appunti visita Museo Donini

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appunti visita Museo Donini
Appunti sulla visita al museo della preistoria : “Luigi Donini”
di Bologna
Martedì 17 Gennaio 2012 noi bambini della classe 3^ B siamo andati al museo della preistoria :
“Luigi Donini” insieme alle nostre maestre.
Nel giardino davanti all’entrata del museo c’era un grosso mammuth riprodotto a grandezza
naturale.
Appena siamo entrati una maestra, Sara, ci ha accolti e portati in una grande sala al secondo
piano dove c’ erano grandi bacheche con vari reperti di animali preistorici vissuti nell’ era glaciale.
C’ erano anche uno scheletro di bisonte e uno scheletro ( calco ) di un grande cervo ( megacero )
vissuto migliaia di anni fa. Lo scheletro del bisonte è stato trovato in Olanda, invece quello del
megacero è stato trovato nell’ area del parco dei Gessi (BO) insieme alla iena delle caverne.
In fondo alla sala c’ era la ricostruzione di un ambiente preistorico del nostro territorio nel periodo
dell’ ultima glaciazione (tra i 120.000 e i 10.000 anni fa). In questo ambiente c’ erano un megacero
in primo piano, una marmotta, una lepre e un ghiottone ( piccolo orso con coda molto grossa ).
Erano stati riprodotti esattamente come erano nell’ era glaciale.
Nella prima bacheca ( vetrina ), c’ erano dei fossili: una grande zanna di mammuth, delle
mandibole e crani di bisonti delle steppe e corna di rinoceronti.
I paleoantropologi hanno esaminato questi fossili ( fonti materiali ), così hanno capito cosa
mangiavano questi animali, quanto erano grandi, quanto pesavano, dove vivevano e altre
informazioni.
Le zanne dei mammuth sono dei grossi dentoni che servivano all’ animale per difendersi, per
mangiare, per proteggere i piccoli. Non servivano per attaccare, perché i mammuth erano
erbivori.
In questa bacheca esaminando da vicino il corno ( osseo ) di un bisonte delle steppe si può notare
che è formato da tanti fili di cheratina che ricoprono l’ osso.
Anche la mandibola di bisonte ci fornisce informazioni sulla sua alimentazione: era un erbivoro
perché i suoi denti non sono aguzzi, ma piatti ( le mandibole dei carnivori, invece, avevano i denti
aguzzi ).
Questi animali vivevano al freddo, perciò erano ricoperti da un pelo lungo e folto, come si vede
dalle illustrazioni e da una riproduzione a grandezza naturale di un rinoceronte lanoso posta in un
angolo della sala.
Le grandi corna del megacero e il corno del rinoceronte servivano per spostare la neve e trovare il
cibo.
Al centro della sala c’ era lo scheletro di un bisonte della steppa trovato in Olanda.
I bisonti delle steppe vivevano in grandi pianure secche perché il freddo rendeva la vegetazione
poco rigogliosa. Le steppe esistevano anche qui da noi, nel nostro territorio durante l’ ultima
glaciazione.
La maestra Sara ci ha mostrato anche un blocco di terra che rappresentava la ricostruzione di un
terreno simile a quello dal parco dei Gessi.
Così ci ha fatto notare che in esso c’erano piccole gallerie e imbuti dovuti all’ azione dell’ acqua
piovana o da corsi d’ acqua sotterranei. L’ acqua scava pian piano la roccia ( fenomeno del
carsismo ). Questo terreno era formato in prevalenza da gesso. Il gesso si trova in natura sotto
forma di cristalli o di sassi; è solubile in acqua quindi, se un terreno è formato in gran parte da
gesso, pian piano l’ acqua scava delle gallerie e forma imbuti.
Il gesso è un minerale che viene usato dall‘ uomo per fare varie cose ( gessetti per la lavagna,
proteggere le fratture, o come materiale edilizio ). L’ uomo lo trova in luoghi particolari dove è
presente in grandi quantità e comincia a scavare per estrarlo dalla roccia con vari macchinari
(cave di gesso ) .
In un’ altra bacheca c’ erano vari scheletri di iena delle caverne trovata nel parco dei Gessi.
