Reportage dal Nepal - Cai San Vito al Tagliamento

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Reportage dal Nepal - Cai San Vito al Tagliamento
CLUB ALPINO ITALIANO
Sezione di San Vito al Tagliamento
presenta
Multivisione
Reportage
dal Nepal
(immagini di Adriano Locci, Gianni Sbaiz e Remo Sbaiz)
Guida alla proiezione
San Vito al Tagliamento, 8 novembre 2013
Presentazione
In questa serata presenteremo quattro proiezioni di immagini realizzate durante l'ultimo viaggio in Nepal un
paio di anni fa.
I nostri viaggi perseguono tre fini: la motivazione principale è quella alpinistica; programmiamo pertanto un
trekking con la salita di una cima e quindi tutta la nostra preparazione (organizzativa e fisica) è indirizzata
verso questa meta. Poi, già che ci troviamo sul posto, prevediamo anche di fare i turisti (consapevoli però) e
visitiamo le località che hanno un richiamo storico o culturale, quindi siti archeologici o centri religiosi. Infine,
ma sicuramente non all'ultimo posto, c'è l'abbinamento, che abbiamo iniziato alcuni anni fa, della nostra
spedizione con un'iniziativa umanitaria; siccome le località che destano il nostro interesse alpinistico e
culturale, si trovano soprattutto in paesi poveri, abbiamo pensato di arricchire il nostro viaggio con iniziative
rivolte soprattutto ai bambini con obiettivo la loro istruzione o la loro salute.
Nelle quattro proiezioni di questa sera vedremo un po' tutti questi aspetti…
Buona visione.
Adriano, Gianni e Remo
REPORTAGE DAL NEPAL, TRA TEMPLI E GESTI DI FEDE.
La proiezione si apre con i meravigliosi templi induisti (in stile pagoda) che troviamo a Patan (l'antica capitale
Lalitpur del regno nepalese), nella Durbar Square di Kathmandu e nel centro religioso di Pashupatinath.
Alcuni sono ben tenuti e appariscenti, altri invece sono in cattive condizioni, ma tutti sono ricchissimi di
intagli, fregi, scene di vita religiosa e no, ornati di statue e decorazioni che ci fanno intuire l’antico splendore.
Riusciamo poi a cogliere quelli che abbiamo intitolato gesti di fede, cioè le persone che congiungono le mani,
fanno un offerta, s'inchinano davanti a una divinità o passando, accendono un cero, suonano una campana.
Questi atteggiamenti fanno parte della quotidianità, dello stile di vita della maggioranza dei nepalesi.
Di seguito i shadu, i guru, i santoni (veri e finti) che popolano i luoghi religiosi, mendicando qualcosa o
chiedendo alcuni spiccioli per una foto. Li scopriamo in atteggiamenti ispirati oppure mentre in maniera più
materiale, contano il denaro.
Quello che ci ha più scosso, forse, è stato assistere alle cremazioni, probabilmente perché non siamo abituati
e non fanno parte della nostra cultura. Siamo sempre a Pashupatinath e sul fiume sacro Bagmati si
susseguono, una dietro l'altra numerose cerimonie di cremazione. C'è il reparto riservato ai ricchi e quello ai
poveri… Noi assistiamo con la dovuta referenza, anche se non rinunciamo a qualche scatto: non vogliamo
essere invadenti in un momento che è doloroso in ogni parte del mondo.
Infine una visita velocissima a Bhaktapur, detta la Firenze del Nepal per la ricchezza delle costruzioni
medievali in mattoni rossi, con la sua piazza Durbar Square protetta dal traffico e dai mercanti. Oltre ai
templi attraversando la città ci lasciamo attrarre dalle scene di vita che lì si svolgono: si cuociono i vasi in
terracotta da una parte, o, dato che si fa sera, si ammucchia il riso steso ad asciugare, da un’altra…
FRIULI MANDI NEPAL NAMASTE'
Queste immagini documentano la nostra iniziativa umanitaria, ma non solo. Grazie al presidente
dell'Associazione Onlus Friuli Mandi Nepal Namastè, Massimo Rossetto, abbiamo l'onore di assistere a una
cerimonia significativa ed emozionante: la consegna alla comunità del villaggio di Palubari (a una trentina di
km. da Kathmandu) di una scuola realizzata un anno prima dalla stessa associazione con i fondi raccolti per
quell'iniziativa. Ci sono i discorsi di rito dei vari rappresentanti degli insegnanti e dei genitori e poi la firma
con tanto di notaio.
