ARRIVA IL GIUBILEO A tavola in famiglia
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ARRIVA IL GIUBILEO A tavola in famiglia
Anno XXIX (XLVII) - N°12 - DICEMBRE 2015 - Via S. Lucia Filippini n° 25 - Tel. 0761.826050 - Montefiascone (VT) - “Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - Art. 1 Comma 2 D.L. 353 del 24/12/2003 - DCB Centro Viterbo” «La Voce» - Mensile di Montefiascone - Direttore Agostino Ballarotto e-mail: [email protected] - Responsabile Angelo Gargiuli Direzione, redazione: 01027 Montefiascone, Via S.L. Filippini, 25 - Tel. 0761.826050 - Autorizz. Tribunale di Viterbo n° 272 del 4-12-1982 Tipo-Lito «Silvio Pellico» di Marroni e C. s.n.c. - Via Paternocchio, 35 - Montefiascone - Tel. e Fax: 0761.826297 - e-mail: [email protected] Mercoledì 11 novembre - P.zza San Pietro A tavola in famiglia Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Oggi rifletteremo su una qualità caratteristica della vita familiare che si apprende fin dai primi anni di vita: la convivialità, ossia l’attitudine a condividere i beni della vita e ad essere felici di poterlo fare. Condividere e saper condividere è una virtù preziosa! Il suo simbolo, la sua “icona”, è la famiglia riunita intorno alla mensa domestica. La condivisione del pasto - e dunque, oltre che del cibo, anche degli affetti, dei racconti, degli eventi... - è un’esperienza fondamentale. Quando c’è una festa, un compleanno, un anniversario, ci si ritrova attorno alla tavola. In alcune culture è consuetudine farlo anche per un lutto, per stare vicino a chi è nel dolore per la perdita di un familiare. La convivialità è un termometro sicuro per misurare la salute dei rapporti: se in famiglia c’è qualcosa che non va, o qualche ferita nascosta, a tavola si capisce subito. Una famiglia che non mangia quasi mai insieme, o in cui a tavola non si parla ma si guarda la televisione, o lo smartphone, è una famiglia “poco famiglia”. Quando i figli a tavola sono attaccati al computer, al telefonino, e non si ascoltano fra loro, questo non è famiglia, è un pensionato. Il Cristianesimo ha una speciale vocazione alla convivialità, tutti lo sanno. Il Signore Gesù insegnava volentieri a tavola, e rappresentava talvolta il regno di Dio come un convito festoso. Gesù scelse la mensa anche per consegnare ai discepoli il suo testamento spirituale - lo fece a cena - condensato nel gesto memoriale del suo Sacrificio: dono del suo Corpo e del suo Sangue quali Cibo e Bevanda di salvezza, che nutrono l’amore vero e durevole. In questa prospettiva, possiamo ben dire che la famiglia è “di casa” alla Messa, proprio perché porta all’Eucaristia la propria esperienza di convivialità e la apre alla grazia di una convivialità universale, dell’amore di Dio per il mondo. Partecipando all’Eucaristia, la famiglia viene purificata dalla tentazione di chiudersi in sé stessa, fortificata nell’amore e nella fedeltà, e allarga i confini della propria fraternità secondo il cuore di Cristo. In questo nostro tempo, segnato da tante chiusure e da troppi muri, la convivialità, generata dalla famiglia e dilatata dall’Eucaristia, diventa un’opportunità cruciale. L’Eucaristia e le famiglie da essa nutrite possono vincere le chiusure e costruire ponti di accoglienza e di carità. Sì, l’Eucaristia di una Chiesa di famiglie, capaci di restituire alla comunità il lievito operoso della convivialità e dell’ospitalità reciproca, è una scuola di inclusione umana che non teme confronti! Non ci sono piccoli, orfani, deboli, indifesi, feriti e delusi, disperati e abbandonati, che la convivialità eucaristica delle famiglie non possa nutrire, rifocillare, proteggere e ospitare. La memoria delle virtù familiari ci aiuta a capire. Noi stessi abbiamo conosciuto, e ancora conosciamo, quali miracoli possono accadere quando una madre ha sguardo e attenzione, accudimento e cura per i figli altrui, oltre che per i propri. Fino a ieri, bastava una mamma per tutti i bambini del cortile! E ancora: sappiamo bene quale forza acquista un popolo i cui padri sono pronti a muoversi a protezione dei figli di tutti, perché considerano i figli un bene indiviso, che sono felici e orgogliosi di proteggere. Oggi molti contesti sociali pongono ostacoli alla convivialità familiare. È vero, oggi non è facile. Dobbiamo trovare il modo di recuperarla. A tavola si parla, a tavola si ascolta. Niente silenzio, quel silenzio che non è il silenzio delle monache, ma è il silenzio dell’egoismo, dove ognuno fa da sé, o la televisione o il computer... e non si parla. No, niente silenzio. Occorre recuperare quella convivialità familiare pur adattandola ai tempi. La convivialità sembra sia diventata una cosa che si compra e si vende, ma così è un’altra cosa. E il nutrimento non è sempre il simbolo di una giusta condivisione dei beni, capace di raggiungere chi non ha né pane né affetti. Nei Paesi ricchi siamo indotti a spendere per un nutrimento eccessivo, e poi lo siamo di nuovo per rimediare all’eccesso. E questo “affare” insensato distoglie la nostra attenzione dalla fame vera, del corpo e dell’anima. Quando non c’è convivialità c’è egoismo, ognuno pensa a se stesso. Tanto più che la pubblicità l’ha ridotta a un languore di merendine e a una voglia di dolcetti. Mentre tanti, troppo fratelli e sorelle rimangono fuori dalla tavola. È un po’ vergognoso! Guardiamo al mistero del Convivio eucaristico. Il Signore spezza il suo Corpo e versa il suo Sangue per tutti. Davvero non c’è divisione che possa resistere a questo Sacrificio di comunione; solo l’atteggiamento di falsità, di complicità con il male può escludere da esso. Ogni altra distanza non può resistere alla potenza indifesa di questo pane spezzato e di questo vino versato, Sacramento dell’unico Corpo del Signore. L’alleanza viva e vitale delle famiglie cristiane, che precede, sostiene e abbraccia nel dinamismo della sua ospitalità le fatiche e le gioie quotidiane, coopera con la grazia dell’Eucaristia, che è in grado di creare comunione sempre nuova con la sua forza che include e che salva. La famiglia cristiana mostrerà proprio così l’ampiezza del suo vero orizzonte, che è l’orizzonte della Chiesa Madre di tutti gli uomini, di tutti gli abbandonati e gli esclusi, in tutti i popoli. Preghiamo perché questa convivialità familiare possa crescere e maturare nel tempo di grazia del prossimo Giubileo della Misericordia. ARRIVA IL GIUBILEO Il Giubileo della Misericordia, annunciato e voluto da Papa Francesco, inizierà l’8 Dicembre, giorno della festa dell’Immacolata Concezione, per concludersi il 20 Novembre del 2016. Sarà un periodo veramente speciale, durante il quale ci impegneremo tutti nella preghiera, perché la misericordia del Padre ci aiuti e ci accompagni. La nostra vita è un passaggio, a volte anche doloroso e crudele, per cui solo affidandoci al Signore possiamo acquistare forza e serenità. Speriamo che tutto si svolga per il meglio, che in nessun modo sia turbato un periodo così importante. Con il Giubileo della Misericordia dovrà avere inizio per noi un cammino di crescita spirituale che sarà semplice e, nello stesso tempo, grande. Impegnamoci con tutto l’animo sì da migliorarci il più possibile. Certo, visto l’andazzo dei tempi che stiamo attraversando, un bel po’ di preoccupazione c’è. Ma le nostre Forze dell’Ordine saranno impegnate al massimo per garantire la tranquillità a tutti, italiani e stranieri che certamente in molti si recheranno a Roma in una occasione del genere. Auguriamoci che tutto proceda bene, che nessuno interferisca con minacce per spaventarci e privarci della nostra libertà. Purtroppo di individui pessimi e pericolosi qui da noi ce ne sono, ma costoro vanno tenuti a bada con ogni mezzo. Vanno snidati ed espulsi dall’Italia, per esempio, quegli extra comunitari che non hanno il permesso di soggiorno e si sono infiltrati un po’ dovunque. Va fatta una pulizia necessaria. Il Giubileo è un grande evento che non può essere messo in crisi nel modo più assoluto. A.L. pag. 2 LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 Signore, che vuoi che io faccia? Caro Giovane... I NOSTRI INCONTRI 2015 - 2016 Se cerchi i segni tracciati da “Ragazzi e ragazze, per favore: non mettetevi nella “coda” della storia. Siate protagonisti. Giocate in attacco! Calciate in avanti, costruite un mondo migliore, un mondo di fratelli, un mondo di giustizia, di amore, di pace, di fraternità, di solidarietà. Giocate in attacco sempre!... Il tuo cuore, cuore giovane, vuole costruire un mondo migliore... Per favore, non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi siete quelli che hanno il futuro! Voi... Attraverso di voi entra il futuro nel mondo. A voi chiedo anche di essere protagonisti di questo cambiamento. Dio per te e la tua vita... Novembre: Sabato 28 - Domenica 29 Se il Signore, qualche Febbraio: Sabato 27 - Domenica 28 volta, ha già bussato Aprile: Sabato 23 - Domenica 24 Maggio: Sabato 21 - Domenica 22 segretamente al tuo cuore... Se ti incuriosisce e affascina la nostra vita... Se vuoi finalmente rischiare “un ascolto libero e disarmato” della Volontà del Signore... Vi chiedo di essere costruttori del mondo, di mettervi al lavoro per un mondo migliore. Cari giovani, per favore, non “guardate dal balcone” la vita, mettetevi in essa, Gesù non è rimasto nel balcone, si è immerso, non “guardate dal balcone” la vita, immergetevi in essa come ha fatto Gesù”. Papa Francesco Insieme in amicizia e condivisione, alla scoperta del proprio posto nella Chiesa e nel mondo Informazioni e adesioni SEMINARIO DIOCESANO MAGGIORE VIENI e VEDI! Ti aspettiamo in Seminario P.zza San Lorenzo, 1 VITERBO Tel. 0761.340048 E-mail: [email protected] [email protected] 50 anni davanti al Signore Sabato mattina, 21 novembre u.s., nella chiesetta delle Benedettine addobbata a festa, al termine di una celebrazione eucaristica molto devota, è riecheggiato - tra lo stupore grato e poi commosso del gruppetto dei sardi presenti - un canto alla Madonna di Bonaria, la località di Cagliari che ha dato il nome a Buenos Ayres (lì volle recarsi per la sua prima visita pastorale il 22 settembre 2013 papa Francesco, da poco eletto papa). Che cosa si stava festeggiando? Cinquant’anni di professione religiosa di una monaca - proveniente, appunto, da quella bella isola - che ha perseverato nel suo amore totale e generoso al Signore Gesù ponendosi sotto la protezione della Vergine Maria. La Parola di Dio del giorno annunciava la beatitudine, cioè la felicità, di chi è fedele ai comandamenti del Signore perché ne ha scoperto il segreto: non si tratta di legge esterna, ma di aspetti quotidiani di un grande dono - la grazia, il favore di Dio - riversato nel nostro cuore e nella vita. Quel dono è stato accolto e in esso si è perseverato. Quel dono e quella perseveranza fanno diventare parenti di Gesù: per la parola di Lui che entra in noi, la persona diventa capace di amare a misura sua con libertà interiore e dilatazione di spirito. La vita nel monastero diventa una profonda esperienza di discepolato, una vita riuscita, perché la grazia di Dio la riempie tutta. “Ecco io vengo ad abitare in mezzo a te [...] taccia ogni mortale davanti al Signore”, profetizzava l’antico oracolo delle Scritture sante (Zaccaria 2,14-17). Sr. Agostina ha amato il silenzio pieno di Dio delle ore di preghiera delle sue giornate e ha messo in circolo nella comunità con dedizione e amore quello che dal Signore ha ricevuto sostando a lungo davanti a Lui. Le consorelle ringraziano lei e il Signore per quanto - tanto! - ha dato di sé e delle sue capacità a ciascuna di loro. Tutti i suoi parenti, giunti dalla Sardegna, ma anche i sacerdoti che la conoscono, a partire da don Agostino, il cappellano, le porgono tanti carissimi auguri per gli anni a venire. sr. Maria Carla ORARIO FESTIVO I IN NV VE ER RN NA AL LE E SANTE MESSE Sabato - 17,00: Messa Festiva in S. Margherita 7,30 Divino Amore 8,00 S. Maria delle Grazie Corpus Domini - Le Coste S. Pietro - Benedettine Villa S. Margherita 9,00 S. Maria del Riposo (Fiordini) S. Francesco Villa S. Margherita 9,30 Corpus Domini - Le Coste S. Maria del Giglio - Zepponami S. Flaviano S. Giuseppe - Le Mosse 10,00 S. Maria della Vittoria (P. Cappuccini) Villa S. Margherita MONTEFIASCONE 11,00 S. Margherita (ogni 1° sabato del mese e ogni 1ª domenica del mese nel Santuario di S. Lucia Filippini - BATTESIMI) Corpus Domini - Le Coste 11,30 S. Giuseppe - Le Mosse S. Maria del Giglio - Zepponami 12,00 S. Flaviano (ultimo sabato del mese e ultima domenica del mese - BATTESIMI) 17,00 S. Flaviano 18,00 S. Francesco ORARIO FERIALE ore 9,00: ore 9,00: ore 17,00: Santa Margherita San Flaviano Chiesa Divino Amore LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 pag. 3 VECCHIE FOTO M AGGIO 1959 Averne 70... e non sentirli! In alto a sinistra: Giusti Emilio (+), Magro Giovanni, Camicia Lorenzo, Porroni Norberto, Maccaroni Antonio, Paoletti Alfiero, Condanni Rossano. 2ª fila: Dott. Farina Sergio Maria, Menichelli Enzo, Francolini Giorgio, Preside Pietro Volpini (+), Nevi Luciano, Prof. Carbonaro Vincenzo, Cristi Alberto. 3ª fila: Napoli Roberto, Dott. Cricco Luigi, Zerbini Pietro, Marziantonio Rinaldo (+), Marenghi Vincenzo, Caporossi Enrico, Limiti Pietro. Accovacciati: Caprini Antonio, Rovegno Enrico, Bertuccini Mario, Paoletti Giuseppe, Cimarello Vittorio (+). Castrum Montis Flasconis di GIANCARLO BRECCOLA Se si considera che Montefiascone era la località più vicina al lago di Bolsena in cui papa Martino IV ha risieduto, e che lo stesso paese era particolarmente celebre per la bontà del vino che produceva, risulta probabile che il pontefice abbia conosciuto e assaporato il prediletto piatto con le anguille proprio in questo luogo. Anche perché, nelle raccolte statutarie del 1471, in un capitolo relativo alla vendemmia, tra i vitigni che si coltivavano nel territorio se ne trovano nominati due1, quello del celeberrimo moscatello e un altro indicato come guarnaccino2; specie presumibilmente ascrivibile alla famiglia delle vernacce e forse simile a una varietà di quel gaglioppo tuttora coltivato nelle regioni del meridione con il nome di guarnaccia nera. Ancora nel meridione, in Calabria, le uve dei vitigni guarnaccino e moscatello vengono utilizzate in commistione per preparare un ottimo vino da dessert: il moscato di Saracena. La fama del vino amato da papa Martino, sia che si trattasse di guarnaccia rossa o vernaccia bianca3, oltre a trovare illustre riferimento nei versi danteschi, sopravvive nel viterbese grazie a un blasone popolare di più umili origini, ma non meno espressivo: vino de Montefiascone e anguilla de Bolsena, nun c’è mejo cena . Del resto la probabile relazione tra la pietanza “incriminata” e Montefiascone era già stata ipotizzata da Alfredo Basserman, importante dantista tedesco, nei primi anni del secolo scorso. Quando noi pensiamo alla celebre iscrizione del canonico Fugger di Asburgo che si legge nella sottochiesa di San Flaviano, non abbiamo bisogno di riflettere a lungo per indovinare donde proveniva la vernaccia in cui Martino affogava le sue anguille. Fu certamente la medesima qualità di vino: «est, est, est» che tanto al canonico come al papa è riuscita infausta4. La vera causa della morte di Martino IV, avvenuta a Perugia il 28 marzo 1285, resta comunque sconosciuta. Quello che possiamo dire è che, come i suoi predecessori Urbano IV e Clemente IV, Martino non entrò mai a Roma. I giorni dei suoi quarantanove mesi di pontificato furono così distribuiti: 30 giorni a Viterbo, 173 a Montefiascone, 1011 a Orvieto e 176 a Perugia.5 Thomas Cantilupe vescovo di Hereford Al periodo della permanenza di papa Martino IV a Montefiascone, risale l’episodio della morte del vescovo Tommaso di Hereford, che si vorrebbe avvenuta nella nostra città. La vicenda, per come è stata riportata dai vari autori, presenta alcune contraddizioni e imprecisioni. Eccone, a mo’ di esempio, tre versioni. Mentre il Papa stava maturando nel suo pensiero questa misura di rigore, si vide giungere quassù a’ suoi piedi, Tommaso vescovo di Ereford, che veniva ad implorar da lui soccorso pe’ diritti della sua Chiesa [...] Martino IV lo accolse Con ogni maniera di benevolenza; cosicché rimase Tommaso al Sommo Soddisfatto. Ma la sua Sigillo di San Tommaso di malsania aggiunta all’età provetta, ed Cantilupe vescovo di Hereford i sofferti incomodi d’un lungo viaggio, furono al prelato causa di grave infermità, la quale in pochi giorni pose termine alla sua vita qui in