N. 16 Maggio 2014 - Club del Beccaccino

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N. 16 Maggio 2014 - Club del Beccaccino
Il Gazzettino del Beccaccino
Organo di stampa ufficiale del “Club del Beccaccino”
N° 16 - maggio 2014
Foto storica – Burigo e l’Avv. Ponce de Leon
In questo numero
Editoriale
Dr Carlo Gastaldi
Storie di beccaccinisti: intervista a Sergio Burigo
Dr. Carlo Gastaldi
Leptospirosi: cosa c’è di nuovo all’orizzonte
Dr. Alessandro Schianci
La stagione beccaccinistica 2013/2014
Sig. Vittorio Gastaldi
Un beccaccino Isabellino
Dr. Paolo Gendarini
Lettera per un amico: a Pierre Lemoine
Sig. Emilio Zanetti
www.clubdelbeccaccino.it
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Editoriale
Dr. Carlo Gastaldi
Siamo arrivati al N 16 di questo nostro Gazzettino del Beccaccino che oltre a gratificare la mia vena di
grafomane incallito mi pare abbia riscosso un discreto successo fra gli appassionati e i simpatizzanti.
E’ vero che pochi collaborano di loro iniziativa con articoli personali ma, d'altra parte, eventuali ritardi
nella pubblicazione sul sito vengono notati e ne viene sollecitata la pubblicazione.
Voglio approfittare di questo editoriale per ringraziare il mitico Massimo Caglio, per gli amici Charles,
che, pur non interessato alla caccia e tantomeno ai beccaccini, ha omaggiato il Club con la stampa del
nostro Gazzettino con grande impegno sia finanziario sia di tempo (e come un noto proverbio recita: il
tempo è denaro).
I primi mesi dell'anno, come sempre, hanno visto la settimana sarda di prove su beccaccini durante la
quale il breton Gimmy di Bonacina, conduttore Marchetti, sembra che abbia messo una forte ipoteca
sulla conquista della sua seconda Sgnepa d'Oro.
Le prove primaverili di Garbagna hanno concluso la stagione agonistica.
Ci attende un maggio ricco di eventi importanti per il Club.
Iniziamo la domenica 11 con la presenza alla Sagra della Caccia di Bereguardo (PV) dove aspettiamo
appassionati e simpatizzanti, che portino le loro idee, per continuare a far crescere il Club.
La domenica successiva (18 maggio) ci attendono due eventi istituzionali: l'Assemblea dei soci alle ore
11,30 e a seguire il pranzo sociale dove, come di consueto, verranno premiati i cani che hanno
ottenuto nel 2013 qualifiche in prove ENCI su beccaccini e il Campione Sociale 2013.
Nella serata di lunedì 26 maggio avremo un incontro con il Dott. Alessandro Schianchi, medico
veterinario di Parma, che ci illustrerà le novità tecnico-scientifiche nella lotta alle parassitosi esterne
del cane a partire dai flebotomi veicoli di Lehismania fino alle più banali pulci e zecche.
Il Dott. Alessandro Schianchi si occupa di animali da compagnia. Lo conosco come persona
cordiale, e nelle chiacchierate fatte con lui, lo reputo una persona preparata e dai molti
interessi.
Affianca
all'attività
libero
professionale,
collaborazioni
tecniche
con
aziende
farmaceutiche veterinarie leader nel mondo.
Tali collaborazioni gli hanno permesso da un lato, di approfondire culturalmente il suo già
ricco background tecnico, e dall’altro gli hanno consentito di accumulare una preparazione
“pratica” che mette volentieri a disposizione dei Colleghi che operano nei loro ambulatori.
In modo particolare si è occupato di malatti e infettive e dei migliori schemi di profilassi
vaccinale (di cui l'articolo che segue è un valido esempio) e di lotta ai parassiti ed ai vettori di
malattie sempre più diffuse come la Lehismaniosi. Su questo argomento l'ho coinvolto
nell'incontro di lunedì 26 maggio presso la nostra sede.
Credo che gli argomenti che verranno trattati, saranno argomenti che coinvolgeranno tutti quanti
abbiano un canile e siano attenti alla salute dei propri cani.