Successivamente passiamo all'Ospedale Shankarapur, nella capitale, dove sono arrivate le nostre due
incubatrici che abbiamo acquistato assieme all'Associazione Friuli Mandi Nepal Namastè. C’è una piccola
festa di benvenuti dedicata a noi e poi andiamo a visitare l'Ospedale; abbiamo anche la sorpresa di
incontrare la mamma con le due gemelline la cui storia ci ha convinti a prendere parte a questa iniziativa.
ANNAPURNA SANCTUARY, 100.000 GRADINI D'ARGENTO
Questa proiezione documenta tutto il nostro trekking tra le montagne della catena dell'Annapurna fino a
raggiungere il Campo Base e da lì la successiva scalata al Tharpu Chuli, una delle cime che possono essere
scalate in quel massiccio. Tralasciamo il trasferimento da Kathmandu a Pokhara e ci troviamo direttamente
sul pulmino che ci trasporta a Nayapull dove inizierà la nostra camminata. Abbiamo la nostra guida da
trekking Bashu e quella alpina Sonam Sherpa oltre a una decina di portatori, ragazzi che vengono reclutati nei
periodo stagionali. A Nayapull si suddividono i pesi dentro delle gerle, mentre noi portiamo i nostri zaini con
l'indispensabile.
Prima meta è Ghandruk… non ci sono strade, ma solo sentieri che possono essere percorsi solo a piedi o con
animali; mezzi motorizzati non esistono perché ci sono gradinate in pietra e i classici ponti tibetani (con cavi
metallici, però). Attraversiamo villaggi abitati e campi coltivati a riso e miglio. Arriviamo dopo oltre 13.000
gradini di pietra.
Il giorno dopo seconda tappa, da Ghandruk a Chomrong: ancora gradini, ancora villaggi e l'Annapurna Sud
che veglia sul nostro cammino. Sulla destra scorgiamo sempre più nitidamente la particolare cima a coda di
pesce del Machhapuchhare, la montagna sacra, inviolata e inviolabile. A Chomrong in serata c'è una festa in
onore degli ospiti arrivati in giornata.
Terza tappa verso Bamboo e qui ci immergiamo prima in un foresta tropicale, che salendo si trasforma in una
foresta di bambù, da cui il nome.
Da Bamboo a Himalaya; dopo ancora qualche passaggio tra le piante di bambù, la vista si allarga sulle
montagne sempre più vicine; non ci sono più alberi d'alto fusto e anche le coltivazioni sono scomparse, come
i villaggi.
Da Himalaya al Machhapuchhare Base Camp (MBC): entriamo attraverso una gola dentro il Santuario
dell'Annapurna, saremo circondati da cime alte 5-6-7 e ottomila metri. Fantastico ! Qui sarà il nostro punto
d'appoggio.
L'indomani una scarpinata di acclimatamento fino all'Annapurna Base Camp (ABC, 4130) per poi rientrare e
prepararci per la partenza verso la cima del Tharpu Chuli.
La mattina presto partiamo dall'MBC, raggiungiamo quota 4000 e scendiamo poi all'interno della lingua del
ghiacciaio Sud dell'Annapurna, per poi risalire più avanti, sulla sponda opposta. La marcia comincia a farsi
faticosa ma i paesaggi sono spettacolari. Arriviamo al posto scelto per piantare il primo campo e lo allestiamo
insieme ai portatori; conosciamo anche una ragazza finlandese accampata un po' più su con la sua guida, con
la quale faremo la scalata.
L'indomani ci spostiamo più in alto al secondo campo a 5000 sulla neve; la tappa è breve, ma bellissima e il
Tharpu Chuli sembra lì a due passi. Io e Remo facciamo anche un giro di acclimatamento fino alla tendina
della finlandese.
Sono le tre e mezza del mattino passate da poco quando partiamo io, Gianni, Sonam, la ragazza finlandese e
la sua guida; attraversiamo l'esteso ghiacciaio a nord della montagna, poi saliamo i 250 metri quasi verticali
che ci portano sotto lo spigolo innevato; da lì, dopo esserci legati in cordata, puntiamo verso la cima. Saliamo
molto lentamente lungo un spigolo di una piramide di neve; ogni passo è faticosissimo, affondiamo infatti
fino a mezza gamba; ma alle 11.19 raggiungiamo la cima. La discesa è ancor più inquietante, possiamo infatti
vedere i baratri che sia aprivano ai nostri lati!
Si rientra fino al primo campo, dato che quello alto era stato smontato dai portatori.. Un po' di foto ricordo
con tutti, dopo aver ricevuto i complimenti; sono le quattro del pomeriggio: dodici ore è durata la nostra
arrampicata!