Montefiascone, il giorno due di ottobre dell’anno mille duecento ottantadue. Il suo cadavero venne esposto per sei giorni nella chiesa di s. Severo, senza dare alcun sintomo di corruzione. Fattane poscia 1’autopsia, le sue carni furono quivi tumulate, e le ossa da Montefiascone inviate ad Ereford in Inghilterra [...] Quale fosse la chiesa di San Severo in questa città, oggi s’ignora.6 Fu ben ricevuto alla corte di Martino IV in Orvieto. Giuridicamente il suo caso risultava dubbio. Ritornò quindi in Inghilterra, ma a Montefiascone il caldo e le infermità lo costrinsero a mettersi a letto. Morì, assolto dalla scomunica, il 25-8-1282. Provvisoriamente Tommaso di Chanteloup fu seppellito nella chiesa del monastero di San Severo, poi fu portato nella cattedrale di Hereford.7 San Tommaso di Cantilupe, vescovo di Hereford, che si recava in pellegrinaggio a Roma, ove doveva essere ricevuto dal Papa [...] Il vescovo proseguì poi verso Montefiascone onde raccordarsi al percorso della via Francigena, ma non riuscì a raggiungere Roma: la morte lo colse il 25 agosto del 1282, mentre si trovava nella ridente località affacciata sul lago di Bolsena.8 Nella prima versione è arbitraria la descrizione dell’accoglienza papale e sono sbagliati il giorno della morte e la collocazione della chiesa di San Severo a Montefiascone. Nella seconda è scorretta l’indicazione relativa all’incontro ad Orvieto di Tommaso con Urbano, in quanto il Papa, come abbiamo visto, in quel periodo risiedeva a Montefiascone. Nella terza, ancor più sprovvedutamente, si ipotizza che il Papa si trovi a Roma. Ora, analizzando fonti maggiormente attendibili, come il Registro Thome de Cantelupo Hepiscopi Herefordensis e altri studi recenti, sembrerebbe che Tommaso non sia mai giunto a Montefiascone e che l’incontro tra i due personaggi non ci sia stato. Il Vescovo, infatti, arrivato a Castel Fiorentino, nei pressi di Montefiascone, vi si fermò a causa delle gravi condizioni di salute. La sua presenza a Castel Fiorentino è testimoniata da due lettere, datate 10 luglio 1282, così sottoscritte: Datum apud Florentinum juxta montem Flasconie. Probabilmente lì rimase fino al giorno della morte, 25 agosto. Successivamente il suo corpo fu riportato a Orvieto, presso l’abbazia di San Severo, e sottoposto al trattamento della “bollitura”. Procedura che consisteva nella cottura del cadavere, in acqua salata e aromatizzata con erbe e sostanze antisettiche, e nella successiva smembratura che ne agevolava la conservazione e il trasporto verso il luogo della sepoltura. In genere le parti molli, separate dallo scheletro, venivano sepolte nel luogo del decesso, mentre le ossa si riportavano in patria per gli onori funebri e per essere conservate in tombe più prestigiose. Così avvenne per Tommaso. Le sue ossa e il suo cuore furono traslati nel monastero di Ashridge e poi sepolti a Hereford, quello che restava del corpo venne sepolto nel monastero di San Severo a Orvieto.9 (segue-24) ASCM, Statuti Veteris, 1471, libro I, cap. 56; “Pro genere vitaminum Muscatelli, guarnaccini, et alicuius alterius generis”. 2 Guarnazinum: vernaccia, vino; così PIETRO SELLA nel suo citato Glossario. 3 Ancora verso la fine del Cinquecento, in un rimedio montefiasconese per avere figli, compare, tra gli ingredienti necessari, anche un fiasco de malvascia overo guarnaccia ; QUATTRANNI 2000; ASV, Notarile Montefiascone, prot. 602, cc.137-139. 4 BASSERMANN, ALFREDO, Orme di Dante in Italia, Bologna 1902, p. 295. 5 PARAVICINI BAGLIANI 2003, passim. 6 PIERI BUTI 1870, pp. 106-107. 7 PETTINATI, GUIDO, http://www.santiebeati.it/dettaglio/67470 8 STOPANI, RENATO – ANDREANI, LAURA, Gli itinerari dei pellegrini lungo la via Teutonica, Firenze 2015, p. 73. 9 Thomas Cantilupe, Bischof von Hereford, starb am 25. August 1282 bei Monteflascone. Während sein Herz und seine Gebeine nach England transportiert und im Kloster Ashridge bzw. in Hereford beigesetzt wurden, bestattete man das abgekochte Fleisch in S. Severo bei Orvieto. Schon 1286 erkundigte sich Thomas’ Nachfolger Richard Swinfield von Hereford, ob sich in S. Severo Wunder ereigneten; KRAFFT, OTFRIED, Papsturkunde und Heiligsprechung, Böhlau Verlag Köln Weimar 2005, p. 731. 1 pag. 4 LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 NOTIZIE DAL COMUNE DI MONTEFIASCONE MONTEFIASCONE TRA LE MIGLIORI DESTINAZIONI DEL “TURISMO DEL VINO” Montefiascone è stata confermata tra le migliori destinazioni del “Turismo del Vino” anche per l’anno 2015. Infatti la Community di PaesiOnLine.it, già nello scorso anno, aveva giudicato la città di Montefiascone tra le migliori destinazioni per la categoria “Turismo del Vino” e per questo aveva ottenuto il riconoscimento di “Top Rated” con la consegna al sindaco Luciano Cimarello di una targa riferita all’anno 2014. La stessa Community ha confermato per l’anno 2015 Montefiascone tra le migliori destinazioni. Questo importante titolo è stato ottenuto grazie ai commenti ed ai giudizi degli utenti del sito www.paesionline.it nel corso degli ultimi due anni che hanno espresso la propria opinione sulle località che conoscono e sulle località dove sono andati in vacanza, sia in Italia che nel mondo. Montefiascone è risultata tra le migliori località per il settore enoico. Il sindaco Luciano Cimarello aggiunge: “Questo importante riconoscimento a livello nazionale è stato conferito a Montefiascone per il secondo anno consecutivo. A nome mio e dell’intera amministrazione ringrazio tutti gli operatori del settore turistico (albergatori, ristoratori, ecc.) per aver contribuito in maniera sostanziale ad ottenere e confermare questo premio attribuito direttamente dai commenti spontanei e disinteressarti dei turisti e da coloro che hanno visitato Montefiascone in questi ultimi due anni”. “Voglio sottolineare -aggiunge il sindaco Cimarello- la buona strada intrapresa nel settore turistico vinicolo che già ha dato ottimi risultati. Sicuramente i successi continueranno in particolare con le attività intraprese dal Consorzio di Tutela dell’Est!Est!!Est!!! che è nato questa estate con la sua presentazione ufficiale durante la 53esima Fiera del Vino. Attualmente fanno parte del Consorzio la Cantina di Montefiascone, Cantina Falesco, Cantina Mazziotti, Cantina Vittorio Puri, Cantina Stefanoni, Cantina Bigi e Cantina Leonardi: tutti insieme per centrare l’obiettivo della valorizzazione e della protezione del patrimonio della Doc. Infatti anche grazie a loro non soltanto la qualità del vino migliorerà ma anche la sua promozione a livello nazionale ed internazionale con ricadute favorevoli sul turismo della cittadina”. Nella lettera inviata al Comune, PaesiOnLine analizza le motivazioni del riconoscimento: “Sulla base di tutte le informazioni, i voti e i commenti raccolti dalla attività della community di PaesiOnLine, e quindi di migliaia di turisti, è stata confermata l’ottima reputazione del comune di Montefiascone, che si è piazzato tra le migliori destinazioni italiane nella categoria ‘Turismo del Vino’. Tutti gli utenti che hanno lasciato un giudizio su questa destinazione di vacanza hanno infatti scelto aggettivi e un voto medio abbastanza alto, hanno giudicato bene i servizi, la pulizia, le attrattive e altre particolari caratteristiche che rendono accogliente un luogo di vacanza”. CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE Il 4 novembre Montefiascone ha celebrato la giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Presso il monumento ai caduti del prato giardino si è tenuta la cerimonia alla presenza del sindaco Luciano Cimarello, del vice sindaco Fernando Fumagalli, delle autorità militari, religiose civili e moltissime associazioni locali. A fare da cornice alla cerimonia oltre 160 giovani delle scuole di Montefiascone, dalla scuola secondaria di primo grado fino ad arrivare ai ragazzi delle scuole superiori, accompagnati dalle loro insegnanti e dirigenti scolastici. Dopo il “silenzio” della tromba è intervento il sindaco Cimarello. Nel suo discorso il primo cittadino si è soffermato sul valore della giornata del 4 novembre, dove si ricorda l’unità nazionale e si celebrano le forze armate, che giornalmente si prodigano per la pace e la nostra sicurezza. Il sindaco ha ricordato anche il sacrificio di vite umane nella prima guerra mondiale, dove ragazzi poco più che diciottenni combattevano per mesi nelle trincee. Gran parte di loro non fecero ritorno a casa. Inoltre Cimarello si è soffermato anche sull’amicizia che legava questi ragazzi combattenti, anche di opposte fazioni, che nei momenti di riposo dalla battaglia si parlavano, legavano amicizie e razionavano le poche risorse che avevano come il cibo e le sigarette. Poi è seguita la lettura di lettere dei soldati al fronte, ma anche di poesie e di testi inerenti la prima guerra mondiale. Si è anche ricordata la storia del monumento ai caduti realizzato nel 1922 ed ubicato all’interno del prato giardino. Successivamente è seguito l’omaggio del sindaco alla corona che poi è stata deposta dagli agenti della Polizia Locale sotto il monumento ai caduti. Infine il prof. Bordini, della scuola Manzoni, insieme ai suoi studenti hanno suonato l’Inno d’Italia e l’Inno Europeo. “MONTEFIASCONE E LA GRANDE GUERRA” Presentato il libro di Normando Onofri “Montefiascone e la Grande Guerra” nella mattina di sabato 21 novembre presso la sala consiliare del Comune di Montefiascone. Sono intervenuti il sindaco Luciano Cimarello, Gianfranco Lanzi Presidente A.N.M.I.G. Sez. di Montefiascone, Lamberto Bonafede Presidente Lions Club di Montefiascone, Renato Trapè Delegato alla Cultura, Piergiorgio Busato Presidente A.N.M.I.G. Regionale, Normando Onofri storico e autore del libro e gli studenti dell’Iiss C.A. Dalla Chiesa di Montefiascone vincitori del Torneo Nazionale di Debate legato all’Esposizione Universale Expo. L’evento è stato organizzato dall’Associazione A.N.M.I.G. (Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra) - Sezione di Montefiascone, in collaborazione con Lions Club Montefiascone “Falisco Vulsineo”, Gruppo Bancario Credito Valtellinese, Pensionato per anziani “Falisco Falisci” e con il patrocinio del Comune di Montefiascone. La cerimonia, sobria ma commovente e ricca di significato, ha visto la presenza di un nutrito numero di cittadini, nonché delle autorità civili e militari. Il saluto iniziale e la presentazione del libro è stata effettuata da Gianfranco Lanzi, a cui è seguito l’intervento del sindaco Luciano Cimarello che ha ringraziato l’autore per la sua minuziosa analisi e per aver “riportato” alla luce le origini agricole di Montefiascone. Ha evidenziato il giusto riconoscimento ai molti combattenti montefiasconesi che hanno versato il loro sangue e sacrificato la loro vita per la patria durante la Grande Guerra. Poi hanno preso la parola Lamberto Bonafede, Renato Trapè e quindi Piergiorgio Busato. Poi l’autore Nando Onofri ha presentato alcuni dati della natura contadina del periodo 1915-1918 e si è soffermato su alcune figure combattenti montefiasconesi, una su tutte il sindaco Oreste Borghesi che morì in guerra nel 1918 e divenne un chiaro esempio per tutti. Infine i ragazzi dell’Iiss C.A. Dalla Chiesa di Montefiascone vincitori del Torneo Nazionale di Debate, hanno letto alcune lettere dal fronte del periodo. Il libro di Normando Onofri ripercorre la storia dei valorosi soldati montefiasconesi partiti per il fronte nel corso della Grande Guerra con una dettagliata analisi storica anche tramite la corrispondenza dal fronte. Il lavoro si è particolarmente concentrato sui fatti che sono accaduti a Montefiascone dal 1915 al 1918, come le esercitazioni militari, la povertà con la carenza di farina, granturco, pane, pasta e riso, fino ad arrivare al terremoto del 1917 e all’epidemia di spagnola. Non mancano inoltre approfondimenti sul monumento ai caduti ubicato nel prato giardino di Montefiascone, un’analisi del dopoguerra con il rientro dei soldati fino alle onoranze al passaggio del milite ignoto. Un libro che ripercorre a 360 gradi la Grande Guerra a Montefiascone con fatti, combattenti e la vita in quegli anni. Il volume, completamente gratuito, sarà in distribuzione nella cittadina in vari centri ricettivi per tutta le famiglie montefiasconesi. LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 NOTA DI AGRICOLTURA pag. 5 a cura di GIMBERTO Le alghe La secolare quercia camporile, alta più di venti metri, che troneggia in cima alla collina coltivata a grano, ci dà la potenza e la grandiosità della natura. La sua struttura elegante e la maestosità delle sue dimensioni, ci incutono una certa riverenza e ammirazione per il mondo vegetale, rappresentato in modo così imponente. Forte e robusto come una quercia, si dice di una persona in piena salute e vigorosa. Se una pianta di quercia suscita in noi tali emozioni, allora quali sensazioni proveremmo al cospetto di una sequoia? In California, negli Stati Uniti d’America, alcuni boschi sono formati da alberi del genere sequoia. Sono alberi giganteschi che raggiungono l’altezza di 120 metri, i tronchi hanno alla base un diametro di 15 metri e vivono in media 1500 anni. Sono le più grandi creature vegetali sulla terra e si rimane esterrefatti solamente a pensare che anche il più piccolo dei ramoscelli, situato nel punto più alto di tali piante, viene raggiunto normalmente dalla linfa, spinta così in alto dal miracoloso apparato radicale. Le radici delle sequoie pompano la linfa vitale, che è in grado di alimentare con il suo flusso dalla più alta foglia alla più profonda radichetta, in modo preciso e continuo, nel più assoluto silenzio, senza emettere alcun rumore, vibrazione, fumo e senza inquinare. Ma la natura sa fare ben altro, ha creato anche delle piante così piccole che ne occorrono mille in fila per raggiungere la lunghezza di un millimetro! Tali piante si chiamano alghe, sono spesso formate da una sola cellula e non hanno né radici, né foglie e né frutti. Le grondaie vecchie ed arrugginite di case malandate, spesso perdono l’acqua piovana che va a finire addosso ai muri esterni, scolando fino a terra. Se osservate con un po’ di attenzione questi muri umidi e con la calce sgretolata, potete notare alcune macchie verdi e vellutate. Tale fenomeno è causato dalla colonizzazione delle alghe. Sono piante microscopiche che non è possibile vedere ad occhio nudo ed è necessario osservarle con il microscopio. Le loro dimensioni piccolissime, vanno da uno a dieci micron, ricordando che un micron è la millesima parte di un millimetro. Sono evidenti soltanto quando si sviluppano in migliaia o in milioni di individui insieme. Sono di colore verde perché contengono la clorofilla e quindi possono effettuare la fotosintesi come le altre piante. Ma essendo prive di radici, possono assorbire l’acqua solamente per penetrazione diretta, attraverso il loro corpo, per cui devono essere a contatto diretto con l’acqua stessa. Infatti notiamo la presenza di alghe nei luoghi dove c’è molta umidità, oppure immerse nell’acqua ai bordi delle fontane e delle sorgenti. Non avendo frutti non hanno neanche i semi, che sono necessari per la riproduzione. Le alghe si riproducono in modo molto semplice: quando la cellula madre ha raggiunto la maturità, si divide in due parti dando vita ad un’altra pianta identica a sé stessa e così via. Alcune specie si possono trovare nelle acque termali caldissime, altre in acque salate o in acque molto fredde. Spesso si trovano anche nei piccoli incavi di grosse pietre, purché ci sia umidità sufficiente. Quando l’umidità manca, non muoiono ma si contraggono sviluppando un rivestimento più spesso ed impermeabile, che le protegge per sopravvivere fino a quando le condizioni ambientali ritorneranno favorevoli. In Giappone le alghe vengono usate come cibo fin dai tempi più antichi. Vengono servite come insalata, naturalmente dopo un’abbondante lavatura per togliere il sapore salato e vengono trasformate anche in conserve alimentari. L’industria dei cosmetici estrae dalle alghe alcune sostanze di base per i prodotti di bellezza. Alcune alghe di acqua dolce sono in studio attentamente all’Università di Tokio. Queste alghe hanno grandi proprietà nutritive perché contengono in abbondanza proteine, grassi e zuccheri. Hanno il sapore gradevole degli spinaci e crescono rapidamente: in una vasca di acqua grande quanto un decimo di ettaro possono produrre 250 quintali di sostanze all’anno adatte all’alimentazione umana. Se vengono essiccate e macinate, producono