Altre bacheche contenevano fossili di conchiglie molto grandi trovate nel nostro territorio.
Mentre alcuni di noi facevano fotografie ed esaminavano le bacheche, gli scheletri e gli animali
riprodotti a grandezza naturale in questa sala, un gruppo di noi ( a turno ) visitava una grotta con
stalattiti e stalagmiti ( cristalli di sale, gesso e carbonato di calcio ) , ragnetti e piccoli pipistrelli
(riprodotti a grandezza naturale ).
Prima di recarci in un’ altra grande sala del museo, abbiamo guardato il retro del giardino
attraverso una grande finestra e da lì si vedeva il leone delle caverne ( riproduzione a grandezza
naturale ). Questo leone era senza criniera. Anche nelle pitture rupestri ci sono leoni delle caverne
con e senza criniere. Gli scienziati stanno ancora cercando spiegazioni su questo quesito.
Nella grande sala al pian terreno la maestra Sara ci ha mostrato per prima cosa un quadro con la
sagoma dell’ Africa e con delle teste di ominidi posizionate in corrispondenza di varie colline e di
una catena montuosa che attraversa il continente da sud a nord ( la RIFT VALLEY lunga 6000 km ).
Infatti tra i 7 e i 6 milioni di anni fa sono comparsi i primi uomini ( ominidi ) i quali sono considerati
gli antenati della specie umana che si è separata dalle scimmie ( primati ) nel continente africano
attraverso un lento e graduale processo detto evoluzione.
EVOLUZIONE: processo lungo e complesso attraverso cui gli uomini si sono
adattati all’ ambiente modificando il proprio corpo nel corso di milioni di anni.
In questo museo abbiamo esaminato gli australopitechi perché sono i più conosciuti tra gli
ominidi e sono vissuti tra i 4 e i 3 milioni di anni fa. Si insediarono nella RIFT VALLEY (catena
montuosa che attraversa tutta l’ Africa da sud a nord ).
Essi vivevano nella savana una grande pianura con alti arbusti secchi e pochi alberi. La parola
AUSTRALOPITECO significa “scimmia del sud”. Esistevano vari tipi di australopitechi tra i quali i
più conosciuti sono gli afarensis ( Lucy ) e i robustus.
Prima degli australopitechi sono vissuti altri ominidi che avevano il pollice opponibile come gli
australopitechi. Però sia negli uni che negli altri questo pollice non aveva la muscolatura e
l’articolazione che ha il nostro, quindi si è evoluto molto lentamente. Gli australopitechi col tempo
sono stati in grado di fabbricarsi utensili ( australopithecus robustus ) ma rimasero
prevalentemente raccoglitori e vegetariani, perciò si estinsero prima degli homo ( habilis, erectus
etc…).
I denti degli australopitechi erano piatti ma con i canini, perciò erano onnivori, cioè si nutrivano
prevalentemente di frutta, verdura e, per quanto riguarda la carne, mangiavano solo lucertoline e
piccoli insetti. Perciò alcuni studiosi li considerano vegetariani.
Esaminando un cranio di australopiteco si nota che mancano il naso e la fronte. In realtà la fronte
era rientrante e il naso piatto, come mostrava la riproduzione di un busto di australopiteco
afarensis ( “Lucy” ) in una bacheca della sala.
Sempre in questa bacheca c’ erano altre riproduzioni di ominidi di epoche successive a quella di
Lucy e lo scheletro di Lucy rifatto come l’ hanno ritrovato in Etiopia negli anni 70. Lucy è stata
ritrovata vicino a un corso d’ acqua ed esaminando il suo scheletro hanno capito che quando è
morta aveva circa vent’ anni.
DIFFERENZE TRA SCIMMIE ED OMINIDI : le scimmie erano quadrupedi, gli ominidi bipedi.
La colonna vertebrale degli ominidi iniziava più avanti rispetto a quella delle scimmie; il cervello
degli ominidi era più grande di quello delle scimmie.
In questa sala c’ era anche la ricostruzione dell’ ambiente di una savana con ominidi: un’
australopiteco e un homo habilis.
.
L’ australopiteco era in posizione semi-eretta per poter vedere meglio, perché nella savana gli
arbusti erano troppo alti per permettere una visione ampia a un quadrupede. Inoltre utilizzando
due gambe le altre due poteva usarle per prendere oggetti o spostarli.