L'anno proseguirà con altre iniziative, alcune ormai rappresentano un appuntamento fisso e sono
diventate abitudini consolidate: le prove ENCI e la gara sociale su beccaccini. Altre attività sono ancora
in fase di definizione ma di questo avremo tempo per parlarne e tenervi aggiornati nel corso della
seconda parte dell’anno. Buona lettura.
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Storie di beccaccinisti
Intervista a Sergio Burigo
Dr. Carlo Gastaldi
Ho conosciuto Sergio Burigo ormai molti anni fa.
Paolo Gendarini aveva, ai tempi, il mitico Diego,
setter tricolore che ha dato tante soddisfazioni a
caccia e tanti figli e nipoti ottimi beccaccinisti.
Un giorno, molto orgoglioso, mi disse che un tale
Burigo, socio storico del Club del Beccaccino,
appassionato di prove, gli ha chiesto una monta
del Diego per la sua setter bianco fegato di nome
Makeba.
Ci siamo conosciuti così, per caso.
Sergio non è mai stato un nostro compagno di
caccia a tutti gli effetti ma, durante la stagione
venatoria, almeno un paio di volte lo incontriamo
per vedere all'opera la sua ultima promessa o
solo per cercare qualche beccaccino insieme.
Sergio è da sempre nel Consiglio Direttivo del
Club di cui è l'anima organizzativa, insieme a
Morandi, delle prove ENCI su beccaccini: la
settimana sarda di prove è, ormai da anni, legata
al suo nome ed il sicuro successo riscosso in
questi anni è molto anche opera e merito suo!
INTERVISTA
Come sempre penso che un dato anagrafico sia
utile: in che anno sei nato e dove?
Sergio: Sono nato a Milano nel 1941.
La passione per la caccia quando e da dove ti e
venuta?
Sergio - La passione della caccia l'avevo sin da
ragazzino, quando abitavo in via M. Gioia, in cui i
terreni adiacenti erano la vecchia stazione
ferroviaria delle Varesine, dei campi incolti e
colpiti dai bombardamenti, dove passavo i miei
pomeriggi a caccia di lucertole e uccellini munito
di fionda e cerbottana con i bussolotti di carta alla
cui punta venivano fissati degli spilli.
Solo dopo la promozione della V elementare il
babbo mi regalò una carabina Diana ad aria
compressa e lì incominciai a fare i primi danni
quando ero in vacanza (con polli, conigli, e tutto
quello che vedevo volare). Questa passione
venne meno verso i 15 anni quando mi dedicai
quasi esclusivamente al calcio che assorbì la
maggior parte del mio tempo libero dedicandomi
agli allenamenti e ai campionati giovanili che
seguirono. La passione per la caccia tornò nel
1969, quando dopo essermi sposato, ereditai da
mio suocero un fucile sovrapposto Beretta, che
uso tutt'ora, ed iniziai a cacciare nelle colline
Piacentine.
Hai avuto maestri nell'ars venandi?
Sergio: L'anno seguente, dopo aver avuto una
cocherina e poi un pointer, conobbi a Pianello
Valtidone, un certo Giovanni, che con molta
tolleranza mi fece da maestro nei miei primi anni
di caccia. “Il Giovanni” aveva come ausiliare una
setter di nome Frida, autentica fuoriclasse che, a
seconda di come fermava, faceva capire se si
trattava di pernici, fagiani o lepre. Fu infatti la
Frida che mi inculcò la passione per il setter
inglese e che in seguito divenne motivo di
allevamento con l'affisso Gubisor.
Burigo e beccaccini. difficile pensare a te senza
stivali e senza un setter. Quando e perché ti sei
appassionato al beccaccino? (prima il gusto di
una bella fucilata o il lavoro del cane?)
Sergio: Mi sono appassionato alla caccia al
beccaccino quando nel lontano 1990, stanco
di
selvaggina
nobile
stanziale
appena
lanciata, e su indicazione di Michelini ho
cominciato a
frequentare
le
risaie
di
Groppello Cairoli dove allora abbondavano i
beccaccini. A quel tempo avevo una brava
cagna a selvaggina di nome Makeba ma che i
beccaccini proprio non li filava, e il primo
anno di caccia facemmo a turno io a
“bollettare e lei a sfrullare”, tant'è che il
buon Ferrato quando la presentai in prova la
prima volta mi disse “se questa cagna ferma
un beccaccino io mi taglio i c..........i”.
