Leggo

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Leggo
GIUGNO 2OO8
NUMERO VII
Direttore Calina Mladenova
ANNO VIII
Vicedirettori Filippo Cosi
Viola Salvestrini
In questo numero…
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Giugno2008
Editoriale
editoriale
INDICE
Lettera alla Trippa
4
La morte della Sinistra
6
Voti a rendere
7
Obama ha un’arma segreta
8
Il giornalismo
9
Dialogo tra un cittadino e un venditore di Leggo
11
Un epico Sei Nazioni
12
Manga&Comix
15
Generazione Sportiva
16
Il Dentista
17
La Grande Cassata
18
Chuck Norris
20
I Giochi dell’Alce
21
Cruci-Dege
22
Di Lorenzo Gheri
di Calina Mladenova
Vi ricordate, qualche mese fa, sono venuta da
alcuni di voi con passo deciso, forse per nascondere la mia insicurezza sull’argomento, e
vi ho fatto una domanda: perché due persone si mettono insieme?
Ebbene, vi chiedo di porvi, ancora una volta,
la questione. A differenza di quello che mi
aspettavo, le risposte delle ragazze non sono
molto diverse da quelle dei ragazzi. I più classici o banali, decidete voi: “ci deve essere feeling” (F 4)* ; “ per attrazione fisica” (F 3) ; “per
colpo di fulmine” (M 2) ; “perché gli opposti si
attraggono” (M 2-3) ; “chi si somiglia si piglia” (M 3- F 2) ; “ per pomiciare più di una
volta con la stessa persona” (M 2).
Le risposte più originali e scioccanti: “ c’è un
feeling radioattivo che connubia le sostanze
ioniche e poi esplode” (M 4) ; “semplicemente
per noia: uno non sa cosa fare tutto il giorno
e decide di trovarsi una ragazza” (M 5) ; “per
interessi economici” (M 5-F 4) .Quest’ultima
mi ha fatto tornare alla realtà, a volte un po’
brutta, del mondo. Tra le più romantiche: “ho
bisogno di scaricare tutto il romanticismo che
accumulo durante l’anno, sognando la ragazza giusta” (M 3) ; “perché una ragazza ha bisogno di coccole” (F 5) ; “ per essere finalmente felici” (M 5) ; “l’altra persona ti deve comunicare qualcosa, magari emozionandoti” (M
4).
Ma non mi è bastata l’opinione di noi ragazzi
perciò ho chiamato il 155 Wind Infostrada, di
cui ringrazio gli operatori che prima di mandarmi a quel paese mi hanno risposto: “ per
investire il tempo, ma sul serio, tipo 365 giorni
l’anno” (M) ; “per non stare da soli” (F) ; “ sicuramente perché c’è feeling fisico” (M-F) ; “per
una questione genetico-ormonale” (F). È strano rendersi conto di quanti pensieri d’amore
sono racchiusi nella nostra scuola, che stiamo
per lasciare e andare in vacanza, forse al mare, in montagna, oppure in qualche posto
esotico e sconosciuto, dimenticando le paure
superate, le passioni spente, gli amori non
corrisposti e tutti i sentimenti forti che abbiamo forse sprecato, ma comunque vissuto qui.
Buone vacanze a tutti.
Di Francesco Talanti
Di Giulio Facchini
Di Beatrice Picchi
Di Gianluca Facchini
Di Giulio Facchini
Di Francesco Calamai
Di Daniele Meregalli
Di Chiara Mugnai
Di Margherita Chirco
A cura di Mariaflora
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Attualità
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I CINQUE CERCHI
& IL DALAI LAMA
di Claudio Falchetti
776 a.C. - ogni quattro anni si tennero a Olimpia le gare sacre in onore di Zeus, che fornirono la base
della cronologia.
1896 d.C. - dopo ben venticinque secoli si ebbero ad Atene le Olimpiadi moderne, che devono la
loro nascita ad un aristocratico parigino, Pierre de Coubertin.
1936, Berlino – in pieno periodo nazista vengono istituite le Olimpiadi. La realtà era sotto gli occhi di
tutti: le teorie naziste sulla superiorità della razza ariana vengono smentite da Jesse Owens, corridore
afroamericano che vinse quattro medaglie d’oro. Tuttavia Hitler non rinunciò a fare delle Olimpiadi
uno strumento di propaganda internazionale: le prime riprese televisive della storia olimpica sono del
’36.
16 ottobre 1968, Città del Messico – due statunitensi di colore, Tommy Smith e John Carlos, vincitori
del primo e del terzo posto nei 200 metri, si avviano al podio per ricevere la medaglia. Con loro il secondo classificato, l’australiano Peter Norman. I tre salgono sul podio, ricevono le medaglie e,
all’alzarsi della bandiera americana e al risuonare dell’inno, Smith e Carlos alzano una mano guantata
di nero verso il cielo, chiusa a pugno, e la loro testa si china verso il basso. Il loro messaggio era chiaro: quella vittoria è per i neri americani. A testimoniarlo è il pugno alzato, il simbolo dei Black Power, il
movimento politico che in quegli anni si batteva negli Stati Uniti per affermare i diritti della gente di
colore.
10 marzo 2008 - stiamo assistendo a molteplici proteste e dimostrazioni in molte zone del Tibet - e
perfino di studenti in alcune città della Cina - che rappresentano il punto di esplosione di un profondo risentimento contro l'oppressione dei diritti umani del popolo tibetano.
Numerosi interventi violenti hanno scatenato disordini in Tibet, hanno provocato molte vittime e moltissimi feriti, molteplici arresti.
Le recenti proteste hanno fatto comprendere al mondo intero che la questione tibetana non può più
essere trascurata. Il coraggio e la determinazione dei tibetani che hanno rischiato il tutto per tutto sono molto ammirevoli e l'opinione pubblica internazionale ha compreso e sostenuto lo spirito di questi
tibetani.
Presidenti, primi ministri, ministri degli Esteri, Premi Nobel, parlamentari e cittadini preoccupati di ogni
angolo del mondo stanno inviando un messaggio forte e chiaro alla leadership cinese affinché ponga immediatamente fine alla violenta repressione contro il popolo tibetano. Hanno incoraggiato il
governo di Pechino a seguire una strada per raggiungere una soluzione reciprocamente vantaggiosa.
LONDRA - Proteste contro la repressione cinese in Tibet anche a Londra, tappa del viaggio della fiaccola olimpica. Scontri tra polizia e un piccolo gruppo di manifestanti sono scoppiati fuori dallo stadio
di Wembley, da dove la torcia ha iniziato il suo giro per la capitale britannica. Un dimostrante ha cercato di impadronirsi della torcia e di spegnerla con un estintore durante il suo passaggio per le strade
a bordo di un tipico bus londinese a due piani.
PARIGI - Dopo le manifestazioni e gli scontri a Londra, la fiaccola olimpica è sbarcata a Parigi: sconvolto l'itinerario previsto, la solenne marcia si è fermata prima del termine. Manifestazioni di protesta a
sorpresa da parte di sostenitori del Tibet hanno interrotto più volte il percorso: gli organizzatori hanno
portato la torcia su un bus, spegnendola ben quattro volte, deviando strade e programmi. E mentre il
Cio lancia un altro appello alla Cina, Pechino condanna le "vili proteste" inscenate nella capitale britannica.
WASHINGTON - Hillary Clinton, candidata democratica alla Casa Bianca, ha chiesto al presidente americano George W. Bush di "boicottare l'apertura delle Olimpiadi di Pechino" se il governo cinese
non muterà atteggiamento in materia di diritti umani.
SAN FRANCISCO - La fiaccola olimpica è a San Francisco. In un luogo segreto. Così come avvolto dal
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mistero è per ora il percorso che seguirà la fiaccola. E' l'ultima chance che gli organizzatori giocano
per evitare il ripetersi delle manifestazioni di Parigi e Londra, anche se i due striscioni per la libertà del
Tibet appesi nel cielo del ponte del Golden Gate sono poco meno di un annuncio di battaglia.
