Il dinamismo del
commercio mondiale ha favorito l’espansione dei viaggi della distribuzione, mentre il
deprezzamento dell’euro ha reso più competitiva l’offerta di servizi.
12
3) La durata dei viaggi d’affari.
Nel 2014 torna a salire la durata media dei viaggi d’affari delle imprese italiane
coerentemente con la buona performance delle trasferte internazionali. Quanto osservato
è compatibile con un incremento del 5,7% dei pernottamenti rispetto al 2013 (1,1 milioni
sul mercato nazionale e 1,9 milioni sul mercato internazionale). Gli “uffici viaggi” hanno
trovato conveniente/necessario prolungare i soggiorni intercontinentali ma grazie allo
sviluppo di opportunità di trasporto low cost hanno anche potuto gestire molte trasferte
nazionali ed europee riducendo il numero di pernottamenti.
Il quadro generale è determinato principalmente da quanto avviene nel terziario dove
l’importante progresso delle trasferte con uno o due pernottamenti (+5,4%) si lega alla
forte crescita delle trasferte in Europa.
Aumenta, nel 2014, la durata media dei viaggi d’affari delle imprese italiane; a fronte
del +3,9% delle trasferte più lunghe, l’escursionismo d’affari aumenta di “soli” 2,6 punti
percentuali (vedi Tav. 3). Le trasferte con uno o due pernottamenti (+3,1%), rimangono
quelle più frequenti, con una quota di mercato vicina al 42%. Il dato sottolinea la diversità
del mercato dei viaggi d’affari rispetto al mercato leisure; infatti, a tali trasferte “brevi”, si
accompagna generalmente la domanda di servizi ad altissima efficienza, in grado di
garantire il raggiungimento degli obiettivi della trasferta in tempi spesso contingentati.
Tav. 3: Viaggi d’affari per durata
Valori assoluti (x1000)
Nessun Uno o due Più di due
Totale
pernott. pernott. pernott.
Composizione %
Nessun Uno o due Più di due
pernott. pernott. pernott.
Viaggi 2013
11.792
12.457
5.596
29.845
39,5%
41,7%
18,8%
Viaggi 2014
12.096
12.847
5.817
30.760
39,3%
41,8%
18,9%
Variazione % ‘14/’13
2,6%
3,1%
3,9%
3,1%
Quanto osservato è compatibile con un incremento del 5,7% dei pernottamenti rispetto al
2013 che si traduce in un incremento di circa 1,1 milioni di pernottamenti sul mercato
nazionale e nella crescita di circa 1,9 milioni di pernottamenti sul mercato internazionale.
Qui si registra una forbice tra risultato del mercato europeo, dove le notti sono stimate in
aumento di poco più di 600 mila notti, e risultato del mercato intercontinentale in crescita
di quasi 1,3 milioni di notti concentrate nei Paesi africani e – soprattutto – americani;
stazionaria l’Asia. Dal confronto con le dinamiche dei viaggi si evince che – a parte il caso
dei paesi emergenti asiatici – gli “uffici viaggi” hanno trovato conveniente/necessario
prolungare i soggiorni intercontinentali. Il dato è sia un indicatore indiretto dell’aumento
13
dei costi e/o della complessità del trasporto sia una conferma che si sono consolidati i
rapporti commerciali e di produzione con i Paesi oltre oceano8. Al contrario, sulla media
distanza, l’aumento di opportunità di trasporto ferroviario veloce e l’espansione degli orari
e delle tratte servite dalle compagnie aeree a basso costo, hanno fornito alle aziende nuove
possibilità per incidere sul costo delle trasferte nazionali ed europee riducendo il numero
di pernottamenti. L’escursionismo d’affari e i viaggi brevi (nel complesso +2,9%),
crescono infatti più del mercato nazionale.
I risultati per macro branche produttive (vedi Tav. 4) mostrano che il quadro generale è
determinato principalmente da quanto avviene nel terziario. Qui crescono soprattutto i
viaggi più lunghi (+6,1%), ma – considerato il numero di viaggi – il progresso più
importante è quello delle trasferte con uno o due pernottamenti (+5,4%) dove si realizzano
la maggior parte delle trasferte europee. Il quadro nell’industria ricalca esattamente quello
delle trasferte: la crescita del mercato internazionale fa aumentare soprattutto le trasferte
più lunghe mentre sono in diminuzione le trasferte brevi coerentemente con la
diminuzione dei viaggi nazionali.
Tav. 4: Viaggi d’affari per durata (prospettiva settoriale); anno 2014
Valori assoluti (x1000)
Nessun Uno o due Più di due
pernott.
pernott.
pernott.
Variazione rispetto al 2013
Totale
Nessun Uno o due Più di due
pernott.
pernott.
pernott.
Industria
2.201
3.606
2.508
8.315
-0,8%
-2,2%
1,2%
Terziario
9.895
9.242
3.309
22.446
3,4%
5,4%
6,1%
8
Secondo ISTAT, (2014) Op. cit, il fatturato che le multinazionali italiane realizzano all’estero è pari al 14,8% di quello
complessivamente prodotto dalle imprese residenti in Italia, quota che sale costantemente.
