ncd a un bivio: o lascia il governo o finisce per

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ncd a un bivio: o lascia il governo o finisce per
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23.02.76
anno lXiii n.78
sabato 04.04.2015
seColoditalia.it
EDITORIALE
ncd a un bivio: o lascia il governo o finisce per suicidarsi nel pd
Tertium non datur, per il partito di Alfano è
giunto il momento della scelta: o di qua o di
là. Le scadenze elettorali si avvicinano, i sondaggi non promettono nulla di buono, il malcontento interno aumenta, le voci dissidenti
si moltiplicano e già si è verificata l’emorragia
di esponenti Ncd in varie parti d’Italia. Se la
scelta è quella di rimanere al governo si rischia grosso, perché si finisce nella rete del
Pd dalla quale sarà impossibile uscire prima
della campagna elettorale. In sostanza, un
partito che nel nome ha la parola “centrodestra” diventa parte integrante della sinistra Se
invece la scelta è quella di abbandonare il go-
di Francesco Signoretta
verno, non si può aspettare altro tempo,
anche per una questione di credibilità (e di
dignità, visto come Alfano è stato trattato da
Renzi nella vicenda delle dimissioni di Lupi).
Stare al governo – ha detto Gaetano Quagliariello in un’intervista al Corriere della Sera – è
una «grande difficoltà» perché Renzi «non conosce neanche lontanamente la logica del
governare in coalizione». E lui, da coordinatore Ncd, preferisce «lavorare alla ricostruzione del centrodestra». Malumori anche
sull’aut aut al ministero destinato sempre al
partito di Alfano: «Ci è stata fatta la richiesta
di una donna. Ma quando è uscita la Mogherini è entrato Gentiloni, che mi pare sia un
uomo…». È quindi ancor più urgente scegliere: «Se il Nuovo centrodestra – ha commentato Renato Brunetta, presidente dei
deputati azzurri – farà la costola di Renzi, deciderà del proprio suicidio. Noi abbiamo un
altro progetto: un grande centrodestra vincente con due forze fondamentali come
Forza Italia e Lega». Dure anche le parole di
Nunzia De Girolamo, ex ministro Ncd: «È
Renzi che chiede la mia testa. Forse perché
non sono disposta a farmi mettere il guinzaglio».
PRIMO PIANO
Coop rosse e Clan: le strana storia
di lorenZo diana, iCona dell’antiMafia
di Francesca De Ambra
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Roberto Saviano ne parla così a pagina 223
di Gomorra: «Lorenzo Diana è uno di quei
politici che ha deciso di mostrare la complessità del potere casalese e non di denunciare genericamente dei criminali. È
nato a San Cipriano d’Aversa...
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sondaggi: renZi perde terreno Ma il Centrodestra diviso gli fa un bel regalo
Mafia Capitale, i ruMors si diffondono: Zingaretti si
diMette? forse l’8 aprile…
Sempre più significativi i sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani. Battuta d’arresto del Pd, che perde mezzo punto rispetto
alla scorsa settimana, mentre si registrano
lievi variazioni per le altre forze maggiori.
Più significativo il dato sull’affluenza...
«I molteplici rumori di fondo alla Pisana
sono arrivati ai pronostici sulla data delle
dimissioni di Zingaretti dalla Presidenza
della Giunta Regionale. La data più gettonata è quella dell’8 aprile: i bombardamenti giudiziari su Mafia Capi...
di Francesco Signoretta
di Gabriele Alberti
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COOP ROSSE E CLAN: LE STRANA STORIA
DI LORENZO DIANA, ICONA DELL’ANTIMAFIA
di Francesca De Ambra
Roberto Saviano ne parla così a
pagina 223 di Gomorra: «Lorenzo Diana è uno di quei politici
che ha deciso di mostrare la
complessità del potere casalese
e non di denunciare genericamente dei criminali. È nato a San
Cipriano d’Aversa, ha vissuto osservando da vicino l’emergere
del potere di Bardellino e di Sandokan, le faide, i massacri, gli affari. Può, più di ogni altro,
raccontare quel potere, e i clan
temono la sua conoscenza e la
sua memoria». Fin qui Saviano.
