Anschütz compie 160 anni
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Anschütz compie 160 anni
ARMI&STORIA Anschütz compie 160 anni Anschütz Lo stabilimento di Ulm ai giorni nostri. compie 160 anni Questo 2016 propone alla mente diverse ricorrenze del settore armiero e fra queste annotiamo con piacere il 160° anno della Casa di Ulm a cui molto devono tanti tiratori agonisti e anche i semplici bucabarattoli animati dalla celebrità del marchio e dai risultati che con questi fucili facilmente si raggiungono. Testo e foto di Emanuele Tabasso A nschütz fa parte di quei fabbricanti di armi inseriti in una nicchia di mercato altamente specifica e quindi dovrebbe avere una diffusione estesa, ma limitata agli appassionati frequentatori dei poligoni di tiro a segno. La realtà è ben diversa perché la marca tedesca ha curato da molto tempo un settore Il cuore della carabina da caccia Mod.1781 in calibro .30-06 Sprg. canna da 56 cm, scatto Mod.5781 D, calciatura classica in noce, caricatore amovibile da 5 colpi; sulla slitta viene montato un cannocchiale Kahles Helia 5 con valori di 2,4-12x56i. complementare a quello agonistico, e che tocca i giovanissimi ai loro primi contatti col mondo delle armi: un’ampia scelta di carabine in .22 LR o nel calibro 9 Flobért hanno consentito a stuoli di giovani cacciatori di esibire le loro capacità e la loro avvedutezza insidiando le piccole prede a disposizione. Se questa può essere considerata una semina è tuttavia nel prosieguo dell’attività di tiro a livello agonistico che la Casa di Ulm si è maggiormente distinta occupando una percentuale marcata delle scelte fra le opportunità proposte dal mercato. Un breve sguardo al pregresso è d’obbligo: l’azienda nasce nel 1856 a Suhl, nel sobborgo di Zella Mehlis dove tutto parlerà ben presto di armi fini e di precisione, ed è qui che Julius Gottfried segue l’attività paterna in cui Johann Heinrich Gottlieb Anschütz, di professione armiere, è già affermato in Turingia, la zona della Germania bacino da tempo immemore di costruttori di armi. Sulla cittadina di Zella Mehlis ci sarebbe da narrare per parecchio tempo, ma basta nominarla perché nella mente degli appassionati scorra un ideale filmato con nomi indimenticabili e prodotti che hanno fatto la storia delle armi sportive, e non solo di quelle. E’ qui che il giovane Julius Gottfried compie il passo decisivo che da ottimo riparatore lo posiziona nella ben più difficile e appagante situazione di costruttore in proprio. Si lavora dapprima su armi di piccolo calibro, proprio quelle che nel corso di tanti anni saranno sempre lì a far da apripista nel cuore dei ragazzi, poi su minuscole pistole da tasca, all’epoca assai di moda portate nel gilet dagli uomini e nella giarrettiera da alcune signore. Con una intelligente progettazione e un’attenta costruzione si amplia la diffusione del prodotto così che prima della fine del XIX secolo gli addetti sono una settantina. All’alba del XX secolo, è il 1901, scompare il fondatore e Sotto allo sguardo del fondatore Julius Gottfried e della sua consorte Marie Louise si osserva la serie dei cinque cartigli sotto a cui, nel corso degli anni, la Anschütz si è presentata al mercato: al di sotto appare l’anno di prima adozione. A destra, il primo cartiglio è la risultante dell’incastro fra le lettere A del cognome e I (anziché J) del primo nome e una G piuttosto stilizzata del secondo nome. 56 Weidmannsheil Weidmannsheil 57 Anschütz compie 160 anni armi & STORIA A sinistra, l’azione del Mod.1771 è molto snella e si presta in particolare per la cameratura dei .222 e .223 Rem. Di bell’effetto il marchio riportato a laser sul fianco del fusto. Sotto, il pannello che in fiera richiamava l’attenzione sul nuovo Mod. GRS specificando le caratteristiche e in particolare le regolazioni rapide del calcio sia in lunghezza che per l’altezza del poggia guancia sul dorso: valida sia per caccia da appostamento che per tiro. Iniziando dall’alto si osservano tre diverse esecuzioni del Mod. 1771 D da caccia camerati per il .223 Rem. in particolare due con calciatura classica in noce europeo o in walnut; a seguire la variante GRS con calciatura in legno stratificato. l’azienda passa nelle mani dei figli Fritz e Otto, degni eredi degli ideali paterni se nel 1906 gli addetti raggiungono le 175 unità arrivando a 200 nel 1911. Evidente come i progetti e l’esecuzione seguano