14
4) Il mezzo di trasporto.
Anche nel 2014 è il treno il mezzo di trasporto che fa registrare la migliore performance.
Il +5,8% è legato quasi esclusivamente ai progressi nell’utilizzo delle tratte ad alta
velocità che ha continuato ad erodere quote del mercato nazionale all’aereo. Quest’ultimo
(+2,1%) è sostenuto prevalentemente dalla crescita delle trasferte in Europa.
L’automobile rimane il mezzo preferito dai business travellers con una quota di mercato
del 46,4%. L’incremento (+3,1%) si spiega in parte con il miglioramento nella
convenienza relativa rispetto al treno.
Nel 2014 si è registrato un effetto di sostituzione tra mezzi di trasporto. L’incremento del
parco auto ha eroso quote di mercato all’aereo e soprattutto al treno; quest’ultimo ha a
sua volta tratto vantaggio dallo spostamento di traffico aereo sulla alta velocità. Solo il
18% dei biglietti alta velocità sono però acquistati con tariffe non modificabili (super
economy o low cost). Determinante risulta il razionamento dei biglietti scontati ed il
timore di dovere cambiare/rimborsare il titolo. Diverse aziende hanno evidenziato la
necessità di “business travel intelligence” per indagare la convenienza effettiva di tali
tariffe.
L’effetto di sostituzione tra treno e aereo è particolarmente intenso nel manifatturiero dove
crollano i passaggi aerei nazionali. Il “boom” del trasporto su gomma è invece guidato
dall’ottima performance della distribuzione commerciale.
Anche nel 2014 è il treno il mezzo di trasporto che fa registrare la migliore performance
(vedi Tav. 5). Il +5,8% è un dato rilevante sia perché si realizza sul mercato
complessivamente più difficile (quello nazionale), sia perché questo osservatorio non
misura i viaggi delle micro imprese e del settore pubblico, notoriamente grandi utilizzatori
della ferrovia. L’incremento dei viaggi in aereo (+2,1%) è sostenuto prevalentemente dal
mercato internazionale e in particolare dalle trasferte in Europa. Sul mercato nazionale si
stima una diminuzione di quasi 140.000 voli, dovuti sia alla perdita di PIL e imprese, sia
alla concorrenza dell’auto e dell’alta velocità. Quest’ultima grazie all’ampia l’offerta di
tratte e orari, e a politiche di prezzo molto aggressive, ha anche riassorbito parte del
trasporto ferroviario tradizionale che raccoglie ormai solo il 35% delle preferenze (nel
segmento business).
Tav. 5: Viaggi d’affari per mezzo di trasporto
Valori assoluti (x1000)
Composizione %
Auto
Treno
Aereo
Totale
Auto
Treno
Aereo
Viaggi 2013
13.857
4.252
11.737
29.846
46,4%
14,2%
39,3%
Viaggi 2014
14.284
4.498
11.978
30.760
46,4%
14,6%
38,9%
15
Variazione % ‘14/’13
3,1%
5,8%
2,1%
3,1%
L’automobile torna a mostrare una performance positiva dopo diversi anni di difficoltà;
il +3,1% tendenziale, ne consolida il primato come mezzo preferito dai business travellers
con una quota di mercato del 46,4%. L’incremento di 400 mila trasferte si spiega, almeno
in parte, con il miglioramento nella convenienza relativa rispetto al treno: il 2014 ha infatti
visto i prezzi dei carburanti diminuire (in media) del 2% mentre il trasporto su rotaia è
cresciuto dell’1,0%9. Sul piano qualitativo si è però stabilizzato il fenomeno del
downgrading e downsizing delle flotte e – soprattutto – si è stabilizzata la durata media di
utilizzo dei veicoli prima della sostituzione come dimostra la forte crescita di nuove
immatricolazioni (15,3%)10. Tuttavia le svantaggiose norme fiscali sulla deducibilità
(limitata a poco più di 18.000 euro) o sulla detraibilità dell’IVA (il cui adeguamento dal
40% al 100% è stato posticipato al 2016) continuano a penalizzare la scelta dell’auto
aziendale. Questo osservatorio ha stimato che, nel 2014, il 5,3% delle trasferte è stato
realizzato con un’auto privata del dipendente, un dato molto rilevante se si considera che la
maggior parte delle interviste sono realizzate in aziende con più di 250 dipendenti. La
percentuale cresce al 7% nelle aziende con almeno una partecipazione estera; la differenza
con il 3,2% delle aziende ad azionariato italiano non è statisticamente significativa (pvalue 18%), ma crediamo rimanga indicativa di una maggiore “insofferenza” delle aziende
a partecipazione estera verso la fiscalità italiana.
