rotazioni ed avvicendamenti
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rotazioni ed avvicendamenti home >> le principali regole per la produzione vegetale >> Rotazioni ed avvicendamenti Rotazioni ed avvicendamenti - Una scelta imprescindibile d'importanza strategica Le affermazioni assolute che portano a dire: "L’agricoltura biologica si fa così" sono in generale da rifuggire, perché l'agricoltura biologica è un metodo che è tanto più efficace per quanto riesce ad entrare in equilibrio con l'ambiente in cui si opera. Pertanto, tutte le soluzioni tecniche, anche se provenienti da risultati sperimentali, vanno valutate ed eventualmente rielaborate, in funzione delle condizioni pedoclimatiche, delle attrezzature presenti in azienda e dell'organizzazione della stessa. Tenuto conto che molta della bibliografia corrente proviene ancora da paesi con caratteristiche pedoclimatiche e strutturali molto diverse da quelle mediterranee, questa accortezza è ancor più necessaria. Come per tutte le regole, c'è l'eccezione che la conferma. Nel caso delle rotazioni è, infatti, possibile fare un'affermazione che non ammette deroghe: "Non è possibile praticare correttamente e convenientemente il metodo d’agricoltura biologica se non si praticano avvicendamenti agronomicamente efficienti". Lo stesso Ivo Lotti, indiscutibile quanto impagabile maestro dell’agricoltura biologica italiana, quando interveniva in un’azienda che voleva convertire le superfici al metodo biologico, faceva partire ogni ragionamento dalle aspettative e dalle capacità dell'operatore, per impostare una rotazione equilibrata, sulla quale s’inserivano le soluzioni tecniche per ottimizzare la produzione. Con sintesi brutale ma inequivocabile, il messaggio chiaro che deve passare, per chi vuole iniziare bene e capire il metodo d’agricoltura biologica è: "O si fanno rotazioni efficienti o non si fa agricoltura biologica". Ad ulteriore sottolineatura dell’imprescindibilità delle rotazioni in agricoltura biologica, si può dire che se si dovessero applicare indicatori per il riconoscimento del livello di attuazione del metodo biologico, senza ombra di dubbio, la rotazione è, per le coltivazioni erbacee, il primo e più determinante, perché riguarda la gestione del suolo nel senso più ampio del termine, influenzando: stabilità e fertilità del suolo, controllo delle infestanti, biodiversità e caratteristiche produttive. Un utile aiuto all’orientamento ed al miglioramento della tecnica praticata dalle aziende biologiche, dovrebbe venire dall’azione degli organismi di controllo che, sin dalla valutazione di conformità aziendale, dovrebbero dare il giusto peso alla correttezza della tecnica agronomica messa in praticata, piuttosto che alla documentazione cartacea. In tal senso la formazione agronomica dei tecnici ispettori è determinante, rispetto ad una efficace azione di controllo e garanzia. Per quanto riguarda la conversione, è proprio la riflessione sulla migliore rotazione praticabile, con le relative opzioni tecniche collegate alle colture, la prima e più file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...MP/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_09_prod_vegetale.htm (1 of 8)02/05/2005 10.15.20 rotazioni ed avvicendamenti importante scelta dell'operatore per affrontare questa delicata fase di passaggio. Con la scelta della rotazione e la sua entrata a regime, si determinano tempi e modi della conversione aziendale. Prima di entrare nel merito dell’argomento, è utile sottolineare una volta ancora l'importanza determinante di questo principio agronomico per un corretto approccio al metodo biologico. Va precisato che si parla per convenzione di rotazione ma sarebbe più corretto dire rotazioni e/o avvicendamenti colturali, anche perché l'avvicendamento, che comunque nella successione delle colture, segue gli stessi principi e criteri di valutazione della rotazione, è più frequente perché di più semplice realizzazione e più rispondente della rotazione, alle esigenze tecniche ed economiche dell'azienda. In questa trattazione, per facilità di lettura, i due termini vanno considerati come equivalenti anche quando non sono continuamente affiancati o specificatamente citati. - I motivi della rotazione L'avvicendamento