una costante di innovazione e di lavoro eseguito con puntigliosa precisione incrementando di continuo la diffusione del prodotto. Passa il periodo della I GM, si arriva al 1923 quando scompare Otto e il testimone passa totalmente nelle mani del fratello Fritz a cui, nel frattempo, si sono affiancati i figli Max e Rudolph a cui toccherà di reggere da soli l’azienda quando nel ’35 scomparirà anche il padre. L’eredità è sana e robusta se si pensa che, dopo il periodo difficile del dopoguerra e in quegli anni di non facile ricostruzione, la ditta ha alle proprie dipendenze già 550 addetti. La terza generazione, quella che viene detta critica per la prosecuzione di un’attività molto personalizzata, dimostra ben altro con un eccellente prosieguo: ci pensa la Storia a creare qualche turbativa con lo scoppio della II GM che in sei La nuova Precise Diopter: fra le molte segnalazioni ci ha colpito come un click sposti di 0,2 mm a 10 m il colpo sul bersaglio (due decimi di mm). Fenomenale la capacità dei tiratori che, sparando nella posizione in piedi, riescono a controllare entità così ridotte. anni spiana di fatto quello che è stato tesaurizzato per quasi un secolo. La Turingia vede arrivare le armate russe, ma fortunatamente alcuni responsabili delle forze armata statunitensi devono essere dei cultori della produzione di Suhl e d’improvviso, prima delle giornate fatali dell’occupazione sovietica, il Comando americano dirama non tanto un ordine quanto un’offerta: ogni azienda avrà a disposizione un autocarro e, nella giornata, vi caricherà quanto può della propria attività. Immaginiamo con angoscia le scelte da fare sul momento, il distacco dalle proprie radici, il salto nel vuoto di un futuro non conosciuto e sicuramente incerto. Il giorno appresso la colonna di mezzi viene imbarcata su carri ferroviari che partono percorrendo l’unica ferrovia rimasta attiva nella buriana di quel periodo. Il viaggio termina a Ulm perché lì termina l’agibilità della strada ferrata: la zona è presidiata dalla bandiera a stelle e strisce e non da quella con falce e martello. Fra le macerie le persone e le cose di Suhl prendono posizione, rabberciando alla meno peggio quello che di lì a poco dovrà ridiventare un insieme di entità produttive. La storia così condensata non ce la siamo inventata, ma siamo debitori grati e riconoscenti al Signor Carlo Berti che anni addietro ci aveva reso edotti su questi accadimenti a cognizione non di molti. A complemento di questi fatti coperti da qualche velo di mistero si nota come la J.P. Sauer & Sohn, allora una potenza economica e produttiva di immane risonanza, fosse tra i migranti forzati: qualcuno, sempre sconosciuto, riuscì a far proseguire di lì a poco il mitico autocarro fino a Eckernförde, alle prime propaggini della penisola dello Jutland, zone sperdute e poco abitate della Germania, dove sussisteva una fabbrica di siluri; anche qui l’alone di mistero permane e non si trova ragione per cui una simile azienda di elevatissimo valore strategico e tattico, non fosse mai stata bombardata. Da sempre estimatori del marchio con le tre S incrociate diciamo: per fortuna. che la costruzione di qualche fionda o di un piccolo numero di cerbottane, ma certe situazioni stemperano nel tempo le loro asprezze e la visione del futuro consente ragionamenti diversi, specie se le idee e non le ideologie governano il pensiero. Istruttivo osservare le tante immagini relative alla fine delle ostilità che costel- lano ancor oggi i ristoranti o gli alberghi tedeschi mostrando quei luoghi carichi di macerie: lì in mezzo si ricomincia a lavorare e la ditta conta ben sette dipendenti e più o meno un numero simile di macchine. Quel che fa la differenza è l’immutata voglia di realizzare quello che è rimasto ben radicato nell’animo: dal 1950 concessioni in dosi pediatriche permettono l’allestimento di pistole ad aria compressa: l’aspetto ludico dell’arma permane e la voglia di soddisfare gli appassionati del cartoncino a cerchi concentrici è l’unica spinta vitale di quel periodo. A favore gioca tutto il fermento della ricostruzione in senso lato per cui anche chi si vorrebbe dedicare nuovamente alle armi sportive va incoraggia- la ricostruzione Ma torniamo alla Anschütz che a Ulm cerca di rimettere in moto una storia e un ideale dopo che la vecchia sede in quella che diventerà la Germania dell’Est è stata distrutta e i beni di famiglia confiscati. Immaginare che un’azienda tedesca nei primissimi anni dopo il ’45 mettesse mano a delle armi pareva inaccettabile, gli Alleati e una fetta consistente del mondo non avrebbero visto come fattibile neanL’ingresso del padiglione espositivo della Casa allestito all’IWA di Norimberga: va da sé che sia molto marcato il richiamo alle competizioni di cui la Anschütz è interprete di primissimo piano. 