La fontana del villaggio
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La fontana del villaggio
Maggio 2014 Numero speciale per il 40° anniversario di consacrazione della chiesa Parrocchia Maria Madre di Misericordia insieme 1974 1962-2014 Vi a A d a N e g r i 2 2 - To r i n o - Te l . 0 11 3 6 9 1 5 7 - w w w. m a d r e m i s e r i c o r d i a . i t - a s t e r 7 @ a l i c e . i t La fontana del villaggio “A quei tempi via Barletta arrivava solo a metà e l’altra era prato e di lato passava una “Bialera”. Questa frase che ho letto nella testimonianza “Io c’ero!” mi ha fatto venire in mente una simpatica espressione del Sinodo diocesano celebrato negli anni ’90; in essa la Parrocchia viene paragonata alla “Fontana del villaggio” da cui tutti possono attingere e diventa pure luogo di incontro e di scambio di esperienze. Con la nascita della nuova Parrocchia possiamo dire che la vecchia “Bialera” si è trasformata poco per volta in “Fontana del villaggio”. A questa fontana ciascuno ha sempre trovato “acqua” sufficiente per irrorare la propria fede come pure per favorire la crescita sotto tutti i punti di vista. È bello poter affermare che dopo decine di anni continua a sgorgare da essa acqua sempre fresca e abbondante per tutti coloro che vengono ad attingere: nei momenti di festa come nei momenti di sconforto, nella grandi celebrazioni come nella Messa quotidiana, in età infantile e adolescenziale come in età adulta e avanzata, in occasioni di gioia e divertimento come in situazioni di lutto o sofferenza materiale e spirituale. Diventa poi semplicemente meraviglioso prendere atto di quanto viene affermato in un’altra testimonianza: “È bello sapere che attaccate ad un altro ramo, magari opposto al tuo, si trovano altre foglioline, che non arriverai mai a scorgere, ma che sono nutrite dalla stessa tua linfa che proviene dalle stesse radici e tutte sono direzionate, come te, in alto verso lo stesso Sole, cioè Dio sorgente di vita”. (Semplicemente… Grazie!) Proprio così; come dice un celebre proverbio orientale: “quando bevi, pensa alla sorgente”. Senza la sorgente, la stessa fontana resterebbe a secco. Le celebrazioni di questi giorni devono aiutarci ad elevare lo sguardo alla comune Sorgente: quel Dio che ci guida con amore paterno, la presenza reale di Gesù che agisce nei Sacramenti, la luce e il calore dello Spirito che deve riflettersi nel cuore di ciascuno e nella stessa vita parrocchiale. Quei “prati” che occupavano gran parte del territorio, al sorgere della nuova Parrocchia si sono trasformati gradualmente in altrettanti giardini, in cui il seme della Parola di Dio ha sviluppato fiori e frutti spirituali per migliaia di persone. Da quell’unica “fontana del villaggio” tante persone, con il proprio secchio della testimonianza, disponibilità e generoso servizio hanno contribuito a trasportare l’acqua vivificante dell’azione di Dio a sempre più numerose famiglie cristiane. Ogni secchio, in base alla propria capienza, piccoli o grandi che siano; purché vengano riempiti al punto giusto, nell’umile consapevolezza di non essere loro la fonte né tanto meno la sorgente. Eppure, senza di essi l’acqua proveniente dalla sorgente sarebbe rimasta là, alla fontana del villaggio ed il giardino nella comunità, completamente arido, non avrebbe potuto svilupparsi e restare vivo in tutti questi anni. Ringraziamo il Signore perché le cose non sono andate così: basta leggere le testimonianze che seguono per averne una convincente e concreta riprova. don Quintino Calendario delle celebrazioni Giovedì 15 maggio ore 21 Incontro con i sacerdoti che hanno dedicato alcuni anni alla nostra comunità Domenica 25 maggio ore 10.30 Santa Messa in suffragio di don Domenico Borgialli Domenica 18 maggio ore 10.30 Solenne celebrazione di ringraziamento Lunedi 2 giugno Pellegrinaggio al santuario Maria Madre di Misericordia (Savona) 2 Parrocchia Maria Madre di Misericordia Io c’ero! Quando nacque la Parrocchia Maria Madre di Misericordia… io c’ero… Nel 1955 il 28 dicembre mi sposai e nei primi del 1956 ero già qui a Torino. Dalla piazza di Santa Rita si vedeva la mia casa in mezzo ai prati. Era proprio in mezzo ai prati perché via Barletta arrivava solo a metà e l’altra era prato e di lato passava una “Bialera” (un fosso d’acqua corrente), corso Sebastopoli era solo una corsia. Abituata in un piccolo paese della Toscana mi fu molto duro adattarmi ad avere la Chiesa lontana, io che ero una assidua in Chiesa. Quando in corso Siracusa i Gesuiti cominciarono a celebrare la Messa la domenica alle 9 in una semplice stanza, crebbe il desiderio e la speranza di avere la Chiesa vicina. Quando poi, con un’altra signora, decidemmo di recarci in Curia per la