una ottima farina che viene utilizzata dall’industria alimentare. Si sta studiando il modo di utilizzarle nelle navi spaziali, sia come alimento che come purificanti dell’aria poiché in presenza di luce assorbono anidride carbonica ed emettono ossigeno. Giubileo della Misericordia e terrorismo Non si potranno mai spegnere gli echi sinistri degli attentati di Parigi in cui sono state immolate 129 vite umane innocenti ed è necessario parlare proprio di una vera guerra dichiarata a tutto l’Occidente, effettuata da menti completamente offuscate da una diabolica mostruosità. Non può esistere un Dio così sanguinario: le azioni di guerra fatte dai terroristi sono il parto di menti demenziali, peggiori di quelle dei Dittatori della storia che pur si sono macchiati di orribili atrocità. Sono, umanamente, impensabili ed ormai hanno creato l’atmosfera di un continuo terrore sia per chi va in treno, che in aereo o altro mezzo. Ormai la sicurezza, già fiacca prima, diventa sempre più un punto interrogativo. Alla luce di tutto ciò si apre l’8 dicembre p.v., l’anno Giubilare della Misericordia, ma, a questo punto, sorgono vari e legittimi interrogativi, tra cui quello più assillante di ciò che potrebbe accadere. Chi si assume la responsabilità di quanto potrebbe accadere per opera di gente senza scrupoli, accecata da un assurdo odio contro tutto l’Occidente? Non era il caso di rimandare tutto al prossimo anno, senza mettere a sicuro repentaglio, la stessa vita delle centinaia di migliaia di persone che affolleranno la Città Eterna in occasione di questo Giubileo? Sarà sufficiente il dispiegamento delle Forze Armate per proteggere i cittadini, oppure tali misure massicce sono bastanti solo per proteggere i “pezzi da 90” riferito ai campi politico, religioso e tutte le alte sfere. È pur vero che non bisogna farsi intimidire da tutto ciò che hanno scatenato i Jihadisti, ma è pur vero che non si può rischiare una mattanza come quella di Parigi, anche perchè si tratta di un periodo lungo un anno in cui, giorno dopo giorno si deve tener conto anche di queste tragiche possibilità; cosa che sin d’ora, sta trasformandosi in uno stato di angoscia per i cittadini ed ovviamente per coloro che intendono partecipare a questo straordinario Anno Santo, funestato dai tragici avvenimenti di Parigi, fin dalla sua preparazione, come se non fossero bastati i vari scandali, “Vatileaks”, i libri che veritieri o meno che siano, ne sono succeduti gettando sconforto e delusione negli animi degli stessi credenti. Se proprio si farà, la Vera Chiesa, non quella dei vari scandali, deve riscattarsi anche perchè noi Cristiani, vogliamo un Vangelo non solo teorico, pur predicato bene, ma la sua applicazione nelle varie realtà quotidiane. Questo, noi credenti, ci aspettiamo esca dal Giubileo. Dio che è la Misericordia infinita, illumini i partecipanti per poter, per quanto si può, rispondere a questo, dato che la legge della violenza, sembra prevalere su tutto. A questo punto, auspicando un rinnovamento negli animi, nella Divina Misericordia avviciniamoci, con la serenità migliore possibile, data la situazione, alla data dell’8 dicembre auspicando l’inizio di tempi ben migliori di quelli attuali. Paparello Gianluigi pag. 6 LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 Taccuino economico e tributario Lo Psicologo risponde... a cura della Dott.ssa Paola Ciripicchio e del Dott. Luca Radicati Dipendenza affettiva... Nella seduta del 20 novembre il Senato ha approvato il maxiemendamento interamente sostitutivo del Disegno di Legge di Stabilità 2016 che passa ora alla Camera per l’approvazione definitiva. Esaminiamo in questo numero del taccuino le misure di maggiore interesse per i contribuenti. Esenzione Imu e Tasi sui seguenti immobili: abitazioni principali con eccezione di quelle di lusso (sulle quali Imu e Tasi si continuano a pagare); seconde case quando vengono date in uso gratuito ai figli e genitori o al coniuge separato; sconto del 25% per i proprietari di seconde case che le affittano a canone concordato. Sempre in tema di Imu è prevista l’eliminazione sui terreni agricoli e sui macchinari assmilati agli immobili. Imposta di registro: prevista l’applicazione dell’aliquota agevolata del 2% anche se il contribuente compra una nuova abitazione prima di vendere il precedente immobile (già oggetto di agevolazione). Il beneficio spetterà a condizione che detto immobile venga alienato entro un anno dalla dati di acquisto. Bonus ristrutturazione: vengono prorogate per un altro anno gli incentivi alle ristrutturazioni edilizie e gli interventi sul risparmio energetico i cui costi possono essere detratti dall’Irpef per una quota pari al 50 per cento per le prime tipologie di intervento e al 65% per le seconde. Rinnovato anche il Bonus Mobili, che consente di detrarre in 10 anni la metà della spesa per gli arredi. Dal 2016, però, le agevolazioni verranno estese anche alle giovani coppie che comprano un’abitazione (e non solo a chi la ristruttura). Canone RAI: verrà addebitato nella bolletta dell’energia elettrica in 10 rate ed il primo pagamento verrà inserito nella fattura emessa dopo il 1° luglio 2016 cumulativo di tutte le rate scadute. Inoltre, previsto l’innalzamento per gli over 75 - da 6.700 a 8.000 euro - della soglia di esenzione dal canone. Circolazione di contanti: il limite di utilizzo dei contanti verrà innalzato da 1000 a 3000 euro mentre resta a 1000 per i pagamenti con Money Transfer dove è più alto il rischio di riciclaggio di denaro all’estero. Incentivi alle imprese: al fine di stimolare gli investimenti viene introdotta dal decreto una deduzione dalle tasse pari al 140% delle somme spese, per gli acquisti di macchinari effettuati tra il 15 ottobre del 2015 e la fine del 2016. Riduzione Ires: è prevista, solo a partire dal 2017 la riduzione dell’Ires dal 27,5% al 24%. Partite Iva agevolate: nel decreto sono state inserite anche misure a favore dei regimi agevolati per i quali è previsto infatti l’innalzamento di 10mila euro delle soglie di ricavi e, sul fronte della tassazione, l’abbassamento dell’imposta sostitutiva dal 15% al 5% per 3 anni. Pensionati ed esodati: la Legge di Stabilità 2016 contiene la settima salvaguardia per gli esodati e l’estensione di opzione donna che permetterà alle donne in possesso dei requisiti richiesti di andare in pensione anticipata a fronte di una penalizzazione sull’assegno. Dal 2017 è previsto l’innalzamento della no tax area per i pensionati, cioè il limite di reddito al di sotto del quale non si paga l’Irpef, da 7.500 a 8.000 euro. Viene inoltre introdotta la possibilità di richiedere il part time agevolato per i lavoratori che abbiano compiuto 63 anni e 7 mesi e le lavoratrici che abbiano compiuto 62 anni e 7 mesi. Norme sul lavoro: in materia di lavoro, viene prorogato, per il 2016, il congedo obbligatorio per il padre lavoratore dipendente, da fruirsi entro i cinque mesi dalla nascita del figlio e quello concesso, in alternativa, alla madre che si trovi in astensione obbligatoria. Sempre in materia di lavoro si segnala una nuova agevolazione per i lavoratori altamente qualificati residenti all’estero che hanno già scelto di tornare a lavorare in Italia. Infatti, chi lo ha fatto tra il 1° marzo e il 6 ottobre 2015 potrà continuare ad applicare le agevolazioni di cui alla legge n. 238/2010, per gli anni 2016 e 2017. In particolare, è prevista la tassazione, ai fini IRPEF, del 20% del reddito per le donne e del 30% per gli uomini. Cara Dott.ssa Cosimi, ho 39 anni e fino ad adesso non sono stata molto fortunata in amore. Non è che cerco ossessivamente una relazione ma se capitasse non mi dispiacerebbe. Fino adesso sono stata sempre lasciata. Ho un brutto carattere. Lo so ma non so cosa fare. Sono infatti un po’ gelosa e amo controllare molto chi sta con me. Non è che non mi fido ma credo che le tentazioni esistono e che controllare rende un po’ più sicuri. Un po’ di tempo fa ho letto su un articolo che potrei essere una dipendente affettiva proprio per questa gelosia e voglia di controllare l’altro. Effettivamente alcuni tratti me li sento vicini ma mi spaventa pensare che ho una dipendenza d’amore. Spesso infatti mi immagino che chi ha tale problema sia una persona strana o fuori dalle righe ma io non sono assolutamente così. Questa infatti è un’altra curiosità... qual’è la differenza... tra una gelosia normale ed una eccessiva. Grazie. Cara Lettrice, la modernità sostiene l’illusione dell’uomo di poter fare a meno di tutto. L’umano è vincente se autonomo e indipendente. L’apparente sicurezza a volte cela una grande fragilità. Nelle relazioni affettive si riversa spesso l’aspetto più predominante dell’autonomia... la solitudine. Sentirci soli e persi con la convinzione che solo l’altro riuscirà a riempire il vuoto. Questo è il meccanismo iniziale della DIPENDENZA AFFETTIVA. Nelle relazioni riponiamo quel bisogno d’amore, di essere presente nella mente e nella vita dell’altro. L’oscillazione infatti tra la totale autonomia e il baratro insopportabile della solitudine, crea una condizione che passa dal desiderio di essere amati, al bisogno di esserlo. La relazione diventa indispensabile e simbiotica dove si annullano i propri interessi in funzione dell’altro. Lo scopo è evitare di entrare nello stato insopportabile di smarrimento, di vuoto, legato al terrore dell’abbandono e della separazione. Le strategie purtroppo utilizzate all’interno di queste relazioni, non fanno altro che distruggere la stessa relazione. I due infatti involontariamente allontaneranno l’altro. Più voglio essere amato e più l’altro non mi amerà. La GELOSIA MORBOSA e L’ALTO CONTROLLO, dagli spostamenti, al telefono o addirittura al controllo di profili sui social, il bisogno di avere ogni password, saranno gli ingredienti per un unico risultato: la rottura. Il dipendente, con la profonda speranza di essere protetto ed amato, ha invece un destino di continui fallimenti amorosi e di dolorose delusioni. Pensieri come “sicuramente sceglierà chi è meglio di me”, “io sbaglio e per questo lui si comporta in questo modo”, “se solo fossi meno gelosa tutto questo non succederebbe”, “se ha urlato e mi ha offeso così è perchè io l’ho fatto innervosire, ho tirato la corda”, sono l’innesco di uno stato serpeggiante di senso di colpa e rabbia, stati questi, costantemente presenti. Si usano così strategie quali il cibo o l’alcool per provare a gestirli. Il motore che alimenta il rapporto nella dipendenza è l’illusione di cambiare l’altro, di convincerlo del proprio valore e soprattutto di essere all’altezza di amarlo. Nel sentimento di gelosia “comune” il sospetto o la paura del tradimento dell’altro è molto meno forte. L’insicurezza è comunque rivolta più verso se stessi che verso l’altro. Spesso infatti il partner che è geloso pensa che esiste qualcuno migliore di lui/lei e che per questo può essere lasciato. Il grado di gelosia diventa morboso nel momento in cui il pensiero di tale pericolo avviene in modo quotidiano e molto frequente. La rabbia, l’ansia e l’angoscia di essere lasciati infatti possono scattare anche da una piccola cosa non detta o da uno sguardo rivolto ad un’altra persona. Nella gelosia “comune” la sensazione di “fastidio” è presente ma dura un lasso di tempo molto breve e non compromette assolutamente né l’umore della giornata e né tanto meno il rapporto di coppia. Questo naturalmente non accade nelle situazioni di gelosia morbosa. Questa differenza è un aspetto trasversale di ogni qualità o emozione umana. Tanto più infatti l’aspetto o l’emozione è forte, ingestibile e compromette la qualità di vita (relazioni sociali, familiari, lavorative, qualità del sonno, dell’appetito o ritmi fisiologici), tanto più diventa problema o disturbo. La soluzione sta nel difficile percorso per arrivare a vedere l’altro per quello che è, ovvero una persona e non colui che mi salverà; e vedere se stessi per quelli che si è... bisognosi di amore ma nella possibilità di amare come un desiderio e non come un bisogno vitale. Il “brutto” carattere come lei lo definisce è solo un insieme di apprendimenti che lei ha acquisito durante la sua vita e come tali modificabili. Non esiste infatti persona che nasce biologicamente con un tipo di carattere perché quello è un qualcosa che si forma dopo la nascita e non prima. Così è possibile uscire dalla trappola e liberarsi della dipendenza, costruire relazioni sane, amare se stessi e mettersi al centro della propria vita. Passi così dalla dipendenza all’indipendenza, si conceda la possibilità di farsi amare in modo sano e autentico. Dott.ssa Monia Cosimi (Psicologo, Consulente Familiare, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale) Potete scrivere a: Dott.ssa Monia Cosimi, Via Zepponami n. 6/F - 01027 Montefiascone (VT) Email: [email protected] - 3394151301 - 0761831212 LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 Angelus, domenica 28 dicembre 2014 pag. 7 Mercoledì, 4 novembre 2015 Il pensiero del papa Francesco Il papa prosegue la riflessione sulla famiglia Gesù unisce e avvicina le generazioni Palestra di allenamento al dono e al perdono Cari fratelli e sorelle, buongiorno! In questa prima domenica dopo Natale, mentre siamo ancora immersi nel clima gioioso della festa, la Chiesa ci invita a contemplare la Santa Famiglia di Nazaret. Il Vangelo oggi ci presenta la Madonna e san Giuseppe nel momento in cui, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, si recano al tempio di Gerusalemme. Lo fanno in religiosa obbedienza alla Legge di Mosè, che prescrive di offrire al Signore il primogenito (cfr. Lc 2,22-24). Possiamo immaginare questa piccola famigliola, in mezzo a tanta gente, nei grandi cortili del tempio. Non risalta all’occhio, non si distingue... Eppure non passa inosservata! Due anziani, Simeone e Anna, mossi dallo Spirito Santo, si avvicinano e si mettono a lodare Dio per quel Bambino, nel quale riconoscono il Messia, luce delle genti e salvezza d’Israele (cfr Lc 2, 22-38). È un momento semplice ma ricco di profezia: l’incontro tra due giovani sposi pieni di gioia e di fede per le grazie del Signore; e due anziani anch’essi pieni di gioia e di fede per l’azione dello Spirito. Chi li fa incontrare? Gesù. Gesù li fa incontrare: i giovani e gli anziani. Gesù è Colui che avvicina le generazioni. È la fonte di quell’amore che unisce le famiglie e le persone, vincendo ogni diffidenza, ogni isolamento, ogni lontananza. Questo ci fa pensare anche ai nonni: quanto è importante la loro presenza, la presenza dei nonni! Quanto è prezioso il loro ruolo nelle famiglie e nella società! Il buon rapporto tra i giovani e gli anziani è decisivo per il cammino dalla comunità civile ed ecclesiale. E guardando a questi due anziani, questi due nonni - Simeone ed Anna salutiamo di qua, con un applauso, tutti i nonni del mondo. Il messaggio che proviene dalla Santa Famiglia è anzitutto un messaggio di fede . Nella vita familiare di Maria e Giuseppe Dio è veramente al centro, e lo è nella Persona di Gesù. Per questo la Famiglia di Nazaret è santa. Perchè? Perchè è centrata su Gesù. Quando genitori e figli respirano insieme questo clima di fede, possiedono un’energia che permette loro di affrontare prove anche difficili, come mostra l’esperienza della Santa Famiglia, ad esempio, nell’evento drammatico della fuga in Egitto: una dura prova. Il Bambino Gesù con sua Madre Maria e con san Giuseppe sono un’icona familiare semplice ma tanto luminosa. La luce che essa irradia è luce di misericordia e di salvezza per il mondo intero, luce di verità per ogni uomo, per la famiglia umana e per le singole famiglie. Questa luce che viene dalla Santa Famiglia ci incoraggia ad offrire calore umano in quelle situazioni familiari in cui, per vari motivi, manca la pace, manca l’armonia, manca il perdono. La nostra concreta solidarietà non venga meno specialmente nei confronti delle famiglie che stanno vivendo situazioni più difficili per le malattie, la mancanza di lavoro, le discriminazioni, la necessità di emigrare... E qui ci fermiamo un po’ e in silenzio preghiamo per tutte queste famiglie in difficoltà, siano difficoltà di malattia, mancanza di lavoro, discriminazione, necessità di emigrare, siano difficoltà a capirsi e anche di disunione. In silenzio preghiamo per tutte queste famiglie... (Ave Maria...). Affidiamo a Maria, Regina e madre della famiglia, tutte le famiglie del mondo, affinché possano vivere nella fede, nella concordia, nell’aiuto