GIAPPONE - Intanto prosegue il difficile viaggio intorno al mondo della fiaccola olimpica. Il simbolo
dei Giochi è arrivato in Giappone. Imponente il servizio di sicurezza allestito per fronteggiare le attese
proteste pro-Tibet e contro la repressione attuata da Pechino. Tuttavia numerosi scontri sono avvenuti
anche in occasione di questa tappa.
SEOUL – La torcia olimpica ha raggiunto ormai anche la capitale sudcoreana, ma anche qui avvengono scontri fra le autorità e i manifestanti in favore del Tibet.
PECHINO - Mentre la torcia olimpica approda in Giappone, la Cina sembra aprire finalmente al dialogo con il Dalai Lama. Il leader spirituale dei buddisti del Tibet ha accolto favorevolmente l'offerta delle
autorità cinesi. La Cina continua comunque ad accusare il Dalai Lama di aver incitato la popolazione
del Tibet alla rivolta e di essere il mandante di numerosi atti violenti.
La disponibilità della Cina a un incontro è stata accolta positivamente un po' in tutto il mondo, accolta
come una soluzione della questione tibetana.
Ancora una volta, dunque, l’uguaglianza e l’unione promulgata dai cerchi olimpici si scontra con la
realtà dei conflitti e delle discriminazioni. Chissà cosa ne penserebbe De Coubertin.
COME SI AMO I NCONSAPEVOLMENTE CAMBI ATI
di Pietro Baroni
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Attualità
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Lettera alla Redazione
Ricordate ancora la disdicevole storia che ha visto protagonisti Josef e Adolf? Sì, quella uscita
nell’editoriale della precedente edizione, firmata da Filippo Cosi.
Ecco, siamo la classe dei “pecoroni” e vorremmo cercare di chiarire, per quanto possibile, come
stanno le cose, visto che neanche l’autore dell’articolo si è preoccupato a suo tempo di informarsi
da fonti dirette.
Non abbiamo intenzione di fare il processo a nessuno, con Filippo e la redazione ci siamo incontrati fuori da scuola, in un dialogo costruttivo, ed è comune volontà chiarire la vicenda.
Nessuno nega ciò che è avvenuto e, sebbene gli episodi citati non siano tutti veri e alcuni distorti,
intendiamo solo rendere giustizia a tutto quello che è accaduto dopo.
Il dodici marzo scorso un nostro compagno è uscito da scuola un’ora prima del termine delle lezioni senza autorizzazione, durante la lezione “autogestita“ di Educazione Fisica, per il verificarsi
dell’ennesimo episodio razzista che lo vedeva vittima, episodio che si è dimostrato la goccia che
ha fatto traboccare il vaso. A seguito di questo fatto la scuola ha reagito tempestivamente e fin dalla mattina seguente sono cominciati dibattiti con alcuni professori (non tutti i docenti hanno manifestato questa disponibilità e questo interesse - forse con noi hanno perso la speranza. Lo stesso
professor Scifo ha presenziato al dibattito più volte, e non meno il preside. Senza stare a descrivere l’evolversi della questione minuto per minuto, è sufficiente sottolineare che nel corso di queste
ore di riflessione, in cui non ci siamo occupati in modo sterile di aspetti meramente scolastici e
didattici, abbiamo avuto modo di approfondire ogni aspetto del problema emerso, e ciascuno di
noi ha avuto a suo modo la possibilità di crescere, primi fra tutti i diretti interessati, ed è importante dire, a nostro avviso, che tutto questo è effettivamente avvenuto. Ognuno di noi ha avuto la sua
parte di responsabilità, ma ha saputo riconoscerla (pur non dimenticando di aver preso parte attivamente, già in precedenza, chi più chi meno, alla lotta contro i comportamenti razzisti, elemento
che è stato ignorato con una certa superficialità), ed è dunque ragionevole pensare che simili episodi non si ripeteranno più nella II B, non in una classe di “pecore” divenute ormai vigili.
La classe, all’unanimità.
Ringraziamento della redazione...
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Attualità
SCONTRO GENERAZIONALE
IN RISPOSTA A GABRIELE PINZAUTI
di Matteo Conti VF
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Attualità
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Essendo questo l’ultimo numero di quest’anno scolastico, abbiamo deciso di pubblicare anche
la risposta di Gabriele a questo articolo e subito a seguire la controbattuta di Matteo.
La Redazione
di Gabriele Pinzauti
Caro Conti, devo essere sincero e dirtelo, hai conquistato la mia simpatia, grazie a fatti extra-scolastici e alle tue
capacità oratorie. Un ottimo oratore sofista, con una vuota demagogia come arma migliore.
E con i ragazzi di "Vota la Trippa" non è stato facile, visto
il diffuso assenteismo nelle riunioni studentesche. Mentre con i simpatici ragazzi di Azione Studentesca, cioè
con Matteo Conti, visto ch´è l´unico che ha superato una
Demagogico,ipocrita,arrogante. Hai tutte le caratteristi- presenza ai collettivi, è un dialogo fine a se stesso. Parche per diventare un ottimo politico, e se aggiungi, negli lare a una persona che regala disponibilità e sorrisi,
pronto poi a pugnalarti alle spalle al momento giusto, o a
anni, qualche denuncia magari per pestaggio, e penso
fare "l´uomo vero" quando è accompagnato dai suoi
che ne avrai occasione, puoi puntare a diventare il Migliore di quella bella combriccola che siede in Parlamen- "compagni di gioco", non penso porti a niente.
Ma non scordiamoci del Quarto Rappresentante, che Zio
to.
Matteo ha subito deciso di difendere. Cito fatti e parole,
La revisione storica che sta portando avanti la destra
a voi le analisi: assenza ai primi due consigli d´istituto,
italiana vuole togliere il grande significato che ha il
25aprile, il giorno della Liberazione dai nazi-fascisti, fino presenza silenziosa negli altri, una presenza ai comitati
studenteschi, nessuna presenza ai collettivi. Una ragazad arrivare a dire che, chi è antifascista, è di sinistra,
quando la nostra Costituzione afferma che "l´Italia ripu- za, compagna di classe del basagli lamentandosi disse:"
dia il fascismo", e che quindi il sentimento anti-fascista il 75% degli studenti non viene alle assemblee". Basagni:" io rappresento quel75%".
dovrebbe essere condiviso da tutti gli italiani..
Non parliamo poi delle organizzazioni di tutti gli eventi
A parte questa "puntualizzazione", che pensavo fosse
opportuna, si può forse negare che la Rete sia vicina alla scolastici, in quanto il suo apporto è stato inesistente.
Scusate, Conti e Basagli, per le ingiuriose accuse.
sinistra radicale e a i centri sociali? No, non si può.
Però. compagno Conti, ti sei sbadatamente scordato di Inoltre, caro Conti, devo capire se la tua è pura demagodire che il Collettivo del Castelnuovo quest´anno ha ini- gia o se hai gravi problemi con la lingua italiana. Affermi
che"... si attacchino continuamente gli studenti e poi,
ziato un´esperienza nuova, depoliticizzando il collettivo,
SISTEMATICAMENTE, ci si candidi...", "Attacchi anche,
per creare un dialogo con tutti. Mai a un collettivo si è
ormai con cadenza REGOLARE, il Quarto Rappresenparlato di una manifestazione, e il nostro collettivo
quest´anno non ha mai aderito a iniziative della Rete, e tante...", "... i ragazzi della lista "Vota la Trippa", QUOTIqualsiasi partecipazione è stata fatta solo a livello perso- DIANAMENTE attaccati...".
nale(a inizio anno si era parlato di un´eventuale collabo- Se per "sistematicamente", intendi una volta in cinque
razione per fare un forum a livello provinciale, ma forum anni, se per "cadenza regolare" intendi con un articolo e
se "quotidianamente ", intendi nuovamente una volta, hai
e consecutiva collaborazione non ci sono stati).
ragione!!
