N. 16 Maggio 2014 - Club del Beccaccino
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N. 16 Maggio 2014 - Club del Beccaccino
Il Gazzettino del Beccaccino Organo di stampa ufficiale del “Club del Beccaccino” N° 16 - maggio 2014 Foto storica – Burigo e l’Avv. Ponce de Leon In questo numero Editoriale Dr Carlo Gastaldi Storie di beccaccinisti: intervista a Sergio Burigo Dr. Carlo Gastaldi Leptospirosi: cosa c’è di nuovo all’orizzonte Dr. Alessandro Schianci La stagione beccaccinistica 2013/2014 Sig. Vittorio Gastaldi Un beccaccino Isabellino Dr. Paolo Gendarini Lettera per un amico: a Pierre Lemoine Sig. Emilio Zanetti www.clubdelbeccaccino.it 1 Editoriale Dr. Carlo Gastaldi Siamo arrivati al N 16 di questo nostro Gazzettino del Beccaccino che oltre a gratificare la mia vena di grafomane incallito mi pare abbia riscosso un discreto successo fra gli appassionati e i simpatizzanti. E’ vero che pochi collaborano di loro iniziativa con articoli personali ma, d'altra parte, eventuali ritardi nella pubblicazione sul sito vengono notati e ne viene sollecitata la pubblicazione. Voglio approfittare di questo editoriale per ringraziare il mitico Massimo Caglio, per gli amici Charles, che, pur non interessato alla caccia e tantomeno ai beccaccini, ha omaggiato il Club con la stampa del nostro Gazzettino con grande impegno sia finanziario sia di tempo (e come un noto proverbio recita: il tempo è denaro). I primi mesi dell'anno, come sempre, hanno visto la settimana sarda di prove su beccaccini durante la quale il breton Gimmy di Bonacina, conduttore Marchetti, sembra che abbia messo una forte ipoteca sulla conquista della sua seconda Sgnepa d'Oro. Le prove primaverili di Garbagna hanno concluso la stagione agonistica. Ci attende un maggio ricco di eventi importanti per il Club. Iniziamo la domenica 11 con la presenza alla Sagra della Caccia di Bereguardo (PV) dove aspettiamo appassionati e simpatizzanti, che portino le loro idee, per continuare a far crescere il Club. La domenica successiva (18 maggio) ci attendono due eventi istituzionali: l'Assemblea dei soci alle ore 11,30 e a seguire il pranzo sociale dove, come di consueto, verranno premiati i cani che hanno ottenuto nel 2013 qualifiche in prove ENCI su beccaccini e il Campione Sociale 2013. Nella serata di lunedì 26 maggio avremo un incontro con il Dott. Alessandro Schianchi, medico veterinario di Parma, che ci illustrerà le novità tecnico-scientifiche nella lotta alle parassitosi esterne del cane a partire dai flebotomi veicoli di Lehismania fino alle più banali pulci e zecche. Il Dott. Alessandro Schianchi si occupa di animali da compagnia. Lo conosco come persona cordiale, e nelle chiacchierate fatte con lui, lo reputo una persona preparata e dai molti interessi. Affianca all'attività libero professionale, collaborazioni tecniche con aziende farmaceutiche veterinarie leader nel mondo. Tali collaborazioni gli hanno permesso da un lato, di approfondire culturalmente il suo già ricco background tecnico, e dall’altro gli hanno consentito di accumulare una preparazione “pratica” che mette volentieri a disposizione dei Colleghi che operano nei loro ambulatori. In modo particolare si è occupato di malatti e infettive e dei migliori schemi di profilassi vaccinale (di cui l'articolo che segue è un valido esempio) e di lotta ai parassiti ed ai vettori di malattie sempre più diffuse come la Lehismaniosi. Su questo argomento l'ho coinvolto nell'incontro di lunedì 26 maggio presso la nostra sede. Credo che gli argomenti che verranno trattati, saranno argomenti che coinvolgeranno tutti quanti abbiano un canile e siano attenti alla salute dei propri cani. L'anno proseguirà con altre iniziative, alcune ormai rappresentano un appuntamento fisso e sono diventate abitudini consolidate: le prove ENCI e la gara sociale su beccaccini. Altre attività sono ancora in fase di definizione ma di questo avremo tempo per parlarne e tenervi aggiornati nel corso della seconda parte dell’anno. Buona lettura. 