ARRIVA IL GIUBILEO A tavola in famiglia

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ARRIVA IL GIUBILEO A tavola in famiglia
Anno XXIX (XLVII) - N°12 - DICEMBRE 2015 - Via S. Lucia Filippini n° 25 - Tel. 0761.826050 - Montefiascone (VT) - “Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - Art. 1 Comma 2 D.L. 353 del 24/12/2003 - DCB Centro Viterbo”
«La Voce» - Mensile di Montefiascone - Direttore Agostino Ballarotto e-mail: [email protected] - Responsabile Angelo Gargiuli
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Mercoledì 11 novembre - P.zza San Pietro
A tavola in famiglia
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi rifletteremo su una qualità caratteristica della vita familiare
che si apprende fin dai primi anni di vita: la convivialità, ossia l’attitudine a condividere i beni della vita e ad essere felici di poterlo
fare. Condividere e saper condividere è una virtù preziosa! Il
suo simbolo, la sua “icona”, è la famiglia riunita intorno alla
mensa domestica. La condivisione del pasto - e dunque, oltre
che del cibo, anche degli affetti, dei racconti, degli eventi... - è
un’esperienza fondamentale. Quando c’è una festa, un compleanno, un anniversario, ci si ritrova attorno alla tavola. In alcune culture è consuetudine farlo anche per un lutto, per stare vicino a chi è nel dolore per la perdita di un familiare.
La convivialità è un termometro sicuro per misurare la salute
dei rapporti: se in famiglia c’è qualcosa che non va, o qualche
ferita nascosta, a tavola si capisce subito. Una famiglia che non
mangia quasi mai insieme, o in cui a tavola non si parla ma si
guarda la televisione, o lo smartphone, è una famiglia “poco
famiglia”. Quando i figli a tavola sono attaccati al computer, al
telefonino, e non si ascoltano fra loro, questo non è famiglia, è
un pensionato.
Il Cristianesimo ha una speciale vocazione alla convivialità, tutti
lo sanno. Il Signore Gesù insegnava volentieri a tavola, e rappresentava talvolta il regno di Dio come un convito festoso.
Gesù scelse la mensa anche per consegnare ai discepoli il
suo testamento spirituale - lo fece a cena - condensato nel
gesto memoriale del suo Sacrificio: dono del suo Corpo e del suo
Sangue quali Cibo e Bevanda di salvezza, che nutrono l’amore
vero e durevole.
In questa prospettiva, possiamo ben dire che la famiglia è “di casa” alla Messa, proprio perché porta all’Eucaristia la propria esperienza di convivialità e la apre alla grazia di una convivialità universale, dell’amore di Dio per il mondo.
Partecipando all’Eucaristia, la famiglia viene purificata dalla tentazione di chiudersi in sé stessa, fortificata nell’amore e nella fedeltà, e allarga i confini della propria fraternità secondo il cuore di Cristo.
In questo nostro tempo, segnato da tante chiusure e da troppi muri, la convivialità, generata dalla famiglia e dilatata
dall’Eucaristia, diventa un’opportunità cruciale. L’Eucaristia e le famiglie da essa nutrite possono vincere le chiusure e
costruire ponti di accoglienza e di carità. Sì, l’Eucaristia di una Chiesa di famiglie, capaci di restituire alla comunità il lievito operoso della convivialità e dell’ospitalità reciproca, è una scuola di inclusione umana che non teme confronti! Non ci
sono piccoli, orfani, deboli, indifesi, feriti e delusi, disperati e abbandonati, che la convivialità eucaristica delle famiglie
non possa nutrire, rifocillare, proteggere e ospitare.
La memoria delle virtù familiari ci aiuta a capire. Noi stessi abbiamo conosciuto, e ancora conosciamo, quali miracoli
possono accadere quando una madre ha sguardo e attenzione, accudimento e cura per i figli altrui, oltre che per i propri.
Fino a ieri, bastava una mamma per tutti i bambini del cortile! E ancora: sappiamo bene quale forza acquista un popolo i
cui padri sono pronti a muoversi a protezione dei figli di tutti, perché considerano i figli un bene indiviso, che sono felici e
orgogliosi di proteggere.
Oggi molti contesti sociali pongono ostacoli alla convivialità familiare. È vero, oggi non è facile. Dobbiamo trovare
il modo di recuperarla. A tavola si parla, a tavola si ascolta. Niente silenzio, quel silenzio che non è il silenzio delle monache, ma è il silenzio dell’egoismo, dove ognuno fa da sé, o la televisione o il computer... e non si parla. No, niente silenzio. Occorre recuperare quella convivialità familiare pur adattandola ai tempi. La convivialità sembra sia diventata una
cosa che si compra e si vende, ma così è un’altra cosa. E il nutrimento non è sempre il simbolo di una giusta condivisione dei beni, capace di raggiungere chi non ha né pane né affetti. Nei Paesi ricchi siamo indotti a spendere per un nutrimento eccessivo, e poi lo siamo di nuovo per rimediare all’eccesso. E questo “affare” insensato distoglie la nostra attenzione dalla fame vera, del corpo e dell’anima.
Quando non c’è convivialità c’è egoismo, ognuno pensa a se stesso. Tanto più che la pubblicità l’ha ridotta a un languore di merendine e a una voglia di dolcetti. Mentre tanti, troppo fratelli e sorelle rimangono fuori dalla tavola. È un po’ vergognoso!
Guardiamo al mistero del Convivio eucaristico. Il Signore spezza il suo Corpo e versa il suo Sangue per tutti.
Davvero non c’è divisione che possa resistere a questo Sacrificio di comunione; solo l’atteggiamento di falsità, di complicità con il male può escludere da esso. Ogni altra distanza non può resistere alla potenza indifesa di questo pane spezzato e di questo vino versato, Sacramento dell’unico Corpo del Signore. L’alleanza viva e vitale delle famiglie cristiane,
che precede, sostiene e abbraccia nel dinamismo della sua ospitalità le fatiche e le gioie quotidiane, coopera con la grazia dell’Eucaristia, che è in grado di creare comunione sempre nuova con la sua forza che include e che salva.
La famiglia cristiana mostrerà proprio così l’ampiezza del suo vero orizzonte, che è l’orizzonte della Chiesa
Madre di tutti gli uomini, di tutti gli abbandonati e gli esclusi, in tutti i popoli. Preghiamo perché questa convivialità familiare possa crescere e maturare nel tempo di grazia del prossimo Giubileo della Misericordia.
ARRIVA
IL GIUBILEO
Il Giubileo della Misericordia,
annunciato e voluto da Papa
Francesco, inizierà l’8 Dicembre,
giorno della festa dell’Immacolata
Concezione, per concludersi il 20
Novembre del 2016.
Sarà un periodo veramente speciale, durante il quale ci impegneremo tutti nella preghiera, perché
la misericordia del Padre ci aiuti e
ci accompagni.
La nostra vita è un passaggio, a
volte anche doloroso e crudele,
per cui solo affidandoci al Signore
possiamo acquistare forza e serenità.
Speriamo che tutto si svolga per il
meglio, che in nessun modo sia
turbato un periodo così importante.
Con il Giubileo della Misericordia
dovrà avere inizio per noi un cammino di crescita spirituale che sarà
semplice e, nello stesso tempo,
grande. Impegnamoci con tutto l’animo sì da migliorarci il più possibile.
Certo, visto l’andazzo dei tempi
che stiamo attraversando, un bel
po’ di preoccupazione c’è. Ma le
nostre Forze dell’Ordine saranno
impegnate al massimo per garantire la tranquillità a tutti, italiani e
stranieri che certamente in molti si
recheranno a Roma in una occasione del genere. Auguriamoci che
tutto proceda bene, che nessuno
interferisca con minacce per spaventarci e privarci della nostra
libertà. Purtroppo di individui pessimi e pericolosi qui da noi ce ne
sono, ma costoro vanno tenuti a
bada con ogni mezzo. Vanno snidati ed espulsi dall’Italia, per
esempio, quegli extra comunitari
che non hanno il permesso di soggiorno e si sono infiltrati un po’
dovunque.
Va fatta una pulizia necessaria.
Il Giubileo è un grande evento che
non può essere messo in crisi nel
modo più assoluto.
A.L.
pag. 2
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
Signore,
che vuoi che io faccia?
Caro Giovane...
I NOSTRI INCONTRI
2015 - 2016
Se cerchi i segni tracciati da
“Ragazzi e ragazze, per favore: non mettetevi nella
“coda” della storia. Siate protagonisti. Giocate in attacco!
Calciate in avanti, costruite
un mondo migliore, un
mondo di fratelli, un mondo
di giustizia, di amore, di pace, di fraternità, di solidarietà.
Giocate in attacco sempre!...
Il tuo cuore, cuore giovane, vuole costruire un mondo
migliore...
Per favore, non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi siete quelli che hanno il futuro! Voi...
Attraverso di voi entra il futuro nel mondo. A voi chiedo
anche di essere protagonisti di questo cambiamento.
Dio per te e la tua vita...
Novembre: Sabato 28 - Domenica 29
Se il Signore, qualche
Febbraio: Sabato 27 - Domenica 28
volta, ha già bussato
Aprile:
Sabato 23 - Domenica 24
Maggio:
Sabato 21 - Domenica 22
segretamente al tuo cuore...
Se ti incuriosisce e
affascina la nostra vita...
Se vuoi finalmente
rischiare “un ascolto libero e
disarmato” della Volontà del
Signore...
Vi chiedo di essere costruttori del mondo, di mettervi al
lavoro per un mondo migliore. Cari giovani, per favore, non
“guardate dal balcone” la vita, mettetevi in essa, Gesù non è
rimasto nel balcone, si è immerso, non “guardate dal balcone” la vita, immergetevi in essa come ha fatto Gesù”.
Papa Francesco
Insieme in amicizia e condivisione,
alla scoperta del proprio posto
nella Chiesa e nel mondo
Informazioni e adesioni
SEMINARIO DIOCESANO MAGGIORE
VIENI e VEDI!
Ti aspettiamo in Seminario
P.zza San Lorenzo, 1
VITERBO
Tel. 0761.340048
E-mail: [email protected]
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50 anni davanti
al Signore
Sabato mattina, 21 novembre u.s., nella chiesetta delle
Benedettine addobbata a festa, al termine di una celebrazione
eucaristica molto devota, è riecheggiato - tra lo stupore grato e poi
commosso del gruppetto dei sardi presenti - un canto alla Madonna
di Bonaria, la località di Cagliari che ha dato il nome a Buenos Ayres
(lì volle recarsi per la sua prima visita pastorale il 22 settembre 2013
papa Francesco, da poco eletto papa).
Che cosa si stava festeggiando? Cinquant’anni di professione
religiosa di una monaca - proveniente, appunto, da quella bella
isola - che ha perseverato nel suo amore totale e generoso al
Signore Gesù ponendosi sotto la protezione della Vergine Maria.
La Parola di Dio del giorno annunciava la beatitudine, cioè la felicità,
di chi è fedele ai comandamenti del Signore perché ne ha scoperto il
segreto: non si tratta di legge esterna, ma di aspetti quotidiani di un
grande dono - la grazia, il favore di Dio - riversato nel nostro cuore e
nella vita. Quel dono è stato accolto e in esso si è perseverato. Quel
dono e quella perseveranza fanno diventare parenti di Gesù: per la
parola di Lui che entra in noi, la persona diventa capace di amare a
misura sua con libertà interiore e dilatazione di spirito. La vita nel
monastero diventa una profonda esperienza di discepolato, una vita
riuscita, perché la grazia di Dio la riempie tutta.
“Ecco io vengo ad abitare in mezzo a te [...] taccia ogni mortale
davanti al Signore”, profetizzava l’antico oracolo delle Scritture sante
(Zaccaria 2,14-17). Sr. Agostina ha amato il silenzio pieno di Dio
delle ore di preghiera delle sue giornate e ha messo in circolo nella
comunità con dedizione e amore quello che dal Signore ha ricevuto
sostando a lungo davanti a Lui. Le consorelle ringraziano lei e il
Signore per quanto - tanto! - ha dato di sé e delle sue capacità a ciascuna di loro. Tutti i suoi parenti, giunti dalla Sardegna, ma anche i
sacerdoti che la conoscono, a partire da don Agostino, il cappellano,
le porgono tanti carissimi auguri per gli anni a venire.
sr. Maria Carla
ORARIO FESTIVO I
IN
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VE
ER
RN
NA
AL
LE
E
SANTE MESSE
Sabato - 17,00: Messa Festiva in S. Margherita
7,30
Divino Amore
8,00
S. Maria delle Grazie
Corpus Domini - Le Coste
S. Pietro - Benedettine
Villa S. Margherita
9,00
S. Maria del Riposo (Fiordini)
S. Francesco
Villa S. Margherita
9,30
Corpus Domini - Le Coste
S. Maria del Giglio - Zepponami
S. Flaviano
S. Giuseppe - Le Mosse
10,00
S. Maria della Vittoria (P. Cappuccini)
Villa S. Margherita
MONTEFIASCONE
11,00 S. Margherita (ogni 1° sabato del mese e
ogni 1ª domenica del mese nel Santuario
di S. Lucia Filippini - BATTESIMI)
Corpus Domini - Le Coste
11,30 S. Giuseppe - Le Mosse
S. Maria del Giglio - Zepponami
12,00 S. Flaviano (ultimo sabato del mese e
ultima domenica del mese - BATTESIMI)
17,00 S. Flaviano
18,00 S. Francesco
ORARIO FERIALE
ore 9,00:
ore 9,00:
ore 17,00:
Santa Margherita
San Flaviano
Chiesa Divino Amore
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
pag. 3
VECCHIE FOTO
M AGGIO 1959
Averne 70... e non sentirli!
In alto a sinistra: Giusti Emilio (+), Magro Giovanni, Camicia Lorenzo,
Porroni Norberto, Maccaroni Antonio, Paoletti Alfiero, Condanni
Rossano.
2ª fila: Dott. Farina Sergio Maria, Menichelli Enzo, Francolini Giorgio,
Preside Pietro Volpini (+), Nevi Luciano, Prof. Carbonaro Vincenzo,
Cristi Alberto.
3ª fila: Napoli Roberto, Dott. Cricco Luigi, Zerbini Pietro, Marziantonio
Rinaldo (+), Marenghi Vincenzo, Caporossi Enrico, Limiti Pietro.
Accovacciati: Caprini Antonio, Rovegno Enrico, Bertuccini Mario,
Paoletti Giuseppe, Cimarello Vittorio (+).
Castrum Montis Flasconis
di GIANCARLO BRECCOLA
Se si considera che Montefiascone era la località più vicina al lago di Bolsena in
cui papa Martino IV ha risieduto, e che lo stesso paese era particolarmente celebre per la bontà del vino che produceva, risulta probabile che il pontefice abbia
conosciuto e assaporato il prediletto piatto con le anguille proprio in questo
luogo. Anche perché, nelle raccolte statutarie del 1471, in un capitolo relativo
alla vendemmia, tra i vitigni che si coltivavano nel territorio se ne trovano nominati due1, quello del celeberrimo moscatello e un altro indicato come guarnaccino2; specie presumibilmente ascrivibile alla famiglia delle vernacce e forse simile
a una varietà di quel gaglioppo tuttora coltivato nelle regioni del meridione con il
nome di guarnaccia nera. Ancora nel meridione, in Calabria, le uve dei vitigni
guarnaccino e moscatello vengono utilizzate in commistione per preparare un
ottimo vino da dessert: il moscato di Saracena.
La fama del vino amato da papa Martino, sia che si trattasse di guarnaccia rossa
o vernaccia bianca3, oltre a trovare illustre riferimento nei versi danteschi,
sopravvive nel viterbese grazie a un blasone popolare di più umili origini, ma non
meno espressivo: vino de Montefiascone e anguilla de Bolsena, nun c’è mejo
cena . Del resto la probabile relazione tra la pietanza “incriminata” e
Montefiascone era già stata ipotizzata da Alfredo Basserman, importante dantista tedesco, nei primi anni del secolo scorso.
Quando noi pensiamo alla celebre iscrizione del canonico Fugger di
Asburgo che si legge nella sottochiesa di San Flaviano, non abbiamo bisogno di riflettere a lungo per indovinare donde proveniva la vernaccia in cui
Martino affogava le sue anguille. Fu certamente la medesima qualità di
vino: «est, est, est» che tanto al canonico come al papa è riuscita infausta4.
La vera causa della morte di Martino IV, avvenuta a Perugia il 28 marzo 1285,
resta comunque sconosciuta. Quello che possiamo dire è che, come i suoi predecessori Urbano IV e Clemente IV, Martino non entrò mai a Roma. I giorni dei
suoi quarantanove mesi di pontificato furono così distribuiti: 30 giorni a Viterbo,
173 a Montefiascone, 1011 a Orvieto e 176 a Perugia.5
Thomas Cantilupe vescovo di Hereford
Al periodo della permanenza di papa
Martino IV a Montefiascone, risale l’episodio della morte del vescovo Tommaso di
Hereford, che si vorrebbe avvenuta nella
nostra città. La vicenda, per come è stata
riportata dai vari autori, presenta alcune
contraddizioni e imprecisioni. Eccone, a
mo’ di esempio, tre versioni.
Mentre il Papa stava maturando nel
suo pensiero questa misura di rigore,
si vide giungere quassù a’ suoi piedi,
Tommaso vescovo di Ereford, che
veniva ad implorar da lui soccorso pe’
diritti della sua Chiesa [...] Martino IV
lo accolse Con ogni maniera di benevolenza; cosicché rimase Tommaso
al Sommo Soddisfatto. Ma la sua
Sigillo di San Tommaso di
malsania aggiunta all’età provetta, ed
Cantilupe
vescovo di Hereford
i sofferti incomodi d’un lungo viaggio,
furono al prelato causa di grave infermità, la quale in pochi giorni pose termine alla sua vita qui in
Montefiascone, il giorno due di ottobre dell’anno mille duecento ottantadue.