Dicevo, per creare un dialogo. Ma quest´anno ho scoperto una cosa di cui non ero a conoscenza. Per fare un Finisco con il dire che quando invitiamo degli esterni alle
assemblee non li facciamo un´intervista per sapere, padialogo, si dev´essere in due.
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Attualità
rola su parola, cosa diranno e che ci scusiamo per il fatto, ma generalizzare un´assemblea con tutte mi sembra
scorretto e ipocrita, perché mi sembra che non ci siano
state altre assemblee di "parte", considerando inoltre
che quest´anno sono stati invitati alle assemblee solo
due militanti di partito, entrambi di Azione Giovani
(Alleanza Nazionale). Inoltre, mi sembra che quest´anno
anche Azione Studentesca fosse rappresentata, ma mi
sembra con scarsi risultati visto l´inesistente apporto.
Affermi che la responsabilità del disinteresse studentesco è di chi gestisce certe strutture. Hai sicuramente
ragione, anche se mi sembra che non cogli il problema
di fondo, ch´è un diffuso disinteresse a una qualsiasi
partecipazione politica, dentro e fuori dalla scuola, che
hanno i ragazzi della nostra generazione. E comunque è
allora giusto dire che la presenza ai collettivi è sensibilmente cambiata in confronto all´anno scorso, e che il
Castelnuovo ha le presenza più alte in collettivi e assemblee di quasi tutte le scuole fiorentine.
Cordiali Saluti,
Gabriele Pinzauti
di Matteo Conti VF
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Scuola
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Saluti...
di Giulio Facchini
Riempire queste ultime righe con un patetico saluto, sarebbe piuttosto noioso o quantomeno inutile,
del resto a lasciare questa scuola siamo quasi in duecento e non c’è un valido motivo per cui si dovrebbe dare spazio al mio più che a un altro saluto.
Perciò giocherò quest’ultima carta provando a chiudere una volta per tutte l’eterno e noioso dibattito
circa la pluralità, bontà, correttezza e opportunità di questo giornale, senza nascondervi la soddisfazione un po’ vigliacca di dire dal canto mio, l’ultima parola. Chi mi conosce, basta davvero poco, sa
che, sebbene mi sforzi di propugnare e ostentare tale idea, che mi risulta terribilmente affascinante, io
non sono affatto una persona imparziale né d’altra parte moderata.
Da quando sono entrato in questa redazione, ormai quattro interminabili anni fa, ho sempre creduto
nonché speso tempo e parole nel fare di questo giornale uno spazio aperto a tutti, ma soprattutto
nell’affermare fieramente la sua ricercata e inattaccabile imparzialità. Ebbene, forte dell’esperienza di
molti confronti sull’argomento, e di pochi ma significativi insuccessi nei tentativi di convincere i critici
sull’argomento, solo ora forse capisco di aver sbagliato fin dall’inizio. Il mio errore è stato quello di trascurare, anzi di negare, che il DeGeneratione è a tutti gli effetti, un giornale di parte.
Il DeGe è dalla parte di quelli che hanno voglia di parlare, sempre, anche quando sarebbe il caso
stessero zitti; dalla parte di quelli a cui piace scrivere, che gli riesca o meno, che ciò che loro piacciano
o vada incontro a derisione; anche quelli a cui piace divertirsi, questo giornale è dalla loro, certo non
è detto che sappiano far divertire tutti e neppure pretendono che questo avvenga; è così di parte
che unisce chi scrive questi articoli un po’ pallosi a chi prende la penna solo per fare disegni, per altro
stupendi.
Questa parte non è sempre ottima, giusta, incorreggibile, perché il Dege è anche dalla parte di quelli
che possono sbagliare e a pagina…. trovate l’ennesima prova, di quelli che scrivendo, criticando, confrontando possono esagerare, travisare, ferire. Del resto, bisogna riconoscere che il silenzio non offre
simili stranezze, o magari il rischio di contraddire, indignarsi, chissà persino “discutere”.
E’ una parte strana quella del DeGeneratione, una parte debole ed esposta che ha bisogno
di essere aiutata, corretta, criticata, ma soprattutto accresciuta.
In effetti non è facile trovare un colore, uno slogan, un simbolo per questa parte, e non vi
nascondo di averne cercati, spesso, con risultati ridicoli; eppure vi assicuro che più ci si sta
dentro e più ci si rende conto che è una parte maledettamente definita.
Tuttavia quest’assenza di parametri rende difficile classificare con rigore gli aderenti, gli iscritti, i proseliti, lasciando alla decisone di ognuno la scelta di esserne parte o meno.
Allora un caloroso grazie a quella scuola che è stata dalla nostra parte e anche a quella che
ha remato contro, perché come ho cercato di dirvi quella parte di scuola farebbe volentieri a
meno di noi, ma la nostra parte, per restare tale ha un maledetto bisogno di loro.
Alla fine quindi appare chiaro perché aldilà di tutto, senza aver concluso mezza di tutte le
idee che ho avuto in mente, mi sono trovato bene in questo giornale.
Per concludere, quindi, pensando a come l’ho vissuta io vorrei lasciarvi un indizio, come una
traccia per seguire, se vi piace, questa parte.
Per me non è stato scrivere, stampare, impaginare, o essere qualcuno diverso da un altro,
ma forse soltanto esserCi. EsserCi in una scuola che almeno per ora può fregiarsi dell’onore
e dell’onere di chiamarsi pubblica e come tale ci appartiene.
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Addio alle armi
Ricordate le splendide rime in ottava sparse qua e là per il giornalino o gli impossibili cruciverba di oltre quattrocento caselle? E come dimenticare le copertine cosparse di simboli
sionisti o i noiosissimi articoli sugli auricolari quando si va in bicicletta? Eh, sì, tanta roba!
Ma le grandi menti che li hanno prodotti un altr’anno tolgono le tende (si spera!) Siamo
rammaricati di dover lasciare il giornalino nelle mani di generazioni incompetenti come
quelle che ci succederanno, così non ci resta che sperare che l’unione delle vostre menti
raggiunga almeno la metà delle nostre capacità cerebrali. Ovviamente stiamo scherzando.
Lasciare la redazione ci dispiace davvero, ma per altri motivi. Non sappiamo che idea abbiate della redazione: una setta di intellettuali? Un circolo di spocchiosi snob? Una banda
di fannulloni raccattati? Beh, forse… Era un po’ l’idea che avevamo noi prima di entrarvi.
Per noi la redazione è stata sopra ogni cosa la migliore esperienza scolastica (gli attori di
teatro dissentono): è il luogo ideale dove conoscere gente, farsi nuovi amici e, perché no,
imbroccare (innumerevoli le conferme). Terremo sempre nel cuore i pomeriggi a far casino, i pranzi in compagnia, il gioco delle sedie (varrebbe la pena solo per quello), le feste
natalizie a panettoni e spumante, i pettegolezzi sulla Mariaflora, il videogame dei gorilla
sui grattacieli che si lanciano banane, il bidello che ci veniva a dire di abbassare la musica,
il muro tappezzato con le fotocopie delle nostre facce, le deliranti rime composte in occasione delle vacanze, gli eterni scontri tra Pinzauti e Conti (accomunati non solo
dall’attività politica), le penne che magicamente appaiono in mano al Facchini, il quale ritiene di non essere un tipo distratto, e, vi starete chiedendo tutti dove sia finito, il duro lavoro da giornalista. Infatti, in questi anni, abbiamo avuto modo di condividere progetti comuni, oltre all’opportunità di intervistare personaggi di rilievo, come il vice-sindaco di Firenze, responsabile del progetto tramvia, oppure il professore e poeta Alessandro Fo, nipote del premio nobel Dario Fo, senza dimenticare l’ex-sindaco della nostra città Mario
Primicerio. Insomma, ne vale davvero la pena! Da uomini saggi e maturi quali siamo, non ci
siamo lasciati sfuggire un’occasione così preziosa. Date ascolto all’esperienza: seguite le
nostre orme!
