Amore e subconscio - Filosofia dell`Eros
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Amore e subconscio - Filosofia dell`Eros
Amore e subconscio – “Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia realtà o sogno” Un mese per scrivere la storia, 16 giorni per girarla, poco più di una settimana per montarla. Kim Ki Duk è un regista coreano noto alla critica per le sue geniali e improvvise intuizioni che lo portano talvolta a girare molti films in poco tempo e con un dispendio economico minimo. E’ anche la storia di Ferro 3, film che viene presentato quasi a sorpresa alla 61° mostra del cinema di Venezia del 2004, vincendo il Leone d’argento per la migliore regia. Il film presenta un amore “diverso” tra due ragazzi coreani, sullo sfondo sfumato di una città che inesorabile non si cura delle vicende dei protagonisti. Tae-Suk è un giovane che appende volantini alle porte delle case durante la giornata e la sera si ritira in una delle case che ha scoperto vuote. Potrebbe sembrare un ladro e uno scassinatore, infatti viene arrestato e subisce la prigione, in realtà una volta entrato in casa la riassetta e la mette in ordine, e ne usufruisce per la notte. La casa di Sun-hwa appare come una normale abitazione di un imprenditore coreano agli occhi di Tae-suk: non sa che al suo interno una giovane moglie stanca e maltrattata troverà in lui il suo eterno amore; e lui in lei. L’ amore tra i due è diverso e inattuale in quanto non viene “consumato” con fiumi di parole ma vissuto in silenzio e contemplazione dei gesti del partner e dei loro significati. Il film infatti si sviluppa quasi senza utilizzare dialoghi ma dando spazio alla sequenza delle immagini e dei gesti dei due protagonisti. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare però non è un amore “platonico”: è un sentimento che cresce mano a mano che i due si conoscono, e anche fisicamente, si avvicinano. Ciò vuol dire che si basa sulla relazione tra i due, non fondata sul “linguaggio verbale”(che varia da paese a paese e da età a età), ma su quello primitivo e più sincero dei gesti e delle espressioni. Il sentimento dei due sembra troppo forte per essere espresso a parole, esso straripa dal rigo della pagina e esorbita dalle capacità verbali degli uomini. E’ un amore che arriva in profondità, fino all’annullamento dei due. Tae.suk si esercita in prigione nell’arte dell’invisibilità, e sembra l’esatto contrario del violento marito di Sun-hwa che le offre soldi e cose; si potrebbe leggervi la storica contrapposizione tra forma e sostanza, tra essenza e apparenza. L’amore che le offre Tae-suk è prezioso e quasi incorporeo, è un amore che “pesa 0” perché è filtrato ed epurato da tutte le imperfezioni della società moderna che possono sporcarlo. Caterina Rossi nel commento che stila sul sito “www.nonsolocinema.com” parla di contrapposizione tra realtà e sogno. Nel surreale film di Kim-ki-duk infatti è quasi indistinguibile la differenza tra le due dimensioni; la realtà viene alleggerita, sfumata, idealizzata per sfuggire alla viscosità della società “liquida” che ci circonda. Quale sentimento migliore dell’amore per realizzare questa completa adesione al sogno. Grazie a questo piccolo gioiello il regista coreano ci regala una visione diversa della realtà dell’amore e dell’eros, più affine alla tradizione orientale, che fa risaltare il suo tratto indefinibile e indecifrabile. Gli stessi protagonisti non riescono ad esprimere a parole ciò che provano ma lo percepiscono: ne sono a conoscenza. A mio avviso però sarebbe limitato, se non addirittura errato,definire questo amore “conscio” o “consapevole”: in realtà l’interazione tra i due e l’anima stessa del film riguardano l’altra faccia della coscienza: il subconscio. Bastano pochi minuti di visione per rendersi conto che la pellicola è irrazionale e illogica, nel senso che lavora sotto il limite della consapevolezza interiore, cogliendo aspetti nascosti e primitivi dell’animo umano. Nel film di Kim-ki-Duk diventa difficile distinguere la realtà dal sogno, e anche l’amore acquista una sfumatura aerea e onirica. Alla fine del film appare una scritta:”Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia realtà o sogno”. La leggerezza dell’amore tra i due protagonisti equivale all’impalpabilità della dimensione onirica. Il film è un inno al sentimento dell’amore vero, di “qualità”, diverso dalla “quantità” e dalla pesantezza dell’amore consumistico occidentale. Sitografia Sito di presentazioni critiche e recensioni cinematografiche da parte del pubblico-Recensione di Mattia Nicoletti. http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=35357 Sito dell’associazione culturale “Lankelot”-Recensione di Movida http://www.lankelot.eu/cinema/kim-ki-duk-ferro-3-la-casa-vuota.html Rivista online di informazione cinematografica e culturale-Recensione di Caterina Rossi http://www.nonsolocinema.com/Ferro-3-di-Kim-Ki-duk,881.html Rivista online di informazione cinematografica e culturale-Recensione di Pierpaolo Simone http://www.nonsolocinema.com/Ferro-3-la-casa-vuota-di-Kim-Ki.html