Il suo cadavero venne esposto per sei giorni nella chiesa di s. Severo,
senza dare alcun sintomo di corruzione. Fattane poscia 1’autopsia, le sue
carni furono quivi tumulate, e le ossa da Montefiascone inviate ad Ereford
in Inghilterra [...] Quale fosse la chiesa di San Severo in questa città, oggi
s’ignora.6
Fu ben ricevuto alla corte di Martino IV in Orvieto. Giuridicamente il suo
caso risultava dubbio. Ritornò quindi in Inghilterra, ma a Montefiascone il
caldo e le infermità lo costrinsero a mettersi a letto. Morì, assolto dalla scomunica, il 25-8-1282. Provvisoriamente Tommaso di Chanteloup fu seppellito nella chiesa del monastero di San Severo, poi fu portato nella cattedrale di Hereford.7
San Tommaso di Cantilupe, vescovo di Hereford, che si recava in pellegrinaggio a Roma, ove doveva essere ricevuto dal Papa [...] Il vescovo proseguì poi verso Montefiascone onde raccordarsi al percorso della via
Francigena, ma non riuscì a raggiungere Roma: la morte lo colse il 25 agosto del 1282, mentre si trovava nella ridente località affacciata sul lago di
Bolsena.8
Nella prima versione è arbitraria la descrizione dell’accoglienza papale e sono
sbagliati il giorno della morte e la collocazione della chiesa di San Severo a
Montefiascone.
Nella seconda è scorretta l’indicazione relativa all’incontro ad Orvieto di
Tommaso con Urbano, in quanto il Papa, come abbiamo visto, in quel periodo
risiedeva a Montefiascone.
Nella terza, ancor più sprovvedutamente, si ipotizza che il Papa si trovi a Roma.
Ora, analizzando fonti maggiormente attendibili, come il Registro Thome de
Cantelupo Hepiscopi Herefordensis e altri studi recenti, sembrerebbe che
Tommaso non sia mai giunto a Montefiascone e che l’incontro tra i due personaggi non ci sia stato. Il Vescovo, infatti, arrivato a Castel Fiorentino, nei pressi
di Montefiascone, vi si fermò a causa delle gravi condizioni di salute. La sua presenza a Castel Fiorentino è testimoniata da due lettere, datate 10 luglio 1282,
così sottoscritte: Datum apud Florentinum juxta montem Flasconie.
Probabilmente lì rimase fino al giorno della morte, 25 agosto. Successivamente il
suo corpo fu riportato a Orvieto, presso l’abbazia di San Severo, e sottoposto al
trattamento della “bollitura”. Procedura che consisteva nella cottura del cadavere, in acqua salata e aromatizzata con erbe e sostanze antisettiche, e nella successiva smembratura che ne agevolava la conservazione e il trasporto verso il
luogo della sepoltura. In genere le parti molli, separate dallo scheletro, venivano
sepolte nel luogo del decesso, mentre le ossa si riportavano in patria per gli
onori funebri e per essere conservate in tombe più prestigiose. Così avvenne per
Tommaso. Le sue ossa e il suo cuore furono traslati nel monastero di Ashridge e
poi sepolti a Hereford, quello che restava del corpo venne sepolto nel monastero
di San Severo a Orvieto.9
(segue-24)
ASCM, Statuti Veteris, 1471, libro I, cap. 56; “Pro genere vitaminum Muscatelli, guarnaccini, et alicuius alterius generis”.
2
Guarnazinum: vernaccia, vino; così PIETRO SELLA nel suo citato Glossario.
3
Ancora verso la fine del Cinquecento, in un rimedio montefiasconese per avere figli, compare, tra gli ingredienti necessari, anche un fiasco de malvascia overo guarnaccia ;
QUATTRANNI 2000; ASV, Notarile Montefiascone, prot. 602, cc.137-139.
4
BASSERMANN, ALFREDO, Orme di Dante in Italia, Bologna 1902, p. 295.
5
PARAVICINI BAGLIANI 2003, passim.
6
PIERI BUTI 1870, pp. 106-107.
7
PETTINATI, GUIDO, http://www.santiebeati.it/dettaglio/67470
8
STOPANI, RENATO – ANDREANI, LAURA, Gli itinerari dei pellegrini lungo la via Teutonica,
Firenze 2015, p. 73.
9
Thomas Cantilupe, Bischof von Hereford, starb am 25. August 1282 bei Monteflascone.
Während sein Herz und seine Gebeine nach England transportiert und im Kloster Ashridge
bzw. in Hereford beigesetzt wurden, bestattete man das abgekochte Fleisch in S. Severo
bei Orvieto. Schon 1286 erkundigte sich Thomas’ Nachfolger Richard Swinfield von
Hereford, ob sich in S. Severo Wunder ereigneten; KRAFFT, OTFRIED, Papsturkunde und
Heiligsprechung, Böhlau Verlag Köln Weimar 2005, p. 731.
1
pag. 4
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
NOTIZIE DAL COMUNE DI MONTEFIASCONE
MONTEFIASCONE TRA LE MIGLIORI
DESTINAZIONI DEL “TURISMO DEL VINO”
Montefiascone è stata confermata
tra le migliori destinazioni del
“Turismo del Vino” anche per l’anno 2015. Infatti la Community di
PaesiOnLine.it, già nello scorso
anno, aveva giudicato la città di
Montefiascone tra le migliori destinazioni per la categoria “Turismo del Vino” e per
questo aveva ottenuto il riconoscimento di “Top Rated” con la consegna al sindaco
Luciano Cimarello di una targa riferita all’anno 2014. La stessa Community ha confermato per l’anno 2015 Montefiascone tra le migliori destinazioni.
Questo importante titolo è stato ottenuto grazie ai commenti ed ai giudizi degli utenti
del sito www.paesionline.it nel corso degli ultimi due anni che hanno espresso la propria opinione sulle località che conoscono e sulle località dove sono andati in vacanza, sia in Italia che nel mondo. Montefiascone è risultata tra le migliori località per il
settore enoico. Il sindaco Luciano Cimarello aggiunge: “Questo importante riconoscimento a livello nazionale è stato conferito a Montefiascone per il secondo anno consecutivo. A nome mio e dell’intera amministrazione ringrazio tutti gli operatori del settore turistico (albergatori, ristoratori, ecc.) per aver contribuito in maniera sostanziale
ad ottenere e confermare questo premio attribuito direttamente dai commenti spontanei e disinteressarti dei turisti e da coloro che hanno visitato Montefiascone in questi
ultimi due anni”. “Voglio sottolineare -aggiunge il sindaco Cimarello- la buona strada
intrapresa nel settore turistico vinicolo che già ha dato ottimi risultati. Sicuramente i
successi continueranno in particolare con le attività intraprese dal Consorzio di Tutela
dell’Est!Est!!Est!!! che è nato questa estate con la sua presentazione ufficiale durante
la 53esima Fiera del Vino. Attualmente fanno parte del Consorzio la Cantina di
Montefiascone, Cantina Falesco, Cantina Mazziotti, Cantina Vittorio Puri, Cantina
Stefanoni, Cantina Bigi e Cantina Leonardi: tutti insieme per centrare l’obiettivo della
valorizzazione e della protezione del patrimonio della Doc. Infatti anche grazie a loro
non soltanto la qualità del vino migliorerà ma anche la sua promozione a livello nazionale ed internazionale con ricadute favorevoli sul turismo della cittadina”.
Nella lettera inviata al Comune, PaesiOnLine analizza le motivazioni del riconoscimento: “Sulla base di tutte le informazioni, i voti e i commenti raccolti dalla attività
della community di PaesiOnLine, e quindi di migliaia di turisti, è stata confermata l’ottima reputazione del comune di Montefiascone, che si è piazzato tra le migliori destinazioni italiane nella categoria ‘Turismo del Vino’. Tutti gli utenti che hanno lasciato un
giudizio su questa destinazione di vacanza hanno infatti scelto aggettivi e un voto
medio abbastanza alto, hanno giudicato bene i servizi, la pulizia, le attrattive e altre
particolari caratteristiche che rendono accogliente un luogo di vacanza”.
CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE
Il 4 novembre Montefiascone ha celebrato la giornata dell’Unità Nazionale
e delle Forze Armate. Presso il monumento ai caduti del prato giardino si è
tenuta la cerimonia alla presenza del sindaco Luciano Cimarello, del
vice sindaco Fernando Fumagalli, delle autorità militari, religiose civili e
moltissime associazioni locali. A fare da cornice alla cerimonia oltre 160
giovani delle scuole di Montefiascone, dalla scuola secondaria di primo
grado fino ad arrivare ai ragazzi delle scuole superiori, accompagnati dalle
loro insegnanti e dirigenti scolastici. Dopo il “silenzio” della tromba è intervento il sindaco Cimarello. Nel suo discorso il primo cittadino si è soffermato sul valore della giornata del 4 novembre, dove si ricorda l’unità nazionale e si celebrano le forze armate, che giornalmente si prodigano per la
pace e la nostra sicurezza. Il sindaco ha ricordato anche il sacrificio di vite
umane nella prima guerra mondiale, dove ragazzi poco più che diciottenni
combattevano per mesi nelle trincee. Gran parte di loro non fecero ritorno
a casa. Inoltre Cimarello si è soffermato anche sull’amicizia che legava
questi ragazzi combattenti, anche di opposte fazioni, che nei momenti di
riposo dalla battaglia si parlavano, legavano amicizie e razionavano le
poche risorse che avevano come il cibo e le sigarette. Poi è seguita la lettura di lettere dei soldati al fronte, ma anche di poesie e di testi inerenti la
prima guerra mondiale. Si è anche ricordata la storia del monumento ai
caduti realizzato nel 1922 ed ubicato all’interno del prato giardino.
Successivamente è seguito l’omaggio del sindaco alla corona che poi è
stata deposta dagli agenti della Polizia Locale sotto il monumento ai caduti.
Infine il prof. Bordini, della scuola Manzoni, insieme ai suoi studenti hanno
suonato l’Inno d’Italia e l’Inno Europeo.
“MONTEFIASCONE
E LA GRANDE GUERRA”
Presentato il libro di Normando Onofri “Montefiascone e la Grande Guerra” nella mattina di
sabato 21 novembre presso la sala consiliare del Comune di Montefiascone. Sono intervenuti il
sindaco Luciano Cimarello, Gianfranco Lanzi Presidente A.N.M.I.G. Sez. di Montefiascone,
Lamberto Bonafede Presidente Lions Club di Montefiascone, Renato Trapè Delegato alla Cultura,
Piergiorgio Busato Presidente A.N.M.I.G. Regionale, Normando Onofri storico e autore del
libro e gli studenti dell’Iiss C.A. Dalla Chiesa di Montefiascone vincitori del Torneo Nazionale di
Debate legato all’Esposizione Universale Expo. L’evento è stato organizzato dall’Associazione
A.N.M.I.G. (Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra) - Sezione di Montefiascone,
in collaborazione con Lions Club Montefiascone “Falisco Vulsineo”, Gruppo Bancario Credito
Valtellinese, Pensionato per anziani “Falisco Falisci” e con il patrocinio del Comune di
Montefiascone.
La cerimonia, sobria ma commovente e ricca di significato, ha visto la presenza di un nutrito
numero di cittadini, nonché delle autorità civili e militari. Il saluto iniziale e la presentazione del
libro è stata effettuata da Gianfranco Lanzi, a cui è seguito l’intervento del sindaco Luciano
Cimarello che ha ringraziato l’autore per la sua minuziosa analisi e per aver “riportato” alla luce le
origini agricole di Montefiascone. Ha evidenziato il giusto riconoscimento ai molti combattenti montefiasconesi che hanno versato il loro sangue e sacrificato la loro vita per la patria durante la
Grande Guerra. Poi hanno preso la parola Lamberto Bonafede, Renato Trapè e quindi
Piergiorgio Busato. Poi l’autore Nando Onofri ha presentato alcuni dati della natura contadina
del periodo 1915-1918 e si è soffermato su alcune figure combattenti montefiasconesi, una su
tutte il sindaco Oreste Borghesi che morì in guerra nel 1918 e divenne un chiaro esempio per tutti.
Infine i ragazzi dell’Iiss C.A. Dalla Chiesa di Montefiascone vincitori del Torneo Nazionale di
Debate, hanno letto alcune lettere dal fronte del periodo. Il libro di Normando Onofri ripercorre la
storia dei valorosi soldati montefiasconesi partiti per il fronte nel corso della Grande Guerra con una dettagliata analisi storica anche tramite la corrispondenza dal
fronte. Il lavoro si è particolarmente concentrato sui fatti che sono accaduti a Montefiascone dal 1915 al 1918, come le esercitazioni militari, la povertà con la carenza
di farina, granturco, pane, pasta e riso, fino ad arrivare al terremoto del 1917 e all’epidemia di spagnola. Non mancano inoltre approfondimenti sul monumento ai
caduti ubicato nel prato giardino di Montefiascone, un’analisi del dopoguerra con il rientro dei soldati fino alle onoranze al passaggio del milite ignoto. Un libro che
ripercorre a 360 gradi la Grande Guerra a Montefiascone con fatti, combattenti e la vita in quegli anni.
Il volume, completamente gratuito, sarà in distribuzione nella cittadina in vari centri ricettivi per tutta le famiglie montefiasconesi.
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
NOTA DI AGRICOLTURA
pag. 5
a cura di GIMBERTO
Le alghe
La secolare quercia camporile, alta più di venti metri, che troneggia
in cima alla collina coltivata a grano, ci dà la potenza e la grandiosità
della natura. La sua struttura elegante e la maestosità delle sue
dimensioni, ci incutono una certa riverenza e ammirazione per il
mondo vegetale, rappresentato in modo così imponente. Forte e robusto come una quercia, si dice di una persona in piena salute e vigorosa. Se una pianta di quercia suscita in noi tali emozioni, allora quali
sensazioni proveremmo al cospetto di una sequoia? In California,
negli Stati Uniti d’America, alcuni boschi sono formati da alberi del
genere sequoia. Sono alberi giganteschi che raggiungono l’altezza di
120 metri, i tronchi hanno alla base un diametro di 15 metri e vivono in
media 1500 anni. Sono le più grandi creature vegetali sulla terra e si
rimane esterrefatti solamente a pensare che anche il più piccolo dei
ramoscelli, situato nel punto più alto di tali piante, viene raggiunto normalmente dalla linfa, spinta così in alto dal miracoloso apparato radicale. Le radici delle sequoie pompano la linfa vitale, che è in grado di
alimentare con il suo flusso dalla più alta foglia alla più profonda radichetta, in modo preciso e continuo, nel più assoluto silenzio, senza
emettere alcun rumore, vibrazione, fumo e senza inquinare. Ma la
natura sa fare ben altro, ha creato anche delle piante così piccole che
ne occorrono mille in fila per raggiungere la lunghezza di un millimetro!
Tali piante si chiamano alghe, sono spesso formate da una sola
cellula e non hanno né radici, né foglie e né frutti. Le grondaie vecchie
ed arrugginite di case malandate, spesso perdono l’acqua piovana
che va a finire addosso ai muri esterni, scolando fino a terra. Se
osservate con un po’ di attenzione questi muri umidi e con la calce
sgretolata, potete notare alcune macchie verdi e vellutate. Tale fenomeno è causato dalla colonizzazione delle alghe. Sono piante microscopiche che non è possibile vedere ad occhio nudo ed è necessario
osservarle con il microscopio. Le loro dimensioni piccolissime, vanno
da uno a dieci micron, ricordando che un micron è la millesima parte
di un millimetro. Sono evidenti soltanto quando si sviluppano in
migliaia o in milioni di individui insieme. Sono di colore verde perché
contengono la clorofilla e quindi possono effettuare la fotosintesi come
le altre piante. Ma essendo prive di radici, possono assorbire l’acqua
solamente per penetrazione diretta, attraverso il loro corpo, per cui
devono essere a contatto diretto con l’acqua stessa. Infatti notiamo la
presenza di alghe nei luoghi dove c’è molta umidità, oppure immerse
nell’acqua ai bordi delle fontane e delle sorgenti.
Non avendo frutti non hanno neanche i semi, che sono necessari
per la riproduzione. Le alghe si riproducono in modo molto semplice:
quando la cellula madre ha raggiunto la maturità, si divide in due parti
dando vita ad un’altra pianta identica a sé stessa e così via. Alcune
specie si possono trovare nelle acque termali caldissime, altre in
acque salate o in acque molto fredde. Spesso si trovano anche nei
piccoli incavi di grosse pietre, purché ci sia umidità sufficiente.
Quando l’umidità manca, non muoiono ma si contraggono sviluppando
un rivestimento più spesso ed impermeabile, che le protegge per
sopravvivere fino a quando le condizioni ambientali ritorneranno favorevoli. In Giappone le alghe vengono usate come cibo fin dai tempi più
antichi. Vengono servite come insalata, naturalmente dopo un’abbondante lavatura per togliere il sapore salato e vengono trasformate
anche in conserve alimentari.
L’industria dei cosmetici estrae dalle alghe alcune sostanze di
base per i prodotti di bellezza. Alcune alghe di acqua dolce sono in
studio attentamente all’Università di Tokio. Queste alghe hanno grandi
proprietà nutritive perché contengono in abbondanza proteine, grassi
e zuccheri. Hanno il sapore gradevole degli spinaci e crescono rapidamente: in una vasca di acqua grande quanto un decimo di ettaro possono produrre 250 quintali di sostanze all’anno adatte all’alimentazione umana. Se vengono essiccate e macinate, producono una ottima
farina che viene utilizzata dall’industria alimentare. Si sta studiando il
modo di utilizzarle nelle navi spaziali, sia come alimento che come
purificanti dell’aria poiché in presenza di luce assorbono anidride carbonica ed emettono ossigeno.