richiesta, ci fu detto che già era in progetto tale costruzione; ancora non si conosceva bene la posizione precisa che sarebbe dipesa dalle decisioni del Comune. Finalmente, una domenica dopo la Messa, don Borgialli, raggiante in viso, ci comunicò che era arrivato il progetto e la nuova chiesa sarebbe sorta nella allora “via Caprera”. La gioia fu tanta, era il 15 luglio 1962, quando si passò all’inaugurazione dell’opera. Che bello avere di nuovo una Chiesa piccola ma accogliente; non mancava niente, l’armonium Sale e luce… dolce sapore di servizio! (usato) suonato da un maestro e tutte le domeniche le Messe cantate in latino (mi sentivo quasi ritornata al paese). Don Borgialli ci disse che sarebbero iniziati i lavori per un grande Santuario dedicato a Maria Madre di Misericordia. Nel 1971 la prima pietra. Il 1974 fine dei lavori. Mi sembrò più un garage che una chiesa, era così grande, forse perché abituati ormai alla piccola Chiesa che però non poteva più tenere molta gente. Pensiamo poi ai sacerdoti passati, ne ho visti tanti; ricordo molto bene don Ciotti in giro con i pantaloncini corti (anche con i miei nipoti), e poi la gioia di vederlo celebrare la prima Messa da sacerdote. Quante cose da raccontare per arrivare a oggi! Meglio, però, fermarsi qui, anzi mi congedo con una semplice riflessione. Gesù ha detto “Voi siete il sale della Terra…Voi siete la luce del Mondo” (Mt 5,13-14). Il sale non si vede ma tutti sappiamo com’è un cibo insipido e come è difficile muoversi al buio. Per questo voglio dire grazie alle tante persone che in quarant’anni e più sono state sale e luce per la nostra comunità. L’elenco diventerebbe lunghissimo anzi potremmo paragonarlo ad un iceberg: parte di esso emerge come i catechisti, gli operatori liturgici, chi ha dedicato tempo e slancio nel seguire le famiglie del Battesimo da 0 a 6 anni, i volontari della carità, gli animatori di bambini, ragazzi a persone più cresciute come i fidanzati. Gran parte, però, è sommerso dal nascondimento del proprio lavoro umile e costante, come la pulizia dei locali, la cura del giardino, i piccoli lavori di manutenzione… Quando entriamo in chiesa e la troviamo pulita, quando ammiriamo l’altare preparato con grande cura, quando sentiamo leggere le letture con dedizione, quando un coro ravviva la nostra messa, quando i chierichetti si destreggiano con garbo al servizio dell’altare, quando… (l’elenco non ha fine) chiediamo al Signore di non farci mai mancare tanta operosità. Giovanna Vaglini Dai prati alla comunità La mia fanciullezza è intimamente legata alla costruzione della «chiesa in mezzo ai prati»; così gli abitanti del quartiere Santa-Rita chiamavano, negli anni Sessanta, la nostra parrocchia. Giunti per abitare proprio in questo quartiere, i miei genitori amavano recarsi con zii e cugini verso i prati non distanti da casa, come per ritrovare le loro radici contadine, nelle serate d’estate abitate da lucciole e profumate d’erba fresca. È lì che i miei occhi di bimbo videro dapprima sorgere una piattaforma di cemento, poi dei muri di latta: la parrocchia «Maria Madre di Misericordia». Ricordo che correvamo in mezzo ai prati per andare incontro alle suore salesiane che, dal Sacro Cuore, venivano a piedi per animare le attività nella nostra parrocchia. Inoltre, in estate, ci divertivamo a giocare nei prati inondati d’acqua; assai sovente, il contadino vicino non esitava ad inviare i cani per allontanarci dai suoi terreni, interrompendo così partite di calcio altrimenti interminabili. È lì che ho conosciuto i miei primi amici, che ancora oggi restano dei veri amici. Quante corse! In inverno, poi, questi larghi spazi diventavano campi di battaglia per sfide a palle di neve, oppure, i pendii anche appena accennati, si trasformavano in facili discese per slitte improbabili, costruite di fortuna. Ogni occasione era buona per aggregare gli abitanti del quartiere. Penso, in particolare, alle famose «olimpiadi» organizzate un’estate dalla parrocchia, alle quali partecipò anche Luigi Ciotti, allora ancora alla ricerca della sua vocazione. E che dire delle raccolte di fondi per i paesi di missione, in gennaio, durante le quali alcuni bimbi rivestivano degli abiti indiani o africani? O ancora alle vendite di beneficenza, in primavera, per le quali si sollecitavano i negozi del quartiere e si costruiva un «banco» addossato al muro esterno delle chiesa. Tanti sono i ricordi e, probabilmente, un libro non basterebbe per raccontarli tutti; ma più grande ancora è la riconoscenza che provo per tutti coloro che hanno fatto sorgere la nostra parrocchia e per coloro che l’hanno animata nel corso degli anni: un vero luogo di aggregazione e di riferimento per tutti gli abitanti del