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L'anno successivo “la Makeba” vinse per
quattro domeniche di fila le prove su
beccaccini e dei “c……..i” di Ferrato non se ne
seppe nulla.
C'è qualcuno che ti ha influenzato nella tua
crescita di cinofilo beccaccinista? Come?
Sergio: La mia crescita di beccaccinista è stata
influenzata dalla conoscenza del Dott. G, al
secolo Paolo Gendarini, da sempre cacciatore di
becchi, che aveva in canile un setter tricolore di
nome Diego in arte Maradona. Dopo averlo visto
cacciare parecchie volte mi resi conto di come
doveva essere un cane da beccaccini e al primo
calore della Makeba la feci coprire.
A beccaccini con che cane? Perché?
Sergio: A beccaccini rigorosamente col cane,
perché per me, non esiste altra caccia possibile,
sia che si tratti di stanziale o migratoria.
Anche se qualunque cane in quanto tale, può
essere bravo a caccia, ho avuto un epagneul
breton figlio di Stoich grande cacciatore, un
pointer gran galoppatore con risultati nel Derby e
in grande cerca, ma un setter di classe non ha
per me paragoni con qualsiasi altra razza.
La più bella giornata a beccaccini?
Sergio: Per me tutte le giornate a beccaccini sono
belle, specialmente adesso che ho superato i 70
anni, anche se comincio a bollettare in maniera
esagerata dando la colpa al fucile troppo pesante,
alla cartuccia troppo lenta, al terreno troppo
impervio.
Ricordo con piacere le prime ferme della Beatrice
figlia della Makeba e della Denise figlia della
Beatrice, e di quelle due doppie fucilate con sei
beccaccini raccolti.
Cosa ti porta a dedicare tempo e impegno al Club
del Beccaccino?
Sergio: Premesso che sono socio del Club del
Beccaccino
dal
1970,
presentato
dai
Consiglieri Ravera e Guerrini da cui ritirai
una brava setterina di nome Adua del
Ramaggio, figlia di Raymond Prince, dedico
con piacere parte del mio tempo libero al
Club perché mantiene vivo in me il ricordo
degli amici, dei cani, delle riunioni, della
caccia, delle prove che ha accompagnato la
mia vita in questi ultimi 43 anni.
------------------------------------------------------------------------------------L’angolo del veterinario
La leptospirosi nel cane: cosa c’é di nuovo
all’orizzonte?
Dr. Alessandro Schianci
Medico Veterinario
Con l' arrivo della bella stagione e l' abbaiare
giocoso dei cani per sentieri e paludi,
arrivano anche i primi pensieri riguardo alla
salute dei nostri amati beniamini: pulci,
zecche e zanzare non sono gli unici motivi di
preoccupazione, perché all' ombra di un
salice,
dentro
un
silenzioso
ruscello,
nascoste dall’ombra delle foglie, ben altri
pericoli sono in agguato!
Le
Leptospire
sono
dei
minuscoli
microrganismi, di forma bastoncellare, capaci
di una grande varietà di movimenti e dotate
di una buona capacità di adattamento all'
ambiente.
La
leptospirosi,
malattia
di
cui
sono
responsabili questi germi é oggi conosciuta
come
una
infezione,
degli
animali
e
dell’uomo, diffusa in tutto il mondo e per
diversi autori decisamente sottostimata ed in
continua espansione.
I paesi in via di sviluppo, le alterazioni delle
condizioni climatiche e sociali (alluvioni,
antropizzazione delle aree rurali, scarso
controllo degli animali selvatici, ecc) e la
comparsa di nuovi ceppi patogeni, hanno
permesso alla malattia di perpetuarsi in
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modo
spesso
diagnosticabile.
subdolo
e
difficilmente
Le Leptospire possono infettare praticamente
tutti i mammiferi, sia domestici che selvatici.