Giubileo della Misericordia e terrorismo
Non si potranno mai spegnere gli echi sinistri degli attentati di
Parigi in cui sono state immolate 129 vite umane innocenti ed è necessario parlare proprio di una vera guerra dichiarata a tutto l’Occidente,
effettuata da menti completamente offuscate da una diabolica mostruosità.
Non può esistere un Dio così sanguinario: le azioni di guerra fatte
dai terroristi sono il parto di menti demenziali, peggiori di quelle dei
Dittatori della storia che pur si sono macchiati di orribili atrocità. Sono,
umanamente, impensabili ed ormai hanno creato l’atmosfera di un continuo terrore sia per chi va in treno, che in aereo o altro mezzo. Ormai
la sicurezza, già fiacca prima, diventa sempre più un punto interrogativo.
Alla luce di tutto ciò si apre l’8 dicembre p.v., l’anno Giubilare della
Misericordia, ma, a questo punto, sorgono vari e legittimi interrogativi,
tra cui quello più assillante di ciò che potrebbe accadere. Chi si assume la responsabilità di quanto potrebbe accadere per opera di gente
senza scrupoli, accecata da un assurdo odio contro tutto l’Occidente?
Non era il caso di rimandare tutto al prossimo anno, senza mettere a
sicuro repentaglio, la stessa vita delle centinaia di migliaia di persone
che affolleranno la Città Eterna in occasione di questo Giubileo? Sarà
sufficiente il dispiegamento delle Forze Armate per proteggere i cittadini, oppure tali misure massicce sono bastanti solo per proteggere i
“pezzi da 90” riferito ai campi politico, religioso e tutte le alte sfere.
È pur vero che non bisogna farsi intimidire da tutto ciò che hanno
scatenato i Jihadisti, ma è pur vero che non si può rischiare una mattanza come quella di Parigi, anche perchè si tratta di un periodo lungo
un anno in cui, giorno dopo giorno si deve tener conto anche di queste
tragiche possibilità; cosa che sin d’ora, sta trasformandosi in uno stato
di angoscia per i cittadini ed ovviamente per coloro che intendono partecipare a questo straordinario Anno Santo, funestato dai tragici avvenimenti di Parigi, fin dalla sua preparazione, come se non fossero
bastati i vari scandali, “Vatileaks”, i libri che veritieri o meno che siano,
ne sono succeduti gettando sconforto e delusione negli animi degli
stessi credenti.
Se proprio si farà, la Vera Chiesa, non quella dei vari scandali,
deve riscattarsi anche perchè noi Cristiani, vogliamo un Vangelo non
solo teorico, pur predicato bene, ma la sua applicazione nelle varie
realtà quotidiane.
Questo, noi credenti, ci aspettiamo esca dal Giubileo. Dio che è la
Misericordia infinita, illumini i partecipanti per poter, per quanto si può,
rispondere a questo, dato che la legge della violenza, sembra prevalere su tutto. A questo punto, auspicando un rinnovamento negli animi,
nella Divina Misericordia avviciniamoci, con la serenità migliore possibile, data la situazione, alla data dell’8 dicembre auspicando l’inizio di
tempi ben migliori di quelli attuali.
Paparello Gianluigi
pag. 6
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
Taccuino economico e tributario
Lo Psicologo risponde...
a cura della Dott.ssa Paola Ciripicchio
e del Dott. Luca Radicati
Dipendenza affettiva...
Nella seduta del 20 novembre il Senato ha approvato il maxiemendamento interamente sostitutivo del Disegno di Legge di
Stabilità 2016 che passa ora alla Camera per l’approvazione
definitiva. Esaminiamo in questo numero del taccuino le misure
di maggiore interesse per i contribuenti.
Esenzione Imu e Tasi sui seguenti immobili:
abitazioni principali con eccezione di quelle di lusso (sulle quali
Imu e Tasi si continuano a pagare); seconde case quando vengono date in uso gratuito ai figli e genitori o al coniuge separato; sconto del 25% per i proprietari di seconde case che le affittano a canone concordato. Sempre in tema di Imu è prevista
l’eliminazione sui terreni agricoli e sui macchinari assmilati agli
immobili.
Imposta di registro: prevista l’applicazione dell’aliquota agevolata del 2% anche se il contribuente compra una nuova abitazione prima di vendere il precedente immobile (già oggetto di
agevolazione). Il beneficio spetterà a condizione che detto
immobile venga alienato entro un anno dalla dati di acquisto.
Bonus ristrutturazione: vengono prorogate per un altro anno
gli incentivi alle ristrutturazioni edilizie e gli interventi sul risparmio energetico i cui costi possono essere detratti dall’Irpef per
una quota pari al 50 per cento per le prime tipologie di intervento e al 65% per le seconde.
Rinnovato anche il Bonus Mobili, che consente di detrarre in 10
anni la metà della spesa per gli arredi. Dal 2016, però, le agevolazioni verranno estese anche alle giovani coppie che comprano un’abitazione (e non solo a chi la ristruttura).
Canone RAI: verrà addebitato nella bolletta dell’energia elettrica in 10 rate ed il primo pagamento verrà inserito nella fattura
emessa dopo il 1° luglio 2016 cumulativo di tutte le rate scadute. Inoltre, previsto l’innalzamento per gli over 75 - da 6.700 a
8.000 euro - della soglia di esenzione dal canone.
Circolazione di contanti: il limite di utilizzo dei contanti verrà
innalzato da 1000 a 3000 euro mentre resta a 1000 per i pagamenti con Money Transfer dove è più alto il rischio di riciclaggio
di denaro all’estero.
Incentivi alle imprese: al fine di stimolare gli investimenti viene
introdotta dal decreto una deduzione dalle tasse pari al 140%
delle somme spese, per gli acquisti di macchinari effettuati tra il
15 ottobre del 2015 e la fine del 2016.
Riduzione Ires: è prevista, solo a partire dal 2017 la riduzione
dell’Ires dal 27,5% al 24%.
Partite Iva agevolate: nel decreto sono state inserite anche
misure a favore dei regimi agevolati per i quali è previsto infatti
l’innalzamento di 10mila euro delle soglie di ricavi e, sul fronte
della tassazione, l’abbassamento dell’imposta sostitutiva dal
15% al 5% per 3 anni.
Pensionati ed esodati: la Legge di Stabilità 2016 contiene la
settima salvaguardia per gli esodati e l’estensione di opzione
donna che permetterà alle donne in possesso dei requisiti
richiesti di andare in pensione anticipata a fronte di una penalizzazione sull’assegno. Dal 2017 è previsto l’innalzamento della
no tax area per i pensionati, cioè il limite di reddito al di sotto
del quale non si paga l’Irpef, da 7.500 a 8.000 euro. Viene inoltre introdotta la possibilità di richiedere il part time agevolato
per i lavoratori che abbiano compiuto 63 anni e 7 mesi e le
lavoratrici che abbiano compiuto 62 anni e 7 mesi.
Norme sul lavoro: in materia di lavoro, viene prorogato, per il
2016, il congedo obbligatorio per il padre lavoratore dipendente, da fruirsi entro i cinque mesi dalla nascita del figlio e quello
concesso, in alternativa, alla madre che si trovi in astensione
obbligatoria.
Sempre in materia di lavoro si segnala una nuova agevolazione
per i lavoratori altamente qualificati residenti all’estero che
hanno già scelto di tornare a lavorare in Italia. Infatti, chi lo ha
fatto tra il 1° marzo e il 6 ottobre 2015 potrà continuare ad
applicare le agevolazioni di cui alla legge n. 238/2010, per gli
anni 2016 e 2017.
In particolare, è prevista la tassazione, ai fini IRPEF, del 20%
del reddito per le donne e del 30% per gli uomini.
Cara Dott.ssa Cosimi,
ho 39 anni e fino ad adesso non sono stata molto fortunata in amore. Non è che
cerco ossessivamente una relazione ma se capitasse non mi dispiacerebbe. Fino
adesso sono stata sempre lasciata. Ho un brutto carattere. Lo so ma non so cosa
fare. Sono infatti un po’ gelosa e amo controllare molto chi sta con me. Non è che
non mi fido ma credo che le tentazioni esistono e che controllare rende un po’ più
sicuri. Un po’ di tempo fa ho letto su un articolo che potrei essere una dipendente
affettiva proprio per questa gelosia e voglia di controllare l’altro.
Effettivamente alcuni tratti me li sento vicini ma mi spaventa pensare che ho una
dipendenza d’amore. Spesso infatti mi immagino che chi ha tale problema sia
una persona strana o fuori dalle righe ma io non sono assolutamente così.
Questa infatti è un’altra curiosità... qual’è la differenza... tra una gelosia normale
ed una eccessiva. Grazie.
Cara Lettrice,
la modernità sostiene l’illusione dell’uomo di poter fare a meno di tutto. L’umano è
vincente se autonomo e indipendente. L’apparente sicurezza a volte cela una
grande fragilità. Nelle relazioni affettive si riversa spesso l’aspetto più predominante dell’autonomia... la solitudine. Sentirci soli e persi con la convinzione che
solo l’altro riuscirà a riempire il vuoto. Questo è il meccanismo iniziale della
DIPENDENZA AFFETTIVA. Nelle relazioni riponiamo quel bisogno d’amore, di
essere presente nella mente e nella vita dell’altro. L’oscillazione infatti tra la totale
autonomia e il baratro insopportabile della solitudine, crea una condizione che
passa dal desiderio di essere amati, al bisogno di esserlo. La relazione diventa
indispensabile e simbiotica dove si annullano i propri interessi in funzione dell’altro. Lo scopo è evitare di entrare nello stato insopportabile di smarrimento, di
vuoto, legato al terrore dell’abbandono e della separazione. Le strategie purtroppo utilizzate all’interno di queste relazioni, non fanno altro che distruggere la stessa relazione. I due infatti involontariamente allontaneranno l’altro. Più voglio essere amato e più l’altro non mi amerà. La GELOSIA MORBOSA e L’ALTO CONTROLLO, dagli spostamenti, al telefono o addirittura al controllo di profili sui
social, il bisogno di avere ogni password, saranno gli ingredienti per un unico
risultato: la rottura. Il dipendente, con la profonda speranza di essere protetto ed
amato, ha invece un destino di continui fallimenti amorosi e di dolorose delusioni.
Pensieri come “sicuramente sceglierà chi è meglio di me”, “io sbaglio e per questo lui si comporta in questo modo”, “se solo fossi meno gelosa tutto questo non
succederebbe”, “se ha urlato e mi ha offeso così è perchè io l’ho fatto innervosire,
ho tirato la corda”, sono l’innesco di uno stato serpeggiante di senso di colpa e
rabbia, stati questi, costantemente presenti. Si usano così strategie quali il cibo o
l’alcool per provare a gestirli. Il motore che alimenta il rapporto nella dipendenza
è l’illusione di cambiare l’altro, di convincerlo del proprio valore e soprattutto di
essere all’altezza di amarlo. Nel sentimento di gelosia “comune” il sospetto o la
paura del tradimento dell’altro è molto meno forte. L’insicurezza è comunque
rivolta più verso se stessi che verso l’altro. Spesso infatti il partner che è geloso
pensa che esiste qualcuno migliore di lui/lei e che per questo può essere lasciato.
Il grado di gelosia diventa morboso nel momento in cui il pensiero di tale pericolo
avviene in modo quotidiano e molto frequente. La rabbia, l’ansia e l’angoscia di
essere lasciati infatti possono scattare anche da una piccola cosa non detta o da
uno sguardo rivolto ad un’altra persona. Nella gelosia “comune” la sensazione di
“fastidio” è presente ma dura un lasso di tempo molto breve e non compromette
assolutamente né l’umore della giornata e né tanto meno il rapporto di coppia.
Questo naturalmente non accade nelle situazioni di gelosia morbosa.
Questa differenza è un aspetto trasversale di ogni qualità o emozione umana.
Tanto più infatti l’aspetto o l’emozione è forte, ingestibile e compromette la qualità
di vita (relazioni sociali, familiari, lavorative, qualità del sonno, dell’appetito o ritmi
fisiologici), tanto più diventa problema o disturbo.
La soluzione sta nel difficile percorso per arrivare a vedere l’altro per quello che
è, ovvero una persona e non colui che mi salverà; e vedere se stessi per quelli
che si è... bisognosi di amore ma nella possibilità di amare come un desiderio e
non come un bisogno vitale. Il “brutto” carattere come lei lo definisce è solo un
insieme di apprendimenti che lei ha acquisito durante la sua vita e come tali
modificabili. Non esiste infatti persona che nasce biologicamente con un tipo di
carattere perché quello è un qualcosa che si forma dopo la nascita e non prima.
Così è possibile uscire dalla trappola e liberarsi della dipendenza, costruire relazioni sane, amare se stessi e mettersi al centro della propria vita. Passi così dalla
dipendenza all’indipendenza, si conceda la possibilità di farsi amare in modo
sano e autentico.
Dott.ssa Monia Cosimi
(Psicologo, Consulente Familiare, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale)
Potete scrivere a:
Dott.ssa Monia Cosimi, Via Zepponami n. 6/F - 01027 Montefiascone (VT)
Email: [email protected] - 3394151301 - 0761831212
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
Angelus, domenica 28 dicembre 2014
pag. 7
Mercoledì, 4 novembre 2015
Il pensiero del papa Francesco
Il papa prosegue la riflessione sulla famiglia
Gesù unisce e avvicina
le generazioni
Palestra di allenamento
al dono e al perdono
Cari fratelli e
sorelle, buongiorno! In questa
prima domenica
dopo
Natale,
mentre siamo
ancora immersi
nel clima gioioso
della festa, la
Chiesa ci invita a
contemplare la
Santa Famiglia di
Nazaret.
Il
Vangelo oggi ci
presenta
la
Madonna e san
Giuseppe nel momento in cui, quaranta giorni dopo la nascita
di Gesù, si recano al tempio di Gerusalemme. Lo fanno in religiosa obbedienza alla Legge di Mosè, che prescrive di offrire
al Signore il primogenito (cfr. Lc 2,22-24).
Possiamo immaginare questa piccola famigliola, in mezzo
a tanta gente, nei grandi cortili del tempio. Non risalta all’occhio, non si distingue... Eppure non passa inosservata! Due
anziani, Simeone e Anna, mossi dallo Spirito Santo, si avvicinano e si mettono a lodare Dio per quel Bambino, nel quale
riconoscono il Messia, luce delle genti e salvezza d’Israele (cfr
Lc 2, 22-38). È un momento semplice ma ricco di profezia: l’incontro tra due giovani sposi pieni di gioia e di fede per le grazie del Signore; e due anziani anch’essi pieni di gioia e di fede
per l’azione dello Spirito. Chi li fa incontrare? Gesù. Gesù li fa
incontrare: i giovani e gli anziani. Gesù è Colui che avvicina le generazioni. È la fonte di quell’amore che unisce le
famiglie e le persone, vincendo ogni diffidenza, ogni isolamento, ogni lontananza. Questo ci fa pensare anche ai nonni:
quanto è importante la loro presenza, la presenza dei
nonni! Quanto è prezioso il loro ruolo nelle famiglie e nella
società! Il buon rapporto tra i giovani e gli anziani è decisivo
per il cammino dalla comunità civile ed ecclesiale. E guardando a questi due anziani, questi due nonni - Simeone ed Anna salutiamo di qua, con un applauso, tutti i nonni del mondo.
Il messaggio che proviene dalla Santa Famiglia è anzitutto
un messaggio di fede . Nella vita familiare di Maria e
Giuseppe Dio è veramente al centro, e lo è nella Persona di
Gesù. Per questo la Famiglia di Nazaret è santa. Perchè?
Perchè è centrata su Gesù. Quando genitori e figli respirano
insieme questo clima di fede, possiedono un’energia che permette loro di affrontare prove anche difficili, come mostra l’esperienza della Santa Famiglia, ad esempio, nell’evento drammatico della fuga in Egitto: una dura prova.
Il Bambino Gesù con sua Madre Maria e con san
Giuseppe sono un’icona familiare semplice ma tanto luminosa.
La luce che essa irradia è luce di misericordia e di salvezza
per il mondo intero, luce di verità per ogni uomo, per la famiglia umana e per le singole famiglie. Questa luce che viene
dalla Santa Famiglia ci incoraggia ad offrire calore umano in
quelle situazioni familiari in cui, per vari motivi, manca la pace,
manca l’armonia, manca il perdono. La nostra concreta solidarietà non venga meno specialmente nei confronti delle famiglie
che stanno vivendo situazioni più difficili per le malattie, la
mancanza di lavoro, le discriminazioni, la necessità di emigrare... E qui ci fermiamo un po’ e in silenzio preghiamo per
tutte queste famiglie in difficoltà, siano difficoltà di malattia, mancanza di lavoro, discriminazione, necessità di emigrare, siano difficoltà a capirsi e anche di disunione. In
silenzio preghiamo per tutte queste famiglie... (Ave
Maria...).
Affidiamo a Maria, Regina e madre della famiglia, tutte le
famiglie del mondo, affinché possano vivere nella fede, nella
concordia, nell’aiuto reciproco, e per questo invoco su di esse
la materna protezione di Colei che fu madre e figlia del suo
Figlio.
Francesco
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
L’Assemblea del Sinodo dei
Vescovi, che si è conclusa da
poco, ha riflettuto a fondo sulla
vocazione e la missione della
famiglia nella vita della Chiesa e
della società contemporanea. E’
stato un evento di grazia. Al termine i Padri sinodali mi hanno consegnato il testo delle loro conclusioni. Ho voluto che questo testo
fosse pubblicato, perché tutti fossero partecipi del lavoro che ci ha
visti impegnati assieme per due
anni. Non è questo il momento di
esaminare tali conclusioni, sulle
quali devo io stesso meditare.