In sintesi, anche nel 2014 l’effetto più evidente è quello di sostituzione tra mezzi di
trasporto. L’incremento del parco auto ha eroso quote di mercato all’aereo e soprattutto al
treno; quest’ultimo ha a sua volta tratto vantaggio dallo spostamento di traffico aereo sulla
alta velocità. Il continuo sviluppo di schemi di pricing aggressivi, in grado di premiare la
trattativa ed il know how degli uffici viaggi o delle TMC, oltre al moltiplicarsi delle tratte
servite e degli orari, determina l’interesse dei business travellers per il trasporto su rotaia.
Tuttavia solo il 18% dei biglietti alta velocità sono acquistati con tariffe non modificabili
(super economy o low cost), un dato “contenuto” se si guardasse solo ai differenziali
rispetto alla tariffa piena. Determinante risulta il razionamento dei biglietti scontati, forte
soprattutto con l’approssimarsi della partenza. Acquistare con molto anticipo diventa
quindi una strategia premiale per l’azienda solo a patto di rispettare date e orari. Questo
aspetto è noto a molti travel manager che però necessitano di “business travel intelligence”
per indagare correttamente la convenienza effettiva di tali tariffe.
9 ISTAT (2014a) Numeri indici NIC per voci di prodotto; consultabili sul sito www.istat.it
16
La dinamica disgregata per settore (Tav. 6) evidenzia che l’effetto di sostituzione tra
treno e aereo pur se trasversale, è particolarmente intenso nel manifatturiero. Stante la
crescita di viaggi all’estero, il decremento dei passaggi aerei nazionali va infatti ben oltre il
-1,3%. Il “boom” del trasporto su gomma è guidato dall’ottima performance della
distribuzione commerciale (i maggiori utilizzatori di auto) che sostiene prevalentemente il
mercato nazionale; le aziende di servizi hanno invece aumentato soprattutto i viaggi in
Europa.
Tav. 6: Viaggi d’affari per mezzo di trasporto (prospettiva settoriale); anno 2014
Valori assoluti (x1000)
Variazione rispetto al 2013
Auto
Treno
Aereo
Totale
Auto
Treno
Aereo
Industria
2.546
963
4.805
8.315
-0,9%
1,7%
-1,3%
Terziario
11.739
3.535
7.172
22.446
4,0%
7,0%
4,5%
10 Dati riferiti ai primi 9 mesi del 2014; fonte Dataforce (Quattroruote, allegato al n° 711, Dicembre 2014).
17
5) La motivazione del viaggio d’affari.
Dopo anni di contrazione ritorna il sereno sul segmento MICE, in crescita di quasi il 10%.
La dinamica ha un rilievo particolare perché investire nell’innovazione e nel capitale
umano rappresenta spesso un passaggio che anticipa, o accelera, l’uscita dai periodi di
recessione. Tale spesa rappresenta il 4% del budget travel delle imprese a capitale solo
italiano e il 15% di quelle con partecipazioni azionarie estere, un divario che va però letto
considerando che i “top spender” attuano gestioni separate del MICE e del business
travel. Nel 2014 si riconferma la forbice tra i risultati delle fiere internazionali (positivi) e
risultati delle fiere nazionali (stazionari), perché sostenuti dalla diversificazione nel
segmento congressuale. Per il 2015 il quadro dovrebbe rasserenarsi in coincidenza con
l’EXPO 2015.
La manifattura perde soprattutto nel segmento “core” delle trasferte per incontrare clienti
e fornitori (-1,2%) e nella partecipazione a fiere (-0,8%) a causa delle crescenti difficoltà
a vendere prodotti industriali sui mercati emergenti. Nel terziario il +13,3% nel segmento
altro e il +7.0% delle riunioni aziendali confermano una crescente integrazione e
diversificazione produttiva sui mercati Europei. Di grande rilievo il +4,0% nei viaggi
individuali per incontrare clienti e fornitori, che rappresenta un segnale importante per il
futuro dell’economia nazionale visto che inverte anni di variazioni tendenziali negative.
L’analisi per motivazione (vedi Tav. 7), mostra un 2014 favorevole soprattutto ai viaggi
collettivi. Spicca il +9,6% del segmento “altro11”, che certifica la rinascita del segmento
congressuale dopo anni di difficoltà, e il +4,4% delle riunioni (inter)aziendali trainate dalla
buona performance del terziario, il segmento dove la produzione richiede più frequenti
incontri di progettazione e coordinamento. La partecipazione a fiere mostra una crescita
contenuta rispetto a quella generale (+1,3%) ed anche i viaggi individuali per incontrare
clienti e fornitori (+2,6%) perdono quota di mercato arrivando a rappresentare il 66% del
mercato.
Tav. 7: Motivazione del viaggio d’affari
Valori assoluti (x1000)
Incontri
Riunioni
clienti/
aziendali
fornitori
Composizione %
Fiere
Altro
Totale
Incontri
clienti/
Fornitori
Riunioni
Fiere
aziendali
Altro
Viaggi 2013
19.805
3.033
4.794
2.214
29.846
66,4%
10,2%
16,1%
7,4%
Viaggi 2014
20.311
3.165
4.856
2.428
30.760
66,0%
10,3%
15,8%
7,9%
Variazione
% ‘14/’13
2,6%
4,4%
1,3%
9,6%
3,1%
11
Formato per circa due terzi dal segmento congressi, e per la restante parte da trasferte per lancio di nuovi prodotti o
viaggi incentive.
