L`importanza di chiamarsi Ernesto

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L`importanza di chiamarsi Ernesto
TEATRO QUIRINO
L’importanza di chiamarsi Ernesto
Il titolo originale de “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, racchiude un gioco di parole impossibile nella
nostra lingua: l'aggettivo "earnest" in inglese vuol dire onesto, sincero, e ha la stessa pronuncia del nome
proprio "Ernest", Ernesto.
Sull’assonanza tra earnest e Ernest risiede il paradosso fondamentale della commedia di Oscar Wilde, che,
con questo sottile espediente linguistico, tende a mettere in luce l’ostentazione dell'apparenza e della forma
dell'alta società vittoriana, ipocrisia e superficialità che conosciamo bene ai giorni nostri. Lo spettacolo ha
inizio in un elegante salotto vittoriano in cui troneggia un enorme martirio di San Sebastiano di Guido Reni,
Algernon Moncrieff attende l’arrivo di sua cugina Gwendolen e di Lady Barcknell sua facoltosa zia, per il
thè delle cinque, quando viene interrotto dall’arrivo dell’amico Ernest, alias Jack Worthing. Algernoon e
Jack sono due aristocratici, molto intimi, che vivono nella menzogna: Algernoon si è inventato l’esistenza di
Bunbury, un amico molto malato che gli permette di sfuggire ad eventi indesiderati con la scusa di andare ad
accudirlo. Jack finge a sua volta di avere uno scapestrato fratello di nome Earnest e, quando si annoia nella
sua tenuta in campagna, si allontana col pretesto di andare a rimediare a una bravata dell’immaginario
consanguineo. Jack, conosciuto col nome di Earnest, ama Gwendolyn, Worthing dichiara all’amico la sua
ferma intenzione di fare la sua proposta di matrimonio all’affascinante cugina di Algernoon, ma mentre i due
parlano della possibilità che ciò accada il campanello suona annunciando l’arrivo della irruenta zia Lady e
della figlia. Dopo aver fatto a sua proposta di matrimonio, Jack dovrà confrontarsi con la terribile Lady che,
taccuino alla mano, gli farà una serie di domande per vedere se inserirlo nel suo elenco dei possibili generi.
Ma la tragica notizia dell’assenza di entrambi i genitori, unita al fatto di essere stato “trovato” in una borsa
da viaggio, sconvolge la Lady, rendendolo un partito non desiderabile.
Algernoon, fingendosi lo sbandato fratello di Jack, piomba nella sua villa e si innamora di Cecily, ragazza
che ha sempre desiderato fidanzarsi con un uomo che si chiamasse Earnest. Da qui partono una serie di
esilaranti equivoci, scambi di personalità, incastri, paradossi, che rendono la commedia di Wilde - ricca di
nonsense e giochi di parole - avvincente fino alla sua ironica conclusione che porterà, grazie a una serie di
fortuite quanto improbabili circostanze, al matrimonio di Jack con Gwendolyn, ritrovando allo stesso tempo
il suo effettivo nome, ovvero Earnest e le sue vere origini familiari .Grazie a ciò, anche Algernoon e Cecily
si uniranno in matrimonio, con il benestare dell’ormai VERO Ernest.
Al Teatro Quirino è In scena l’ultimo lavoro di Wilde, il più noto e sicuramente il più riuscito, la sua
“commedia perfetta” in cui tutti i personaggi si esprimono attraverso paradossi, mostrando una perfetta
naturalezza e senza mai mostrare un accenno di sorriso per la battuta di spirito appena fatta.
"The importance of Being Earnest" debuttò a Londra nel 1895. Alla prima ebbe un successo strepitoso, ma
fu smontata dopo appena 6 repliche, come conseguenza dello scandalo in cui Wilde era andato a cacciarsi
querelando per diffamazione Lord Queensberry che lo aveva pubblicamente tacciato di sodomia. Fu l’ultimo
suo lavoro teatrale, diversissimo dai precedenti. Suona dolente la necessità di Wilde di sorridere
sull’ipocrisia e la superficialità della società del suo tempo, se pensiamo che pagò salatamente la sua
impossibilità di essere “normale”.
La regia di Gleijeses rispetta le indicazioni dell’autore: uno stile non farsesco e nemmeno realistico, i
personaggi si scambiano le battute senza mostrare di ritenerle spiritose e senza tentare di giustificarle.
L’opera ci arriva con tutta la sua forza, intatta, nonostante i cento e più anni, con la sferzante critica ad una
decadente società vittoriana, che nasconde sotto le sue tovaglie di merletti che sfiorano il pavimento ,tutto il
suo marciume. Ma forse quella società vittoriana non è poi tanto diversa dalla nostra, con la crisi di valori,
l’opulenza, l’indolenza, dove l’apparire prevale sull’essere; difatti Geppy Gleijeses, regista e interprete
afferma: <Reinterpretare Wilde e la sua “Importanza” tredici anni dopo ti consente di leggere in modo più
articolato quella che passa per essere la “commedia perfetta”. Il nostro compito era quello di continuare a
giocare e far funzionare la macchina, ma, come sfondo nella casa di Algernoon campeggia un martirio di San
Sebastiano di Guido Reni, un meraviglioso esempio di estetica trafitta dai dardi del destino. Come un destino
crudele trafisse Oscar Wilde>.