è indispensabile per evitare quell’effetto “stanchezza” che indica condizioni negative di abitabilità per determinate specie, causato dalle cattive condizioni dello stato igienico sanitario del terreno. Generalmente queste condizioni negative sono dovute a presenza di tossine, specializzazione di patologie, impoverimento dei nutrienti, selezione negativa per la flora microbica presente nel terreno, peggioramento della struttura, impoverimento della sostanza organica. I motivi che spingono a sottolineare l'importanza della rotazione sono riconducibili alle azioni di natura fisica, chimica e microbiologica, alle potenzialità di copertura e protezione del suolo, alle capacità di competizione con le essenze spontanee, che ogni specie ha, cioè alle interazioni di ogni pianta con l’ambiente e la fertilità del suolo, anche e soprattutto, in funzione della tecnica colturale ad essa collegata. Ogni pianta, infatti, ha una sua azione specifica sul terreno per le diverse proprietà d’esplorazione di strati superficiali e profondi con l'apparato radicale e per la tipologia di residui colturali che lascia. Questi, opportunamente interrati, contribuiscono in modo determinante al bilancio umico, alla stabilità strutturale e sono substrato vitale per i microrganismi, così come gli stessi residui radicali. Le diverse specie hanno esigenze nutrizionali specifiche, diversa capacità di mobilizzare elementi nutritivi ed instaurare rapporti particolari con la microfauna e la microflora del terreno. Ogni tipo di coltura, poi, ha una sua capacità coprente, un periodo di permanenza legata al ciclo produttivo e una capacità di competizione con le infestanti data dalle caratteristiche biologiche. Oltre al controllo delle infestanti la capacità coprente intesa per quantità e periodo influisce sulla stabilità e la capacità di limitare i fenomeni erosivi. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...MP/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_09_prod_vegetale.htm (2 of 8)02/05/2005 10.15.20 rotazioni ed avvicendamenti Nella scelta della successione delle colture ci sono, quindi, tutte le premesse per fare bene o non fare agricoltura biologica. Ad essa si collegano le scelte del piano di fertilizzazione, la valutazione dell'indirizzo di mercato che l'azienda vorrà intraprendere, la necessità di mezzi tecnici e la stima dei contributi che potrà ricevere. - Rotazione per la gestione della fertilità e della diversità E’ noto a tutti che con la precessione colturale si creano condizioni favorevoli per le colture di maggior interesse aziendale. Meno attenzione spesso si pone nell’incrociare la fertilità residua, con la capacità coprente e la diversificazione delle essenze che si succedono sul terreno, anch'essi fattori che influenzano in modo rilevante l’efficienza agronomica. Nel caso di un'azienda con zootecnia al suo interno o inserita in aree a spiccata vocazione zootecnica, le possibilità di fare avvicendamenti ad elevata efficienza agronomica sono decisamente superiori che per un'azienda senza o lontana da allevamenti. Alla facilità con cui possono essere inseriti erbai poliennali, leguminose foraggiere e da granella, altrimenti di non facile commercializzazione, si aggiunge la disponibilità di S. O. pregiata. Nonostante ciò, anche queste condizioni di vantaggio, richiedono attenta riflessione sul programma di rotazione per evitare soluzioni troppo semplificate, sulla biodiversità, a cui un'azienda zootecnica ad indirizzo cerealicolo foraggiero può essere soggetta. Per esempio l'inserimento di Leguminose annuali, quando i prati poliennali sono fuori rotazione, va curato con molta attenzione poiché, alcuni appezzamenti rischierebbero di essere investiti con Leguminose, solo dopo anni che, assommati al periodo più o meno lungo della fase precedente, rende difficilmente sostenibile la gestione della fertilità di quell’appezzamento. In questa situazione, e ancor di più in aziende senza zootecnia, sono di grande aiuto gli erbai da sovescio e le colture di copertura, quando prevedono Leguminose in purezza o consociate. Gli erbai da sovescio inseriti stabilmente in rotazione, consentono di abbreviare, fino a dimezzarlo, il tempo necessario al passaggio di almeno una leguminosa annuale su tutti gli