2 Storie di beccaccinisti Intervista a Sergio Burigo Dr. Carlo Gastaldi Ho conosciuto Sergio Burigo ormai molti anni fa. Paolo Gendarini aveva, ai tempi, il mitico Diego, setter tricolore che ha dato tante soddisfazioni a caccia e tanti figli e nipoti ottimi beccaccinisti. Un giorno, molto orgoglioso, mi disse che un tale Burigo, socio storico del Club del Beccaccino, appassionato di prove, gli ha chiesto una monta del Diego per la sua setter bianco fegato di nome Makeba. Ci siamo conosciuti così, per caso. Sergio non è mai stato un nostro compagno di caccia a tutti gli effetti ma, durante la stagione venatoria, almeno un paio di volte lo incontriamo per vedere all'opera la sua ultima promessa o solo per cercare qualche beccaccino insieme. Sergio è da sempre nel Consiglio Direttivo del Club di cui è l'anima organizzativa, insieme a Morandi, delle prove ENCI su beccaccini: la settimana sarda di prove è, ormai da anni, legata al suo nome ed il sicuro successo riscosso in questi anni è molto anche opera e merito suo! INTERVISTA Come sempre penso che un dato anagrafico sia utile: in che anno sei nato e dove? Sergio: Sono nato a Milano nel 1941. La passione per la caccia quando e da dove ti e venuta? Sergio - La passione della caccia l'avevo sin da ragazzino, quando abitavo in via M. Gioia, in cui i terreni adiacenti erano la vecchia stazione ferroviaria delle Varesine, dei campi incolti e colpiti dai bombardamenti, dove passavo i miei pomeriggi a caccia di lucertole e uccellini munito di fionda e cerbottana con i bussolotti di carta alla cui punta venivano fissati degli spilli. Solo dopo la promozione della V elementare il babbo mi regalò una carabina Diana ad aria compressa e lì incominciai a fare i primi danni quando ero in vacanza (con polli, conigli, e tutto quello che vedevo volare). Questa passione venne meno verso i 15 anni quando mi dedicai quasi esclusivamente al calcio che assorbì la maggior parte del mio tempo libero dedicandomi agli allenamenti e ai campionati giovanili che seguirono. La passione per la caccia tornò nel 1969, quando dopo essermi sposato, ereditai da mio suocero un fucile sovrapposto Beretta, che uso tutt'ora, ed iniziai a cacciare nelle colline Piacentine. Hai avuto maestri nell'ars venandi? Sergio: L'anno seguente, dopo aver avuto una cocherina e poi un pointer, conobbi a Pianello Valtidone, un certo Giovanni, che con molta tolleranza mi fece da maestro nei miei primi anni di caccia. “Il Giovanni” aveva come ausiliare una setter di nome Frida, autentica fuoriclasse che, a seconda di come fermava, faceva capire se si trattava di pernici, fagiani o lepre. Fu infatti la Frida che mi inculcò la passione per il setter inglese e che in seguito divenne motivo di allevamento con l'affisso Gubisor. Burigo e beccaccini. difficile pensare a te senza stivali e senza un setter. Quando e perché ti sei appassionato al beccaccino? (prima il gusto di una bella fucilata o il lavoro del cane?) Sergio: Mi sono appassionato alla caccia al beccaccino quando nel lontano 1990, stanco di selvaggina nobile stanziale appena lanciata, e su indicazione di Michelini ho cominciato a frequentare le risaie di Groppello Cairoli dove allora abbondavano i beccaccini. A quel tempo avevo una brava cagna a selvaggina di nome Makeba ma che i beccaccini proprio non li filava, e il primo anno di caccia facemmo a turno io a “bollettare e lei a sfrullare”, tant'è che il buon Ferrato quando la presentai in prova la prima volta mi disse “se questa cagna ferma un beccaccino io mi taglio i c..........i”. 