58 Weidmannsheil Weidmannsheil 59 Anschütz compie 160 anni ARMI & storia D FL Walnut German stock D FL Walnut Monte Carlo D FL Walnut Classic to: con metodo e maniera, di sicuro, ma il gradiente di salita è il maggior stimolo a perseverare ampliando l’attività. Non trascorre molto tempo e, passata la metà degli Anni 50, si riprende con le armi lunghe da piccola caccia e soprattutto da tiro: l’agonismo ha ripreso forma e regole investito com’è dalla forza di rappresentare un nuovo veicolo della riunificazione fra i contendenti di ieri. I fucili da caccia Parlando del secondo dopoguerra la Casa ha sempre avuto in listino delle carabine da caccia a fuoco centrale, dapprima molto simili alle sorelle a percussione anulare poi, negli ultimi anni, con un aspetto peculiare e un poco più massiccio. Sono da porre in evidenza quelle camerate per le piccole e validissime .222 e .223 Rem. dove spicca il Mod. 1771 D da caccia varia con calciatura classica in noce oppure in una versione bivalente per caccia all’aspetto o per tiro, dotata di calciatura in legno stratificato, supporto del calciolo e dorsalino a lunghezza regolabile. Di bella levatura la meccanica con castello chiuso, otturatore cilindrico a sei tenoni in ranghi da tre su due file che chiudono direttamente nella culatta della canna con una superficie di ingaggio superiore ai 70 mm², sicura a due posizioni, ma con dispositivo di apertura per sfilare la cartuccia camerata, scatto diretto regolabile fra 1000 e 2000 g, canna da 55 cm con diametro in volata pari a 18 mm e rigatura a 6 principi destrorsi con passo di 1:14”. Una slitta per ottica e 60 Weidmannsheil fori aggiuntivi consentono il montaggio di vari sistemi ottici mentre la lunghezza di 106 cm, il peso di 3,5 kg circa, e il caricatore da 4 colpi sono adeguati per un fucile maneggevole, costruito con i ben noti canoni di precisione dell’azienda. il mondo delle competizioni La pratica del tiro a segno agonistico governato dalle regole internazionali della UIT raccoglie in tante parti del mondo schiere di adepti e l’Europa è sempre stata nei primi posti, forte di tradizioni su cui si sono innestate di continuo nuove generazioni: le genti del Grande Nord, i russi, i tedeschi e via via le altre nazioni del Vecchio Continente sono entrate in competizione con gli appassionati di tutto il Nord America dove l’eredità del vecchio concetto che recitava “tiro giusto, oggi si pranza” viene affinata sempre più per affiancare, non sostituire, la pratica nei poligoni a quella nelle zone aperte. Così dicasi per le popolazioni di ampie aree della grande Russia o della penisola scandinava: negli ultimi tempi la pratica si è ampiamente diffusa e oggi i competitori con gli occhi a mandorla (ma le diottre saranno sempre con il foro stenopeico tondo?) mostrano come le doti caratteriali insite nel loro DNA siano una base eccezionale per riuscire bene in questa pratica sportiva che vede certo una base muscolare di ottima levatura, inne- D FL Walnut Thumbhole stock D G Walnut Classic stata su un altrettanto importante base concettuale e di pensiero per cui la mente diviene il motore primario dell’attività e forza decisiva per il raggiungimento del massimo risultato. Il tiro è una disciplina a cui sono dovute molte rinunce e un impegno totalizzante, specie oggi quando ogni cosa viene spinta a livelli estremi. Su entrambi i fronti, a 50 e a 10 m, la Anschütz offre un’ampia scelta di carabine e ci piace osservare, senza scendere in troppi particolari, come l’otturatore delle armi a fuoco sia sempre il classicissimo Modello 54, oggi aggiornato in alcuni particolari e che si mantiene nella desi- gnazione del nuovo Modello denominato 54.30, ma rimane sempre lui così come lo abbiamo conosciuto nei primi Anni 60. Il fucile non manca di affinamenti arrivati proprio con l’anniversario, quali la finestra del castello spostata indietro di 30 mm, favorendo l’inserimento della cartuccia con minor movimento, e ridotta del 18% in ampiezza