Questi batteri non sono capaci di riprodursi
nell’ambiente esterno, quindi, per poter
perpetrare la propria progenie, abbisognano
di un animale che le possa ospitare. In alcuni
animali,
particolarmente
resistenti
alla
malattia, le Leptospire stabiliscono infatti
una sorta di “patto di non belligeranza”,
provocando una infezione cronica e poco
sintomatica. Dopo l’infezione iniziale il
batterio riesce a localizzarsi stabilmente nei
reni, facendo si che questi animali si
trasformino in un serbatoio perenne di nuove
Leptospire pronte da eliminare nell' ambiente
attraverso le urine. Questi ospiti, chiamati
per tale ragione "ospiti definitivi" prediligono
ognuno un certo sierotipo di Leptospira,
ossia quello che é riuscito ad adattarsi al suo
ospite, usarlo da serbatoio ma senza
ammalarlo gravemente. Il cane é l' ospite
definitivo per la Leptospira Canicola, il Maiale
per la Bratislava (sierogruppo Australis), il
ratto per la Hicterohaemorragiae, mentre i
selvatici e qualche roditore (Arvicola) lo sono
per la Grippotyphosa.
Le Leptospire si diffondono nell' ambiente
grazie alle urine degli animali infetti. Sono
batteri non molto resistenti alle condizioni
ambientali, infatti vivono male nelle urine
acide dei monograstici, mentre quando
queste
vengono
mescolate
con
acqua
possono resistere anche settimane o mesi,
soprattutto se in acque temperate (15-30
gradi), ombreggiate e stagnanti. Tutti gli
animali che si abbeverano, o semplicemente,
entrano in contatto con queste acque
possono infettarsi. Il batterio, grazie ai suoi
movimenti da “contorsionista”, riesce a
penetrare anche attraverso la cute integra
dell' animale, sfruttando ad esempio delle
microlesioni a polpastrelli o mucose.
Esistono moltissimi “serbatoi” naturali di
infezione,
ossia
animali
in
grado
di
mantenere presente l’epidemia e disseminare
Leptospire nell’ambiente.
I roditori comuni (ratto, topo, nutria), lo
scoiattolo, il riccio, la volpe, i vari mustelidi
(manguste, faine, donnole), gli ungulati
selvatici (cinghiali, caprioli, cervi, ecc), e
Tipico ambiente favorevole
Leptospire patogene.
alla
proliferazione
di
ancora chirotteri, rane, castori, opossum,
procioni, puzzole e marsupiali, si sono
dimostrati buoni reservoir di infezione.
Un dato che desta non poca curiosità é quello
che riporta come fonte di possibile infezione
da Leptospire anche la zecca, che per alcuni
autori é in grado di conservare il batterio per
molti mesi.
Già da alcuni anni gli Istituti preposti alla
sorveglianza epidemiologica dell' infezione
(ricordiamo che l’Istituto Zooprofilattico
Sperimentale di Brescia é l’attuale referente
Nazionale per il controllo della Leptospirosi
sul territorio) segnalano come quasi tutti i
casi di Leptospirosi nel cane non siano più
dovuti ai classici ceppi verso i quali si é
provveduto a vaccinare negli ultimi quaranta
anni, ossia la Leptospira Canicola ed
Hicterohaemorragiae, bensì siano sostenuti
da
nuovi
ceppi,
denominati
perciò
“emergenti” e verso i quali i vaccini bivalenti,
fino ad ora utilizzati, sono purtroppo
inefficaci.
La
Leptospira
Bratislava
é
decisamente la sierovariante a tutt’oggi
ritrovata con maggiore frequenza.
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Le stime riconoscono questa sierovariante
quale
responsabile
della
stragrande
maggioranza dei casi di leptospirosi canina
diagnosticata in questi ultimi anni.
Questo batterio appartiene al sierogruppo
Australis e riconosce come ospite prediletto il
suino, nel quale, pur rimanendo allo stato di
infezione latente e provocando tutt’ al più
qualche
aborto,
riesce
ugualmente
a
contaminare i liquami e quindi i campi sui
quali questi vengono sparsi, magari dopo una
frettolosa maturazione.
Gli altri ospiti di mantenimento ai quail
questo sierogruppo si é adattato sono il
ratto, il riccio ed il cavallo.
La Leptospira Grippotiphosa, del genogruppo
Kirshneri é invece la seconda serovariante di
maggiore riscontro clinic e laboratoristico.