Edoardo Gualfetti
Leonardo Landi
Giulio Facchini
Giovanni Pedaccini
Lorenzo Gheri
Andrea Bellandi
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5 ANNI DI LICEO. Grazie.
(ovverosia una dichiarazione d’amore ma senza rimpianti)
di Giovanni Pedaccini
AVVERTIMENTO AI LETTORI: questo articolo è personale e confusionario, riferito a persone
davvero incontrate e a fatti realmente accaduti, molti di voi non si riconosceranno in niente di scritto qua sotto. Se credete potete voltare pagina: non ne perderete poi molto; l’autore non se ne offenderà, inoltre non bucherà ruote di biciclette o motorini e non verrà a cercarvi a casa.
Se però andrete avanti con la lettura, non venite a lamentarvi con il sottoscritto.
Se credete che queste poche parole banali sul sentimentaleggiante siano trite e ritrite, avete ragione,
l’autore chiede scusa –è già la seconda volta in 10 righe. Ricorda anche che siete ancora in tempo a
voltare pagina.
Cinque anni passati tra il condominio di Via Leonardo Da Vinci, di cui saluto i dirimpettai amanti
di bistecca e rosticciana che aiutavano a rendere insostenibili le ore sui banchi, e la più comoda succursale di Via della Colonna –dovreste già sapere che sono uno sfaticato.
Cinque anni e sei professori di Italiano. Cinque anni e innumerevoli battaglie di palline.
Non può mancare poi una menzione alle costanti di questo lustro: gli amici il sabato sera e la musica. E poi i ricordi di una serata speciale o di uno sketch isolato - termine usato in onore dello spreco
di carta di “La repubblica-Firenze” del giorno 3 Giugno, che delizia tutti noi lettori con un lungo
articolo sullo slang dei giovanissimi toscani - il poco ma brandy, la mia pressoché totale cecità, il
calcetto con gli amici e un portiere, scusate l’autocelebrazione, saracinesca.
“Sympathy for the devil” degli Stones a squarciagola mentre un amico che ha preso la peggior tronca
della sua vita sta vomitando il cuore nel bagagliaio.
La settimana bianca e la gita a Vienna (e chi c’era sa i litri di weissbier e il giochetto dei sottobicchieri).
Il motorino che non ho mai avuto e che, cazzo, avrei fatto bene a saper guidare...
La guerra in Iraq, il mio presunto anti-americanismo e l’articolo sull’ampliamento della Base americana a Vicenza che non vi siete sorbiti.
E ora passiamo a ringraziamenti personali. Iniziamo con lo smentire il cerchiobottismo del quale
spesso vengo tacciato. Ringrazio infatti sì chi ha condiviso con me gran parte di questi 5 anni ma
anche (chi vuol capire capisca…) quelli con cui ho passato un solo istante e quelli con cui ho incrociato lo sguardo una sola volta per le scale. Quelli che questa estate faranno 350km in bicicletta con
un deficiente esaltato, quelli che incontrerò all’università e chi non rivedrò mai più. Chi mi ha colpito, chi mi ha capito, quelli con cui ho litigato.
I profs. Chi più chi meno. Quelli del voto utile e disgiunto…
I film infrasettimanali, le pallavoliste pottine, quei cazzoni (con vero affetto) dei rappresentanti
d’istituto, i tassisti del sabato sera, chi è creduta essere blu- e il perché davvero non l’ho ancora capito. I membri fondatori del gruppo gulasch.
Coloro a cui ho prestato/regalato libri. I baricchieri (fan di Baricco, notoriamente da disprezzare
ndr). Chi scrive qualunque cosa da Dio e chi proprio non ci riesce, che ci vuoi fare.
Chi continua a chiamarmi radical-chic non sapendo che cazzo significhi. Chi ama OK Computer.
Chi proprio non riesce a capire l’atmosfera della musica islandese.
E a proposito di musica, ricordando “Alta fedeltà” di Nick Hornby, vi lascio la mia top 5. Volevo
farlo da tempo ma sono sempre stato sommerso da critiche e per un motivo o per un altro vi eravate
risparmiati anche questa. Scusatemi (e 3) ma ora ve la dovete proprio beccare.
Rigorosamente in ordine casuale per evitare sgarbi a chicchessia.
Radiohead- Creep
Otis Redding- Sittin’ on the dock
Giugno2008
Scuola
Pagina 13
Okkervil River- John Allyn Smith sails
Sigur Ros- Untitled #1
The Beatles- Hey Jude
Per non destare sospetti di anti-patriottismo mi sento in dovere di aggiungere anche due cazoni italiane: Roberto Vecchioni -Stagioni nel sole e Pierangelo Bertoli -A muso duro.
Volevo fare anche una riflessioncina sulla crescita interiore e sul valore formativo di questo percorso
che bla bla importanza vitale blablabla vita di tutti noi blabla esperienza profondissima e blabla…
Ma vista l’inconcludenza di tutta questa pagina ve lo risparmio.
Dimenticavo, ringrazio di cuore la redazione. Di cui molti sono già menzionati sopra.
Inizierà presto una vita completamente diversa e ricorderò sempre questi anni con grande gioia.. Aspettando ciò che mi riserverà il futuro con curiosità e speranza; nella consapevolezza che un’epoca è
finita.
Scusate se continuo a menarla con la musica.
It’s the end of the world as we know it... And I feel fine...!
Riflessioni
di Filippo Cosi
Non posso tacere leggendo tutte questi “tristi” addii che, mentre impagino il vostro caro giornalino, mi cadono sott’occhio!!! Leggo righe di saluto, un saluto, spero per chi le scrive, che sarà
per sempre… Da un lato sono veramente contento di vedere tutta una generazione di maturandi che finalmente ha finito questi 5 quasi interminabili e indimenticabili anni delle superiori…
Dall’altro lato sono davvero dispiaciuto perché osservo come se ne sta andando la creme de la
creme della nostra scuola. Quasi mi sembra di non poter raggiungere e “completare” la maturità spirituale che loro hanno dimostrato di possedere quando fra un anno sarò io, lo spero, ad
andarmene. Oltre a queste persone ormai realmente adulte se ne vanno anche moltissimi amici
e conoscenti. Mi sento come dover prendere un posto che ancora non merito e temo questo
onore (od onere), non tanto perché non mi ritengo in grado anzi, ma perché so benissimo che
fra un anno questo passo toccherà a me. Ma basta parlare di ciò che ancora non è!!!
La Redazione è forse il posto dove siamo venuti più a contatto con tutti e abbiamo imparato a
coltivare una vita, più che giornalistica, sociale che crea amicizie e inimicizie, una vita critica e
formativa che ci ha messo in contatto con persone che non per forza hanno la nostra età e anzi
spesso più grandi di noi, le quali sono riuscite a trasformare un po’ della nostra enorme e ottusa
ingenuità in riflessioni mature e quasi adulte.
Non voglio ricordare ogni singolo momento che può aver contribuito a cambiarci; mi piacerebbe soltanto far riflettere un istante su ciò che tutti questi maggiorenni maturandi rappresentano e hanno rappresentato per noi!
Probabilmente andarsene dal Dege rappresenta un ulteriore ostacolo rispetto a chi semplicemente finisce la scuola; questo poichè si lascia quella routine settimanale di svago e di incontro
culturale e sociale con quelle persone che ci sono più vicine, perché frequentanti la stessa scuola, aventi qli stessi problemi e lo stesso bisogno di comunicare con qualcuno che le possa capire. Trovo che questo distacco improvviso colpisca specialmente chi è stato coinvolto proprio in
questo tipo di crescita; è per questo che sono al contempo dispiaciuto che i più “saggi” se ne
vadano, ma anche molto contento di averli potuti conoscere. Grazie!