Nel frattempo, però, la vita
non si ferma, in particolare la vita
Gautam Mukherjee, “Famiglia”
delle famiglie non si ferma! Voi,
care famiglie, siete sempre in cammino. E continuamente scrivete già nelle pagine della vita
concreta la bellezza del Vangelo della famiglia. In un mondo che a volte diventa arido di vita
e di amore, voi ogni giorno parlate del grande dono che sono il matrimonio e la famiglia.
Oggi vorrei sottolineare questo aspetto: che la famiglia è una grande palestra di allenamento al dono e al perdono reciproco senza il quale nessun amore può durare a
lungo. Senza donarsi e senza perdonarsi l’amore non rimane, non dura. Nella preghiera che
Lui stesso ci ha insegnato - cioè il Padre Nostro - Gesù ci fa chiedere al Padre: «Rimetti a
noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori». E alla fine commenta: «Se
voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche
a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre
colpe» (Mt 6,12.14-15). Non si può vivere senza perdonarsi, o almeno non si può vivere
bene, specialmente in famiglia. Ogni giorno ci facciamo dei torti l’uno con l’altro. Dobbiamo
mettere in conto questi sbagli, dovuti alla nostra fragilità e al nostro egoismo. Quello che
però ci viene chiesto è di guarire subito le ferite che ci facciamo, di ritessere immediatamente i fili che rompiamo nella famiglia. Se aspettiamo troppo, tutto diventa più difficile. E c’è un
segreto semplice per guarire le ferite e per sciogliere le accuse. È questo: non lasciar finire
la giornata senza chiedersi scusa, senza fare la pace tra marito e moglie, tra genitori e
figli, tra fratelli e sorelle… tra nuora e suocera! Se impariamo a chiederci subito scusa e
a donarci il reciproco perdono, guariscono le ferite, il matrimonio si irrobustisce, e la famiglia
diventa una casa sempre più solida, che resiste alle scosse delle nostre piccole e grandi cattiverie. E per questo non è necessario farsi un grande discorso, ma è sufficiente una carezza: una carezza ed è finito tutto e rincomincia. Ma non finire la giornata in guerra!
Se impariamo a vivere così in famiglia, lo facciamo anche fuori, dovunque ci troviamo. È
facile essere scettici su questo. Molti - anche tra i cristiani - pensano che sia un’esagerazione. Si dice: sì, sono belle parole, ma è impossibile metterle in pratica. Ma grazie a Dio non è
così. Infatti è proprio ricevendo il perdono da Dio che, a nostra volta, siamo capaci di perdono verso gli altri. Per questo Gesù ci fa ripetere queste parole ogni volta che recitiamo la
preghiera del Padre Nostro, cioè ogni giorno. Ed è indispensabile che, in una società a volte
spietata, vi siano luoghi, come la famiglia, dove imparare a perdonarsi gli uni gli altri.
Il Sinodo ha ravvivato la nostra speranza anche su questo: fa parte della vocazione e
della missione della famiglia la capacità di perdonare e di perdonarsi. La pratica del
perdono non solo salva le famiglie dalla divisione, ma le rende capaci di aiutare la società ad
essere meno cattiva e meno crudele. Sì, ogni gesto di perdono ripara la casa dalle crepe e
rinsalda le sue mura. La Chiesa, care famiglie, vi sta sempre accanto per aiutarvi a costruire
la vostra casa sulla roccia di cui ha parlato Gesù. E non dimentichiamo queste parole che
precedono immediatamente la parabola della casa: «Non chiunque mi dice Signore,
Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre». E aggiunge: «Molti
mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti» (cfr Mt 7,2123). È una parola forte, non c’è dubbio, che ha lo scopo di scuoterci e chiamarci alla conversione.
Vi assicuro, care famiglie, che se sarete capaci di camminare sempre più decisamente
sulla via delle Beatitudini, imparando e insegnando a perdonarvi reciprocamente, in tutta la
grande famiglia della Chiesa crescerà la capacità di rendere testimonianza alla forza rinnovatrice del perdono di Dio. Diversamente, faremo prediche anche bellissime, e magari scacceremo anche qualche diavolo, ma alla fine il Signore non ci riconoscerà come i suoi discepoli, perché non abbiamo avuto la capacità di perdonare e di farci perdonare dagli altri!
Davvero le famiglie cristiane possono fare molto per la società di oggi, e anche per
la Chiesa. Per questo desidero che nel Giubileo della Misericordia le famiglie riscoprano il
tesoro del perdono reciproco. Preghiamo perché le famiglie siano sempre più capaci di vivere e di costruire strade concrete di riconciliazione, dove nessuno si senta abbandonato al
peso dei suoi debiti.
Con questa intenzione, diciamo insieme: “Padre nostro, rimetti a noi i nostri debiti, come
anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
pag. 8
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
È bene così!
È passato più di un anno da quando a
Montefiascone si fa la raccolta differenziata. Ci stiamo dimenticando i cassonetti puzzolenti, stracolmi
di rifiuti portati via dagli animali e dal vento. Le liti
furibonde di chi non li voleva nei pressi della propria
abitazione.
Mi è capitato di andare in una città dove la raccolta non viene differenziata e sono rimasta stravolta. Mi sono chiesta: “Ma anche noi vivevamo così?”.
Ovviamente differenziare in casa richiede organizzazione e nuovo impegno. Così come avviene per le
pulizie normali e l’ordine delle cose. Ma chi è bravo
e “ci tiene”, trova il modo. D’altronde ogni giorno si
può consegnare ogni tipo di rifiuto all’Isola
Ecologica.
Elettrodomestici e mobili in disuso ce li vengono
a ritirare in casa, senza più entrare in ansia per
“dove buttarli”. Anche le tagliature delle siepi e dei
giardini ce le vengono a ritirare o le possiamo portare all’Isola Ecologica evitando di fare quel fumo
fastidioso che costringeva a chiudere le finestre e a
ritirare i panni stesi.
Io credo si potesse fare anche di meglio, perché
ogni cosa è sempre migliorabile, ma finalmente ho
l’impressione di vivere in un paese civile, al
passo coi tempi ed in linea coi paesi ad aspirazione turistica.
Chi getta “ogni ben di Dio” nelle “forme” e su
tutto il suolo pubblico pensando che non sia di nessuno è un cretino perchè inquina ciò che è di tutti
noi e dei nostri figli.
L.R.
NOVITÀ
NELLA RACCOLTA
DIFFERENZIATA
PORTA A PORTA
Il Comune di Montefiascone informa che il
materiale poliaccoppiato (ad esempio
Tetrapak), precedentemente destinato al conferimento nel contenitore del rifiuto indifferenziato, dovrà essere inserito per le utenze
domestiche nel mastello della carta e del cartone mentre per le utenze non domestiche
nel mastello/carrellato della carta.
ANNO GIUBILARE
DELLA MISERICORDIA
“Vogliamo vivere questo Anno Giubilare alla luce
della parola del Signore: Misericordiosi come il
Padre . L’evangelista riporta l’insegnamento di
Gesù che dice: “Siate misericordiosi, come il
Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36).
È un programma di vita tanto impegnativo quanto
ricco di gioia e di pace”.
“La dolcezza del suo sguardo,
della Madre della Misericordia,
ci accompagni in questo Anno Santo,
perché tutti possiamo riscoprire
la gioia della tenerezza di Dio”
Quali sono le data più importanti
per noi falisci?
A Roma il Papa aprirà l’anno santo martedì 8 dicembre, festa
dell’Immacolata Concezione di Maria
Per noi falisci si aprirà la domenica 13 dicembre 2015 con questo orario:
- ore 10,45: ritrovo nella piazza di S. Andrea - se per caso piove dentro la chiesa. Poi
in corteo si andrà nella basilica concattedrale di S. Margherita per l’apertura della
Porta Santa e la celebrazione - alle ore 11,00 - della Santa Messa.
L’invito è esteso alle Autorità, ai giovani del Verbo Incarnato, a tutta la popolazione
falisca.
Domenica 27 dicembre: Festa della S. Famiglia di Nazaret
- ore 11,00: S. Messa cantata nella basilica di S. Margherita e Giubileo delle famiglie.
Speriamo che tutto inizi e riesca bene!
Lo riconoscete?
È il famoso
architetto Vittorio
Biccheri , ancora
studente presso
l’Università degli
Studi di Roma.
Era un bel figlio
dagli occhi intelligenti e dalla bella
capigliatura
e
penso che si sia
conservato tale,
anche se gli anni
sono passati da quelli del primo anno accademico
1968/69.
Se non erro dovrebbero essere 66 i suoi anni, e
possiamo dirli, perché mica è una donnicciola!
Auguroni, Vittorio e sono sinceri, perché fatti da
un tuo amico sacerdote.
PADRE LOMBARDI
“Massima fiducia nelle autorità italiane
l’Anno santo non è questione di numeri”
“Papa Francesco non ha indetto il Giubileo straordinario
della misericordia per far venire più turisti a Roma e in
Vaticano”. E quindi “la riuscita spirituale del Giubileo non è
legata al numero di presenze di pellegrini a Roma durante
l’Anno Santo”. Padre Federico Lombardi ha risposto così a
chi, nella conferenza stampa di Palazzo Valentini, gli chiedeva se le misure di sicurezza potrebbero scoraggiare i pellegrini. “Con questo non dico “non venite a Roma”, chi se la
sente lo faccia pure e sicuramente - ha aggiunto il portavoce
vaticano - saranno in tanti, ma da un punto di vista strettamente spirituale l’Anno Santo è diffuso in tutto il mondo e l’accesso ai beni spirituali legati al Giubileo si può vivere varcando la porta santa di qualsiasi cattedrale
o santuario di ogni parte nel mondo”. Quanto poi al tema della sicurezza, Lombardi ha
ribadito che la Santa Sede ha “massima fiducia nelle autorità italiane e nel piano di sicurezza messo a punto per il Giubileo”.
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
pag. 9
LA VARIANTE STRADALE ALLE CANNELLE
di Normando Onofri
L’aspetto di un qualsiasi centro abitato, come fosse un essere
umano, può variare fisionomia nel corso degli anni per mutate esigenze, nuove edificazioni, cambiamenti viari ecc.
Di ciò ne sono piccola riprova le varianti stradali avvenute lungo il
tratto iniziale della Strada Orvietana, all’altezza del grande lavatoio e
fontanile delle Cannelle, esistente fino ai primissimi anni ’60 del
secolo scorso, proprio dove oggi è ubicato un distributore di benzina.
In quel tratto di strada sono intervenute due varianti che ne hanno
modificato l’aspetto e di cui s’intende riferire separatamente. In questa circostanza sarà esaminato il breve percorso della “Strada
Nazionale Cassia Orvietana”, questo era il lungo nome che aveva
all’inizio del secolo scorso, nel tratto in cui costeggiava il
fontanile/lavatoio delle Cannelle. In quel punto, proprio lungo il confine con la stessa fonte esisteva originariamente una « voltata »
(curva)
molto pericolosa che
il Municipio
intendeva
eliminare
con una
variante,
che
fu
chiamata
“ d e l l e
Cannelle”.
È opportuno premettere che
nei primi
anni del
Novecento
Particolare della planimetria dell’area Cannelle
(1820 circa)
il percorso
d e l l a
Strada Orvietana, per chi veniva dall’area della Madonna delle
Grazie non transitava come avviene attualmente a sinistra del citato
fontanile/lavatoio delle Cannelle. Passava invece a destra, verso Via
del Fosso, obbligando chi vi transitava a compiere una pericolosa e
innaturale serpentina che costeggiando la fontana riprendeva poi il
tragitto lungo la dirittura per San Flaviano.
Per evitare quella «voltata» irrazionale, nel 1906 il Municipio di
Montefiascone chiese l’autorizzazione ad una variante che modificasse la strada nel senso di farla passare a sinistra, “verso la casa
Fattori, fra la fontana delle Cannelle ed il molino Mimmi ”.
Quest’ultimo grande fabbricato, poi lungamente conosciuto come
“molino Borghesi”, era all’epoca un opificio di pertinenza esclusiva
della famiglia Mimmi per poi divenire, successivamente, di proprietà
condivisa tra i signori Filippo Mimmi e Umberto Borghesi.
per l’estetica quanto “pericolosissimo” per i veicoli che vi transitavano. Invece, con l’auspicato progetto la nuova strada sarebbe passata a sinistra della fontana, verso il molino Mimmi, consentendo i vantaggi di eliminare le bruttezze, le curve ed i rischi della circolazione
in quanto si poteva “costruire un rettilineo esteticamente bello e di
grandissimo vantaggio alla viabilità”.
Area delle Cannelle con il fontanile/lavatoio sulla destra.
In primo piano la strada del percorso originale. (1950 circa)
L’ingegnere dell’Ufficio Tecnico di Viterbo, Gian Carlo Antonelli, pur
trovando ragionevole la richiesta comunale, al fine di facilitarne l’iter
autorizzativo dovette rappresentare al Comune di Montefiascone
che per la realizzazione della variante stradale sarebbe stato, purtroppo, “nella necessità di sopprimere parte delle vasche scoperte ivi
esistenti (verso la chiesa delle Grazie) e modificare la parte rimanente” come da progetto che allegava (non rinvenuto). Di fatto, salve
piccole modifiche, si trattava quasi esclusivamente di tracciare una
nuova e rettilinea strada sulla sinistra del fontanile/lavatoio facendola
transitare a confine del molino Mimmi.
A sinistra il fontanile/lavatoio delle Cannelle e,
a destra, strada del nuovo tracciato. (1950 circa)
Planimetria dell’area Cannelle con evidente tracciato originale
della Strada Orvietana
Nella richiesta di variante presentata, il Comune, per dare maggior
forza all’auspicato progetto, evidenziava che la strada era da modificare perché formava una “S” terminante con un angolo tanto brutto
Passando poi dalla fase delle autorizzazioni a quella operativa, finalmente la nuova strada fu costruita come richiesto ed il percorso della
“vecchia” Orvietana, che transitava sulla destra del citato fontanile
oggi distributore di benzina, è rimasto praticabile come breve tratto
di strada interna e percorribile dal traffico urbano solamente a senso
unico.
[email protected]
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LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
Presentato il nuovo libro di Normando Onofri
Così ne parla il nostro collaboratore Pietro Brigliozzi
In questi ultimi giorni presso la sala consigliare del comune di
Montefiascone, gremita da un pubblico abbastanza qualificato, presenti autorità civili, militari e religiose, nonché un folto numero di alunni, accompagnati dal prof. U. Stincarelli e dalla prof.ssa Alberta
Tortolini in rappresentanza dei Licei Classico e Scientifico, oltre ovviamente il sindaco Luciano Cimarello, l’assessore alla cultura Renato
Trapé e altri assessori, con una cerimonia sobria ma commovente e
ricca di significato, è stato presentato al mondo culturale locale e non
solo, l’ultimo volume di Normando Onofri sulla prima Guerra Mondiale
nel contesto del territorio di Montefiascone.
Non possiamo dimenticare il Presidente Regionale Lazio
A.N.M.I.G. Piergiorgio Busato, quello Provinciale, Pellegrino Falea,
Lamberto Bonafede per i Lions, Mario Donato per il Pensionato
Falisco Falisci, i rappresentanti della sez. di Montefiascone
dell’Associazione Nazionale Carabinieri.
Il volume, sponsorizzato dal comune di Montefiascone, dal Lions
Internazional, dall’A.N.M.I.G., dal Pensionato per anziani Falisco
Falisci, dal Credito Valtellinese, corredato da diverse presentazioni e
da un’ottima e ricca bibliografia, consta di circa centododici pagine, ha
un buon corredo fotografico che contiene molti documenti ed articoli di
giornali di quel periodo, nonché alcune commoventi lettere spedite dai
militari dal fronte ai loro famigliari.
L’Onofri, come tutti sappiamo, è un appassionato di storia soprattutto locale, sulla quale ha passato molto del suo tempo libero; ha
scritto diversi volumetti e diversi articoli sulla stampa locale.
Il volume vuol far rivivere fatti locali, conseguenza delle guerra, i
quali, altrimenti, andrebbero perduti nella notte dei tempi, e messo in
luce il convinto eroismo dei cittadini di Montefiascone che hanno
lasciato il paese per andare al fronte; cittadini, che, da una parte con il
sacrificio della loro vita hanno riscattato l’Italia dal dominio straniero e
dall’altra la libertà nella quale oggi viviamo e che forse non sappiamo
apprezzarla come allora. Non per nulla all’inizio della presentazione
del volume, stampato dall’Associazione A.N.M.I.G., il presedente,
Gianfranco lanzi, ha scritto: Memoria per non dimenticare; come pure
il residente nazionale Claudio Betti scrive nella sua lettera all’autore:
Li ricordiamo davanti ai nostri monumenti, perché monumento vuol
dire MEMORIA, vuol dire ricordare. Lo stesso assessore alla cultura
del comune di Montefiascone, Renato Trapé, nella sua presentazione
del volume afferma: come potrebbe una persona conservare rapporti
di identità ed affetti se non possedesse lo strumento della MEMORIA.
L’uomo è ciò che ricorda.
Il sig. Mario Donato nella sua presentazione afferma: Fermare
sulla carta e confermare con caratteri tipografici i ricordi della MEMORIA e quelli conservati nei documenti, ci riporta indietro nel tempo per
lanciare un messaggio attualissimo: Fermiamo le Guerre.
Sotto il profilo strettamente editoriale, il volume risente della vecchia metodologia del libro nella quale l’indice era messo sempre in
fondo al medesimo; nell’editoria moderna, più razionale, l’indice va
messo appena dopo il frontespizio. Poiché l’indice è il riassunto in titoli
di ciò che il libro contiene, non si deve andare in fondo al libro per
avere il suo contenuto in modo sintetico, ma nella prima parte iniziale
prima ancora della prefazione, della presentazione e della bibliografia
generale che vengono inquadrate con numeri romani.