18
La crescita dei viaggi per Meetings (extra-aziendali), Incentives, Conferencing,
Exhibitions ha un rilievo particolare perché investire nell’innovazione di processo, di
prodotto e nel capitale umano rappresenta spesso un passaggio che accelera l’uscita dai
periodi di recessione. Purtroppo va evidenziato un ritardo delle imprese a capitale solo
italiano rispetto a quelle con partecipazioni azionarie estere: le prime – in media e senza
considerare eventi straordinari – destinano al MICE il 4% del loro budget travel, le
seconde il 15%. La differenza appare statisticamente significativa e potrebbe quindi
riflettere un divario di attenzione destinato a penalizzare ulteriormente l’impresa italiana. Il
condizionale è comunque d’obbligo visto che non sempre business travel e MICE sono
gestiti unitariamente; questo avviene per il 52% degli intervistati, corrispondente ad una
quota di spesa del 37%. I “top spender” attuano quindi una gestione del MICE che è spesso
indipendente da quella del business travel.
Anche nel 2014 si riconferma la forbice tra i risultati delle fiere internazionali
(positivi) e risultati delle fiere nazionali (negativi). I bilanci delle Fiere italiane sono
zavorrati dal quadro macroeconomico stagnante e dallo sfavorevole calendario fieristico
del 2014.La diversificazione nel segmento congressuale ha permesso di ottenere risultati
positivi12. Per il 2015 il quadro dovrebbe rasserenarsi in coincidenza con le importanti
manifestazioni fieristiche connesse ad EXPO 2015.
Nel quadro per settori produttivi (Tav. 8) si riflettono i differenziali tra fondamentali
economici del resto del mondo e italiani ma anche il rallentamento delle economie dei
paesi emergenti dove la nostra manifattura è più esposta. Infatti l’industria italiana perde
soprattutto nel segmento “core” delle trasferte per incontrare clienti e fornitori, ma anche la
partecipazione a fiere (e in misura minore le riunioni aziendali), mostrano segni negativi. Il
rallentamento delle economie emergenti ha ridotto le opportunità di vendere prodotti
industriali e frenato le aziende del “made in Italy” (alimentare, abbigliamento; prodotti in
cuoio, in legno...) dal frequentare fiere all’estero. La dinamica è stata insufficiente
soprattutto nei grandi Paesi (Cina, India e Brasile) anche se – rispetto alle dinamiche
nazionali – gli sforzi di diversificazione geografica dei principali Enti Fiera italiani hanno
continuato a pagare.
La crescita dei viaggi collettivi nel terziario (+13,3% nel segmento altro e +7.0% per
riunioni aziendali) conferma, anche sul piano qualitativo, la crescente integrazione e
diversificazione produttiva sui mercati Europei delle nostre aziende. Nell’attività di una
19
multinazionale dei servizi o della distribuzione commerciale, il coordinamento tra casa
madre e le filiali nazionali nella: progettazione, sviluppo e implementazione (anche fuori
sede) dei prodotti, ha un ruolo centrale e le trasferte sono difficili da ridurre – anche in
periodi di forte ristrutturazione dei costi – per via della maggiore difficoltà di
comprendere/comunicare/coordinare il business in paesi con sistemi legislativi, economici,
sociali e culturali tra loro differenti. La crescita più importante in termini assoluti si
registra comunque nel segmento dei viaggi individuali per incontrare clienti e fornitori. Il
+4,0% inverte anni di variazioni tendenziali negative e rappresenta un segnale importante
per credere che sia terminata la fase congiunturale negativa della nostra economia
nazionale.
Tav. 8: Motivazione del viaggio d’affari (prospettiva settoriale); anno 2014
Valori assoluti
Incontrar
Riunioni
e clienti/
aziendali
fornitori
Variazione rispetto al 2013
Fiere
Altro
Incontrare
Riunioni
clienti/
aziendali
fornitori
Fiere
Altro
Industria
5.354
1.105
1.216
639
-1,2%
-0,2%
-0,8%
0,6%
Terziario
14.957
2.060
3.640
1.789
4,0%
7,0%
2,0%
13,3%
12
Ad es. per Fiera Milano è stato determinante la presenza del semestre italiano di presidenza dell’Unione europea presso
il Centro congressuale MiCo, vedi: Fiera Milano (2014), resoconto intermedio di gestione consolidato al 30 settembre
2014
20
6) Dimensione del mercato: i valori.
Nel 2014 la spesa per viaggi d’affari sale a 19,1 miliardi di euro, in crescita del 2,1%.