appezzamenti dell’azienda biologica. La diversificazione delle specie che si avvicendano sul terreno, è importante per i tanti motivi citati ma, oltre all'azione degli apparati radicali sulla struttura e sui microrganismi, al contributo al bilancio umico proveniente dall'interramento di residui a diverso rapporto C/N, alla capacità di copertura e competizione, si deve aggiungere il contributo alla diversità ambientale. Con l’inserimento in rotazione d’erbai da sovescio, si ha altra occasione di esaltarla ma si può addirittura rischiare di deprimerla. Ciò può accadere quando le essenze seminate per sovescio, sono le stesse inserite in rotazione per la produzione di gra o altri nellausi economici. Per esempio un'azienda zootecnica che ha parati polifiti di Leguminose e Graminacee e in rotazione ha Cereali e leguminose da granella e per sovescio usa, per esempio Orzo e Favino, rischia di avere per ampie superfici solo la presenza di due specie. Nelle prime fasi di conversione è una condizione giustificabile, per ridurre i tempi di file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...MP/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_09_prod_vegetale.htm (3 of 8)02/05/2005 10.15.20 rotazioni ed avvicendamenti passaggio sugli appezzamenti delle Leguminose e contenere i costi ma, una volta raggiunto l'obbiettivo, sarà importante prestare attenzione ad utilizzare per sovescio, anche specie completamente diverse, sia in purezza, sia in consociazione. Questa attenzione è molto importante per la ricaduta che ha sul controllo delle infestanti che si specializzano in rotazioni instaurate sull'alternanza di poche specie a ciclo simile, sulla capacità di mobilizzazione di alcuni elementi nutritivi, sulla presenza di insetti e sulla specializzazione di patologie. Relativamente al controllo delle erbe spontanee, non ci può essere contenimento soddisfacente, senza una rotazione diversificata e coprente, cioè capace di competere costantemente con la flora infestante caratteristica delle diverse fasi colturali e periodi stagionali. Innumerevoli lavori dimostrano come rotazioni brevi, favoriscano la specializzazione delle infestanti e un lungo intertempo di terreno scoperto tra coltura e coltura, favorisca l’accumulo di semi potenzialmente germinabili. Per esempio, come evidenzia un lavoro del Prof. Bonciarelli dell’Istituto di Agronomia di Perugia, una successione Frumento - Girasole, ottiene risultati peggiori, relativamente al numero di infestanti, rispetto ad una che prevede Girasole – Frumento. Infatti il periodo di terreno scoperto passa da otto, nove mesi a circa due. Insieme alla competizione, la copertura determina anche la capacità di protezione del suolo, che è un altro elemento importante per valutare l’efficienza agronomica di una rotazione. Diminuire il periodo in cui il terreno resta scoperto, soprattutto quando si opera in terreni scoscesi, è un altro obbiettivo tecnico che l’azienda biologica si deve dare per proteggere il terreno dai fenomeni erosivi, al fine di non dilapidare, in poche ore di pioggia battente, il patrimonio di sostanza organica faticosamente accumulato in anni di lavoro. L'azione erosiva del vento e, soprattutto dell'acqua è inversamente proporzionale alla presenza di cotico erboso. La paura di limitare le riserve potenziali di acqua per la presenza di altre colture, non è poi così giustificata. Infatti, la presenza di un cotico erboso è in grado di evitare i ruscellamenti che danneggiano la struttura e non permettono accumulo di riserve idriche, favorendo invece dannosi ristagni, nel fondovalle. La fessurazione del terreno operata dalle radici favorisce la penetrazione mentre le essenze presenti ne limitano la velocità di caduta a valle utilizzando appieno la capacità assorbente del terreno. Ma la copertura del suolo non ha ancora finito i suoi compiti, perché l’attività svolta dagli apparati radicali delle colture di copertura, ha un'importantissima funzione di protezione delle falde, limitando i fenomeni di lisciviazione dell’azoto che invece rimane a disposizione per la coltura successiva. La scelta delle colture di una rotazione, evidenzia una volta di più come una singola scelta possa avere valore polivalente. L'inserimento di colture di copertura, per