Vita Olgiatese del 14 giugno 2015

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Vita Olgiatese del 14 giugno 2015
www.parrocchiaolgiate.org
Vita Olgiatese
Quindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco
PANE E GIUSTIZIA
Qualche curiosità e provocazione dalla Bibbia a margine di EXPO 2015
La Bibbia, un libro di
gastronomia?
Si direbbe proprio di
sì, se contiamo le volte
che nel testo si fa riferimento a questo tema.
La parola “pane” ricorre 286 volte; “cibo”, 133
volte; “mangiare”, 204
volte; “bere”, 226 volte…
Il fatto è che il tema del
nutrimento è fondamentale nella vita dell’uomo
e un libro attento alla
realtà umana come la
Bibbia non poteva certo
trascurarlo. Inoltre è un
tema dai forti connotati
simbolici, quindi…
Anno 71° - N. 11 - 14 Giugno 2015 - € 1,00
VIDEO-MESSAGGIO DEL
SANTO PADRE FRANCESCO
IN OCCASIONE
DELL'INAUGURAZIONE
DI EXPO MILANO 2015
Venerdì, 1° maggio 2015
Tutti vegetariani?
Dio disse: “Ecco, io vi
do ogni erba che produce
seme e che è su tutta la
terra, e ogni albero fruttifero che produce seme:
saranno il vostro cibo”
(Gen 1,29). Non ci sono
dubbi, dopo la creazione
dell’uomo e della donna
Dio indica quello che
dovrà essere il loro cibo:
erba e frutti degli alberi,
solo questo. E, perché le
cose siano ancora più
chiare, Dio estende il
comando anche a tutti gli
animali, compresi quelli
che conosciamo come
carnivori: A tutti gli animali selvatici, a tutti gli
uccelli del cielo e a tutti
gli esseri che strisciano
sulla terra e nei quali è
alito di vita, io do in cibo
ogni erba verde (Gen
1,30). Non credo proprio
che Dio fosse guidato da
motivi di carattere salutistico o da preoccupazioni
di dieta. Semplicemente
voleva dire che la vita,
tutta la vita, è sacra,
anche quella degli animali. È bene, quindi,
impegnarsi anche oggi a
rispettarli tutti, a evitare
loro inutili sofferenze, e perché no? - a ridurre al
massimo il consumo di
carne e, almeno in certi
periodi, a farne a meno
del tutto. D’altronde, il
profeta Isaia quando
vuole
descrivere
il
momento della salvezza,
quello che tutti desideriamo, ricorre proprio
alla stessa immagine: Il
leone si ciberà di paglia,
come il bue (Is 11,7). Un
po’ di astinenza ci proietta verso quella meta…
Pane di lacrime
Maledetto il suolo per
causa tua! Con dolore ne
trarrai il cibo per tutti i
giorni della tua vita. Con
il sudore del tuo volto
mangerai il pane (Gen
3,17.19). La punizione
divina dopo il peccato dei
progenitori coinvolge
anche il cibo: dovrà
essere guadagnato con il
sudore della fronte e tra
le lacrime. Il cibo, quindi,
è sempre frutto del lavoro umano, lavoro spesso
faticoso e anche rischioso. Chi pretende di mangiare senza lavorare,
inevitabilmente sfrutta i
fratelli. Lo ricordava
anche san Paolo ai cristiani di Tessalonica, con
parole chiare e lapidarie:
Chi non vuol lavorare
neppure mangi (2Ts
3,10).
Avidità di pochi
Vi è cibo in abbondanza nei campi dei
poveri, ma può essere
sottratto per mancanza
di giustizia (Pro 13,23).
Il sapiente che ha scritto
il libro del “Proverbi” l’ha
capito bene: la terra produce cibo sufficiente per
tutti e se a qualcuno
manca è solo perché altri
gliel’hanno rubato. Parole
che ci invitano a riflettere
anche oggi: se ci sono
milioni di persone che
muoiono di fame, è perché ce ne sono altrettanti
che hanno troppo e che
possono
permettersi
anche di sciupare. Non ci
sono nazioni povere, ci
sono solo nazioni depredate e impoverite…
Anche se a parole aborriamo la violenza, di fatto
con il nostro comportamento gaudente e superficiale ci ritroviamo ad
essere dei veri sanguinari. Ce lo rinfaccia senza
peli sulla lingua un altro
grande
sapiente
d’Israele, l’autore del
libro del Siracide: Il pane
dei bisognosi è la vita dei
poveri, colui che glielo
toglie è un sanguinario
(Sir 34,25)
Moltiplicazione o
divisione?
Si dice che Gesù abbia
“moltiplicato” i pani e i
pesci… È vero, con cinque pani e due pesci
Gesù ha nutrito un’enorme folla. Se, però, leggiamo bene il Vangelo, ci
accorgiamo che non ha
“moltiplicato” proprio
nulla ma, al contrario, ha
risolto il problema “dividendo”: spezzò i pani e li
dava ai suoi discepoli
perché li distribuissero a
loro; e divise i due pesci
fra tutti (Mc 6,41). Sfido
chiunque a collegare I
verbi “spezzare”, “dare”,
“distribuire” e “dividere”
a un’operazione di moltiplicazione; fanno riferimento, invece, a una
semplice divisione… E,
dividendo bene il poco
che c’era, tutti mangiarono a sazietà (Mc
6,42). Un insegnamento
provocatorio e prezioso
anche oggi: se vogliamo
dare da mangiare a tutti
quelli che patiscono la
fame, non dobbiamo
sognare moltiplicazioni
impossibili, dobbiamo
imparare, semplicemente, a dividere.
Sprechi?
Dei pezzi di pane portarono via dodici ceste
piene e quanto restava
dei pesci (Mc 6,42-43).
Non c’erano frigoriferi e il
clima era caldo… eppure
Gesù non ha dubbi: nulla
va buttato, tutto quello
che è avanzato va riutilizzato.
Studi recenti hanno
dimostrato che con i
milioni di tonnellate di
cibo sprecato ogni giorno dalle nazioni ricche (e
tra queste ci siamo
anche noi) si potrebbe
facilmente sfamare tutti
coloro che mancano del
necessario. Prima di
sprecare e di riempire i
bidoni
dell’”umido”,
forse sarebbe bene fare
un serio esame di
coscienza…
Misura e
condivisione
Dacci oggi il nostro
pane quotidiano
(Mt
6,11). È la preghiera che
recitiamo ogni giorno e
anche più volte al giorno.
Con queste parole diciamo, anzitutto, che il
pane è dono di Dio, non
conquista nostra. Poi lo
qualifichiamo con l’aggettivo “nostro”, e non
con l’aggettivo “mio”,
nella convinzione che
non è qualcosa di personale, ma di comunitario,
da condividere. Infine
chiediamo al Padre di
darcene quanto basta
per un solo giorno, consapevoli che, perché tutti
ne possano avere, bisogna rispettare una certa
misura. Non sarebbe
male se, quando preghiamo, ci soffermassimo un po’ di più sulle
parole che diciamo:
almeno qualche volta…
Non di solo pane…
Non di solo pane vivrà
l’uomo, ma di ogni parola
che esce dalla bocca di
Dio. (Mt 4,4). Gesù
conosce molto bene l’uomo: sa che il pane materiale è importante, ma sa
anche che non basta.
Oltre il pane, l’uomo
cerca qualcosa d’altro,
cerca le risposte alle
grandi domande della
vita e queste non gli possono venire che dalla
Parola di Dio. Pur impegnandoci perché tutti
abbiano il pane quotidiano, non dobbiamo mai
dimenticare che se il
pane materiale (ricchezza…) viene assolutizzato
si trasforma inevitabilmente in un idolo che
produce schiavitù e sofferenze.