Tutt’altro spaccato lascia intravedere in queste ore Il Mattino di
Napoli nel dare conto dell’inchiesta sui rapporti tra Coop rosse e
camorra per la metanizzazione
nel Casertano. Leggiamolo: «Vicende torbide, in cui Iovine (Antonio, detto o’ Ninno, ex-boss,
oggi collaboratore di giustizia,
ndr) cala anche l’ex senatore Lorenzo Diana, paladino della lotta
anticamorra in Campania». Ed
ecco cosa il giornale partenopeo
virgoletta delle parole di Iovine:
«Io personalmente e lo Zagaria
(boss non pentito, mente imprenditoriale della camorra casalese, ndr) trovammo un’intesa
con il Reccia (sindaco di San Cipriano ndr) e il senatore Diana».
Negli anni ’80 Lorenzo Diana è
stato assessore con Bardellino
Si tratta, ovviamente, di dichiarazioni tutte da verificare e lo
stesso Diana, dal 1994 sotto
scorta ed oggi presidente del
Centro Agro Alimentare di Napoli (CaaN) per volontà di Luigi
de Magistris – a risarcimento
della mancata elezione alle regionali nelle liste dell’Italia dei Valori – non è indagato. La
questione, infatti, non è penale
ma rappresentativa di un certo
mondo dell’antimafia di professione, cui Diana appartiene.
Pochi sanno, ad esempio, che
negli anni ’80 l’ex-segretario della
commissione Antimafia è stato
assessore della sua città avendo
come collega Ernesto Bardellino,
fratello di Antonio, il supercamorrista che in quegli stessi anni
guidava con Carmine Alfieri e Lorenzo Nuvoletta il cartello della
Nuova Famiglia in opposizione
alla Nco di Raffaele Cutolo. In
quella stessa giunta sedeva
anche un altro Diana, Franco,
alias Francuccio o’ boxer, anch’egli affiliato, ucciso in carcere
da un suo collega di malavita.
Successivamene, Diana lo troviamo intento a difendere Giovangiuseppe Palumbo, sindaco
Pds di Pignataro Maggiore, sempre in provincia di Caserta, imparentato tramite la moglie a
Vincenzo Lubrano, condannato
all’ergastolo quale mandante
dell’omicidio del fratello del giudice Imposimato. Il sindaco Pa-
ramente l’esperienza per farlo.
Per chi fa politica fare il ministro non è un orpello, significa
provare a rendere concrete le
proprie idee», ha detto Dorina
Bianchi a Repubblica. Esponente di Area popolare (UdcNcd) è – e si sente – in corsa
per assumere il ruolo di mini-
stro per gli Affari regionali in
quota alfaniana. «Evidentemente – spiega Dorina Bianchi
– ci sono ancora delle cose da
mettere a posto. Poi inizierà un
confronto all’interno del partito
su chi ci deve andare. Ma con
un punto fermo: noi siamo al
governo per portare avanti le
SABATO 04.04.2015
lumbo, definito in un’informativa
dei Carabinieri “testa di cuoio dei
clan”, viene destituito d’autorità
in seguito ad un’interrogazione
parlamentare di An. E non è finita: il 14 giugno del ’97, Diana e
consorte fanno da testimoni di
nozze a tale Paolo Iorio, il cui
papà, Gaetano, risulta condannato nell’ambito del processo
Spartacus per associazione mafiosa. E qui s’innesta una vicenda
singolare perché l’abitazione di
Iorio risulta l’unica non acquisita
al patrimonio pubblico a causa –
scrive in un’interrogazione presentata nell’ottobre del 2007 l’allora senatore forzista Emiddio
Novi – «dell’inesatta individuazione catastale del bene confiscato e dalla altrettanto anomala
destinazione dello stesso “ad
uso abitativo” operata da parte
della Direzione centrale del Demanio di Roma». Anche qui si
tratta di atti politici o di scelte
personali privi di rilevanza penale. Tuttavia poco idonei a giustificarne la fama di paladino
della legalità culminata nel 2008
con l’attribuzione del premio
Borsellino. Anzi, alla luce di questi episodi e a distanza di qualche anno, sono le parole di
Saviano ad assumere il sapore di
un’involontaria ironia: l’emergere
del potere casalese, Diana, lo ha
visto veramente «da vicino».