nostro quartiere che allora cominciava a nascere. Claudio Gazzola Parrocchia Maria Madre di Misericordia E la comunità prende forma… Era l’anno scolastico 1966/67 quando mia madre mi ha iscritta a catechismo nella parrocchia di Maria Madre di Misericordia, la “Chiesetta di latta” come la chiamavano in tanti, e da quel momento iniziò la mia partecipazione alla vita parrocchiale. Non c’erano aule per il catechismo, eravamo tutti in chiesa,a destra le femmine e a sinistra i maschi: i gruppi erano disposti nei banchi, ogni gruppo distanziato da 2 file e le suore che spiegavano stavano in piedi davanti a noi, se dovevamo scrivere ci si sedeva sull’inginocchiatoio e si appoggiava il quaderno sul sedile. La nostra annata fu la prima a prepararsi per un anno alla Comunione e 3 anni per la Cresima. Io venni scelta per entrare nel coretto dei bambini, il motivo era che mia madre cantava molto bene, peccato che non fossi intonata, comunque questo fatto non mi ha creato problemi, il luogo di incontro era quel piccolo fabbricato ed i prati che lo circondavano, quando faceva bello si giocava fuori e se faceva brutto si andava nella stanzetta dietro la chiesa dove c’era la caldaia con il suo rumore che ci teneva compagnia. Ricordo ancora le messe affollate. Noi bimbi delle elementari avevamo il turno Come una famiglia Nel 1978 quando anche il mio secondo figlio ha cominciato le elementari, sono entrata a fare parte della Comunità di Maria Madre di Misericordia in un modo inconsueto. Due mie carissime amiche della Parrocchia mi hanno “caldamente” invitata a rendermi disponibile con loro per il catechismo dei bambini, essendo il Parroco don Borgialli e don Marino, vice Parroco; preoccupati per l’aumento dei bambini e il numero scarso dei catechisti. Noi siamo della Parrocchia di Santa Rita, che però abbiamo frequentato saltuariamente perché avevamo iscritto i figli alla Scuola Cattolica e quindi partecipavano anche alle Sante Messe nella Chiesa dell’Istituto. La comunità parrocchiale ha rappresentato per me una grande svolta per la stessa vita. Ho incontrato “vere amiche”, ho sentito la gioia di rendersi utili, ho avuto tantissime occasioni e opportunità per la mia crescita spirituale. Ma ciò che è stato anche importante per me e l’aver conosciuto tante persone e poter condividere con loro un cammino. In tutti questi anni ho dato molto di me, facendo anche a volte fatica per trovare il tempo per via delle tantissime esigenze belle e brutte e molto dolorose che ha avuto la mia famiglia. Ma anche la Parrocchia è la mia famiglia. È bello conoscersi tutti. Salutarci anche se ci incontriamo al mercato. È bello sapere che lì ci sono dei veri amici. Forse non sempre siamo concordi in tutto e con tutti, ma sono cose naturali. Si accettano, ci accettiamo perché lì c’è il Maestro che ci insegna come seguire la giusta via e sentirci tutti fratelli. Rita Binello Musso delle 9, poi alle 10 c’erano quelli delle medie, alle 11 la Messa Grande e alle 12 la Messa Bit, quella dei giovani che suonavano i canti con la chitarra; non vedevamo l’ora io ed i miei amici di diventare grandi per raggiungere quella meta. Un particolare che mi torna alla memoria sono quelle due signore che venivano a messa con i loro cani; don Borgialli aveva dato loro il permesso, dicendo che erano creature di Dio e potevano stare. Il loro comportamento era impeccabile; restavano seduti, impettiti, vicino a noi del coro senza mai fiatare; oltre ad essi, anche delle caprette e delle mucche sono entrate a curiosare mentre andavano a pascolare nei prati circostanti. Nel mese di settembre venivano organizzati i giochi che si tenevano tutte le mattine, eravamo un centinaio di bambini divisi in quattro squadre ed alla fine si concludeva il torneo con una bellissima gita, il tutto organizzato da don Mario Barra con l’aiuto di alcune mamme. Ricordo che un anno furono proprio mia mamma e mio papà a preparare i distintivi e gagliardetti per queste gare. Quando nel 1974 venne inaugurata la chiesa nuova, allestimmo il banco di beneficenza nella chiesetta. Questo è l’ultimo ricordo rimastomi di quell’edificio un po’ arrugginito che ci ha accolti bimbetti e ci ha visto crescere. Sono passati tanti anni; la chiesa attuale mi ha vista sposa poi madre al battesimo delle mie figlie, alla loro Comunione e alla loro Cresima, ho accompagnato molti bambini nel loro cammino di Fede al catechismo ed è il mio punto di riferimento per la preghiera, ma a volte ripenso a quella chiesetta che ha favorito il mio primo incontro con Dio. Laura Rizzone Un album di ricordi Da una decina di anni collaboro in questa Comunità in qualità di lettore liturgico durante le funzioni ed insegnando catechismo ai bambini. Nonostante