L’appetito vien
mangiando
I testi biblici che ho
riportato per questo
numero di Vita Olgiatese
vogliono essere solo un
piccolo aperitivo, un
assaggio. Ma “l’appetito
vien mangiando”, dice il
proverbio. Mi auguro,
quindi, che in questi
mesi di Expo cresca fortemente l’appetito anche
nei confronti di quel cibo
solido che la Parola di
Dio ci fornisce. Altrimenti
anche questa bella occasione dell’Expo si ridurrà
a un grande carrozzone
pubblicitario,
senza
seguito.
don Marco
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Sono grato per la possibilità di unire la mia voce a quelle di
quanti siete convenuti per questa inaugurazione. È la voce
del Vescovo di Roma, che parla a nome del popolo di Dio
pellegrino nel mondo intero; è la voce di tanti poveri che
fanno parte di questo popolo e con dignità cercano di guadagnarsi il pane col sudore della fronte. Vorrei farmi portavoce di tutti questi nostri fratelli e sorelle, cristiani e anche
non cristiani, che Dio ama come figli e per i quali ha dato la
vita, ha spezzato il pane che è la carne del suo Figlio fatto
uomo. Lui ci ha insegnato a chiedere a Dio Padre: “Dacci
oggi il nostro pane quotidiano”. La Expo è un’occasione
propizia per globalizzare la solidarietà. Cerchiamo di non
sprecarla ma di valorizzarla pienamente!
In particolare, ci riunisce il tema: “Nutrire il pianeta, energia
per la vita”. Anche di questo dobbiamo ringraziare il
Signore: per la scelta di un tema così importante, così
essenziale… purché non resti solo un “tema”, purché sia
sempre accompagnato dalla coscienza dei “volti”: i volti di
milioni di persone che oggi hanno fame, che oggi non mangeranno in modo degno di un essere umano. Vorrei che
ogni persona – a partire da oggi –, ogni persona che passerà a visitare la Expo di Milano, attraversando quei meravigliosi padiglioni, possa percepire la presenza di quei volti.
Una presenza nascosta, ma che in realtà dev’essere la
vera protagonista dell’evento: i volti degli uomini e delle
donne che hanno fame, e che si ammalano, e persino
muoiono, per un’alimentazione troppo carente o nociva.
Il “paradosso dell’abbondanza” – espressione usata da san
Giovanni Paolo II parlando proprio alla FAO (Discorso alla
I Conferenza sulla Nutrizione, 1992) – persiste ancora,
malgrado gli sforzi fatti e alcuni buoni risultati. Anche la
Expo, per certi aspetti, fa parte di questo “paradosso dell’abbondanza”, se obbedisce alla cultura dello spreco, dello
scarto, e non contribuisce ad un modello di sviluppo equo e
sostenibile. Dunque, facciamo in modo che questa Expo
sia occasione di un cambiamento di mentalità, per smettere
di pensare che le nostre azioni quotidiane – ad ogni grado
di responsabilità – non abbiano un impatto sulla vita di chi,
vicino o lontano, soffre la fame. Penso a tanti uomini e
donne che patiscono la fame, e specialmente alla moltitudine di bambini che muoiono di fame nel mondo.
E ci sono altri volti che avranno un ruolo importante
nell’Esposizione Universale: quelli di tanti operatori e ricercatori del settore alimentare. Il Signore conceda ad ognuno
di essi saggezza e coraggio, perché è grande la loro
responsabilità. Il mio auspicio è che questa esperienza permetta agli imprenditori, ai commercianti, agli studiosi, di
sentirsi coinvolti in un grande progetto di solidarietà: quello
di nutrire il pianeta nel rispetto di ogni uomo e donna che vi
abita e nel rispetto dell’ambiente naturale. Questa è una
grande sfida alla quale Dio chiama l’umanità del secolo
ventunesimo: smettere finalmente di abusare del giardino
che Dio ci ha affidato, perché tutti possano mangiare dei
frutti di questo giardino. Assumere tale grande progetto dà
piena dignità al lavoro di chi produce e di chi ricerca nel
campo alimentare.
Ma tutto parte da lì: dalla percezione dei volti. E allora non
voglio dimenticare i volti di tutti i lavoratori che hanno faticato per la Expo di Milano, specialmente dei più anonimi,
dei più nascosti, che anche grazie a Expo hanno guadagnato il pane da portare a casa. Che nessuno sia privato di
questa dignità! E che nessun pane sia frutto di un lavoro
indegno dell’uomo!
Il Signore ci aiuti a cogliere con responsabilità questa grande occasione. Ci
doni Lui, che è Amore, la
vera “energia per la vita”:
l’amore per condividere il
pane, il “nostro pane quotidiano”, in pace e fraternità. E che non manchi il
pane e la dignità del lavoro ad ogni uomo e donna.
Grazie.
papa Francesco
14 Giugno 2015
2
Vita Olgiatese
MARTEDÌ 16 GIUGNO ORE 20,45 IN CASA PARROCCHIALE
INCONTRO CON PADRE FRANCO NASCIMBENE
Consiglio Pastorale
Seduta dell’ 8 giugno 2015
Dopo la preghiera si procede alla discussione dei punti all’ordine
del giorno.
Viene fatta una veloce carrellata delle iniziative del mese di maggio/giugno sulle quali ci si confronta per una verifica.
- L’iniziativa del mese di maggio che viene più apprezzata è la
celebrazione delle S. Messe nelle frazioni. Si nota un bel coinvolgimento da parte delle persone che abitano delle zone interessate per la preparazione e un buona partecipazione a tutte le
S. Messe. È stato particolarmente apprezzato il gruppo che
anima i canti.
- Pochissime invece le persone che partecipano al S. Rosario, sia
in parrocchia che a S. Gerardo che a Somaino. In particolare ha
fatto riflettere la scarsissima partecipazione dei bambini al rosario del martedì in parrocchia e del mercoledì a Somaino. Si è
osservato che ci può essere un’effettiva difficoltà delle famiglie
ad uscire la sera, che forse l’animazione del rosario stesso è
poco accattivante o che, semplicemente, manca la motivazione
alle famiglie stesse. Si valuterà l’anno prossimo se trovare
qualche altra modalità per proporlo.
- Si è svolta bene la Veglia vicariale dei cresimandi con il
Vescovo. Si auspica una maggiore accoglienza e coinvolgimento delle persone che abitualmente non frequentano la chiesa ma
si ritrovano in occasione della celebrazione dei sacramenti.
- Gli anniversari di matrimonio ricordati alla S. Messa delle 11.00
di domenica 31 maggio hanno visto la presenza di 15 coppie
che festeggiavano il 50° e 60° di matrimonio, 7 coppie festeggiavano il 25° e solo 4 coppie festeggiavano il 1° anniversario
di matrimonio. Questo basso numero delle coppie giovani forse
è la conseguenza della difficoltà di creare relazioni tra coppie
durante il percorso di preparazione al matrimonio, relazioni
che possano poi continuare come giovani famiglie che crescono
all’interno della parrocchia.
- La chiusura del mese di maggio a Somaino con il canto dei
Vespri e la processione è stata ben preparata e partecipata. Si
evidenzia la presenza dei ragazzi della mistagogia che sono
stati invitati per una cena in oratorio e poi hanno partecipato con
attenzione al momento di preghiera.
- Molto apprezzata è stata la celebrazione della S. Messa in casa
Anziani nel pomeriggio del 2 giugno (data fissata dalla parrocchia molto prima che si sapesse della manifestazione organizzata dal Comune nello stesso pomeriggio). Il tempo bello ha permesso di celebrare la Messa nel parco; questo ha contribuito a
far trascorrere un bel pomeriggio agli ospiti e anche a un buon
numero di persone che hanno voluto condividere questo
momento con loro.
- Festa del gruppo sportivo CSI di sabato 6 e domenica giugno in
oratorio. Si è notata la scarsissima presenza di bambini, ragazzi,
allenatori, dirigenti alla messa delle 9.30. Il gruppo sportivo è
una presenza importante e numerosa nel nostro oratorio ma in
qualche modo deve ritrovare la sua identità. L’allenatore è
prima di tutto un educatore, e se è in oratorio deve avere ben
chiaro lo stile dell’oratorio per comunicarlo ai ragazzi e alle
famiglie.
