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IL PAESE NEI MERCATI INTERNAZIONALI
Capitale: Membro di:
Forma istituz.: Unita monetaria:
Superficie:
Popolazione: Densità: Lingua: Religione: Belgrado ( 1,639,000 abitanti)
ONU, BERS, FAO, BIRS, INCE, IAI, OSCE, UNESCO, Consiglio d’Europa, FMI
Repubblica
Dinaro serbo (1 Euro = 106 Dinari circa)
88.361 kmq2
7.524.164 (2011)
115 ab/kmq2
Serbo
Ortodossi(85%), Cattolici(5,5%), Musulmani(3,2%), Protestanti (1,1%)
CAMERUN
SERBIA
Il 2011 ha visto un moderato rafforzamento dell’economia serba, riscontrato anche nell’aumento dell’interscambio con il resto del
mondo (oltre il 14% in piu’ rispetto al 2010).
Tuttavia, sulla scia dell’attuale crisi finanziaria internazionale, alla quale la Serbia ha nel complesso reagito positivamente, alcuni
elementi di criticità permangono e vanno tenuti sotto osservazione.
Le stime sulla crescita del PIL per il 2011 sono all’1,9%, in lieve crescita rispetto all’1,7% del 2010, segnando una ripresa dopo il
calo del 2009. La produzione industriale e’ cresciuta nel 2011 del 2,1%. La Serbia tuttavia non ha ancora raggiunto i livelli produttivi
del 2008 e la situazione dell’apparato produttivo del Paese (molte fabbriche ferme, macchinari e tecnologie produttive obsolete) non
consente di intravedere segnali di decisa ripresa a breve-medio termine.
Infatti le previsioni per il 2012 sono al di sotto del livello dell’anno scorso e la crisi nei Paesi europei principali partner della Serbia, tra
i quali l’Italia, avra’ sicuramente un effetto negativo sull’output serbo, in quanto queste economie costituiscono la fonte principale dei
finanziamenti e degli investimenti serbi.
Il deficit del bilancio nel 2011 si e’ mantenuto ai livelli del 2010, ovvero a 2,5 miliardi di euro (circa 7,5% del PIL), grazie soprattutto
agli investimenti della FIAT e della Delhaize belga che ha acquistato la catena commerciale “Delta-Maxi”, ma anche all’indebitamento
da parte del Governo. Nel 2012 i parametri potrebbero peggiorare in quanto i debiti del settore pubblico e privato crescono con un
tasso significativo e necessiteranno di almeno 7 miliardi di euro. Le riserve in valuta straniera della Banca Centrale sono a un livello
soddisfacente (circa 11 miliardi di euro).
Il 2011 ha visto un’inflazione contenuta al livello del 7% (nel 2010 era stata del 10,3%). Il livello medio dei salari e’ cresciuto dell’11,8%,
passando dai 375 euro netti di dicembre 2010 ai 419 euro netti dello scorso dicembre. L’alto livello del tasso di disoccupazione rimane
uno dei principali problemi strutturali dell’economia serba: ad ottobre 2011 il tasso di disoccupazione era stimato al 23%. I tagli
occupazionali hanno riguardato negli ultimi tre anni quasi esclusivamente il settore privato.
Prosegue, contribuendo a rassicurare i mercati internazionali sulla sostanziale ed affidabile solidita’ macroeconomica della Serbia, il
sostegno del FMI, che dopo la conclusione di un primo programma di Stand By Arrangement ha concesso recentemente un nuovo
credito precauzionale di 1 miliardo di Euro per 18 mesi.
I positivi risultati raggiunti dal Paese negli ultimi anni in campo economico sono stati riconosciuti anche dagli Organismi Internazionali.
Nell’ultima edizione del Doing Business Report della Banca Mondiale (2011), tuttavia, l’economia serba si trova ancora al 89˚ posto
(dopo il 88˚ posto nel 2010 ed il 90˚ posto nel 2009), se pure con un miglioramento nella categoria “Starting a Business”.
Commercio mondiale
Nel 2011 le esportazioni serbe hanno mantenuto un elevato trend di crescita (+14,1%), totalizzando 8,4 miliardi di Euro. Anche
le importazioni serbe in questo periodo mantengono un buon livello (+14,5%) con 14,4 miliardi di Euro. Il deficit della bilancia
commercial si è attestato intorno ai 6 miliardi di Euro.
Lo scambio commerciale con l’estero del Paese nel corso del 2011 ha raggiunto i 22,9 miliardi di euro, pari al 14,4% in piu’ rispetto
al 2010.
Tre Paesi alimentano circa un terzo dell’interscambio totale serbo: Germania (2,51 miliardi di Euro), Russia (2,48 miliardi di Euro) e
Italia (2,23 miliardi di Euro).
L’Italia e’ stata nel 2011 il secondo acquirente con 936 milioni di euro (+11%), preceduta di poco dalla Germania (952 milioni,
+25,3%). Di grande rilievo nel 2011 e’ risultata la crescita della Russia come Paese acquirente (567,6 milioni, +40,7%).