Mi resta solo da augurarvi buona Fortuna per l’Esame.
Filippo
Pagina 14
Editoriale
Giugno2008
- Aldisotto del solito Quinta parte
“La caverna G e il pentagono a 8 punte”
Una creazione di Fiorediluna e Fanfulla
I nostri protagonisti erano in cerca di una risposta e di una domanda a cui porre la risposta. L’uomo, che continuava imperterrito a
salare il mare, le aveva entrambe racchiuse
in un gesto: si asciugò la fronte e, senza
guardarli, indicò con un braccio un gruppo di
scogli appuntiti alla sua destra.
Come se avessero ricevuto un’illuminazione, i
due ragazzi decisero di tentare quella strada.
Era difficile camminare e arrampicarsi su
quegli scogli, ora appuntiti, ora lisci e scivolosi,ora piatti. Arrivati in cima, non notarono
nulla di particolare, e delusi, iniziarono la
discesa; ad un certo punto Giudy scorse un
pezzettino di stoffa che le ricordava quella
della tenda del giardino. Guardando con più
attenzione ne vide altri che, in fila, sembravano procedere spinti dal vento.
Sempre in cerca di quella domanda e di quella risposta, Giudy e Christian si misero a seguire i pezzetti di stoffa, trovando un passaggio fra le rocce che li condusse all’entrata di
una caverna.
I pezzetti di stoffa bianca si ammucchiavano
continuamente davanti alla grotta e, mossi
dal vento, rotolavano avanti come manifestanti in cerca di un ideale. I due entrarono
nella caverna, orientandosi con difficoltà,
data la poca luce che filtrava. Una volta che
si furono abituati all’oscurità, si accorsero
che la grotta, fatta di grandi massi di pietra
accatastati emananti un unido e fresco sospiro, era più larga di quel che pensavano. Avanzando, sentirono sotto i piedi uno sciacquettìo d’acqua; man mano che procedevano, cresceva in loro una sensazione di inquietudine, dovuta anche al fatto di non poter
vedere il tappeto rosso in cui affondavano i
piedi.
Dopo una brusca svolta della galleria, si ritrovarono in un’ampia e morbosamente reale
stanza, ma prima che potessero anche solo
rendersi conto di com’era fatta, Giudy e
Christian sentirono delle urla strazianti che li
avvolsero, inchiodandoli sul posto.
Superato quell’attimo di sorpresa e paura,
non vedendo apparentemente nessuno, si fecero avanti.
Si fermarono trovandosi di fronte un grande
tavolo: un pentagono a otto punte, i cui angoli, a guardare bene, erano tutti di ampiezza diversa. Eppure, girandoci intorno, il tavolo appariva rotondo. Vi erano seduti degli uomini elegantemente vestiti e molto impegnati: uno scriveva, uno leggeva, un altro era
tutto indaffarato a fare calcoli complicati, un
altro ancora discuteva senza interlocutore.
Tutti, senza scambiare fra loro neanche una
parola, anzi, sembravano quasi impauriti da
qualsiasi potenziale contatto, coprendo meticolosamente i fogli su cui scrivevano, lanciando sguardi sospettosi oltre i loro gomiti.
Le grida non erano diminuite d’intensità e ad
esse si mescolava un pianto disperato. Abbassando gli occhi, Giudy e Christian videro tutti
quei pezzettini di stoffa bianca correre e arrestarsi impotenti davanti al tavolo, ammassandosi uno sull’altro su un tappeto di sangue, inzuppandosi, affondando per sempre. I
ragazzi, inorriditi e perplessi, distolsero lo
sguardo, mentre gli uomini al tavolo, imperturbabili, continuavano il lor lavoro. Alla fine
le grida divennero così fortei che Christian
non riuscì a sopportarle e si rivolse all’uomo
con la calcolatrice, scuotendolo per una spalla.
-Come si esce da qui?
-Due porte a destra per radice quadrata di
tre.
-Cosa?!
L’uomo non aggiunse altro.
Giudy esclamò:-Ma non sentite queste urla?
Non vedete tutto il sangue che vi macchia?!
-Quali urla? Io non sento niente. Che sangue?
Non c’è una goccia d’acqua qui, solo oro nero
e profumato verde.-risposero confusamente
gli uomini, senza alzare la testa dai loro fogli.
Giugno 2008
Manga&Comix
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“In principio Dio creò la pagina. Dio vide che Manga and Comix”
RATMAN
“In principio Dio creò la pagina. Dio vide che la pagina era bianca, perché
nessuno vi era pubblicato sopra. Allora Dio creò i fumetti. In bianco e nero li creò. E a colori. E per ogni genere, li creò. E io vidi una moltitudine
dirigersi verso quella pagina, per raccontare nuove storie. E vidi che era
una buona cosa.”
di Daniele Meregalli
Benvenuti all'ultimo articolo “Manga and Comix”
di quest'anno! Ormai siamo in estate, nonostante il tempo altalenante, la scuola è praticamente
finita, e da settembre a oggi sono successe tante cose...sia nelle nostre vite che nel mondo del
fumetto.
Ammetto d'aver pensato a lungo all'argomento
con cui concludere al meglio questa rubrica; comunque stiano le cose ho scritto sinceramente,
parlando di questa mia grande passione. Inizialmente le mie intenzioni vertevano sul raccontarvi di Berserk, un sennin manga (ovvero un manga
contenente anche scene di sesso e violenza esplicita) decisamente complesso che mi appassiona da qualche anno e che sarebbe stato un
perfetto epilogo. Poi però ho cambiato idea. Perché non affrontare un discorso più generico e
completo, che vi possa accompagnare per tutta
l'estate? Insomma, questa volta scrivo per chi
dovrà subire settimane o addirittura mesi immerso nel caldo bollente di Firenze, per chi starà a lungo sotto l'ombrellone (o sotto il sole a
scottarsi : P) di fronte al mare affollato, e preferibilmente per chi vorrà approfittare di questi tre mesi di vacanza per scoprire un mondo
meraviglioso che si chiama fumetto.
Ora, per chi vuole una lettura poco impegnata (o
apparentemente in questo stato) i miei consigli
vanno dritti dritti su quei semplici capolavori
che sono Lupo Alberto e Cattivik (di Silver) che
hanno fatto (e fanno) la storia del fumetto italiano, e che presentano solo storie autoconclusive. Ci sono inoltre fumetti come Tex e Diabolik,
piuttosto semplici ma sempre godibilissimi per
qualcuno che non cerca altro che intrattenimen-
to.
Topolino (che però rappresenta appieno quello
che è il fumetto per bambini) è un'altra soluzione, soprattutto per chi ancora non ha abbandonato l'infanzia (frecciatina ai primini : )); ci
sono però fumetti almeno quarantamila volte migliori.
Già tutta un'altra storia sono Dylan Dog e Ratman, profondamente diversi l'uno dall'altro ma
entrambi capaci di nascondere argomenti imprevedibili e profondi: il primo, pur composto
anch'esso da storie autoconclusive, dà da riflettere su molti argomenti che spaziano dal fantastico
al
sentimentale,
dall'avventuroso
all'horror; Ratman invece, anche se conosciuto
soprattutto come fumetto umoristico e parodistico, ultimamente si sta facendo notevole per
una storia che fa sì ridere ma che accresce il
proprio lato “serio”...inoltre i vari episodi sono
divisi in diverse saghe, per cui è sconsigliato a
chi non vuole rimanere troppo incuriosito e coinvolto. E questi sono i fumetti italiani.