Il risultato è frenato dal calo dei prezzi del trasporto sul mercato internazionale che,
infatti cresce dell’1,6% a fronte del 3,0% del mercato nazionale. Scende quindi il costo
medio della trasferta frenato anche dall’aumento del peso delle – meno costose –
destinazioni europee e dalla forte concorrenza tra operatori.
L’analisi settoriale evidenzia la crescita del solo terziario in concomitanza sia con
l’impennata delle trasferte “costose”, intercontinentali e per visitare fiere o convegni, sia
con l’aumento della durata delle trasferte e del costo del biglietti del trasporto nazionale.
Il trasporto incide per il 58% sui budget travel, una quota in diminuzione a causa delle
difficoltà del segmento aereo. La performance complessiva è in parte sostenuta
dall’aumento dei passaggi treno. Nel dato positivo del trasporto su gomma (0,2%) si
compensa la crescita del numero di trasferte con la forte diminuzione del costo di
carburanti e lubrificanti. “Esplode” la spesa per alloggio (+6,3%) e vitto (+3,6%)
sostenuta sia dall’incremento della durata media della trasferta, sia dalla crescita dei
prezzi sul segmento internazionale, sia dall’inversione dell’effetto “downsizing” che aveva
caratterizzato le revisioni delle travel policy aziendali negli anni più recenti.
Nel 2014 la spesa per viaggi d’affari delle imprese private italiane a prezzi correnti è
salita a quota 19,1 miliardi di euro (vedi Tav. 9), in crescita del 2,1% rispetto ai livelli
dell’anno precedente. Nel dato sono comprese tutte le spese che le aziende manifatturiere
con almeno 10 addetti e di servizi con almeno 5 addetti, imputano a bilancio come costo
dei viaggi d’affari. La dinamica ha risentito della riduzione del prezzo del petrolio (-10%
nella media annua); secondo nostre simulazioni, al netto di tale effetto la spesa sarebbe
cresciuta oltre i 3 punti percentuali.
Dopo anni di difficoltà, è la componente nazionale a mettersi in evidenza. Il +3,0% è un
risultato di grande rilievo sia perché il dato non è gonfiato dalla componente di prezzo, sia
perché il valore unitario delle trasferte ha risentito dell’emorragia di passaggi aerei a favore
della – meno costosa – alta velocità. Positiva anche la performance della componente
internazionale (+1,6%), nonostante una importante riduzione dei prezzi dei biglietti aerei
internazionali (-2,9% nella media annua secondo ISTAT, 2014a) solo parzialmente
bilanciata dalla crescita nei prezzi dell’alloggio13.
13
Quanto riportato in: UVET - American Express (2014), Business travel survey 2014, è compatibile con una crescita
della spesa media per alloggio internazionale superiore al 4%.
21
Tav. 9: Spesa per viaggi d’affari (mln. di euro)
Nazionale
Internazionale
Totale
Spesa 2013
6.574
12.140
18.715
Spesa 2014
6.774
12.334
19.109
Variazione ‘14/’13
(a prezzi correnti)
3,0%
1,6%
2,1%
Continua il trend positivo che ha caratterizzato la dinamica della spesa a prezzi costanti
nei periodi più recenti (figura 2 sx). Il recupero del 2% riporta la spesa reale sopra il livello
raggiunto nel 2011, anno in cui è iniziata la seconda fase della crisi. Il mercato resta
comunque 16 punti percentuali sotto il livello pre-crisi pur riducendo la forbice tra mercati
nazionale e internazionale.
Scende il costo medio della trasferta in termini reali (Fig. 2 dx) frenato dall’aumento del
peso delle – meno costose – destinazioni europee ma anche dal calo dei prezzi del trasporto
e dalla concorrenza tra operatori che continua ad aumentare. Gli anni di crisi hanno infatti
moltiplicato gli operatori attivi sul segmento business mentre il mercato ha contratto la
spesa reale sotto la spinta di aziende sempre più attente al contenimento dei costi.
Fig. 2 Dinamica annuale della spesa per viaggi d’affari: complessiva (sx), per singolo
viaggio (dx), (2001- 2014)
Da un punto di vista “macro” la situazione rappresenta un puzzle difficilmente
componibile. L’evoluzione dell’offerta dei fornitori di servizi travel può rappresentare una
possibile chiave di lettura. Questi, nel tentativo di recuperare margini, sono anni che
vendono “sotto costo” il servizio base (quello che viene spesso considerato dalle aziende il
22
costo del viaggio), aumentando in parallelo la complessità dell’offerta. Si pensi ai servizi a
valore aggiunto come sicurezza, salvaguardia dei dati, reporting, sostenibilità14 o alle
strategie di pricing dinamico in cui il servizio base – tracciato – è sempre più “best buy”,
mentre i costi per la flessibilità (cambi, rimborsi) o quelli per servizi “accessori” (garage,
colazione, accesso prioritario, ecc…), emergono solo da accurate analisi delle note spese e
dei comportamenti dei viaggiatori.