abbia 48 anni, è ancora vivo, in me, il ricordo di quando, da bambina, presso la nostra parrocchia, il catechismo lo frequentavo io. Nell’ormai lontano 1 maggio del 1974, ho ricevuto questo Sacramento nell’allora piccola chiesetta costruita in prefabbricato, e circondata dai prati dove pascolavano le mucche. Questo, naturalmente, dopo aver frequentato il catechismo con impegno ed entusiasmo grazie alla carissima e dolcissima Suor Maddalena che, prendendoci per mano, ci ha guidati alla scoperta della Fede, sotto la guida di don Domenico Borgialli e di don Carlo Castagneri, instancabili presenze tra noi bambini. Ricordo quei pomeriggi in cui le lezioni si svolgevano in chiesa. Purtroppo non vi erano aule a disposizione ma era comunque bello vedere due o tre file di banchi, tra i quali, un gruppo di bambini era seduto rivolto alla propria catechista. Si vedevano un paio di banchi vuoti e, nuovamente, alcuni altri occupati da un ulteriore gruppo rivolto ad un’altra catechista e così via. Ricordo chiaramente il testo utilizzato (che peraltro continuiamo ad usare ancora oggi) “Io sono con voi” con il relativo “quaderno attivo”. Nel frattempo seguivamo con curiosità i lavori di costruzione della nuova chiesa che, tutti noi, speravamo essere pronta proprio per il grande evento della nostra Prima Comunione. Purtroppo così non è stato. Il grande evento, per noi, si è svolto nella piccola e vecchia chiesetta. Un paio di settimane dopo, terminati i lavori e consacrata la nuova ed attuale chiesa, eccoci di nuovo tutti presenti, vestiti con l’abito della Prima Comunione e più emozionati che mai per festeggiare l’inaugurazione della nuova Chiesa. Da quel momento tutto cambiò. La Santa Messa veniva celebrata in uno spazio così ampio che quasi ci appariva innaturale, soprattutto a noi bambini, abituati in spazi molto più angusti. E anche per il catechismo c’è stato un cambiamento radicale. Abbiamo abbandonato la vecchia abitudine di svolgerlo in chiesa per spostarci nelle attuali aule: una per ogni gruppo, chiare e luminose, nelle quali si poteva dialogare senza paura di disturbare il gruppo vicino. Sono passati quarant’anni ma tutto è ancora ben nitido dentro di me: i compagni, i sacerdoti, i catechisti, i luoghi e i testi utilizzati, e sono molto fiera, sfogliando l’album dei ricordi, di poter dire “Anche io c’ero” Stefania Casalone 3 4 Parrocchia Maria Madre di Misericordia Storia di “chiesa nostra” Agli inizi degli anni ’60 la comunità di Santa Rita non riusciva più a seguire il vastissimo territorio, in cui arrivavano migliaia di persone dal sud, dal nordest e anche dalla Liguria: era necessario creare nuove Parrocchie. Tra queste nel 1962 veniva definita la giurisdizione della Parrocchia di Maria Madre di Misericordia. I lavori di costruzione della prima chiesa, prefabbricata, durarono circa sei mesi, da gennaio a luglio 1962. Una processione solenne accompagnò il nuovo parroco Don Domenico Borgialli e il quadro della Madonna dalla chiesa di Santa Rita alla nascente Parrocchia di Maria Madre di Misericordia. Anche la chiesa prefabbricata cominciò a diventare piccola rispetto alla popolazione che cresceva, tra il 1969 e il 1974 iniziò l’iter per la costruzione della chiesa attuale, opera degli architetti Aldo Vacca Arleri e Luciano Re. Il 5 luglio 1971 si diede avvio ai lavori. Mentre il 12 ottobre dello stesso anno il cardinale Michele Pellegrino poneva la prima pietra. L’architettura del nuovo edificio in cemento a vista era moderna e richiamava lo stile ecclesiale svizzerotedesco. La costruzione comprendeva in un unico corpo sia la chiesa che la casa parrocchiale e come ancora oggi aveva due ingressi uno, quello principale, sull’allora via Caprera, preceduto da una scalinata e l’altro su via Gorizia. Il profilo di questa costruzione denota una doppia spinta verso il centro dell’edificio, da un lato, quello più alto rappresenta Dio e dall’altro la tensione del fedele che aspira a raggiungere il Supremo. L’Arcivescovo di Torino il cardinale Michele Pellegrino la consacrò il 18 maggio 1974. All’interno della chiesa troviamo la statua della Madonna, a cui è dedicata, e del contadino Antonio Botta, che ebbe l’apparizione della Vergine. Entrambe queste statue a grandezza naturale sono, come il Crocifisso, in legno massiccio della Val di Fassa, opera dello scultore Giacomo Vincenzo Mussner di Ortisei. Parrocchia Maria Madre di Misericordia A proposito del nome della nostra comunità, don Domenico Borgialli, il fondatore della Parrocchia, raccontava così: “Decisi questo titolo perché prediletto dal parroco di Santa Rita Mons. Baloire. Ero il suo vice e insieme ci recammo più volte al Santuario di Maria Madre di Misericordia a Savona; pregavo