Il volume ha un grande merito, che nel contesto della guerra mette
ben in risalto quella che era la vita sociale ed economica degli abitanti
di Montefiascone, un paese prettamente agricolo nel quale la mano
d’opera maschile era l’elemento portante, ove il lavoro delle donne in
casa e nei campi era il più valido aiuto senza dimenticare che spesso
anche i bambini in tenera età venivano impiegati in lavori consoni alle
,loro possibilità sottraendoli allo studio; senza dimenticare la grande
importanza del bestiame nel mondo agricolo che comunque veniva
dopo l’uomo, la donna, il bambino.
Qualcuno, nella foga bellica ha sovvertito parzialmente quest’ordine elencando prima gli uomini, poi il bestiame, poi le donne ed i bambini: Personalmente non sono di questo avviso: il bestiame si, aveva
un grande valore, ma come entità viene sempre dopo l’uomo, dopo la
donna dopo il bambino piccolo o grande che quest’ultimo sia.
All’epoca la meccanizzazione agricola non esisteva, ne la si sognava
lontanamente.
Il Sindaco e l’autore nella presentazione del volume:
“Montefiascone e la grande guerra”
L’autore sta presentando l’interessante volume
L’avere i buoi, gli asini, i cavalli, soprattutto i muli, era sintomo di
potenza ed efficienza, era un elemento di ricchezza sia economica
che nel campo del lavoro. Nel volume l’autore Onofri mette ben in
risalto questi valori, esamina molti aspetti del vivere quotidiano, fa una
grande panoramica della vita sociale dell’epoca.
Pietro Brigliozzi
Il volume, completamente gratuito, sarà in distribuzione
nella cittadina in vari centri ricettivi per tutte le famiglie
montefiasconesi.
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
pag. 11
LA STRADA DELLA PACE
Messa a S. Marta giovedì 19 novembre
Il mondo ritrovi la strada della pace “proprio alla porta di questo giubileo della misericordia”. È il grido lanciato da papa Francesco
nella messa celebrata giovedì mattina, 19
novembre, nella cappella della Casa Santa
Marta.
“Gesù ha pianto” ha subito affermato
Francesco nell’omelia, rilanciando le parole del
passo evangelico di Luca (19, 41-44). Quando
infatti “fu vicino a Gerusalemme”, il Signore
“alla vista della sua città pianse”. E perché? È
Gesù stesso a rispondere: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che
porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai
tuoi occhi”. Dunque, egli “pianse perché
Gerusalemme non aveva compreso la strada
della pace e aveva scelto la strada delle inimicizie, dell’odio, della guerra”.
“Oggi Gesù è in cielo, ci guarda” - ha
ricordato Francesco - e “verrà da noi qui sull’altare”. Ma “anche oggi Gesù piange, perché noi abbiamo preferito la strada delle
guerre, la strada dell’odio, la strada delle inimicizie”. Lo si comprende ancora di più ora
che “siamo vicini al Natale: ci saranno luci, ci
saranno feste, alberi luminosi, anche presepi... tutto truccato: il mondo continua a fare
la guerra, a fare la guerra. Il mondo non ha
compreso la strada della pace”.
E ancora, ha rilanciato il Pontefice, “l’anno
scorso abbiamo fatto commemorazioni per il
centenario della Grande guerra”. E “quest’anno altre commemorazioni sulla ricorrenza di Hiroshima e Nagasaki, soltanto per
nominarne due”. E “tutti si lamentano” dicendo:
“Mah, che storie brutte!”.
Ricordando la sua visita al sacrario militare di
Redipuglia, il 13 settembre 2014, nel centenario
della prima guerra mondiale, il Papa ha confidato di aver ripensato alle parole di Benedetto XV:
“stragi inutili”. Stragi che hanno provocato la
morte di “milioni e milioni di uomini”. Eppure, ha
aggiunto, “noi non abbiamo compreso ancora
la strada della pace”. E “non è finita là: oggi,
nei telegiornali, nella stampa, vediamo che in
quelle parti ci sono stati bombardamenti” e
sentiamo dire che “quella è una guerra”. Ma
“dappertutto c’è la guerra, oggi, c’è l’odio”.
Arriviamo persino a consolarci dicendo: “Eh sì,
è un bombardamento, ma grazie a Dio sono
stati uccisi soltanto venti bambini!”. Oppure
ci diciamo: “Non sono morte tante persone,
tanti sono rapiti...”. Ma così “anche il nostro
modo di pensare diviene pazzo”.
Infatti, si è chiesto il Pontefice, “cosa rimane
di una gerra, di questa che noi stiamo vivendo adesso?”. Rimangono “rovine, migliaia di
bambini senza educazione, tanti morti innocenti: tanti!”. E “tanti soldi nelle tasche dei
trafficanti di armi”.
È una questione cruciale. “Una volta - ha
ricordato il Papa - Gesù ha detto “Non si possono servire due padroni: o Dio o le ricchezze”.
E “la guerra è proprio la scelta per le ricchezze: “Facciamo armi, così l’economia si
bilancia un po’, e andiamo avanti con il
nostro interesse”. A questo proposito, ha affermato Francesco, “c’è una parola brutta del
Signore: “Maledetti!”, perchè “lui ha detto:
“Benedetti gli operatori di pace!”. Dunque
coloro “che operano la guerra, che fanno le
guerre, sono maledetti, sono delinquenti”.
Una guerra, ha spiegato il Pontefice “si può
giustificare - fra virgolette - con tante, tante
ragioni. Ma quando tutto il mondo, come è
oggi, è in guerra - tutto il mondo! - è una
guerra mondiale a pezzi: qui, là, là, dappertutto”. E “non c’è giustificazione. E Dio piange. Gesù piange”.
Ritornano, così, le parole del Signore davanti
a Gerusalemme, riportate nel vangelo di Luca:
Daniel Bonnell, “Gesù pianse”
“In questo giorno tu non hai compreso quello
che porta la pace”. Oggi “questo mondo non
è un operatore di pace”.
E “mentre i trafficanti di armi fanno il loro
lavoro, ci sono i poveri operatori di pace che
soltanto per aiutare una persona, un’altra,
un’altra, un’altra, danno la vita”. E svolgono
questa missione prendendo come modello “un
simbolo, un’icona dei nostri tempi: Teresa di
Calcutta”. Infatti “con il cinismo dei potenti si
potrebbe dire: ma cosa ha fatto quella
donna? Ha perso la sua vita aiutando la
gente a morire?”. La questione è che oggi
“non si capisce la strada della pace”. Di fatto,
“la proposta di pace di Gesù è rimasta inascoltata”. E “per questo pianse guardando
Gerusalemme e piange adesso”.
“Ci farà bene anche a noi - ha detto in conclusione il Papa - chiedere la grazia del pianto
per questo mondo che non riconosce la strada della pace, che vive per fare la guerra, con
il cinismo di dire di non farla”. E ha aggiunto:
“chiediamo la conversione del cuore”.
Proprio “alla porta di questo giubileo della
misericordia - ha auspicato Francesco - che il
nostro giubileo, la nostra gioia sia la grazia
che il mondo ritrovi la capacità di piangere
per le sue criminalità, per quello che fa con le
guerre”.
Classe ‘49
Il giorno 19 settembre noi della classe ‘49 ci siamo ritrovati per festeggiare il compimento dei 66 anni, per una giornata di festa e di amicizia. Alle ore 11 nella chiesa della Madonna del Giglio è stata celebrata la Santa Messa da don Domenico nostro coetaneo, abbiamo ringraziato il
Signore per tutto quello che ci ha donato in questi anni, dopo la S. Messa ci siamo ritrovati presso il noto ristorante “Acqua Rossa” per il pranzo con
ricco menù da grandi occasioni.
Arrivederci al prossimo incontro con lo stesso entusiasmo di oggi.
pag. 12
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
“LA VOCE”
È GRATA AI SUOI
CAVALIERI: Braguti Dr. Anna, Marinelli Anna, Romiti
Dorindo, Napoli Giuseppe, Bacchiarri Rachele,
Andreassi Maria, Francolini Giorgio, Capaldini Ivo,
Severini Vincenzo.
BENEMERITI: Marianello Omero, Femminella
Rolanda, Pecoroni Adele, Gianlorenzo Rosa, Moisè
Cesare, Ramaglioni Massimiliano, Presciuttini Lorenzo,
Menghini Giovanna, Zannoni Anna Maria, Ambrogini
Bruno, Paoletti Giorgio, Biscetti Italia, Radicati Luigi.
AMICI: Vallatta Federica, Stefanoni Evandro,
Benedetti Mario, Coscetti Vincenzo e Pecoroni
Angelina, Stefanoni Pericle, Pascucci Augusto,
Ranaldi Guido, Dominici Marisa.
Anagrafe cittadina
NATI: Bellacima Liam di Luca e Pimentel Pimentel Yulisa
(2/11), Cima Arianna di Marco e Porroni Chiara (25/10),
Paolini Noemi di Eros e Kruszynska Ewelina (9/11),
Scarino Federico di Mirto e Camacci Francesca (13/11),
Scarino Irene di Andrea e Egidi Alice (4/11).
MORTI: Bellanova Monica (n.11/2/90 m.15/11),
Castellani Valentino (n.4/11/25 m.23/10), Della Casa
Giuseppe (n.6/4/12 m.6/11), Friggi Antonio (n.18/1/32
m.3/11), Gerboni Francesco (n.17/8/21 m.3/11),
Giuliobello Carolina (n.22/3/15 m.11/11), Limiti Massimo
(n.4/1/78 m.4/11), Pacetti Faustina (n.26/9/22 m.12/11),
Paradisi Ernesto (n.11/3/35 m.14/11), Pepponi
Margherita (n.19/9/29 m.19/11), Rossi Tonino (n.31/8/40
m.13/11), Stefanoni Maria (n.8/1/37 m.24/10).
Don Filippo Gentili
ricorda il 50° anniversario
della Ordinazione Sacerdotale
1965 - 27 giugno 2015
D. Filippo ha insegnato lettere per diversi anni, chiamato da D. Agostino, presso l’Istituto Magistrale delle
Benedettine, e due suoi alunni, S.E. Mons. Fabene e
D. Roberto Fabiani hanno concelebrato con lui nella
chiesa di S. Pietro (Benedettine).
Restituiscimi all’infanzia, Signore,
fa’ che ritorni fanciullo,
al sapore vero delle cose
al gusto del pane e dell’acqua.
Ti chiedo ancora
occhi puri e mani delicate
per vederti e sentirti
nascosto nei giorni e nelle notti.
Che io abbia sempre
la percezione del mistero.
(da David M. Turoldo)
L’amore più forte della morte
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nel percorso di catechesi sulla
famiglia, oggi prendiamo direttamente ispirazione dall’episodio
narrato dall’evangelista Luca, che
abbiamo appena ascoltato (cfr Lc
7,11-15). È una scena molto commovente, che ci mostra la compassione di Gesù per chi soffre - in
questo caso una vedova che ha
perso l’unico figlio - e ci mostra
anche la potenza di Gesù sulla
morte.
La morte è un’esperienza che
riguarda tutte le famiglie, senza
eccezione alcuna. Fa parte della
vita; eppure, quando tocca gli affetIl Papa in piazza San Pietro circondato dall’affetto dei fedeli
ti familiari, la morte non riesce mai
ad apparirci naturale. Per i genitori, sopravvivere ai propri figli è qualcosa di particolarmente straziante, che contraddice la natura
elementare dei rapporti che danno senso alla famiglia stessa. La perdita di un figlio o di una figlia è
come se fermasse il tempo: si apre una voragine che inghiotte il passato e anche il futuro. La morte,
che porta via il figlio piccolo o giovane, è uno schiaffo alle promesse, ai doni e sacrifici d’amore
gioiosamente consegnati alla vita che abbiamo fatto nascere. Tante volte vengono a Messa a Santa
Marta genitori con la foto di un figlio, di una figlia, bambino, ragazzo, ragazza, e mi dicono: “Se ne è
andato, se ne è andata”. E lo sguardo è tanto addolorato. La morte tocca e quando è un figlio
tocca profondamente. Tutta la famiglia rimane come paralizzata, ammutolita. E qualcosa di simile
patisce anche il bambino che rimane solo, per la perdita di un genitore, o di entrambi. Quella
domanda: “Ma dov’è il papà? Dov’è la mamma?” - Ma è in cielo” - “Ma perché non lo vedo?”.
Questa domanda copre un’angoscia nel cuore del bambino che rimane solo. Il vuoto dell’abbandono che si apre dentro di lui è tanto più angosciante per il fatto che non ha neppure l’esperienza sufficiente per “dare un nome” a quello che è accaduto. “Quando torna il papà? Quando torna la
mamma?”. Cosa rispondere quando il bambino soffre? Così è la morte in famiglia.
In questi casi la morte è come un buco nero che si apre nella vita delle famiglie e a cui non
sappiamo dare alcuna spiegazione. E a volte si giunge persino a dare la colpa a Dio. Ma quanta
gente - io li capisco - si arrabbia con Dio, bestemmia: “Perché mi hai tolto il figlio, la figlia? Ma Dio
non c’è, Dio non esiste! Perché ha fatto questo?”. Tante volte abbiamo sentito questo. Ma questa
rabbia è un po’ quello che viene dal cuore del dolore grande; la perdita di un figlio o di una figlia, del
papà o della mamma, è un grande dolore. Questo accade continuamente nelle famiglie. In questi
casi, ho detto, la morte è quasi come un buco. Ma la morte fisica ha dei “complici” che sono anche
peggiori di lei, e che si chiamano odio, invidia, superbia, avarizia; insomma, il peccato del mondo
che lavora per la morte e la rende ancora più dolorosa e ingiusta. Gli affetti familiari appaiono come
le vittime predestinate e inermi di queste potenze ausiliarie della morte, che accompagnano la storia dell’uomo. Pensiamo all’assurda “normalità” con la quale, in certi momenti e in certi luoghi, gli
eventi che aggiungono orrore alla morte sono provocati dall’odio e dall’indifferenza di altri esseri
umani. Il Signore ci liberi dall’abituarci a questo!
Nel popolo di Dio, con la grazia della sua compassione donata in Gesù, tante famiglie dimostrano con i fatti che la morte non ha l’ultima parola: questo è un vero atto di fede. Tutte le volte che la
famiglia nel lutto - anche terribile - trova la forza di custodire la fede e l’amore che ci uniscono a
coloro che amiamo, essa impedisce già ora, alla morte, di prendersi tutto. Il buio della morte va
affrontato con un più intenso lavoro di amore. “Dio mio, rischiara le mie tenebre!”, è l’invocazione
della liturgia della sera. Nella luce della Risurrezione del Signore, che non abbandona nessuno di
coloro che il Padre gli ha affidato, noi possiamo togliere alla morte il suo “pungiglione”, come diceva
l’apostolo Paolo (1 Cor 15,55); possiamo impedirle di avvelenarci la vita, di rendere vani i nostri
affetti, di farci cadere nel vuoto più buio. In questa fede, possiamo consolarci l’un l’altro, sapendo che il Signore ha vinto la morte una volta per tutte. I nostri cari non sono scomparsi nel buio
del nulla: la speranza ci assicura che essi sono nelle mani buone e forti di Dio. L’amore è più forte
della morte. Per questo la strada è far crescere l’amore, renderlo più solido, e l’amore ci custodirà
fino al giorno in cui ogni lacrima sarà asciugata, quando «non ci sarà più la morte, né lutto, né
lamento, né affanno» (Ap 21,4). Se ci lasciamo sostenere da questa fede, l’esperienza del lutto può
generare una più forte solidarietà dei legami famigliari, una nuova apertura al dolore delle altre
famiglie, una nuova fraternità con le famiglie che nascono e rinascono nella speranza. Nascere e
rinascere nella speranza, questo ci dà la fede. Ma io vorrei sottolineare l’ultima frase del Vangelo
che oggi abbiamo sentito (cfr Lc 7,11-15). Dopo che Gesù riporta alla vita questo giovane, figlio
della mamma che era vedova, dice il Vangelo: “Gesù lo restituì a sua madre”. E questa è la
nostra speranza! Tutti i nostri cari che se ne sono andati, il Signore ce li restituirà e noi ci incontreremo insieme a loro. Questa speranza non delude! Ricordiamo bene questo gesto di Gesù: “E
Gesù lo restituì a sua madre”, così farà il Signore con tutti i nostri cari nella famiglia!
Questa fede ci protegge dalla visione nichilista della morte, come pure dalle false consolazioni del mondo, così che la verità cristiana «non rischi di mischiarsi con mitologie di vario
genere», cedendo ai riti della superstizione, antica o moderna» (Benedetto XVI, Angelus del 2
novembre 2008). Oggi è necessario che i Pastori e tutti i cristiani esprimano in modo più concreto il
senso della fede nei confronti dell’esperienza famigliare del lutto. Non si deve negare il diritto al
pianto - dobbiamo piangere nel lutto -, anche Gesù «scoppiò in pianto» e fu «profondamente
turbato» per il grave lutto di una famiglia che amava (Gv 11,33-37).
Possiamo piuttosto attingere dalla testimonianza semplice e forte di tante famiglie che hanno
saputo cogliere, nel durissimo passaggio della morte, anche il sicuro passaggio del Signore, crocifisso e risorto, con la sua irrevocabile promessa di risurrezione dei morti. Il lavoro dell’amore di
Dio è più forte del lavoro della morte. È di quell’amore, è proprio di quell’amore, che dobbiamo
farci “complici” operosi, con la nostra fede! E ricordiamo quel gesto di Gesù: “E Gesù lo restituì a
sua madre”, così farà con tutti i nostri cari e con noi quando ci incontreremo, quando la morte sarà
definitivamente sconfitta in noi.
Essa è sconfitta dalla croce di Gesù. Gesù ci restituirà in famiglia a tutti!