Nel quadro per produzioni omogenee (tTav. 10), si evidenzia la crescita del solo
terziario dove vi è stato il maggiore aumento delle trasferte “costose”, quelle
intercontinentali e per visitare fiere o convegni. L’incremento di spesa sul mercato
internazionale (+6,5%) è inferiore all’incremento delle trasferte sia per la maggiore crescita
dei viaggi in Europa rispetto a quelli intercontinentali, sia per la loro ricomposizione su
destinazioni più tradizionali (Germania e Regno Unito) meno costose da raggiungere. Al
contrario la dinamica della spesa sul mercato nazionale supera quella dei viaggi a causa –
principalmente – dell’aumento della durata delle trasferte e del costo del biglietti di treno e
aereo.
Il comparto manifatturiero riduce sia la spesa domestica, in concomitanza con la forte
contrazione dei viaggi nazionali, sia quella internazionale dove la riduzione dei prezzi dei
passaggi aerei ha più che compensato la debole crescita della domanda. Per comprendere il
-1,6% realizzato sul mercato internazionale va anche considerata la stasi delle – più costose
– destinazioni nei paesi emergenti e la preparazione degli uffici viaggi delle industrie nel
gestire in modo efficiente i – frequenti – viaggi intercontinentali.
Tav. 10: Spesa per viaggi d’affari e variazioni sull’anno precedente (prospettiva
settoriale)
Valori assoluti
(mln. di euro)
InterNazionale
Totale
nazionale
Variazione %
rispetto al 2013
InterNazionale
Totale
nazionale
Industria
1.353
7.205
8.558
-4,2%
-1,6%
-2,0%
Terziario
5.421
5.130
10.551
5,0%
6,5%
5,7%
La voce più rilevante sulla spesa per viaggi d’affari delle aziende italiane è il trasporto,
con una quota del 58% (vedi Tav. 11) in diminuzione di due punti percentuali rispetto
14
Servizi sempre più richiesti dalle aziende come riportato in Airplus (2014), “International Travel Management Study
2014; Parte II”
23
all’anno passato. Il bilancio è frenato dai vettori aerei che aumentano passaggi sul
segmento internazionale, ma non il fatturato dei clienti business dato il robusto calo del
costo medio del biglietto (-2,5% in Europa e -3,6% nel mondo; fonte ISTAT 2014a).
Opposta la situazione sul mercato nazionale dove la concorrenza con l’alta velocità
ferroviaria ha determinato la riduzione di passaggi in parte compensata con aumenti di
prezzi che – nella media – raggiungono il 4,9% (fonte ISTAT 2014a). La performance
della biglietteria aerea e ferroviaria scende quindi solo del -0,3% sostenuta dall’aumento
dei passaggi treno e dall’incremento del biglietto (in media 1%, fonte ISTAT 2014a).
Positiva la performance del trasporto su gomma (0,2%), un dato dove si compensa la
crescita del numero di trasferte con la forte diminuzione del costo di carburanti e
lubrificanti.
Come già nel 2013 la maggiore crescita si registra nella spesa per alloggio (+6,3%) e
vitto (+3,6%). Gli oltre 400 milioni di euro complessivi sono legati all’incremento della
durata media della trasferta, che aumenta sia il numero di pernottamenti sia quello dei
pasti. La crescita è forte soprattutto sul segmento intercontinentale dove si stimano
incrementi del prezzo medio della camera vicini all’8% anche a causa dell’inversione
dell’effetto “downsizing” che aveva caratterizzato le revisioni delle travel policy aziendali
negli anni più recenti. In moderata crescita anche il segmento nazionale seppure frenato
dalle dinamiche deflattive del costo della camera (-0,7%, fonte ISTAT 2014a). Il trend
favorevole dovrebbe continuare anche nel 2015 in concomitanza con l’incremento di
trasferte congressuali e fieristiche (le più redditizie) legate a l’Expo.
Tav. 11: Ripartizione della spesa per viaggi per macro tipologia di prodotto
Euro
(mln.)
Quota
11.121
- Biglietteria aerea /ferroviaria
- auto / noleggi / taxi / trasporti locali
Variazione sul 2013
Euro (mln.)
(%)
58,2%
-14
-0,1%
7.032
36,8%
-24
-0,3%
4.089
21,4%
9
0,2%
Alloggio
5.312
27,8%
315
6,3%
Ristoranti / vitto
2.675
14,0%
93
3,6%
Totale
19.109
394
2,1%
Trasporto
6.1 Le previsioni di spesa (un altro anno di crescita!)
Dopo il 2014, anche il 2015 è visto in crescita dai travel manager italiani. Gli ottimisti
prevalgono tra i grandi viaggiatori del manifatturiero seppure, rispetto agli anni passati, è
24
molto più rilevante la quota di chi si dimostra incerto sulle dinamiche future. Al contrario,
nel terziario, si riduce al minimo la quota di incerti, ed emergono le valutazioni positive
soprattutto delle imprese che gestiscono budget travel inferiori.