e chiedevo a Maria di proteggere me e i futuri parrocchiani”. Ogni domenica possiamo gustare il suono di un organo a canne, costruito nel 1976 dalla ditta Frescobalda di Varsi (Parma), composto da due tastiere e canne in legno di abete del Cadore e una lega di stagno e piombo. Don Domenico Borgialli, è stato il fondatore della Parrocchia e primo parroco. Venne coadiuvato da questi Vice-parroci: - Don Mario Canavesio - Don Mario Barra - Don Carlo Castagneri - Don Franco Pioli - Don Gianni Rege - Don Marino Basso. va il mandato a don Attilio Boniforte, assieme a suo fratello don Elio. I due sacerdoti venivano poi raggiunti da don Gianfranco Civardi, insegnante di religione presso la scuola Media Casorati e Ada Negri. Si creava così una piccola comunità sacerdotale. Il 24 febbraio 1997 dopo una lunga e grave malattia moriva don Gianfranco Civardi, all’età di 52 anni. Don Elio, intanto, veniva nominato parroco ad Osasio, il suo paese di nascita; don Attilio da quel momento è rimasto solo, ma aiutato dalla responsabilità dei vari gruppi parrocchiali. Il 3 febbraio del 2002 don Attilio lascia la Parrocchia e si assume la cura pastorale della Comunità di Villastellone. Domenica 24 febbraio 2002 fa l’ingresso, come nuovo Parroco, don Quintino Andreis, proveniente dalla parrocchia di Nole. Il 14 giugno 1984, dopo un periodo di malattia, veniva a mancare don Domenico Borgialli. Il 16 settembre 1984 alle ore 16 il Cardinale Anastasio Ballestrero da- Eccettuata questa breve parentesi, protrattasi per 13 anni, a Nole, l’attuale parroco ha sempre svolto il suo ministero sacerdotale a Torino. Fu ordinato il 19 ottobre 1974 nella parrocchia del Patrocinio di San Giuseppe (zona Lingotto) e qui vi rimase fino al 1980, quando fu trasferito nella Comunità di Gesù Buon Pastore (zona Parco Ruffini). Nel 1989 gli fu affidata la cura pastorale di “San Vincenzo Martire”, in Nole e dal 24 febbraio 2002 si è assunto la guida della nostra Comunità. Dal mese di settembre 2003, la nostra parrocchia è stata inserita nell’Unità pastorale N° 20, insieme a quella di S. Ignazio di Loyola e del SS. Nome di Maria. In seguito ad una ristrutturazione delle Unità pastorali, attualmente la nostra viene indicata come la “18”. 5 6 Parrocchia Maria Madre di Misericordia DECINE DI ANNI.. come un soffio Allora non c'ero, ma ADESSO SI! Don Borgialli il fondatore della parrocchia Maria Madre di Misericordia l’ha guidata dal 1962 al 14 giugno 1984, fino a quando il Signore lo ha chiamato a sé. Con lui collaborarono nel tempo parecchi viceparroci e si formarono molti gruppi della nostra comunità. Il 16 settembre 1984 fece l’ingresso don Attilio Boniforte con il fratello don Elio e successivamente si aggiunse don Gianfranco Civardi, insegnante di religione, che purtroppo una brutta malattia portò presto in cielo. La parrocchia, già avviata, continuò con tanti gruppi ben partecipati, tra cui il gruppo degli anziani: incontri settimanali e svariate attività compiute insieme. Molte donne dedicavano il loro tempo alla preparazione del Banco missionario. In quegli anni nacque anche la prima edizione di “Miss befana”. E cosa dire delle belle gite… anche di un solo giorno… castagnate, polentate … Non sono mancati i pellegrinaggi a Lourdes e a Fatima. Dopo qualche anno don Elio ci lasciò; di lui un caro ricordo è legato alla catechesi e ai suoi incontri settimanali di approfondimento della Bibbia. Don Attilio, ma restò comunque sempre dinamico: gli piaceva scherzare e, nei momenti giusti, anche sgridare. A gennaio 2002 durante la messa delle ore 10 comunicava a tutta la comunità, che dopo 18 anni, ci avrebbe lasciato. La notizia fu presa con grande tristezza. Il 24 febbraio 2002 faceva l’ingresso in parrocchia don Quintino Andreis, il quale arrivava da una cittadina del Canavese: Nole (6500 abitanti). Fu accompagnato dai suoi parrocchiani e da tanti, tanti bambini e ragazzi che provocarono in noi una grande meraviglia. Ben presto questo fatto ci diventò quanto mai chiaro. Don Quintino possiede il miele per attirare i ragazzi a sé. È un mago del computer e conosce bene le nuove tecnologie, mezzi usati per la realizzazione delle numerose attività e fantastiche iniziative formative e ricreative: elencarle sarebbe veramente impossibile! Grazie al suo lavoro possiamo essere orgogliosi del nostro sito, sempre aggiornato. I suoi incontri di catechesi, si svolgono in un bel clima vivace, anche se serio. Il gruppo anziani continua la sua attività di incontro settimanale. Gli argomenti sono tanti e di genere diverso; la presenza di don Quintino è sempre garantita e testimonia il suo affetto per noi. A tutti nostri sacerdoti, Grazie. Giovanna Vaglini Maria Madre di Misericordia 50 anni: PROPRIO NON LI DIMOSTRA! Erano i mitici anni sessanta e tutto stava mutando: c’era il boom economico, la scuola dopo le elementari non proponeva più media e avviamento ma per tutti media unica e classi miste.. Il nostro quartiere, dove ancora si percepiva il profumo di cioccolato sprigionato dalla fabbrica “Baratti Milano”, si stava popolando e per questo nasceva una nuova comunità parrocchiale: Maria Madre di Misericordia. Dopo le prime messe celebrate all’aperto ci accolse un edificio in lamiera con due file di banchi: una per i maschi, l’altra per le femmine. Noi ragazzi un po’ più grandicelli ci occupavamo dei bambini più piccoli e formammo un gruppo che grazie a Don Borgialli, detto confidenzialmente Don Borgia, iniziò a trovarsi il sabato pomeriggio per giocare nella piazzetta antistante la chiesa e la sera per “l’adunanza” riunione che ci permetteva, guidati dal parroco e dal suo vice Don Barra, di confrontarci sui problemi più disparati. Noi, gruppo giovani, partecipavamo all’organizzazione delle processioni, del banco di beneficienza, all’allestimento del presepe e a molte altre iniziative della nostra comunità che chiamavamo M3. Erano i tempi in cui i genitori di uno guardavano i figli di tutti senza sentirsi dire di pensare ai fatti propri e per noi di Maria Madre di Misericordia c’era mamma Vincenzina con la sua Fiat 850 coupé azzurra: la sua casa era sempre aperta, nel suo salone potevamo trovarci la domenica pomeriggio e anche per capodanno. Ancora oggi ricordo quelle riunioni e quelle discussioni che mi hanno insegnato a rispettare innanzitutto me stessa, ragionando con la mia testa e non con quella della massa, e che mi hanno fatto comprendere che noi Cristiani dobbiamo diventare testimoni di Gesù e che in ciò è coinvolta tutta la nostra vita ed il nostro modo di essere. Il ’68 imperversava: tutti protestavano per qualcosa e molti riempivano le piazze ma non le chiese. Non so se fu per questo che don Borgialli accolse la proposta di noi giovani, che guidati dal signor Bonato, avevamo formato un coro, di organizzare quella che definimmo messa beat: qualche chitarra, una batteria, i tamburelli per accompagnare i canti durante la celebrazione della Messa di mezzogiorno, so soltanto che un po’ per volta ci trovammo in tanti e fu un nuovo momento di aggregazione e di condivisione della fede. Gli anni sessanta finirono, il decennio successivo ci regalò la costruzione della chiesa odierna: in essa mi sono sposata, è stata battezzata mia figlia, ho festeggiato le mie nozze d’argento e quelle d’oro dei miei genitori, si è celebrato il funerale del mio papà e di tante persone care. È bello appartenere ad una comunità! Da 26 anni ho anche la gioia di fare la catechista: quante ansie, quanta paura di non essere all’altezza, quante incertezze ma che opportunità meravigliosa e quale stimolo a confrontarmi sempre con la mia fede, condividendo tante iniziative con gli stessi ragazzi. Silvana Latella Io non c’ero quando nacque la Parrocchia Maria Madre di Misericordia. Ho cominciato a frequentarla il 2 gennaio 1994, quando mio figlio secondogenito ricevette il battesimo. Non fu un’esperienza che lasciò il segno, anzi, tutto finì subito dopo quel momento che doveva essere importante ma che passò come un compito da dover svolgere in fretta in quella piccola chiesetta con i parenti e il sacerdote. Non tornai più nella mia parrocchia (ne frequentavo un’altra) se non quando dovetti iscrivere mio figlio a catechismo per ricevere il Sacramento della Comunione. Tuttavia negli anni che passarono fino a quel giorno ci fu una persona della parrocchia che continuava a starci vicino in maniera dolce e discreta, che cercava di riavvicinarmi alla comunità, era Elisabetta, la catechista che aveva preparato me e mio marito al battesimo di nostro figlio. Veniva spesso a trovarci e a chiedere di Stefano, se cresceva bene nel corpo e nella fede. Il giorno dell’iscrizione al catechismo di Stefano lei mi chiese: “Perché non fa la catechista?”. La guardai stupita e le risposi che io non avrei mai potuto, che non ero in grado e mentre cercavo di non pensare a ciò che mi era stato proposto arrivò la voce di don Attilio che nuovamente chiedeva se qualche mamma era disposta a fare la catechista. Elisabetta mi guardò e mio figlio anche, in quel momento entrai a far parte pienamente della parrocchia e ci sono rimasta. Sono passati 14 anni e sembra ieri, ora mi ritrovo ad essere nella parrocchia almeno 3 giorni su sette e in questi anni ho visto e vissuto i cambiamenti che ci sono stati a cominciare dal metodo di fare catechismo. Ricordo che la Messa, quando cominciai a seguirla qui, mi metteva angoscia in quanto si svolgeva nel salone (in inverno) che