Francesco
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
pag. 13
Gli studenti del “Dalla Chiesa” trionfano a Milano
nel Torneo Nazionale di Debate
di Giuseppe Moscatelli
Grande affermazione del ragazzi dell’IISS “Dalla Chiesa” di
Montefiascone che alla prima partecipazione nella gara nazionale di
Debate, riservata agli studenti degli istituti superiori, hanno letteralmente sbaragliato la concorrenza di altre quindici scuole provenienti da
tutt’Italia e si sono piazzati direttamente sul gradino più alto del podio.
Il Debate è una nuova disciplina, diffusa e praticata soprattutto nelle scuole del mondo anglosassone, che ripropone in termini di contemporaneità l’antica “ars oratoria” ovvero l’arte di parlare in pubblico, discutere e contrastare
dialetticamente le tesi avversarie. Tutto è iniziato nello scorso anno scolastico
quando all’interno dell’Istituto diretto dalla preside Maria Rita Salvi si costituisce la squadra di Debate formata da Marianna Di Russo, Giorgia Radicetti,
Valeria Perosillo, Lorenzo Benedettucci, Aurora Rosetto e Silvia
Zampetta. I ragazzi partecipano con entusiasmo alle attività, apprendono le
tecniche oratorie e sotto la guida esperta di un formatore si impongono nelle
prime selezioni.
Quindi la grande occasione: la fase finale di “We Debate”, tenutasi a
Milano il 24 ottobre presso la cascina Triulza nell’ambito dell’Expo. Si
tratta di una competizione oratoria organizzata da “Weworld” e patrocinata da
Expo Milano concernente grandi temi di interesse globale e di forte impatto
sociale quali: “consumo di carne”, “finanza e cibo”, “aiuto allo sviluppo”, “biotecnologie e salute”, “cooperazione internazionale e fame nel mondo”.
La Misericordia
Repentinamente nasce in cuore umano,
talvolta si divide, poi si disperde,
quando di richiamo l’uman diviene sordo.
Ombrosa lancia feristi tal costato,
che terra bagnò con sangue e acqua,
donando a nati, e nascituri la Misericordia.
LE SCHEDE
Vanno de moda schede e schedine;
c’emo de plasteca tante tesserine,
là pe’ casa, dentro le cassette,
su le comò, dentro a la borsette:
la scheda sanitaria pel dottore,
quella si fae ‘ncò ‘l benefattore,
la scheda pe l’acque depurate
e quella pe le soprammercate;
Uomo tu giacenti di Croce in trave,
l’Aurea Celeste donasti alla Madre,
prima che, nell’estenuazion crollasse capo.
la scheda pe le Poste ‘Taliane
e quella pel ritroo dell’anziane,
Affranto dallo scempio,
l’umanità donasti alla Madre,
testimone di verità d’ultimo lamento,
in voce d’amore forza di speranza.
p’annà a pijà le sòrde al bancomatto
o dal veterinaro a curà ‘l gatto;
la scheda p’aé la noa patente,
mò ce vorrà pure pe caà le dente.
Perciò si vae man posto, hae da stà attente
a daje proprio quella competente.
Si tu esibische però quella sbajata,
ariparte e va a pijà quella appropriata.
Semo schedate co tutte ste sisteme,
però nun c’è na cosa che va bene!
Vincenzo Marenghi
Risvolti Vintage in note di poesia
Odierno tempo confondi quella voce,
inclino alla credenza d’illusion mondana,
ove frastuono confonde, verità che tace.
Tu gioventù, più posa ove fiore scintilla,
cammina con franchezza su quel prato,
ove Francesco invita a divulgar parola.
Amanti siate della terra da esplorare,
ove tutt’è rilegato in quel Vangelo,
di carità amore, in piaga sanguinante.
Misericordia tu luce di speranza,
memore sei d’ognun di gioie e lamenti,
conduttrice di penitente morte senza ombra.
Perdono chiediamo famiglie per l’inquinato suolo,
dimentichi a figli e nipoti l’insegnamento,
di quel Celeste prato, affidandoli a,
quell’asfalto da noi stessi bucato.
Celeste Padre perdona questa penna che,
nell’assetato mondo cerca,
l’acqua della Misericordia.
Lorenzo Presciuttini
UN ADDIO
Era una sera di fine estate.
Da una piazza che parla
di passato, salivano
dolci e forti, melodie italiane
era la grande musica.
Scompigliando le chiome
e sfiorando i leggeri vestiti
I ragazzi del Dalla Chiesa, organizzati nella squadra delle “Mucche lilla”,
sono stati così chiamati a sostenere tesi a favore o contro i temi proposti in
“scontri” di grande tensione dialettica. Tutti i componenti della squadra si sono
alternati nei ruoli che ogni volta prevedevano: un capitano, due oratori, tre uditori critici. Tutti hanno sostenuto le tesi assegnate con grinta, determinazione,
competenza e conoscenza approfondita delle tematiche, evidenziando ottima
capacità argomentativa ed eccellente stile di esposizione, tutte caratteristiche
oggetto di valutazione da parte dell’apposita giuria.
La competizione è stata di particolare rilevanza poiché era la prima gara
del genere a livello nazionale e il “Dalla Chiesa” è stato il primo istituto del territorio a cogliere il valore di questa attività che nei prossimi anni diventerà
essenziale nelle scuole per formare cittadini attivi e partecipi che sappiano
ascoltare, interloquire, approfondire le tematiche e trovare soluzioni. Si tratta
con ogni evidenza di competenze trasversali a tutte le discipline scolastiche
ed essenziali in ambito lavorativo ed istituzionale, perché il miglioramento
sociale dipenderà da come i nostri giovani saranno preparati.
Felicissima la preside Salvi che ha voluto e sostenuto questa iniziativa:
“Oggi al Dalla Chiesa siamo tutti lilla” ci dice, aggiungendo “la società è cambiata e la scuola non deve arretrare di fronte al cambiamento. Noi del Dalla
Chiesa, con questa ed altre iniziative, siamo fortemente orientati in questa
direzione”.
il vento portava lontano
la musica della nostra terra.
Era un saluto ai giorni
di festa, ai fiori, alla gioia
di vivere.
Giuliana Lampani
Dopo il successo della manifestazione dedicata a “Pagine di
vita attraverso il
tempo” la nuova
opera tra prosa e
poesia dell’autrice Patrizia Torri,
Casa
Editrice
Serena Viterbo,
dello scorso 6 settembre alla Rocca
dei
Papi
a
Montefiascone,
l’Associazione
Perle d’Autore
con il patrocinio del comune di Montefiascone, dell’Avis e dell’Associazione Soldiarietà
Falisca, torna a deliziarci con un altro evento in cui la poesia continua a farsi filo conduttore e parola - legame ad una manifestazione dal carattere multiforme.
“Risvolti Vintage in note di poesia” legato a immagini e foto del nostro bellissimo
paese con abiti vintage indossati da deliziose fanciulle.
Si prospetta un altro imperdibile appuntamento per la serata del 10 gennaio 2016,
presso il Ristorante Pizzeria “Rondinella”, in cui la poliedrica Presidente
dell’Associazione Patrizia Torri, con la collaborazione di un variegato team, avrà occasione di presentare una serata ricchissima di spunti densi di riflessione e divertimento:
vi troveranno infatti ampio spazio momenti legati alla poesia, alla prosa, alla danza ed
alla musica, il tutto rendendo accogliente un passato da rivivere attraverso video e foto
amatoriali, in cui la bellezza delle varie arti troverà un’armoniosa fusione... Un appuntamento quindi davvero imperdibile da annotare, una adorabile esperienza da condividere e a cui non si può veramente mancare... a seguire sarà possibile degustare presso il
Ristorante Pizzeria “Rondinella” un’ottima cena, previa prenotazione al numero
0761.824995 - mail: [email protected]
Vi aspettiamo numerosissimi, augurandovi uno strepitoso 2016!!!
Il Direttivo dell’Associazione Perle d’Autore
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
pag. 14
E’ giunto il momento di sciogliere le vele
(2 Tm. 4,6)
Maria Felicita Ferri
Olga Bernardo
Margerita Pepponi
8.6.29 - 10.10.15
15.2.19 - 7.10.15
19.9.29 - 19.11.15
A te che hai
reso splendidi i
giorni più belli
della nostra
vita, e hai illuminato anche
quelli più difficili, anche se
affievolita dalla
tua assenza, la
luce che hai
acceso
nei
nostri cuori,
non si spegnerà mai.
Tuo marito Mario, i tuoi figli Ida e Bruno, i nipoti
Andrea, Marco, Tiziana, Federica e i pro nipoti.
La nostra vita si rispecchia nella tua!
Si è spenta il
0 7 . 1 0 . 2 0 1 5
Bernardo
Olga,
dopo pochi mesi
dalla scomparsa
dell’amato marito,
Taddei Orfeo.
Di origine padovana, ha trovato la
sua
dimora
a
Montefiascone,
dove ha vissuto
quasi tutta la sua
vita. Carattere mite,
tanto riservata, con un gran senso di rispetto verso il
prossimo e soprattutto verso il marito. Ciao zietta, hai
raggiunto lo zio che ti aspettava lassù da 4 mesi.
I nipoti, Maria, Ciro e Germano e i cognati.
La scomparsa di Alma Ioni Forlani
Ha insegnato Lettere nell’Istituto delle Benedettine
Laura Benedetti Esposito
dei primi secoli, Alma tracciò il
Il 5 ottobre scorso si è spenta
profilo di Maria Cecilia Baij che
serenamente Alma Forlani,
visse nel Monastero delle
moglie dell’On. Arnaldo Forlani.
Benedettine. Poi, nel corso della
Montefiascone ha avuto una
sua vita, non sono mancate le
parte importante nella sua vita,
avversità, da lei affrontate con
dove ha vissuto la sua prima
dignità e coraggio, senza mai peresperienza come insegnante di
dere di vista il senso più profondo
Lettere nell’Istituto Magistrale
della vita. Negli anni che seguirodelle Benedettine nel 1953.
no, vivendo entrambe a Roma, ci
Al suo funerale officiato dal
siamo riviste spesso.
Vescovo Mons. Paolo Schiavon,
Volle poi ritornare a
nella sua omelia e parlando di
Montefiascone per rivedere le
Alma, ha nominato Montefiascone,
cose che ammirava di più: il lago,
come una breve, ma importante
le chiese, la stupenda Cupola
tappa della sua gioventù. Grande
del Fontana, la Rocca dei Papi,
è stato il mio dolore per la perdita
e poi la visita all’Istituto delle
di un’amica preziosa, una sorella,
Benedettine; passammo una giorcon la quale ho condiviso le gioie
Prof.ssa Alma Ioni Forlani
nata indimenticabile insieme a mia
e le prove dolorose della vita. Ci
conoscemmo nell’ambito dell’Azione Cattolica, veni- sorella Marisa e famiglia Volpini che Alma stimava e
va spesso alle nostre riunioni di Consiglio Diocesano aveva già conosciuto quando insegnava.
L’ultima volta che l’ho vista insieme a suo figlio
insieme a una sua collega, Ines Zanzani di Rimini,
anch’essa insegnante di Lettere dalle Alessandro, è stata in occasione della presentazione
del mio libro di poesie qui a Roma. Purtroppo, in
Benedettine.
Ricordo che parteciparono anche a un questi ultimi anni, la sua salute si era ulteriormente
Convegno a Roma insieme a tutto il Consiglio di aggravata, ma sia io che la mia famiglia siamo rimaA.C. compresa Ida Minciotti, lontana dalla sua casa sti sconvolti dalla sua fine così improvvisa.
Ho voluto parlare di lei su queste pagine, non
di Pesaro, ella aveva trovato in noi e nella mia famiglia, accoglienza e calore. Alla fine dell’anno scola- solo dell’amica carissima, ma soprattutto perché
stico Alma ritornò a Pesaro, ma per noi due, bastò Montefiascone racchiude in sé quella porzione di
un anno per mettere in comune ideali, ansie e spe- giovinezza vissuta insieme, in un tempo in cui erano
possibili i sogni, quando bastava poco per farci traranze.
Donna aperta al dialogo, moglie e madre esem- salire di gioia, o stupirci e emozionarci per un traplare, ha profuso intorno a sé l’amore per le lettere; monto sul nostro lago.
Ed è così che voglio ricordarla, ora che si avvia
la sua passione per il Manzoni, l’arte, la poesia, era
anche scrittrice e, in un libro dedicato alle Voci verso la giovinezza eterna, nella pace dei giusti e fra
Femminili della Letteratura e alle Sante e mistiche le braccia del Padre.
Antonio Friggi
18.1.32 - 3.11.15
Ti vediamo ancora al lavoro ad illuminare ciò che
è rimasto oscuro. Ci hai insegnato che la bontà è la
luce della vita e noi la teniamo nei nostri cuori.
Ciao babbo. Ciao nonno.
I tuoi cari
Antonio era uno degli amici del 1932. Con lui è un
altro che se ne va, per vivere eternamente in Dio.
Ci rivedremo presto,
caro Antonio!
Nel frattempo,
se
puoi, prepara
senza fretta!
un posticino
anche per gli
amici, che
ancora lottano
su
questa
terra!
Margherita
Pepponi, nonostante i vari
malanni di normale routine
avuti nell’arco
della sua vita,
e quelli più
gravi che, negli
ultimi tempi
l’hanno messa
a dura prova,
sopportati però
con la giovialità, il sorriso,
la cordialità, la serenità che l’avevano sempre
distinta nella vita, è tornata alla casa del Padre.
Ne danno la triste notizia i figli Giancarlo e
Rosella, la nuora Roberta, i nipoti Sara e Laura
insieme alla piccola pronipote Alessia e suo
padre Fabrizio. Margherita, una persona di cuore,
una moglie affettuosa, una madre esemplare, che
ha sempre onestamente lavorato per la famiglia,
per il bene e nell’interesse delle persone che le
stavano più a cuore.
Non possiamo dimenticare la sua fede, la sua
devozione alla Madonna del Giglio, ricordiamo
con piacere quando, nei giorni di festa, sollecitava
tutti gli abitanti del vicinato a santificare la festa;
apprezziamo ancora il suo profondo senso di
umanità, per cui, con tutti era sempre cortese,
affabile, sorridente, vedere radunati insieme,
anche in momenti conviviali, i suoi parenti, le persone più care, i vicini, per lei era un momento
molto importante che le arrecava molta gioia che
poi faceva ricadere sugli altri.
Come possiamo ricompensarti Margherita!?
Sicuramente con le nostre preghiere perchè il
Signore ti accolga nella Sua Gloria. Grazie zia per
i valori che ci hai inculcato, grazie per i buoni consigli che ci hai dato, grazie soprattutto per l’esempio con il quale ci hai trascinati sulla via del bene.
Prega per noi.
Pietro Brigliozzi
Sono ormai
10 anni
Diodato Piciollo
12.9.13 - 29.11.05
È l’uomo
intelligente,
sapiente,
che
ha
saputo vivere cristianamente la sua
vita e che ha
lasciato un
buon ricordo
di sé.
U n a
S a n t a
Messa
è
stata celebrata per lui
nella chiesa
parrocchiale di S. Giuseppe - Le Mosse.
Nell’ultimo numero de “La Voce”, a pag. 20:
- prof. Ines Zanzani (non Sansoni).
- l’altra foto siamo nel 1985 e non 1958.
Scusate l’errore!
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
pag. 15
1/12/2015
18/11/2015
“La Voce” dall’Albania
Carissimi confratelli, amici e benefattori vicini e lontani,
auguriamo a tutti ogni bene e serenità. Siamo nell’imminenza della
festa della Madonna della Divina Provvidenza, patrona della
Congregazione, vogliamo metterci tutti sotto il suo manto perché ci protegga tutti. Il suo mite amore misericordioso e provvidente sia uno stimolo e un
esempio per tutti noi. Questo tempo, a pochi giorni dall’apertura del
Giubileo della Misericordia, è un pressante invito alla conversione e al
ritorno al Signore ma le crude notizie di violenza, di odio, di stragi, che
accadono ogni giorno ci disorientano e spaventano, sembra che presentino
un mondo che cammina sempre più lontano dalle vie del Vangelo: che
sono le vie della pace e del perdono e della collaborazione tra individui,
famiglie, stati.
Il Papa sta ritornando
dall’Africa
Dopo aver compiuto un viaggio apostolico
in Kenya, in Uganda e in Repubblica Centraficana
Alcune foto inviate dall’Albania
25 dicembre
N ATA L E
Il venticinque del mese corrente
il Santo Natale è sempre presente
è buia la notte il freddo è pungente
la festa è solenne per tutta la gente
in una grotta è nato un bambino
tra fiocchi di neve e un lungo cammino
che sulla paglia è stato adagiato
dal bue e dall’asino è riscaldato
i pastori in ginocchio scrutano il cielo
Maria e Giuseppe al freddo ed al gelo
la gente devota si china a pregare
nelle capanne o nel casolare
da lontano i re magi portano i doni
tra squilli di tromba, di canti canti e di suoni
a mezzanotte la festa è finita
lasciando nel cuore una gioia infinita.
Vincenzo Severini
Amo l’inverno
Le parole che papa Francesco quasi quotidianamente ci invia sembrano come quelle di Giovanni Battista “Voce di colui che grida nel deserto”...
nel deserto di menti violente e di cuori induriti. Era il lamento del profeta
“Me infelice: abito straniero in Mosoch, dimoro tra le tende di Kedar!
Troppo io ho dimorato con chi detesta la pace. Io sono per la pace ma
quando ne parlo essi vogliono la guerra”.
I fatti efferati, pianificati e attuati, azioni sempre più crudeli, l’esaltazione
dell’odio, delle stragi di martiri che si uccidono e vogliono uccidere, le
minacce di nuove violenze ecc., ci devono far riflettere e spingere ad una
coerenza e ad una coraggiosa testimonianza di vita cristiana che vuol dire
pienamente umana. Gli insegnamenti di Cristo che si presenta mite ed
umile di cuore ci devono spronare ad essere persone di dialogo e costruttori di pace.