Essa viene mantenuta nell’ambiente da
roditori ed animali selvatici, nonostante
accidentalmente, così come può accadere per
la Bratislava, possa infettare il cane, il gatto,
la lepre, animali di allevamento ed anche
l’uomo.
I cani possono infettarsi con qualunque
ceppo di leptospire divenendo cosí ospiti
accidentali.
Qualunque
animale
che
entra
accidentalmente in contatto con le Leptospire
e verso la quale non sia egli stesso l' ospite
definitivo, può manifestare un decorso della
malattia ben più grave.
In funzione delle condizioni del suo stato
immunitario (animali vaccinati, anziani o
cuccioli) e della dose infettante batterica I
cani possono manifestare sia forme iperacute
(fulminanti), che forme acute “classiche” con
interessamento di fegato e reni, oppure
insidiose forme sub-cliniche e croniche,
caratterizate
da
sintomi
rari
o
poco
appariscenti. L’ospite accidentale diverrá a
sua volta un eliminatore di Leptospire nell'
ambiente, solitamente in modo temporaneo.
Nonostante nessuno studio abbia confermato
il passaggio dell' infezione dal cane all'
uomo,
il
rischio
di
questa
evenienza
permane.
Di norma i casi di infezione umana sono stati
attribuiti al contatto diretto con acque
inquinate dal batterio e per le
classiche
tipologie di lavoratori o sportivi a rischio,
quali
minatori,
operatori
ecologici,
macellatori,
veterinari,
fungaioli,
escursionisti, pescatori e cacciatori.
Come se non bastasse molti altri serbatoi
biologici
si
sono
prestati
ad
ospitare
lungamente le Leptospire.
In diversi studi sui selvatici, in particolar
modo sulle nutrie ed i cinghiali, si sono
riconosciute percentuali di sieropositività fino
al 50%.
In realtà degli animali che hanno contratto
l'infezione e la cui traccia é ancora visibile
nel loro sistema immunitario, solo un 20% si
é dimostrato in grado di eliminare Leptospire
attraverso le urine.
Come già anticipato, la maggior parte dei
casi di leptospirosi canina segnalati dal 2002
ad oggi, cosi come riportato dagli Istituti
Zooprofilattici,
risultava
sostenuta
da
Leptospira Bratislava ed in seconda battuta,
in ordine di importanza, da Leptospira
Grippotyphosa, appunto i due sierotipi di
recente emergenza.
Solo una piccola percentuale di animali
infettati da queste Leptospire manifestava la
patologia
acuta,
con
il
“classico”
coinvolgimento di fegato e reni, mentre più
frequentemente mostravano segni aspecifici
di malattia, quali aritmie, dolori muscolari,
febbre, broncopolmoniti, o gastroenteriti a
volte emorragiche, in quel corteo di sintomi
chiamato dagli anglosassoni Sindrome da
Coinvolgimento
Multiorgano
Sistemico
(MODS), responsabile della difficoltà di
diagnosi.
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Ad oggi, soprattutto negli animali da lavoro, i
vecchi vaccini a due valenze possono, a detta
di vari specialisti, ritenersi oramai obsoleti
qualora si volesse dare al cane una copertura
realmente
efficace
verso
questi
nuovi
sierotipi emergenti di Leptospire.
Un animale con una copertura vaccinale
aggiornata sarà protetto dalle insidie che si
nascondono nelle acque stagnanti, tra i rovi,
protette dalle fronde dei salici che il loro
abbaiare giocoso accarezza.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------L’analisi della stagione venatoria
Analisi della stagione “beccaccinistica”
2013/2014
Sig. Vittorio Gastaldi
Un
primo
commento
sulla
stagione
beccaccinistica
2013/2014
mi
riguarda
personalmente: per me, è stata assai più
ricca di incontri e proficua in termini di
carniere rispetto alla precedente.
Lo stesso purtroppo, non vale per amici
come Ferrato che reputano invece questa
stagione leggermente inferiore a quella
scorsa.
Quello che posso dire con certezza è che
esiste una notevole variabilità di presenza di
beccaccini anche in ambiti confinanti e in
comuni che si trovano solo a pochi chilometri
di distanza tra loro.