incrementando la rigidità del castello. Migliora anche la connessione fra meccanica e calciatura e si riduce ulteriormente la lunghezza del percussore con diminuzione della massa e aumento della velocità. Fa storia a sé il fucile da Biathlon, specialità in cui la Casa di Ulm si è dedicata in tempi abbastanza recenti se visti con l’entità del suo passato: ci pare di ram- Calcio, dorso e calciolo formano un insieme dove le regolazioni abbondano, ma tutto è molto chiaro e di manovra semplice e intuitiva. mentare come già i Russi avessero adottato per le carabine specifiche un movimento in linea, anziché quello classico girevole scorrevole, con indubbi risparmi di movimento, tempo e riallineamento in punteria: oggi la Mod. 1727 F è ospite pressoché fissa nei vertici delle classifiche internazionali e olimpiche. Insieme a questi esempi di più ampia diffusione e di maggiore notorietà fra il grosso pubblico si posizionano le carabine per altre specialità come ad esempio il BR .22 che ha preso notevolmente spazio grazie, a nostro interessato parere, a due fattori: si spara da seduti e con l’ottica. Chi ha sommato un certo numero di anni raggiungendo una certa massa e con la vista un po’ malandata capirà appieno il bello di questa speciaL’arma è nuovissima e deve ancora mantenere la fascetta di garanzia: ciò non impedisce di apprezzare le lavorazioni di questa 54-30 da competizione. Sopra, qui si entra nel settore in cui la Casa spende energie in continua ricerca: la Mod 54-30 da tiro con calciatura interamente metallica non passa certo inosservata. Il grilletto orientabile consente posizioni perfette per il dito di ogni tiratore: anche in questo campo le ricerche dei settori sportivi si riflettono su quelli comuni come si nota già in qualche carabina da caccia dove la totale mobilità del grilletto è una novità. Weidmannsheil 61 Anschütz compie 160 anni ARMI & storia La carabina da Biathlon Mod.1727 F contiene nel sistema di riarmo quello che si sta applicando in diverse novità fra i fucili rigati da caccia: il movimento in linea è funzionale per la rapidità di manovra e per il mantenimento della linea di mira. lità dove, se non altro, si riesce a sparare con soddisfazione e senza sofferenze: anche qui la marca tedesca sciorina di fronte all’appassionato alcune varianti degne della massima attenzione. La foratura delle canne originali concorre nei risultati con le più elevate opere degli specialisti di settore, specie d’oltre Atlantico, mentre accessori qualificanti come il pacchetto di scatto e la diottra si sono evoluti nel tempo apportando anche qui quelle migliorie poco visibili, ma determinanti per quel salto di qualità essenziale per salire sui tre gradini del podio. Gli scatti sono ugualmente portati a limiti estremi di perfezione per garantire costanza di taratura e di peso di sgancio così come le diottre oggi arrivate a tecnicismi spettacolari, specialmente per il comparto del tiro a 10 metri. Il modello presentato all’IWA di Norimberga esplicita il sapere massimo di questo accessorio da applicare all’altrettanto nuova carabina Mod. 9015 ONE dove il flusso d’aria, propellente del proiettile, viene meticolosamente definito e controllato dal suo rilascio, con la pressione sul grilletto, all’uscita dalla canna, parimenti vengono controllati e gestiti il rinculo e le vibrazioni: un’opera tecnica che ha innanzitutto nella miniatura delle sue forze un fattore di altissima valenza e nella loro impostazione una capacità formida- bile di controllo. Certamente si può arrivare a questi livelli quando da tanto tempo si percorre la stessa strada con quel pungolo incessante della perfezione dove il pensiero non si concede soste immaginando di essere arrivato al limite: il limite forse c’è, ma è sempre spostato un poco più in là e smettere di cercarlo sarebbe l’inizio di una discesa, proseguire nell’opera è l’essenza stessa della Anschütz. Per informazioni: [email protected] c L’otturatore è sempre del tipo con la parte posteriore girevole e scorrevole mentre quella anteriore è solo scorrevole. Sotto, la testa dell’otturatore con il foro del percussore, le due alette contrapposte per l’estrazione del bossolo, il risalto sul fondo del castello che funge da espulsore. In basso a destra, apprezzabili le lavorazioni che si osservano nell’apertura posteriore del ponte e nel codolo di culatta. 62 Weidmannsheil Weidmannsheil 63