Per chi vuole interessarsi piuttosto a “comix”
americani, indico (ovviamente) i prodotti Marvel
e Dc: proprio ora la prima ha fatto entrare nel
vivo le saghe “World War Hulk” e “Conquest” a
cui seguirà “Secret Invasion” verso agosto. Purtroppo però i fumetti di questo tipo hanno una
continuity risalente agli anni sessanta...di conseguenza cominci a leggerli solo chi ne sa già qualcosa.
Ho già parlato in un articolo passato di “LenorePiccole Ossa”, la macabra delizia di Roman Dirge
che consiglio con tutto il cuore a chiunque, anche se come stagione di lettura direi che sono
Pagina 16
Manga&Comix
preferibili i freddi autunno e inverno piuttosto
che la calda estate. Infine, a luglio, comincerà la
seconda saga de “La Torre Nera”, lavoro tratto
dai libri del famoso scrittore horror Stephen
King, ma diretti solo ad un pubblico che abbia
esperienza dei suoi libri.
Passiamo infine ai manga, e qui, permettetemelo,
mi scateno.
A parte nuovi arrivati come “666 Satana” (di
Seishi Kishimoto, fratello del più famoso Masashi, autore di Naruto) i capolavori imperdibili (a
mio modesto parere) sono One Piece (in tema col
mare delle vacanze), Naruto, ma anche Bleach,
Full Metal
Alchemist e
D.GrayMan.
Siamo
ormai al
termine
di meraviglie assolute
come Death Note,
ma le ristame in
corso
(sono addirittura
due!!!) vi
permetteranno di gustare da capo questa storia
oscura e splendida.
Per letture decisamente impegnative e appassionanti ripropongo il sopracitato Berserk (un
manga veramente perfetto, che contiene amore
e violenza, avventura e fantasia, orrore e filosofia, e molto, molto altro ancora), Zetman, Variante, Blame e Biomega.
Gli amanti dello splatter saranno soddisfatti da
Hellsing e chi vuole piangere si cerchi “Lei, l'ar-
Giugno2008
ma finale”, un manga commovente e tristissimo
(purtroppo quasi introvabile...provate casomai su
Ebay).
Per le ragazze più interessate a storie d'amore
(gli shojo però non sono il mio forte per cui abbiate pietà) che a vicende fantastiche o violente, consiglio Lovely Complex e Nana, che conosco
per fama, ma non avendoli mai letti non so proprio quanto siano apprezzabili.
Altri manga piuttosto noti su cui buttare un occhio sono a mio parere le ristampe dei Cavalieri
dello Zodiaco, Dragon Ball (che secondo me però
ha fatto il suo tempo), Fairy Tail e HunterxHunter.
Insomma
questo è
tutto, il
resto
a
voi lettori.
Spero
d'avervi
appassionato
quest'anno, o almeno
d'avervi
intrattenuto durante
l'interrogazione di qualcun altro.
Mi auguro che abbiate scoperto un mondo nuovo,
qualcosa di sconosciuto da imparare ad apprezzare, e perché no, ad amare.
Buone vacanze, ci vediamo l'anno prossimo!!
Daniele
Giugno 2008
Manga&Comix
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GIORNO (IM)PERFETTO
di Marco Castelli
Mi alzo la mattina. O meglio cerco di alzarmi. E mia mamma che dei giorni mi tira via le coperte dando
la possibilità al freddo di pungere la mia pelle è sicuramente d'aiuto al terminare del crogiolarmi nelle
coperte. Come tentacoli invisibili i miei sogni e i miei ricordi mi tengono legato al letto. La prospettiva
di un nuovo giorno a scuola non è proprio il massimo. Ma quando penso che rivedrò facce amiche trovo
la forza per divincolarmi da quei tentacoli e mi metto a sedere sul letto. E il primo passo è fatto. Poi mi
vesto svogliatamente ma velocemente, bevo una tazza di latte, mangio un cornetto, prendo lo zaino e il
lettore CD al volo e, aperta la porta, mi butto nel gelo mattutino. Mia madre a volte mi saluta dalla finestra. Mi tiro su la cerniera della felpa per coprirmi il collo e procedo verso la fermata dell'autobus. Ogni
giorno mentre percorro quello stretto vicolo che passa per i giardini mi chiedo se valga davvero la pena
andare avanti. Cosa farò dopo la scuola? Università, certo, ma quale? E soprattutto, ci arriverò all'università? E dopo? Tutto ciò non ha alcun senso di fronte all´istinto. Quando salgo sul bus già questi pensieri si sono dissipate... Mi siedo in un posto libero e inserisco le cuffie del lettore CD negli orecchi. E
da lì parte il viaggio verso la scuola. Guardando fuori dal finestrino osservo le case, la gente, le cose.
Osservo tutto come un anziano seduto su una sedia fuori da casa sua che guarda tutto ciò che gli passa
davanti: cerco di capire le preoccupazioni dei volti corrucciati e le felicità dei volti sorridenti. A volte ci
riesco a volte no. Ma nulla importa. Ormai sono nella via della scuola e comincio a vedere in lontananza
volti familiari di studenti appartenenti al mio liceo. Tutti parlano fra loro. Cercano dialogo, sfogo per ciò
che li attende dietro i banchi. Forse lo trovano, forse sono preoccupati ancor più per l´interrogazione del
giorno stesso. Il viaggio è finito, mi tolgo le cuffie e raggiungo i miei compagni. Volti colorati, mai diversi ma tuttavia molteplici. Sanno ridere, piangere, guardar male, lanciare sguardi amichevoli, ma soprattutto sanno dare un senso maggiore alla mia vita. E di questo, qui lo dico e qui lo confermo, gliene
sarò sempre grato, indipendentemente dai litigi e dalle malignità. Entriamo in aula, ci sediamo felici,
scontenti o totalmente indifferenti a ciò che avviene intorno a noi. Come macchine seguiamo le spiegazioni. Ragazzi e ragazze capaci di pensare, di reagire, di entrare in contatto con gli altri, di cambiare il
corso della lezione. Siamo umani. Esseri viventi capaci di provare emozioni e probabilmente capaci di
vivere solo per cercarne una vera. Suona la campanella dell'intervallo e possiamo discutere di ciò che
più ci attanaglia. Sfogandoci ancora di quella densa mattinata. Rientriamo in aula al termine della ricreazione e impugniamo di nuovo le nostre penne come lance capaci di ferire ogni singola riga del nostro
quaderno. Al termine della scuola usciamo. Ci salutiamo. Chi va da una parte, chi dall'altra, cercando di
raggiungere la loro famiglia al più presto, quasi come se fossero impauriti dallo spazio aperto e dai rumori quotidiani. A volte mi trattengo in cortile dopo la scuola e vedo una triste bici che rimane lì, sola, e
che risveglia in me dei ricordi fortissimi, e non so il motivo. Ritorniamo a casa. Mangiamo, studiamo,
guardiamo un po' di TV, c'è chi ha l'allenamento, chi esce con gli amici, chi va fuori per fatti suoi. Ma
alla fine forse siamo tutti così paradossalmente uguali. Così scanditi nel nostro contesto. Adesso c'è chi
va a dormire, chi guarda un film con i propri genitori, chi parla al telefono, chi è a cena fuori, chi sta al
computer, chi legge, chi gioca con suo fratello. Perfettamente ignari del domani, di ciò che ci attende,
dunque perfettamente incoscienti della nostra vita, ma coscienti di quello che facciamo in ogni singolo
istante di tempo. La vita è fatta a istanti: ce ne sono tanti. E chi riesce a non perderne il conto si può definire felice. Ormai è notte fonda e tutti dormono. I tentacoli dei ricordi e dei sogni stanno di nuovo germogliando.
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Attualità
Giugno2008
Progetto Viola III
Sostenuto dalla L.I.L.A (Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS)
Quanto Rischi ?