Allargando la prospettiva temporale al triennio 2013-2015, l’elemento principale che
caratterizza il mercato è la sua direzionalità. Chi esprime il 72% del mercato conferma,
nel tempo, le stesse dinamiche di spesa (positive/negative o stazionarie) e tra questi la
maggioranza assoluta conferma trend positivi.
Quanto osservato è compatibile con un aumento della spesa travel compreso tra 1,5 e 3
punti percentuali. La proiezione sconta le prospettive di “inflazione zero” di congiuntura
sostanzialmente stazionaria e le incertezze del quadro politico internazionale. Il dato però
va oltre la sua dimensione quantitativa, perché rafforza le prospettive del mercato sul
lungo periodo. E’ infatti il primo anno che il clima di fiducia positivo coinvolge anche
quelle imprese del terziario che fino ad ora hanno sperimentato le più profonde difficoltà
congiunturali.
Nel 2013 questo osservatorio aveva previsto un incremento nella spesa aggregata molto
vicino al 2,1% effettivamente realizzato: la crescita delle trasferte dalle imprese del
terziario sul mercato nazionale si è realizzata, anche se in una proporzione minore alle
attese. E’ infatti mancato il sostegno del segmento manifatturiero che ha continuato a
svilupparsi prevalentemente all’estero sottraendo mercato alle imprese italiane dei servizi.
Per il 2015, le previsioni dei travel manager sono rimaste positive (vedi Tav. 12). Il
prevalere degli “ottimisti” sui “pessimisti” è più evidente nel dato non ponderato per quote
di spesa, ad indicare che le aspettative di crescita sono forti soprattutto per le piccole
imprese. Se queste si tradurranno o meno in un effettivo aumento della spesa travel è però
più incerto, vista la preponderanza delle valutazioni di spesa stazionaria (espresse dal 52%
dei rispondenti). L’incertezza va però letta considerando diversi elementi, anche connessi
alla modalità di indagine: è infatti verosimile che i travel manager scontino, con
valutazioni prudenti, le attese sui risultati futuri della loro attività di saving o, più
semplicemente, che ritengano inopportuno certificare – in una indagine statistica – aumenti
di spesa. Tra le imprese “top spender” (pesando le risposte dei travel manager per quote di
spesa) la percentuale di ottimisti è invece maggioritaria (40%). Il dato certifica l’uscita dei
grandi uffici viaggi dalla “trappola del pessimismo”, ovvero da quello stato in cui si
preferivano giudizi “neutri/stazionari” o negativi, dopo che il perdurare della crisi aveva
sistematicamente negato le attese di ripresa del mercato.
Tav. 12: La previsione per settore
25
Previsione 2015
(risposte non pesate)
Industria
Servizi e distribuzione
Totale
Previsione 2015
(quote di spesa)
Spesa in
aumento
27%
41%
Spesa
stazionaria
61%
37%
Spesa in
diminuzione
11%
22%
Spesa in
aumento
32%
48%
Spesa
stazionaria
56%
14%
Spesa in
diminuzione
12%
39%
32%
52%
15%
40%
34%
26%
Nell’analisi disaggregata per settore merceologico si intravedono sia le caratteristiche
dell’attuale fase congiunturale sia segnali di discontinuità. Gli ottimisti prevalgono tra i
grandi viaggiatori del manifatturiero. Se si considera che la manifattura esprime la maggior
parte dei viaggi internazionali (circa il 60%) si ha una conferma che anche nel 2015 i
mercati internazionali avranno un ruolo primario per sostenere produzione e fatturato delle
nostre imprese. Rispetto agli anni passati vi è però molta più incertezza, come dimostra la
rilevante quota di previsioni stazionarie; le tante crisi internazionali ed il rallentamento
della crescita nei Paesi Emergenti possono spiegare il quadro.
Il segnale di discontinuità più importante con il passato si ha però nel terziario dove,
ridotti al minimo gli indecisi (che rappresentano solo il 14% del mercato), emergono saldi
tra ottimisti e pessimisti decisamente positivi soprattutto tra le imprese che gestiscono
budget travel mediamente inferiori (+19% il saldo non ponderato). Il risultato fa prevedere
che anche per il 2015 (per il secondo anno consecutivo) il mercato nazionale sarà positivo.
Se ciò dovesse realizzarsi, si potrà finalmente dirsi conclusa la fase ciclica negativa.
Allargando la prospettiva temporale si riescono a valutare meglio le dinamiche
dell’attuale fase di espansione. In Tav. 13 si sono incrociate le valutazioni prospettiche
delle imprese, con il risultato da loro realizzato nel 2014, ottenendo – di fatto – un
confronto sul triennio 2013-2015.