reciproco, e per questo invoco su di esse la materna protezione di Colei che fu madre e figlia del suo Figlio. Francesco Cari fratelli e sorelle, buongiorno! L’Assemblea del Sinodo dei Vescovi, che si è conclusa da poco, ha riflettuto a fondo sulla vocazione e la missione della famiglia nella vita della Chiesa e della società contemporanea. E’ stato un evento di grazia. Al termine i Padri sinodali mi hanno consegnato il testo delle loro conclusioni. Ho voluto che questo testo fosse pubblicato, perché tutti fossero partecipi del lavoro che ci ha visti impegnati assieme per due anni. Non è questo il momento di esaminare tali conclusioni, sulle quali devo io stesso meditare. Nel frattempo, però, la vita non si ferma, in particolare la vita Gautam Mukherjee, “Famiglia” delle famiglie non si ferma! Voi, care famiglie, siete sempre in cammino. E continuamente scrivete già nelle pagine della vita concreta la bellezza del Vangelo della famiglia. In un mondo che a volte diventa arido di vita e di amore, voi ogni giorno parlate del grande dono che sono il matrimonio e la famiglia. Oggi vorrei sottolineare questo aspetto: che la famiglia è una grande palestra di allenamento al dono e al perdono reciproco senza il quale nessun amore può durare a lungo. Senza donarsi e senza perdonarsi l’amore non rimane, non dura. Nella preghiera che Lui stesso ci ha insegnato - cioè il Padre Nostro - Gesù ci fa chiedere al Padre: «Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori». E alla fine commenta: «Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Mt 6,12.14-15). Non si può vivere senza perdonarsi, o almeno non si può vivere bene, specialmente in famiglia. Ogni giorno ci facciamo dei torti l’uno con l’altro. Dobbiamo mettere in conto questi sbagli, dovuti alla nostra fragilità e al nostro egoismo. Quello che però ci viene chiesto è di guarire subito le ferite che ci facciamo, di ritessere immediatamente i fili che rompiamo nella famiglia. Se aspettiamo troppo, tutto diventa più difficile. E c’è un segreto semplice per guarire le ferite e per sciogliere le accuse. È questo: non lasciar finire la giornata senza chiedersi scusa, senza fare la pace tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle… tra nuora e suocera! Se impariamo a chiederci subito scusa e a donarci il reciproco perdono, guariscono le ferite, il matrimonio si irrobustisce, e la famiglia diventa una casa sempre più solida, che resiste alle scosse delle nostre piccole e grandi cattiverie. E per questo non è necessario farsi un grande discorso, ma è sufficiente una carezza: una carezza ed è finito tutto e rincomincia. Ma non finire la giornata in guerra! Se impariamo a vivere così in famiglia, lo facciamo anche fuori, dovunque ci troviamo. È facile essere scettici su questo. Molti - anche tra i cristiani - pensano che sia un’esagerazione. Si dice: sì, sono belle parole, ma è impossibile metterle in pratica. Ma grazie a Dio non è così. Infatti è proprio ricevendo il perdono da Dio che, a nostra volta, siamo capaci di perdono verso gli altri. Per questo Gesù ci fa ripetere queste parole ogni volta che recitiamo la preghiera del Padre Nostro, cioè ogni giorno. Ed è indispensabile che, in una società a volte spietata, vi siano luoghi, come la famiglia, dove imparare a perdonarsi gli uni gli altri. Il Sinodo ha ravvivato la nostra speranza anche su questo: fa parte della vocazione e della missione della famiglia la capacità di perdonare e di perdonarsi. La pratica del perdono non solo salva le famiglie dalla divisione, ma le rende capaci di aiutare la società ad essere meno cattiva e meno crudele. Sì, ogni gesto di perdono ripara la casa dalle crepe e rinsalda le sue mura. La Chiesa, care famiglie, vi sta sempre accanto per aiutarvi a costruire la vostra casa sulla roccia di cui ha parlato Gesù. E non dimentichiamo queste parole che precedono immediatamente la parabola della casa: «Non chiunque mi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre». E aggiunge: «Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti» (cfr Mt 7,2123). È una parola forte, non c’è dubbio, che ha lo scopo di scuoterci e chiamarci alla conversione. Vi assicuro, care famiglie, che se sarete capaci di camminare sempre più decisamente sulla via delle Beatitudini, imparando e insegnando a perdonarvi reciprocamente, in tutta la grande famiglia della Chiesa crescerà la capacità di rendere testimonianza alla forza rinnovatrice del perdono di Dio. Diversamente, faremo prediche anche bellissime, e magari scacceremo anche qualche diavolo, ma alla fine il Signore non ci riconoscerà come i suoi discepoli, perché non abbiamo avuto la capacità di perdonare e di farci perdonare dagli altri! Davvero le famiglie cristiane possono fare molto per la società di oggi, e anche per la Chiesa. Per questo desidero che nel Giubileo della Misericordia le famiglie riscoprano il tesoro del perdono reciproco. Preghiamo perché le famiglie siano sempre più capaci di vivere e di costruire strade concrete di riconciliazione, dove nessuno si senta abbandonato al peso dei suoi debiti. Con questa intenzione, diciamo insieme: “Padre nostro, rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”. pag. 8 LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 È bene così! È passato più di un anno da quando a Montefiascone si fa la raccolta differenziata. Ci stiamo dimenticando i cassonetti puzzolenti, stracolmi di rifiuti portati via dagli animali e dal vento. Le liti furibonde di chi non li voleva nei pressi della propria abitazione. Mi è capitato di andare in una città dove la raccolta non viene differenziata e sono rimasta stravolta. Mi sono chiesta: “Ma anche noi vivevamo così?”. Ovviamente differenziare in casa richiede organizzazione e nuovo impegno. Così come avviene per le pulizie normali e l’ordine delle cose. Ma chi è bravo e “ci tiene”, trova il modo. D’altronde ogni giorno si può consegnare ogni tipo di rifiuto all’Isola Ecologica. Elettrodomestici e mobili in disuso ce li vengono a ritirare in casa, senza più entrare in ansia per “dove buttarli”. Anche le tagliature delle siepi e dei giardini ce le vengono a ritirare o le possiamo portare all’Isola Ecologica evitando di fare quel fumo fastidioso che costringeva a chiudere le finestre e a ritirare i panni stesi. Io credo si potesse fare anche di meglio, perché ogni cosa è sempre migliorabile, ma finalmente ho l’impressione di vivere in un paese civile, al passo coi tempi ed in linea coi paesi ad aspirazione turistica. Chi getta “ogni ben di Dio” nelle “forme” e su tutto il suolo pubblico pensando che non sia di nessuno è un cretino perchè inquina ciò che è di tutti noi e dei nostri figli. L.R. NOVITÀ NELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA Il Comune di Montefiascone informa che il materiale poliaccoppiato (ad esempio Tetrapak), precedentemente destinato al conferimento nel contenitore del rifiuto indifferenziato, dovrà essere inserito per le utenze domestiche nel mastello della carta e del cartone mentre per le utenze non domestiche nel mastello/carrellato della carta. ANNO GIUBILARE DELLA MISERICORDIA “Vogliamo vivere questo Anno Giubilare alla luce della parola del Signore: Misericordiosi come il Padre . L’evangelista riporta l’insegnamento di Gesù che dice: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36). È un programma di vita tanto impegnativo quanto ricco di gioia e di pace”. “La dolcezza del suo sguardo, della Madre della Misericordia, ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio” Quali sono le data più importanti per noi falisci? A Roma il Papa aprirà l’anno santo martedì 8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione di Maria Per noi falisci si aprirà la domenica 13 dicembre 2015 con questo orario: - ore 10,45: ritrovo nella piazza di S. Andrea - se per caso piove dentro la chiesa. Poi in corteo si andrà nella basilica concattedrale di S. Margherita per l’apertura della Porta Santa e la celebrazione - alle ore 11,00 - della Santa Messa. L’invito è esteso alle Autorità, ai giovani del Verbo Incarnato, a tutta la popolazione falisca. Domenica 27 dicembre: Festa della S. Famiglia di Nazaret - ore 11,00: S. Messa cantata nella basilica di S. Margherita e Giubileo delle famiglie. Speriamo che tutto inizi e riesca bene! Lo riconoscete? È il famoso architetto Vittorio Biccheri , ancora studente presso l’Università degli Studi di Roma. Era un bel figlio dagli occhi intelligenti e dalla bella capigliatura e penso che si sia conservato tale, anche se gli anni sono passati da quelli del primo anno accademico 1968/69. Se non erro dovrebbero essere 66 i suoi anni, e possiamo dirli, perché mica è una donnicciola! Auguroni, Vittorio e sono sinceri, perché fatti da un tuo amico sacerdote. PADRE LOMBARDI “Massima fiducia nelle autorità italiane l’Anno santo non è questione di numeri” “Papa Francesco non ha indetto il Giubileo straordinario della misericordia per far venire più turisti a Roma e in Vaticano”. E quindi “la riuscita spirituale del Giubileo non è legata al numero di presenze di pellegrini a Roma durante l’Anno Santo”. Padre Federico Lombardi ha risposto così a chi, nella conferenza stampa di Palazzo Valentini, gli chiedeva se le misure di sicurezza potrebbero scoraggiare i pellegrini. “Con questo non dico “non venite a Roma”, chi se la sente lo faccia pure e sicuramente - ha aggiunto il portavoce vaticano - saranno in tanti, ma da un punto di vista strettamente spirituale l’Anno Santo è diffuso in tutto il mondo e l’accesso ai beni spirituali legati al Giubileo si può vivere varcando la porta santa di qualsiasi cattedrale o santuario di ogni parte nel mondo”. Quanto poi al tema della sicurezza, Lombardi ha ribadito che la Santa Sede ha “massima fiducia nelle autorità italiane e nel piano di sicurezza messo a punto per il Giubileo”. LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 pag. 9 LA VARIANTE STRADALE ALLE CANNELLE di Normando Onofri L’aspetto di un qualsiasi centro abitato, come fosse un essere umano, può variare fisionomia nel corso degli anni per mutate esigenze, nuove edificazioni, cambiamenti viari ecc. Di ciò ne sono piccola riprova le varianti stradali avvenute lungo il tratto iniziale della Strada Orvietana, all’altezza del grande lavatoio e fontanile delle Cannelle, esistente fino ai primissimi anni ’60 del secolo scorso, proprio dove oggi è ubicato un distributore di benzina. In quel tratto di strada sono intervenute due varianti che ne hanno modificato l’aspetto e di cui s’intende riferire separatamente. In questa circostanza sarà esaminato il breve percorso della “Strada Nazionale Cassia Orvietana”, questo era il lungo nome che aveva all’inizio del secolo scorso, nel tratto in cui costeggiava il fontanile/lavatoio delle Cannelle. In quel punto, proprio lungo il confine con la stessa fonte esisteva originariamente una « voltata » (curva) molto pericolosa che il Municipio intendeva eliminare con una variante, che fu chiamata “ d e l l e Cannelle”. È opportuno premettere che nei primi anni del Novecento Particolare della planimetria dell’area Cannelle (1820 circa) il percorso d e l l a Strada Orvietana, per chi veniva dall’area della Madonna delle Grazie non transitava come avviene attualmente a sinistra del citato fontanile/lavatoio delle Cannelle. Passava invece a destra, verso Via del Fosso, obbligando chi vi transitava a compiere una pericolosa e innaturale serpentina che costeggiando la fontana riprendeva poi il tragitto lungo la dirittura per San Flaviano. Per evitare quella «voltata» irrazionale, nel 1906 il Municipio di Montefiascone chiese l’autorizzazione ad una variante che modificasse la strada nel senso di farla passare a sinistra, “verso la casa Fattori, fra la fontana delle Cannelle ed il molino Mimmi ”. Quest’ultimo grande fabbricato, poi lungamente conosciuto come “molino Borghesi”, era all’epoca un opificio di pertinenza esclusiva della famiglia Mimmi per poi divenire, successivamente, di proprietà condivisa tra i signori Filippo Mimmi e Umberto Borghesi. per l’estetica quanto “pericolosissimo” per i veicoli che vi transitavano. Invece, con l’auspicato progetto la nuova strada sarebbe passata a sinistra della fontana, verso il molino Mimmi, consentendo i vantaggi di eliminare le bruttezze, le curve ed i rischi della circolazione in quanto si poteva “costruire un rettilineo esteticamente bello e di grandissimo vantaggio alla viabilità”. Area delle Cannelle con il fontanile/lavatoio sulla destra. In primo piano la strada del percorso originale. (1950 circa) L’ingegnere dell’Ufficio Tecnico di Viterbo, Gian Carlo Antonelli, pur trovando ragionevole la richiesta comunale, al fine di facilitarne l’iter autorizzativo dovette rappresentare al Comune di Montefiascone che per la realizzazione della variante stradale sarebbe stato, purtroppo, “nella necessità di sopprimere parte delle vasche scoperte ivi esistenti (verso la chiesa delle Grazie) e modificare la parte rimanente” come da progetto che allegava (non rinvenuto). Di fatto, salve piccole modifiche, si trattava quasi esclusivamente di tracciare una nuova e rettilinea strada sulla sinistra del fontanile/lavatoio facendola transitare a confine del molino Mimmi. A sinistra il fontanile/lavatoio delle Cannelle e, a destra, strada del nuovo tracciato. (1950 circa) Planimetria dell’area Cannelle con evidente tracciato originale della Strada Orvietana Nella richiesta di variante presentata, il Comune, per dare maggior forza all’auspicato progetto, evidenziava che la strada era da modificare perché formava una “S” terminante con un angolo tanto brutto Passando poi dalla fase delle autorizzazioni a quella operativa, finalmente la nuova strada fu costruita come richiesto ed il percorso della “vecchia” Orvietana, che transitava sulla destra del citato fontanile oggi distributore di benzina, è rimasto praticabile come breve tratto di strada interna e percorribile dal traffico urbano solamente a senso unico. [email protected] pag. 10 LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 Presentato il nuovo libro di Normando Onofri Così ne parla il nostro collaboratore Pietro Brigliozzi In questi ultimi giorni presso la sala consigliare del comune di Montefiascone, gremita da un pubblico abbastanza qualificato, presenti autorità civili, militari e religiose, nonché un folto numero di alunni, accompagnati dal prof. U. Stincarelli e dalla prof.ssa Alberta Tortolini in rappresentanza dei Licei Classico e Scientifico, oltre ovviamente il sindaco Luciano Cimarello, l’assessore alla cultura Renato Trapé e altri assessori, con una cerimonia sobria ma commovente e ricca di significato, è stato presentato al mondo culturale locale e non solo, l’ultimo volume di Normando Onofri sulla prima Guerra Mondiale nel contesto del territorio di Montefiascone. Non possiamo dimenticare il Presidente Regionale Lazio A.N.M.I.G. Piergiorgio Busato, quello Provinciale, Pellegrino Falea, Lamberto Bonafede per i Lions, Mario Donato per il Pensionato Falisco Falisci, i rappresentanti della sez. di Montefiascone dell’Associazione Nazionale Carabinieri. Il volume, sponsorizzato dal comune di Montefiascone, dal Lions Internazional, dall’A.N.M.I.G., dal Pensionato per anziani Falisco Falisci, dal Credito Valtellinese, corredato da diverse presentazioni e da un’ottima e ricca bibliografia, consta di circa centododici pagine, ha un buon corredo fotografico che contiene molti documenti ed articoli di giornali di quel periodo, nonché alcune commoventi lettere spedite dai militari dal fronte ai loro famigliari. L’Onofri, come tutti sappiamo, è un appassionato di storia soprattutto locale, sulla quale ha passato molto del suo tempo libero; ha scritto diversi volumetti e diversi articoli sulla stampa locale. Il volume vuol far rivivere fatti locali, conseguenza delle guerra, i quali, altrimenti, andrebbero perduti nella notte dei tempi, e messo in luce il convinto eroismo dei cittadini di Montefiascone che hanno lasciato il paese per andare al fronte; cittadini, che, da una parte con il sacrificio della loro vita hanno riscattato l’Italia dal dominio straniero e dall’altra la libertà nella quale oggi viviamo e che forse non sappiamo apprezzarla come allora. Non per nulla all’inizio della presentazione del volume, stampato dall’Associazione A.N.M.I.G., il presedente, Gianfranco lanzi, ha scritto: Memoria per non dimenticare; come pure il residente nazionale Claudio Betti scrive nella sua lettera