Forse anche troppo.
DORINA BIANCHI VUOL FARE LA “MINISTRA”. LO SCHIAFFO A LUPI? DIMENTICATO
di Liliana Giobbi
Non importa se Matteo Renzi
ha trattato l’Ncd come uno
straccio, dopo le dimissioni di
Maurizio Lupi. Non importa se
uno dei maggiori ministeri che
avevano gli alfaniani sia scomparso nel nulla e messo nelle
mani di un fidatissimo del premier. Lei, Dorina Bianchi, si
guarda allo specchio e spera di
diventare ministro. O ministra,
così da accontentare il linguaggio che piace tanto alla Boldrini. Non è un dicastero di
peso come quello alle Infrastrutture, che ha visto la decapitazione politica di Lupi da
parte degli alleati. Ma tutto fa
brodo: «Io molto serenamente
faccio il vicecapogruppo alla
Camera. Detto questo sono al
servizio del partito, se Alfano
pensa che possa dare il mio
contributo al governo ho sicu-
riforme e non ne vogliamo
uscire. Nessuno di noi sta sgomitando – assicura comunque
la Bianchi – Gaetano Quagliariello è sicuramente il più indicato per ricoprire il ruolo di
ministro»-
SABATO 04.04.2015
L’ULTIMATUM DI FITTO: QUESTE LE MIE CONDIZIONI
PER L’APPOGGIO ELETTORALE
centrodestra». Fitto ribadisce
di Redazione
«Il mio obiettivo è quello di un
centrodestra unito all’interno
del quale ciascuno può dare il
proprio contributo. È inimmaginabile che chi esprime un pensiero diverso, possa essere
escluso dalla vita di un partito
o dalla vita di una coalizione».
Raffaele Fitto interviene al Gr1
ribadendo la sua posizione all’interno di Forza Italia in vista
delle Regionali. La diatriba interna tra l’ex presidente delle
Puglia e Berlusconi potrebbe
sciogliersi a breve, perché oggi
scade l’ultimatum dato a Forza
Italia da Francesco Schittulli, il
candidato in pectore per il centrodestra per la Regione Puglia.
In pratica, Schittulli chiede che
siano ricandidati tutti i consiglieri fittiani uscenti. Dal partito
azzurro fanno filtrare una certa
disponibilità, ma rispondono
che garanzie non ce ne sono
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dunque la richiesta di garanzie
sulla presenza dei suoi dentro
la lista forzista. Una offerta che
appare come un ramoscello di
ulivo con le spine per il segretario di Fi in Puglia, Vitali, mandato
da
Berlusconi
a
“normalizzare” il partito nella
regione. La disponibilità non è
così scontata, anche se lo stato
per nessuno. «Il lavoro che abbiamo immaginato è quello di
accogliere l’appello di Schittulli
che ha indicato due questioni:
la prima è quella di liste forti e
competitive. Quindi è inimmaginabile che Forza Italia possa
escludere consiglieri comunali
uscenti o amministratori che
vogliono dare il loro contributo», ribadisce Fitto ai microfoni del Gr1. «Se questo
elemento viene garantito – prosegue – siamo disponibili ad accettare l’impegno di mettere in
campo un’altra lista per aggiungere ulteriore consenso da aggiungere alla coalizione del
debba rimanere il leader. Questo
il quadro delle intenzioni di voto
(tra parentesi il risultato della
scorsa settimana): Pd 38,4%
(38,9). M5s 18,7% (18,5). Lega
Nord 13,5% (13,7). Forza Italia
12,9% (12,7). Sel 4,3% ( 4,2). Fratelli d’Italia 3,9% ( 3,5). Ncd 2,5% (
2,5). Prc 1,4% ( 1,4). Udc 1,0% (
0,8). Verdi 0,8% ( 0,5). Scelta ci-
vica 0,1% ( 0,1). Per quanto riguarda le regionali alle porte, i
sondaggi dimostrano che le liti
nel centrodestra stanno confezionando un bel regalo al Pd di
Renzi. I candidati in Veneto, infatti, sono a un’incollatura, cosa
che non ci sarebbe stata se non
fosse scoppiata la lite tra Salvini,
Tosi e Ncd. È quanto si evince dal
dei rapporti è migliorato rispetto a qualche settimana fa.
