Layout 2 - Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val
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Mercoledì 30 giugno, ore 21.30 LA VITA È UNA COSA MERAVIGLIOSA di Carlo Vanzina. Sogg. e scen.: Enrico e Carlo Vanzina. Con Luigi Proietti, Vincenzo Salemme, Nancy Brilli. Commedia, 103 min. IT 2010 “Come fa una famiglia a vivere con 1200 euro al mese?” si chiede Vincenzo Salemme nei panni del presidente di un importante gruppo bancario romano. Tra escort di lusso, intercettazioni, malasanità, intrallazzi alla Balducci, bisogna ammettere che La vita è una cosa meravigliosa dei Vanzina Brothers si spinge molto più avanti nel fotografare la realtà italiana di qualsiasi film italiano degli ultimi anni. Magari lo fa con un linguaggio di commedia non modernissimo, che ha però il gran pregio di evitare facili moralismi ideologici. Come insegnava Dino Risi. È ovvio che non siamo di fronte all’immagine di un’Italia drammatica alla Moretti ma i Vanzina, come insegnano i loro film migliori sulla borghesia romana, Le finte bionde o Il pranzo della domenica , conoscono perfettamente i loro personaggi e quel tipo di umanità … A Vanzina e ai suoi attori, Proietti e Salemme in testa a tutti, basta pochissimo per farci ridere con la nostra realtà. Che abbiamo sotto gli occhi, ma che spesso non vediamo o non vogliamo vedere. – Marco Giusti, Il Manifesto , 2.04.2010 Enrico Vanzina: “[Il titolo del nostro film] è mutuato sia da La vita è meravigliosa di Frank Capra che dal film di Henry King con William Holden L’amore è una cosa meravigliosa: in un mondo in cui l’ansia la fa da padrone puntavamo a una storia positiva in grado di offrire qualcosa di distensivo e una sana allegria.” Mercoledì 7 luglio, ore 21.30 MAGA MARTINA E IL LIBRO MAGICO DEL DRAGHETTO (Hexe Lilli, der Drache und das magische Buch) di Stefan Ruzowitzky. Con Alina Freund, Sami Herzog, Anja Kling. Avventura, 89 min. DE/AT 2009 Come il Wes Anderson de Il fantastico Mr. Fox anche l’austriaco Stefan Ruzowitzky passa con disinvoltura dal cinema dal vivo per adulti alla favola per bambini adattando il celeberrimo libro alemanno per l’infanzia Maga Martina firmato Knister. La maga del titolo è una bambina con una calza su e una giù scelta dalla strega buona Teodolinda (Pilar Bardem, la mamma di Javier) per succederle nelle arti magiche. Per farlo dovrà difendere il Libro degli incantesimi dal perfido Geronimo, un losco individuo che va in giro in vestaglia, ha un carlino per scagnozzo e vuole assoggettare il mondo. Risultato? Molto garbato. Ai fan del cinema fantastico europeo nello stile di Metropolis di Fritz Lang e La storia infinita di Wolfang Petersen piaceranno le scenografie industriali in cui si svolge la seconda parte del film. La tredicenne protagonista Alina Freund è riuscita a creare una bambina molto concreta, credibile sia come figlia un po’ pestifera di una mamma rimasta sola che come ambiziosa maga dai capelli rossi. Nei libri originali la piccola maga si chiama in realtà Lilli. – Francesco Alò, Il Messaggero , 12.02.2010 Mercoledì 14 luglio, ore 21.15 BACIAMI ANCORA di Gabriele Muccino. Con Stefano Accorsi, Vittoria Puccini, Pierfrancesco Favino, Giorgio Pasotti, Claudio Santamaria. Drammatico, 130 min. IT 2010 Per i trentenni, portati da Gabriele Muccino ne L’ultimo bacio a un successo che nel cinema ha fatto data, sono passati quasi dieci anni ed eccoli di nuovo, in Baciami ancora , tutti e cinque, Carlo, Marco, Paolo, Adriano, Alberto: sempre più alle prese con questioni sentimentali (adesso anche coniugali), avendo tutti più o meno sistemate quelle professionali negli agiati ambienti borghesi da cui