1)Che metodi si dovrebbero usare per prevenire
la trasmissione dell’HIV durante il rapporto sessuale?
A) La coppia dovrebbe fare le analisi ogni settimana.
B) Si dovrebbe usare il preservativo durante tutto
il rapporto.
C) Ma quali metodi... non è così rischioso e comunque si guarisce!
2)Cos’è un rapporto a rischio?
A)Qualsiasi tipo di contatto con una persona poco raccomandabile.
B)Un rapporto sessuale non protetto, cioè senza
preservativo.
C)Un rapporto ancora più intrigante.
3)Pensi sia pericoloso per la trasmissione
dell’HIV baciare un/a ragazzo/a sconosciuto/a
in discoteca?
A)Assolutamente sì.
B)No, perché la saliva non trasmette l’HIV.
C)Forse, ma non rinuncerei alla mia ragione di
vita.
4)Chi è una persona sieropositiva?
A)Un untore con i giorni contati.
B)Una persona che ha contratto il virus dell’HIV,
ma che al momento non ne presenta i sintomi e
che grazie a delle cure può vivere quasi normalmente.
C)Un/a disgraziato/a che per aver voluto troppo
adesso non potrà più fare sesso.
5)Dopo che una persona ha avuto un rapporto a
rischio, cosa pensi dovrebbe fare?
A)Chiudersi in casa e non uscire prima di 2 mesi.
B)Aspettare 2 mesi prima di fare il test ELISA
(quello gratuito), tempo necessario per la creazio-
ne degli anticorpi, e nel frattempo avere sempre
rapporti protetti.
C)Fregarsene, la vita va vissuta con i suoi alti e
bassi; sennò che divertimento ci sarebbe!!!
6)Se una persona venisse a sapere che il suo partner ha contratto in passato il virus dell’HIV, come dovrebbe reagire secondo te?
A)Dovrebbe chiudere completamente ogni rapporto.
B)Potrebbe continuare la relazione, solo con le
dovute precauzioni.
C)Se è il partner è disposto a “dare”, allora dovrebbe essere pronta a rischiare!
7)In quali modi può trasmettersi l’HIV?
A)In tantissimo modi: per esempio con uno starnuto (che diventa micidiale), con l’evaporazione
del sudore o con un bacio.
B)Attraverso quattro liquidi: sangue, sperma, secrezioni vaginali e latte materno.
C)Devi essere proprio un tonto per beccartelo!
8)Per la trasmissione dell’HIV devono essere aperte contemporaneamente 2 porte, quali?
A)Ma quali porte e porte? Basta respirare la stessa aria di una persona infetta!
B)Una porta di entrata (ferite nella cute o nelle
mucose oppure microlesioni) e una di uscita (cioè
un liquido infetto).
C)La porta della camera da letto e la zip dei pantaloni.
9)Cos’è la via di trasmissione verticale dell’HIV?
A)Quella che arriva per punizione divina.
B)La trasmissione da madre a figlio durante la
gravidanza.
C)E’ un tipo di trasmissione che dipende dalla
posizione in cui lo fai.
Giugno2008
Attualità
Maggioranza di A = Puritano/a:
Ehi, non c’è bisogno di essere così eccessivi! L’AIDS
è una malattia grave ma non è così facile da contrarre. Vivi più serenamente i tuoi rapporti futuri e informati meglio sulle vie di trasmissione, magari leggendo anche il cartellone: ti assicuriamo che è meglio
essere informati che troppo fobici!
Pagina 19
Ti piace scherzare, eh? Ma stai attento, che l’AIDS è
una cosa seria! Non fila tutto liscio quando hai la
mente annebbiata dai tuoi desideri! E non ti preoccupare, prendere le giuste precauzioni non ti farà rinunciare a niente: basta che tu abbia un preservativo
sempre a disposizione, e potrai goderti i tuoi rapporti
in completa sicurezza. Ti consigliamo di informarti
meglio, anche attraverso il cartellone e le risposte
ideali, questo ti permetterà di vivere al meglio la tua
vita sessuale!
Maggioranza di B = Ideale
Sei sulla strada giusta, continua così! Usare le giuste
precauzioni e essere informati è il modo migliore per
prevenire la trasmissione dell’HIV nel mondo. Se
comunque hai ancora qualche incertezza o vuoi saPer maggiori informazioni:
perne di più, puoi leggere il cartellone: questo ti permetterà di fare da esempio, magari aiutando amici
LILA Toscana Via delle Casine n° 13, tel. e fax
meno informati di te!
055/2479013, Orario di apertura della segreteria lunven 17.00-20.00, www.lila.toscana.it, inMaggioranza di C = Playboy/Playgirl
[email protected]
SCUOLA IERI E OGGI
di Francesco Calamai
Articoli del genere nascono a 326160 secondi alla
fine della scuola (con un errore di 600 secondi circa), ma sinceramente pensavo ne mancassero di
più. Mentre calcolavo i secondi che ci mancano per
iniziare l’articolo, qualunque fosse l’argomento,
guarda un po’ ho proprio trovato l’argomento: la
scuola. Banale, direte; che palle, esclamerete; tanto
oramai è finita, urlerete. Ma io non voglio parlare
di questa scuola, io voglio parlare della Scuola, della sua importanza nella nostra vita e come cambiano le ideologie nei vari decenni. Io voglio parlare di
quella scuola che era il primo passo verso la divisione classistica della società italiana; voglio parlarvi della scuola di Barbiana e del libro scritto da
alcuni alunni di Don Milani: “Lettera a una Professoressa”, che consiglio sinceramente a tutti per capire
cos’è realmente la scuola. Ma prima immagino di
dover chiarire e dirvi chi era Don Milani, cosa rappresenta oggi Barbiana. Don Milani era il parroco
di Barbiana, un convento sopra Vicchio, comune
del Mugello. Egli era molto vicino al popolo povero
delle campagne toscane e pensò che fosse una vera
ingiustizia che i figli dei contadini dovessero lavorare e non potevano studiare e farsi una vita come
gli altri ragazzi. Così divenne lui stesso maestro
nella sua parrocchia e, aiutato da alcuni ragazzi già
preparati, creò questa scuola aperta a tutti, dove
c’era una sola classe per tutti, non esisteva la bocciatura e si portava tutti allo stesso livello. Tutto
ciò si svolge negli anni dal 1954 al 1967, anno della
sua scomparsa. Durante la sua permanenza a Barbiana scrive assieme ai suoi alunni il libro Lettera a
una Professoressa in cui contrasta la scuola dell’epoca
perché selettiva e basata sulle differenze di classe
delle famiglie. Le teorie sono appoggiate da dati
ISTAT e altri fonti e sono, sinceramente, sconcertanti e schifose. Un esempio eclatante è una tabella
che indica età e corso degli alunni di scuole medie
ed elementari: in prima elementare i bambini che
iniziano con un anno di anticipo il percorso didattico sono 14191; quelli di età normale 713.404; i bocciati di 14 anni sono 143. Centoquarantatre ragazzi
che sono stati fermati in prima per 8 volte. Quando
il libro è stato scritto, i ragazzi potevano lavorare
legalmente in alcuni settori dai 15 anni, il che portava a una diminuzione netta nel numero degli alunni alle scuole medie e medie superiori ed ad un
aumento anormale dei lavoratori poveri analfabeti.
Il libro è suddiviso in tre parti: nella prima si contrasta la bocciatura nella scuola dell’obbligo, nella
seconda la bocciatura alle magistrali e l’ultima in
cui si trovano tabelle illustrative sui dati raccolti.
Ad esempio una tabella molto semplice in cui si
suddividono gli alunni prima per lavoro del padre,
e poi per il luogo della casa. Gli alunni respinti che
hanno il padre contadino sono il 55%, i non contadini il 25%; gli alunni bocciati che vivono nelle case
isolate 61% e 17% chi vive in paese. Assurdo.