esempio, influisce su fertilità, gestione del suolo, controllo delle infestanti e protezione della falda. L’effetto di contenimento della lisciviazione e conseguente disponibilità di Azoto per la coltura che succede, che l’agricoltore biologico deve fare proprio, è rimarcato da numerosi lavori sperimentali e risponde alla necessaria attenzione auspicata dai manuali di buona pratica agronomica, che ogni stato membro della Comunità Europea file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...MP/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_09_prod_vegetale.htm (4 of 8)02/05/2005 10.15.20 rotazioni ed avvicendamenti ha prodotto per ottemperare al dettato della “direttiva nitrati”. Una ulteriore conferma che il metodo di agricoltura biologica è naturalmente rispondente agli indirizzi di tutela e gestione del territorio, abbondantemente proclamati negli indirizzi di politica agricola dell’Unione Europea. - Fattori che condizionano le scelte tecniche Nella definizione di un piano di rotazione, per le implicazioni prima enunciate e per i riflessi che queste hanno sull'azienda, si deve tenere conto di una complessità di fattori che possono essere contenuti schematicamente in tre punti: A.Efficienza agronomica - intesa come rispondenza ai principi di fertilità e gestione del suolo, fin qui elencati; B.Organizzazione aziendale - intesa come capacità, possibilità e tempo di realizzazione delle soluzioni tecniche previste; C.Bilancio economico - inteso come capacità di investimento sulle colture, possibilità di collocazione e valorizzazione sul mercato delle produzioni realizzate e contributi legati alle azioni ed alle colture previsti dalla PAC e dai PSR. Non sottovalutando mai l'importanza del fattore commerciale e dei contributi che, è risaputo, sono oggi parte sostanziale del bilancio, le scelte operative non devono andare sempre a penalizzare l'efficienza agronomica, perché nel breve periodo se ne pagherebbero pesanti conseguenze, proprio in termini economici. Ne scaturisce che la prima fase, quella conosciuta come conversione, è una vera e propria fase di investimento. La difficoltà per l'operatore e, allo stesso tempo, la sua bravura, sta proprio nel realizzarla limitando un impatto, in termini di costi e risultati tecnici, eccessivamente oneroso per l’azienda, senza mai derogare ai principi agronomici fondamentali. - Economicità ed efficienza agronomica della rotazione Quando si imposta un piano di rotazione che modifica le abitudini aziendali o, peggio, mette in discussione le certezze dettate dai contributi, è necessario offrire all'operatore una valutazione ampia su costi e benefici delle scelte per far comprendere che fare biologico significa investire sulla fertilità, anche ma non solo, con il supporto dei contributi. Fino a che il Girasole aveva premi altissimi, nel centro Italia e non solo lì, molte aziende affrontavano la conversione, pretendendo di mantenere la rotazione Frumento - Girasole, già praticata nel convenzionale, perché di facile realizzazione, anche per i fornitori di servizi in conto terzi e sostenuta da abbondanti contributi a cui aggiungere quelli previsti dalle misure agroambientali. Oggi, probabilmente, lo stesso file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...MP/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_09_prod_vegetale.htm (5 of 8)02/05/2005 10.15.20 rotazioni ed avvicendamenti ragionamento viene fatto verso il Mais o il Frumento duro e domani per qualsiasi altra coltura “ricca” dal punto di vista dei contributi PAC, subordinando qualsiasi regola di buona pratica agronomica al rastrellamento di risorse economiche. E’ un ragionamento su vecchi parametri ma ad oggi, non avendo ancora certezze sull’applicazione del disaccoppiamento a livello regionale, risultano validi per comprendere il concetto. Bisogna anche dire che molti hanno potuto continuare e purtroppo continueranno, con una rotazione tanto stretta quanto poco efficiente, dal punto di vista agronomico, perché quasi mai, alcuni organismi di controllo, si oppongo a rotazioni difficilmente definibili tali, nonostante i dettami dell’allegato primo del Reg. CEE 2092/91 siano molto chiari. Una rotazione stretta come ad esempio quella citata: Frumento - Girasole, ha