provengono. Muccino, con equilibrio sicuro fra le cronaca e il dramma, ci fa seguire da vicino, quasi dal di dentro, [le loro] storie. Segna con forti sfumature i vari caratteri, andando a fondo tra le loro pieghe, alterna con saldo impatto narrativo le situazioni che via via li hanno al centro e in più momenti spinge intenzionalmente fino al diapason dell'esasperazione i tanti scontri in cui i singoli personaggi vengono coinvolti, specie nell’ambito delle controversie di coppia. Ora tenendo saldamente in primo piano i rapporti d’amicizia, se pur con contrasti, ora privilegiando quelli sentimentali con accenti che, pur accettando note romantiche, riesce sempre a mantenere asciutti e risentiti, anche nelle pagine più inclini all’emozione. In una Roma, ora solo quotidiana ora anche architettonica, ma senza compiacimenti, che sa farsi sempre cornice quieta a quei drammi anche i più laceranti. Vi danno colore e calore non solo la canzone di Jovanotti con cui si conclude (come quella di Carmen Consoli ne L’ultimo bacio) ma molte altre, cantate anche da Mina, da Jacques Brel, da Ornella Vanoni. – Gian Lugi Rondi, Il Tempo , 27.01.2010 XIV rassegna estiva di film all’aperto - Anfiteatro di Va Dante, Gemona del Friuli - Proiezioni gratuite (annullate in caso di pioggia) Mercoledì 21 luglio, ore 21.15 IL FIGLIO PIÙ PICCOLO di Pupi Avati. Con Christian De Sica, Laura Morante, Luca Zingaretti, Sydne Rome, Nicola Nocella. Drammatico, 100 min. IT 2010 Pupi Avati: “ Il figlio più piccolo è la storia di un immobiliarista romano in crisi, interpretato da Christian De Sica, che ha perso molti soldi nel tracollo della sua holding, una struttura costruita su una serie di scatole vuote. Allora il suo commercialista, che è Luca Zingaretti, gli consiglia di intestare la società con tutte le perdite al figlio che vive a Bologna. È una storia molto dura, incentrata sul denaro e sulla ricerca del successo a qualsiasi costo, non a caso ambientata in Emilia, dove una persona conta per quello che ha.” Christian De Sica: “Ho sempre stimato Pupi da spettatore ma tornando a lavorare con lui ad oltre 30 anni di distanza ho scoperto sia in fase di preparazione che durante le riprese anche un grande maestro di recitazione: ogni cosa che diceva era giusta e pertinente… Devo confessare che mi ha ricordato mio padre Vittorio De Sica per la sua formidabile capacità di dirigere i suoi attori – protagonisti o comprimari che siano, non sono mai stonati – ma anche nel modo di fare, pensare e girare e nel saper affrontare argomenti importanti e difficili sempre con mano leggera … Pupi scrive sempre i suoi copioni come se fossero dei veri e propri romanzi, ho trovato avvincenti sia la storia che il mio personaggio, nonostante fosse molto negativo.” (Dal pressbook) Mercoledì 28 luglio, ore 21.15 FOCACCIA BLUES di Nico Cirasola. Con Dante Marmone, Tiziana Schiavarelli, Renzo Arbore, Lino Banfi. Commedia, 82 min. IT 2009 Il film trae spunto da una vicenda accaduta in Puglia, ad Altamura, dove qualche anno fa venne inaugurato un grande McDonald’s di 550 metri quadri. Dopo alcuni mesi, Luca Digesù, decise di aprire accanto al “gigante” americano, una piccola panetteria in cui produceva la sua specialità: la focaccia. Lentamente, la concorrenza “leale” del panettiere altamurano mise in crisi il grande Fast Food, che finì col chiudere. Nel film la storia è raccontata, attraverso l’esperienza dei simpatici abitanti del paese, da un giornalista francese (Eric Jozsef) e dall’avventura di Onofrio (Onofrio Pepe), giunto negli USA con uno scopo preciso: far conoscere agli americani la bontà della focaccia. Alla vicenda reale si unisce poi