«Accolgo favorevolmente la
lista a sostegno proposta da
Fitto – dice Vitali commentando
le posizioni dei fittiani – un po’
meno favorevole alle condizioni, perché nessuno può
porre condizioni».
SONDAGGI: RENZI PERDE TERRENO MA IL CENTRODESTRA DIVISO GLI FA UN BEL REGALO
di Francesco Signoretta
Sempre più significativi i sondaggi sulle intenzioni di voto
degli italiani. Battuta d’arresto del
Pd, che perde mezzo punto rispetto alla scorsa settimana,
mentre si registrano lievi variazioni per le altre forze maggiori.
Più significativo il dato sull’affluenza alle urne che scende di
oltre 4 punti (da 65,5% a 61,1%).
È quanto emerge, in tema intenzioni di voto, dal sondaggio settimanale di Ixè per Agorà-Rai3.
Mentre resta stabile la fiducia nel
governo (32%), è in calo la fiducia
in Renzi, che scende al 39% (1%). Scende di un punto anche
la fiducia in Mattarella che però
resta leader della classifica con il
70%. Dietro la coppia di testa ci
sono Salvini (22%), Berlusconi
(16%) e Grillo (15%). Per il 72%
degli intervistati, del resto, le recenti inchieste giudiziarie che
hanno coinvolto esponenti del
Pd “indeboliscono Renzi” (mentre per un 17% lo rafforzano).
Quanto allo schieramento opposto, il 34% degli elettori di Forza
Italia sostiene che Berlusconi dovrebbe lasciare la guida del partito, mentre un 66% ritiene che
sondaggio illustrato nel corso di
Porta a Porta da Antonio Noto di
Ipr Marketing e Michela Morizzo
di Tecnè. A dividere Luca Zaia e
Alessandra Moretti ci sarebbe infatti un esile 0,5% che sale al
massimo al 2%: 38-39% Zaia e
37,5-37% Moretti. Tosi viene
dato da tutti tra l’11 e il 12% e
Berti (M5S) tra il 10 e l’11%.
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AGGREDIRONO URLANDO “FASCISTI
DI MERDA”: ARRESTATI TRE ANTAGONISTI
SABATO 04.04.2015
merda» contro coloro che
erano presenti nella sede del
movimento, in via Benedetto
Croce. Uno dei tre feriti subì
la frattura della mandibola
con trauma cranico facciale.
Gli arrestati risiedono ad Andria, Barletta e Bari e sono –
secondo la Digos – assidui
frequentatori della ex Caserma Rossani, «una struttura
illegalmente occupata dove
hanno sede collettivi antagodi Giorgio Sigona
La Digos ha arrestato tre antagonisti – di 23, 25 e 29 anni –
con l’accusa di lesioni personali aggravate e porto abusivo
di oggetti atti ad offendere per
il ferimento di tre esponenti di
Forza Nuova coinvolti nell’aggressione compiuta da una
decina di persone presso la
sede del movimento politico di
Bari. I fatti risalgono alla notte
tra il 18 e il 19 ottobre 2014. I
tre indagati sono stati posti
agli arresti domiciliari su di-
sposizione della magistratura
barese. Gli aggressori, dei
quali polizia e procura non
hanno voluto fornire i nomi,
agirono armati con tirapugni
in metallo, mazze da baseball
e tubi metallici e gridarono
frasi del tipo «Fascisti di
sentazione dei modelli di dichiarazione Unico e 730. Ma il numero totale dei contribuenti è
calato di 425.000 unità, pari al 1% rispetto al 2012. Il calo ha riguardato i lavoratori dipendenti
(-334.000), specialmente quelli a
basso reddito e gli individui nelle
due classi di età più giovani (fino
a 24 anni e 25-44 anni), riflettendo gli andamenti congiunturali del mercato del lavoro. Si è
assistito anche a un decremento
del numero dei soggetti che dichiarano reddito d’impresa (60.000) e si sono fatti sentire
anche gli effetti della riforma
delle pensioni fatta da Monti e
dalla Fornero nella contrazione
del numero dei contribuenti che
dichiarano reddito da pensione
(-168.000). un’imposta dichiarata di 1,5 miliardi di euro. In aumento infine le addizionali: la
regionale Irpef ammonta nel
2013 a circa 11,2 miliardi (+1,5%
nisti, situata a poca distanza
dalla sede di Forza Nuova».