all’autore: Li ricordiamo davanti ai nostri monumenti, perché monumento vuol dire MEMORIA, vuol dire ricordare. Lo stesso assessore alla cultura del comune di Montefiascone, Renato Trapé, nella sua presentazione del volume afferma: come potrebbe una persona conservare rapporti di identità ed affetti se non possedesse lo strumento della MEMORIA. L’uomo è ciò che ricorda. Il sig. Mario Donato nella sua presentazione afferma: Fermare sulla carta e confermare con caratteri tipografici i ricordi della MEMORIA e quelli conservati nei documenti, ci riporta indietro nel tempo per lanciare un messaggio attualissimo: Fermiamo le Guerre. Sotto il profilo strettamente editoriale, il volume risente della vecchia metodologia del libro nella quale l’indice era messo sempre in fondo al medesimo; nell’editoria moderna, più razionale, l’indice va messo appena dopo il frontespizio. Poiché l’indice è il riassunto in titoli di ciò che il libro contiene, non si deve andare in fondo al libro per avere il suo contenuto in modo sintetico, ma nella prima parte iniziale prima ancora della prefazione, della presentazione e della bibliografia generale che vengono inquadrate con numeri romani. Il volume ha un grande merito, che nel contesto della guerra mette ben in risalto quella che era la vita sociale ed economica degli abitanti di Montefiascone, un paese prettamente agricolo nel quale la mano d’opera maschile era l’elemento portante, ove il lavoro delle donne in casa e nei campi era il più valido aiuto senza dimenticare che spesso anche i bambini in tenera età venivano impiegati in lavori consoni alle ,loro possibilità sottraendoli allo studio; senza dimenticare la grande importanza del bestiame nel mondo agricolo che comunque veniva dopo l’uomo, la donna, il bambino. Qualcuno, nella foga bellica ha sovvertito parzialmente quest’ordine elencando prima gli uomini, poi il bestiame, poi le donne ed i bambini: Personalmente non sono di questo avviso: il bestiame si, aveva un grande valore, ma come entità viene sempre dopo l’uomo, dopo la donna dopo il bambino piccolo o grande che quest’ultimo sia. All’epoca la meccanizzazione agricola non esisteva, ne la si sognava lontanamente. Il Sindaco e l’autore nella presentazione del volume: “Montefiascone e la grande guerra” L’autore sta presentando l’interessante volume L’avere i buoi, gli asini, i cavalli, soprattutto i muli, era sintomo di potenza ed efficienza, era un elemento di ricchezza sia economica che nel campo del lavoro. Nel volume l’autore Onofri mette ben in risalto questi valori, esamina molti aspetti del vivere quotidiano, fa una grande panoramica della vita sociale dell’epoca. Pietro Brigliozzi Il volume, completamente gratuito, sarà in distribuzione nella cittadina in vari centri ricettivi per tutte le famiglie montefiasconesi. LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 pag. 11 LA STRADA DELLA PACE Messa a S. Marta giovedì 19 novembre Il mondo ritrovi la strada della pace “proprio alla porta di questo giubileo della misericordia”. È il grido lanciato da papa Francesco nella messa celebrata giovedì mattina, 19 novembre, nella cappella della Casa Santa Marta. “Gesù ha pianto” ha subito affermato Francesco nell’omelia, rilanciando le parole del passo evangelico di Luca (19, 41-44). Quando infatti “fu vicino a Gerusalemme”, il Signore “alla vista della sua città pianse”. E perché? È Gesù stesso a rispondere: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi”. Dunque, egli “pianse perché Gerusalemme non aveva compreso la strada della pace e aveva scelto la strada delle inimicizie, dell’odio, della guerra”. “Oggi Gesù è in cielo, ci guarda” - ha ricordato Francesco - e “verrà da noi qui sull’altare”. Ma “anche oggi Gesù piange, perché noi abbiamo preferito la strada delle guerre, la strada dell’odio, la strada delle inimicizie”. Lo si comprende ancora di più ora che “siamo vicini al Natale: ci saranno luci, ci saranno feste, alberi luminosi, anche presepi... tutto truccato: il mondo continua a fare la guerra, a fare la guerra. Il mondo non ha compreso la strada della pace”. E ancora, ha rilanciato il Pontefice, “l’anno scorso abbiamo fatto commemorazioni per il centenario della Grande guerra”. E “quest’anno altre commemorazioni sulla ricorrenza di Hiroshima e Nagasaki, soltanto per nominarne due”. E “tutti si lamentano” dicendo: “Mah, che storie brutte!”. Ricordando la sua visita al sacrario militare di Redipuglia, il 13 settembre 2014, nel centenario della prima guerra mondiale, il Papa ha confidato di aver ripensato alle parole di Benedetto XV: “stragi inutili”. Stragi che hanno provocato la morte di “milioni e milioni di uomini”. Eppure, ha aggiunto, “noi non abbiamo compreso ancora la strada della pace”. E “non è finita là: oggi, nei telegiornali, nella stampa, vediamo che in quelle parti ci sono stati bombardamenti” e sentiamo dire che “quella è una guerra”. Ma “dappertutto c’è la guerra, oggi, c’è l’odio”. Arriviamo persino a consolarci dicendo: “Eh sì, è un bombardamento, ma grazie a Dio sono stati uccisi soltanto venti bambini!”. Oppure ci diciamo: “Non sono morte tante persone, tanti sono rapiti...”. Ma così “anche il nostro modo di pensare diviene pazzo”. Infatti, si è chiesto il Pontefice, “cosa rimane di una gerra, di questa che noi stiamo vivendo adesso?”. Rimangono “rovine, migliaia di bambini senza educazione, tanti morti innocenti: tanti!”. E “tanti soldi nelle tasche dei trafficanti di armi”. È una questione cruciale. “Una volta - ha ricordato il Papa - Gesù ha detto “Non si possono servire due padroni: o Dio o le ricchezze”. E “la guerra è proprio la scelta per le ricchezze: “Facciamo armi, così l’economia si bilancia un po’, e andiamo avanti con il nostro interesse”. A questo proposito, ha affermato Francesco, “c’è una parola brutta del Signore: “Maledetti!”, perchè “lui ha detto: “Benedetti gli operatori di pace!”. Dunque coloro “che operano la guerra, che fanno le guerre, sono maledetti, sono delinquenti”. Una guerra, ha spiegato il Pontefice “si può giustificare - fra virgolette - con tante, tante ragioni. Ma quando tutto il mondo, come è oggi, è in guerra - tutto il mondo! - è una guerra mondiale a pezzi: qui, là, là, dappertutto”. E “non c’è giustificazione. E Dio piange. Gesù piange”. Ritornano, così, le parole del Signore davanti a Gerusalemme, riportate nel vangelo di Luca: Daniel Bonnell, “Gesù pianse” “In questo giorno tu non hai compreso quello che porta la pace”. Oggi “questo mondo non è un operatore di pace”. E “mentre i trafficanti di armi fanno il loro lavoro, ci sono i poveri operatori di pace che soltanto per aiutare una persona, un’altra, un’altra, un’altra, danno la vita”. E svolgono questa missione prendendo come modello “un simbolo, un’icona dei nostri tempi: Teresa di Calcutta”. Infatti “con il cinismo dei potenti si potrebbe dire: ma cosa ha fatto quella donna? Ha perso la sua vita aiutando la gente a morire?”. La questione è che oggi “non si capisce la strada della pace”. Di fatto, “la proposta di pace di Gesù è rimasta inascoltata”. E “per questo pianse guardando Gerusalemme e piange adesso”. “Ci farà bene anche a noi - ha detto in conclusione il Papa - chiedere la grazia del pianto per questo mondo che non riconosce la strada della pace, che vive per fare la guerra, con il cinismo di dire di non farla”. E ha aggiunto: “chiediamo la conversione del cuore”. Proprio “alla porta di questo giubileo della misericordia - ha auspicato Francesco - che il nostro giubileo, la nostra gioia sia la grazia che il mondo ritrovi la capacità di piangere per le sue criminalità, per quello che fa con le guerre”. Classe ‘49 Il giorno 19 settembre noi della classe ‘49 ci siamo ritrovati per festeggiare il compimento dei 66 anni, per una giornata di festa e di amicizia. Alle ore 11 nella chiesa della Madonna del Giglio è stata celebrata la Santa Messa da don Domenico nostro coetaneo, abbiamo ringraziato il Signore per tutto quello che ci ha donato in questi anni, dopo la S. Messa ci siamo ritrovati presso il noto ristorante “Acqua Rossa” per il pranzo con ricco menù da grandi occasioni. Arrivederci al prossimo incontro con lo stesso entusiasmo di oggi. pag. 12 LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 “LA VOCE” È GRATA AI SUOI CAVALIERI: Braguti Dr. Anna, Marinelli Anna, Romiti Dorindo, Napoli Giuseppe, Bacchiarri Rachele, Andreassi Maria, Francolini Giorgio, Capaldini Ivo, Severini Vincenzo. BENEMERITI: Marianello Omero, Femminella Rolanda, Pecoroni Adele, Gianlorenzo Rosa, Moisè Cesare, Ramaglioni Massimiliano, Presciuttini Lorenzo, Menghini Giovanna, Zannoni Anna Maria, Ambrogini Bruno, Paoletti Giorgio, Biscetti Italia, Radicati Luigi. AMICI: Vallatta Federica, Stefanoni Evandro, Benedetti Mario, Coscetti Vincenzo e Pecoroni Angelina, Stefanoni Pericle, Pascucci Augusto, Ranaldi Guido, Dominici Marisa. Anagrafe cittadina NATI: Bellacima Liam di Luca e Pimentel Pimentel Yulisa (2/11), Cima Arianna di Marco e Porroni Chiara (25/10), Paolini Noemi di Eros e Kruszynska Ewelina (9/11), Scarino Federico di Mirto e Camacci Francesca (13/11), Scarino Irene di Andrea e Egidi Alice (4/11). MORTI: Bellanova Monica (n.11/2/90 m.15/11), Castellani Valentino (n.4/11/25 m.23/10), Della Casa Giuseppe (n.6/4/12 m.6/11), Friggi Antonio (n.18/1/32 m.3/11), Gerboni Francesco (n.17/8/21 m.3/11), Giuliobello Carolina (n.22/3/15 m.11/11), Limiti Massimo (n.4/1/78 m.4/11), Pacetti Faustina (n.26/9/22 m.12/11), Paradisi Ernesto (n.11/3/35 m.14/11), Pepponi Margherita (n.19/9/29 m.19/11), Rossi Tonino (n.31/8/40 m.13/11), Stefanoni Maria (n.8/1/37 m.24/10). Don Filippo Gentili ricorda il 50° anniversario della Ordinazione Sacerdotale 1965 - 27 giugno 2015 D. Filippo ha insegnato lettere per diversi anni, chiamato da D. Agostino, presso l’Istituto Magistrale delle Benedettine, e due suoi alunni, S.E. Mons. Fabene e D. Roberto Fabiani hanno concelebrato con lui nella chiesa di S. Pietro (Benedettine). Restituiscimi all’infanzia, Signore, fa’ che ritorni fanciullo, al sapore vero delle cose al gusto del pane e dell’acqua. Ti chiedo ancora occhi puri e mani delicate per vederti e sentirti nascosto nei giorni e nelle notti. Che io abbia sempre la percezione del mistero. (da David M. Turoldo) L’amore più forte della morte Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Nel percorso di catechesi sulla famiglia, oggi prendiamo direttamente ispirazione dall’episodio narrato dall’evangelista Luca, che abbiamo appena ascoltato (cfr Lc 7,11-15). È una scena molto commovente, che ci mostra la compassione di Gesù per chi soffre - in questo caso una vedova che ha perso l’unico figlio - e ci mostra anche la potenza di Gesù sulla morte. La morte è un’esperienza che riguarda tutte le famiglie, senza eccezione alcuna. Fa parte della vita; eppure, quando tocca gli affetIl Papa in piazza San Pietro circondato dall’affetto dei fedeli ti familiari, la morte non riesce mai ad apparirci naturale. Per i genitori, sopravvivere ai propri figli è qualcosa di particolarmente straziante, che contraddice la natura elementare dei rapporti che danno senso alla famiglia stessa. La perdita di un figlio o di una figlia è come se fermasse il tempo: si apre una voragine che inghiotte il passato e anche il futuro. La morte, che porta via il figlio piccolo o giovane, è uno schiaffo alle promesse, ai doni e sacrifici d’amore gioiosamente consegnati alla vita che abbiamo fatto nascere. Tante volte vengono a Messa a Santa Marta genitori con la foto di un figlio, di una figlia, bambino, ragazzo, ragazza, e mi dicono: “Se ne è andato, se ne è andata”. E lo sguardo è tanto addolorato. La morte tocca e quando è un figlio tocca profondamente. Tutta la famiglia rimane come paralizzata, ammutolita. E qualcosa di simile patisce anche il bambino che rimane solo, per la perdita di un genitore, o di entrambi. Quella domanda: “Ma dov’è il papà? Dov’è la mamma?” - Ma è in cielo” - “Ma perché non lo vedo?”. Questa domanda copre un’angoscia nel cuore del bambino che rimane solo. Il vuoto dell’abbandono che si apre dentro di lui è tanto più angosciante per il fatto che non ha neppure l’esperienza sufficiente per “dare un nome” a quello che è accaduto. “Quando torna il papà? Quando torna la mamma?”. Cosa rispondere quando il bambino soffre? Così è la morte in famiglia. In questi casi la morte è come un buco nero che si apre nella vita delle famiglie e a cui non sappiamo dare alcuna spiegazione. E a volte si giunge persino a dare la colpa a Dio. Ma quanta gente - io li capisco - si arrabbia con Dio, bestemmia: “Perché mi hai tolto il figlio, la figlia? Ma Dio non c’è, Dio non esiste! Perché ha fatto questo?”. Tante volte abbiamo sentito questo. Ma questa rabbia è un po’ quello che viene dal cuore del dolore grande; la perdita di un figlio o di una figlia, del papà o della mamma, è un grande dolore. Questo accade continuamente nelle famiglie. In questi casi, ho detto, la morte è quasi come un buco. Ma la morte fisica ha dei “complici” che sono anche peggiori di lei, e che si chiamano odio, invidia, superbia, avarizia; insomma, il peccato del mondo che lavora per la morte e la rende ancora più dolorosa e ingiusta. Gli affetti familiari appaiono come le vittime predestinate e inermi di queste potenze ausiliarie della morte, che accompagnano la storia dell’uomo. Pensiamo all’assurda “normalità” con la quale, in certi momenti e in certi luoghi, gli eventi che aggiungono orrore alla morte sono provocati dall’odio e dall’indifferenza di altri esseri umani. Il Signore ci liberi dall’abituarci a questo! Nel popolo di Dio, con la grazia della sua compassione donata in Gesù, tante famiglie dimostrano con i fatti che la morte non ha l’ultima parola: questo è un vero atto di fede. Tutte le volte che la famiglia nel lutto - anche terribile - trova la forza di custodire la fede e l’amore che ci uniscono a coloro che amiamo, essa impedisce già ora, alla morte, di prendersi tutto. Il buio della morte va affrontato con un più intenso lavoro di amore. “Dio mio, rischiara le mie tenebre!”, è l’invocazione della liturgia della sera. Nella luce della Risurrezione del Signore, che non abbandona nessuno di coloro che il Padre gli ha affidato, noi possiamo togliere alla morte il suo “pungiglione”, come diceva l’apostolo Paolo (1 Cor 15,55); possiamo impedirle di avvelenarci la vita, di rendere vani i nostri affetti, di farci cadere nel vuoto più buio. In questa fede, possiamo consolarci l’un l’altro, sapendo che il Signore ha vinto la morte una volta per tutte. I nostri cari non sono scomparsi nel buio del nulla: la speranza ci assicura che essi sono nelle mani buone e forti di Dio. L’amore è più forte della morte. Per questo la strada è far crescere l’amore, renderlo più solido, e l’amore ci custodirà fino al giorno in cui ogni lacrima sarà asciugata, quando «non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno» (Ap 21,4). Se ci lasciamo sostenere da questa fede, l’esperienza del lutto può generare una più forte solidarietà dei legami famigliari, una nuova apertura al dolore delle altre famiglie, una nuova fraternità con le famiglie che nascono e rinascono nella speranza. Nascere e rinascere nella speranza, questo ci dà la fede. Ma io vorrei sottolineare l’ultima frase del Vangelo che oggi abbiamo sentito (cfr Lc 7,11-15). Dopo che Gesù riporta alla vita questo giovane, figlio della mamma che era vedova, dice il Vangelo: “Gesù lo restituì a sua madre”. E questa è la nostra speranza! Tutti i nostri cari che se ne sono andati, il Signore ce li restituirà e noi ci incontreremo insieme a loro. Questa speranza non delude! Ricordiamo bene questo gesto di Gesù: “E Gesù lo restituì a sua madre”, così farà il Signore con tutti i nostri cari nella famiglia! Questa fede ci protegge dalla visione nichilista della morte, come pure dalle false consolazioni del mondo, così che la verità cristiana «non rischi di mischiarsi con mitologie di vario genere», cedendo ai riti della superstizione, antica o moderna» (Benedetto XVI, Angelus del 2 novembre 2008). Oggi è necessario che i Pastori e tutti i cristiani esprimano in modo più concreto il senso della fede nei confronti dell’esperienza famigliare del lutto. Non si deve negare il diritto al pianto - dobbiamo piangere nel lutto -, anche Gesù «scoppiò in pianto» e fu «profondamente turbato» per il grave lutto di una famiglia che amava (Gv 11,33-37). Possiamo piuttosto attingere dalla testimonianza semplice e forte di tante famiglie che hanno