- La sera della domenica del Corpus Domini è stata sospesa la
processione a causa del maltempo. I Vespri e l’adorazione in
chiesa sono stati più raccolti. Quasi nulla la partecipazione di
bambini, ragazzi, e giovani. Lodevole quella di un gruppetto di
ragazzi delle superiori.
Programmazione estate:
- è iniziato l’oratorio feriale che prevede l’apertura del bar e la
presenza di animatori per accogliere soprattutto i bambini .
Durerà fino alla fine di giugno.
- È stata efficace la scelta di anticipare i campi per permettere
anche ai ragazzi delle medie di partecipare senza rinunciare alla
“pineta”. Gli iscritti sono: 30 bambini per il campo di 4° e 5°
elementare, 40 ragazzi per il campo di 1° e 2°media e 40 ragazzi per il campo di 3° media e 1° superiore. Per il momento sono
invece solo 10 gli iscritti al campo di 2°, 3° e 4° superiore.
- Sono 150 gli iscritti al Grest per il mese di agosto. Le iscrizioni
si sono chiuse domenica 6 giugno. La necessità di anticipare le
iscrizioni è dovuta la fatto di dover organizzare per tempo gli
spostamenti da Olgiate a Somaino con il pullman. I bambini
sono sicuramente pochi rispetto ai numeri dello scorso anno.
Questionario diocesano sugli immigranti.
L’Ufficio Pastorale Migranti ha inviato alle parrocchie, attraverso
i vicariati, un questionario da compilare per un’indagine sui
migranti. Il questionario deve essere ancora completato. Si è
preso atto di alcuni dati: ad Olgiate sono presenti 759 residenti
immigrati che rappresentano il 6,58% dei residenti (dati alla fine
del 2014). Il gruppo più numeroso è costituito dagli albanesi (138)
seguito da marocchini (89) e turchi (78). La maggior parte è di
religione mussulmana, ci sono però anche ortodossi e cattolici.
Non ci sono gruppi organizzati quindi è abbastanza difficile conoscerli e agganciarli non essendoci un unico interlocutore.
Realtà del gruppo missionario parrocchiale
Il gruppo missionario in parrocchia è praticamente ridotto a 1 o 2
persone.
In collaborazione con i gruppi missionari del Vicariato di Olgiate
e Uggiate ha organizzato per martedì 16 giugno alle 20.45 in casa
parrocchiale un incontro con la testimonianza di padre Franco
Nascimbene, missionario comboniano.
Viene poi fatto osservare che noi cristiani siamo chiamati a vivere
il Vangelo nella società in cui viviamo. È necessario portare il
Vangelo nel mondo del lavoro, dell’economia, della politica.
Poiché la società attuale è molto complessa, una sola persona non
è in grado di rapportarsi in maniera adeguata. Per superare questa
difficoltà occorre un approccio interdisciplinare. Un simile
approccio è possibile solo all’interno di una comunità dove è più
facile trovare persone con diverse competenze. Occorre individuare queste persone per rendere disponibili queste competenze a
tutta la comunità anche attraverso specifici percorsi di formazione.
Prima della chiusura don Marco comunica che avrà un incontro
con gli organisti e direttori dei cori della parrocchia per una ridistribuzione dei turni e per cercare di coprire qualche celebrazione
ancora priva di animazione per il canto.
La prossima seduta del Consiglio Pastorale sarà a inizio settembre.
Chi è
Franco Nascimbene è nato a
Malnate (VA) il 2 ottobre
1953. A diciannove anni entra
tra i missionari Comboniani.
Nel 1979 è ordinato sacerdote.
Dopo quattro anni di animazione tra i giovani in Sicilia, parte
per l'Ecuador dove resterà dal
1983 al 1998. Svolgerà la sua
vita missionaria soprattutto tra i
neri afro-ecuadoriani, prima in
foresta per sette anni e poi per
otto anni nelle periferie della
città. Racconta questa esperienza nel libro, “La solidarietà è
la tenerezza dei poveri.
Quando i missionari andarono
a vivere in una palafitta tra i
venditori ambulanti”, Cittadella
Editrice.
Dal 1998 è a Castel
Volturno (CE), dove è presente
con la sua comunità tra le
migliaia di immigrati che vivono in quella zona. Si dedica
soprattutto alle donne africane
vittime di tratta a scopo di prostituzione. Su quest'attività ha
pubblicato, nel 2002, un libro
presso l'Ed. Emi dal titolo "Ci
precedono nel regno di Dio".
Attualmente continua la sua
vita missionaria in Colombia.
Così maturò l'idea
(una pagina del suo libro)
Per sette anni ero stato a
Viche. Viche è un paese di un
migliaio di abitanti situato sulla
strada che da Quito porta ad
Esmeraldas, nella repubblica
dell'Ecuador.
La parrocchia di cui eravamo incaricati era composta di
circa 20.000 abitanti che vivevano in un raggio di circa 30
km intorno al paesino centrale,
riuniti in piccole comunità
situate lungo le decine di fiumi
e ruscelli della zona.
Una grande parte del nostro
tempo la dedicavamo alla visita
MISSIONARIO COMBONIANO
delle 50 comunità che raggiungevamo con lunghe camminate
a piedi nella foresta. Il resto del
tempo era dedicato ai corsi di
formazione per gli animatori
delle comunità cristiane, per i
catechisti, per gli animatori
delle scuole, per i promotori di
salute, per gli animatori di
lavoro comunitario, per i giovani...
La vita in foresta era dura
ma aveva il suo fascino, il lavoro era molto ma si vedevano
anche tanti piccoli frutti nascere e crescere tra la gente.
Dopo alcuni anni di attività
pastorale a Viche, una serie di
dubbi e di domande stavano
sorgendo in noi.
Il primo dubbio riguardava il nostro stile di vita. Mi
sentivo come diviso in due: dal
martedì al venerdì vivevo in
foresta una vita dura, povera,
spartana: grandi camminate nel
fango, forti acquazzoni, sole
cocente, beccature di insetti,
rischi di serpenti, alimentazione irregolare, notti disteso sulle
assi del pavimento delle cappelle. Gli altri tre giorni invece
li vivevo nel centro dove avevamo la casa più bella del
paese, un'automobile per spostarci, una cuoca, una lavandaia, un frigorifero ed abbondanza di soldi che ci arrivavano
dall'Europa per le nostre necessità e per aiutare la gente.
Mi chiedevo: Chi sono io?
Sono il povero che gira in
foresta condividendo in parte
la vita dura dei contadini
della zona o sono il benestante che possiede l'auto e vive
nella più bella casa del paese?
Sentivo che questa mia
seconda condizione mi allontanava dalla gente, mi permetteva forse di risolvere qualche
loro problema ma non di diventare un fratello che condivida
da vicino la loro vita. Tutto ciò
mi faceva sentire che qualcosa
non andava bene.
La seconda domanda mi
veniva dalla lettura e dalla
predicazione del Vangelo.
Mi sentivo messo radicalmente in discussione da alcuni
testi come quello di Gesù nella
sinagoga di Nazaret:
«Lo Spirito del Signore mi
ha inviato a portare la Buona
Notizia ai poveri». Quando
commentavo quel testo dicevo:
«Felici voi perché siete i destinatari del Vangelo. Fortunati
perché Dio fa di voi i protagonisti della costruzione del Suo
Regno...».
Poi tornavo a casa ed ero
triste perché percepivo che se
il Regno promesso era per i
poveri, io che ero ricco ne
rimanevo fuori. Avevo dato la
mia vita per annunciare il
Regno di Dio, ma da questo
Regno restavo fuori perché ero
il più ricco del paese e la mia
ricchezza mi impediva di
entrarvi.