Uno degli indagati fa parte di
un gruppo musicale che poco
prima dell’aggressione si era
esibito in un concerto nella ex
Caserma Rossani.
GLI ITALIANI NON HANNO PIÙ NIENTE IN TASCA. E A PIANGERE ERA LA FORNERO…
di Franco Bianchini
Da Monti alla Fornero, da Letta
a Renzi: gli italiani tartassati dalle
tasse, in difficoltà con la pensione, pochi euro in tasca e lavoro traballante (quando c’è). La
cura di tecnici e sinistra è già fallita e a parlare sono i dati. In Italia la maggior quota di Irpef (811
miliardi dichiarati nel 2013) la
pagano i contribuenti sotto i
50mila euro di reddito: ben il
64% con un 49% concentrato
tra i 15mila e i 50mila e un 5%
sotto i 15.000 euro. E i ricchi
sono pochi, almeno guardando
quanto dichiarato al fisco nel
2014, sui redditi dell’anno precedente. Il 46% denuncia al fisco
redditi sotto i 15mila euro lordi
e i “Paperoni” dichiarati, con
oltre i 300mila euro di reddito,
sono appena 30mila, lo 0,07%
del totale. Una ‘fotografia’ quella
del Dipartimento che suscita
qualche dubbio se si considera
l’enorme livello di evasione del
Belpaese con all’incirca 200 miliardi l’anno complessivi sottratti
alle casse dello Stato. Inoltre il
problema è che si assottiglia
sempre più il numero di chi paga
le tasse ma, ad esempio, aumenta l’imposizione locale. Nel
2013 – si spiega – circa 41 milioni di contribuenti hanno assolto direttamente l’obbligo
“dichiarativo” attraverso la pre-
rispetto al 2012). L’addizionale
regionale media è pari a 370
euro (360 euro nel 2012). Quella
più alta si registra nel Lazio (470
euro). L’addizionale comunale
ammonta invece a 4,4 miliardi
(+8,9% sul 2012 anno in cui si
era già registrato un aumento
del 20% rispetto al 2011), con
un importo medio pari a 170
euro (160 euro nel 2012). Anche
in questo caso il top è nel Lazio
(220 euro).
SABATO 04.04.2015
TASSISTA PICCHIA UN 64ENNE DAVANTI AL FIGLIO
DOWN. PER MOTIVI DI PARCHEGGIO
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di Priscilla Del Ninno
Un tassista picchia un uomo di 64
anni davanti al figlio affetto da sindrome di Down. Il caso unisce, tristemente, il danno fisico
all’umiliazione psicologica. E anche
se la ferita civica ha in qualche
modo potuto lenire la rabbia grazie
alla denuncia per lesioni indirizzata
al tassista violento, individuato e
rintracciato tempestivamente dalle
forze dell’ordine, lo stato fisico della
vittima sessantaquattrenne non
consente ancora di tirare un sospiro di sollievo: la vittima della brutale aggressione, infatti, è ancora
ricoverato in gravi condizioni nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Giovanni. A quanto
ricostruito, il pestaggio, avvenuto in
pieno centro a Roma, in piazza Barberini, sarebbe scattato perché
l’uomo aveva fermato l’auto, con a
bordo il figlio affetto dalla sindrome di Down, tra due taxi nei
pressi di una farmacia. «Qui non
puoi stare», avrebbe immediatamente protestato il tassista, al
quale l’uomo ha sulle prime anche
provato a spiegare di dover «comprare solo delle medicine» per il fi-
glio». Ma il tassista, infuriato, non
avrebbe ascolato ragioni e, sceso
dalla sua vettura, avrebbe aggredito e picchiato l’uomo. Poi, lasciata
la vittima ferita sull’asfalto, si sarebbe dato velocemente alla fuga
alla guida del suo taxi. Rintracciato
dagli agenti del commissariato Castro Pretorio, grazie ai video delle
telecamere in strada che hanno ripreso la scena, il tassista sarebbe
poi stato individuato e fermato
mentre stava lavorando regolarmente, come se non fosse accaduto nulla. Intanto la vittima
dell’aggressione, era stata ricoverata in gravi condizioni nella terapia
intensiva dell’ospedale San Giovanni, con una frattura del femore,
un trauma cranico e diverse ferite.