controindicazioni per qualsiasi agricoltura si pratichi ma certamente inconciliabili con il metodo biologico. Gli elementi a sostegno di una scelta più sostenibile, devono partire proprio da una valutazione di: efficienza agronomica, praticabilità aziendale ed economicità, come specificato al paragrafo precedente. E' l'unico modo per far comprendere, a chi vuole fare seriamente agricoltura biologica, che il contributo non può essere l'unico parametro di riferimento altrimenti, in poco tempo, sarà l'unico reddito possibile al prezzo di danni enormi alla fertilità del suolo ed alla credibilità aziendale. Ragionando sul caso specifico, il Girasole è coltura estremamente esigente e lascia il terreno particolarmente stressato, come tutte le oleaginose, soprattutto in annate siccitose. Per questi motivi, come suggerisce il Prof. Bonciarelli nel suo libro “Coltivazioni erbacee”, non dovrebbe ritornare sullo stesso terreno prima di quattro anni. Quindi in rotazione biennale, richiederebbe, per risolvere almeno il problema nutrizionale, investimenti economicamente improponibili, creando comunque altri problemi. Se poi, come spesso capita, si pensa che per valorizzare i contributi si deve risparmiare anche sui fertilizzanti, la "frittata" è perfetta. In situazione di deficit nutrizionale, oltre ad una resa scarsa, si va incontro ad una situazione in cui, sia l’olio del Girasole, sia la farina o la semola del Frumento, difficilmente potranno definirsi prodotti di qualità, prestando il fianco ai detrattori del biologico, a cui, in questo caso, ci sarebbe veramente poco da obbiettare. Anche qualora fosse conveniente, il problema dell'inefficienza di tale rotazione, non si risolverebbe con una fertilizzazione abbondante perché, quello proposto, è avvicendamento che non ha capacità coprente e quindi scarsa capacità di protezione del suolo e altrettanto scarsa competizione con le infestanti. Dalla raccolta del Frumento alla semina del Girasole passano circa nove mesi in cui il terreno è scoperto e, oltre al problema della flora infestante, c'è da mettere in conto l'esposizione ai fenomeni erosivi. Inoltre il Girasole rischia di diventare l'infestante di se stesso. Non è caso raro, in biologico come in convenzionale, che, nella logica di incassare senza investire, quando il prodotto ottenuto è ovviamente scarso, si ritiene non conveniente spendere soldi per raccoglierlo, lasciando che i semi cadano sul terreno per riproporsi ai primi tepori, accumulando ai problemi, nuovi problemi, così da rendere file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...MP/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_09_prod_vegetale.htm (6 of 8)02/05/2005 10.15.20 rotazioni ed avvicendamenti improbabile ogni possibilità di diventare azienda biologica. Eppure fare qualcosa di meglio non è impossibile e certamente più utile per l'economia aziendale. Anche tenendo conto che spesso non è facile inserire erbai poliennali per assenza di zootecnia in azienda e nel comprensorio, si potrebbe però inserire un erbaio da sovescio prima del Girasole e far precedere il Cereale da una Leguminosa da granella. Valutando poi, che ad eccezione del sovescio, nessuna coltura è particolarmente rinettante, sarebbe opportuno chiudere la rotazione con una coltura più rustica e più capace di competizione con le infestanti quale il Farro o l'Orzo. Con questo ragionamento si arriva ad una rotazione che appare molto più equilibrata e in linea con i principi del metodo biologico e della buona pratica agronomica: Favino Frumento - erbaio da sovescio e Girasole - Farro. Alla maggiore complicazione portata dalla gestione annuale di quattro colture in campo più un sovescio, invece delle due previste, si oppongono una serie di fattori positivi che giustificano ampiamente la scelta. Nel quadriennio si dimezza il periodo in cui il terreno rimane scoperto, con influenza positiva su mineralizzazione e protezione del suolo. Viene inserita una Leguminosa come il Favino che è ottima precessione per i cereali ed inoltre presenta vantaggi di facile realizzazione: elevata richiesta sul mercato con conseguente buon prezzo di vendita e, ben venga, un buon contributo PAC. Con la Leguminosa inserita nel miscuglio da sovescio ed una leguminosa da granella, si