Un amico lodigiano ad esempio, lamenta che
nella sua zona, c’è stata una quasi assoluta
assenza di beccaccini nelle ultime due
stagioni venatorie.
Grazie alla collaborazione di alcuni soci,
sempre troppo pochi per riuscire a generare
analisi statistiche significative, sono riuscito
ad avere informazioni su ben 71 giornate di
caccia distribuite nel periodo tra ottobre e
gennaio nelle province di Pavia e Novara.
I numeri elaborati evidenziano come non ci
sia stata una netta differenza di presenze fra
i mesi di ottobre e novembre, e che gli
incontri si sono mantenuti costanti sul
periodo considerato. I dati storici in mio
possesso riguardanti le precedenti stagioni,
evidenziavano che novembre è il mese più
ricco e che negli anni in cui ottobre è
particolarmente ricco si aveva un novembre
scarso.
Da sottolineare la presenza per tutta la
stagione di un discreto numero di frullini che
notoriamente rappresentano un indicatore
affidabile: “aprono e chiudono il passo dei
beccaccini”. E’ stata per molti versi una
stagione anomala con un taglio molto tardivo
delle risaie a causa delle abbondanti piogge,
tanto che alcune prove cinofile autunnali
sono state annullate per mancanza di terreno
disponibile. Sotto sono riportati i dati relativi
agli
avvistamenti
e
agli
abbattimenti
segnalati dal Dr. Perulli della provincia di
Lecce.
Se si comparano i dati relativi agli avvistamenti
nella provincia di Lecce, con quelli rilevati al nord,
è possibile immediatamente segnalare che questi
ultimi rappresentano più del doppio riferiti ad 1
giornata di caccia (18 avvistamenti medi a
giornata al Nord, contro i 7 riferiti al SUD).
I dati relativi al NORD, sono riportati nella la tabella
sottostante.
Se consideriamo valori medi e soprattutto
“ponderati”, possiamo dire che la caccia al
beccaccino, se ben condotta e con valori
etici, non può essere considerata distruttiva
della specie.
Naturalmente per rendere questo studio
degno di rilievo, i dati forniti saranno
sufficienti solo e soltanto quando il numero
7
di schede di rilevamento raggiungeranno un
numero consistente.
Mi sembra utile per maggior chiarezza,
visualizzare i dati su grafico: il numero di
beccaccini visti può essere inutile se non si
mette in relazione al numero di ore dedicate
alla sgnepa anche se i miei dati personali
evidenziano che anche questo dato, è
sempre in relazione al numero di beccaccini.
Se ne vediamo pochi cerchiamo altre
opportunità venatorie.
Un altro dato, sicuramente non trascurabile,
rimane la percentuale di beccaccini presi in
rapporto a quelli che abbiamo solo avvistato.
Nei dati da me elaborati, non si supera il
11% nel mio caso, mentre arriva al 49% nel
caso riferito dal Dr. Perulli.
Mi auguro con queste poche righe, di aver
convinto o perlomeno di aver stimolato altri
appassionati di caccia al beccaccino, a
condividere i propri numeri allo scopo
esclusivo di permettere una raccolta di dati
che possa dare significatività alla ricerca.
Ricordatevi che la statistica è fatta di
numeri! La stessa Federcaccia, ha proposto
una simile indagine, (io ho già condiviso i
miei
numeri
personali
naturalmente)
considerando questo strumento come un
mezzo efficace per monitorare la fauna
migratoria.
Invito quindi tutti a collaborare all’iniziativa
perché la caccia, e quella alla migratoria in
particolare, avrà sempre una spada di
Damocle sulla testa finché non avremo modo
e maniera di rispondere con dati oggettivi
agli animalisti che, disponendo di una
conoscenza limitata, urlano allo scandalo, sia
che si parli di beccaccini, di nutrie,
pappagallini, procioni e non so cos’altro, che
privi di nemici naturali, stanno invadendo le
nostre campagne infliggendo danni non solo
all’agricoltura
ma
anche
alle
specie
autoctone.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Curiosità
L’avvistamento di un beccaccino
Isabellino
D r . P a o l o G e nd a r i ni
Mi sembra opportuno segnalare sul nostro
Gazzettino tutte le "stranezze", a proposito di
beccaccini, di cui veniamo a conoscenza.