Collaborazione e solidarietà sono
state immediatamente offerte da
più parti. In particolare, tra gli altri,
Giampaolo Celani – «da genitore di
un ragazzo con sindrome di Down
e presidente della sezione di Roma
dell’Associazione Italiana Persone
Down», ha dichiarato di essere «rimasto scioccato da quanto accaduto giovedì mattina e diffuso
successivamente sui giornali. In
pieno centro storico, non in orario
di particolare intensità di traffico –
ha poi proseguito – una sosta non
autorizzata ha provocato l’aggressione da parte di un tassista contro
un signore in evidenti condizioni di
necessità nel reperire medicinali
per il proprio figlio con sindrome di
Down». E dalla solidarietà all’operatività, Celani ha anche posto un
problema fin qui trascurato:« C’è
inoltre da evidenziare – ha dunque
chiosato Celani – che non è prevista la sosta breve per ritiro di medicinali: segnalo che questo è un
problema da affrontare. Ovunque
si vedono doppie file o soste irregolari nei pressi delle farmacie. Ritengo sia una questione di
pubblica utilità da risolvere».
condannato in primo e secondo grado per le presunte
violenze sessuali nei confronti
della suora che lo accusa. Successivamente la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio
la sentenza di condanna.
“Quella che stiamo per celebrare – ha aggiunto l’ex frate –
sarà la mia decima Pasqua
senza poter celebrare Messa,
addirittura mi è stata negata la
possibilità di leggere il vangelo
durante le funzioni. Eppure c’è
un sacerdote, reo confesso,
condannato per le vicende
dell’istituto Papa Giovanni di
Serra d’Aiello, che vive libero,
venerato e protetto nell’episcopio di Como, dove celebra la
messa mentre io, che sono innocente, sono stato sospeso a
divinis, senza un processo canonico. Una situazione assurda
perché io sono amico dei poveri, lui li ha sfruttati, lui si trova
protetto, io in croce”. “Dieci
anni sono troppi, io non posso
più vivere – ha concluso –
senza il mio sacerdozio. Chiamate la suora, sono pronto ad
un confronto, anche in pubblico. Il vescovo non può più
ignorare i miei appelli”.
DOPO DIECI ANNI L’EX FRATE FEDELE BISCEGLIE CONTINUA A DIRSI INNOCENTE
di Redazione
A dieci anni dall’inizio della sua
vicenda giudiziaria l’ex frate Fedele Bisceglia ha tenuto una
conferenza stampa per ribadire la sua innocenza e denunciare di essere vittima di un
complotto. L’ex frate ha
espresso “perdono per tutti co-
loro che sono stati protagonisti
di questa vicenda”. Padre Fedele, accusato di violenza sessuale nei confronti di una
suora, ha chiesto al Vescovo di
Cosenza, mons. Salvatore Nunnari, di fare un confronto con la
religiosa e di avviare il processo
canonico. Padre Fedele è stato
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MAFIA CAPITALE, I RUMORS SI DIFFONDONO:
ZINGARETTI SI DIMETTE? FORSE L’8 APRILE…
bro del governo non c’era. Ufficialmente con l’influenza, ma si
vocifera – aggiunge Storace- di
un suggerimento di Alfano alla
Lorenzin a disertare l’incontro».