saputo cogliere, nel durissimo passaggio della morte, anche il sicuro passaggio del Signore, crocifisso e risorto, con la sua irrevocabile promessa di risurrezione dei morti. Il lavoro dell’amore di Dio è più forte del lavoro della morte. È di quell’amore, è proprio di quell’amore, che dobbiamo farci “complici” operosi, con la nostra fede! E ricordiamo quel gesto di Gesù: “E Gesù lo restituì a sua madre”, così farà con tutti i nostri cari e con noi quando ci incontreremo, quando la morte sarà definitivamente sconfitta in noi. Essa è sconfitta dalla croce di Gesù. Gesù ci restituirà in famiglia a tutti! Francesco LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 pag. 13 Gli studenti del “Dalla Chiesa” trionfano a Milano nel Torneo Nazionale di Debate di Giuseppe Moscatelli Grande affermazione del ragazzi dell’IISS “Dalla Chiesa” di Montefiascone che alla prima partecipazione nella gara nazionale di Debate, riservata agli studenti degli istituti superiori, hanno letteralmente sbaragliato la concorrenza di altre quindici scuole provenienti da tutt’Italia e si sono piazzati direttamente sul gradino più alto del podio. Il Debate è una nuova disciplina, diffusa e praticata soprattutto nelle scuole del mondo anglosassone, che ripropone in termini di contemporaneità l’antica “ars oratoria” ovvero l’arte di parlare in pubblico, discutere e contrastare dialetticamente le tesi avversarie. Tutto è iniziato nello scorso anno scolastico quando all’interno dell’Istituto diretto dalla preside Maria Rita Salvi si costituisce la squadra di Debate formata da Marianna Di Russo, Giorgia Radicetti, Valeria Perosillo, Lorenzo Benedettucci, Aurora Rosetto e Silvia Zampetta. I ragazzi partecipano con entusiasmo alle attività, apprendono le tecniche oratorie e sotto la guida esperta di un formatore si impongono nelle prime selezioni. Quindi la grande occasione: la fase finale di “We Debate”, tenutasi a Milano il 24 ottobre presso la cascina Triulza nell’ambito dell’Expo. Si tratta di una competizione oratoria organizzata da “Weworld” e patrocinata da Expo Milano concernente grandi temi di interesse globale e di forte impatto sociale quali: “consumo di carne”, “finanza e cibo”, “aiuto allo sviluppo”, “biotecnologie e salute”, “cooperazione internazionale e fame nel mondo”. La Misericordia Repentinamente nasce in cuore umano, talvolta si divide, poi si disperde, quando di richiamo l’uman diviene sordo. Ombrosa lancia feristi tal costato, che terra bagnò con sangue e acqua, donando a nati, e nascituri la Misericordia. LE SCHEDE Vanno de moda schede e schedine; c’emo de plasteca tante tesserine, là pe’ casa, dentro le cassette, su le comò, dentro a la borsette: la scheda sanitaria pel dottore, quella si fae ‘ncò ‘l benefattore, la scheda pe l’acque depurate e quella pe le soprammercate; Uomo tu giacenti di Croce in trave, l’Aurea Celeste donasti alla Madre, prima che, nell’estenuazion crollasse capo. la scheda pe le Poste ‘Taliane e quella pel ritroo dell’anziane, Affranto dallo scempio, l’umanità donasti alla Madre, testimone di verità d’ultimo lamento, in voce d’amore forza di speranza. p’annà a pijà le sòrde al bancomatto o dal veterinaro a curà ‘l gatto; la scheda p’aé la noa patente, mò ce vorrà pure pe caà le dente. Perciò si vae man posto, hae da stà attente a daje proprio quella competente. Si tu esibische però quella sbajata, ariparte e va a pijà quella appropriata. Semo schedate co tutte ste sisteme, però nun c’è na cosa che va bene! Vincenzo Marenghi Risvolti Vintage in note di poesia Odierno tempo confondi quella voce, inclino alla credenza d’illusion mondana, ove frastuono confonde, verità che tace. Tu gioventù, più posa ove fiore scintilla, cammina con franchezza su quel prato, ove Francesco invita a divulgar parola. Amanti siate della terra da esplorare, ove tutt’è rilegato in quel Vangelo, di carità amore, in piaga sanguinante. Misericordia tu luce di speranza, memore sei d’ognun di gioie e lamenti, conduttrice di penitente morte senza ombra. Perdono chiediamo famiglie per l’inquinato suolo, dimentichi a figli e nipoti l’insegnamento, di quel Celeste prato, affidandoli a, quell’asfalto da noi stessi bucato. Celeste Padre perdona questa penna che, nell’assetato mondo cerca, l’acqua della Misericordia. Lorenzo Presciuttini UN ADDIO Era una sera di fine estate. Da una piazza che parla di passato, salivano dolci e forti, melodie italiane era la grande musica. Scompigliando le chiome e sfiorando i leggeri vestiti I ragazzi del Dalla Chiesa, organizzati nella squadra delle “Mucche lilla”, sono stati così chiamati a sostenere tesi a favore o contro i temi proposti in “scontri” di grande tensione dialettica. Tutti i componenti della squadra si sono alternati nei ruoli che ogni volta prevedevano: un capitano, due oratori, tre uditori critici. Tutti hanno sostenuto le tesi assegnate con grinta, determinazione, competenza e conoscenza approfondita delle tematiche, evidenziando ottima capacità argomentativa ed eccellente stile di esposizione, tutte caratteristiche oggetto di valutazione da parte dell’apposita giuria. La competizione è stata di particolare rilevanza poiché era la prima gara del genere a livello nazionale e il “Dalla Chiesa” è stato il primo istituto del territorio a cogliere il valore di questa attività che nei prossimi anni diventerà essenziale nelle scuole per formare cittadini attivi e partecipi che sappiano ascoltare, interloquire, approfondire le tematiche e trovare soluzioni. Si tratta con ogni evidenza di competenze trasversali a tutte le discipline scolastiche ed essenziali in ambito lavorativo ed istituzionale, perché il miglioramento sociale dipenderà da come i nostri giovani saranno preparati. Felicissima la preside Salvi che ha voluto e sostenuto questa iniziativa: “Oggi al Dalla Chiesa siamo tutti lilla” ci dice, aggiungendo “la società è cambiata e la scuola non deve arretrare di fronte al cambiamento. Noi del Dalla Chiesa, con questa ed altre iniziative, siamo fortemente orientati in questa direzione”. il vento portava lontano la musica della nostra terra. Era un saluto ai giorni di festa, ai fiori, alla gioia di vivere. Giuliana Lampani Dopo il successo della manifestazione dedicata a “Pagine di vita attraverso il tempo” la nuova opera tra prosa e poesia dell’autrice Patrizia Torri, Casa Editrice Serena Viterbo, dello scorso 6 settembre alla Rocca dei Papi a Montefiascone, l’Associazione Perle d’Autore con il patrocinio del comune di Montefiascone, dell’Avis e dell’Associazione Soldiarietà Falisca, torna a deliziarci con un altro evento in cui la poesia continua a farsi filo conduttore e parola - legame ad una manifestazione dal carattere multiforme. “Risvolti Vintage in note di poesia” legato a immagini e foto del nostro bellissimo paese con abiti vintage indossati da deliziose fanciulle. Si prospetta un altro imperdibile appuntamento per la serata del 10 gennaio 2016, presso il Ristorante Pizzeria “Rondinella”, in cui la poliedrica Presidente dell’Associazione Patrizia Torri, con la collaborazione di un variegato team, avrà occasione di presentare una serata ricchissima di spunti densi di riflessione e divertimento: vi troveranno infatti ampio spazio momenti legati alla poesia, alla prosa, alla danza ed alla musica, il tutto rendendo accogliente un passato da rivivere attraverso video e foto amatoriali, in cui la bellezza delle varie arti troverà un’armoniosa fusione... Un appuntamento quindi davvero imperdibile da annotare, una adorabile esperienza da condividere e a cui non si può veramente mancare... a seguire sarà possibile degustare presso il Ristorante Pizzeria “Rondinella” un’ottima cena, previa prenotazione al numero 0761.824995 - mail: [email protected] Vi aspettiamo numerosissimi, augurandovi uno strepitoso 2016!!! Il Direttivo dell’Associazione Perle d’Autore LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 pag. 14 E’ giunto il momento di sciogliere le vele (2 Tm. 4,6) Maria Felicita Ferri Olga Bernardo Margerita Pepponi 8.6.29 - 10.10.15 15.2.19 - 7.10.15 19.9.29 - 19.11.15 A te che hai reso splendidi i giorni più belli della nostra vita, e hai illuminato anche quelli più difficili, anche se affievolita dalla tua assenza, la luce che hai acceso nei nostri cuori, non si spegnerà mai. Tuo marito Mario, i tuoi figli Ida e Bruno, i nipoti Andrea, Marco, Tiziana, Federica e i pro nipoti. La nostra vita si rispecchia nella tua! Si è spenta il 0 7 . 1 0 . 2 0 1 5 Bernardo Olga, dopo pochi mesi dalla scomparsa dell’amato marito, Taddei Orfeo. Di origine padovana, ha trovato la sua dimora a Montefiascone, dove ha vissuto quasi tutta la sua vita. Carattere mite, tanto riservata, con un gran senso di rispetto verso il prossimo e soprattutto verso il marito. Ciao zietta, hai raggiunto lo zio che ti aspettava lassù da 4 mesi. I nipoti, Maria, Ciro e Germano e i cognati. La scomparsa di Alma Ioni Forlani Ha insegnato Lettere nell’Istituto delle Benedettine Laura Benedetti Esposito dei primi secoli, Alma tracciò il Il 5 ottobre scorso si è spenta profilo di Maria Cecilia Baij che serenamente Alma Forlani, visse nel Monastero delle moglie dell’On. Arnaldo Forlani. Benedettine. Poi, nel corso della Montefiascone ha avuto una sua vita, non sono mancate le parte importante nella sua vita, avversità, da lei affrontate con dove ha vissuto la sua prima dignità e coraggio, senza mai peresperienza come insegnante di dere di vista il senso più profondo Lettere nell’Istituto Magistrale della vita. Negli anni che seguirodelle Benedettine nel 1953. no, vivendo entrambe a Roma, ci Al suo funerale officiato dal siamo riviste spesso. Vescovo Mons. Paolo Schiavon, Volle poi ritornare a nella sua omelia e parlando di Montefiascone per rivedere le Alma, ha nominato Montefiascone, cose che ammirava di più: il lago, come una breve, ma importante le chiese, la stupenda Cupola tappa della sua gioventù. Grande del Fontana, la Rocca dei Papi, è stato il mio dolore per la perdita e poi la visita all’Istituto delle di un’amica preziosa, una sorella, Benedettine; passammo una giorcon la quale ho condiviso le gioie Prof.ssa Alma Ioni Forlani nata indimenticabile insieme a mia e le prove dolorose della vita. Ci conoscemmo nell’ambito dell’Azione Cattolica, veni- sorella Marisa e famiglia Volpini che Alma stimava e va spesso alle nostre riunioni di Consiglio Diocesano aveva già conosciuto quando insegnava. L’ultima volta che l’ho vista insieme a suo figlio insieme a una sua collega, Ines Zanzani di Rimini, anch’essa insegnante di Lettere dalle Alessandro, è stata in occasione della presentazione del mio libro di poesie qui a Roma. Purtroppo, in Benedettine. Ricordo che parteciparono anche a un questi ultimi anni, la sua salute si era ulteriormente Convegno a Roma insieme a tutto il Consiglio di aggravata, ma sia io che la mia famiglia siamo rimaA.C. compresa Ida Minciotti, lontana dalla sua casa sti sconvolti dalla sua fine così improvvisa. Ho voluto parlare di lei su queste pagine, non di Pesaro, ella aveva trovato in noi e nella mia famiglia, accoglienza e calore. Alla fine dell’anno scola- solo dell’amica carissima, ma soprattutto perché stico Alma ritornò a Pesaro, ma per noi due, bastò Montefiascone racchiude in sé quella porzione di un anno per mettere in comune ideali, ansie e spe- giovinezza vissuta insieme, in un tempo in cui erano possibili i sogni, quando bastava poco per farci traranze. Donna aperta al dialogo, moglie e madre esem- salire di gioia, o stupirci e emozionarci per un traplare, ha profuso intorno a sé l’amore per le lettere; monto sul nostro lago. Ed è così che voglio ricordarla, ora che si avvia la sua passione per il Manzoni, l’arte, la poesia, era anche scrittrice e, in un libro dedicato alle Voci verso la giovinezza eterna, nella pace dei giusti e fra Femminili della Letteratura e alle Sante e mistiche le braccia del Padre. Antonio Friggi 18.1.32 - 3.11.15 Ti vediamo ancora al lavoro ad illuminare ciò che è rimasto oscuro. Ci hai insegnato che la bontà è la luce della vita e noi la teniamo nei nostri cuori. Ciao babbo. Ciao nonno. I tuoi cari Antonio era uno degli amici del 1932. Con lui è un altro che se ne va, per vivere eternamente in Dio. Ci rivedremo presto, caro Antonio! Nel frattempo, se puoi, prepara senza fretta! un posticino anche per gli amici, che ancora lottano su questa terra! Margherita Pepponi, nonostante i vari malanni di normale routine avuti nell’arco della sua vita, e quelli più gravi che, negli ultimi tempi l’hanno messa a dura prova, sopportati però con la giovialità, il sorriso, la cordialità, la serenità che l’avevano sempre distinta nella vita, è tornata alla casa del Padre. Ne danno la triste notizia i figli Giancarlo e Rosella, la nuora Roberta, i nipoti Sara e Laura insieme alla piccola pronipote Alessia e suo padre Fabrizio. Margherita, una persona di cuore, una moglie affettuosa, una madre esemplare, che ha sempre onestamente lavorato per la famiglia, per il bene e nell’interesse delle persone che le stavano più a cuore. Non possiamo dimenticare la sua fede, la sua devozione alla Madonna del Giglio, ricordiamo con piacere quando, nei giorni di festa, sollecitava tutti gli abitanti del vicinato a santificare la festa; apprezziamo ancora il suo profondo senso di umanità, per cui, con tutti era sempre cortese, affabile, sorridente, vedere radunati insieme, anche in momenti conviviali, i suoi parenti, le persone più care, i vicini, per lei era un momento molto importante che le arrecava molta gioia che poi faceva ricadere sugli altri. Come possiamo ricompensarti Margherita!? Sicuramente con le nostre preghiere perchè il Signore ti accolga nella Sua Gloria. Grazie zia per i valori che ci hai inculcato, grazie per i buoni consigli che ci hai dato, grazie soprattutto per l’esempio con il quale ci hai trascinati sulla via del bene. Prega per noi. Pietro Brigliozzi Sono ormai 10 anni Diodato Piciollo 12.9.13 - 29.11.05 È l’uomo intelligente, sapiente, che ha saputo vivere cristianamente la sua vita e che ha lasciato un buon ricordo di sé. U n a S a n t a Messa è stata celebrata per lui nella chiesa parrocchiale di S. Giuseppe - Le Mosse. Nell’ultimo numero de “La Voce”, a pag. 20: - prof. Ines Zanzani (non Sansoni). - l’altra foto siamo nel 1985 e non 1958. Scusate l’errore! LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 pag. 15 1/12/2015 18/11/2015 “La Voce” dall’Albania Carissimi confratelli, amici e benefattori vicini e lontani, auguriamo a tutti ogni bene e serenità. Siamo nell’imminenza della festa della Madonna della Divina Provvidenza, patrona della Congregazione, vogliamo metterci tutti sotto il suo manto perché ci protegga tutti. Il suo mite amore misericordioso e provvidente sia uno stimolo e un esempio per tutti noi. Questo tempo, a pochi giorni dall’apertura del Giubileo della Misericordia, è un pressante invito alla conversione e al ritorno al Signore ma le crude notizie di violenza, di odio, di stragi, che accadono ogni giorno ci disorientano e spaventano, sembra che presentino un mondo che cammina sempre più lontano dalle vie del Vangelo: che sono le vie della pace e del perdono e della collaborazione tra individui, famiglie, stati. Il Papa sta ritornando dall’Africa Dopo aver compiuto un viaggio apostolico in Kenya, in Uganda e in Repubblica Centraficana Alcune foto inviate dall’Albania 25 dicembre N ATA L E Il venticinque del mese corrente il Santo Natale è sempre presente è buia la notte il freddo è pungente la festa è solenne per tutta la gente in una grotta è nato un bambino tra fiocchi di neve e un lungo cammino che sulla paglia è stato adagiato dal bue e dall’asino è riscaldato i pastori in ginocchio scrutano il cielo Maria e Giuseppe al freddo ed al gelo la gente devota si china a pregare nelle capanne o nel casolare da lontano i re magi portano i doni tra squilli di tromba, di canti canti e di suoni a mezzanotte la festa è finita lasciando nel cuore una gioia infinita. Vincenzo Severini Amo l’inverno Le parole che papa Francesco quasi quotidianamente ci invia sembrano come quelle di Giovanni Battista “Voce di colui che grida nel deserto”... nel deserto di menti violente e di cuori induriti. Era il lamento del profeta “Me infelice: abito straniero in Mosoch, dimoro tra le tende di Kedar! Troppo io ho dimorato con chi detesta la pace. Io sono per la pace ma quando ne parlo essi vogliono la guerra”. I fatti efferati, pianificati e attuati, azioni sempre più crudeli, l’esaltazione dell’odio, delle stragi di martiri che si uccidono e vogliono uccidere, le minacce di nuove violenze ecc., ci devono far riflettere e spingere ad una coerenza e ad una coraggiosa testimonianza di vita cristiana che vuol dire pienamente umana. Gli insegnamenti di Cristo che si presenta mite ed umile di cuore ci devono spronare ad essere persone di dialogo e costruttori di pace. Don Rolando, don Dorian e don Giuseppe Testa Mi dici: <sei matta?