Tre amici beccaccinisti degni di fede e credibilità,
mi hanno raccontato di aver fatto uno strano
incontro: nell'ultima settimana di febbraio, mentre
cercavano di imparare l'arte della “caccia
fotografica”, hanno avvistato un beccaccino di
color Isabella. Purtroppo, non essendo stagione di
caccia ed essendo i tre amici neofiti della
fotografia, non ho un reperto certificante
l’avvistamento.
L'esperienza ornitologica dei tre e l'unanimità dei
racconti sono sufficienti, per essere sicuro che non
si tratti di un abbaglio. Beccaccini chiari
rappresentano effettivamente una rarità ed è per
questo che provo solo un po' di invidia per un
incontro così inaspettato.
Forse non tutti sanno che il beccaccino
isabellino deve il suo affascinante nome ad
un curioso connubio con la biancheria intima
della Regina Isabella (almeno questo è il
racconto al riguardo), che si diceva non fosse
propriamente candida ma che avesse un
colore indefinito tra il tortora chiaro ed il
marroncino. Un beccaccino “poco lavato
insomma”!
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Lettera a un amico
In memoria di Pierre Lemoine
Sig. Emilio Zanetti
E’ con estrema tristezza che veniamo a
conoscenza della morte di un pointerman
d’eccellenza: il Dr. Pierre Lemoine.
Pierre era una figura di spicco nel mondo dei
Pointer “made in France” a cui ha apportato
molto in termini di razza.
Cacciatore, appassionato di beccacce e
beccaccini, allevatore di pointer per il quale è
molto
conosciuto
sotto
l’affisso
“De
Quenottes” cioè “denti da latte”.
Specialista di beccaccini che cacciava nelle
paludi di Carentan, più note come “marais”,
la
sua
dipartita
getta
sgomento
nel
prestigioso Pointer Club Francais che perde
uno dei suo esponenti più emblematici.
Per circa vent’anni è stato uno dei punti di
riferimento dei “migranti del Club del
Beccaccino di Milano”, i quali si recavano in
quel di Carentan, nella regione bassa della
Normandia, per partecipare alle prove a
beccaccini nei marais.
Persona affabile, dal carattere forte e
generoso al tempo stesso, Pierre ha sempre
accolto con sincera amicizia e grande
ospitalità molti beccaccinisti italiani che oggi
lo ricordano con affetto e stima quali Maurizio
Meneghini,
Riccardo
ed
Emilio
Zanetti,
Ambrogio Fossati, Giorgio Ferrato, Enrico
Marchetti, Sergio Burigo, Aldo Morandi e
molti altri soci del Club.
Egli mostrava con orgoglio i suoi amati
pointer ed in casa custodiva una piccola teca
di vetro dove aveva riprodotto un piccolo
habitat palustre con beccaccini e frullini
imbalsamati, a testimoniare il fuoco e la
passione che ardeva in lui “pour les
becassines”.
Bellissimi e indimenticabili restano i ricordi
delle giornate trascorse in sua compagnia
prima delle prove: era instancabile, sempre
alla ricerca di nuovi marais per far incont rare
“les chiens des italiens” e farci divertire.
Il club del beccaccino si unisce al dolore e
allo sgomento della famiglia per questa
inaspettata perdita.
Ciao Pierre un forte abbraccio da tutto il
Club.
--------------------------------------------------------------------------------------------------La ricetta
Beccaccini alla senape
(da: R. Basso, A. Bolzonetti: 401 antiche ricette
gastronomiche lombardo venete)
Spennare e fiammeggiare rapidamente
beccaccini senza privarli delle interiora.
i
Avvolgerli in fettine di lardo e cuocerli su una
griglia rovente per circa un quarto d’ora.
Tagliarli a metà, estrarre le interiora, tritarle
e spalmarle sui pezzi di beccaccino.
A questo punto metterli su una teglia unta
con olio, condirli con sale fino e olio d’oliva e
terminare la cottura.
Prima di servire spuzzare sugli uccelli il succo
di un limone e spalmare con la senape.
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