Don Rolando, don Dorian e don Giuseppe Testa
Mi dici: <sei matta?>,
io lo confermo,
ma mi piace tanto l’inverno.
Amo la pioggia che batte sui vetri
nei giorni che agli altri sembrano tetri...
Amo la neve
ma non per sciare
mi piace solo starla a guardare
mentre scende come cotone,
così soffice di lieve candore...
Adoro avvolgermi in un caldo maglione
mentre ti aspetto per poi baciarti
davanti al caminetto!
L’estate invece non mi fa morire
perché con le mia amiche devo partire,
arrivederci ti devo dire
e poi, te lo devo dire, mi manchi tanto
da impazzire!!
Ti amo da morire!!!
Virginia Solimeno
pag. 16
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
Immondizia ancora davanti ai cancelli
Cartelli, indicazioni, pubblicazione d’orario di servizio dell’isola ecologica,
averlo riportato sui deplian distribuiti a tutte le famiglie con i famose sacchetti,
sembra non siano serviti a nulla; davanti ai cancelli della nostra isola ecologica,
centro metri sotto il civico cimitero, si trovano ancora rifiuti solidi urbani i più
disparati, evidentemente, intorno all’isola ecologica gravitano persone che, con
il loro concreto comportamento, dimostrano di avere una buona dose di maleducazione al limite dell’inciviltà. Ancora, mentre scriviamo, a ridosso dei cancelli d’ingresso ove sono stati apposti vistosissimi cartelli con precise indicazioni dell’orario di servizio e regole di comportamento, norme quindi da rispettare,
si trova un cumulo di rifiuti di vario genere: da vecchi cuscini a libri, da materiale in plastica a pezzi di metallo e molto altro.
Non si può sapere chi sia l’autore dell’ignobile gesto nè le sue origini, ma
certamente si constata tanta maleducazione e senso d’inciviltà in chi ha lasciato li quei rifiuti. Si deve sottolineare che l’orario di servizio dell’isola è molto
largo in tutti i giorni compresa la domenica mattina, unica eccezione il lunedì,
giorno che rimane chiusa. Il tutto è ben leggibile sul tabellone ivi esistente.
Si ricorda che necessario prima di andare in discarica, accertarsi della sua
apertura, quindi è necessario leggere, leggere ed ancora leggere, per comportarsi civilmente. I controlli sono proseguiti da parte dei tecnici che hanno
riscontrato che diversi rifiuti, ben confezionati in cartoni contenenti il vino Est
Est Est ed altri in sacchi di plastica sono stati lasciati sotto uno dei due alberi
che si trovano accanto alla seconda entrata della parte nuova del civico cimitero. Questo fatto è ancora più inquietante, primo perché non è la prima volta
che accade, poi perché non rispetta neanche la dignità del luogo sacro e questo è il massimo della maleducazione e dell’inciviltà. Gravità inammissibile. Si
considera che bastava fare ancora ottanta metri più avanti e si sarebbe entrati
in discarica.
Il grande filosofo dell’antica Grecia, Solone, già allora, oltre duemila anni fa,
affermava che la civiltà di un popolo si misura dal sapone che esso consuma,
quindi senso della pulizia; oggi, per analogia potremmo dire che la civiltà di un
popolo e delle persone si misura da come rispettano il settore e le leggi dell’ecologia.
Pietro Brigliozzi
Premiazione ciclistica alla Rocca dei Papi
Nel pomeriggio di domenica, quindici novembre, per la prima volta, dalle
ore diciassette fino alle diciannove,
presso il salone Innocenzo Terzo, alla
Rocca dei Papi, in Montefiascone, con
una cerimonia molto suggestiva, alla
quale hanno preso parte molti atleti
locali di questo sport, faticoso ma affascinante, con la partecipazione del Vice
Sindaco Fernando Fumagalli, che
oltre a fare gli onori di casa, rappresentava l’Amministrazione tutta, si è tenuta
la premiazione dei vincitori che hanno
gareggiato nel Circuito di Mtb della
Maremma Tosco Laziale. Il circuito
Tosco Laziale è costituito da cinque gare che, generalmente, si svolgono nella tarda primavera
inizio estate, tra il ventidue marzo ed il ventisei luglio di ogni anno. Oltre il Vice Sindaco erano
presenti il Delegato Nazionale F.C.I. Pierangelo Brinchi ed il Presidente Provinciale F.C.I.
Pietro Filoni.
Le cinque gare del pacchetto erano così divise: prima: Grf dell’Argentario, seconda: Grf del
Lago di Bracciano, terza: Grf Mare Monti di Civitavecchia, quarta: Grf Selva della Roccaccia
Tarquinia, quinta: Grf Est! Est!! Est!!! Montefiascone.
Ad ogni singola gara hanno partecipato circa cinquecento atleti provenienti da dieci squadre,
divisi in dodici categoria ed i primi sette di ogni categoria hanno preso parte alla premiazione finale; per non essere troppo lunghi pubblichiamo soltanto i primi tre di ogni categoria che sono saliti
sul podio tra i quali il nostro concittadino Luca Cesarini.
Categoria ELMT: Carloni Alessandro, Castellini Luca, De Bonis Matteo. Categoria JMT:
Pannone Mattia, Troiani Federico, Giorgini Davide. Categoria M1: Tommasi Marco, D’Auria
Giovanni, Bianchini Matteo. Categoria M2: Guiducci Angelo, Tarallo Vladimiro, Rotunno
Marcello. Categoria M3: Sebastianelli Emiliano, Iacobini Gianfranco, Protani Pierluigi. Categoria
M4: Grassi Zefferino, Casini Fabio, Mastacchi Andrea. Categoria M5: Fabianelli Riccardo,
Sassara Enrico, Castellucci Alessandro. Categoria M6: Cecconi Paolo, Sarti Stefano,
Vinciguerra Giampiero. Categoria M7: Crescentini Marco, Angeletti Piero, Capoccia Mario.
Categoria M8: Reali Giuseppe, Cestra Vincenzo, Faina Graziano. Categoria W1: Ciampini
Claudia, Massi Ilaria, Cascio Alessandra. Categoria W2: Cantoni Claudia, Leo Franca, Buzzanca
Vanessa.
Le squadre che hanno partecipato: Asd Extreme Bike, Mtb Montefiascone, Asd Team Biche
Civitavecchia, Mtb Club Viterbo Asd, Asd Cicli Fatato, Asd Cicli Roma Club, Cicli Montanini Alice
Ceramiche Frw, Triono Racing Team, Gruppo Mtb Pedalando Asd, Asd Fleming Bikechop Team.
Come si può vedere una manifestazione molto sentita ed apprezzata nella quale il ciclismo dilettantistico ed amatoriale trova il suo spazio per la soddisfazione per tutti gli amanti della bicicletta.
P.B.
In questo mese
di dicembre l’avis
locale è
impegnata
su
più
fronti,
impegni
profusi a diffondere la cultura della DONAZIONE
DEL SANGUE, sangue che è insostituibile, necessario e non riproducibile artificialmente, ovvero non
si può fabbricare. Solo con la donazione si può averlo a disposizione per le svariate necessità mediche.
Ma andiamo per ordine.
I giorni dedicati alle donazioni sono tre: lunedì 7,
lunedì 21 e mercoledì 23; il 21 si può donare anche
il plasma. Le donazioni di plasma sono molto inferiori a quanto se ne necessita; chi può si avvicini a
questo tipo di donazione. I giorni 21, 22 e 23 saremo, come ormai di consuetudine da alcuni anni,
presso la Coop per incontrare le Donatrici e i
Donatori di sangue per una sempre maggiore vicinanza con loro e anche per omaggiarli di un piccolo
presente; per chi non è ancora donatore di sangue saremo a disposizione per info, chiarimenti e
delucidazioni; la donazione di sangue un atto semplice, relativamente veloce, e di una enorme rilevanza. Spesso ci chiediamo: perchè chi può non
dona?!? Cosa impedisce loro di fare del bene?!?
Ma continuiamo sugli impegni. Durante le
Festività Natalizie collaboreremo con iniziative varie
organizzate da altri, mentre a gennaio, precisamente domenica 3, nel pomeriggio, ci sarà la PASSEGGIATA AVIS CON LA BEFANA per le vie della
nostra città, a seguire... cioccolata calda per tutti.
A Montefiascone, il luogo dove donare è presso
il Centro Fisso di Prelievo AVIS a Villa S.
Margherita, la nostra sede è in piazza Vittorio
Emanuele 9, sotto l’arco che porta in Comune.
Nell’ospedale di Belcolle, al Centro Trasfusionale, si
può donare ogni giorno dell’anno, sangue intero o
plasma o altri emoderivati.
Per l’avis comunale Montefiascone
Carlo GIANVINCENZI
Inform
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
pag. 17
Viterbo 11 ottobre 2015
Celebrazione della 65ª Giornata Nazionale
Vittime di incidenti sul lavoro
La S. Messa è stata celebrata nella Chiesa di
Sant’Angelo in Spatha. Presso l’Hotel & Restaurant
Acqua Rossa di Viterbo ha avuto luogo la cerimonia civile.
Oratore ufficiale il Presidente Territoriale ANMIL
Rolanda FEMMINELLA, che dopo la lettura del messaggio di augurio del Presidente della Repubblica Sergio
MATTARELLA, ha illustrato nel suo intervento i dati sugli
infortuni nell’anno 2015 per quanto concerne la Provincia
di Viterbo e la Regione Lazio.
Sono intervenuti al dibattito: Alessandra TERROSI,
l’On.le Alessandro MAZZOLI, il Consigliere Regionale
“Lazio” Daniele SABATINI, per il Comune di Viterbo il
Consigliere Daniela BIZZARRI, il Presidente dell’Unione
Nazionale Mutilati e Invalidi per Servizio di Viterbo Mauro
CAPPUCCINI, il Responsabile Processo Reinserimento
Sociale e Lavorativo dell’INAIL di Viterbo, Maria CICIRIELLO, il direttore della locale sede INAIL, Carla BELLI
e per il Comando dell’Aviazione dell’Esercito il Ten. Col.
Donato PAVESE.
Le autorità presenti hanno sottolineato l’importante
ruolo svolto dall’Associazione nei confronti della categoria e hanno posto l’accento sul tema delicato della dignità
del lavoratore, tra i punti più sentiti riparare all’ingiusto inserimento
della rendita INAIL nell’ISEE.
Durante la manifestazione sono state raccolte numerose firme di
adesione alla petizione promossa dall’ANMIL, petizione da inviare al
Presidente del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati
contro la riforma dell’ISEE.
La rendita si fonda sul principio del risarcimento di un danno e non
può essere computata come una forma previdenziale (salario differito)
o assistenziale (costo della disabilità); il risarcimento di un danno compensa la perdita di ricchezza e non può essere considerato esso stesso indice di aumento del benessere economico.
Erano presenti inoltre i Consiglieri Territoriali della Sezione di
Viterbo Sigg.ri: Vincenzo COLONNA, Libero MARIANI, Luciano AREZZINI, Francesco MAURIZI e Martina MUZI.
Al termine della cerimonia sono stati consegnati i brevetti e distintivi
d’onore rilasciati dall’INAIL.
L’AS.VO.M. in azione a Benevento per l’alluvione
Una squadra dell’Asvom
(Associazione
volontari
Montefiascone) è intervenuta
per l’emergenza dovuta all’alluvione che ha interessato
Benevento e le zone limitrofe.
La squadra, composta
anche da due specialisti del
movimento terra, è partita da
Montefiascone domenica 25
ottobre per farvi ritorno il mattino di giovedì 29 ottobre dopo
quattro giorni di intenso lavoro.
Tre i mezzi impiegati dalla protezione civile di Montefiascone:
una minipala, un escavatore e
una utilitaria 4x4. I primi due
mezzi sono stati trasportati dai
mezzi della squadra di
Acquapendente che ha collaborato per il trasporto e per l’intervento con l’Asvom. I volontari di Montefiascone sono intervenuti nella
zona industriale di Benevento cooperando con le autorità e le altre
associazioni di protezione civile presenti sul luogo della calamità. Il
lavoro si è concentrato nella ripulitura dal fango di strade, capannoni
industriali e zone completamente distrutte ma anche nel cercare di salvare oggetti e macchinari presenti all’interno dei vari
stabilimenti. Il fango, una volta
tolto dall’interno dei capannoni,
veniva poi caricato su alcuni
camion per poi essere smaltito
in apposite discariche.
“Voglio ringraziare a nome
di tutto il cda la squadra che è
intervenuta a Benevento - afferma il presidente Tonino Fiani in particolare i due specialisti
del movimento terra Andrea
Andolfi e Andrea Denittis.
Ormai da 20 anni i volontari e i
mezzi dell’associazione intervengono in Italia, e a volte
anche all’estero, per emergenze
dovute ad alluvioni, frane e terremoti aiutando e prestando soccorso alle popolazioni colpite da queste calamità. I cittadini di Montefiascone devono essere orgogliosi di
avere una realtà così importante nel soccorso e sempre pronta ad
intervenire per qualsiasi tipo di calamità in tutti i 365 giorni all’anno”.
PUBBLICO RINGRAZIAMENTO
Ci sono sentimenti di cui non si dubita a prescindere, anche in tempi non proprio felici... ma vale la pena soffermarsi sui gesti che a volte piccoli ma grandi, a volte grandi ma taciuti, dimostrano la bontà degli animi umani.
I fratelli Cagnucci desiderano pertanto esprimere pubblicamente un ringraziamento a Vittorio Cipriani e sua moglie signora Clorinda Corba,
a Sabrina Cipriani, Cinzia Cipriani, Mammanco Mauro e Amanzio Manzi per aver ospitato, nella propria cappella cimiteriale, i resti dei
genitori Paolo e Vera in attesa della sistemazione finale recentemente ultimata.
La riconoscenza e la gratitudine per la dimostrazione di grande amicizia, generosità e ospitalità, non verranno mai a mancare.
Con l’affetto di sempre
Carlo, Grazie e Gioia
pag. 18
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
Una intelligente professoressa ormai pensionata
RINGRAZIAMENTO
Caro don Agostino,
Ringrazio i parenti, i Colleghi,gli amici e gli ex-alunni che sono intervenuti alla festa del 12
settembre presso l'Agriturismo Montisola, in occasione dell'inizio della mia pensione.
Grazie per aver rispettato il mio desiderio di devolvere il dono, che mi avreste fatto, in beneficenza per l'Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze; il vero dono, per me, siete stati tutti voi, con la
vostra allegria, il vostro affetto e la stima che sempre mi avete mostrato.
La solidarietà apporta sempre un grande benessere, fisico e spirituale, più a chi la fa che a chi
la riceve; siamo stati veramente bravi, perché abbiamo inviato un bonifico di ben 2400euro; sul
sito Meyer ospedale pediatrico di Firenze è presente il ringraziamento dell'Istituzione e la nostra
foto. Ognuno di voi, quel giorno, rappresentava un gruppo ben più numeroso che ha segnato le
tappe della mia vita personale e professionale; non me ne vogliano gli assenti, parenti, Colleghi,
amici ed ex-alunni, saremmo stati in troppi, ma ogni volto, ogni nome si affaccia spesso alla mia
memoria e ringrazio ognuno per il contributo di affetto che ha sempre accompagnato e, spero,
continuerà ad accompagnare la mia vita.
Tra gli ex-alunni spero non ci sia alcuno che leghi il mio nome a situazioni “da non ricordare”;
se così dovesse essere, chiedo di scusarmi in virtù del fatto che ho sempre agito professionalmente tenendo presente il bene di ognuno dei miei ragazzi.
La mia voce, infine, vuole fare eco all'augurio che i presenti alla festa mi hanno fatto di “UNA
VITA DA PENSIONATA LUNGA E SERENA”, anche se sono ben disposta a rinunciare ad una
quota del primo aggettivo ponendo l'esponente due o anche tre al secondo.
ti invio un ringraziamento e un articoletto
per La Voce, il primo è rivolto a quanti hanno
partecipato a una raccolta fondi per l’Ospedale
Pediatrico Meyer di Firenze che segue il mio
secondo nipotino Matteo; l’articolo invece è
la relazione che ho letto alla Rocca dei Papi in
occasione dell’inaugurazione della Sezione
UCIIM di Montefiascone intitolata alla carissima Ida Minciotti. In quella occasione era presente anche il vescovo di allora Lorenzo
Chiarinelli che, stranamente, aveva condiviso
interamente quanto sostenevo, ho ritrovato
questo articolo del 2006, nel fare pulizia nel
mio computer, da ex-Insegnante e novella
pensionata, mi è sembrato ancora attuale, per
questo lo ho dedicato a tutti i precari della
Scuola che vedono un futuro veramente nero.
Spero di non crearti problemi di spazio. Grazie.
Ti auguro ogni bene.
Maria Vincenza Pelliccioni (ex-Insegnante)
Maria Vincenza Pelliccioni
L’insegnante dal ruolo
di modello all’innovazione
ORDINAZIONE
DIACONALE
Ringrazio innanzi tutto il nostro segretario della Sezione UCIIM di
Montefiascone, prof. Massimo Angeloni, per avermi invitata a tenere questa
relazione sul tema del ruolo dell’Insegnante oggi.
Quando ha avanzato la sua richiesta, che io con estrema naturalezza ho
subito accettato, ha aggiunto che il fatto che un’Insegnante accettasse di relazionare era un “miracolo”; ho ribadito di lasciare il termine “miracolo” ad eventi
di altra e più alta natura; qualunque Insegnante, soprattutto qualunque
Insegnante UCIIM avrebbe accettato, semmai, cosciente di dover relazionare
tra due giganti del sapere e personalità di spicco nel mondo della Scuola quale
la Dirigente Scolastica Preside Mazzeschi e il Docente Universitario
prof.Corradini, nostro Presidente nazionale, ho dovuto far appello a tutto il mio
coraggio per affrontare questa giornata.