Il terzo dubbio nasceva
dalla lettura e approfondimento
dei documenti della Chiesa
Latinoamericana. Parlavano di
scelta dei poveri, di opzione
per i poveri, di una Chiesa
chiamata a farsi povera, di
una lettura della storia, degli
avvenimenti di ogni giorno,
della stessa Bibbia a partire
dalla prospettiva dei poveri, di
farsi voce degli impoveriti, di
solidarietà con la causa degli
impoveriti.
Ed io ero il più ricco del
villaggio.
Sono andato a visitare
comunità di agenti di pastorale
che usavano molto quella terminologia e spesso ne sono
rimasto deluso. Facevano cose
interessanti ma vivendo in
belle case, con grandi auto, con
molti soldi. Tutto ciò non mi
convinceva e sempre più sentivo e sentivamo, con il mio
compagno Ferdinando, l'esigenza di tentare uno stile di
presenza molto più povero e
più vicino alla realtà della
gente.
La quarta domanda erano
stati gli stessi animatori delle
comunità a farla nascere in
noi.
In quegli anni avevamo
spinto molto perché la parrocchia giungesse all'autosufficienza economica, spiegando
alla gente l'importanza di imparare a camminare con i loro
piedi.
Alcuni animatori un giorno
ci fecero una domanda:
«Come mai ci chiedete di
camminare con le nostre
forze e voi siete i primi a guidare un'auto che vi hanno
regalato ed a vivere con denaro
che
vi
giunge
dall'Europa?».
Avevano colpito nel segno.
Stavamo chiedendo loro ciò
che noi stessi non vivevamo.
L'incoerenza era evidente.
L'esigenza di cambiare stile di
vita si faceva sempre più forte.
Dio ci stava conducendo per
mano a fare delle scelte diverse, a tentare di incarnarci più
profondamente nella vita dei
poveri a cui eravamo stati
inviati.
Gratitudine per i 70 anni di professione religiosa di Sr. Maria Cairoli
Domenica 24 maggio presso la comunità di Bardello (Va)
suor Maria Cairoli ha festeggiato il 70° anniversario del
suo ‘sì’ al Signore, nella famiglia delle Suore Missionarie di
Nostra Signora degli Apostoli.
Era attorniata dalle consorelle e dai familiari che con lei
hanno ricordato, celebrato e
ringraziato il Signore per la sua
fedeltà e il suo Amore di predilezione.
Suor Maria nasce a Olgiate
nel 1922 e, non ancora ventenne, entra in convento a
Bardello, dove raggiunge la
sorella Desolina che l’aveva
preceduta nella stessa scelta di
vita. (Diverse giovani di
Olgiate in quegli anni erano
entrate fra le “Missionarie di
Nostra
Signora
degli
Apostoli”. Ora sr. Maria è l’unica rimasta delle suore olgiatesi)
L’8 marzo 1945 fa la sua
professione religiosa e ben presto è destinata dai superiori
alla missione in Francia dove,
fedele all’insegnamento del
fondatore, opera nella discrezione, nell’umiltà e nella semplicità perchè “la piccola
Congregazione resta nell’om-
bra, non fa parlare di sè, ma fa
un lavoro serio e Dio benedice
i suoi sforzi”.
Qui impara la lingua francese, indispensabile per operare negli anni a venire in vari
Paesi dell’Africa. Intanto,
accompaganata da una consorella, svolge un lavoro molto
umile nella periferia di Parigi:
quello della questuante. Questo
impegno le costa moltissimo,
per gli insulti e le derisioni, ma
è necessario per la
Comunità al fine di raccogliere offerte per pagare il
viaggio in missione delle
suore. Ancora oggi rivive
quella sofferenza e ricorda
di avere detto una sera,
seduta sulle scale all’ultimo
piano di un palazzo : “Se
mio papà mi vedesse, mi
riporterebbe subito a casa
...”
Finalmente le è permesso di partire per il Ciad
(viaggio in piroscafo, e poi
sui
camion
della
Compagnia del Cotone
francese, attraverso il
deserto) dove, con altre
consorelle, fonda la prima
Missione
della
sua
Congregazione. Vi rimane
tre anni (1949 – 51). È
costretta a rientrare in
Francia per gravi motivi di
salute (ancora con un trasporto
avventuroso su una piroga,
lungo il fiume, fino all’ospedale militare francese per le
prime cure di emergenza) e
viene sostituita dalla sorella sr.
Desolina.
Quando può ripartire per la
missione è mandata a Setif, in
Algeria. Qui frequenta la scuola per infermieri, vive tutto il
periodo della guerra per l’indipendenza dalla Francia e per
dodici anni si impegna nel servizio agli ammalati nell’ospedale locale.
Continua la sua opera di
infermiera, come caposala nell’ospedale di El-Jadida, in
Marocco, per altri dodici anni.
La situazione socio-politica di
questi Paesi non permette
opera di annuncio religioso: le
suore sono testimoni silenziose, ma chiarissime di fede e di
carità operosa e gratuita;
rispettate ed apprezzate da
medici e pazienti.
Rientrata in Italia è inviata
presso l’Ospedale di Gorizia,
successivamente presso la
Casa di Cura Fatebenefratelli
di Solbiate. Intanto gli anni
degli impegni più gravosi si
sono accumulati e anche per sr.
Maria arriva il momento di
lasciare le attività più pesanti.
Ora nella Casa di Airuno (Lc)
alterna il servizio in portineria
con ore di preghiera, e si tiene
in contatto con la nostra comunità grazie a Vita Olgiatese e a
Il Settimanale della Diocesi.
Nel suo cuore c’è sempre
un ricordo per Olgiate e per
noi, suoi nipoti e pronipoti ( ..
e pro-pronipoti !).
si sono messi a disposizione
per il buon esito della festa. A
tutti coloro che hanno parteci-
pato alla buona riuscita di questo pomeriggio di festa diciamo
Grazie!!!!!
Giornata Dell’ammalato e Dell’anziano
Martedì 2 Giugno, mentre
in tutta Italia si ricordava la
proclamazione
della
Repubblica Italiana, in Casa
Anziani ci siamo ritrovati a
festeggiare gli Anziani e gli
Ammalati. Il tempo clemente ci
ha permesso di sfruttare lo
splendido parco per celebrare
la S. Messa. L’Altare posto
vicino alla Grotta della
Madonna, i festoni appesi a
ricordare il giorno di festa, il
suono della chitarra e le centinaia di persone giunte anche
dai paesi vicini hanno reso la
giornata indimenticabile. Fonte
di riflessione sono state le letture, il Vangelo e l’Omelia di
Don Marco, infatti per questa
giornata ha voluto si leggesse
la lettera di Tobia e il Vangelo
della Visitazione. Tutti i presenti hanno potuto conoscere il
personaggio Tobia grazie al
nostro Parroco. Terminata la S.
Messa, con l’arrivo di Don
Romeo, il Parroco ha donato a
tutti un pacchettino con all’interno una preghiera e il
S.Rosario, preparato con tanta
accuratezza dai volontari
dell’Unitalsi. Una ricca merenda ha infine concluso la giornata. Gli Ospiti della Casa ringraziano di vero cuore Don Marco
per aver trascorso un pomeriggio con tutti loro; Don Romeo
per essere corso dopo la benedizione in Piazza Italia; le
signore dell’Unitalsi; le nostre
care Suore ma soprattutto i
volontari “Amici della Casa
Anziani” che con i loro sforzi
14 Giugno 2015
3
Vita Olgiatese
M&D: IL TRIBUNALE ECCLESIATICO (3)
>----Messaggio originale--->Da: [email protected]
>Data:03/06/2015 20.35
>A: <[email protected]>
>Ogg: M&D Vita Olgiatese
>
>
>Ciao don!
> mi puoi dire qualche cosa sulla realtà del Tribunale della Chiesa
nullità matrimoniali?
Oggetto: Il tribunale ecclesiastico
Da: [email protected]
A: [email protected]
Data: 09/06/2015 20.30
Ciao,
eccomi con l’ultima parte della risposta alla tua domanda su
come viene tutelato dalla Chiesa ciò che è giusto in ambito
matrimoniale. Nelle precedenti mail ti ho raccontato qualcosa
circa l’organizzazione dei tribunali secondo i vari gradi di giudizio e ho accennato alle varie figure che lavorano per la giustizia
ecclesiale.