Gli altri quattro giorni ci servono per rientrare fino a Phedi e quindi Pokhara, dopo aver attraversato altri
villaggi e estesissimi terrazzamenti coltivati a risaie e campi di miglio…
REPORTAGE DAL NEPAL, PROFUMI DI VITA
La proiezione si apre con uno sguardo ai coloratissimi e profumati mercati nepalesi: il nostro occhio si posa
alternativamente sulle merci e sulla gente che incessantemente si muove tra bancarelle di frutta, di semi, di
carne, di pesce, di fiori, di tessuti … in un turbinio di colori incredibile.
Ma in questa confusione non ci è difficile riuscire a cogliere qualche sguardo o un sorriso o un atteggiamento
che dedichiamo alla bellissima gente che popola il Nepal: bambini, ragazzi e ragazze, donne e anziani di
questo caleidoscopico mondo si lasciano catturare volentieri dai nostri obiettivi. Non c’è alcuna resistenza
davanti alle macchine fotografiche, anzi si crea una sorta di complicità che rende facile la nostra voglia di
riprendere tantissimi ritratti.
Thamel è il quartiere di Kathmandu dove sono concentrati gli alberghi e i negozi per i turisti; alcuni
preferiscono non scattare fotografie qui, perché non c’è niente di caratteristico né di autenticamente
nepalese. Ma Kathmandu è anche questo! e noi siamo rimasti colpiti dalla vivacità che si respira nel
quartiere: taxi che sfrecciano in cerca di clienti, un numero impressionante di motociclisti, risciò che
circolano contromano… a tutto questo aggiungete centinaia di pedoni indisciplinati tanto quanto i veicoli e vi
troverete in un traffico che più caotico di così non riuscireste ad immaginare.
Verso sera però Thamel assume un altro aspetto; anzi questa sera (è il 30 ottobre) inizia una notte
particolare. Vediamo davanti alle porte delle case e dei negozi delle decorazioni fatte con fiori e riso colorato
e delle candele accese: un grande disegno fatto sempre di fiori ci svela che siamo nella notte dell'ultimo
dell'anno: il 1129!
L’indomani mattina a Patan (Lalitpur), l’antica capitale, oggi un rione alla periferia sud di Kathmandu,
assisteremo infatti alla processione del primo dell'anno. Siamo veramente fortunati perché ci capitiamo per
caso, seguendo il nostro programma della visita alla città; un anziano nepalese che mastica un po’ d’inglese
riesce a farci a capire che assisteremo a una manifestazione spettacolare… Dopo poco infatti davanti a noi
iniziano a sfilare centinaia di persone, uomini, donne, bambini, nei loro costumi tradizionali, reggendo una
statua del Buddha e portando delle offerte, con meta la piazza principale, la Durbar Square di Patan. Ci sono
alcuni ballerini mascherati, diverse bande musicali; arrivati in piazza la gente si accalca attorno ad un palco
dove alcune autorità terranno i discorsi di rito.
Un’atmosfera completamente diversa si respira a Swayambhunath, il tempio delle scimmie, uno stupa
buddhista che sorge in cima ad una collina a nord-ovest della capitale. Un portale finemente colorato ci
introduce verso la gradinata che sale verso la cima; ai lati ci sono le tre famose statue del Buddha rosso. La
rampa sale più ripida verso la fine e ci appare il simbolo del tuono nel suo bagliore dorato; giriamo in senso
orario attorno allo stupa e notiamo diversi templi di stile induista in una commistione di architetture che non
stona affatto, anzi arricchisce di forme e riflessi dorati tutto il complesso. Osserviamo gli atteggiamenti della
gente e dei monaci che girano le ruote di preghiera; rimaniamo incantati dalla scena dell’anziano monaco
che libera degli uccellini rinchiusi in una gabbietta e lo sguardo amorevole all’ultimo uccellino che sembra
non volersene andare…
Ora siamo a Bodnath, dalla parte opposta della città, dove si trova lo stupa più grande di tutto il Nepal; qui si
è circondati da una religiosità ancora più evidente; sono numerosissime le persone che camminano intorno a
questa tempio bianchissimo ed enorme. E quando portiamo il nostro sguardo verso l’alto, vediamo gli occhi
del Buddha che scrutano verso l’infinito. Di fronte c’è un gompa (monastero) riccamente affrescato che non
manchiamo di visitare e fotografare anche perché la vista sullo stupa è veramente spettacolare. Saliamo
infine anche lo stupa per ammirare da vicino le statue che lo ornano e le migliaia di coloratissime bandierine
di preghiera legate assieme in fili lunghissimi che scendono dalla cima dorata, mentre il sole fa capolino tra di
esse.