la favola d’amore tra Dante (Dante Marmone), un fruttivendolo amante della qualità, e Rosa (Tiziana Schiavarelli), sua cliente abituale, affascinata dall’arrivo in città di uno strano personaggio, Manuel (Luca Cirasola), un anti-eroe western moderno. Da citare anche le incursioni nella vicenda di due personaggi televisivi (impersonificati da Lino Banfi e Renzo Arbore), protagonisti di uno sketch di “telecucina”, in cui esasperano il concetto di identità litigando per i più futili motivi (“è più buono il fungo Cardoncello o il Lampascione?”); un nostalgico proiezionista cinematografico (Michele Placido) e un combattivo esercente di una piccola monosala d’essai (Nichi Vendola). (Dal pressbook) Mercoledì 4 agosto, ore 21.00 COME D’INCANTO (Enchanted) di Kevin Lima. Con Amy Adams, Patrick Dempsey, Susan Sarandon. Commedia, 107 min. US 2007 Questa classica favola Disney, ambientata nella New York di oggi, racconta la storia di una principessa delle fiabe (Amy Adams), che dal passato viene catapultata nel cuore della Grande Mela per opera di una regina malvagia (Susan Sarandon). Appena messo piede sulla Terra, la principessa Giselle conosce un affascinante avvocato (Patrick Dempsey) e inizia a cambiare idea sulla vita e sull’amore. Ma il romanticismo può sopravvivere nel mondo reale? Commedia vivace e originale che imprime una svolta moderna ai classici Disney, Come d’incanto mescola fantasia, azione e musica, computer grafica, animazione tradizionale e azioni dal vero, dando vita a una storia romantica e piena di ironia adatta a un pubblico di tutte le età . (Dal pressbook) Kevin Lima: “La storia comincia nel tipico mondo animato targato Disney, una sorta di universo concentrato, denso e compresso dal quale fuoriescono, nell’arco di dieci minuti, tutte le icone Disney. Dopo questa apertura parte il film vero e proprio, che in effetti e recitato dal vero: i personaggi animati visti all’inizio diventano figure in carne e ossa e questa trasformazione rappresenta il vero fulcro della storia. Nei film della Disney accadono cose che nella vita reale non si verificano, un elemento che nel film e decisamente enfatizzato.” “Come d’incanto è semplicemente incantevole, soprattutto grazie alla Adams. Spiritosa, elegante, candida, arguta e bellissima. In quattro parole: la nuova Julie Andrews, che fa un’apparizione tutelare come voce narrante. Il film è un ottimo pretesto per innamorarsi di lei” (Francesco Alò). “Le avventure della principessa tutt’occhi nelle ciniche strade di Manhattan sono uno spasso e gli inserti di computer grafica eccellenti. L’equilibrio tra scrittura per bambini e cinefilia per adulti è ben calibrato e la protagonista del film, Amy Adams, giganteggia con il suo irresistibile sorriso e ricorda davvero – come ripetono le recensioni americane – la Julie Andrews di Mary Poppins” (Federico Pedroni in Film TV). Vi ricordiamo che Amy Adams (classe 1974), recentemente vista al Sociale in Julie & Julia , è nata ad Aviano, dove il padre era di stanza presso la base militare, e che la Disney ha messo in cantiere un Come d’incanto 2 che dovrebbe arrivare sugli schermi nel 2012. Mercoledì 11 agosto, ore 21.15 I GATTI PERSIANI (Kasi Az Gorbehaye Irani Khabar Nadareh) di Bahman Ghobadi. Con Negar Shaghaghi, Ashkan Koohzad, Hamed Behdad, Ashkan Koshanejad. Drammatico, 106 min. IR 2009 Usciti da poco di prigione, due giovani musicisti, un ragazzo e una ragazza, decidono di formare una band. Setacciano il mondo underground della Teheran di oggi in cerca di altri musicisti. Siccome suonare in Iran è vietato, progettano di fuggire dalla loro esistenza clandestina e sognano di esibirsi in Europa. Ma