Quest’oggi vorrei renderti partecipe dell’attività del nostro
tribunale regionale e lo faccio partendo dalla relazione annuale
che il nostro Vicario giudiziale ha preparato per la Conferenza
Episcopale Lombarda (se ti ricordi, già ti dicevo che le nomine
per il Tribunale Ecclesiastico Regionale Lombardo vengono
decise dai Vescovi lombardi riuniti nella CEL, e a loro rendiamo
conto).
Anzitutto i numeri. Nel corso del 2014 sono state introdotte
149 nuove cause provenienti dalle varie diocesi della Lombardia.
Queste sono andate a sommarsi alle 225 che già erano in corso di
trattazione dagli anni precedenti. Come ti dicevo, il TERL è
anche un tribunale di appello per il Triveneto e il Piemonte per
cui nel 2014 sono giunte 251 cause in seconda istanza che si
sono aggiunte alle 92 pendenti dall’anno precedente. Se pensi
che dietro ai numeri ci sono volti segnati da sofferenze ma allo
stesso tempo carichi di attese, comprendi allora quale fecondo
campo di evangelizzazione può essere anche il tribunale.
Come mai così tante cause pendenti dagli anni precedenti?
C’è da dire che siamo ampiamente sotto la metà della soglia ritenuta critica, per cui siamo ancora un tribunale celere. Mons.
Paolo Bianchi, vicario giudiziale del TERL, a proposito della
La Chiesa interpreta i
“segni dei tempi”:
il Concilio Ecumenico
Vaticano II
6Il
che si occupa delle
“rapidità” con cui dovrebbero essere trattate le cause, disse che:
“talvolta alcuni casi esigono un migliore approfondimento per
evitare di dare risposta negativa alla domanda del proponente,
non corrisnpodente alla verità delle cose, «infatti anche nell’amministrazione della giustizia, la fretta è nemica del bene, né la
celerità (pur certo auspicabile) è un valore superiore alla giustizia, anche sotto forma dell’aderenza del giudizio del tribunale
alla realtà: ossia, come si dice, della coerenza fra la verità processuale e verità obiettiva della vicenda umana oggetto del processo» (Cf. Relazione anno 2014)”.
Quale l’esito delle cause? È sempre rischioso dare percentuali a questo proposito in quanto ogni causa è sempre una storia a
sé e i vari collegi giudicanti non decidono in base a quante risposte affermative sono già state date. Giusto per avere una vaga
idea, posso dirti che – anche perché si tratta di informazioni pubbliche – nel 2014 sono state giudicate 169 cause, di cui 136
dichiaranti la nullità, 30 riaffermanti la validità, 3 non giunte a
decisione. In seconda istanza invece sono state esaminate 200
cause: sono stati quindi emanati 160 decreti di conferma della
sentenza di primo grado, mentre per quanto riguarda le cause
“riaperte” (ovvero rinviate all’ordinario esame di secondo grado)
22 si sono concluse con una sentenza di nullità, mentre 18 con
una decisione a favore della validità del vincolo.
Spero di non avere oltrepassato in senso negativo le attese
che hanno animato le tue domande nel corso di questa corrispondenza virtuale. L’augurio è che sia passata, almeno in parte, l’idea che la realtà del matrimonio ha in sé una giustizia che è sempre oltre l’arbitrio delle parti. È una giustizia che si fonda nella
dignità dell’uomo concepito come figlio di Dio, creato a sua
immagine e somiglianza e chiamato a realizzarsi nell’amore,
quindi in Dio che Caritas est.
d. marco jr
Domenica 31 Maggio: anniversari di matrimonio
Una lettera…
Gentile Redazione,
scrivo la presente riguardo
ad una affermazione letta sul
numero di Vita Olgiatese n. 9
del 10 maggio, a pagina 3, nell'articolo a commento della
Nostra Aetate.
Il commentatore scrive:
"Fino al 1959, nella liturgia del
venerdì santo, tra altre intenzioni di preghiera, vi era anche
quella pro perfidis judaeis, per
i perfidi giudei". e poi continua "Tutti noi ricordiamo che
spesso si utilizzava (forse si
utilizza ancora…) l’aggettivo
“giudeo” per indicare una persona poco affidabile e, sostanzialmente, “cattiva”."
La traduzione utilizzata dall'articolista non è corretta, anzi
è totalmente fuorviante nonchè
indice di pressapochismo.
La soppressione delle parole
perfidis e perfidiam, decisa il
venerdì santo del 1959 e tradotta in pratica a partire dal 1960,
non fu dovuta a un atto di buonismo del Papa, come affermato da una certa propaganda
modernista, ma a una causa
contingente ben precisa. Come
si evince da una dichiarazione
della S. Congregazione dei Riti,
pubblicata pochi anni prima,
nella maggior parte dei messalini bilingue (tanto italiani quanto
stranieri), perfidis veniva tradotto letteralmente con perfidi
mentre il significato proprio
del termine latino (composto
da per negativo + fidus) è infedeli, increduli.. Tale traduzione
poteva apparire non solo offensiva dal punto di vista linguistico, visto che nelle lingue
moderne perfido viene generalmente inteso come equivalente
di cattivo, malvagio, ma anche
poco sensata dal punto di vista
teologico. Nel citato documento
della S. Congregazione dei Riti
si suggeriva l'uso di termini che
avessero il significato di infideles, infideles in credendo.
Giovanni XXIII, per sanare alla
radice l'equivoco, che si era
generato non per un difetto
della preghiera latina ma per la
scorrettezza delle traduzioni
volgari, decise di sopprimere
del tutto il termine in questione.
A posteriori, i modernisti,
appoggiandosi sulla nuova teologia (dottrina della doppia via
di salvezza) e sulle ulteriori
revisioni della preghiera nel
1965 e nel 1969, interpretarono
questo gesto come un'implicita
ammissione dell'antisemitismo
della preghiera precedente,
quasi che il Papa avesse voluto
sconfessare una formula che la
Chiesa usava da secoli.
Dispiace constatare come questo atteggiamento venga favorito, ancora oggi, da quanti sono
a favore della sostituzione della
preghiera tradizionale con quella del Messale moderno.
Con viva cordialità,
Matteo Bollini
Un incontro con Marina Russello al Centro Congressi Medioevo di Olgiate
Allergie alimentari: prevenzione e terapia
Sono circa 17 milioni le
persone che soffrono di
allergie alimentari in Europa.
Una notevole quantità di
individui (in prevalenza femmine) che indica la serietà di
una condizione patologica in
progressivo e costante
aumento.
L'allergia alimentare è
una rapida ed esagerata
reazione del sistema immunitario nei confronti di un alimento. Spesso è scambiata
erroneamente con l’intolleranza alimentare, la cui reazione da parte dell’organismo non è immediata, ma
ritardata. L'allergia alimentare ha la più alta prevalenza
nei primissimi anni di vita;
affligge, infatti, circa il 6%
dei bambini con età inferiore
ai tre anni; con il trascorrere
del tempo tende a diminuire,
raggiungendo a 10 anni di
età l'incidenza che si riscontra negli adulti.
Nei bambini più piccoli gli
alimenti che causano maggiormente l'allergia alimentare sono il latte vaccino, l'uovo, le arachidi, la soia, il
pesce e i crostacei. Le forme
dovute al latte, uova e soia,
nell'80% dei casi, si risolvono con l'età scolare. Al contrario le allergie agli arachidi,
noccioline e pesci sono considerate permanenti. Negli
adulti di solito le allergie alimentari sono dovute ai crostacei, agli arachidi, alle noccioline e al pesce.
Delle allergie alimentari e
dei possibili rimedi ha parlato la dott. Marina Russello,
nel corso di un incontro che
si è svolto al Centro
Congressi Medioevo di
Olgiate Comasco.