Ho deciso di mettervi qui alcune delle frasi che meglio spiegano perché la scuola è un DIRITTO e
Pagina 20
Editoriale
NON un DOVERE. “Un professore disse: <<Lei reverendo
non ha studiato pedagogia. Polianski dice che lo sport è per il
ragazzo una necessità fisiopsicologica>>. Parlava senza
guardarci. Chi insegna pedagogia all’Università, i ragazzi
non ha bisogno di guardarli. Li sa tutti a mente come noi si
sa le tabelline. Finalmente andò via e Lucio che aveva 36
mucche nella stalla disse: << la scuola sarà sempre meglio
della merda>>.”. “Voi dite di aver bocciato i cretini e gli svogliati. Allora sostenete che dio fa nascere i cretini e gli svogliati nelle case dei poveri. È più facile che i dispettosi siate
voi.”
“I filosofi studiati sul manuale diventan tutti odiosi. Sono
troppi e hanno detto troppe cose. Il nostro professore non s’è
mai schierato. Non s’è capito se gli vanno bene tutti o se non
glie ne importa di nessuno. Io tra un professore indifferente e
un maniaco preferisco il maniaco. Uno che abbia o un pensiero suo o un filosofo che gli va bene. Parli solo di quello,
dica male degli altri, ce lo legga sull’originale per tre anni di
seguito. Sortiremo di scuola convinti che la filosofia può
riempire una vita.”
In un altro passo che non sto a riscrivere perché
troppo lungo, lo scrittore dice che al suo esame di
terza media c’era il francese. Essendo studente in
una scuola privata doveva andare a fare l’esame in
Giugno2008
una scuola pubblica. Il protagonista fa notare come
lui sapesse solo frasi che lo avrebbero salvato se si
fosse trovato in una cittadina francese, mentre gli
altri alunni sapevano solo descrivere i castelli della
Loira, come se fossero stati guide turistiche. Non
sapevano chiedere indicazioni o fare ordinazioni al
bar, ma casomai fossero andati a vedere i castelli
della Loira…
In una scuola odierna dove chi boccia non va certo
a lavorare a 15 anni, ma c’è sempre più menefreghismo e odio verso il nemico (i professori) e veramente illuminante un libro come questo. E se oramai il mondo è compromesso e non potremo più
estirpare l’idea di prigione che è la scuola, potremmo magari andare una volta all’anno a Barbiana per
l’omonima marcia che celebra la scuola di Don Milani ed è una delle principali manifestazioni pro
scuola in Italia. Infine vorrei concludere dicendovi
che gli alunni di Don Milani andavo a studiare anche la domenica e per quasi tutta l’estate; perché lo
studio era sempre meglio di ore ed ore di duro lavoro nei campi.
“Le maestre sono (nda erano) come i preti e le puttane. Si
innamorano alla svelta delle creature. Se poi le perdono non
hanno tempo di piangere”.
Azione Sicurezza: siamo sicuri si tratti proprio di sicurezza? E tanto altro…
di Francesco Talanti
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Indice
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Saper Scrivere
Incontrando un Poeta
di Lorenzo Gheri
“Cosa ci fa un'insegnante di letteratura latina in quel del Castelnuovo?”
“Mah! Ce ne sono tanti...”
“Cosa ci fa un poeta in quel del Castelnuovo?”
“Ecco, di poeti non ce ne sono. Sarà qualcuno che si spaccia per tale... di quelli ne abbiamo anche troppi!”
Ecco mostrato come la presenza in redazione di Alessandro Fo potrebbe venire confusa nella mediocre
banalità del nostro liceo. Ma il Professor Fo non insegna letteratura latina nelle nostre sezioni, bensì
all'Università di Siena. E lui poeta lo è davvero. Tra le varie raccolte di poesie ha pubblicato con Einaudi “Corpuscolo”, nel 2004.
L'incontro che ha gentilmente concesso a noi redattori è stato, come dire, edificante. Alessandro Fo si è
presentato in redazione, si è seduto con noi, senza pretendere troppe cerimonie. Forse ne ha pretese
troppo poche, visto che c'è chi lo ha accolto ingozzandosi di olive nere. Ci è stato detto che è una persona buona... ci avrà perdonati.
Olive a parte, Alessandro si è intrattenuto con noi parlando di vari aspetti dell'attività di poeta e di
scrittore in genere, rispondendo alle nostre domande. Sono emersi temi quali la necessità interiore dello scrivere, da bilanciarsi sempre con la qualità di ciò che si scrive, i mezzi di diffusione dei propri prodotti poetico-letterari, l'importanza della lettura come stimolo e confronto, la consapevolezza che la
libertà della forma deve passare da una “liberazione”, cioè l'importanza di conoscere un po' di metrica
prima di lanciarsi in interminabili volumi di verso libero.
Insomma tutti spunti utili per scrittori in erba come noi del Dege. E a proposito di scrittori in erba,
anche per colpa del sottoscritto, per molto tempo si è portata avanti una riflessione sul momento in cui
uno scrittore sente di aver raggiunto la maturità nei propri scritti.
Ovviamente si tratta di questioni aperte, che però vanno tenute ben presenti quando si dà sfogo alla
vena artistica. Pensare che ciò che si scrive non ha valore solo perché è qualcosa di nostro, pensare da
chi, come e dove vogliamo essere letti, pensare che magari può valer la pena di scartare qualche nostro
prodotto, sono atti di modestia fondamentali, che forse prima o poi ci porteranno a scrivere qualcosa di
buono.
Trovarsi d'accordo su tali argomenti con un vero scrittore, beh, non può che rallegrare. Farebbe piacere che i futuri redattori tenessero più presenti queste riflessioni quando si troveranno davanti ad un
foglio bianco con una bic in mano. In quel momento avranno un'opportunità, cerchino di non sprecarla!
Un in bocca al lupo a tutti i volenterosi.
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Editoriale
Giugno2008
Giugno 2008
Saluti
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DIRETTORE
Calina Mladenova(IIL)
VICEDIRETTORI
Viola Salvestrini (IIIE),
Filippo Cosi (IVB)
REDAZIONE
Giulio Facchini (VB); Curzio Cupellini (VB); Stefano Polizzi
(IVA);Francesco Talenti(IVD);
Alessandro Gentili (IVB); Gianluca Facchini (IVB);
Leonardo Landi (VA); Andrea
Bellandi (VA);Lorenzo Palandri
(IVA); Giovanni Pedaccini (VA);
Lorenzo Gheri (VA); Edoardo
Gualfetti (VA); Isabel Paliotta
(IIIC);Sara Imreh (IVB); Chiara
Mugnai (IIB);
Daniele Meregalli (IVB);
Cecilia Della Santa (IIC); Margherita Mori (IIC); Camilla Raccampo(II); Francesco Talanti
(IID); Federica Manca (IID);
Costanza Farolfi (IVG); Pietro
Baroni (IIB); Yosi Nazar (IIA);
Mariaflora Siciliano (IIID);
Lorenzo Pacenti (IIIH)
[via Giusti]
Il giornalino degli studenti del Liceo Castelnuovo
Scrivete tanto durante le vacanze!!!
Gli articoli vanno spediti al seguente indirizzo: [email protected]
oppure consegnati in floppy/cd/chiavetta
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Tutti gli studenti sono invitati a partecipare con la loro presenza alle riunioni di Redazione; con la produzione di articoli o altri elaborati relativamente a ciò che più gli
piace o gli interessa. Il gruppo di redazione si riserva di concordare con gli autori
la pubblicazione dei lavori nei limiti dello
spazio disponibile e nella qualità rispettosa degli stessi .
DISEGNATORI
Daniele Meregalli (IVB);
Edoardo Gualfetti (VA);
ART DIRECTOR E IMPAGINAZIONE
Filippo Cosi
Viola Salvestrini
INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA
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(info e invio articoli)
SITO:
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