Vorrei iniziare con un pensiero rivolto alla cara Collega Ida Minciotti,
conosciuta nel lontano 1983 in occasione della Messa che, in prossimità del
Natale, come in altre occasioni durante l’anno, riuniva e riunisce ancor oggi gli
Insegnanti UCIIM.
Eravamo nella cappella delle Maestre Pie ed io ero stata invitata dal prof.
Gustavo Egidi, nominato dopo Ida e prima di Massimo, segretario della
nostra Sezione, collega dell’allora Scuola Media Manzoni, oggi confluita
nell’Istituto Comprensivo Anna Molinaro Carelli.
Ida mi venne incontro, si presentò pronunciando solo il suo nome e aggiunse “Benvenuta tra gli Insegnanti UCIIM”, poi fece una carezza sui capelli
delle mie due bambine che mi accompagnavano.
Io lavoravo nella Scuola da ben 6 anni e in nessuna Scuola dove ero
passata come precaria (e i precari ne visitavano e ne visitano ancora
oggi di Scuole!) qualcuno si era degnato di farmi sentire “BENVENUTA”.
Al termine della Messa è abitudine per noi Insegnanti dell’UCIIM leggere
coralmente la preghiera dell’Educatore; Ida mi consegnò il foglietto dove era
scritta, foglietto che ritirò gelosamente al termine della lettura, come dovesse
custodire un bene prezioso.
Rileggendo ogni volta nei nostri rituali incontri quella preghiera colgo ancora dopo anni la preziosità del messaggio che essa contiene.
“Gesù Maestro ti ringraziamo per averci chiamato a lavorare nell’educazione cristiana, missione ardua e sublime che a Te ci associa”.
Certo, allora non avevo ancora percepito quanto fosse ardua e sublime la
nostra missione, non avevo ancora capito, anzi non avevo mai pensato che la
mia missione era e sarebbe stata quella dell’educatrice.
Quella preghiera, scritta sul foglietto che ancora oggi viene gelosamente
custodito, tanto che ho dovuto chiederlo e anzi ringrazio Suor Emanuela delle
Maestre Pie che me lo ha consegnato, perché io potessi rifletterci nello scrivere queste righe, quella preghiera ispira il lavoro quotidiano di ogni Insegnante
UCIIM...
Carissimi,
sabato 21 novembre, nella Basilica della Madonna della
Quercia abbiamo avuto il dono di due nuovi Diaconi permanenti e un seminarista del nostro Seminario, Michele
Contadini, ha ricevuto il ministero del Lettorato.
Ci uniamo nel rendimento di grazie al Signore per questo ulteriore segno di benevolenza verso la nostra Chiesa locale e
accompagniamo con la preghiera i nostri fratelli, perché sia
sempre generoso il loro servizio ad esempio di quello del
“Santo Servo Gesù”.
È stata bella una numerosa partecipazione!
Un caro saluto a tutti.
Purtroppo non possiamo pubblicare la lunga e interessante relazione,
ancora attuale, della ex professoressa Pelliccioni. È più opera d’una rivista specialistica per la scuola che per il nostro giornale. Grazie di cuore,
professoressa.
Noi le auguriamo “una vita di pensionata lunga e serena”!
don Luigi Fabbri
Vicario Generale
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
pag. 19
È quasi storia moderna
Due opere da non perdere
Un anniversario è passato sotto silenzio, fatta qualche
debita, rara eccezione, sui fatti della rivolta ungherese del
novembre 1956, la prima vera controrivoluzione contro l’oppressivo ed inumano regime comunista salito al potere al termine della seconda guerra mondiale con l’ausilio dell’Armata
Rossa.
Era da poco tramontata l’era Stalin. La morte del dittatore georgiano aveva aperto nel cuore dei popoli sovietici più
di una speranza fatta di aperture e riforme. Ed invece, si
perse una buona occasione. Si aprì invece all’interno del
Partito comunista la lotta per il potere, fosse anche preceduta
da una sorta di lavacro purificatore, un trasfert psicologico
finalizzato a gettare ogni colpa dei crimini passati su Stalin,
come si conviene ai vecchi ed ai nuovi tiranni.
Paradossalmente fu proprio l’ex capo del NKVD (poi
KGB) a dare inizio ad una girandola di riforme che mitigassero il problema delle nazionalità, della loro parità con la Russia
sovietica e conseguentemente della loro autonomia. Più di
una preoccupazione creava agli organi centrali la situazione
della Germania orientale. Un documento, più che esplosivo
per quei tempi, come ci ricorda lo storico americano Amy
Knight, fu della DDR. Troppo in anticipo sui tempi, il documento si rivelò un primo segnale della crepa che col tempo
avrebbe provocato la caduta stessa del Muro e del comunismo. Il popolo tedesco orientale scese in piazza per chiedere
pane e misure più umane nelle fabbriche. Per tutta risposta i
carri armati sovietici di stanza a Berlino repressero le dimostrazioni operaie lasciando sulla strada migliaia di morti.
Dopo il processo e la fucilazione di Beria, la salita al potere di Kruscev e la denuncia al XX congresso del PCUS dei
crimini di Stalin (ma Kruscev dov’era a quei tempi?), determinarono un ulteriore scossone al sistema e crisi di coscienza
all’ovest (da non dimenticare l’abbandono pubblico dello scrittore poi scomunicato Ignazio Silone con tanto di opera
Uscita di sicurezza edito da Vallecchi). La rivolta degli operai
di Pznan in Polonia nel 1956 e l’ascesa al potere di Gomulka,
come palliativo all’opera di destalinizzazione in corso
(Gomulka era stata una delle vittime delle purghe staliniane,
per sua fortuna rimasto in vita, ma per sfortuna del popolo
polacco usato come specchietto per le allodole), furono la
premessa dei fatti d’Ungheria.
Destituiti gli stalinisti ed ottusi Enrò Gero e Matias
Rakosi, il partito comunista operaio pose al vertice della
segreteria Imre Nagy, uno statista che prima di essere comunista era un ungherese. Fu zio Imre, come presto fu soprannominato Nagy dai suoi beniamini, a dar vita a quelle riforme
che, se lasciate al suo corso, avrebbero causato la fine del
comunismo in Ungheria e non solo: migliori condizioni di vita
e del lavoro, libere elezioni, rappresentanza democratica su
base partitica, libertà di coscienza e di religione, come dimostrò la liberazione del Primate d’Ungheria Jozsef
Mindszenti, denuncia ed uscita dell’Ungheria da Patto di
Varsavia.
Avrebbe mai potuto realizzarsi un sogno simile? All’alba
del 4 novembre 1956, le truppte del patto di Varsavia al
comando del maresciallo Konev, violarono i confini magiari e
ripristinarono la dittatura comunista, dopo aver lasciato sul
suolo senza vita oltre 2000 operai insorti e aver provocato la
fuga di oltre 200 mila cittadini verso l’Occidente libero. Nagy,
Maleter ed altri sostenitori dell’Ungheria libera subirono un
processo farsa a Mosca e furono impiccati. Negli anni a
seguire in Ungheria molte furono le purghe, i processi e le
condanne a morte per coloro che avevano scelto di rimanere
in patria. Il tutto con la benedizione di quel Kruscev, che solo
alcuni anni prima aveva denunciato i crimini di Stalin.
Il sacrificio ungherese non fu però vano. Ormai la crepa al
sistema era stata aperta e, la destituzione di Kruscev prima,
e l’ascesa al potere di Breznev dopo, con l’invasione della
Cecoslovacchia nel 1968, avevano ormai dimostrato a tutto il
mondo ed agli uomini intelligenti e di buon senso, di che
pasta era fatto il comunismo, questo re nudo e con i piedi
d’argilla, che solo con la menzogna, la violenza, la dittatura, i
gulag e lo stato poliziesco poteva mantenersi vivo a dispetto
degli aneliti di libertà dei popoli.
Alle future generazioni il compito di mantenere viva la
memoria, affinché gli errori ed orrori del passato non tornino,
come il comunismo, a lastricare di buone intenzioni (sic!) le
strade dell’inferno.
Giuseppe Bracchi
Due opere assolutamente da non perdere. La prima è opera di Ubaldo Giuliano
Balestrino: “Guareschi era innocente. Ecco le prove”. È una vecchia storia questa rivisitata dal Balestrino, ma che molto ci illumina e ci permette attuali comparazioni storico-giuridiche sulla visione del diritto come strumento ideologico di sostegno al potere, anche se
si era ai primordi di un’Italia uscita martoriata dalla guerra.
Nel gennaio 1954, il periodico satirico Candido, diretto da Giovannino Guareschi,
pubblicava due lettere a firma di Alcide De Gasperi, risalenti a dieci anni prima, in cui in
piena guerra civile, il futuro segretario della Democrazia Cristiana e Presidente del
Consiglio italiano richiedeva ad un ufficiale delle forze armate britanniche un bombardamento mirato sull’acquedotto della Capitale, al fine di esasperare la popolazione civile e
indurla ad insorgere contro l’occupante tedesco.
Seguì una querela da parte del Gasperi e con essa la condanna dello scrittore e giornalista parmense ad uno anno di reclusione, che Giovannino Guareschi scontò totalmente in carcere. Oggi, ad oltre mezzo secolo dai fatti, Ubaldo Giuliano Balestrino, con perspicacia e competenza ha voluto ripercorrere l’intera vicenda, peraltro una delle vicende
più oscure della prima repubblica, conclusasi dopo un dibattimento pieno di irregolarità,
illiceità, contraddizioni, ma soprattutto interessi politici. E compie l’opera da par suo,
Ubaldo Giuliani Balestrino, affermato giurista e docente di diritto penale, già autore in
passato di un altro volume, Il carteggio Churchill - Mussolini alla luce del processo
Guareschi.
E per questo ed altri motivi, che l’opera di Giuliano Balestrino si conferma opera storica oltre che giuridica, come sottolinea Egidio Bandini nella prefazione al volume: “Questo
nuovo saggio di Giuliani Balestrino farà certamente discutere. E non solo sul processo
Guareschi - De Gasperi”.
L’altro volume è opera di Livio Spinelli, “Mussolini, Bush e i nazionalisti islamici”,
opera di rivisitazione storico politica che l’autore tuttavia, rende più attuale che mai attraverso una dettagliata ricostruzione storica del fenomeno espansionistico della potenza
islamica. Occhio alla citazione che, come una Cassandra, l’autore pone proprio in apertura dell’opera, quasi un filo conduttore che deve accompagnarci senza veli sugli occhi e
tratta dall’opera di Heine, Lutetia: “Si leveranno in tutti i paesi per una resistenza disperata le dottrine religiose del passato e il profeta che volesse scrivere una nuova Apocalisse
/ dovrebbe inventare bestie assolutamente nuove e talmente orribili che i precedenti simboli animaleschi di Giovanni al confronto / sarebbero soltanto colombelle ed amorini”.
Nessuno è profeta in Patria, recita un vecchio e solido proverbio. Ma chi scrive è stato
sempre convinto che il profeta è colui che si pone davanti al suo tempo con lo sguardo
proiettato sul futuro. Lasciamoci guidare, una volta tanto, dalle pagine di Livio Spinelli con
disincanto e meraviglia, quella meraviglia che già il filosofo dell’antichità Platone diceva
essere l’aurora del pensiero.
G.B.
“Fondamentalismi: i diversi volti
dell’intransigenza religiosa”
Dopo aver dato alle stampe “Fondamentalismi: i diversi volti dell’intransigenza religiosa”, per i tipi delle Edizioni PIEMME, Massimo Introvigne, ha ora compiuto un intenso
lavoro di aggiornamento, riproponendo al pubblico dei lettori lo stesso fenomeno del fondamentalismo religioso, rivisitato dalle origini all’Isis, per le Edizioni Sugarco.
Massimo Introvigne, insegna Sociologia delle religioni presso l’Università Pontificia
Salesiana di Torino. Fondatore e direttore del CESNUR (Centro studi sulle nuove religioni), Introvigne è autore di oltre sessanta volumi e di oltre cento articoli in materia di religioni contemporanee, molti dei quali dedicati ai nuovi movimenti religiosi, al fondamentalismo e al terrorismo di matrice religiosa. Ha diretto le tre edizioni della monumentale
Enciclopedia delle religioni in Italia (l’ultima pubblicata nel 2013) e fra i primi ha fatto
conoscere in Italia la teoria sociologica dell’economia religiosa, pubblicando opere che ha
scritto insieme ai suoi padri fondatori: Rodney, Stark e Iannaccone. Dal 2012, inoltre,
Massimo Introvigne ricopre l’incarico di Coordinatore presso l’Osservatore della libertà
religiosa istituito dal Ministero degli Esteri e da Roma Capitate.
La problematica ripercorsa ed esaminata da Introvigne nella sua ultima fatica, vede il
fenomeno del fondamentalismo religioso scindersi in due parti: nella prima parte
Introvigne mostra che la domanda di religione, checché se ne dica o se ne pensi, è ancora largamente presente nella nostra società e si tratta di una domanda che in situazioni e
tempi normali finisce col fondersi in una domanda di conservatorismo.
Ma il guaio è, avverte nella seconda parte dell’opera Massimo Introvigne, che non
viviamo in tempi normali, così che l’autore, dalla Palestina alla Turchia, dall’Algeria all’emigrazione mussulmana in Europa, da Bin Laden al Califfato dell’ISIS, ci introduce in una
sorta di tensione nazionale ed internazionale che possono introdurre elementi di distorsione e impedire alla domanda di conservatorismo di trovare il suo sbocco normale e gettando, al tempo stesso, una luce inquietante sui possibili sviluppi del terrorismo e del
Califfato.
Un’opera ed una guida indispensabili per studiare e cercar di capire un fenomeno,
quello del terrorismo ultra fondamentalista, che ha cambiato e sta cambiando il mondo.
Un lavoro fondato su solide basi metodologiche, ma ricca di esempi, dati, casi concreti
elaborati e realizzati sulla base di una trentennale esperienza da parte dell’Autore maturata da ricerche effettuate sul campo: dal Texas, alla Palestina all’India.
Un lavoro, infine, di agevole lettura anche per i non addetti ai lavori.
G.B.
pag. 20
LA VOCE - n° 12 - Dicembre 2015
Festeggiati Asia Smafora
con il bisnonno Nello Mancini
Grandi festeggiamenti il 12 novembre 2015 presso l’abitazione dell’Assessore
comunale Giorgio Cacalloro: erano infatti presenti tre diverse generazioni. Erano
riuniti e giustamente festeggiati, la piccola Asia Smafora di soli 9 mesi, compiuti
proprio il 12 novembre, il bisnonno Nello Mancini nato l’11 novembre del 1925
insieme alla moglie Secondiana, alle figlie Rosa e Donatella.
Tra la giovanissima Asia e il suo bisnonno Nello corrono quasi 90 anni di differenza. Una ricorrenza non indifferente che non capita molto spesso. A completare i festeggiamenti erano presenti i generi Giorgio e Giuliano insieme appunto
alle nipoti Luana, Maristella, Mara, Giulia, Asia e i nipoti acquisiti Luigi e Simone.
Auguri ad Asia Smafora per i suoi primi 9 mesi e a Nello Mancini per i suoi
primi 90 anni!!!
Elena Maiucci
Mi chiamo
Elena Maiucci ,
sono nata il 22
o t t o b r e
all’Ospedale
Santa
Maria
della Stella di
Orvieto.
Il mio arrivo
ha portato un’infinità di gioia nei
miei
genitori
Serena
e
Emanuele. La
mia
allegria
anima le giornate dei nonni
Dalida, Olimpio,
Lucia e Franco,
facendo impazzire di felicità lo
zio Luca.
Diletta Morganti
50° di matrimonio
Il giorno 4 ottobre 2015 Francesco
Fanali e Bruna
Micheletti hanno
festeggiato il loro
50° anniversario di
matrimonio nella
chiesa di S. Maria
delle Grazie, celebrato
da
Don
Luciano Trapè.
È stata veramente una bella
cerimonia che i
coniugi hanno voluto
insieme ai parenti e
agli amici più cari.
Auguriamo loro
tanta felicità e una
lunga vita insieme.
Gli amici
PER COMODITÀ DEI LETTORI DE “LA VOCE”
Potete versare:
- sul c.c. n° 1853/76 Banca Cattolica - Gruppo bancario
Credito Valtellinese
- sul c.c. n° 537 Banca di Credito Cooperativo di Roma Agenzia 176 - Via Card. Salotti, 21 - Montefiascone
o inviare tramite conto corrente postale n. 12158010 intestato Parrocchia S. Margherita - 01027 Montefiascone
o consegnare ad Angelo Menghini presso il negozio in Via S.
Lucia Filippini preoccupandovi di mettere il vostro nome
per essere inseriti nella rubrica “La Voce è grata ai suoi”.
Il 1 marzo 2015 è sbocciata una rosa nel giardino di casa, di Morganti
Andrea e Del Citto Alessandra. La piccola Diletta ha portato gioia a tutta la
famiglia.
Il giorno 25 luglio ha ricevuto il Battesimo, festeggiato da parenti ed amici.
Auguri per una vita sempre piena di gioia e di salute dai nonni Bruna e Mario,
Paola e Bruno, dallo zio Luca e zia Adelia.
Auguri alla Neo Dottoressa!!
Il giorno 22
ottobre 2015 presso
l’Università degli
Studi di Siena si è
laureata
in
Giurisprudenza
Valletta Federica ,
con votazione di
110 e lode, discutendo la tesi in
Diritto Penitenziario
dal
titolo: “LA
PENA: TRA TEOLOGISMO OGGETTIVO E FINALITÀ
INDIVIDUALI”.
Le più vive congratulazioni alla neo
Dottoressa dai genitori, dalla nonna, zii
e cugini. Un grazie
per averci fatto
vivere questa bellissima emozione e
Auguri per una brillante carriera.