3 L'anno successivo “la Makeba” vinse per quattro domeniche di fila le prove su beccaccini e dei “c……..i” di Ferrato non se ne seppe nulla. C'è qualcuno che ti ha influenzato nella tua crescita di cinofilo beccaccinista? Come? Sergio: La mia crescita di beccaccinista è stata influenzata dalla conoscenza del Dott. G, al secolo Paolo Gendarini, da sempre cacciatore di becchi, che aveva in canile un setter tricolore di nome Diego in arte Maradona. Dopo averlo visto cacciare parecchie volte mi resi conto di come doveva essere un cane da beccaccini e al primo calore della Makeba la feci coprire. A beccaccini con che cane? Perché? Sergio: A beccaccini rigorosamente col cane, perché per me, non esiste altra caccia possibile, sia che si tratti di stanziale o migratoria. Anche se qualunque cane in quanto tale, può essere bravo a caccia, ho avuto un epagneul breton figlio di Stoich grande cacciatore, un pointer gran galoppatore con risultati nel Derby e in grande cerca, ma un setter di classe non ha per me paragoni con qualsiasi altra razza. La più bella giornata a beccaccini? Sergio: Per me tutte le giornate a beccaccini sono belle, specialmente adesso che ho superato i 70 anni, anche se comincio a bollettare in maniera esagerata dando la colpa al fucile troppo pesante, alla cartuccia troppo lenta, al terreno troppo impervio. Ricordo con piacere le prime ferme della Beatrice figlia della Makeba e della Denise figlia della Beatrice, e di quelle due doppie fucilate con sei beccaccini raccolti. Cosa ti porta a dedicare tempo e impegno al Club del Beccaccino? Sergio: Premesso che sono socio del Club del Beccaccino dal 1970, presentato dai Consiglieri Ravera e Guerrini da cui ritirai una brava setterina di nome Adua del Ramaggio, figlia di Raymond Prince, dedico con piacere parte del mio tempo libero al Club perché mantiene vivo in me il ricordo degli amici, dei cani, delle riunioni, della caccia, delle prove che ha accompagnato la mia vita in questi ultimi 43 anni. ------------------------------------------------------------------------------------L’angolo del veterinario La leptospirosi nel cane: cosa c’é di nuovo all’orizzonte? Dr. Alessandro Schianci Medico Veterinario Con l' arrivo della bella stagione e l' abbaiare giocoso dei cani per sentieri e paludi, arrivano anche i primi pensieri riguardo alla salute dei nostri amati beniamini: pulci, zecche e zanzare non sono gli unici motivi di preoccupazione, perché all' ombra di un salice, dentro un silenzioso ruscello, nascoste dall’ombra delle foglie, ben altri pericoli sono in agguato! Le Leptospire sono dei minuscoli microrganismi, di forma bastoncellare, capaci di una grande varietà di movimenti e dotate di una buona capacità di adattamento all' ambiente. La leptospirosi, malattia di cui sono responsabili questi germi é oggi conosciuta come una infezione, degli animali e dell’uomo, diffusa in tutto il mondo e per diversi autori decisamente sottostimata ed in continua espansione. I paesi in via di sviluppo, le alterazioni delle condizioni climatiche e sociali (alluvioni, antropizzazione delle aree rurali, scarso controllo degli animali selvatici, ecc) e la comparsa di nuovi ceppi patogeni, hanno permesso alla malattia di perpetuarsi in 4 modo spesso diagnosticabile. subdolo e difficilmente Le Leptospire possono infettare praticamente tutti i mammiferi, sia domestici che selvatici. Questi batteri non sono capaci di riprodursi nell’ambiente esterno, quindi, per poter perpetrare la propria progenie, abbisognano di un animale che le possa ospitare. In alcuni animali, particolarmente resistenti alla malattia, le Leptospire stabiliscono infatti una sorta di “patto di non belligeranza”, provocando