Normalmente il sistema
immunitario di un individuo
protegge il corpo dalle proteine estranee dannose,
scatenando una reazione
per eliminarle. L’allergia è
essenzialmente "un’altera-
zione immunitaria" in cui una
sostanza di solito innocua
viene “percepita” come una
minaccia - un allergene - e
attaccata dalle difese immunitarie dell’organismo. I sintomi allergici che si manifestano consistono nel naso
che cola, negli occhi che
prudono, nella gola secca,
nelle eruzioni cutanee; ma ci
possono essere anche nausea, diarrea, difficoltà respiratorie (l’asma) e nel peggiore dei casi shock anafilattico.
È bene sottolineare che
per l’allergia alimentare non
ci sono rimedi per poterla
definitivamente debellare,
ma è possibile tenerla sotto
controllo affinché, con il trascorrere dell’età, la situazione non vada peggiorando. A
questo scopo servono le
visite periodiche dall’allergologo, i test cutanei per portare alla ribalta il motivo scatenante, l’esame del sangue
specifico per misurare la
risposta immunitaria nei
confronti di cosa si è allergici ed una diagnosi molto raffinata per studiare il profilo
di sensibilizzazione del
paziente. Il ricorrere a strade
alternative alla medicina tradizionale, a “metodi naturali”
o sottomettersi a diete inappropriate, non dà mai risultati confortanti, ma semmai
può portare ad un rischio nel
ritardo diagnostico con possibili difficoltà per la stessa
vita di relazione dei pazienti
allergici.
L’allergia alimentare è un
disturbo impegnativo che dà
preoccupazione costante. Il
rimedio più efficace è sicuramente la prevenzione, cioè
sapere quali sono gli alimenti che provocano i sintomi e
quindi evitarli; poi, naturalmente, ci sono anche i farmaci specifici per contrastare le reazioni allergiche ed
impedire l’insorgere delle
complicazioni.
P.D.
Decreto
sull’ecumenismo
“Unitatis
Redintegratio” (1)
Dopo la dichiarazione Nostra Aetate che, come sappiamo tratta del rapporto con le religioni non cristiane, il decreto Unitatis Redintegratio (UR) si occupa delle altre confessioni cristiane: i due documenti, insomma, sono una sorta
di “manifesto” relativo alla posizione del mondo cattolico
nei confronti della “fede degli altri”.
Come di consueto, prima di presentare i contenuti del
documento, è opportuno ripercorrere le tappe del dibattito
conciliare, anche questo non privo di passaggi difficili, che
ha portato all’approvazione del decreto.
La prima bozza del documento fu presentata nel novembre 1963. Si trattava senza dubbio di una grande novità: per
la prima volta veniva discusso nel Concilio un testo preparato dal neonato Segretariato per l’unità dei cristiani (organismo voluto da papa Giovanni) e, altro elemento di fondamentale importanza, era anche la prima occasione per il cattolicesimo di trattare il tema dell’unità in una prospettiva
moderna, che recepiva le riflessioni del movimento ecumenico. Non possiamo dimenticare che questi temi, nel periodo pre-conciliare, erano discussi da esigue minoranze guardate con sospetto da ampi settori dell’episcopato e della
Curia romana.
Il testo, riprendendo appunto nuove categorie interpretative, cercava di superare la logica del “ritorno” dei fratelli
separati all’interno della chiesa cattolica per privilegiare un
atteggiamento di “avvicinamento” e di dialogo. Un padre
conciliare, nel suo intervento, ribadiva come “il cambiamento denota una variazione nella mentalità e segna la fine dell’epoca in cui si pensava che non ci fosse nulla da cambiare
nella vita della Chiesa e dei cattolici”.
Ovviamente questa impostazione non poteva essere accettata da tutti. Se, infatti, non sorsero particolari resistenze
da parte dei padri che provenivano da paesi dove, da lunga
data, era presente la convivenza confessionale, la minoranza conservatrice manifestò apertamente il suo dissenso. I temi oggetto di più vivace dibattito erano il rischio di “irenismo” (riunione delle varie confessioni in base ai loro punti
comuni) e, logicamente, il primato del papa.
Inoltre fu messa in discussione anche la terminologia utilizzata nel documento: infatti si parlava di Chiese (riferite al
mondo ortodosso) e di comunità per quanto riguardava le
realtà protestanti. Potrebbe sembrare un dibattito ozioso e
solo formale: in realtà vi erano densi significati teologici. Alla fine si giunse alla consueta mediazione definendo le confessioni protestanti come “comunità ecclesiali”, termine che
da allora contrassegna le Chiese protestanti nel linguaggio
del magistero.
Vi è ancora da osservare come l’atteggiamento nei confronti dei fratelli ortodossi era certamente più benevolo rispetto a quello verso il mondo protestante. Fu per questo
motivo che alcuni padri conciliari, trai quali anche il cardinal Bea, insistettero su alcuni aspetti della teologia protestante che andavano riscoperti anche dal mondo cattolico:
il ruolo dei laici e la centralità della Bibbia.
Molto interessante fu l’intervento del vescovo di Gorizia, mons. Andrea Pangrazio, i cui contenuti vennero ripresi
nel testo finale. Vale la pena riportare per intero il brano in
questione: “per meglio determinare il grado di unità già esistente fra tutti i cristiani e insieme le differenze, bisognerebbe tenere presente l’ordine gerarchico delle verità rivelate…Tutte le verità rivelate devono essere credute per fede
divina e tutti gli elementi costitutivi della Chiesa devono essere ritenuti, certamente: tuttavia c’è fra loro una diversità.
Ci sono verità che rivestono piuttosto la ragion di fine: la
Trinità, l’Incarnazione, la Redenzione, ecc. Altre che hanno
piuttosto carattere di mezzo: i sette sacramenti, la struttura
gerarchica della chiesa, la successione apostolica, ed altre…Orbene: le diversità dottrinali fra i cristiani riguardano
meno il primo gruppo di verità che non questo secondo”. È
evidente il contenuto innovativo dell’osservazione che voleva giustamente ridimensionare aspetti che non avevano la
loro radice nelle Scritture ma che derivavano dalla successiva vita della Chiesa.
Terminato il dibattito in aula, fu redatto un testo finale
che venne presentato, nel novembre 1964, all’assemblea per
la votazione. Fu a questo punto che Paolo VI, probabilmente su pressione dell’ala conservatrice del Concilio, mise in
forse la pubblicazione del documento. Su suo incarico, infatti, fu predisposto un elenco di 36 emendamenti. Alla fine il
Papa accettò la promulgazione del decreto con l’inserimento di 19 dei menzionati emendamenti: al pontefice parve
questo l’unico modo di calmare le ansie dei vescovi oppositori e favorire la loro adesione al documento.
Finalmente, il 21 novembre 1964 il decreto fu approvato
con 2.317 voti a favore e solo 11 contrari.
Seppur con le consuete mediazioni, anche per il dialogo
con le altre Chiese cristiane iniziava una nuova stagione:
un’altra pagina della storia della Chiesa interamente da scrivere.
(56 – continua)(erre emme)
14 Giugno 2015
4
Vita Olgiatese
TUTTI A TAVOLA
Come già comunicato in
diverse occasioni quest’anno
la Pastorale Estiva ha subito
un cambiamento di proposte
per cercare una soluzione
per migliorare le attività per
i giovani e i ragazzi. Così nel
calendario sono stati anticipati i Campi estivi a Gualdera (il 1° turno è già attivo) e
di conseguenza il Grest è stato spostato alla fine di agosto.
Una scelta azzardata ma
necessaria per smuovere
“l’impostazione secolare”
della parrocchia. Siamo tutti
un po’ perplessi ma fiduciosi;
non bisogna rimanere ingessati al “si è sempre fatto così”.
Tra i motivi che hanno
spinto la Commissione Oratorio e il consiglio pastorale
a riprogrammare si è puntato molto sulla valenza educativa dei campi estivi siamo
stati attenti a non sovrappor-
ci alla “Pineta”, costringendo
le famiglie a scelte complicate (ci pensa già la vita…).