senza soldi e senza passaporti non sarà facile. Bahman Ghobadi: “Agli occhi dell’Islam la musica è impura, in quanto fonte di allegria e gioia. Sentire una donna cantare è considerato un peccato, per le emozioni che suscita. Negli ultimi trent’anni in Iran, un certo tipo di musica e soprattutto la musica occidentale è stata praticamente proibita dalle autorità. È rimasta nascosta negli ambienti underground: si deve suonare underground e ascoltare underground. Anche se nascosta, questa musica non è mai sparita. In tutti questi anni solo in pochi hanno osato prenderne atto … Dal momento in cui mi sono avventurato nel cuore di Teheran e sono sceso nelle cantine buie dove si suona questo tipo di musica, ho scoperto un mondo strano, diverso e affascinante. Un mondo nascosto di musicisti ribelli, non visti e non ascoltati dalla maggior parte della popolazione della città. Ho assistito al loro mondo, alle loro vite, alle loro preoccupazioni artistiche, ho visto i pericoli che affrontano, i problemi con i loro vicini, gli arresti, le aggressioni subite… quando ho visto tutto quello che devono passare semplicemente perché cantano, suonano uno strumento, amano la musica, mi sono detto che questo film si doveva fare. I gatti persiani è la prima vera testimonianza della realtà di questi giovani musicisti.” (Dal pressbook) Mercoledì 19 agosto, ore 21.00 In collaborazione con le associazioni Bravi Ragazzi e Un Blanc e un Neri nell’ambito della manifestazione “Elementi sotterranei 2010” RUMORE BIANCO di Alberto Fasulo. Documentario, 90 min. IT 2008 Il Tagliamento come spina dorsale del Friuli … Il fiume come un vasto nastro vivente, connettore dell’esperienza umana: di chi ci vive e ci lavora, chi sogna, pensa, ricorda, gioca, riesce, fallisce, soffre, combatte; da tutte queste vite e questi volti, che il film, alla Piavoli, riunisce in un vasto affresco poetico, emerge un quadro di vivissima, ma dolorosa (perché umana, consegnata al tempo e al dolore) vitalità. A fare da filo conduttore c’è soltanto l’acqua, col suo ciclo, con la pioggia, e con le sue piene, che innestano il ricordo di altre piene, disastrose, del passato. Giustamente il film lavora, nella scan- sione abilmente montata delle scene, per contatto poetico; c’è una logica ma non è esplicativa o, peggio, narrativa. Questo film è un viaggio fluido – perché fluido è l’elemento dell’acqua, su cui il film galleggia – e naturalmente erratico, che torna su se stesso, si perde e si ritrova, seguendo collo sguardo lo spettacolo della natura (le piante, la strettoia delle montagne, i cieli grigi friulani, il volo degli uccelli); ma soprattutto possiede un elemento centrale che è il concetto di lavoro, nel senso del fare (faber). Tutti i lavori, da quelli atemporali della vecchia contadina stanca che vediamo all’inizio a quelli degli scienziati svizzeri che studiano il fiume coi loro “rituali” misteriosi (il finale), a quelli dei lavoratori della centrale, dei bonificatori di bombe, dei militari eccetera, che siano esplorati in lunghe riprese o che siano concentrati in una manciata di secondi, e senza essere tutti egualmente comprensibili all’osservatore, tutti questi lavori hanno nel film una solennità scandita nella muta sicurezza del gesto. – Giorgio Placereani, blog, 5.12.2008 Mercoledì 25 agosto, ore 21.00 THE HURT LOCKER di Kathryn Bigelow, con Jeremy Renner, Anthonie Mackie, Guy Pearce, Ralph Fiennes, Brian Geraghty. Drammatico, 131 min. US 2008 Vincitore di 6 premi Oscar 2010: miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale, miglior montaggio, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro. Il sergente maggiore