La lista dei principali fornitori serbi del 2011 e’ sempre capeggiata dalla Russia con 1,9 miliardi di euro (+17%), seguita da Germania
(1,5 miliardi di euro, in crescita dell’16,%) e Italia (1,3 miliardi di euro, in crescita del 20%).
La Serbia e’ profondamente legata al mercato della UE e dei Paesi della ex Jugoslavia, soprattutto per quanto riguarda l’export. La
struttura delle esportazioni del Paese non e’ cambiata molto negli ultimi anni ed e’ costituita essenzialmente da metalli ferrosi e acciaio
(992 milioni di dollari), metalli non-ferrosi (878 milioni di dollari), seguiti da attrezzature elettriche (745 milioni) e cereali e prodotti
ortofrutticoli (732 e 628 milioni di dollari rispettivamente).
Le importazioni serbe non possono che riflettere la forte dipendenza energetica dalla Russia: le prime due voci in assoluto delle
importazioni serbe sono costituite dal petrolio e derivati (2,3 miliardi di dollari) e dal gas naturale (1,2 miliardi di dollari). Investimenti diretti esteri
Dopo essersi praticamente dimezzati nel periodo 2008 - 2010, gli investimenti diretti esteri hanno iniziato una fase di ripresa nel 2011,
totalizzando piu’ di 1,5 miliardi di dollari (nel 2010 erano stati pari a circa 1,1 miliardi di dollari).
Una particolare crescita e’ stata registrata nel terzo trimestre del 2011, da attribuirsi alla vendita della catena commerciale Delta Maxi
alla Delhaize belga. Gli IDE in entrata sono stati ulteriormente rafforzati dai fondi per la ricapitalizzazione delle banche e, in misura
minore, da diversi investimenti nel settore metalmeccanico, collegati all’operazione della FIAT a Kragujevac.
La firma, avvenuta a settembre 2008, dell’accordo tra la FIAT da una parte e della Zastava di Kragujevac e lo Stato serbo dall’altra,
aveva posto le basi per quello che ormai costituisce in assoluto il più grande investimento industriale estero in Serbia dall’inizio del processo di transizione. Da
segnalare inoltre gli importanti investimenti effettuati nel 2011 da Benetton, Swarovsky, Cooper Tyres e Bosch.
Secondo i dati della Banca Centrale, riferiti esclusivamente agli investimenti liquidi nel periodo 2005-2010, l’Austria è risultata il primo investitore con 2,6 miliardi
di dollari, seguita da Grecia (1,6 miliardi di dollari), Norvegia (1,55 miliardi di dollari), Germania (1,3 miliardi di dollari) e Italia (quasi 1 miliardo di dollari).
I dati forniti dalla Banca Centrale della Serbia (sempre relativi al 2010) segnalano quali settori maggiormente coinvolti dagli IDE: il settore manifatturiero, il
settore finanziario e la distribuzione commerciale.
Rapporti economici tra Italia e Serbia
Nel 2011 l’Italia è risultato il terzo partner commerciale della Serbia, con un interscambio complessivo di 2.229 milioni di euro, costituito da 936 milioni di euro
di importazioni (+11% rispetto al 2010) e da 1.293 milioni di euro di esportazioni (+20% rispetto all’anno precedente). Il saldo commerciale a favore dell’Italia
e’ stato pari a circa 357 milioni di euro.
L’Italia è stata nel 2011 il terzo partner commerciale della Serbia, il terzo fornitore della Serbia, preceduto dalla Federazione Russa (ma si noti che la Russia
vende al paese essenzialmente gas e petrolio) e dalla Germania, ed il secondo Paese acquirente (per la prima volta quest’anno preceduto, se pure di poco, dalla
Germania).
I settori merceologici più rilevanti per il 2011, per quanto riguarda le esportazioni italiane, sono stati nell’ordine: macchinari per l’industria, tessile/abbigliamento e
veicoli. Per quanto riguarda le importazioni dalla Serbia i settori principali sono stati: ferro e acciaio, abbigliamento, metalli non ferrosi, calzature e materie plastiche.
La presenza industriale italiana in Serbia continua ad avere il proprio avamposto strategico nell’operazione FIAT (un investimento complessivo di quasi 1 miliardo
di Euro) ormai entrata nella fase conclusiva che porterà entro il primo semestre del 2012 alla presentazione sui mercati internazionali di un nuovo modello di
vettura “made in Serbia”.
Nel 2013 il totale dell’export che potrebbe realizzzare la Fiat Automobili Serbia e’ stimato tra 1,1 e 1,3 miliardi, vale a dire circa il 15% del totale delle attuali
esportazioni serbe. Al seguito di FIAT, continua a crescere il comparto automotive italiano (e non solo) in Serbia, guidato da Magneti Marelli e Dytech.
Ma anche al di là di questa imponente operazione industriale, l’Italia contribuisce all’economia serba capillarmente in maniera notevole: le aziende serbe a
partecipazione o proprietà italiana superano le 200 unità e danno lavoro a quasi 20.000 lavoratori.