una infezione cronica e poco sintomatica. Dopo l’infezione iniziale il batterio riesce a localizzarsi stabilmente nei reni, facendo si che questi animali si trasformino in un serbatoio perenne di nuove Leptospire pronte da eliminare nell' ambiente attraverso le urine. Questi ospiti, chiamati per tale ragione "ospiti definitivi" prediligono ognuno un certo sierotipo di Leptospira, ossia quello che é riuscito ad adattarsi al suo ospite, usarlo da serbatoio ma senza ammalarlo gravemente. Il cane é l' ospite definitivo per la Leptospira Canicola, il Maiale per la Bratislava (sierogruppo Australis), il ratto per la Hicterohaemorragiae, mentre i selvatici e qualche roditore (Arvicola) lo sono per la Grippotyphosa. Le Leptospire si diffondono nell' ambiente grazie alle urine degli animali infetti. Sono batteri non molto resistenti alle condizioni ambientali, infatti vivono male nelle urine acide dei monograstici, mentre quando queste vengono mescolate con acqua possono resistere anche settimane o mesi, soprattutto se in acque temperate (15-30 gradi), ombreggiate e stagnanti. Tutti gli animali che si abbeverano, o semplicemente, entrano in contatto con queste acque possono infettarsi. Il batterio, grazie ai suoi movimenti da “contorsionista”, riesce a penetrare anche attraverso la cute integra dell' animale, sfruttando ad esempio delle microlesioni a polpastrelli o mucose. Esistono moltissimi “serbatoi” naturali di infezione, ossia animali in grado di mantenere presente l’epidemia e disseminare Leptospire nell’ambiente. I roditori comuni (ratto, topo, nutria), lo scoiattolo, il riccio, la volpe, i vari mustelidi (manguste, faine, donnole), gli ungulati selvatici (cinghiali, caprioli, cervi, ecc), e Tipico ambiente favorevole Leptospire patogene. alla proliferazione di ancora chirotteri, rane, castori, opossum, procioni, puzzole e marsupiali, si sono dimostrati buoni reservoir di infezione. Un dato che desta non poca curiosità é quello che riporta come fonte di possibile infezione da Leptospire anche la zecca, che per alcuni autori é in grado di conservare il batterio per molti mesi. Già da alcuni anni gli Istituti preposti alla sorveglianza epidemiologica dell' infezione (ricordiamo che l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Brescia é l’attuale referente Nazionale per il controllo della Leptospirosi sul territorio) segnalano come quasi tutti i casi di Leptospirosi nel cane non siano più dovuti ai classici ceppi verso i quali si é provveduto a vaccinare negli ultimi quaranta anni, ossia la Leptospira Canicola ed Hicterohaemorragiae, bensì siano sostenuti da nuovi ceppi, denominati perciò “emergenti” e verso i quali i vaccini bivalenti, fino ad ora utilizzati, sono purtroppo inefficaci. La Leptospira Bratislava é decisamente la sierovariante a tutt’oggi ritrovata con maggiore frequenza. 5 Le stime riconoscono questa sierovariante quale responsabile della stragrande maggioranza dei casi di leptospirosi canina diagnosticata in questi ultimi anni. Questo batterio appartiene al sierogruppo Australis e riconosce come ospite prediletto il suino, nel quale, pur rimanendo allo stato di infezione latente e provocando tutt’ al più qualche aborto, riesce ugualmente a contaminare i liquami e quindi i campi sui quali questi vengono sparsi, magari dopo una frettolosa maturazione. Gli altri ospiti di mantenimento ai quail questo sierogruppo si é adattato sono il ratto, il riccio ed il cavallo. La Leptospira Grippotiphosa, del genogruppo Kirshneri é invece la seconda serovariante di maggiore riscontro clinic e laboratoristico. Essa viene mantenuta nell’ambiente da roditori ed animali selvatici, nonostante accidentalmente, così come può accadere per la Bratislava, possa infettare il