>, io lo confermo, ma mi piace tanto l’inverno. Amo la pioggia che batte sui vetri nei giorni che agli altri sembrano tetri... Amo la neve ma non per sciare mi piace solo starla a guardare mentre scende come cotone, così soffice di lieve candore... Adoro avvolgermi in un caldo maglione mentre ti aspetto per poi baciarti davanti al caminetto! L’estate invece non mi fa morire perché con le mia amiche devo partire, arrivederci ti devo dire e poi, te lo devo dire, mi manchi tanto da impazzire!! Ti amo da morire!!! Virginia Solimeno pag. 16 LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 Immondizia ancora davanti ai cancelli Cartelli, indicazioni, pubblicazione d’orario di servizio dell’isola ecologica, averlo riportato sui deplian distribuiti a tutte le famiglie con i famose sacchetti, sembra non siano serviti a nulla; davanti ai cancelli della nostra isola ecologica, centro metri sotto il civico cimitero, si trovano ancora rifiuti solidi urbani i più disparati, evidentemente, intorno all’isola ecologica gravitano persone che, con il loro concreto comportamento, dimostrano di avere una buona dose di maleducazione al limite dell’inciviltà. Ancora, mentre scriviamo, a ridosso dei cancelli d’ingresso ove sono stati apposti vistosissimi cartelli con precise indicazioni dell’orario di servizio e regole di comportamento, norme quindi da rispettare, si trova un cumulo di rifiuti di vario genere: da vecchi cuscini a libri, da materiale in plastica a pezzi di metallo e molto altro. Non si può sapere chi sia l’autore dell’ignobile gesto nè le sue origini, ma certamente si constata tanta maleducazione e senso d’inciviltà in chi ha lasciato li quei rifiuti. Si deve sottolineare che l’orario di servizio dell’isola è molto largo in tutti i giorni compresa la domenica mattina, unica eccezione il lunedì, giorno che rimane chiusa. Il tutto è ben leggibile sul tabellone ivi esistente. Si ricorda che necessario prima di andare in discarica, accertarsi della sua apertura, quindi è necessario leggere, leggere ed ancora leggere, per comportarsi civilmente. I controlli sono proseguiti da parte dei tecnici che hanno riscontrato che diversi rifiuti, ben confezionati in cartoni contenenti il vino Est Est Est ed altri in sacchi di plastica sono stati lasciati sotto uno dei due alberi che si trovano accanto alla seconda entrata della parte nuova del civico cimitero. Questo fatto è ancora più inquietante, primo perché non è la prima volta che accade, poi perché non rispetta neanche la dignità del luogo sacro e questo è il massimo della maleducazione e dell’inciviltà. Gravità inammissibile. Si considera che bastava fare ancora ottanta metri più avanti e si sarebbe entrati in discarica. Il grande filosofo dell’antica Grecia, Solone, già allora, oltre duemila anni fa, affermava che la civiltà di un popolo si misura dal sapone che esso consuma, quindi senso della pulizia; oggi, per analogia potremmo dire che la civiltà di un popolo e delle persone si misura da come rispettano il settore e le leggi dell’ecologia. Pietro Brigliozzi Premiazione ciclistica alla Rocca dei Papi Nel pomeriggio di domenica, quindici novembre, per la prima volta, dalle ore diciassette fino alle diciannove, presso il salone Innocenzo Terzo, alla Rocca dei Papi, in Montefiascone, con una cerimonia molto suggestiva, alla quale hanno preso parte molti atleti locali di questo sport, faticoso ma affascinante, con la partecipazione del Vice Sindaco Fernando Fumagalli, che oltre a fare gli onori di casa, rappresentava l’Amministrazione tutta, si è tenuta la premiazione dei vincitori che hanno gareggiato nel Circuito di Mtb della Maremma Tosco Laziale. Il circuito Tosco Laziale è costituito da cinque gare che, generalmente, si svolgono nella tarda primavera inizio estate, tra il ventidue marzo ed il ventisei luglio di ogni anno. Oltre il Vice Sindaco erano presenti il Delegato Nazionale F.C.I. Pierangelo Brinchi ed il Presidente Provinciale F.C.I. Pietro Filoni. Le cinque gare del pacchetto erano così divise: prima: Grf dell’Argentario, seconda: Grf del Lago di Bracciano, terza: Grf Mare Monti di Civitavecchia, quarta: Grf Selva della Roccaccia Tarquinia, quinta: Grf Est! Est!! Est!!! Montefiascone. Ad ogni singola gara hanno partecipato circa cinquecento atleti provenienti da dieci squadre, divisi in dodici categoria ed i primi sette di ogni categoria hanno preso parte alla premiazione finale; per non essere troppo lunghi pubblichiamo soltanto i primi tre di ogni categoria che sono saliti sul podio tra i quali il nostro concittadino Luca Cesarini. Categoria ELMT: Carloni Alessandro, Castellini Luca, De Bonis Matteo. Categoria JMT: Pannone Mattia, Troiani Federico, Giorgini Davide. Categoria M1: Tommasi Marco, D’Auria Giovanni, Bianchini Matteo. Categoria M2: Guiducci Angelo, Tarallo Vladimiro, Rotunno Marcello. Categoria M3: Sebastianelli Emiliano, Iacobini Gianfranco, Protani Pierluigi. Categoria M4: Grassi Zefferino, Casini Fabio, Mastacchi Andrea. Categoria M5: Fabianelli Riccardo, Sassara Enrico, Castellucci Alessandro. Categoria M6: Cecconi Paolo, Sarti Stefano, Vinciguerra Giampiero. Categoria M7: Crescentini Marco, Angeletti Piero, Capoccia Mario. Categoria M8: Reali Giuseppe, Cestra Vincenzo, Faina Graziano. Categoria W1: Ciampini Claudia, Massi Ilaria, Cascio Alessandra. Categoria W2: Cantoni Claudia, Leo Franca, Buzzanca Vanessa. Le squadre che hanno partecipato: Asd Extreme Bike, Mtb Montefiascone, Asd Team Biche Civitavecchia, Mtb Club Viterbo Asd, Asd Cicli Fatato, Asd Cicli Roma Club, Cicli Montanini Alice Ceramiche Frw, Triono Racing Team, Gruppo Mtb Pedalando Asd, Asd Fleming Bikechop Team. Come si può vedere una manifestazione molto sentita ed apprezzata nella quale il ciclismo dilettantistico ed amatoriale trova il suo spazio per la soddisfazione per tutti gli amanti della bicicletta. P.B. In questo mese di dicembre l’avis locale è impegnata su più fronti, impegni profusi a diffondere la cultura della DONAZIONE DEL SANGUE, sangue che è insostituibile, necessario e non riproducibile artificialmente, ovvero non si può fabbricare. Solo con la donazione si può averlo a disposizione per le svariate necessità mediche. Ma andiamo per ordine. I giorni dedicati alle donazioni sono tre: lunedì 7, lunedì 21 e mercoledì 23; il 21 si può donare anche il plasma. Le donazioni di plasma sono molto inferiori a quanto se ne necessita; chi può si avvicini a questo tipo di donazione. I giorni 21, 22 e 23 saremo, come ormai di consuetudine da alcuni anni, presso la Coop per incontrare le Donatrici e i Donatori di sangue per una sempre maggiore vicinanza con loro e anche per omaggiarli di un piccolo presente; per chi non è ancora donatore di sangue saremo a disposizione per info, chiarimenti e delucidazioni; la donazione di sangue un atto semplice, relativamente veloce, e di una enorme rilevanza. Spesso ci chiediamo: perchè chi può non dona?!? Cosa impedisce loro di fare del bene?!? Ma continuiamo sugli impegni. Durante le Festività Natalizie collaboreremo con iniziative varie organizzate da altri, mentre a gennaio, precisamente domenica 3, nel pomeriggio, ci sarà la PASSEGGIATA AVIS CON LA BEFANA per le vie della nostra città, a seguire... cioccolata calda per tutti. A Montefiascone, il luogo dove donare è presso il Centro Fisso di Prelievo AVIS a Villa S. Margherita, la nostra sede è in piazza Vittorio Emanuele 9, sotto l’arco che porta in Comune. Nell’ospedale di Belcolle, al Centro Trasfusionale, si può donare ogni giorno dell’anno, sangue intero o plasma o altri emoderivati. Per l’avis comunale Montefiascone Carlo GIANVINCENZI Inform LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 pag. 17 Viterbo 11 ottobre 2015 Celebrazione della 65ª Giornata Nazionale Vittime di incidenti sul lavoro La S. Messa è stata celebrata nella Chiesa di Sant’Angelo in Spatha. Presso l’Hotel & Restaurant Acqua Rossa di Viterbo ha avuto luogo la cerimonia civile. Oratore ufficiale il Presidente Territoriale ANMIL Rolanda FEMMINELLA, che dopo la lettura del messaggio di augurio del Presidente della Repubblica Sergio MATTARELLA, ha illustrato nel suo intervento i dati sugli infortuni nell’anno 2015 per quanto concerne la Provincia di Viterbo e la Regione Lazio. Sono intervenuti al dibattito: Alessandra TERROSI, l’On.le Alessandro MAZZOLI, il Consigliere Regionale “Lazio” Daniele SABATINI, per il Comune di Viterbo il Consigliere Daniela BIZZARRI, il Presidente dell’Unione Nazionale Mutilati e Invalidi per Servizio di Viterbo Mauro CAPPUCCINI, il Responsabile Processo Reinserimento Sociale e Lavorativo dell’INAIL di Viterbo, Maria CICIRIELLO, il direttore della locale sede INAIL, Carla BELLI e per il Comando dell’Aviazione dell’Esercito il Ten. Col. Donato PAVESE. Le autorità presenti hanno sottolineato l’importante ruolo svolto dall’Associazione nei confronti della categoria e hanno posto l’accento sul tema delicato della dignità del lavoratore, tra i punti più sentiti riparare all’ingiusto inserimento della rendita INAIL nell’ISEE. Durante la manifestazione sono state raccolte numerose firme di adesione alla petizione promossa dall’ANMIL, petizione da inviare al Presidente del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati contro la riforma dell’ISEE. La rendita si fonda sul principio del risarcimento di un danno e non può essere computata come una forma previdenziale (salario differito) o assistenziale (costo della disabilità); il risarcimento di un danno compensa la perdita di ricchezza e non può essere considerato esso stesso indice di aumento del benessere economico. Erano presenti inoltre i Consiglieri Territoriali della Sezione di Viterbo Sigg.ri: Vincenzo COLONNA, Libero MARIANI, Luciano AREZZINI, Francesco MAURIZI e Martina MUZI. Al termine della cerimonia sono stati consegnati i brevetti e distintivi d’onore rilasciati dall’INAIL. L’AS.VO.M. in azione a Benevento per l’alluvione Una squadra dell’Asvom (Associazione volontari Montefiascone) è intervenuta per l’emergenza dovuta all’alluvione che ha interessato Benevento e le zone limitrofe. La squadra, composta anche da due specialisti del movimento terra, è partita da Montefiascone domenica 25 ottobre per farvi ritorno il mattino di giovedì 29 ottobre dopo quattro giorni di intenso lavoro. Tre i mezzi impiegati dalla protezione civile di Montefiascone: una minipala, un escavatore e una utilitaria 4x4. I primi due mezzi sono stati trasportati dai mezzi della squadra di Acquapendente che ha collaborato per il trasporto e per l’intervento con l’Asvom. I volontari di Montefiascone sono intervenuti nella zona industriale di Benevento cooperando con le autorità e le altre associazioni di protezione civile presenti sul luogo della calamità. Il lavoro si è concentrato nella ripulitura dal fango di strade, capannoni industriali e zone completamente distrutte ma anche nel cercare di salvare oggetti e macchinari presenti all’interno dei vari stabilimenti. Il fango, una volta tolto dall’interno dei capannoni, veniva poi caricato su alcuni camion per poi essere smaltito in apposite discariche. “Voglio ringraziare a nome di tutto il cda la squadra che è intervenuta a Benevento - afferma il presidente Tonino Fiani in particolare i due specialisti del movimento terra Andrea Andolfi e Andrea Denittis. Ormai da 20 anni i volontari e i mezzi dell’associazione intervengono in Italia, e a volte anche all’estero, per emergenze dovute ad alluvioni, frane e terremoti aiutando e prestando soccorso alle popolazioni colpite da queste calamità. I cittadini di Montefiascone devono essere orgogliosi di avere una realtà così importante nel soccorso e sempre pronta ad intervenire per qualsiasi tipo di calamità in tutti i 365 giorni all’anno”. PUBBLICO RINGRAZIAMENTO Ci sono sentimenti di cui non si dubita a prescindere, anche in tempi non proprio felici... ma vale la pena soffermarsi sui gesti che a volte piccoli ma grandi, a volte grandi ma taciuti, dimostrano la bontà degli animi umani. I fratelli Cagnucci desiderano pertanto esprimere pubblicamente un ringraziamento a Vittorio Cipriani e sua moglie signora Clorinda Corba, a Sabrina Cipriani, Cinzia Cipriani, Mammanco Mauro e Amanzio Manzi per aver ospitato, nella propria cappella cimiteriale, i resti dei genitori Paolo e Vera in attesa della sistemazione finale recentemente ultimata. La riconoscenza e la gratitudine per la dimostrazione di grande amicizia, generosità e ospitalità, non verranno mai a mancare. Con l’affetto di sempre Carlo, Grazie e Gioia pag. 18 LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 Una intelligente professoressa ormai pensionata RINGRAZIAMENTO Caro don Agostino, Ringrazio i parenti, i Colleghi,gli amici e gli ex-alunni che sono intervenuti alla festa del 12 settembre presso l'Agriturismo Montisola, in occasione dell'inizio della mia pensione. Grazie per aver rispettato il mio desiderio di devolvere il dono, che mi avreste fatto, in beneficenza per l'Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze; il vero dono, per me, siete stati tutti voi, con la vostra allegria, il vostro affetto e la stima che sempre mi avete mostrato. La solidarietà apporta sempre un grande benessere, fisico e spirituale, più a chi la fa che a chi la riceve; siamo stati veramente bravi, perché abbiamo inviato un bonifico di ben 2400euro; sul sito Meyer ospedale pediatrico di Firenze è presente il ringraziamento dell'Istituzione e la nostra foto. Ognuno di voi, quel giorno, rappresentava un gruppo ben più numeroso che ha segnato le tappe della mia vita personale e professionale; non me ne vogliano gli assenti, parenti, Colleghi, amici ed ex-alunni, saremmo stati in troppi, ma ogni volto, ogni nome si affaccia spesso alla mia memoria e ringrazio ognuno per il contributo di affetto che ha sempre accompagnato e, spero, continuerà ad accompagnare la mia vita. Tra gli ex-alunni spero non ci sia alcuno che leghi il mio nome a situazioni “da non ricordare”; se così dovesse essere, chiedo di scusarmi in virtù del fatto che ho sempre agito professionalmente tenendo presente il bene di ognuno dei miei ragazzi. La mia voce, infine, vuole fare eco all'augurio che i presenti alla festa mi hanno fatto di “UNA VITA DA PENSIONATA LUNGA E SERENA”, anche se sono ben disposta a rinunciare ad una quota del primo aggettivo ponendo l'esponente due o anche tre al secondo. ti invio un ringraziamento e un articoletto per La Voce, il primo è rivolto a quanti hanno partecipato a una raccolta fondi per l’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze che segue il mio secondo nipotino Matteo; l’articolo invece è la relazione che ho letto alla Rocca dei Papi in occasione dell’inaugurazione della Sezione UCIIM di Montefiascone intitolata alla carissima Ida Minciotti. In quella occasione era presente anche il vescovo di allora Lorenzo Chiarinelli che, stranamente, aveva condiviso interamente quanto sostenevo, ho ritrovato questo articolo del 2006, nel fare pulizia nel mio computer, da ex-Insegnante e novella pensionata, mi è sembrato ancora attuale, per questo lo ho dedicato a tutti i precari della Scuola che vedono un futuro veramente nero. Spero di non crearti problemi di spazio. Grazie. Ti auguro ogni bene. Maria Vincenza Pelliccioni (ex-Insegnante) Maria Vincenza Pelliccioni L’insegnante dal ruolo di modello all’innovazione ORDINAZIONE DIACONALE Ringrazio innanzi tutto il nostro segretario della Sezione UCIIM di Montefiascone, prof. Massimo Angeloni, per avermi invitata a tenere questa relazione sul tema del ruolo dell’Insegnante oggi. Quando ha avanzato la sua richiesta, che io con estrema naturalezza ho subito accettato, ha aggiunto che il fatto che un’Insegnante accettasse di relazionare era un “miracolo”; ho ribadito di lasciare il termine “miracolo” ad eventi di altra e più alta natura; qualunque Insegnante, soprattutto qualunque Insegnante UCIIM avrebbe accettato, semmai, cosciente di dover relazionare tra due giganti del sapere e personalità di spicco nel mondo della Scuola quale la Dirigente Scolastica Preside