PDF articolo - Fondazione Maria Grazia Cutuli

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PDF articolo - Fondazione Maria Grazia Cutuli
«Abbiamo selezionato solo coloro che avevano già esperienza in prima linea»
dice. L' ulteriore scrematura sarebbe stata fatta dai talebani: «Solo volontari
capaci di usare l' artiglieria pesante» avrebbero detto gli emissari del mullah
Omar durante gli incontri preparatori con i capi del movimento. «Molti volontari
dovranno aspettare ancora - aggiunge il maulana. - Saranno chiamati solo quando
le truppe occidentali attaccheranno sul terreno». A vederla nelle immagini
scattate dai fotografi locali questa armata alla quale nessun occidentale ha
potuto finora avvicinarsi sembra un esercito resuscitato da un incubo della
storia. Bambini, adulti, vecchi dalle barbe bianche impugnano moschetti d'
inizio secolo, asce, spade fino ai lanciagranate di fabbricazione sovietica:
sono destinati in gran parte a bivaccare a Bajour a 5 chilometri dalla
frontiera. E' stato consegnato loro un intero villaggio, Lagharai, dove si
preparano - se necessario - a restare tutto l' inverno. Poco importa che il
presidente Pervez Musharraf in altre parti del Paese tenti di frenare gli
integralisti, cercando nuove alleanze sul fronte laico. O che intensifichi le
pressioni sul regime di Kabul affinché respinga i volontari pakistani. Il
maulana Fazal-i-Haq ricorda che gli attivisti del Movimento per l'
implementazione della sharia nel 1994, dopo il fallito tentativo del governo di
imporre una legge speciale sull' area, sono riusciti con una rivolta popolare a
prendere il controllo di aeroporti, stazioni di polizia, edifici istituzionali.
Ma forse è solo un gioco delle parti. Musharraf, secondo alcuni, sta lasciando
mano libera alla brigata della jihad per alzare il suo prezzo con gli americani.
Alla vigilia della sua visita a Washington, agiterebbe il fantasma dell'
instabilità per ottenere di più dagli alleati. Maria Grazia Cutuli
Documento 297 di 316
P* TESTATA Corsera SEZIONE PRIMO PIANO REDAZIONE ESTERI DATA 03/11/2001 NUMERO
Sab PAGINA 008
OCCHIELLO Il Pentagono, sempre meno convinto di spingere l' Alleanza del Nord
verso Kabul, sembra puntare su altre fazioni
TITOLO I talebani braccano l' inviato del monarca
SOMMARIO Caccia sulle montagne a Hamid Karzai, entrato nel Paese per fomentare
una sollevazione
AUTORE Cutuli Maria Grazia
ARGOMENTO guerra
NOTE I talebani danno la caccia da giorni a Hamid Karzai in missione segreta
LOCALITA' EVENTO AFGHANISTAN
FOTO, GRAFICI, TABELLE CORANO E MOSCHETTO Una pattuglia di talebani,
letteralmente «studenti coranici» Khursheed/Reuters
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Il Pentagono, sempre meno convinto di spingere l' Alleanza del Nord verso Kabul,
sembra puntare su altre fazioni I talebani braccano l' inviato del monarca
Caccia sulle montagne a Hamid Karzai, entrato nel Paese per fomentare una
sollevazione DAL NOSTRO INVIATO PESHAWAR - I fronti si moltiplicano per i
talebani. Oltre ai bombardamenti aerei americani e agli attacchi dell' Alleanza
del Nord, le milizie integraliste devono respingere i partigiani dell' ex re
Zahir Shah, sponsorizzati dagli Stati Uniti per sobillare la rivolta dentro l'
Afghanistan. Dopo Abdul Haq, l' ex leader della Jihad catturato e ucciso una
settimana fa, c' è un altro comandante in missione segreta nel Paese, braccato
dalle milizie coraniche, ricercato con un centinaio di uomini, inseguito per le
valli e le montagne del distretto di Oruzgan. È Hamid Karzai, 46 anni,
combattente durante la guerra contro i russi, viceministro degli Esteri nel
governo dei mujaheddin alla caduta del regime filosovietico di Najibullah, nuova
promessa dell' insurrezione. I talebani gli danno la caccia da giorni in una
delle regioni più inaccessibili dell' Afghanistan, chiedendosi ancora come sia
riuscito ad arrivare fin là. Per giungere alla sua base, nell' area di Dehrawad,
i miliziani del mullah Omar hanno marciato per nove ore tra i crepacci ocra di
un paesaggio lunare. Hanno combattuto. Si sono scontrati con i suoi uomini.