James, artificiere in Iraq, fa uno dei lavori più pericolosi del mondo e dei più eccitanti. A casa era solo un redneck, un bifolco, una testa calda. “Spazzatura”, come sentenzia il suo secondo, stufo di subire le sue pericolose mattane. Ma lì al fronte è il dio del coraggio. “La furia della battaglia provoca una dipendenza fortissima e spesso letale, perché la guerra è una droga”, ammonisce una citazione in apertura. E il film fa di tutto per ricreare quella paradossale ebbrezza da adrenalina, con la maestria che ci si può aspettare dalla regista di Point Break e Strange Days che mixa con efficacissima furia tempi morti e accelerazioni fulminee, riprese studiatissime da cinema di guerra e altre convulse in stile reportage Intanto però la guerra va avanti. Militari e civili muoiono come mosche. Ogni casa, ogni bancarella, ogni auto che passa può nascondere un nemico o il fantasma di un nemico, anche più pericoloso quando non sei sicuro di nulla … Ma cosa vuole raccontare esattamente Kathryn Bigelow con questo film incalzante ed ellittico, adrenalinico e sapientemente ambiguo, ispirato ai reportage sul campo del giornalista sceneggiatore Mark Boal (già coautore di Nella valle di Elah di Paul Haggis) e diviso in blocchi indipendenti come “stazioni” di un unico percorso? In superficie l’itinerario del sergente James segue il classico schema della presa di coscienza. Dall’invulnerabilità iniziale dalla sua illusione alla cognizione del dolore. Nessuna denuncia increspa il racconto. Per la Bigelow la guerra è un fatto, l’Iraq non è diverso da altri conflitti, quello di The Hurt Locker è un trip anzitutto interiore come si capisce nell’epilogo, quando il sergente incontra la propria natura profonda. Per questo, anche, il film è destinato a scatenare equivoci e discussioni. Dietro lo stile smagliante qualcuno vede retorica patriottarda. Per altri il sergente James è l’iperbole del soldato (del maschio) “condannato” alla guerra. La Bigelow, saggiamente, non spiega nulla, ma mostra un fenomeno (gli dà forma), con forza e coerenza. Come fa il buon cinema, sempre, di qualsiasi colore. – Fabio Ferzetti, Il Messaggero , 10.10.2008 Mercoledì 1 settembre, ore 21.00 LA PREMIÈRE ÉTOILE - LA PRIMA STELLA (La première étoile) di Lucien Jean-Baptiste. Con Firmine Richard, Lucien Jean-Baptiste, Anne Consigny, Jimmy Woha-Woha, Ludovic François. Commedia, 90 min. FR 2009 Sorpresa: una commedia autobiografica sull’integrazione razziale lieve, divertente, ottimista, piena di gag antiche e infallibili servite con occhio affettuoso ma irriverente. Prima idea: un gruppo di neri sulla neve, padre, figli e nonna, tutti a bordo di un’assurda Mercedes gialla presa in prestito con la forza dall’amico dandy di banlieue, ha un potenziale comico indubitabile. Seconda: anche i bianchi più aperti e tolleranti devono lottare col razzismo nascosto nei gesti e nelle abitudini più ovvie, e anche questo ha un lato buffo. La terza idea, o forse è la prima, è che i neri non sono tutti uguali, ci mancherebbe. E un antillano scansafatiche e scommettitore che porta i figli a sciare per uno scatto d’orgoglio nei confronti della moglie (la bianchissima Anne Consigny), è un ottimo mezzo per guardare dalla giusta distanza le proprie e le altrui manchevolezze. Morale: lo schema “natalizio” delle vacanze sulla neve genera un susseguirsi di situazioni garbate, spesso irresistibili e pure istruttive, culminanti in due esibizioni canore (“La montagne” del grande Jean Ferrat e il motivetto patriottico inneggiante a De Gaulle cantato dalla nonna, la gloriosa Firmine Richard). Una piccola scoperta. – Fabio Ferzetti, Il Messaggero , 26.10.2009