era affollato di gente per lo più anziana, mi sembrava mancasse di gioia, di animosità giovanile, però mi sentivo accolta e quando don Attilio ci lasciò provai un gran dispiacere. Con l’arrivo di don Quintino il vuoto lasciato da don Attilio fu presto colmato. Tutto subì un cambiamento radicale a cominciare dalla mia conoscenza sulla fede che ho arricchito insieme ai ragazzi e grazie alle tante attività che Don Quintino ha lanciato e continua a realizzare per rendere più partecipe la nostra comunità e per avvicinare i bambini e i ragazzi alla Santa Messa. Il suo impegno è sempre vivo e attivo e anche noi catechiste cerchiamo di arricchire l’incontro domenicale col Signore per rendere viva una Chiesa come “Maria Madre di Misericordia” che, vista da fuori sembra più una fabbrica che una parrocchia, ma io sono contenta di esserci e di farne parte. Sabina Napoletano 7 Parrocchia Maria Madre di Misericordia Semplicemente.. grazie! Mi presento: sono una foglia, una foglia verde di un grande albero chiamato comunità. Già fin da piccola ho sempre frequentato la parrocchia, grazie all’educazione e alla forza di volontà che mi hanno trasmesso i miei genitori insieme ai miei fratelli. Ho vissuto molti momenti tra le mura di questa Chiesa, così grigie all’apparenza, ma così vive e colorate nel loro contenuto e significato, al loro interno. In effetti, spesso le persone vi passano accanto o che la conoscono solo di nome, non penserebbero mai che sotto una simile struttura architettonica si nasconda la nostra vivace Maria Madre di Misericordi: un grande blocco grigio e spoglio per alcuni, ma anche un’originale geometria di cemento e soprattutto una grande casa per altri, come per me personalmente. A volte, durante la Messa in una mattina di primavera arrivo quasi a commuovermi nel vedere un raggio di sole entrare dalla vetrata sopra l’altare o di sera, quando la chiesa è meno illuminata, vedere quell’ombra del Crocifisso, ben studiata, proiettata sulla parete striata di cemento. Sono immagini destinate a rimanere impresse per sempre nei miei ricordi. Ho iniziato il percorso di catechismo in seconda elementare, seguendo la strada già intrapresa dai miei fratelli un po’ più grandi: catechismo, prima Comunione, Cresima… Sono stata un’assidua frequentatrice delle attività parallele al catechismo proposte da don Quintino a noi ragazzi e, lo ammetto quasi con orgoglio, mi sono sempre lasciata attirare da ogni novità, partecipandovi con spirito di grande curiosità ed entusiasmo. Ho avuto qualche esperienza come animatrice ed educatrice. In me è sempre stata molto spiccata la passione per la musica, che si accompagna allo spirito di servizio, alla fede e alla preghiera, alla voglia di stare in compagnia e, più recentemente, di guidare e incoraggiare i bambini del coro. Il soggetto del mio discorso vuole, però, essere comunità di questa parrocchia, un organismo vivente dove ogni parte è fondamentale alla sopravvivenza del tutto, come quell’albero di cui ho scritto poco sopra, composto da tante foglie, tutte verdi, forti e piene di vita e di fede. È bello sapere che attaccate anche a un altro ramo, opposto al tuo, vi sono altre foglioline che non arriverai mai a scorgere, ma che sono nutrite dalla stessa tua linfa che proviene dalle stesse radici e tutte sono direzionate, come te, in alto verso lo stesso Sole, cioè Dio sorgente di vita. È anche simpatico riconoscere le solite faccette ogni domenica, le foglie del tuo stesso ramo, quelle di sempre, visi di persone di cui magari non si conosce neppure il nome, ma che per forza di cose ti diventano familiari. Mi sento parte di questa grande famiglia, come dicevo, da quando ero piccola; ora che sto per compiere 20 anni mi rendo conto di come siano proprio le persone a costituire l’anima ti questo organismo così complesso. Il centro propulsore, invece, sta in chi coordina e organizza questo complesso apparato ad ogni livello: spicca in particolare la costante, tenace e attiva presenza di Giovanna, attorniata da altri collaboratori; una presenza evidenziata pure dalla ormai consuete scene, colorite di serietà e anche da un pizzico di comicità. Ma alla base di tutto si pone la presenza attiva del parroco, il cuore pulsante di tale organismo: don Quintino, che con sentimento, energia, fede e la sua originalità, diffonde energia, sentimento e tanta speranza. La mia crescita di fede e la stessa esperienza di comunità, comunque, è cominciata proprio con lui, quando avevo appena sette anni. Era il 24 febbraio 2002 quando don Quintino giunse nella nostra parrocchia. La trasformazione è balzata subito evidente già, per esem- pio, con l’introduzione della Messa dei bambini e ragazzi. Il suo stile è inconfondibile