Aggiunge Storace: «Dopo Improta, oramai siamo alle auto-
certificazioni di “non indagato”:
la notizia dell’indagine a carico
della direttrice della Centrale
Unica per gli Acquisti, Elisabetta
Longo, viene smentita dalla
stessa interessata con lettera
autoassolutoria e incenso da
parte di Zingaretti. E poco importa che magari dovesse essere Pignatone a dirlo. E certo è
curioso che nell’abito della
stessa indagine, sia indagato il
povero Venafro, che non ha firmato l’atto incriminato, ma non
la persona che invece vi ha apposto la firma. Nonostante, poi,
sulla gara Cup abbiamo chiesto
a Zingaretti di farci avere le
carte in Commissione bilancio,
presieduta da un altro silente
Pd, Buschini, di queste non vi
sono notizie – conclude Storace
– da chi ve le dobbiamo far chiedere?».
appuntamento in una delle
stanze dell’albergo in cui sono
alloggiati. Ridono, scherzano,
poi prendono di mira uno di
loro, forse ubriaco. Lo spogliano, lo depilano e lo “deco-
rano” con delle caramelle. Il
tutto viene filmato con un cellulare. La ripresa, al loro ritorno
a Cuneo, dove vivono e studiano, inizia a circolare via
Whatsapp. Se ne accorgono
anche i professori, che convocano i genitori e fanno scattare
la punizione: per quattordici di
loro arriva la sospensione, il 4
in condotta per tutti gli altri, che
significa perdere l’anno. Sono
gli stessi genitori a chiamare il
quotidiano per difendere i propri ragazzi: «Li condannano a
perdere l’anno, una rovina per
molti con quello che oggi costa
frequentare un liceo». Forse il
bullismo in gita è meno grave,
per loro, del bullismo a scuola
o in strada. E questo peggiora
le cose.
di Gabriele Alberti
«I molteplici rumori di fondo
alla Pisana sono arrivati ai pronostici sulla data delle dimissioni di Zingaretti dalla
Presidenza della Giunta Regionale. La data più gettonata è
quella dell’8 aprile: i bombardamenti giudiziari su Mafia Capitale punterebbero su un’
“équipe a lui non distante”». Lo
afferma Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e segretario
nazionale de La Destra. «Il presidente – prosegue Storace –
ha i nervi a pezzi dopo le dimissioni di Maurizio Venafro invi-
schiato, secondo l’accusa, nel
tentativo di truccare la gara
sulle prenotazioni sanitarie, il
Cup. Zingaretti doveva partecipare col ministro Lorenzin alla
conferenza stampa sugli atti
aziendali delle Asl, ma il mem-
SABATO 04.04.2015
BULLISMO IN GITA, UN RAGAZZO UMILIATO. MA I GENITORI DIFENDONO I FIGLI “VIOLENTI”
di Roberto Mariotti
Si sono sentiti forti, in gruppo.
Momenti di paura per un ragazzo, umiliato in ogni modo. I
violenti sono stati scoperti e
puniti con una sospensione.
Ma i genitori non ci stanno e
protestano, non accettano la
punizione per i loro figli, come
se niente fosse accaduto. O
come se l’episodio di bullismo
in gita sia stato piccolo, quasi irrilevante. Il tutto, come detto, è
accaduto durante una gita scolastica a Roma. Per i genitori, la
punizione è esagerata: «Rischiano di perdere un anno per
uno scherzo», è la difesa dei ragazzi, tutti minorenni. Uno
scherzo, dicono. Vediamo cos’è
accaduto. La scuola difende la
decisione: «Episodio grave.
Siamo dovuti intervenire con
fermezza per far capire quali
Editore
SECOLO D’ITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
sono i limiti, il rispetto delle
norme». A rivelare il caso è il
quotidiano La Stampa. Gli studenti, 15 e 16 anni, sono in gita
a Roma. All’insaputa dei professori, una quindicina di loro si dà
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Ugo Lisi (Vicepresidente)
Antonio Giordano (AD)
Italo Bocchino
Antonio Tisci
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
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