cane, il gatto, la lepre, animali di allevamento ed anche l’uomo. I cani possono infettarsi con qualunque ceppo di leptospire divenendo cosí ospiti accidentali. Qualunque animale che entra accidentalmente in contatto con le Leptospire e verso la quale non sia egli stesso l' ospite definitivo, può manifestare un decorso della malattia ben più grave. In funzione delle condizioni del suo stato immunitario (animali vaccinati, anziani o cuccioli) e della dose infettante batterica I cani possono manifestare sia forme iperacute (fulminanti), che forme acute “classiche” con interessamento di fegato e reni, oppure insidiose forme sub-cliniche e croniche, caratterizate da sintomi rari o poco appariscenti. L’ospite accidentale diverrá a sua volta un eliminatore di Leptospire nell' ambiente, solitamente in modo temporaneo. Nonostante nessuno studio abbia confermato il passaggio dell' infezione dal cane all' uomo, il rischio di questa evenienza permane. Di norma i casi di infezione umana sono stati attribuiti al contatto diretto con acque inquinate dal batterio e per le classiche tipologie di lavoratori o sportivi a rischio, quali minatori, operatori ecologici, macellatori, veterinari, fungaioli, escursionisti, pescatori e cacciatori. Come se non bastasse molti altri serbatoi biologici si sono prestati ad ospitare lungamente le Leptospire. In diversi studi sui selvatici, in particolar modo sulle nutrie ed i cinghiali, si sono riconosciute percentuali di sieropositività fino al 50%. In realtà degli animali che hanno contratto l'infezione e la cui traccia é ancora visibile nel loro sistema immunitario, solo un 20% si é dimostrato in grado di eliminare Leptospire attraverso le urine. Come già anticipato, la maggior parte dei casi di leptospirosi canina segnalati dal 2002 ad oggi, cosi come riportato dagli Istituti Zooprofilattici, risultava sostenuta da Leptospira Bratislava ed in seconda battuta, in ordine di importanza, da Leptospira Grippotyphosa, appunto i due sierotipi di recente emergenza. Solo una piccola percentuale di animali infettati da queste Leptospire manifestava la patologia acuta, con il “classico” coinvolgimento di fegato e reni, mentre più frequentemente mostravano segni aspecifici di malattia, quali aritmie, dolori muscolari, febbre, broncopolmoniti, o gastroenteriti a volte emorragiche, in quel corteo di sintomi chiamato dagli anglosassoni Sindrome da Coinvolgimento Multiorgano Sistemico (MODS), responsabile della difficoltà di diagnosi. 6 Ad oggi, soprattutto negli animali da lavoro, i vecchi vaccini a due valenze possono, a detta di vari specialisti, ritenersi oramai obsoleti qualora si volesse dare al cane una copertura realmente efficace verso questi nuovi sierotipi emergenti di Leptospire. Un animale con una copertura vaccinale aggiornata sarà protetto dalle insidie che si nascondono nelle acque stagnanti, tra i rovi, protette dalle fronde dei salici che il loro abbaiare giocoso accarezza. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------L’analisi della stagione venatoria Analisi della stagione “beccaccinistica” 2013/2014 Sig. Vittorio Gastaldi Un primo commento sulla stagione beccaccinistica 2013/2014 mi riguarda personalmente: per me, è stata assai più ricca di incontri e proficua in termini di carniere rispetto alla precedente. Lo stesso purtroppo, non vale per amici come Ferrato che reputano invece questa stagione leggermente inferiore a quella scorsa. Quello che posso dire con certezza è che esiste una notevole variabilità di presenza di beccaccini anche in ambiti confinanti e in comuni che si trovano solo a pochi chilometri di distanza tra loro. Un amico lodigiano ad esempio, lamenta che nella sua zona, c’è stata una quasi assoluta assenza di beccaccini