Gli incentivi e le condizioni fiscali offerte dal Governo serbo, assieme ai costi contenuti di energia e manodopera, ed alle condizioni logistiche di prossimità all’Italia
e di accesso privilegiato a grandi mercati emergenti, quali la Turchia e la Russia, moltiplicano le opportunità di crescita industriale per i nostri operatori nel Paese.
La presenza italiana è, da diversi anni ormai, predominante nel settore finanziario e assicurativo, con Banca Intesa, Unicredit, Delta Generali e SAI-Fondiaria, e
nel settore tessile che vede aziende come Pompea, Golden Lady, Calzedonia e Fulgar, e ultimamente Benetton, moltiplicare e rafforzare i propri interessi in tutto
il territorio serbo.
Le altre aree di sviluppo piu’ rilevanti per le aziende italiane sono l’energia, le infrastrutture stradali e ferroviarie e l’agroalimentare, le cui esigenze di
modernizzazione tecnologica e le ottime possibilita’ produttive ambientali offrono importanti opportunità.
La SECI Energia ha siglato un accordo con Elektroprivreda Srbije (EPS) che prevede la costituzione di una società mista con il 51% di partecipazione italiana.
L’investimento prevede la costruzione di centrali idroelettriche sul fiume di Ibar.
A giugno 2011 i rappresentanti della EPS e della Edison italiana hanno siglato un accordo per la costruzione di due blocchi della centrale termoelettrica Kolubara
B, dalla capacità di 375MW ciascuno.
Esistono inoltre interessanti possibilità di investimento in settori ad alto contenuto tecnologico, come l’ICT, energia, ambiente, meccanica di precisione.
Istituti di ricerca, enti scientifici e centri universitari sono in grado di portare avanti progetti di ricerca e sviluppo a livello internazionale, disponendo di personale
altamente qualificato e con un costo relativamente basso.
Alcune recenti iniziative realizzate nell’ambito del Programma Promozionale ICE (missioni in Serbia di Università e Centri scientifici della Lombardia) hanno
dimostrato il grande potenziale e l’interesse reciproco in collaborazioni scientifiche, utilizzando anche fondi europei.
La SACE ha riattivato il proprio servizio per le operazioni in Serbia già a partire dal 2002. A partire dall’inizio del 2011 a Bucarest (Romania) e’ stata attivata
un’Unita’ SACE con competenza su tutti i Paesi dell’area balcanica . L’antenna SACE di Bucarest segue direttamente il mercato serbo.
La SIMEST opera in loco con i suoi ordinari strumenti finanziari, cui si aggiungono due fondi di Venture Capital, il Fondo Jugoslavia e il Fondo Balcani. Tali fondi
consentono una partecipazione (SIMEST + Fondo di Venture Capital) fino a un massimo del 49% delle società locali partecipate da imprese italiane.
Sostegno italiano alle PMI serbe
Presenza Istituzionale Italiana in Serbia:
Ambasciata d’Italia a Belgrado:
Ufficio ICE Belgrado
Bircaninova, 11
Italian Trade Commission
C.P. 11000 Belgrado
Kneza Milosa 56
T +381 11 3066112
11000 Belgrado
F +381 11 3066177
Serbia
E-Mail: [email protected]
T +381 11 362-9939
www.ambbelgrado.esteri.it
F +381 11 367-2458
Ambasciatore: Armando Varricchio
E-Mail:[email protected]
Direttore: Fabio Corsi
A cura dell’ufficio ICE di Belgrado
Il sistema produttivo serbo è composto per la quasi totalità da aziende di dimensioni medie o piccole (a volte micro-imprese).
Le PMI serbe incidono per il 34% sul PIL nazionale, impiegano il 66% della forza lavoro occupata e pesano per il 68% sul fatturato complessivo delle aziende e
per il 50% sul commercio con l’estero.
A sostegno delle PMI locali, il Governo italiano ha avviato nel 2005 una linea di credito di 33,25 milioni di euro per l’acquisto di macchinari italiani a condizioni
particolarmente vantaggiose (tasso di interesse del 4,9% e 8 anni per la restituzione, di cui 2 anni di grazia).
I fondi sono stati completamente erogati in meno di tre anni a favore di un centinaio di aziende serbe circa, che grazie agli investimenti finanziati con la linea di
credito italiana hanno creato 500 nuovi posti di lavoro.
A seguito dell’utilizzo della linea di credito si è generato un fondo rotativo attualmente a disposizione (alle stesse condizioni sopra descritte) delle PMI serbe.
A partire dall’inizio di quest’anno e’ diventata operativa una seconda linea di credito italiana di 30 milioni di euro. Oltre che alle PMI, tale secondo finanziamento
è aperto anche alle aziende municipalizzate per l’acquisto di attrezzature utili ai servizi cittadini (distribuzione di gas, luce e acqua, monitoraggio ambientale,
trattamento dei rifiuti, gestione delle acque reflue).