e si è mantenuto tale per tutti questi anni: con le sue storie-omelia con simpatici protagonisti, sempre originali, semplici, ma profonde, inventate genialmente pochi minuti prima della messa, ha saputo attirare l’attenzione dei più piccoli e anche dei più grandi, Quante iniziative, sempre vivaci e colorate! Penso alla mitica “Lanterna magica”, con cui ci ha trasmesso il desiderio di non accontentarsi mai di una definizione, di porci dubbi, di riflettere, di andare a fondo nelle questioni. Nel settembre dello stesso anno è pure partita l’esperienza del coro ed io, incuriosita più che mai, mi ci sono subito buttata; oggi il coro è cresciuto, specialmente sotto il profilo della maturità, formazione ed anche della stessa conoscenza musicale. Vi è stato un susseguirsi di cantori, organisti (Ilaria, Matteo… Corrada) come pure direttrici (Ilaria, Maria Grazia, Natalia, fino alla sottoscritta). Don Quintino, poi, ha riempito la nostra vita e parrocchia di colori: con i suoi mille avvisi, le lettere recapitate dagli efficientissimi postini “3 Stelle”, i cartelloni che abbelliscono il saloncino. Don Quintino è stato e continua ad questo per tutti noi giovani. Noi, che abbiamo avuto la costanza di perseverare in parrocchia, ci prestiamo a svariati servizi. È sempre molto bello e divertente ritrovarci a parlare, partecipare agli incontri guidati da lui, trascorrere una serata distensiva e rivivere i tempi passati attraverso le numerose foto del passato. Ci assale un pizzico di nostalgia accompagnata dalla consapevolezza di aver compiuto delle esperienze meravigliose lungo questi anni passati. La sua presenza e la sua guida hanno lasciato una traccia profonda nel mio cammino di crescita, favorendo un solido legame con la comunità. Quando ero piccola, vedevo don Quintino un po’ come un don Bosco, un po’ più moderno e tecnologico, appassionato, caloroso e pieno di vita con i bambini; crescendo, però, ho scoperto anche il suo entusiasmo nel guidare i ragazzi più grandi e gli adulti. Col passare degli anni i dubbi si fanno più complessi, ma la presenza di una guida come lui è stata sempre positiva e fortificante e, per questo, tutti noi gli dobbiamo un grazie. Sono passati così questi dodici anni di crescita. In occasione di questo quarantesimo anniversario della consacrazione della parrocchia, sebbene io abbia vissuto appena un quarto della sua storia, mi sento comunque pienamente coinvolta nel ricordare la storia passata, nel vivere intensamente il presente e nel sentirmi già parte del futuro. Questa unione e familiarità trova le proprie radici nella fede e trae vitalità dalla collaborazione nei nostri compiti di tutti i giorni, dal nostro tirarci su le maniche e dal nostro “grazie” reciproco, detto anche solo con un sorriso. Chiara Consoli 2 strade, un solo "Cuore di mamma" Anche con lui abbiamo potuto continuare questo cammino di fede fino a realizzare un nostro vero e proprio sogno: portare in processione la statua della nostra “Madonna del Pergamo”. 8 Ottobre 1995 Nasce, nella parrocchia Maria Madre della Misericordia, con la collaborazione del parroco don Attilio Boniforte, il nostro piccolo gruppo di preghiera “ S. Maria del Pergamo” originario di un piccolo paese della Basilicata: Gorgoglione (MT). Portando un quadro della Madonna in processione, ogni anno, la prima domenica di giugno, siamo riusciti a tenere viva la tradizione religiosa delle nostre terre. 09/15 Giugno 1997 Insieme, al parroco don Attilio, abbiamo voluto gemellare con un pellegrinaggio questo gruppo di preghiera, recandoci a Gorgoglione per la festa della Madonna del Pergamo che si svolge 11/12 giugno. 24 Febbraio 2002 Dopo diversi anni, nel 2002, il parroco don Attilio viene sostituito da don Quintino Andreis. 8 Ottobre 2011 La statua viene benedetta da don Quintino e viene posta in modo stabile nella chiesetta feriale. Ci sentiamo molto grati a don Attilio e don Quintino, come a tutte le persone che condividono ogni anno questa nostra devozione e gioia. È bello pensare che, al di là della provenienza geografica o delle diverse tradizioni, ciò che ci unisce è anche l’affetto di un’unica Mamma celeste. Gruppo di preghiera “S. Maria del Pergamo” Parrocchia Maria Madre di Misericordia Come un albero è la comunità… Dalle radici attraverso il tronco, passando in tutti i rami, giunge sino alla gemma più lontana la linfa vitale dell’amore, della comunione e della carità . Laudato sì , mi Signore, per la mia Comunità. Insieme - Supplemento a “Giornale della comunità” della parrocchia Gesù Buon Pastore, Torino - Direttore responsabile: Marco Bonatti - Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 2779 del 8/3/1978 - Stampa: Tipografia Impronta, Nichelino (TO) 8