Siamo sempre più convinti che il Grest è un servizio
alla comunità cristiana e non
un parcheggio o un servizio
di “babysitteraggio”. La proposta Cristiana ha un suo
cammino catechistico e ricreativo con contenuti e regole da programmare e
condividere.
PANE DA CON-DIVIDERE
CARITAS quanto basta!
L’importanza di una profonda consapevolezza delle cause
e conseguenze degli squilibri globali, nazionali e locali, è
una tematica ben presente nel Magistero della Chiesa e
nell’azione degli organismi di volontariato che sulla dottrina
sociale della Chiesa poggiano la loro ispirazione. Le parole
recentemente pronunziate da Papa Francesco sulla necessità di rimuovere le cause stesse della fame e sugli ostacoli che una ?nanza fuori controllo e i modelli di sviluppo economico oggi prevalenti pongono al perseguimento di
giustizia e bene comune, hanno sottolineato ancora una
volta l’urgenza di una forte iniziativa di sensibilizzazione su
questi temi, sia all’interno della Chiesa che verso una platea più ampia.
Noi come GREST’15 abbiamo dedicato 2 domeniche (30
agosto e 6 settembre) con la finalità caritativa, raccogliendo alimenti per sostenere e CON-DIVIDERE la mensa con i
bisognosi della nostra parrocchia. Anche i “grandi giochi”
avranno questa finalità coinvolgendo anche le famiglie del
paese…
Con una storia che nasce
cinquant'anni fa, caratterizzando da diverse generazioni
l'estate dei più piccoli, il Grest racconta la profonda volontà che le comunità cristiane rivolgono nell'attenzione
e nella cura verso i bambini
ed i ragazzi, facendo nascere
la possibilità di educare i più
piccoli a creare relazioni vere
d'amicizia e di fiducia.
Sperimentando i valori della
gratuità, del servizio, della
testimonianza, le comunità,
quella piccola del Grest insieme a quella più grande della
Parrocchia, vivono con forza
la grande dimensione della
Fede e della preghiera.
Anche quest’anno, è in
preparazione la nuova esperienza estiva che possa riempire di gusto le giornate del
nostri oratorio. Non resta
che accogliere l’invito! La disponibilità e il desiderio di
esserci sono i primi passi verso un’esperienza di condivisione in cui prima di tutto
siamo chiamati a prendere
parte da ospiti: sedere alla
tavola del Grest è frutto di
un invito che ci è stato rivolto da qualcuno che tiene
in modo particolare a noi e
che ha preparato appositamente un posto nel quale
potersi incontrare. Come
vuole la tradizione, non ci limiteremo semplicemente ad
accettare, ma abbiamo sempre il desiderio di ricambiare
l’invito con un dono. Ebbene, al Grest il dono più bello
è il nostro impegno e la nostra partecipazione, il nostro
tempo offerto in modo gratuito perché tutti possano
mangiare, non solo pane ma
anche buone relazioni.
La metafora del Grest
come tavola imbandita
vuole sottolineare il suo essere occasione propizia per generare comunità nella quale
bambini e ragazzi, adolescenti ed adulti, sacerdoti e laici
possano vivere insieme una
quotidianità capace di aprire
sguardi nuovi e lasciare il segno indelebile di una cura
ricevuta.
Il Grest possa essere una
grande festa cui tutti possano
sentirsi invitati e accolti, non
dimenticando il Signore Gesù
che ha scelto un banchetto
come luogo privilegiato dell’incontro con ciascuno di
noi e il pane come nutrimento per la nostra vita.
Di cuore un augurio per
un’estate serena!
don Romeo
Nonostante il termine del 31 maggio
se ci stai puoi ancora iscriverti al Grest
entro il 21 giugno in oratorio!
DUE GIORNI DI SPORT IN ORATORIO
TRA DIVERTIMENTO E CONDIVISIONE!
Un altro anno sportivo insieme a tutti i nostri atleti si è concluso... ma la felicità è tanta per
quanto di buono anche quest’anno si è riusciti a fare! Sabato 6 e
domenica 7 giugno il G.S. San
Giovanni Bosco ha festeggiato
con tutti i suoi iscritti un anno
proficuo, sotto tutti gli aspetti:
grandi novità e grandi risultati!
Quest’anno si è voluto provare
una nuova formula per la festa
finale, organizzando in Oratorio
una due giorni di sport e condivisione aperto a tutti, sia ai bambini e ragazzi che hanno giocano nelle nostre squadre ma
anche ai tanti che frequentano
abitualmente il campo da calcio
anche solo per dare due calci al
pallone in compagnia. Tutto ha
inizio sabato pomeriggio con
partite di calcio a cui hanno partecipato sia ragazzi che bambini, un mix di giocatori in erba e
altri che amano questo sport ma
che forse aspettano l’occasione
per giocare insieme e divertirsi.
Non sono mancati alcuni iscritti
ai nostri UNDER 8, ai quali si
sono aggiunti alcune nuove leve
per l’anno prossimo! Dalle 18
crotto aperto a tutti, con prelibati panini e bevande fresche per
ovviare al grande caldo della
giornata. E poi, il clou della
giornata, in cappellina la proiezione della finale di Champions
League tra Barcellona e
Juventus! Tifo da stadio, cappellina addobbata per le grandi
occasione, grazie a genitori-tifosi, con palloncini bianchi, verdi,
rossi e bianco-neri.
Domenica mattina alle 9,30
la Messa celebrata da don
Romeo a seguire nuovamente
in Oratorio per altri sfide sui
diversi campi: calcio, basket e
pallavolo. Conclusione della
giornata con la partita tra genitori, allenatori e dirigenti per
concludere al meglio un anno
trascorso velocemente, ma con
grandi soddisfazioni!
È stato anche il momento
per avere un confronto e per
porre le basi per il futuro, raccogliendo spunti, idee, suggerimenti che gli allenatori e i dirigenti, sempre a contatto diretto
con gli atleti e i loro genitori,
hanno osservato in questo anno
intenso e che grazie a loro,
soprattutto, si è svolto nel
miglior modo possibile! Un
grazie di cuore va proprio a
loro che hanno un compito
delicato, prendendosi mille
responsabilità e donandosi
completamente per il gruppo
sportivo: sono proprio loro il
cuore pulsante della società!
È solo un arrivederci a settembre, non vi abbandoniamo,
anzi, siamo alla ricerca di
ognuno di voi: bambini, ragazzi, giovani e adulti! Dai 5-6
anni in su VI ASPETTIAMO!
Nei prossimi giorni inizieranno
le iscrizioni per la stagione
2015/2016 in cui vorremmo
che partecipaste anche voi! Se
volete giocare a calcio, a pallavolo (maschile e femminile),
basket, praticare varie attività
sportive (polisportivo: under 8,
under 10 e under 12), collaborare, allenare, diventare dirigente, noi ci siamo e VOI?
Un grazie a tutti coloro che
in ogni modo ci sostengono; ci
danno la possibilità di proseguire ogni anno; di far crescere
i bambini e i ragazzi con la pratica dello sport e cercando di
educare gli atleti al rispetto
delle regole e al sano agonismo; a don Romeo nostro
primo sostenitore ed educatore;
ai genitori; alle volontarie e i
Festa conclusiva al centro sportivo comunale di Cantù!
Felici e vincenti. L'annata sportiva giovanile del Gs San Giovanni Bosco si è chiusa sabato 30
maggio al centro sportivo comunale di Cantù. Una giornata attesissima dagli atleti delle squadre
Under 8 e Under 12, dai loro allenatori e dai dirigenti. Presenti anche molti genitori che hanno condiviso un pomeriggio speciale, partecipando alla grande festa finale organizzata dal Csi Como.