nelle ultime due stagioni venatorie. Grazie alla collaborazione di alcuni soci, sempre troppo pochi per riuscire a generare analisi statistiche significative, sono riuscito ad avere informazioni su ben 71 giornate di caccia distribuite nel periodo tra ottobre e gennaio nelle province di Pavia e Novara. I numeri elaborati evidenziano come non ci sia stata una netta differenza di presenze fra i mesi di ottobre e novembre, e che gli incontri si sono mantenuti costanti sul periodo considerato. I dati storici in mio possesso riguardanti le precedenti stagioni, evidenziavano che novembre è il mese più ricco e che negli anni in cui ottobre è particolarmente ricco si aveva un novembre scarso. Da sottolineare la presenza per tutta la stagione di un discreto numero di frullini che notoriamente rappresentano un indicatore affidabile: “aprono e chiudono il passo dei beccaccini”. E’ stata per molti versi una stagione anomala con un taglio molto tardivo delle risaie a causa delle abbondanti piogge, tanto che alcune prove cinofile autunnali sono state annullate per mancanza di terreno disponibile. Sotto sono riportati i dati relativi agli avvistamenti e agli abbattimenti segnalati dal Dr. Perulli della provincia di Lecce. Se si comparano i dati relativi agli avvistamenti nella provincia di Lecce, con quelli rilevati al nord, è possibile immediatamente segnalare che questi ultimi rappresentano più del doppio riferiti ad 1 giornata di caccia (18 avvistamenti medi a giornata al Nord, contro i 7 riferiti al SUD). I dati relativi al NORD, sono riportati nella la tabella sottostante. Se consideriamo valori medi e soprattutto “ponderati”, possiamo dire che la caccia al beccaccino, se ben condotta e con valori etici, non può essere considerata distruttiva della specie. Naturalmente per rendere questo studio degno di rilievo, i dati forniti saranno sufficienti solo e soltanto quando il numero 7 di schede di rilevamento raggiungeranno un numero consistente. Mi sembra utile per maggior chiarezza, visualizzare i dati su grafico: il numero di beccaccini visti può essere inutile se non si mette in relazione al numero di ore dedicate alla sgnepa anche se i miei dati personali evidenziano che anche questo dato, è sempre in relazione al numero di beccaccini. Se ne vediamo pochi cerchiamo altre opportunità venatorie. Un altro dato, sicuramente non trascurabile, rimane la percentuale di beccaccini presi in rapporto a quelli che abbiamo solo avvistato. Nei dati da me elaborati, non si supera il 11% nel mio caso, mentre arriva al 49% nel caso riferito dal Dr. Perulli. Mi auguro con queste poche righe, di aver convinto o perlomeno di aver stimolato altri appassionati di caccia al beccaccino, a condividere i propri numeri allo scopo esclusivo di permettere una raccolta di dati che possa dare significatività alla ricerca. Ricordatevi che la statistica è fatta di numeri! La stessa Federcaccia, ha proposto una simile indagine, (io ho già condiviso i miei numeri personali naturalmente) considerando questo strumento come un mezzo efficace per monitorare la fauna migratoria. Invito quindi tutti a collaborare all’iniziativa perché la caccia, e quella alla migratoria in particolare, avrà sempre una spada di Damocle sulla testa finché non avremo modo e maniera di rispondere con dati oggettivi agli animalisti che, disponendo di una conoscenza limitata, urlano allo scandalo, sia che si parli di beccaccini, di nutrie, pappagallini, procioni e non so cos’altro, che privi di nemici naturali, stanno invadendo le nostre campagne infliggendo danni non solo all’agricoltura ma anche alle specie autoctone. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Curiosità L’avvistamento di un beccaccino Isabellino D r . P a o l o G e nd a r i ni Mi sembra opportuno segnalare sul nostro Gazzettino tutte le "stranezze", a proposito di beccaccini, di cui veniamo a conoscenza. Tre amici beccaccinisti degni di fede e credibilità, mi hanno raccontato di aver fatto uno strano incontro: nell'ultima settimana di febbraio, mentre cercavano di imparare l'arte della “caccia fotografica”, hanno avvistato un beccaccino di color Isabella. Purtroppo, non essendo stagione di caccia ed essendo i tre amici neofiti della fotografia, non ho un reperto certificante l’avvistamento. L'esperienza ornitologica dei tre e l'unanimità dei racconti sono sufficienti, per essere sicuro che non si tratti di un abbaglio. Beccaccini chiari rappresentano effettivamente una rarità ed è per questo che provo solo un po' di invidia per un incontro così inaspettato. Forse non tutti sanno che il beccaccino isabellino deve il suo affascinante nome ad un curioso connubio con la biancheria intima della Regina Isabella (almeno questo è il racconto al riguardo), che si diceva non fosse propriamente candida ma che avesse un colore indefinito tra il tortora chiaro ed il marroncino. Un beccaccino “poco lavato insomma”! 8 Lettera a un amico In memoria di Pierre Lemoine Sig. Emilio Zanetti E’ con estrema tristezza che veniamo a conoscenza della morte di un pointerman d’eccellenza: il Dr. Pierre Lemoine. Pierre era una figura di spicco nel mondo dei Pointer “made in France” a cui ha apportato molto in termini di razza. Cacciatore, appassionato di beccacce e beccaccini, allevatore di pointer per il quale è molto conosciuto sotto l’affisso “De Quenottes” cioè “denti da latte”. Specialista di beccaccini che cacciava nelle paludi di Carentan, più note come “marais”, la sua dipartita getta sgomento nel prestigioso Pointer Club Francais che perde uno dei suo esponenti più emblematici. Per circa vent’anni è stato uno dei punti di riferimento dei “migranti del Club del Beccaccino di Milano”, i quali si recavano in quel di Carentan, nella regione bassa della Normandia, per partecipare alle prove a beccaccini nei marais. Persona affabile, dal carattere forte e generoso al tempo stesso, Pierre ha sempre accolto con sincera amicizia e grande ospitalità molti beccaccinisti italiani che oggi lo ricordano con affetto e stima quali Maurizio Meneghini, Riccardo ed Emilio Zanetti, Ambrogio Fossati, Giorgio Ferrato, Enrico Marchetti, Sergio Burigo, Aldo Morandi e molti altri soci del Club. Egli mostrava con orgoglio i suoi amati pointer ed in casa custodiva una piccola teca di vetro dove aveva riprodotto un piccolo habitat palustre con beccaccini e frullini imbalsamati, a testimoniare il fuoco e la passione che ardeva in lui “pour les becassines”. Bellissimi e indimenticabili restano i ricordi delle giornate trascorse in sua compagnia prima delle prove: era instancabile, sempre alla ricerca di nuovi marais per far incont rare “les chiens des italiens” e farci divertire. Il club del beccaccino si unisce al dolore e allo sgomento della famiglia per questa inaspettata perdita. Ciao Pierre un forte abbraccio da tutto il Club. --------------------------------------------------------------------------------------------------La ricetta Beccaccini alla senape (da: R. Basso, A. Bolzonetti: 401 antiche ricette gastronomiche lombardo venete) Spennare e fiammeggiare rapidamente beccaccini senza privarli delle interiora. i Avvolgerli in fettine di lardo e cuocerli su una griglia rovente per circa un quarto d’ora. Tagliarli a metà, estrarre le interiora, tritarle e spalmarle sui pezzi di beccaccino. A questo punto metterli su una teglia unta con olio, condirli con sale fino e olio d’oliva e terminare la cottura. Prima di servire spuzzare sugli uccelli il succo di un limone e spalmare con la senape. 9