garantisce poi, in due soli anni il passaggio di una Leguminosa su tutta la superficie aziendale. Con queste soluzioni il Girasole prima o il Mais oggi, è inserito in rotazione quadriennale ed è preceduto da quattro diverse colture. Il Farro o altro cereale minore messo a chiusura, oltre ad essere colture apprezzate dal mercato biologico, sono generalmente più rustiche, con maggiore capacità rinettante, addirittura eccezionale nel caso del Farro che ha anche una abbondantissima produzione di paglia, che contribuisce significativamente al bilancio umico. A questo punto è prevedibile che buoni apporti di ammendanti e fertilizzanti siano ripagati dalle migliori rese e dall'efficienza complessiva del sistema. In fondo tutto il cambiamento ha comportato una sola innovazione che è il sovescio e, ad eccezione della trinciatura, nessuna complicazione di attrezzatura, perché quelle utilizzate per la coltivazione del frumento, tornano utili anche per Favino, Farro e semina del sovescio. Volendo continuare a semplificare l'organizzazione aziendale, si può anche impostare la rotazione in modo che sullo stesso appezzamento ruotino tutte le colture nei quattro anni ma per ogni annata agraria se ne gestiscono solo due, al fine di mantenere la stessa organizzazione dell’azienda, tenendo presente però che a questo beneficio, si contrappone un'offerta discontinua di prodotti vendibili sul mercato. Facendo dei calcoli si potrebbero presentare all'operatore anche dei valori indicativi, confrontando contributi, costi di fertilizzazione e possibile PLV, nonché periodo di terreno scoperto e bilancio umico. In una ipotetica azienda di circa 20 ettari, si configurerebbe : • un prevedibile aumento del costo di fertilizzazione quantificabile tra i 45 ed i 55 Euro/ Ha, rispetto ad un preventivato intervento minimale; file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...MP/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_09_prod_vegetale.htm (7 of 8)02/05/2005 10.15.20 rotazioni ed avvicendamenti • una diminuzione di poco superiore ai 52 Euro/Ha per i minori contributi PAC contro: • un potenziale aumento della PLV ai normali prezzi di mercato, anche mantenendo improbabili, per la rotazione più stretta, rese uguali; • il dimezzamento del tempo, da 22 a 12 mesi, in cui la terra resta scoperta nel quadriennio. • un prevedibile migliore contenimento delle essenze infestanti • un bilancio umico che passa da un inaccettabile passivo ad un leggero attivo. (stimato su condizioni medie quali: terreno argilloso con S.O. pari al 1.5%, un coefficiente di mineralizzazione di 1.8% e continuando ad ipotizzare, diverso il contributo fertilizzante ma uguali, nonostante tutto, le rese medie per entrambi le soluzioni, cioè uguali restituzioni di residui al terreno) Nel primo caso da cui si è partiti, l'azienda con bilancio umico in perdita, anche se probabilmente certificata perché non ha mai usato prodotti non conformi, non sta facendo agricoltura biologica e, nel breve periodo, dovrà affrontare diversi problemi tecnici ed economici. Nel secondo caso, un piccolo sforzo di fantasia e conoscenza agronomica, ha permesso di orientare l'azienda verso l'applicazione del metodo di agricoltura biologica, con la valorizzazione della propria risorsa terra e, probabilmente, il miglioramento delle rese e della qualità dei prodotti, creando anche presupposti per ulteriori miglioramenti ed investimenti futuri. Il ragionamento proposto, ben lungi dall'aver prescritto la ricetta della migliore rotazione, è fatto solo per dimostrare che è possibile, anzi doveroso, rendere compatibili le scelte economiche con quelle agronomiche. Le soluzioni possibili sono infinite, vanno ragionate e modellate alle condizioni pedoclimatiche e di mercato dell'area in cui si opera. Quando poi, le condizioni aziendali e pedoclimatiche, permettono l'inserimento di colture più ricche, come ortive o altre colture irrigue, impostare rotazioni efficienti ed economicamente interessanti, è ancora più semplice, così come diventerà sempre più "normale" ottenere risultati tecnici convincenti. indietro || HOME || avanti file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...MP/PDDDDFFFFF/06_prod_vegetale/06_09_prod_vegetale.htm (8 of 8)02/05/2005 10.15.20