Tav. 13: Confronto tra dinamiche presenti e prospettiche della spesa (quote di spesa)
Aumenterà
Resterà stazionaria
Diminuirà
38%
1%
1%
3%
15%
16%
2%
4%
19%
Variazione
osservata nel
2014
43%
21%
36%
40%
34%
26%
100%
Nel 2015
Nel 2014
Attese 2015
Aumentata
Stazionaria
Diminuita
I dati si riferiscono a risposte pesate per la spesa travel amministrata, rispetto alla quale
l’elemento principale che caratterizza il triennio è la direzionalità del mercato (il 72%
conferma le dinamiche di spesa sul triennio). Tra questi trend predomina quello positivo
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(indicato dal 38% del mercato) un ulteriore altro elemento che rafforza l’ipotesi di un
mercato che nel 2015 effettivamente salirà
In sintesi, quanto mostrato è compatibile con un aumento della spesa, in termini reali,
tra 1,5 e 3 punti percentuali. Il dato sconta sia le prospettive di “inflazione zero” indicate
dalle principali agenzie economiche per l’Italia, sia la previsione sulla crescita dei prezzi
del petrolio che – seppure visti in ripresa – difficilmente si riporteranno sopra la media
annua del 2014, sia una dinamica del PIL sostanzialmente stazionaria. Anche le incertezze
sul quadro politico internazionale non permettono di essere più ottimisti sull’ordine di
grandezza della crescita 2015, nonostante il generale ottimismo che traspare dalle
valutazioni dei travel manager. Va infine sottolineato che l’importanza della previsione di
crescita va oltre il dato quantitativo, perché rafforza le prospettive del mercato sul lungo
periodo. E’ infatti il primo anno che il clima di fiducia positivo coinvolge anche quelle
imprese del terziario che fino ad ora hanno sperimentato le più profonde difficoltà
congiunturali.
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Appendice (Note Metodologiche)
L’indagine ha come obiettivo la misura della spesa per viaggi d’affari da parte delle
imprese italiane definita come il totale dei costi per viaggi registrati a bilancio. Le risorse
disponibili hanno imposto di escludere le imprese agricole, il pubblico impiego e le micro
imprese dall’universo di riferimento che è pertanto limitata alle “sole” imprese private di
dimensione superiore a 10 addetti (nell’industria) e 5 addetti (nel terziario).
L’universo è definito ricorrendo all’archivio ASIA 2013 e rappresenta circa il 25%
delle imprese ed il 70% degli addetti complessivi in Italia. Per l’indagine si è scelto un
piano di campionamento stratificato ad uno stadio come usualmente avviene nelle indagini
presso le imprese.
La previsione di realizzare un numero compreso tra 100 e 200 interviste ha consigliato
di limitare il numero degli strati a 4; come variabili di stratificazione sono state considerate
la dimensione (meno di 250, e 250 o più addetti) e la classificazione produttiva (industria e
servizi). Nella scelta si sono considerati i risultati ottenuti nelle precedenti indagini che
hanno anche consentito di ottenere una stima preliminare della varianza di strato utilizzata
per determinare la numerosità campionaria rispetto alla classificazione produttiva. Rispetto
alla dimensione si è invece vincolato a priori la numerosità complessiva nei due strati
(grandi imprese e PMI) a 1/2. La scelta è stata dettata dalla volontà di garantire maggiore
controllo della variabilità campionaria nelle imprese più grandi (economicamente più
rilevanti).
L’indagine si è chiusa il 30 dicembre 2014 con 96 rispondenti. Il processo di raccolta
dei dati ha riguardato circa 1000 aziende di cui 106 rispondenti l’anno precedente, e le
rimanenti 894 scelte casualmente. La redemption complessiva è del 9,6% ma scende al
3,0% se si considerano le sole aziende non rispondenti l’anno precedente. La frazione di
campionamento complessiva è pari allo 0,013% e sale al 1,4% se si considerano le imprese
con più di 250 addetti.
Il processo di verifica della coerenza interna delle risposte è basato sull’analisi delle
somme percentuali e sul controllo dei rapporto tra spesa in viaggi d’affari e addetti e/o
fatturato. Le imprese che presentavano valori considerati anomali perché superiori a 3
volte lo scarto quadratico medio di strato, sono state ricontattate. Il trattamento della
mancata risposta parziale è stato affrontato dapprima visitando i siti internet delle aziende
ed imputando le informazioni mancanti qualora pubblicate; successivamente si è ricorsi a
metodologie hot-deck dopo avere determinato le classi di imputazione in base alle
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variabili: ATECO, addetti, e costo medio del singolo viaggio (classi). Nel caso fossero tali
informazioni a mancare, si è provveduto a contattare il non rispondente; solo nel caso di
ulteriore non risposta si è imputato dato attraverso correlazioni con variabili note e
(quando disponibili), con le informazioni comunicate nelle indagini precedenti.
L’indagine statistica è svolta mediante due rilevazioni distinte entrambe condotte via email o con questionario elettronico; la prima indagine – conclusa il 18/07/2014 – ha
raccolto informazioni sulla struttura dei viaggi, la seconda – conclusa il 30/12/2014 e
condotta mediante due questionari differenti – è servita sia per raccogliere le risposte di chi
non aveva partecipato in precedenza, sia per confermare i dati raccolti nella prima tornata
di interviste e raccogliere indicazioni più precise sulle dinamiche previste per il 2015.
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