L’ homo habilis aveva il pollice opponibile come quello degli australopitechi ma più evoluto tanto
che gli permetteva una maggiore presa e una manipolazione più complessa. Così poteva
costruirsi degli strumenti per procurarsi il cibo con maggiore facilità. Lo strumento che inventò è
stato il chopper: una pietra scheggiata di forma tondeggiante. Lo usava come fosse un coltello.
Aveva anche un cervello più grande e un’ andatura più stabile rispetto agli australopitechi.
Più avanti c’ era l’ homo erectus e il suo ambiente preistorico ricostruiti in modo perfettamente
identico a com’erano milioni di anni fa.
Tra 1,8 e 1,3 milioni di anni fa l'Homo erectus migrò dall' Est Africa verso l’ Asia e in seguito migrò
in Europa.
Al centro della sala c’erano due homo erectus che scuoiavano un bisonte riprodotti a grandezza
naturale. Per scuoiarlo utilizzavano tre strumenti: il chopper, l’amigdala a due facce e un
raschiatoio.
Questi ominidi avevano i canini meno affilati di quelli degli australopitechi perché non avevano più
bisogno di strappare la carne ma preferivano usare degli strumenti per inciderla, tagliarla e poi
scuoiarla.
Il chopper veniva usato per spaccare le ossa e mangiarne il midollo.
I raschiatoi ( piccole pietre levigate ) erano utilizzati per pulire la carne dal grasso e raschiare le
pelli degli animali.
L’ homo erectus ha costruito anche l’ amigdala bifacciale che era una pietra levigata in entrambi i
lati usata come un coltello, ma più affilato del chopper. Così è diventato un cacciatore, mentre
invece, l’ australopiteco era solo un raccoglitore.
Per fare un chopper e un’ amigdala bifacciale occorre una pietra particolare: la selce che si
scheggia molto facilmente e si riconosce dal rumore squillante ( se la si colpisce ) e si comporta
come il vetro, cioè si scheggia.
L’ homo erectus con un percussore tenero (un pezzo di legno o di osso ) levigava una sottile pietra
scheggiata ( usata come coltellino ) e la faceva diventare un raschiatoio. Con un percussore duro
(una pietra ) batteva un’altra pietra fino a farla diventare un chopper o un’ amigdala bifacciale.
A questo punto la maestra Sara ci ha posto una domanda:
Come ha fatto l’ uomo primitivo a scoprire il fuoco?
Forse in modo casuale osservando i vulcani e gli incendi causati dai fulmini.
A cosa serviva il fuoco?
Serviva per scaldarsi, per fare luce, per cuocere la carne, per tenere lontane le belve feroci e anche
per rendere più efficaci gli strumenti indurendoli.
Come si è procurato il fuoco l’ uomo primitivo?
Dopo questa domanda Sara ci ha fatto una dimostrazione pratica di come gli uomini primitivi
accendevano il fuoco : ha utilizzato delle pietre speciali: le pietre focaie che contengono ferro e
zolfo ( pirite e marcassite ).
Poi, ha sfregato le pietre focaie per un po’ di tempo e si sono prodotte delle scintille ma ciò non
era sufficiente per accendere il fuoco, occorreva qualcosa per “catturare le scintille”: la polvere di
un fungo legnoso. Poi ha sfregato due pietre focaie per un bel po’ di tempo finché non sono
cadute delle scintille sulla polvere legnosa del fungo. Si sono formate così delle braci di carbone
ardente e dopo un po’ è uscito del fumo. Così Sara ha messo le braci in un nido di corteccia, vi ha
soffiato sopra pian piano, ha dato ossigeno per ravvivarle ed estenderle, e finalmente si è formato
il fuoco.
Ci sono altri modi utilizzati dall’ uomo primitivo per fare il fuoco: ad esempio ruotando la punta di
un bastoncino di legno nella fessura di una una tavoletta.
Alla fine del nostro percorso abbiamo notato una grotta con un vecchio uomo di Neanderthal
nell’atto di curare un bambino ferito da una zampata d’ orso. In questa grotta i personaggi erano
riprodotti a grandezza naturale.