Luca Bottoni
Bibliopoli Vallauri
TEATRO QUIRINO L’importanza di chiamarsi Ernesto
Jack Worthing, uomo baldanzoso dagli sconosciuti natali, vive in campagna insieme a Cecil, una ragazza
diciottenne su cui esercita la tutela, con l’aiuto di un'istitutrice, Miss Prims.
Jack decide di recarsi a Londra e di frequentare i salotti cittadini presentandosi come Ernest, intende
soprattutto visitare la casa dell'amico Algernon Moncrieff con lo scopo di incontrarne la cugina, la bella
Gwendolen Fairfax (affascinata da sempre dal nome “Ernest”), con l’intenzione di chiedere la sua mano.
Grazie ad un portasigarette dimenticato dall'amico , tuttavia, Algernon scopre che il vero nome di Ernest è in
realtà Jack Worthing, e che egli, abitando in campagna, finge di avere uno scapestrato fratello a Londra, il
cui nome è proprio Ernest, per poter condurre una vita di piaceri. A sua volta, Jack scopre che anche
Algernon conduce una doppia vita grazie all'invenzione di un povero amico invalido, chiamato Bunbury.
Jack si trova in città per proporsi a Miss Gwendolen Fairfax, dichiarato il suo amore alla giovane, alla quale
si è presentato come Ernest, scopre che ella ricambia il sentimento; è però ferma intenzione della giovane
sposare soltanto un uomo chiamato Ernest, in quanto quel nome le "procura delle vibrazioni" e ha un suono
che le scalda il cuore al solo sentirlo.
Intanto Algernon è desideroso di conoscere la pupilla dell’amico e si reca in campagna. Dopo aver scoperto
l'indirizzo, s'introduce in casa, affermando di essere il fratello minore di Jack “Ernest”, lo scapestrato, egli si
innamora della giovane, la quale contraccambia; anch'ella è però intenzionata a sposare soltanto un uomo di
nome Ernest, ritenendo, come Gwendolen che un uomo di nome Ernest è da sposare.
Quando Jack arriva nella casa di campagna costringe Algernon ad andarsene ma questi intenzionato a
fidanzarsi con Cecily, torna di nascosto. Nel frattempo, entrambi chiedono a Chasuble, il reverendo della
vicina chiesa, di essere battezzati col nuovo nome : ERNEST !
Intanto anche Gwendolen, ancora invaghita e desiderosa di fidanzarsi con Ernest raggiunge la casa di
campagna di Jack, dove incontra Cecily. Dopo qualche battuta le donne scoprono di essere fidanzate con
quello che credono essere lo stesso uomo, ovvero Ernest.
Dopo aver chiesto spiegazioni ai rispettivi fidanzati e scoperta la verità, si ritirano indignate nella villa, per
poi però perdonare entrambi.
Di lì a poco, in cerca della figlia Gwendolen, giunge in campagna anche Lady Bracknell, intenzionata a
riportarla a Londr. Avendo inoltre saputo che il nipote Algernon è intenzionato a sposare Cecily, dopo un
rifiuto iniziale, concede il permesso, ma soltanto dopo essere venuta a conoscenza dell'ingente rendita della
giovane.
È Jack tuttavia a negare il consenso alle nozze, sperando con questo di strappare a Lady Bracknell
l'autorizzazione per il proprio matrimonio con Gwendolen. Tuttavia la donna è irremovibile, e tutto sembra
concludersi, quando Chasuble nomina Miss Prism,a sentire quel nome, Lady Bracknell chiede di vedere
immediatamente
l'istitutrice.
Si viene a scoprire che essa era un tempo alle dipendenze di Lady Bracknell come bambinaia e che un
giorno, uscita con il neonato a lei affidato, non era mai più tornata: la carrozzina era stata trovata vuota e
Miss Prism e il piccolo erano scomparsi. La governante confessa che quel giorno era uscita con una grande
borsa di cuoio e che, in un attimo di distrazione, aveva riposto il bambino nella borsa, per poi dimenticarla
nel guardaroba della Victoria Station a Londra. Jack si riconosce nel neonato dimenticato da Miss Prism e
scopre anche di essere il fratello maggiore di Algernon.
Lady Bracknell autorizza le nozze tra Jack e Gwendolen, ma rimane ancora il problema del nome; tra l'altro
Jack, non essendo mai stato a conoscenza delle sue origini, ha un nome che non è il suo.
Dato che Lady Bracknell dice che questi era stato chiamato come il suo defunto padre
(un generale dell'esercito inglese), di cui né lei né Algernon ricordano il nome, Jack consulta gli elenchi
militari scoprendo che il padre, e quindi anch'egli, si chiama effettivamente …Ernest.
Il testo di Wilde è un’accesa polemica contro la bigotta e ipermoralista Victorian Age.
In esso l’Autore ha ben inserito note sarcastiche e personalissime che, nel tempo, sono diventate dei modi di
dire o di essere .
Curiose le anticipazioni sulla fortuna dell’opera e sulla morte dello stesso Oscar Wilde in quel di Parigi
all’alba del nuovo secolo.
Perfetta Lucia Polòi nei panni di Lady Bracknell, gigionesco l’interprete di Jack, forse un po’ fuori parte,
bravi gli altri interpreti.
Marco Catarinelli Bibliopoint Vallauri