Mazzeschi e il Docente Universitario prof.Corradini, nostro Presidente nazionale, ho dovuto far appello a tutto il mio coraggio per affrontare questa giornata. Vorrei iniziare con un pensiero rivolto alla cara Collega Ida Minciotti, conosciuta nel lontano 1983 in occasione della Messa che, in prossimità del Natale, come in altre occasioni durante l’anno, riuniva e riunisce ancor oggi gli Insegnanti UCIIM. Eravamo nella cappella delle Maestre Pie ed io ero stata invitata dal prof. Gustavo Egidi, nominato dopo Ida e prima di Massimo, segretario della nostra Sezione, collega dell’allora Scuola Media Manzoni, oggi confluita nell’Istituto Comprensivo Anna Molinaro Carelli. Ida mi venne incontro, si presentò pronunciando solo il suo nome e aggiunse “Benvenuta tra gli Insegnanti UCIIM”, poi fece una carezza sui capelli delle mie due bambine che mi accompagnavano. Io lavoravo nella Scuola da ben 6 anni e in nessuna Scuola dove ero passata come precaria (e i precari ne visitavano e ne visitano ancora oggi di Scuole!) qualcuno si era degnato di farmi sentire “BENVENUTA”. Al termine della Messa è abitudine per noi Insegnanti dell’UCIIM leggere coralmente la preghiera dell’Educatore; Ida mi consegnò il foglietto dove era scritta, foglietto che ritirò gelosamente al termine della lettura, come dovesse custodire un bene prezioso. Rileggendo ogni volta nei nostri rituali incontri quella preghiera colgo ancora dopo anni la preziosità del messaggio che essa contiene. “Gesù Maestro ti ringraziamo per averci chiamato a lavorare nell’educazione cristiana, missione ardua e sublime che a Te ci associa”. Certo, allora non avevo ancora percepito quanto fosse ardua e sublime la nostra missione, non avevo ancora capito, anzi non avevo mai pensato che la mia missione era e sarebbe stata quella dell’educatrice. Quella preghiera, scritta sul foglietto che ancora oggi viene gelosamente custodito, tanto che ho dovuto chiederlo e anzi ringrazio Suor Emanuela delle Maestre Pie che me lo ha consegnato, perché io potessi rifletterci nello scrivere queste righe, quella preghiera ispira il lavoro quotidiano di ogni Insegnante UCIIM... Carissimi, sabato 21 novembre, nella Basilica della Madonna della Quercia abbiamo avuto il dono di due nuovi Diaconi permanenti e un seminarista del nostro Seminario, Michele Contadini, ha ricevuto il ministero del Lettorato. Ci uniamo nel rendimento di grazie al Signore per questo ulteriore segno di benevolenza verso la nostra Chiesa locale e accompagniamo con la preghiera i nostri fratelli, perché sia sempre generoso il loro servizio ad esempio di quello del “Santo Servo Gesù”. È stata bella una numerosa partecipazione! Un caro saluto a tutti. Purtroppo non possiamo pubblicare la lunga e interessante relazione, ancora attuale, della ex professoressa Pelliccioni. È più opera d’una rivista specialistica per la scuola che per il nostro giornale. Grazie di cuore, professoressa. Noi le auguriamo “una vita di pensionata lunga e serena”! don Luigi Fabbri Vicario Generale LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 pag. 19 È quasi storia moderna Due opere da non perdere Un anniversario è passato sotto silenzio, fatta qualche debita, rara eccezione, sui fatti della rivolta ungherese del novembre 1956, la prima vera controrivoluzione contro l’oppressivo ed inumano regime comunista salito al potere al termine della seconda guerra mondiale con l’ausilio dell’Armata Rossa. Era da poco tramontata l’era Stalin. La morte del dittatore georgiano aveva aperto nel cuore dei popoli sovietici più di una speranza fatta di aperture e riforme. Ed invece, si perse una buona occasione. Si aprì invece all’interno del Partito comunista la lotta per il potere, fosse anche preceduta da una sorta di lavacro purificatore, un trasfert psicologico finalizzato a gettare ogni colpa dei crimini passati su Stalin, come si conviene ai vecchi ed ai nuovi tiranni. Paradossalmente fu proprio l’ex capo del NKVD (poi KGB) a dare inizio ad una girandola di riforme che mitigassero il problema delle nazionalità, della loro parità con la Russia sovietica e conseguentemente della loro autonomia. Più di una preoccupazione creava agli organi centrali la situazione della Germania orientale. Un documento, più che esplosivo per quei tempi, come ci ricorda lo storico americano Amy Knight, fu della DDR. Troppo in anticipo sui tempi, il documento si rivelò un primo segnale della crepa che col tempo avrebbe provocato la caduta stessa del Muro e del comunismo. Il popolo tedesco orientale scese in piazza per chiedere pane e misure più umane nelle fabbriche. Per tutta risposta i carri armati sovietici di stanza a Berlino repressero le dimostrazioni operaie lasciando sulla strada migliaia di morti. Dopo il processo e la fucilazione di Beria, la salita al potere di Kruscev e la denuncia al XX congresso del PCUS dei crimini di Stalin (ma Kruscev dov’era a quei tempi?), determinarono un ulteriore scossone al sistema e crisi di coscienza all’ovest (da non dimenticare l’abbandono pubblico dello scrittore poi scomunicato Ignazio Silone con tanto di opera Uscita di sicurezza edito da Vallecchi). La rivolta degli operai di Pznan in Polonia nel 1956 e l’ascesa al potere di Gomulka, come palliativo all’opera di destalinizzazione in corso (Gomulka era stata una delle vittime delle purghe staliniane, per sua fortuna rimasto in vita, ma per sfortuna del popolo polacco usato come specchietto per le allodole), furono la premessa dei fatti d’Ungheria. Destituiti gli stalinisti ed ottusi Enrò Gero e Matias Rakosi, il partito comunista operaio pose al vertice della segreteria Imre Nagy, uno statista che prima di essere comunista era un ungherese. Fu zio Imre, come presto fu soprannominato Nagy dai suoi beniamini, a dar vita a quelle riforme che, se lasciate al suo corso, avrebbero causato la fine del comunismo in Ungheria e non solo: migliori condizioni di vita e del lavoro, libere elezioni, rappresentanza democratica su base partitica, libertà di coscienza e di religione, come dimostrò la liberazione del Primate d’Ungheria Jozsef Mindszenti, denuncia ed uscita dell’Ungheria da Patto di Varsavia. Avrebbe mai potuto realizzarsi un sogno simile? All’alba del 4 novembre 1956, le truppte del patto di Varsavia al comando del maresciallo Konev, violarono i confini magiari e ripristinarono la dittatura comunista, dopo aver lasciato sul suolo senza vita oltre 2000 operai insorti e aver provocato la fuga di oltre 200 mila cittadini verso l’Occidente libero. Nagy, Maleter ed altri sostenitori dell’Ungheria libera subirono un processo farsa a Mosca e furono impiccati. Negli anni a seguire in Ungheria molte furono le purghe, i processi e le condanne a morte per coloro che avevano scelto di rimanere in patria. Il tutto con la benedizione di quel Kruscev, che solo alcuni anni prima aveva denunciato i crimini di Stalin. Il sacrificio ungherese non fu però vano. Ormai la crepa al sistema era stata aperta e, la destituzione di Kruscev prima, e l’ascesa al potere di Breznev dopo, con l’invasione della Cecoslovacchia nel 1968, avevano ormai dimostrato a tutto il mondo ed agli uomini intelligenti e di buon senso, di che pasta era fatto il comunismo, questo re nudo e con i piedi d’argilla, che solo con la menzogna, la violenza, la dittatura, i gulag e lo stato poliziesco poteva mantenersi vivo a dispetto degli aneliti di libertà dei popoli. Alle future generazioni il compito di mantenere viva la memoria, affinché gli errori ed orrori del passato non tornino, come il comunismo, a lastricare di buone intenzioni (sic!) le strade dell’inferno. Giuseppe Bracchi Due opere assolutamente da non perdere. La prima è opera di Ubaldo Giuliano Balestrino: “Guareschi era innocente. Ecco le prove”. È una vecchia storia questa rivisitata dal Balestrino, ma che molto ci illumina e ci permette attuali comparazioni storico-giuridiche sulla visione del diritto come strumento ideologico di sostegno al potere, anche se si era ai primordi di un’Italia uscita martoriata dalla guerra. Nel gennaio 1954, il periodico satirico Candido, diretto da Giovannino Guareschi, pubblicava due lettere a firma di Alcide De Gasperi, risalenti a dieci anni prima, in cui in piena guerra civile, il futuro segretario della Democrazia Cristiana e Presidente del Consiglio italiano richiedeva ad un ufficiale delle forze armate britanniche un bombardamento mirato sull’acquedotto della Capitale, al fine di esasperare la popolazione civile e indurla ad insorgere contro l’occupante tedesco. Seguì una querela da parte del Gasperi e con essa la condanna dello scrittore e giornalista parmense ad uno anno di reclusione, che Giovannino Guareschi scontò totalmente in carcere. Oggi, ad oltre mezzo secolo dai fatti, Ubaldo Giuliano Balestrino, con perspicacia e competenza ha voluto ripercorrere l’intera vicenda, peraltro una delle vicende più oscure della prima repubblica, conclusasi dopo un dibattimento pieno di irregolarità, illiceità, contraddizioni, ma soprattutto interessi politici. E compie l’opera da par suo, Ubaldo Giuliani Balestrino, affermato giurista e docente di diritto penale, già autore in passato di un altro volume, Il carteggio Churchill - Mussolini alla luce del processo Guareschi. E per questo ed altri motivi, che l’opera di Giuliano Balestrino si conferma opera storica oltre che giuridica, come sottolinea Egidio Bandini nella prefazione al volume: “Questo nuovo saggio di Giuliani Balestrino farà certamente discutere. E non solo sul processo Guareschi - De Gasperi”. L’altro volume è opera di Livio Spinelli, “Mussolini, Bush e i nazionalisti islamici”, opera di rivisitazione storico politica che l’autore tuttavia, rende più attuale che mai attraverso una dettagliata ricostruzione storica del fenomeno espansionistico della potenza islamica. Occhio alla citazione che, come una Cassandra, l’autore pone proprio in apertura dell’opera, quasi un filo conduttore che deve accompagnarci senza veli sugli occhi e tratta dall’opera di Heine, Lutetia: “Si leveranno in tutti i paesi per una resistenza disperata le dottrine religiose del passato e il profeta che volesse scrivere una nuova Apocalisse / dovrebbe inventare bestie assolutamente nuove e talmente orribili che i precedenti simboli animaleschi di Giovanni al confronto / sarebbero soltanto colombelle ed amorini”. Nessuno è profeta in Patria, recita un vecchio e solido proverbio. Ma chi scrive è stato sempre convinto che il profeta è colui che si pone davanti al suo tempo con lo sguardo proiettato sul futuro. Lasciamoci guidare, una volta tanto, dalle pagine di Livio Spinelli con disincanto e meraviglia, quella meraviglia che già il filosofo dell’antichità Platone diceva essere l’aurora del pensiero. G.B. “Fondamentalismi: i diversi volti dell’intransigenza religiosa” Dopo aver dato alle stampe “Fondamentalismi: i diversi volti dell’intransigenza religiosa”, per i tipi delle Edizioni PIEMME, Massimo Introvigne, ha ora compiuto un intenso lavoro di aggiornamento, riproponendo al pubblico dei lettori lo stesso fenomeno del fondamentalismo religioso, rivisitato dalle origini all’Isis, per le Edizioni Sugarco. Massimo Introvigne, insegna Sociologia delle religioni presso l’Università Pontificia Salesiana di Torino. Fondatore e direttore del CESNUR (Centro studi sulle nuove religioni), Introvigne è autore di oltre sessanta volumi e di oltre cento articoli in materia di religioni contemporanee, molti dei quali dedicati ai nuovi movimenti religiosi, al fondamentalismo e al terrorismo di matrice religiosa. Ha diretto le tre edizioni della monumentale Enciclopedia delle religioni in Italia (l’ultima pubblicata nel 2013) e fra i primi ha fatto conoscere in Italia la teoria sociologica dell’economia religiosa, pubblicando opere che ha scritto insieme ai suoi padri fondatori: Rodney, Stark e Iannaccone. Dal 2012, inoltre, Massimo Introvigne ricopre l’incarico di Coordinatore presso l’Osservatore della libertà religiosa istituito dal Ministero degli Esteri e da Roma Capitate. La problematica ripercorsa ed esaminata da Introvigne nella sua ultima fatica, vede il fenomeno del fondamentalismo religioso scindersi in due parti: nella prima parte Introvigne mostra che la domanda di religione, checché se ne dica o se ne pensi, è ancora largamente presente nella nostra società e si tratta di una domanda che in situazioni e tempi normali finisce col fondersi in una domanda di conservatorismo. Ma il guaio è, avverte nella seconda parte dell’opera Massimo Introvigne, che non viviamo in tempi normali, così che l’autore, dalla Palestina alla Turchia, dall’Algeria all’emigrazione mussulmana in Europa, da Bin Laden al Califfato dell’ISIS, ci introduce in una sorta di tensione nazionale ed internazionale che possono introdurre elementi di distorsione e impedire alla domanda di conservatorismo di trovare il suo sbocco normale e gettando, al tempo stesso, una luce inquietante sui possibili sviluppi del terrorismo e del Califfato. Un’opera ed una guida indispensabili per studiare e cercar di capire un fenomeno, quello del terrorismo ultra fondamentalista, che ha cambiato e sta cambiando il mondo. Un lavoro fondato su solide basi metodologiche, ma ricca di esempi, dati, casi concreti elaborati e realizzati sulla base di una trentennale esperienza da parte dell’Autore maturata da ricerche effettuate sul campo: dal Texas, alla Palestina all’India. Un lavoro, infine, di agevole lettura anche per i non addetti ai lavori. G.B. pag. 20 LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015 Festeggiati Asia Smafora con il bisnonno Nello Mancini Grandi festeggiamenti il 12 novembre 2015 presso l’abitazione dell’Assessore comunale Giorgio Cacalloro: erano infatti presenti tre diverse generazioni. Erano riuniti e giustamente festeggiati, la piccola Asia Smafora di soli 9 mesi, compiuti proprio il 12 novembre, il bisnonno Nello Mancini nato l’11 novembre del 1925 insieme alla moglie Secondiana, alle figlie Rosa e Donatella. Tra la giovanissima Asia e il suo bisnonno Nello corrono quasi 90 anni di differenza. Una ricorrenza non indifferente che non capita molto spesso. A completare i festeggiamenti erano presenti i generi Giorgio e Giuliano insieme appunto alle nipoti Luana, Maristella, Mara, Giulia, Asia e i nipoti acquisiti Luigi e Simone. Auguri ad Asia Smafora per i suoi primi 9 mesi e a Nello Mancini per i suoi primi 90 anni!!! Elena Maiucci Mi chiamo Elena Maiucci , sono nata il 22 o t t o b r e all’Ospedale Santa Maria della Stella di Orvieto. Il mio arrivo ha portato un’infinità di gioia nei miei genitori Serena e Emanuele. La mia allegria anima le giornate dei nonni Dalida, Olimpio, Lucia e Franco, facendo impazzire di felicità lo zio Luca. Diletta Morganti 50° di matrimonio Il giorno 4 ottobre 2015 Francesco Fanali e Bruna Micheletti hanno festeggiato il loro 50° anniversario di matrimonio nella chiesa di S. Maria delle Grazie, celebrato da Don Luciano Trapè. È stata veramente una bella cerimonia che i coniugi hanno voluto insieme ai parenti e agli amici più cari. Auguriamo loro tanta felicità e una lunga vita insieme. Gli amici PER COMODITÀ DEI LETTORI DE “LA VOCE” Potete versare: - sul c.c. n° 1853/76 Banca Cattolica - Gruppo bancario Credito Valtellinese - sul c.c. n° 537 Banca di Credito Cooperativo di Roma Agenzia 176 - Via Card. Salotti, 21 - Montefiascone o inviare tramite conto corrente postale n. 12158010 intestato Parrocchia S. Margherita - 01027 Montefiascone o consegnare ad Angelo Menghini presso il negozio in Via S. Lucia Filippini preoccupandovi di mettere il vostro nome per essere inseriti nella rubrica “La Voce è grata ai suoi”. Il 1 marzo 2015 è sbocciata una rosa nel giardino di casa, di Morganti Andrea e Del Citto Alessandra. La piccola Diletta ha portato gioia a tutta la famiglia. Il giorno 25 luglio ha ricevuto il Battesimo, festeggiato da parenti ed amici. Auguri per una vita sempre piena di gioia e di salute dai nonni Bruna e Mario, Paola e Bruno, dallo zio Luca e zia Adelia. Auguri alla Neo Dottoressa!! Il giorno 22 ottobre 2015 presso l’Università degli Studi di Siena si è laureata in Giurisprudenza Valletta Federica , con votazione di 110 e lode, discutendo la tesi in Diritto Penitenziario dal titolo: “LA PENA: TRA TEOLOGISMO OGGETTIVO E FINALITÀ INDIVIDUALI”. Le più vive congratulazioni alla neo Dottoressa dai genitori, dalla nonna, zii e cugini. Un grazie per averci fatto vivere questa bellissima emozione e Auguri per una brillante carriera.