L’atto conclusivo dei campionati polisportivi e il raduno conclusivo dei piccoli delle squadre
Under 8 ha regalato emozioni. Tre, in particolare, i momenti che hanno caratterizzato la festa. Primi
a scendere in campo, per i divertenti giochi a loro riservati, sono stati i bimbi dell'Under 8 allenata da
Salvatore Pantaleo e dai dirigenti Francesco Maffia e Roberto Masiero. Ai piccoli del gruppo sportivo è stata consegnata una medaglia che li ha resi felici e orgogliosi. Poi la staffetta sulla pista d'atletica, che ha visto confermare le grandi prestazioni ottenute durante tutto il campionato dall'Under 12.
Guidati dagli allenatori Gennaro Tropeano e Piero Abati, affiancati dal dirigente Roberto Masiero, i
ragazzi hanno conquistato la vittoria del campionato provinciale polisportivo grazie ai punti accumulati nel calcio e nelle altre discipline sportive (campestre, gimkana ginnica, ping pong, triathlon,
mountain bike, biathlon, e staffetta 4 x 600). Infine, dopo la messa celebrata da don Gigi Zuffellato,
la proclamazione e la premiazione dei vincitori. Il Gs San Giovanni Bosco Olgiate Comasco sul gradino più alto del podio, con 40.400 punti, davanti al San Maurizio Erba con 39.020 punti e al Gs San
Luigi di Lurate» con 37.880 punti.
Per la squadra dell'oratorio olgiatese anche la soddisfazione del primo posto assoluto nella classifica individuale degli atleti, meritato da Jacopo Bernasconi. Una festa emozionante, conclusa dagli
atleti con un chiassoso giro del campo passandosi il trofeo di mano in mano.
volontari dell’Oratorio!
A presto e FORZA SAN
GIOVANNI BOSCO
Famiglia e Trinità
Sabato 30 maggio, al Santuario della Madonna di Chiesa Alta di
Drezzo, abbiamo vissuto una serata semplice ma di comunione
autentica. Siamo saliti lassù insieme nel tardo pomeriggio, le famiglie
del percorso del post-battesimo e quelle del gruppo-famiglia: si tratta
di due percorsi diversi che però coinvolgono famiglie di età simile e
che quindi ci è sembrato bello fare incrociare. Eravamo una dozzina
di giovani coppie, con tanti bambini piccoli al seguito, in una festante
confusione. Il programma era essenziale e prevedeva solo la celebrazione della Santa Messa e una cena al sacco.
L’incontro è capitato casualmente nella domenica in cui la Chiesa
celebra la Santissima Trinità e quando ci siamo trovati per preparare
la Messa ci siamo un po’ spaventati: volevamo che la Messa fosse a
misura di bambini e certo la Trinità non è il concetto più semplice da
spiegare! Ci sono venute in aiuto le immagini. Su un grande pannello
abbiamo appeso la riproduzione dell’icona di Rublëv, che raffigura la
Trinità. I tre soggetti sono distinti e sono diversi fra loro (i bambini
hanno trovato tutte le differenze, a cominciare dai colori degli abiti),
eppure c’è qualcosa che li unisce talmente tanto da renderli una cosa
sola: l’amore. Allo stesso modo le nostre famiglie: sono fatte da più
persone, ognuna con ha le sue caratteristiche, ma tra noi deve circolare quello stesso amore con cui il Padre e il Figlio si amano. E siccome nelle nostre famiglie, in controluce, dovrebbe potersi leggere il
riflesso dell’amore di Dio-Trinità, abbiamo voluto appendere intorno
all’icona di Rublëv i disegni delle nostre famiglie, che i bambini avevano portato da casa.
Dopo la Messa abbiamo cenato insieme e chiacchierato tanto
seduti sul prato, mentre i bambini si rotolavano nell’erba, raccontandoci il percorso fatto nei due gruppi, ritrovando persone che non si
vedeva da tempo, gustando la bellezza di stare insieme in semplicità
e in amicizia, e di appartenere a una comunità parrocchiale che sia
una famiglia di famiglie.
"Domenica insieme" gruppo Nazaret
Domenica 17 maggio noi del
gruppo Nazareth ci siamo incontrati
per trascorrere una domenica insieme
o meglio "la domenica insieme" cioè
quell incontro che ogni tanto programmiamo per approfondire la
nostra conoscenza e confrontarci sul
percorso da noi intrapreso. Come
sempre tutto è cominciato con la S.
Messa delle 9.30, quella dedicata ai
nostri ragazzi (che domenica sarebbe
senza la S. Messa?) poi ci siamo trasferiti in oratorio per un aperitivo sfizioso. Mentre don Marco e i genitori
conversavano serenamente, alcune
catechiste hanno allestito dei tavoli
laboratorio per costruire con i bambini delle rose di cartapesta da offrire a
Maria il martedì successivo durante
la preghiera del rosario. Molti maschietti hanno preferito dare due
calci al pallone ma poi tutti insieme abbiamo confezionato molti
fiori colorati, non solo bellissime rose ma la loro fantasia e creatività ci hanno regalato varietà botaniche sconosciute ma molto
belle. Il momento della condivisione del pranzo al sacco ha regalato serenità e confidenza che ha impreziosito la nostra amicizia.
Non eravamo in molti, il tempo era favorevole, i bambini felici, gli
adulti soddisfatti ma, soprattutto, il S . Rosario del martedì successivo si è colorato di splendidi fiori e nella preghiera a Maria abbiamo affidato tutta la nostra comunità e tutti i bambini del mondo!
sotto il campanile del fico
Per i bisogni
della Chiesa
Offerta matrimonio € 200 –
S. Messa a Rongio € 190 –
Funerale di Mentasti Antonio
€ 100 – Offerta S. Messa
Malati € 60 – NN per fiori
€ 20 – Matrimonio di Marco
e Daniela € 100 – Funerale
di Bianchi Francesco € 100
– Matrimonio di Luca e
Carmen € 100 – Malati
€ 175 – Anniversari di matrimonio € 760 – Baggi per
uso locale € 50 – Funerale
di Bottinelli Mariangela
€ 200 – 60° di matrimonio di
Maria e Giuseppe € 50 – 25°
matrimonio di Dolores ed
Enrico € 50 – Funerale di
Del Fatti Rosa € 100 –
Offerta Battesimo 7/6 € 20 –
Matrimonio di Marco e
Monica € 200.
Chiesa di Somaino
Offerta uso salone per
Oratorio € 50 + € 25 – Offerta
per la chiesa € 20 – In occasione del saggio di musica
per la chiesa € 100.
Chiesa di S. Gerardo
Offerta per esposizione reliquia € 60+€ 50 – NN per 45°
anniversario di matrimonio
€ 50.
Note di bontà
Per Caritas: NN € 50 + NN
€ 50 + NN € 20 + NN € 100 +
NN € 20 – In ricordo di Gino
€ 200 – Pane di S. Antonio
€ 117.
Progetti "Mettici il cuore"
€ 130.
Per restauro organo
NN € 50 – NN € 50.
Dai registri
parrocchiali
Battesimi
Niang Carol Kiné di Maira
Valentina
P.: Argento Vito e Riggi
Gloriangela
Matrimoni
Cassina
Luca
con
Moliterno Carmen
Manerchia Marco con
Bernasconi Monica
Ratti Andrea con Negretti
Marzia
Morti
Silva Elena Romanò di
anni 80 – via Mazzini, 4
Giromini Bruno di anni 91
– via Martiri della Libertà, 8
Bianchi
Francesco
Giuseppe di anni 79 – via
Michelangelo, 6
Bottinelli
Mariangela
Favaro di anni 72 – Piazza
Volta, 4
Bottelli Gino di anni 77 –
via Boscone, 62
Del Fatti Rosa Saladanna
di anni 85 – via dei
Bernasconi, 6
Vita Olgiatese
Esce la seconda e la quarta
domenica del mese
Autorizz. Tribunale Como n. 10/82.
Con approvazione ecclesiastica.
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Vittore De Carli
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Marco Nogara, Franco Ghielmetti,
Paolo Donegani, Rolando Moschioni.
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