Hanno voluto fare credere di averlo catturato, addirittura ucciso, come Abdul
Haq. Ma all' alba di ieri, il «morto» è resuscitato. Alle 6.30 Hamid Karzai in
persona ha telefonato al fratello Ahmed, che si trova a Quetta, in Pakistan: «C'
è stato uno scontro pesante - ha confermato -. Ma stiamo tutti bene, solo uno
dei nostri è stato leggermente ferito». Un avversario più temibile del previsto?
L' Afghanistan Islamic Press, l' agenzia che fa da megafono al regime, ha
insistito per tutta la giornata: due uomini sarebbero morti, altri 25 catturati
rischierebbero l' impiccagione come agenti americani. Poi Kabul ha dovuto
smentire: «Gli oppositori sono sfuggiti alla caccia», ha dichiarato un portavoce
dei talebani, Mohammed Tajeb Agha. Il comandante avrebbe anzi catturato una
dozzina di studenti coranici. La missione di Karzai si colora di giallo, come
quella tragica e sfortunata di Abdul Haq. Fa parte di uno stesso piano d'
attacco? Segna l' inizio di una nuova strategia americana? Il Pentagono, sempre
meno convinto di spingere l' Alleanza del Nord con le sue litigiose etnie alla
conquista di Kabul, già da tempo sembra puntare su altre fazioni. Secondo il
ministro dell' informazione dei talebani, Qari Fazil Rabi, ci sono elicotteri
statunitensi a offrire copertura aerea agli infiltrati. «Hanno sparato sui
nostri soldati mentre attaccavano gli oppositori». E ancora: «Hanno lanciato 600
fucili ai ribelli». «Li hanno scaricati al centro dell' Afghanistan, in una
regione impossibile da raggiungere se non in volo». Propaganda, secondo Qayum,
altro fratello del comandante, residente negli Stati Uniti: «Vogliono spacciare
Karzai per una marionetta di Washington». Un copione molto simile a quello che
ha accompagnato la fine di Abdul Haq. In quel caso si è parlato di Apache
chiamati in soccorso, di uomini Cia presenti tra gli oppositori, di misteriose
valigie piene di dollari per comprare i talebani locali. Un intrigo parzialmente
confermato dal Pentagono: era un Predator, un aereo spia dotato di missili
Hellfire, a essere stato inutilmente mandato sul posto. Lo scenario comincia a
ricordare i tempi della Jihad, le troppe fazioni sponsorizzate dalla Cia contro
l' invasore sovietico, le retrovie pachistane gremite di combattenti, le
infiltrazioni di mujaheddin alle frontiere. Con una variante: il ruolo di Zahir
Shah, l' ex monarca esiliato a Roma, attorno al quale si intrecciano le alleanze
che dovrebbero portare alla formazione di un futuro governo con l' instaurazione
della Loya Jirga, l' antico consiglio supremo multietnico e trasversale. Anche
Hamid Karzai, come Abdul Haq, è un esponente pashtun. È uno degli uomini a cui
il sovrano ha affidato il compito di creare il suo nuovo esercito. Le
similitudini tra il comandante vivo e quello assassinato sono tante: entrambi
facevano affari a Dubai, entrambi sono stati richiamati dagli Emirati per
organizzare la resistenza. Ma i legami tra Zahir Shah e Karzai sono anche più
stretti di quelli con Abdul Haq. È un intreccio di ricordi personali, comunanze
politiche, appartenenze tribali. Comparso a Peshawar un paio di settimane fa,
sarebbe entrato in Afghanistan dal Beluchistan, in contemporanea con Abdul Haq.
Ma con una missione diversa: se il primo doveva cercare di far passare dalla
propria parte i talebani moderati, Karzai cerca consensi all' interno della sua
tribù per scardinare il potere del mullah Omar e della sua nomenklatura. Maria
Grazia Cutuli
Documento 298 di 316
P* TESTATA Corsera SEZIONE PRIMO PIANO REDAZIONE ESTERI DATA 04/11/2001 NUMERO
Dom PAGINA 002
OCCHIELLO scontro di culture
TITOLO Ma nei cinema pakistani trionfano Stallone e Schwarzenegger
SOMMARIO «Sanno lottare, sanno combattere, sanno uccidere» Il pubblico «di
frontiera» chiede azione, sangue e intrighi
AUTORE Cutuli Maria Grazia
ARGOMENTO cinema
LOCALITA' SOGGETTO PAKISTAN
FOTO, GRAFICI, TABELLE Il cinema Falak Seer di Peshawar (Digaetano)
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Ma nei cinema pakistani trionfano Stallone e Schwarzenegger DAL NOSTRO INVIATO
PESHAWAR - Gli eroi hanno il fisico taurino di Jean Claude Van Damme, la
mascella feroce di Arnold Schwarzenegger, la forza bestiale di Sylvester
Stallone. Poco importa che siano attori occidentali, protagonisti di film